Sei sulla pagina 1di 1

La riscossa del cinema muto

Alla riscoperta della settima arte, per disintossicarsi dalla modernit.

sottolineare le azioni. Un film come non se ne vedevano da tempo. E che stato premiato, per questo, tanto da pubblico quanto dalla critica, a Cannes come ai Golden Globes o agli European Film Awards, dove ha fatto incetta di nomination e premi.

Nell'era del 3D, degli effetti speciali pi sofisticati che la storia del cinema conosca e della super tecnologia, come si fa a stupire ancora il pubblico e la critica? Con un film vecchia maniera, s'intende. Michel Hazanavicius ce l'ha fatta, a conquistare pubblico e critica, con il suo ultimo film, The Artist. Non un film sul cinema degli anni Venti, quello muto, fatto di cartelli e musica, ma con un film come quelli degli anni Venti. Un film muto esso stesso, che lascia spazio alla musica e all'interpretazione dei personaggi e che ci restituisce tutta la magia delle immagini pure, accompagnate da una colonna sonora che si permette di descrivere senza parole le immagini e di

La storia quella di un divo del cinema muto, George Valentin, interpretato da uno straordinario Jean Dujardin. All'apice della sua carriera, quando i suoi film attraggono platee di cultori e appassionati, il sonoro irrompe nel cinema, decretando la fine della sua promettente carriera. Prima del tragico epilogo, per, la bella Peppy Miller, una giovane aspirante attrice, lo avvicina all'uscita da una prima, e si fa fotografare per la prima pagina del giornale Variety abbracciata al divo. Inizia cos la sua brillante carriera nel cinema holliwoodiano degli anni Venti, che la consacrer definitivamente quando, a differenza di Valentin, sapr sfruttare la novit del sonoro. Hazanavicius ci racconta i due volti della nascente industria culturale, le storie parallele dei due protagonisti, per cui l'ascesa dell'uno corrisponde al declino dell'altro. I temi dell'orgoglio, della celebrit e della vanit si intrecciano con una struggente storia d'amore, come vuole la migliore tradizione. Non che si senta la mancanza della parola: se anche la pellicola richiede uno sforzo allo spettatore moderno, abituato ad un cinema parlato pi che interpretato, il regista si sobbarca volentieri la narrazione della storia, articolata in un sottile gioco di inquadrature, luci ed ombre e colonna sonora. Senza dimenticare il montaggio, vero collante e narratore del film. L'ispirazione viene dai grandi cineasti del passato, Hitchcock, Lang, Ford, Lubitsch, Murnau, Wilder, ed il risultato una pellicola raffinata, capace di valorizzare le capacit di ogni attore, per riscoprire il potere comunicativo del nostro viso, delle nostre mani, del nostro corpo. Da vedere!
Carlotta Mazzoli

Potrebbero piacerti anche