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LA FORMA E L'ATTO Contributi dalla prospettiva sociologica di Jeffrey C.

Alexander
di Marco Cavallaro matr. 143186 Laurea Magistrale in Filosofia e Linguaggi della modernit a.a. 2010/2011

Abstract Il volume di Alexander, Action and Its Environments, si concentra sul rapporto fra natura di un atto e sua relazione con la struttura sociale nella quale si trova inserito. L'originalit della prospettiva del sociologo californiano pu essere individuata nella sua capacit di cogliere la stretta connessione che tiene uniti significato e performance dell'agire, apparato simbolico e sua realizzazione, superando la tradizionale visione dicotomica che concepiva la forma (l'eidos platonico) come un'entit autonoma e statica, separata dal piano della realt e dell'agire. Cogliendo il carattere situazionale e contingente del senso sulla scorta degli insegnamenti dell'etnometodologia di Garfinkel, Alexander si spinge oltre fino a sostenere la radicale storicit di ogni struttura sociale e la necessit di cogliere ogni azione come appunto performance culturale, ovvero messa in forma dell'apparato simbolico che una data societ ha fatto proprio. 1 Il problema dell'ordine nella filosofia e nella teoria sociale La questione dell'ordine, nella sua declinazione filosofica, si affaccia per la prima volta all'interno del pensiero occidentale con Platone. Attraverso la demarcazione fra le due fondamentali dimensioni dell'essere, l'iperuranico mondo delle idee e il terreno mondo sensibile, il filosofo ateniese intendeva, infatti, fornire una risposta alla domanda fondamentale: come e in che misura possibile un ordine all'interno della realt e dell'esistenza dell'uomo? Naturalmente in tale questione svolgeva un ruolo preponderante il quesito attorno alla possibilit stessa di un conoscere oggettivo (episteme) che fosse in grado di pacificare i partecipanti di un dialogo attorno ad un'unica prospettiva ritenuta intersoggettivamente valida. Attorno alle idee (eidos), infatti, non vi pu essere contraddittorio che tenga, come ben dimostrano le opere platoniche tramandateci, in cui Socrate, pur non giungendo a chiarire fino in fondo la propria posizione, riesce pur sempre a sconfiggere tutte le opinioni (doxa) soggettive e relativisticamente orientate avanzate dai suoi interlocutori. La concezione platonica riguardo al problema dell'ordine si basa sul presupposto che il mondo sensibile non possa in s essere portatore di un qualsiasi principio regolativo, il quale invece appartiene unicamente al mondo delle idee. L'eidos, ovvero la forma propriamente ci che conferisce ordine alla caoticit del reale, il quale da parte sua tende, come la copia nei confronti dell'originale, ad adeguarsi al proprio modello iperuranico. Col progresso della filosofia moderna quell'assunto che sta alla base del pensiero occidentale stato fortemente contrastato in seno a quella stessa tradizione: in particolare ci emerge dalla critica che la Naturphilosophie romantica svolse nei confronti della separazione kantiana fra fenomeno e noumeno. Anche in quel caso, infatti, risultava che la forma del mondo naturale, cos come del mondo morale, viene determinata e posta in essere da un'idea regolatrice sempre esterna e indipendente rispetto alla materia disordinata e caotica. Al contrario i pensatori romantici tentarono di concepire il modo in cui l'ordine e l'organizzazione scaturissero dall'interno degli esseri stessi, dalla loro intima natura e non fossero il prodotto di un'azione creatrice di un demiurgo esterno. Questa dottrina dell'ordine immanente, si pu dire senza aver timore di avanzare un giudizio troppo affrettato, divenuta oggi il punto di vista dominante all'interno del discorso scientifico e non solo. Dalla fisica molecolare all'urbanistica, dalla biologia alla psicologia si assiste sempre di pi ad una sorta di rivoluzione e decostruzione del paradigma platonico. Un tale mutamento stato posto in atto, all'interno dello specifico ambito delle scienze sociali, dalla cosiddetta pragmatica culturale, il cui maggior rappresentante da cogliere nella figura di Jeffrey Alexander. Partendo dai due principali quesiti che informano la teoria sociologica, ovvero quello relativo all'azione e quello riguardante l'ordine sociale, lo studioso californiano ha tentato di fornire una originale sintesi delle diverse angolature con cui storicamente sono stati 2

affrontati nel dibattito sociologico. Il problema di fondo che Alexander ha inteso approfondire nel corso delle proprie ricerche, e in particolare nel libro del 19881 che rappresenta un'apripista per l'emergere della prospettiva pragmatico-culturale, riguarda la messa in chiaro del rapporto fra azione e struttura nell'ambito di una teoria sociologica rigorosamente fondata. Il richiamo alla tematica dell'ordine e della sua messa in forma acquista, all'interno del discorso sociologico, una concettualizzazione nuova e relativamente originale. Per Alexander si tratta, infatti, di chiarire il modo in cui il rapporto interattivo fra due o pi individui, in s irriducibile e contingente, possa risultare determinato a vari livelli e a vari gradi da una struttura sociale preesistente. Il quesito che si pone lo studioso delle scienze sociali, dunque, consiste nel tentativo di osservare in quale modalit una forma, ovvero un'entit relativamente stabile e data come pu essere valutato il contesto sociale dell'azione, possa influenzare direttamente lo svolgersi di una comunicazione (verbale o meno) fra pi partecipanti posti in relazione (diretta o indiretta). Quello che tenteremo di precisare nel seguito del presente saggio riguarda proprio il portato originale delle teoria alexanderiana in riferimento a questa cruciale domanda della conoscenza sociologica e non solo. 2 Verso una prospettiva sintetica del rapporto tra azione e struttura Nel primo dei saggi contenuti in questo volume viene esposto il punto di vista generale che Alexander intende sostenere e applicare in seguito all'interno di analisi puntuali che costituiscono la parte pi cospicua e stimolante del suo lavoro. Le due fondamentali questioni della ricerca sociale, il problema dell'ordine e quello dell'azione, devono essere considerate come un unico problema, dato che spesso nella storia del pensiero sociologico le soluzioni dell'uno hanno sempre implicato determinate prese di posizioni nei confronti dell'altro. Vi , dunque, per Alexander un'unica e complessa questione nei confronti della quale sono stati adottati differenti punti di vista. I pi importanti filoni interpretativi del tema dell'ordine in ambito sociologico sono quello individualistico e quello collettivistico. Secondo l'individualistic approach l'ordine sociale risulta essere prodotto e tenuto in vita dall'agire dei singoli individui. Questa prospettiva particolarmente debitrice dell'ideale, tipico della cultura moderna occidentale, del volontarismo, per il quale l'uomo nella sua soggettivit autocostituente risulta in grado di conferire statuto ontologico ad ogni altro ente, tanto naturale quanto culturale. Questo conferimento pu avvenire sostanzialmente in due modi: o razionalmente e consapevolmente, come avviene nel caso esemplare del principe di Machiavelli, il quale dovrebbe risultare capace in totale solitudine di una progettazione utilitaristica della vita sociale al fine del mantenimento del proprio potere assoluto; o irrazionalmente e inconsapevolmente, come appare ad esempio nella dottrina hegeliana dell'astuzia della ragione per cui vi un principio d'ordine esterno all'orizzonte coscienziale dell'individuo, che lo costringe nondimeno ad agire in un determinato modo piuttosto che in un altro. Quest'ultima ipotesi verr ripresa e approfondita anche all'interno della tradizione psicologica (Wundt e, in particolare, Freud), ermeneutica (Schleiermacher, Dilthey), fenomenologica (Husserl e le sintesi passive) e nel pragmatismo americano (Dewey, Mead, fino all'interazionismo simbolico di Blumer). Il secondo approccio preso in considerazione da Alexander quello collettivista, per il quale gli individui lasciati a se stessi sarebbero del tutto incapaci di costituire un ordine relativamente stabile e necessitano, perci, della possibilit di un costante appello ad un'entit superiore e trascendente gli interessi dei singoli. questo il caso della dottrina hobbesiana del Leviatano, ovvero una sovranit onnipotente che dovrebbe mediare fra i bisogni egoistici degli
1 Jeffrey C. Alexander, Action and Its Environments. Toward a New Synthesis, Columbia University Press, New York, 1988.

uomini e senza della quale non si sarebbe potuto verificare un superamento dello stato di natura del bellum omnium contra omnia verso quello quello civile, fondato sulla pace e sulla monopolizzazione della coercizione fisica da parte dello Stato assoluto. Alexander considera due fondamentali forme assunte dall'approccio collettivista, che ritiene peraltro il pi proficuo dal lato della sua applicazione alla ricerca euristica. Quella dello instrumental structuralism2, per cui la struttura sociale pone dei fini nei confronti dei quali l'individuo agisce unicamente quale strumento. Esempi di una tale dottrina si possono rintracciare in molteplici filoni: nel marxismo ortodosso, che vede nella base economica di una societ quell'elemento strutturale in grado di influenzare direttamente la totalit degli aspetti del vivere sociale; all'interno dell'opera di Weber, il quale approfondendo e allargando l'ottica del materialismo storico sostiene quale principio strutturale fondamentale, accanto alla dimensione economica, la politica nella sua capacit di imporre una crescente burocratizzazione in sempre pi numerosi ambiti dell'esistenza individuale. Accanto allo strutturalismo strumentale si collocano, secondo Alexander, quelle teorie sociologiche che hanno concentrato il fuoco dell'analisi non tanto sugli aspetti materiali del determinismo sociale, quanto su quelli normativi, rappresentati dall'insieme di tradizioni, sistemi simbolici e decaloghi morali propri una certa comunit o gruppo sociale3. mile Durkheim, in particolare, avrebbe messo a frutto questo tipo di approccio invertendo il modello marxiano che sottolineava soprattutto la funzione strutturale della produzione economica. Una societ, come viene ampiamente argomentato ne Les formes lmentaires de la vie religieuse4, non pu sussistere senza l'ingrediente fondamentale della solidariet di base, costituita da legami affettivi ed emozionali che tengono strettamente legati gli individui, e senza la presenza di un codice simbolico condiviso e accettato da tutti gli appartenenti alla comunit. Lo stesso lavoro produttivo, sostiene Durkheim, non pu dunque realizzarsi senza quelle condizioni sovrastrutturali che consentono un agire relativamente ordinato e basato sul consenso reciproco fra gli attori che concorrono alla realizzazione di quel processo. Un continuatore di questa tendenza nella tradizione sociologica di ambito anglosassone Alexander lo coglie nella figura di Talcott Parsons. Questi avrebbe, infatti, elaborato un tipo di strutturalismo normativo a partire da una originale sintesi della teoria freudiana riguardante la costituzione dell'Ego, da un lato, e di quella durkheimiana relativa al sostrato morale che fonda la stabilit dell'ordine sociale, dall'altro. In questo modo il processo di integrazione o socializzazione dell'individuo nel sistema sociale coinciderebbe con lo sviluppo della sua identit in quanto essere singolo. Accanto a questi due fondamentali approcci al problema del rapporto fra azione e struttura Alexander coglie, all'interno della storia del pensiero sociologico, anche un terza linea interpretativa che si aprirebbe ad una prospettiva pi multidimensionale5, in direzione della quale egli intende procedere. In particolare le teorie di Parsons e di Weber contengono certi elementi che fanno supporre una evoluzione, seppur ancora sopita, del loro pensiero sociologico in tal senso. Nel sociologo tedesco, infatti, l'integrazione fra struttura materiale e normativa emerge soprattutto nell'ambito specifico della discussione intorno al concetto di classe sociale. Non bisogna, afferma Weber, limitarsi a leggerla in termini puramente materialistici, come il risvolto necessario del ruolo ricoperto da un determinato settore della societ nell'ambito del processo produttivo. Esistono molteplici fattori, anche di carattere religioso e morale, che concorrono a formare la coscienza di classe all'interno di un gruppo. Il contributo di Parsons persegue, invece, un'altra direzione di approfondimento dell'integrazione fra livello materiale e normativo. Sostenendo che ogni elemento strutturale, a prescindere dal contenuto che incarna (valori, catena produttiva, sistema simbolico, rapporti di potere politico), pu essere studiato alla stregua di un sistema dotato di caratteristiche
2 Ivi, p. 18. 3 Cfr. ivi, pp. 24 e s. 4 Cfr. mile Durkheim, Les formes lmentaires de la vie religieuse. Le systme totmique en Australie (1912), tr. It di C. Cividali, Le forme elementari della vita religiosa, Meltemi, Roma, 2005. 5 Ivi, p. 30.

generali costanti e universali. In questo modo si potuto anche mettere in relazione la sfera ideale e quella materiale, considerandole come due sotto-sistemi complementari che rispondono alle esigenze e alla necessit strutturali del sistema sociale. Questi tipi di ricerche mostrano, secondo Alexander, una tendenza evolutiva del pensiero sociologico verso un approccio sintetico al problema del rapporto fra azione e struttura. Questo nuovo paradigma potr realizzarsi solamente nel rispetto di due assuntio principali: innanzitutto necessario estendere l'interpretazione comune e tradizionale del concetto di struttura sociale, limitato di volta in volta ad aspetti soltanto materiali o soltanto simbolici, cercando invece una simbiosi fra le due sfere che sappia valorizzare le specificit di entrambi; in secondo luogo occorre evitare di irrigidire quella categoria considerandola come espressione di un'entit relativamente statica, dotata di caratteristiche universali e ripetibili per ogni periodo storico: la base che determina l'azione sociale, secondo l'originale ottica alexandriana, portatrice dello stesso ordine di contingenza e situazionalit di quest'ultima e deve, quindi, essere sempre considerato historically specific6. 3 Che cos' l'azione sociale In questo nuovo modo di concepire la relazione determinante fra la contingenza dell'agire e la struttura relativa che la guida e pone in essere, Alexander compie quello che in seguito stato definito il performative turn all'interno dell'ambito specifico della sociologia culturale. Il modello di riferimento per la descrizione dell'azione sociale da cui l'autore prende spunto quello elaborato da Parsons nel corso della prima met del Novecento7. Il sociologo americano aveva legato l'agire degli individui a due principali environments, quello delle norme (costituito da elementi ideali) e quello delle condizioni (rappresentato da elementi materiali). I mezzi e i fini, invece, venivano visti come i prodotti dell'azione, la quale in s richiede sempre uno sforzo (effort) per poter essere portata a termine, dato che l'attore deve in qualche modo dare avvio al processo in s determinato culminante nella realizzazione (o meno) del fine attraverso i mezzi a disposizione. Quest'ultimo elemento, che introduce all'interno di una spiegazione nel complesso deterministica un elemento fortemente volontaristico e contingente, ha rappresentato il principale oggetto di studio delle teorie sociologiche di stampo microanalitico sviluppate nel clima intellettuale del dopoguerra. Alexander, infatti, denuncia uno spostamento del fulcro dell'attenzione all'interno sociologia soprattutto anglosassone dalla dimensione macro, che si concentra sulle caratteristiche della struttura sociale, in direzione dell'elemento micro costituito da quello che Goffman ha definito l'order of interaction8. Si tratta di quella dimensione propria di ogni singola interazione, ovvero di ogni incontro faccia-a-faccia fra due o pi persone, la quale stata sempre pi soggetta ad una trattazione particolareggiata da parte dei sociologi. In questo modo si voluto, infatti, rendere sempre pi autonomo lo studio del livello micro dalle considerazioni macroanalitiche volte a determinare l'influenza per lo pi assoluta della struttura sociale nell'agire degli individui. Si venuto cos a produrre un nuovo campo di indagine empirica, approfondito da tre principali tradizioni di pensiero: l'interazionismo simbolico, l'etnometodologia e la social exchange theory9. Se, dunque, la teoria dell'azione formulata da Parsons metteva in campo una visione sintetica che inglobasse tanto la contingenza dell'agire sociale (simbolizzata dalla categoria dello sforzo individuale, irriducibilmente soggettivo) con le diverse modalit di influenze strutturali generate dal sistema sociale; la generazione successiva di sociologi tende a sottrarre la considerazione della sfera
6 Ivi, p. 37. 7 Cfr. in particolare Talcott Parsons, The Structure of Social Action, Free Press, New York, 1937. 8 Cfr. passim Erving Goffman, The Interaction Order (1983), trad. it. in Erving Goffman, L'ordine dell'interazione, Armando, Roma, 1998. 9 Cfr. Jeffrey C. Alexander, Action and Its Environments, cit., p. 308.

interazionale da qualsiasi riferimento alla dimensione strutturale, focalizzandosi soprattutto sulla situazionalit dell'atto, invece che sul suo essere situato10. Questa linea di indagine presenta alcune difficolt di fondo agli occhi di Alexander che, bisogna ricordarlo, cresciuto all'interno degli insegnamenti della scuola parsonsiana e risulta, dunque, sensibile alla perdita della prospettiva macro tanto cara al sociologo americano. Il contributo positivo che quelle tre correnti hanno dimostrato di aver posto in campo rappresentato dal fatto che each theory not only opens up Parsons' black box of effort but also relates the now illuminated contingency to normative or conditional elements of a systemic kind11. In questo modo ognuna, adottando una specifica direzione di ricerca, ha ampliato e approfondito particolari aspetti dell'originaria intuizione parsonsiana, riconducendo l'originaria vaghezza e indeterminatezza del concetto sforzo ad una forma di legalit non pi esterna, ma interna al contesto dell'interazione. Al tempo stesso, tuttavia, si cos abbandonato il legame che teneva stretta la dimensione macro, ovvero la generale struttura sociale, con la dimensione micro, rischiando di impoverire l'analisi dell'azione di quell'elemento historically specific che Alexander coglie come determinante della propria prospettiva di studio. L'intento che viene esposto nel libro consiste, dunque, nel proporre un nuovo micro empirical model of action, seguito da un altrettanto originale micro empirical model of order, in grado di aprire l'analisi dell'interazione umana anche alle sue innegabili relazioni con l'ambito strutturale della societ. Per quanto riguarda il primo caso, viene avanzato il suggerimento di considerare l'azione sociale sotto i due fondamentali elementi costitutivi che la definiscono: l'interpretazione e la strategizzazione12. L'interpretazione, continuamente attiva in ogni nostra modalit di rapporto nei confronti del mondo che ci circonda, prevede a sua volta i due processi: della typification, per cui ogni nuovo elemento viene ricondotto a ci che era gi stato sperimentato in precedenza dando forma nel tempo ad un complesso di componenti cognitive che strutturano a priori il nostro campo di esperienza; e dell'invention, che consente una discreta evoluzione adattativa di quel sistema di credenze acquisite in base al presentarsi di circostanze diverse e sempre in divenire. L'attore sociale, tuttavia, non si pone mai di fronte al proprio ambiente in un atteggiamento puramente contemplativo, dal momento che il suo intento principale consiste nella realizzazione di un fine a partire dalle condizioni date. Per tale motivo Alexander indica come seconda componente fondamentale dell'azione il processo di strategization attraverso cui vengono effettuati calcoli su costi e benefici relativi a diverse possibilit di condotta. La scelta, tuttavia, non potr mai essere caratterizzata come pienamente razionale, dal momento che, come ha fatto notare Keynes 13, ogni calcolo circa le probabili conseguenze dell'azione deve fare i conti con un incancellabile livello di indeterminatezza e imprecisione causato dalle molteplici variabili ogni volta poste in campo. Di fronte ai limiti computazionali delle facolt umane, perci, interviene la componente interpretativa dell'azione, la quale opera una selezione all'interno dei molteplici stimoli provenienti dall'ambiente a favore di quelli che maggiormente possano interessare lo svolgimento dell'agire e il perseguimento dei fini preposti ad esso. In questo modo Alexander vede chiaramente come the very description of contingent action implies the noncontingent environments within wich it occurs14. solo sulla base di un sistema a priori di tipizzazione del reale che un concreto agire strategico pu compiersi e giungere a risultati effettivi. La tipizzazione e invenzione, cos come le particolari modalit del calcolo strategico
10 Scrive, per l'appunto, Goffman: permettendo cos che emerga ci che intrinseco alla vita dell'interazione [] si pu passare dal meramente situato al situazionale, ovvero da ci che incidentalmente collocato nelle situazioni sociali (e che potrebbe esserne collocato fuori senza provocare sostanziali cambiamenti), a ci che sembra verificarsi soltanto in incontri faccia-a-faccia (Erving Goffman, L'ordine dell'interazione, cit. p. 8). 11 Jeffrey C. Alexander, Action and Its Environments, cit., p. 311. 12 Every action is both interpretation and strategization; each process ensues at every moment in time (ivi, p. 312). 13 Cfr. John Maynard Keynes, A Treatise on Probability (1921), in The Collected Writings of John Maynard Keynes, Vol. I, St. Martin's, New York, 1973. 14 Jeffrey C. Alexander, Action and Its Environments, cit., p. 316.

associate all'azione sono determinate, quindi, dalla historically specific conformazione della struttura sociale all'interno della quale si inseriscono le azioni dei singoli individui. The social system, sostiene Alexander, constitutes one major environment for action by providing actors with real objects15. Esso, infatti, fornisce all'attore sociale un sistema simbolico in grado di integrare e porre in una relazione intersoggettivamente valida i molteplici aspetti della realt circostante, sulla base di una rete condivisa di legami analogici. Ad esempio nel caso del Watergate, la particolare situazione politico-sociale che stava vivendo l'America nei primi anni Settanta favor l'imporsi delle seguenti equazioni semantiche: Watergate = river = flood = dirty water = darkness = sin = pollution = Republican party = Nixon presidency16. Questo particolare sistema di analogie, della cui genesi possibile imputare soprattutto la stampa e in generale i mezzi di informazione di massa, non soltanto ha provvisto i cittadini statunitensi di una griglia cognitiva all'interno della quale inserire diversi atomi informativi precedentemente sconnessi, ma ha nello stesso tempo suggerito una particolare interpretazione valutativa dell'intera vicenda. Ci insegna che non bisogna considerare il sistema culturale unicamente come un risorsa cognitiva, come un apparato mentale costituito da una serie di dati o rapporti conoscitivi, dal momento che ad esso appartiene una specifica dimensione normativa capace di influenzare fortemente il nostro apprezzamento di ogni aspetto del reale17. La nuova teoria dell'ordine sociale, tuttavia, non pu limitarsi a prendere in considerazione unicamente gli elementi statici della struttura sociale, ma deve sforzarsi di evidenziare la dynamic form della vita culturale. Propri in questo punto risiede il contributo pi originale della proposta alexandriana, che verr sviluppato soprattutto a partire dagli anni Novanta sullo sfondo delle considerazioni storico-epistemologico avanzata in questo volume. Gli elementi che costituiscono l'azione sociale, ovvero la tipizzazione, l'invenzione e la strategizzazione, vanno concepiti come storicamente dinamici, non soltanto per ci che pu riguardare il loro contenuti, ma anche per il modo in cui essi vengono posti in atto. Questo tipo di considerazioni permette di guardare a partire da una nuova prospettiva il famoso Problem of Rationality che a partire da Weber ha assillato il discorso sociologico nel suo sviluppo teorico ed euristico. Bisogna, per l'appunto, domandarsi what about rationality in the modern sense of action carried out according to universalistic, verifiable standards, action that is thereby subject to constant, consciously directed change?18. Alexander suggerisce di guardare al problema in maniera diversa, senza focalizzarsi sulla dimensione individuale e necessariamente contingente dell'agire, per valutare invece la particolare struttura dell'ambiente nel quale esso si compie. Solo a partire da una configurazione razionale delle condizioni ambientali ammissibile, dunque, pretendere dagli individui una condotta razionale e, di conseguenza, giusta all'interno della societ19. 4 Applicazioni Una volta chiarita la posizione originale di Alexander all'interno del dibattito sociologico moderno, occorre addentrarsi in maniera pi approfondita nella sua proposta teorica, cogliendo gli spunti derivanti dalle sue esperienze applicative. Il libro da noi preso in esame contiene in particolare due studi che ci consentono di tradurre sul piano pratico le osservazioni finora condotte.
15 Ivi, p. 317. 16 Ivi, p. 320. 17 Dice, infatti, Alexander che i symbolic systems are more than cognitive classifications: they are emotional and moral mappings of good and bad (ivi, p. 321). 18 Ivi, p. 326. 19 Una linea d'indagine del tutto simile stata anticipata dall'opera di Paul Goodman e, in particolare, all'interno del suo libro intitolato Growing Up Absurd. Problems of Youth in the Organized System (1956), tr. it. di E. F. Vaccarello, La giovent assurda. Problemi dei giovani nel sistema organizzato, Einaudi, Torino, 1964.

Si tratta dell'analisi compiuta nel capitolo quarto delle recenti dinamiche di sviluppo del sistema di informazione di massa tipico delle societ avanzate, assieme al trattamento del caso Watergate sotto un profilo di sociologia culturale sviluppato all'interno del capitolo quinto. L'approccio tradizionale assunto dai sociologi nei confronti del fenomeno dei mass news media, sostiene Alexander, si fonda sulla distinzione gnoseologica tra informazione oggettiva, imparziale e soggettiva, dettata cio da interessi specifici. In questo senso si potuta sviluppare la critica, prima di tutto marxista, circa la possibilit del manifestarsi di una falsa coscienza da parte di una societ o gruppo sociale incapace di riflettere in modo adeguato sulla propria natura. Questo tipo di prospettiva, valida in altri contesti, non permette qui di cogliere la peculiarit dell'oggetto preso in esame, in quanto considera il mezzo, ovvero qualsiasi strumento di informazione diffuso a livello di massa, separato dal messaggio che intende comunicare. La fondamentale funzione sociale ricoperta da organi quali la stampa, la radio o la televisione all'interno del sistema sociale altamente differenziato tipico delle odierne societ industriali, risiede non tanto nel compito di trasmettere dati conoscitivi altrimenti inaccessibili, quanto nel fornire dei normative patterns in grado di canalizzare sotto specifiche prospettive interpretative qualsiasi tipo di informazioni. Il livello normativo, sul cui terreno si innestato e ha acquisito la sua peculiare funzione sociale questo universo dei mass news media, si colloca esattamente a met strada fra il versante dei puri ideali e quello concreto dei fatti bruti (brutal facts)20. Descrivendo un determinato evento piuttosto che un altro, in un determinato modo piuttosto che in un altro il mezzo di comunicazione places raw data into a preexisting normative framework21. Ci non significa, tuttavia, che giudizi di valore vengono tratti o semplicemente giustapposti a descrizioni neutre e imparziali, introducendo surrettiziamente una visione pregiudiziale dell'accaduto: l'eventualit stessa del fatto che viene, per cos dire, creata dalla sua descrizione all'interno di uno specifico mezzo comunicativo. Riprendendo gli insegnamenti della scuola etnometodologica di Harold Garfinkel, si pu dire che ogni individuo osserva gli eventi esterni cercando di documentare il pi possibile i patterns di comportamento cui chiamato ad adeguarsi per apparire un membro esperto dell'interazione. Per tale motivo Alexander sostiene che the news media [] can be understood as linking such individual documentation to social events that an individual never directly encounters22. L'originalit della proposta alexandriana, tuttavia, si palesa soprattutto nella sua visione della funzione normativa che va intesa sotto un profilo prettamente storico. Non sempre, infatti, i tradizionali canali di informazione hanno potuto svolgere un ruolo normativo in grado di incidere concretamente nella societ e, quindi, nell'azione e nelle scelte degli individui. Solo nel corso del tempo sono venute alla luce quelle condizioni storico-sociali che hanno poi consentito ai mass news media di ricoprire il loro ruolo normativo oggi dato per scontato23. Alexander mette in luce tre fondamentali situazioni ideal-tipiche in cui pu venire a configurarsi il rapporto fra mezzi di informazione e struttura sociale: (1) a single newspaper or new network that is the voice of official state ideology; (2) news institutions representing specific social perspectives of relatively autonomous groups; and (3) news media that are structurally free of directly inhibiting economic, political, solidary, and cultural entalgements24. Analizzando questi singoli casi, l'autore giunge alla conclusione, appartenentemente paradossale, per cui solo in quelle societ dove i news media risultano meno differenziati e controllati da poche e identificabili associazioni di interesse (come nel secondo caso elencato sopra) possibile riscontrare versioni relativamente divergenti di uno stesso evento. In un ambiente sociale dove, al contrario, le molteplici esigenze degli individui e dei
20 Scrive, infatti, Alexander: What is most conspicous about the news media is their focus on this normative level (Jeffrey C. Alexander, Action and Its Environments, cit., p. 110). 21 Ivi, p. 113. 22 Ivi, pp. 110-111. 23 Come gi aveva messo in evidenza Habermas nel famoso libro del 1962 (cfr. Jrgen Habermas, Strukturwandel der ffentlichkeit. Untersuchungen zu einer Kategorie der brgerlichen Gesellschaft (1962), tr. it. di A. Illuminati-F. Masini-W. Perretta, Storia e critica dell'opinione pubblica, Laterza, Roma-Bari, 2005). 24 Jeffrey C. Alexander, Action and Its Environments, cit., p. 140.

gruppi sono lasciati liberi e non canalizzati entro specifici corpi organizzativi, la funzione normativa dei mezzi di informazione tende ad assumere un carattere pi uniforme e regolamentato. L'altro caso in cui Alexander mette in pratica la propria proposta teorica riguarda la sua discussione dell'episodio Watergate, che viene affrontata con lo scopo dichiarato di develop a more satisfactory approach to the analysis of values in empirical social systems25. Il rapporto fra cultura e societ viene solitamente interpretato utilizzando tre modelli fondamentali solitamente avanzati dai teorici sociali (cfr. Figura 126). Il primo, chiamato cultural specificationm, assume una sostanziale armonia di interessi e contenuti caratterizzante tanto l'ambito sociale che quello culturale-simbolico. Il secondo, detto cultural refraction, concepisce il modo in cui i differenti interessi emergenti a partire dallo strato materiale della sfera sociale finiscono per influenzare l'appropriazione da parte dei singoli gruppi dell'unico modello culturale esistente, che viene rifratto sulla base delle divergenti esigenze. La terza ipotesi, invece, intende fornire una descrizione delle situazioni in cui sia nell'ambito materiale che in quello culturale sono presenti forti istanze di conflitto. Ciascun gruppo intende far valere non soltanto i propri interessi, ma anche il proprio modo di concepire il mondo: per tale motivo Alexander lo definisce come modello della cultural columnization.
Figura 1: Tre modelli del rapporto tra sistema culturale e sistema sociale

In una societ avanzata e relativamente povera di conflittualit endemiche, come quella americana degli anni Sessanta, il modello della rifrazione dei valori a partire dalla struttura sociale sembra il pi adatto a fornire una spiegazione del caso Watergate. Quest'ultimo deve essere collocato all'interno del suo contesto storico, ovvero un periodo di intese trasformazioni sia sul piano economico che su quello culturale e in cui si impose un radicale universalismo associato ad una critica di tutte le tradizioni costituite. In opposizione a questa tendenza impugnata soprattutto
25 Ivi, p. 154. 26 Ivi, p. 161.

dalle nuove generazioni si venne a creare il movimento della cosiddetta silent majority to contrast its manners with those of the group that emphasized critique and dissent27. Entrambi i poli del dibattito culturale dei Sessanta condividevano, tuttavia, un certo pattern culturale rappresentato dai valori della libert e dell'uguaglianza: ma dove i reazionari vedevano nella prima un ostacolo alla realizzazione della seconda, per gli innovatori non vi era affatto opposizione fra i due principi. Tra il 1966 e il 1969 emerse una spaccatura all'interno della leftwing tra coloro che intendevano portare al massimo livello l'intensit del conflitto e coloro che, al contrario, cercavano di attuare soluzioni pacifiche sul fondamento di quel comune terreno valoriale che legava i due movimenti. In questo modo si crearono quelle basi socio-culturali che furono determinanti per lo scoppio del caso Watergate. L'amministrazione Nixon, infatti, aveva perseguito a partire dall'anno della sua elezione (il 1969) una campagna senza scrupoli diretta contro i pacifisti oppositori della guerra del Vietnam e contro il Partito democratico. Nonostante l'impiego di mezzi spesso illegali o ai limiti della legalit, la presidenza riusc a mantenere un livello di consenso relativamente alto in seno alla popolazione americana. Questo poich, dice Alexander, there existed a general moral code to justify these actions; they could be justified in terms of the reactionary subculture28. Fino a quando all'interno dell'opinione pubblica prevaleva una determinata subcultura di stampo reazionario che privilegiava l'esercizio dell'autorit ad ogni costo per prevenire ogni tipo di minaccia contro l'ordine costituito, l'episodio avvenuto nell'estate del 1972 presso il Watergate Hotel era semplicemente etichettato come una questione puramente tecnico-politica, senza alcuna valenza di tipo morale. Solo due anni pi tardi, quando l'opinione pubblica aveva mutato il proprio orientamento, quel fatto venne percepito all'interno di una scala di valori pi universalistica. Si verific, quindi, quello che Alexander definisce come processo di generalitation, per cui entrarono in gioco norme e valori di carattere generale e che imposero una riconsiderazione sotto una diversa prospettiva dello stesso caso verificatosi precedentemente. What had occurred was a radical generalization of opinion. It was not so much the facts that were different but the context in which they had come to be viewed29. L'elemento pi importante di tutta la vicenda risiede nel fatto che la maggioranza della popolazione americana abbia potuto ritrovare un orizzonte culturale comune al quale riferirsi nel giudicare sotto una medesima prospettiva il caso Watergate. La stessa pubblicizzazione delle udienze giudiziarie tenute nel maggio del 1973 dalla Commissione incaricata del Senato rappresentarono una sorta di civic ritual, grazie al quale venne rinsaldato quel sentire comune e quella solidariet che stanno alla base di una societ relativamente integrata. Il conflitto di valori e di culture che si era venuto a creare durante gli anni Sessanta venne cos superato in nome di una interpretazione meno rigida e pi vaga dei valori dell'americanismo, ovvero la libert e l'uguaglianza. L'analisi alexandriana della crisi politica del Watergate ha messo in evidenza come i conflitti inerenti al sistema sociale non possono essere pienamente compresi senza fare riferimento anche alla sfera culturale dei valori, delle credenze e delle categorie simboliche proprie di un determinato gruppo umano.

27 Ivi, p. 163. 28 Ivi, p. 167. 29 Ivi, p. 168.

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