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percOrsO | sala 1
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E anche sul versante del collezionismo pi competente e aggiornato, il primitivismo dei modernisti rimane tuttora (e non soltanto in Italia) un referente forte, considerato che la valutazione delle opere darte africane si basa sullenfatizzazione di una idea di autenticit (cui fa da sponda una definizione didentit etnica privata di qualsiasi problematicit) che non trova n cerca riscontri nelle dinamiche di trasformazione e di contaminazione da sempre presenti nei contesti africani dorigine degli oggetti. In realt, i nostri sguardi sulle arti tribali sono profondamente condizionati dal mercato dellarte dove la cosiddetta autenticit condizione irrinunciabile perch loggetto estetico africano si ritrovi trasformato in oggetto darte (autenticit, va ribadito, interpretata secondo le nostre coordinate culturali e quindi costruita in occidente, anche tramite una genealogia dellopera che si fonda sui suoi passaggi da tale o tale collezione importante). La concezione stessa di arte africana tocca da vicino la delicata questione della circolazione degli oggetti o, per meglio dire, della loro tratta.
Infine, il fatto che, per quanto riguarda i criteri espositivi, da noi si continui a centrare il dibattito inerente alloggetto africano sulla superata controversia tra sguardo estetico e approccio etnografico ulteriore conferma che, in rapporto alle modalit di ricezione delle arti africane, al loro consolidamento e alla loro storicizzazione, il nostro paese soffre di un ritardo.
percOrsO | sala 1
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PERCORSO | sala 1
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Gli sposi dellaldil e gli spiriti della foresta dei Baule della Costa dAvorio
Malgrado limportanza che riveste il culto degli antenati, la statuaria baule non rappresenta dei progenitori ma degli spiriti della natura (asie usu) o degli sposi dellaldil (blolo bian e blolo bla). I Baule credono che venendo al mondo si abbandoni lo sposo che si aveva nellaldil provocandone il risentimento e la gelosia. Questa complicata vita relazionale che deve tenere in conto tanto i sentimenti del proprio congiunto terreno quanto quelli dello sposo ultraterreno trova nella statuaria il suo mezzo di espressione. I dissidi con i mariti e le mogli dellaltro mondo si manifestano negli incubi e nei problemi della sfera sessuale (impotenza, sterilit). Proprio per placare i loro malumori si dedicano loro delle figure che raccolgono le offerte sacrificali. Le forme stesse delle statue che rispondono ai canoni della bellezza baule e la loro espressione serena e tranquilla hanno lo scopo di garantirsene i favori. Il lavoro dello scultore in questo caso diretto dallindovino che raccoglie i desideri dellamante dellaldil circa le forme con cui vuol essere ritratto. Ad essere sottolineati sono la testa (sede della libert, dellintelligenza e della chiaroveggenza) e i caratteri sessuali, con una certa predilezione per i seni e le natiche nella donna e per il torace e i polpacci nelluomo. Non sono tratti che rinviano a una bellezza intesa in termini puramente fisici: sono i caratteri che rimandano alla fertilit nella donna e allattitudine al lavoro nelluomo. Non si tratta dunque di una bellezza naturale quanto come sottolinea lo studioso Philiph Ravenhill - di una bellezza sociale. Proprio per questo, con il mutare dei tempi, cambia anche ci che ritenuto socialmente desiderabile e nella statuaria degli sposi dellaldil compaiono le figure del poliziotto in divisa o dellimpiegato in giacca e cravatta.
Yoruba world
Linsieme dei gruppi designati con lappellativo Yoruba vive da lungo tempo ad ovest del corso inferiore del fiume Niger ed concentrato principalmente nella parte sud-occidentale della Nigeria. Oggetto di attenzione fin dai primordi degli studi africanistici, larea culturale yoruba occupa sulla scena dellAfrica sub-sahariana una posizione di assoluto risalto. Lo spazio artistico yoruba rientra nella vasta zona dellAfrica occidentale in cui si sono formate e affermate, grazie alla straordinaria efficacia di formule politiche, cerimoniali e amministrative elaborate prevalentemente allinterno delle culture locali, entit culturali fra le pi complesse dellAfrica subsahariana. Al loro arrivo nel XV secolo i Portoghesi trovarono pienamente consolidato un sistema di citt-regno (la cui origine sfuma nel mito e sul cui periodo di formazione non si hanno testimonianze) governate da re divini supportati e controllati da potenti gerarchie. Archeologia e tradizione orale sono concordi nel testimoniare lantichit del manifestarsi nellarea in questione di sviluppi religiosi e artistici legati a un fenomeno di urbanizzazione gi fiorente, nel caso di Ile-Ife, la citt sacra degli Yoruba, nel XII secolo. Ad Ife, sotto il patrocinio dei re sacri (Oni) si sviluppata una sofisticata produzione di arte sculture in terracotta e fusioni in ottone a cera perduta commemorative degli antenati reali che costituisce uno dei vertici dellarte universale. Ogni forza che animi luniverso yoruba in qualche misura aperta e ambivalente, cos come ogni ordinamento, fenomeno o rappresentazione possiede pi chiavi. Ne sono esempio illuminante sia i versi terapeutici che formano il monumentale corpus di testi della divinazione Ifa, sia la stupefacente costruzione di significati e di doppi che ruota intorno a quellepitome dellambivalenza che la figura di Eshu/Elegba o Legba - il trickster del pantheon yoruba/fon. La religione yoruba venera numerosissime figure di divinit, chiamate orisha (i vodu o vodun dellarea fon del Benin strettamente imparentata con quella yoruba), fra le quali Shango, la divinit associata ai fenomeni di origine celeste (fulmine, tuono, etc. ) fra le pi conosciute e importanti.
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Opere | sala 2
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Feticci
Che cosa un feticcio? La risposta non semplice, la parola stata oggetto di infinite discussioni. Meno complicato indicare cosa fa il feticcio. Il feticcio, nelle culture africane, campeggia sullorizzonte individuale e collettivo come strumento di difesa e dattacco contro il deperimento delle forze vive. I feticci africani sono oggetti complessi che permettono di decifrare la realt del mondo invisibile, ma che a loro volta esigono di essere decifrati. Essi sono utilizzati dagli specialisti della divinazione e della terapia per orientarsi e operare nel mondo, nel quadro di societ di lignaggio e di villaggio in cui lio sempre un io plurale, un io con. Si tratta di societ in cui appartenenze e identit personali sono continuamente negoziate in modo pragmatico, nel tentativo di captare, contenere e utilizzare a proprio vantaggio le forze molteplici che compongono il mondo visibile e quello invisibile. Di questo universo i feticci, nutriti e potenziati attraverso i sacrifici, sono parte attiva: la loro materialit mette in relazione forme e forze, instaurando una relazione privilegiata fra visibile e invisibile. Attraverso i feticci si allacciano rischiose alleanze con le ambivalenti potenze dellinvisibile, ci si protegge e si aggredisce, si accrescono le proprie forze e si indeboliscono gli avversari. Piantare una gran quantit di chiodi in una figura scolpita, introdurvi pacchetti contenenti sostanze magiche in cavit appositamente ricavate, caricarla con un accumulo di materiali aggiuntivi dogni sorta, scavare nel suo ventre un reliquiario chiuso da uno specchio, sono gesti molto potenti, fortemente codificati, che contribuiscono allefficacia e allestetica del feticcio. A causa del loro carattere enigmatico e della loro materialit aggressiva, i feticci hanno messo, pi di ogni altro manufatto africano, i primi viaggiatori e missionari europei in presenza di unalterit radicale. Da antidoto contro il male e il disordine sono cos passati a segno ed evidenza della sauvagerie dellAfrica nera. Da quei primi contatti nasce linterpretazione riduttiva dei feticci che toglie la parola agli africani per donarla al nostro immaginario, impoverendo notevolmente limmagine delle culture tradizionali subsahariane, avvalorando una lettura globale delle religioni africane in termini di feticismo.
percOrsO | sala 3
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La collezione un tentativo di ordinare il mondo incasellandone le parti: ogni cosa ha il suo posto e le caselle vuote attendono solo di essere riempite. Quello della collezione un ordine mentale ma anche materiale: a far s che le cose si tengano insieme non sono solo le parentele e i rimandi che tracciamo fra gli oggetti, ma anche i luoghi in cui li collochiamo, gli scaffali, le vetrine e gli arredi che li rendono di casa, famigliari. Abbiamo collezionato le culture cos come abbiamo fatto per gli oggetti: ingabbiandole, imponendo loro delle identit rigide, rassicuranti perch riconoscibili, ma anche continuamente minacciate dal disordine, perch troppo semplicistiche rispetto alla reale complessit delle cose.
In questa sala delle maschere sono state accostate a bandiere, sotto il segno dellambiguit e della metamorfosi: la maschera come doppio che nascondendo rivela; le bandiere perch, rinviando al passato coloniale mostrano le societ africane nella loro storicit, nel loro carattere ibrido e composito. Proprio perch contrassegnate dal cambiamento, maschere e bandiere sono oggetti inquieti. Qui appaiono su una scaffalatura che non quella di un arredo domestico. Potrebbe trattarsi della scansia di un negozio o di un deposito: uno spazio vincolante ma anche precario; una griglia, che una graticola, in cui gli oggetti stanno scomodi, da cui debordano perch fuori misura, cos consegnandoci ai nostri limiti.
perCOrsO | sala 3
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Ci Wara
Fra i coltivatori Bamana (gli stessi che per i colonizzatori erano i Bambara) del Mali sud-occidentale i rituali preminenti sono legati alle societ iniziatiche. Societ che si richiamano a credenze religiose complesse concernenti lorigine delluniverso, gli esseri soprannaturali che lo hanno creato e le forze spirituali che continuano ad operare in esso. Implicate tanto nellincremento delle forze vitali quanto nel contenimento delle forze distruttive, ma anche nella politica, nelleconomia, nelleducazione, nella medicina, nel controllo sociale e nellintrattenimento, tali associazioni sono fra le pi potenti istituzioni della cultura bamana. Ogni societ incorpora un insieme di conoscenze, spesso codificate in un linguaggio segreto o in una simbologia complessa, gradualmente rivelate e spiegate ai membri durante liniziazione. Uomini e donne hanno le loro societ separate, anche se le associazioni pi conosciute - Ndomo, Komo, Nama, Kono, Ci Wara, Kore - sono quelle maschili. Le associazioni iniziatiche maschili rivestono un ruolo importante come committenti delle arti bamana: molti tipi di maschere, copricapo, costumi, sculture, strumenti musicali e oggetti rituali sono fatti esclusivamente per il loro uso. Alla societ Ci Wara pertiene la conoscenza dellagricoltura. Conoscenza trasmessa, secondo la versione mitica, agli antenati dei Bamana dalla divinit Ci Wara, unentit met uomo e met antilope che, dopo aver offerto agli uomini i primi cereali, insegn anche loro come coltivarli. Durante le cerimonie tenute in occasione delle semina e del raccolto dalla societ iniziatica Ci Wara, maschere copricapo maschili e femminili incorporanti i motivi dellantilope nelle versioni pi diverse antilope-formichiere, antilope camaleonte, antilope-pangolino (formichiere, camaleonte, pangolino sono animali associati al potere di scavare la terra, quindi allagricoltura), due antilopi sovrapposte accostate o no a un terzo animale, oppure combinate con una figurina antropomorfa, etc.) sono indossate da giovani uomini che danzano in coppia. Ogni stile tipico di una particolare area geografica. Esistono poche sculture cosiddette tradizionali in Africa che abbiano suscitato tanta ammirazione negli amatori e nei collezionisti (a possedere un cimiero ci wara sono stati, fra gli altri, Derain, Brancusi, Braque, Lger). Se oggi si utilizza un buon motore di ricerca su Internet digitando Ci Wara compaiono pagine e pagine di risposte, dalle gallerie darte, dalle sale di vendita, dalle librerie, dai musei e dai dipartimenti universitari. In declino sul terreno, questi oggetti darte religiosa raggiungono somme molto elevate nel mercato dellarte. Se infatti il rapporto fra maschere e societ si andato, per certi aspetti, attenuando, per altri aspetti si sono ampliati gli spazi acquisiti dalla maschera relativamente alle nuove costruzioni identitarie e ai nuovi ambiti di consumo. Del resto, lautenticit originaria non che un mito occidentale. Come dimostra anche il cimiero ci wara, ormai diventato un autentico simbolo del Mali contemporaneo.
percOrsO | sala 3
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Maschere
Appese al muro o confinate in una vetrina, le maschere africane quando arrivano in occidente perdono non solo la loro funzione ma gran parte della loro forza estetica. Private del costume, del corpo in movimento che d loro vita e dei suoni che le accompagnano, rischiano di ridursi a un guscio vuoto: la maschera esiste solo nella performance. Ma se questo accade non per caso: il frutto della decisione di privilegiare la sola parte lignea, quella che con pi facilit possiamo riconoscere come scultura. In certi casi, come quello delle maschere-cimiero ci wara dei Bamana del Mali, loggetto diventa allora una scultura autonoma a tutti gli effetti senza che vi sia pi nulla che lo colleghi visibilmente al corpo e che lo renda riconoscibile come maschera. E tuttavia raro che davanti a una maschera si resti indifferenti. Il gioco degli sdoppiamenti e delle trasformazioni, del rivelare velando, che alla base della maschera tanto in Africa quanto in occidente continua a esercitare su di noi il suo fascino ambiguo, in un continuo mischiarsi di attrazione e repulsione. Il mascheramento (si pensi solo alle tante maschere sociali di cui facciamo uso ogni giorno) fa parte dellesperienza di tutte le societ e di tutte le persone. Questo ci consente forse una via daccesso alle maschere africane ma comporta anche il rischio del malinteso, di annacquarne la particolarit irriducibile. In Africa la maschera, tranne rare eccezioni, monopolio maschile e alle donne fatto spesso divieto di vederle e di toccarle, pena la sterilit. Essa funziona come uno strumento di controllo sociale degli uomini sulle donne e degli anziani sui giovani. I contesti in cui appare sono i funerali, lesercizio della giustizia, la guerra, la lotta alla stregoneria e le societ diniziazione a carattere pi o meno segreto. Attraverso la maschera si manifestano antenati o spiriti della foresta e della savana: forze oltreumane che ne rendono efficace lazione. Le maschere possono essere terribili ma anche divertenti. Quando prevale lintrattenimento spesso lo vediamo come il segno di una perdita di credenze, di un fenomeno di folclorizzazione indotto dalla modernit, dal turismo e dalle politiche internazionali del patrimonio culturale, ma accade anche il serio e il faceto siano fra loro mischiati e convivano. In unAfrica che cambia, le maschere sembrano resistere, trasformandosi talora nel segno ambiguo di unautenticit perduta, vagheggiata nostalgicamente tanto dagli occidentali che dagli africani e alimentata dal mercato internazionale dellarte e dei falsi.
Opere | sala 3
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Opere | sala 3
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Maschere gelede
Chi non ha visto le Gelede ha mancato lo spettacolo supremo (detto popolare yoruba) Fra i gruppi yoruba occidentali e costieri le due diverse forme di potere, maschile e femminile, trovano scenografico risalto nelle tradizioni locali del mascherarsi. I rituali delle maschere - qui, come quasi ovunque nellAfrica nera, monopolio maschile trasmettono complessivamente una sensazione di disordine e di pericolosit nei confronti delluniverso femminile. In tutta larea dellAfrica occidentale del resto si osserva, in relazione alla sessualit femminile, questo bilanciamento fra incorporazione e rigetto da parte delle societ. Nel pensiero yoruba la concentrazione di she (energia vitale) nelle donne, il loro potere di portare allesistenza le cose, crea uno straordinario potenziale che pu manifestarsi in maniera sia positiva che negativa. Le donne di et, le donne di successo - ricche commercianti che operano nei mercati - e le donne di potere - sacerdotesse delle divinit, donne che ottengono qualifiche in organizzazioni prestigiose o che occupano posizioni di rilievo a corte - sono chiamate collettivamente le nostre madri e sono le figure che pi incarnano tale caratterizzazione ambivalente di una femminilit vissuta al contempo come principio di vita e come concentrazione di aggressivit distruttiva. Si ritiene infatti che proprio queste donne, celebrate nei rituali quali progenitrici, protettrici e moderatrici di tensioni allinterno della 1 comunit, celino una carica fortemente aggressiva in grado di provocare ogni sorta di calamit e di consumare, divorare, distruggere una persona. Madri e streghe: come conseguenza dellassegnazione di straordinari poteri da parte di Olodumare, lEssere supremo, a Iyanla, la madre primordiale, che tutte le donne hanno, in forma latente, la facolt di attivare un canale col mondo invisibile della stregoneria. Al contrario dellaggressivit maschile che si manifesta apertamente nelle espressioni di una sessualit impulsiva e nei temi della guerra e della caccia, laggressivit femminile, associata allimpurit, al fascino perturbante dellelusivit e allesercizio della stregoneria, si avvale di un gioco di ombre e di maschere, e implica segretezza, dissimulazione, ambiguit. Il potere delle donne uccide in silenzio rimandando a un quadro di false apparenze dove si insinuano tutti gli stereotipi legati al genere femminile: imprevedibilit, inafferrabilit, inaffidabilit. Tale sconvolgente percezione della doppiezza muliebre - rientrante in un insieme di fantasie maschili rinvenibile peraltro in molte societ, africane e non - un fantasma culturale delle societ patrilineari e virilocali yoruba, societ dove apertamente dominano gli uomini. Nella consapevolezza di questo insopprimibile legame fra maternit e stregoneria le societ del Gelede allestiscono periodicamente elaborate performance di maschere conosciute come Efe/Gelede e strutturate in due parti: una notturna, lEfe,
pi segreta e incentrata sui canti, e una diurna, o Gelede propriamente detto, pi dintrattenimento e basata sulle danze delle maschere. Straordinariamente spettacolare, la cerimonia del Gelede di giorno finalizzata ad ammansire le streghe. Per il piacere degli occhi delle madri i loro figli, consci del debito di riconoscenza da parte dei generati nei confronti delle progenitrici, vestono i panni femminili, si travestono con voluminosi glutei e seni posticci, mettono le elaborate maschere tipiche del Gelede e i sonagli in metallo alle caviglie e danzano.
Il culto delle maschere gelede fornisce uninterpretazione della realt estetica e culturale yoruba alla luce di una chiave interpretativa, quella dellambivalenza, portata alla bipolarizzazione pi estrema nella figura della madre-strega, il simbolo pi carico di quellambiguit inconciliabile che per gli Yoruba lautentica cifra del vivere e del vivere insieme (le contraddizioni dellidentit femminile riflettono le contraddizioni del sociale).
Opere | sala 4
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perCOrsO | sala 5
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Collezioni africane
Siamo partiti da noi, dal collezionismo italiano darte africana per arrivare allAfrica. Ma nel far questo dobbiamo lasciarci le collezioni alle spalle? Il collezionare in realt non unesclusiva delloccidente, ma una pratica transculturale e diffusa, presente anche in Africa sia pure con caratteristiche molto diverse. Gli oggetti raggruppati in un altare ad esempio o che compongono un corredo funebre o il tesoro di un re africano, possono essere considerati delle collezioni nella misura in cui si tratta di oggetti raccolti e conservati in uno spazio apposito, che stabiliscono fra loro relazioni che non sono casuali, ai quali si prestano delle cure e che sono (talvolta) trasmessi a successori, discendenti o ceduti ad altre figure. In nessuno di questi casi per lintento quello di collezionare arte africana: la finalit non estetica o documentaria, ma politica e religiosa. Non meno importanti sono per allora le differenze tra cui, spesso, lalto grado di sostituibilit degli oggetti, la scarsa importanza conferita alla loro anzianit, la poca attenzione alla loro preservazione (almeno secondo gli standard occidentali), limportanza assunta dagli aspetti rituali e simbolici, spesso non legati alla dimensione visibile delloggetto che viene anzi sovente sottratto alla vista (cosa che per altro succede anche in occidente). I tre video nellultima sala della mostra costituiscono una sorta di controcanto africano alle collezioni italiane: girati nel 2009 nella cittadina camerunese di Bandjoun, sugli altopiani bamileke, propongono diverse modalit del collezionare in Africa oggi. Nel primo di questi video Wabo Tekam, capo tradizionale, parla (e non parla) degli oggetti che stanno nella casa dei crani (la costruzione in cui sono custoditi i teschi degli antenati) mostrando alcune delle statue che contiene. Nel secondo a parlare Nouaye Taboue Flaubert, curatore del museo della chefferie di Bandjoun che accoglie il tesoro reale e altri oggetti comunitari. Nel terzo video invece il Prof. Lazare Kaptu, medico e docente universitario, ci accompagna tra gli oggetti e i souvenir che ha collezionato nella sua vita e che arredano la sua villa. Mondi molto diversi ma che coesistono fianco a fianco. Ne esce limmagine di unAfrica in movimento, aperta alla modernit cos come alla tradizione, per certi versi molto distante da quella che ci mostrano le collezioni italiane di arti africane.