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INEDITI DAUTORE

Fabio Volo La mia vita

Quanto possono mentire le fotografie? Me lo chiedo guardando la foto che ho tra le mani qui, in questa casa al mare, in Liguria, dove ho trascorso con mio marito e la sua famiglia molte estati. Mi fa uno strano effetto essere qui da sola. In questo silenzio. La portafinestra che d sul giardino aperta e, anche se siamo a fine ottobre, laria che entra calda e porta con s il profumo del mare. Ricordo questa casa sempre piena di gente, di parole, risate, nomi chiamati ad alta voce da altre stanze; una casa piena di cose da fare, da organizzare: cene, pranzi, borse da riempire per giornate da passare in barca, arrivi e partenze di amici. Oggi, invece, tutto calmo. Immobile, delicato. Vivo la sensazione della quiete dopo la tempesta, come se tutti i giorni e i ricordi rumorosi e affollati fossero finito solamente da poche ore. Come se tutti avessero lasciato la casa da poco. Forse questa sensazione dovuta al fatto che tutte quelle persone sono uscite realmente. Non da questa casa, ma dalla mia vita. O meglio, sono io a essere uscita dalla loro. Quasi sicuramente lultima volta che la vedr, lultima volta che sar qui, lultima occasione di vedere i mobili, i divani, i quadri, il pavimento. Lultima volta che sentir questo odore. Ogni casa porta con s un odore e suoni tutti suoi: il cancello quando si apre e il suono di quando si chiude, le porte, i passi delle persone. Ho lasciato mio marito e la sua ingombrante famiglia e ora sono tornata qui a prendere le ultime cose che non avevo portato via. In realt c solo un oggetto in particolare a cui tengo. Ho chiesto io di poterlo venire a fare. Non stato facile. Per mio marito e la sua famiglia ogni pretesto per punirmi, ferirmi, umiliarmi o farmi anche solo un dispetto sempre una buona occasione. Ma stranamente hanno detto s. Forse perch sanno quanto tengo a ci che sono venuta a riprendermi. Non mi hanno dato le chiavi, hanno avvisato Ezio che sarei venuta e lui mi ha aperto. Torner tra un paio dore a chiudere e assicurarsi che tutto sia a posto. Ezio luomo di fiducia della famiglia di mio marito, quello che tiene la casa da quando lhanno comprata negli anni Settanta, passa ogni tanto a controllare e fa tutti i lavori che servono. Lui sa che ho lasciato mio marito e sa che loro, cio tutta la famiglia, non lhanno presa bene; tuttavia quando sono arrivata mi ha accolta con un grande sorriso facendomi, come sempre, molti complimenti. La mia passione per i fiori e le piante mi ha permesso di costruire un buon rapporto con Ezio. Ho passato molte mattine destate con lui, mi piaceva aiutarlo. Anche se la nostra confidenza relativa, appena ci siamo salutati sembravamo due vecchi amici che non si vedevano da tanto tempo e che avevano voglia di dirsi tutto. Ha parlato quasi sempre lui. Le cose che mi ha detto sembrava le avesse ripetute molte volte. Come se aspettasse questo momento, questo nostro incontro per sfogarsi un po. Prima mi ha chiesto come stavo e se avevo bisogno di qualcosa, poi ha iniziato a parlarmi delle sue due figlie: La prima, la pi brava, sta aspettando il secondo bambino. Ormai mancano poche settimane, laltro ha poco pi di un anno e mezzo. Lei ha deciso di lasciare il lavoro e di stare a casa. Anche dopo la maternit comunque non lavorer pi, il marito ha un buon lavoro e poi ci siamo noi, io e mia

moglie, che la aiutiamo parecchio. una ragazza con la testa sulle spalle. la seconda che un po ci d preoccupazioni. Aveva trovato un bel lavoro, in uno studio da commercialista, ma in un attimo ha deciso che non andava bene. Da un giorno allaltro lo ha lasciato. Quanti anni ha adesso? Ventisette ventotto. Me le ricordo tutte e due, erano venuta una mattina con lei alla villa due belle ragazze. S, s ci sono uscite bene. E la seconda ha lasciato il suo lavoro per fare qualcosaltro o aspetta di capire cosa vuole fare? Mah, dice che vuole fare la fotografa, che vuole girare il mondo e fare foto, e adesso ha iniziato un corso di fotografia guardi, non so cosa dire, mi creda. Io e mia moglie abbiamo cercato in tutti i modi di farle capire che non pu pensare seriamente a una cosa cos che ora che diventi grande e che capisca come va il mondo Ma una passione che ha sempre avuto o le nata adesso? No, no, da sempre cos colpa di mio padre che alla sua prima comunione le ha regalato una macchina fotografica e da allora ha iniziato e non ha mai smesso. Camera sua piena di foto, ha degli scatoloni strapieni di fotografie dappertutto. E brava? Ah, non lo so io. Le fotografie sono fotografie, non me ne intendo, non ci capisco molto s, sono belle, quello lo vedo. Pensi che non voleva nemmeno fare luniversit. Abbiamo dovuto insistere e praticamente obbligarla. A un certo punto lei ha smesso di lamentarsi e lha fatta. Era anche brava. Poi ha trovato subito lavoro. Speravamo che con gli anni avrebbe smesso di pensare a quelle cose invece niente. Non sa la delusione mia e di mia moglie quando ci ha detto che si era licenziata. Pi mi parlava di questa figlia, pi lei mi diventava simpatica. E arrivata a casa e ha detto: Mi sono licenziata. Ho lasciato lo studio. A me e a mia moglie a momenti ci viene un infarto: Ma come, hai lasciato il lavoro, ma sei matta? Di questi tempi poi ma perch?. E lei cosa ha risposto? Lei ci ha detto: Io nella vita voglio fare altro, e voi sapete gi cos. Preferisco morire di fame facendo le fotografie che andare tutte le mattine in quello studio. un lavoro normale, non c nulla di sbagliato, mi hanno sempre trattata bene e non ho nulla da dire. Ma non la mia vita. Mi dispiace. Ci ho provato. Ho studiato come mi avete chiesto di fare. Non ho detto nulla, non mi sono mai lamentata, ho fatto gli esami e ho sempre preso ottimi voti. Mi avete trovato il lavoro grazie allo zio e non ho detto no subito. Sono andata, ho provato. Lho fatto anche per me, per capire se potevo farlo. Ma ho capito che non posso passare la mia vita a fare una cosa che non mi piace sperando di avere tempo per fare quello che mi piace. Faccio il contrario. Se servir trovare dei lavori ogni tanto, lo far. Adesso voglio provarci, voglio provare a seguire i miei sogni e le mie fotografie. Se non riuscir a

mantenermi, smetter e cercher un lavoro, ma prima devo provarci come ho provato a fare questo lavoro per mesi. Lo so che non approvate e non condividete questa mia idea, ma so che mi vorrete bene ugualmente anche se non sono esattamente come vorreste voi. Per il discorso non facile da controbattere. Eh, no, con lei stato sempre cos anche da ragazzina, anche da bambina. Ha sempre avuto le idee chiare, e con le parole sempre stata brava io e mia moglie non siamo cos. Ma a lei, Ezio, piace il suo lavoro? Direi di s, io la conosco. Si immagini svegliarsi tutte le mattine per fare una cosa che non le piace: sarebbe una condanna. Per cui credo che sia giusta la decisione presa da sua figlia. Lo so, lo so, ma i tempi sono cambiati. Trovare lavoro oggi pi difficile. Ai miei tempi una persona con la terza media poteva fare fortuna, adesso anche con una laurea pi difficile. Avrebbe dovuto continuare dal commercialista, perch non che se tra qualche anno cambia idea sono tutti l ad aspettare lei, capisce cosa intendo dire? E poi cosa vuol dire fare le fotografie come lavoro? Non sar mica un lavoro quello Invece io e mia moglie le abbiamo detto: tu tieni il lavoro e nel tempo libero, il sabato, la domenica e in vacanza, fai le fotografie. Ma lei niente. Non ci posso fare nulla ho una figlia che gi mamma quasi per la seconda volta, che venuta ad abitare anche vicino a noi quando si sposata ed brava e non ci d mai preoccupazioni, e una fatta cos, un po disgraziata, una testona come me. Perch inutile che lo nascondo: lei ha preso il mio brutto carattere, per questo so che non c niente che le possa far cambiare idea quando si mette in testa una cosa. una testarda come me. Abbiamo un brutto carattere. Lo dice sempre anche mia moglie. Vabbe, lasciamo stare, non voglio mica stancarla con le mie parole. Ecco, siamo arrivati. Lho salutato sulla porta di casa con un sentimento di simpatia verso una ragazza che non conoscevo, ma che avrei difeso a spada tratta. Prima di salutarmi, Ezio mi ha detto: Se ha bisogno di qualsiasi cosa, mi chiami sul cellulare, non si faccia riguardo a chiedere lo sa che per lei. Che brava persona ho pensato entrando in casa. Osservo nuovamente la fotografia nella cornice dargento che ho preso dal tavolino tra i due divani bianchi. Ci siamo io, mio marito, suo padre, sua madre e il sindaco del paese con la moglie. La foto stata scattata durante una festa organizzata dalla madre di mio marito. La mia ex suocera. E pi precisamente la madre del mio ex marito. Era u serata ideata per raccogliere fondi per ristrutturazione di unala na dellospedale pediatrico. Nella foto siamo tutti sorridenti e ci teniamo le mani. Sembriamo una famiglia felice. In realt non lo eravamo, in particolare quel giorno avevo smesso di piangere solo da poco, dopo aver litigato con mio marito gi dalle prime ore del mattino. Da mesi pensavo di lasciarlo, un giorno ho provato a farlo, dicendogli chiaramente che non lo amavo pi: Non sento pi nulla per te, non sento pi amore, non ho pi nulla da darti. Come puoi chiedermi di rimanere? Come puoi chiedere a una persona che non ti ama pi di rimanere nella tua vita, al tuo fianco?.

Pensavo che la mia chiarezza potesse essere decisiva, invece niente: mi ha guardato come se non avesse nemmeno capito che cosa gli stavo dicendo e mi ha risposto: Non grave come credi. Molte coppie stanno insieme senza amarsi. Non saremo i primi e nemmeno gli ultimi. E poi magari una crisi del momento e tra un po, se aspetti, tornerai ad amarmi ancora chi pu saperlo?. Un muro di gomma. Lui non capiva. Lui non capisce. Lui non capir mai. Nemmeno ora che non stiamo pi insieme riesce a capire. Non ha mai compreso nemmeno quanto sia doloroso per una persona che ha amato tanto e che ha creduto con tutta se stessa in un amore sentire che quel sentimento non c pi. Quella sensazione di vuoto, di freddo, di paura. Paura di non essere pi in grado di crederci ancora, di non essere pi capaci di sentire, di provare, di vivere un amore cos. Forse tutto quellamore era sbagliato: nel mio modo di vedere il nostro rapporto, forse quellamore non era reale, non mai esistito. Tuttavia io sono sicura di averlo amato. Lho sempre amato, anche se non conoscevo lamore. E per un periodo posso serenamente dichiarare di essere stata persino felice. Almeno ci che pensavo, anche se non fa differenza esserlo e pensare di esserlo, ora me ne rendo conto. La felicit spesso figlia di inganni. Io e mio marito abbiamo sempre parlato poco. Sempre meno e ultimamente sempre di cose materiali. Quasi mai di noi, dei nostri sogni, dei nostri desideri, delle cose a cui teniamo veramente nel profondo. Mai delle nostre intimit. Avevo poco pi di ventanni quando mi sono sposata. Ventitr per lesattezza. Mio marito era un uomo gentile: mi trattava sempre con attenzione, anche nelle parole che usava. Era garbato: ecco, se dovessi trovare laggettivo giusto per descriverlo, non saprei quale altro usare. Quando mi ha chiesto di sposarlo ho accettato subito. Non sapevo nulla della vita, ho detto s come se fosse la cosa pi bella che potesse capitarmi. Mi sentivo la prescelta. E questo mi ha donato unidea migliore di me stessa. La sua scelta mi aveva valorizzata. Mio marito molto conosciuto in citt. avvocato, figlio di un famoso avvocato. La sua famiglia molto inserita nella citt bene. stato educato per vivere un certo tipo di vita. Non ha scelto lo sport che voleva, lo strumento musicale che amava suonare, gli studi che desiderava. Lui sempre stato un progetto. Fin da bambino ha indossato una divisa invisibile. Che poi, adesso, tanto invisibile non . Nel senso che il suo armadi composto di pantaloni, giacche e camicie tutte uguali, dello stesso colore, tranne un paio di alternative, che per non indossa mai. Ma sembrava felice. Sembra felice. Sia lui che la sua famiglia mi ripetevano sempre che ero una brava ragazza. Io non mi sono mai sentita alla sua altezza. Non mi sono veramente sentita allaltezza con molte persone. Le prime uscite insieme, i primi ricevimenti, le prime serate, le cene a casa dei suoi amici. In vacanza, la domenica e in tutte le occasioni. Sembravo tranquilla, in realt mi sentivo inadeguata. La mia famiglia era gente semplice. Mio padre era libraio, figlio di librai.

Col tempo ho imparato sempre pi. Non a sentirmi allaltezza, ma a fingermi una di loro. Perch in fondo era proprio quello che volevo: essere una di loro, essere come loro. Volevo essere loro. Ero abbagliata da mio marito e dal suo mondo, per lui ho trascurato le mie amicizie. Le ho abbandonate, ed stato no dei miei tanti errori. Ero troppo giovane quando mi sono sposata, non sapevo nulla e non avevo avuto il tempo per fare esperienze. Il tempo di conoscere e di conoscermi. Da sempre, fin da bambina, ho desiderato che nella mia vita arrivasse il principe azzurro che mi avrebbe portato via, mi avrebbe amato e avrebbe vissuto con me felice e contento. Per sempre. A essere sincere, quello del principe azzurro stato il mio secondo desiderio. Il primo era un altro. Mi ricordo che da bambina chiedevo a mia nonna di insegnarmi a cucinare, a cucire, a lavare i panni. Quando mia nonna mi domandava perch volessi imparare, io le rispondevo sempre: Per il mio pap. Un giorno mentre mia madre era in cucina le dissi che volevo preparare io la cena. Mi rispose che toccava a lei cucinare, e che lui era suo marito, non il mio. Non ho mai capito perch mi avesse risposto cos. So solo che il giorno dopo dissi a mia nonna che volevo imparare non pi per il mio pap, ma per luomo che avrei sposato. Ho sempre avuto questo atteggiamento, anche da adolescente. Volevo imparare tutto per il mio futuro uomo. Il giorno in cui si sarebbe materializzato, io sarei stata pronta per lui. Avevo solo una grande mancanza: la sessualit. Avevo avuto solo una piccola storia, certo non sufficiente per imparare larte dellamore. Sapevo cucire, rammendare, lavare, cucinare, sapevo soprattutto aspettare, ma per il sesso ero totalmente impreparata. Per questo anche a letto non mi sentivo allaltezza. Non ero capace, non conoscevo il mio corpo. Non avevo mai esplorato, indagato, sperimentato. Forse per questo mi dicevano che ero una brava ragazza. Quando facevo lamore, mi limitavo a farmi fare o a fare ci che lui desiderava. Eseguivo degli ordini. A volte richiesti con dolcezza, a volte, col passare degli anni, anche con malcelato nervosismo. E io mi sentivo sempre pi in colpa per quella mia incapacit. Lui invece aveva avuto molte avventure con altre donne, almeno cos mi ha confessato una delle prime volte che siamo usciti, prima di sposarci. Non ho mai capito perch mi ha fatto quella confidenza, forse perch ci teneva a farmi sapere che era stato con molte donne e che aveva vissuto con loro esperienze trasgressive. Forse nella sua testa era un modo per vantarsi, per sembrare affascinante e farmi capire che piaceva alle donne, o forse era per farmi un complimento, come a dire: sono stato con molte donne, ma io voglio te. E le prime volte io vivevo la sua confidenza proprio cos, come un complimento. Come quando un giorno, dopo il matrimonio, mi disse: Con le altre era solo sesso, erano solo delle scopate, mentre con te io faccio lamore. Perch ti amo. Con te diverso. Io ne ero lusingata. Sapevo che mio marito esercitava del fascino sulle donne e che molte di loro mi invidiavano. Ero invidiata perch lui mi aveva scelto come compagna, come moglie. Ero la prescelta, la favorita, la madre dei suoi futuri figli, quella diversa da tutte le altre. Io ero la regina. E in fondo mi faceva piacere.

Quando penso alla me di quegli anni, alla mia ingenuit, provo un senso di tenerezza e a volte quasi invidio quella capacit di non vedere le cose e vivere come in una favola. Ero proprio sprovveduta. Mi colpevolizzavo anche quando cercavo di capire come mai lui aveva avuto tutte quelle donne e poi alla fine, a letto, si limitava a qualche minuto sopra di me. Tutto compiuto silenziosamente, solo qualche mugugno da parte sua. Mugugni che sembravano dovuti pi a piccoli sforzi che ad attimi di piacere. Nessuna parola, tranne quando finiva e, prima di spostarsi di fianco a me, mi dava un bacio spesso sulla fronte, con le labbra chiuse, dicendomi: Ti amo buonanotte amore. Poi si rimetteva le mutande che aveva appoggiato sulla sedia ce teneva di fianco al letto e, dandomi la schiena, si addormentava subito. Mio marito non mi ha guardata negli occhi un solo istante mentre facevamo lamore. Mai, in pi di otto anni. Pensavo che forse ero io che sbagliavo qualcosa e che lui non mi diceva niente per non ferirmi perch mi amava. Quando finivamo di fare lamore, le parole come ti amo o buonanotte amore mio me le diceva qualche secondo dopo il suo orgasmo. Il mio orgasmo, invece, non era contemplato, e per lui questo non mai stato un problema da affrontare, da risolvere. Una sola volta me lo ha chiesto, erano le prime volte che facevamo lamore e io ricordo di avergli risposto: Non colpa tua, sono io che sono cos Comunque mi piaciuto, per noi donne diverso veramente. Probabilmente anche lui, dopo un po, si convinto che il problema fossi io. Io stessa lo pensavo: quella che aveva dei problemi ero io. Il fatto che non avessi un orgasmo era normale. Col tempo non ne abbiamo pi parlato. Perch farlo? Nessuno dei due a quel punto ne era interessato. Il mio matrimonio fallito, e io credo che quando una storia finisce dare tutta la colpa allaltro, o dare tutta la colpa a se stessi e ai propri errori, sia sbagliato. Questa regola per me vale anche se la storia finisce perch uno dei due ha tradito. Dire che lho lasciato perch mi ha tradito lo trovo riduttivo. Negli ultimi mesi ho riflettuto molto sul mio matrimonio, su di me e sul mio ex, e ho cercato di distribuire le colpe secondo il mio punto di vista. A dire il vero non mi piace usare la parola colpe. Preferisco responsabilit. Nel caso della sessualit io ne ho molte, vero che a letto ero negata. Ma anche vero che non avevo problemi particolari, non avevo tab, o traumi, o paure. Cera solo insicurezza. Il coraggio non mi sarebbe mancato. Pur prendendomi tutte le responsabilit, una cosa che fatico a perdonare al mio ex marito che non ha mai capito che per lui sarei stata pronta a tutto, che lo avrei seguito in capo al mondo, che avrei imparato qualsiasi cosa se solo lui avesse avuto voglia di insegnarmela. Non spetta forse alluomo fare questo? Perlomeno a un uomo come lui, che si vantava delle sue avventure, delle sue esperienze sessuali. Sarei stata anche una puttana per lui, per il mio uomo. Ma era lui a dovermelo chiedere. Lui doveva farlo con me, per me. Per noi. Io ero troppo insicura per chiedere. Insomma, in questo caso un po di responsabilit ce lha anche lui dal mio punto di vista.

Il mio ex marito uno di quegli uomini che dividono le donne in puttane e spose: quelle da scopare e quelle da sposare, quelle da rispettare e quelle da usare. Lui uno di quelli che ancora non hanno capito che in ognuna di noi ci sono tutte le donne. Per una donna essere puttana per il proprio uomo, accettare di esserlo, un atto damore e di devozione pi alto che essere solo moglie. Anchio lho capito troppo tardi. Perch allinizio mi gongolavo nellidea che ero io la donna con cui lui faceva lamore, a differenza di tutte le altre con cui aveva solo scopato. Nella mia ingenuit non sospettavo che avesse delle amanti perch pensavo: Quando uno ha trovato la donna con cui fare lamore, perch dovrebbe essere ancora interessato solo a scopare? Perch vero, fare lamore meglio che scopare giusto, no?. Ingenua. E stupida. Ero cos ingenua che non ho mai associato le sue improvvise riunioni serali e i suoi rientri a tarda ora a possibili tradimenti. Lui aveva me. Quella che cucinava per lui, che lo amava, che gli stirava le camicie. Quella che gli preparava lacqua calda nella vasca e che gli lavava la schiena. Perch cercarne unaltra? Chi poteva amarlo pi di me? Non avevo il minimo dubbio. Nemmeno quella volta che, dopo essere stata da mia madre due giorni, tornata a casa ho trovato un capello nero, lungo, sul divano. Quante volte mi sono chiesta in questi ultimi mesi se a quei tempi non capivo, o se era una parte di me che non voleva proprio capire. In quel periodo ero invidiata da molte donne che sognavano di stare al mio posto, ma in realt ero solamente la bella addormentata nel bosco. Ero la principessa addormentata nella favola di unaltra. E, senza sapere di esserlo, mi piaceva. Quanto mi piaceva fare finalmente tutte quelle cose che avevo aspettato fin da bambina. Quanto mi piaceva fare la mogliettina. Farmi trovare sempre bella, preparata, vestita, curata per lui. Non mi sono mai fatta trovare la sera in ciabatte o in tuta. Ero sempre vestita come se stessi per uscire. Perch per me non cera differenza tra uscire o stare in casa: anche se fossimo usciti, io desideravo essere guardata solamente da lui. Tuttavia a lui sembrava che tutto fosse dovuto. A volte mi riprendeva per come avevo cucinato: Poco sale, troppo sale, un po scotta, troppo condimento. Invece di rovesciargli il piatto di pasta in testa, io mi scusavo. E cominciavo ad agitarmi e a essere nervosa. Avevo paura di sbagliare ancora. Assurdo. Quanto mi piaceva quando qualcuno durante le cene a casa mi faceva i complimenti di fronte a lui. Desideravo che fosse orgoglioso di me. Invece io non esistevo. Io ero solo funzionale a lui, un accessorio della sua vita. Anche preparargli la valigia quando doveva stare via qualche giorno per lavoro mi piaceva. Insomma, tutto quello che avrei voluto fare per mio padre prima di sposarmi, ma che non ho potuto perch lo faceva mia madre, finalmente lo facevo per lui ora era arrivato il mio momento. Forse mio marito era semplicemente la proiezione di mio padre senza mia madre di mezzo. Ma, a differenza di mio padre, lui non mi dava attenzioni. Gi dopo pochi mesi di matrimonio mai una carezza, una parola gentile. Niente coccole,

tenerezze, abbracci. Non era pi carino e gentile come quando eravamo fidanzati. E pi mi trascurava, pi io mi sentivo inadeguata e aumentavo le mie attenzioni: cambiavo ricette, compravo vestitini carini, cambiavo pettinatura. Ma pi facevo cos, pi lui non si accorgeva di me. Non ero una schiava, nessuno mi obbligava a farlo. Io ero una serva felice, io desideravo quella vita. Anche se mi trascurava, mio marito dava un senso alla mia vita. Nulla mi rendeva pi felice di un suo complimento. Quando me lo faceva. Ma quando lui a volte arrivava anche a umiliarmi, io pensavo solo che avesse avuto una giornata difficile al lavoro. Aveva ragione poi: io non ero niente. Cera solo una cosa che non riuscivo a governare: il mio corpo. Giorno dopo giorno, infatti, diventavo sempre pi magra. Sempre pi sciupata. Spenta. Mentre la mente riusciva a ingannarmi, il corpo mi diceva la verit. Io che pensavo di essere il suo fiore, lentamente appassivo al suo fianco. Poi, un giorno, il destino ci ha messo lo zampino e la mia vita cambiata. Passeggiando per il centro mi sono trovata al posto giusto nel momento giusto. Cercavo un negozio dabbigliamento, quando dallaltra parte del marciapiede ho visto mio marito uscire da un hotel in compagnia di una ragazza. Bionda, pi giovane di me, bella. Bellissima. Lei s che era un fiore. Mi sono nascosta per paura che mi vedesse. Avevo vergogna. Non so perch: avevo scoperto mio marito con unaltra e provavo un senso di vergogna. Mi sono rifugiata nellatrio di un palazzo. Sono rimasta l per quasi mezzora. Avevo la testa bloccata, non sapevo che fare, non capivo nemmeno se stavo soffrendo oppure no. In realt, a parte lo choc iniziale, mi sono resa conto che non sentivo quasi nulla. Ero come anestetizzata. Nei giorni successivi mi successo di provare un po di rabbia, ma non molta, e comunque non per lui. Provavo rabbia per me. Non so cosa mi preso mentre ero nascosta in quellatrio, ma allimprovviso sono uscita e sono entrata nellhotel. Sono andata alla reception e mi sono presentata come la segretaria personale di mio marito. Ho scandito il suo nome e cognome e ho aggiunto: Sono stata mandata qui dallavvocato perch ha dimenticato un oggetto personale nella stanza e mi ha incaricato di andare a ritirarlo. Personalmente. Deve comunque lasciarmi un documento mi hanno detto consegnandomi la chiave della stanza. Eccolo ho risposto prontamente. Ancora oggi non so quello che mi ha spinta a fare una cosa del genere. Che mi aspettavo di trovare? Mi sono fermata davanti alla porta, ho inserito la scheda, ho aspettato un istante e sono entrata. Il letto era completamente disfatto. Ricordo il piumone e un cuscino per terra. Sul comodino un posacenere con un paio di mozziconi sporchi di rossetto. Una bottiglietta di acqua aperta. Sul tavolino i resti di un piatto di frutta e una bottiglia di vino rosso bevuto per met. Un solo bicchiere, laltro lho trovato in bagno. Anche gli asciugamani erano buttati a terra. Mi sono seduta sul letto, ero come in trance. Ho iniziato a toccare le lenzuola per sentire se cera ancora calore. Poi ho annusato. Ho sentito lodore del sesso, lodore di una lotta di corpi. Ho preso il cuscino al mio fianco e ho iniziato ad

annusare anche quello. Aveva lodore di lei. Ho continuato ad annusarlo. Affondavo la faccia e le narici in quellodore, in quel cuscino. Non ero arrabbiata, stranamente mi sono scoperta invidiosa. Credo di aver desiderato quello che era successo in quella stanza, desiderato essere lei. Ricordo che in quel momento ho immaginato mio marito con molte donne, non solo con lei. Se le cose stavano cos, sicuramente era stato con pi di una. Era ovvio: preferiva scopare che fare lamore con sua moglie. Probabilmente queste donne avranno pure provato piacere, avranno gridato tra le sue braccia. E magari anche lui avr aperto gli occhi e urlato. Sicuramente a loro non sar toccato quel silenzio fastidioso e quel movimento cadenzato, sempre uguale. E magari a lui piaceva cos tanto scopare che quando faceva l amore con me pensava un po anche a loro. A tutte quelle che si portava in una stanza dhotel, o che scopava sulla scrivania al lavoro, o a casa loro, o persino sul nostro divano mentre io ero da mia madre. Quelle donne erano pi fortunate di me. Mentre stavo pensando a questo, lo squillo del telefono della camera mi ha risvegliato da quella sospensione. Tutto bene? Ha trovato quello che cercava? mi ha chiesto una voce dallaltra parte dellapparecchio. S, sto scendendo. Prima di uscire ho guardato nei cestini della camera, quello vicino alla scrivania e quello in bagno. Nessuna traccia di preservativi. Dopo quel giorno in cui ho scoperto il tradimento, ho deciso di lasciare mio marito. A lui non ho mai detto di avere scoperto che mi tradiva, nemmeno durante le nostre litigate. Non gli ho mai detto di averlo visto in quellhotel, perch se glielo avessi detto, tuta la mia lotta per lasciarlo avrebbe preso un altro significato, sarebbe stata interpretata in maniera errata, sarebbe diventata unaltra cosa. Non volevo che pensasse che lo lasciavo solo perch avevo scoperto un suo tradimento. In realt la causa era s il tradimento, non quello con una donna, ma un tradimento pi profondo, che significava molto di pi. Mi aveva tradita perch mi aveva esclusa da quella fetta di vita che poteva essere nostra. Mi aveva tradita pensando che io non fossi capace di certe cose o, peggio ancora, perch non voleva quelle cose da me. E io, dopo averlo visto quel giorno, dopo aver annusato lodore di quella donna, non sono pi stata uguale. Sono diventata unaltra donna. Lodore della sua amante mi ha cambiata. Come se avessi respirato la sua anima e ora una parte di quella donna vivesse in me. Ero la donna che volevo essere. Ma non pi con lui, non con mio marito. Per questo lho lasciato. Solamente la me di prima poteva stargli a fianco, vivere con lui. Questa nuova me no. Dovevo solo capire come lasciarlo, in che modo. Volevo organizzare la mia fuga in tranquillit. Orchestrare la mia uscita di scena in maniera indisturbata, per questo continuavo a fare quello che facevo prima. Ero sempre attenta anche in casa a come mi vestivo, ero sempre curata, truccata, pettinata, in ordine come prima, ma la grande differenza era che finalmente lo facevo per me e non per piacere a lui. Quando mi diceva che doveva stare via qualche giorno per un affare, prima mi sentivo male e contavo le ore. Lo chiamavo continuamente. In quel mio nuovo modo

di essere invece ero felice di restare a casa da sola. Starmene a casa due o tre giorni senza di lui mi faceva stare bene. Stare nel letto senza di lui, dormire senza la sua presenza mentre prima mi costringeva ad abbracciare il cuscino mi piaceva. Dormivo meglio. Avevo finalmente aperto gli occhi. Ho capito subito che non sarei pi tornata indietro. Sapevo che non sarebbe stato facile lasciare un uomo come lui. Un uomo che non avrebbe mai accettato un fallimento. Che cosa sarebbe stato costretto a dire ai suoi amici, alla sua famiglia, ai suoi soci in affari? Mia moglie mi ha lasciato non sarebbe stata una frase vincente. Quando mi sono sentita pronta, ho fatto il secondo passo. Ho iniziato a introdurre largomento. Allinizio lui non mi prendeva sul serio. Non mi prendeva in considerazione. Era cos sicuro di s, pensava che le mie parole fossero capricci di una moglie viziata. Ma quando ha visto che la situazione era seria, ha iniziato a reagire in maniera aggressiva. Immagino che non sia facile sentirsi dire che finita. comprensibile in fondo reagire in maniera esagerata e sbagliata. Per le cose che mi ha detto le prime volte non mi sembrava vero sentirle. Forse proprio quelle situazioni fanno uscire la vera natura delle persone. Forse fanno cadere le maschere. Una volta mi ha perfino detto: Dovresti ringraziarmi e baciare il pavimento se ti ho voluta vicina a me in questi anni. Dovresti essermi riconoscente per ogni paia di scarpe che hai, per ogni respiro in questa casa, per ogni cosa che io ho deciso e pagato per te. Senza di me, saresti preoccupata della rata del mutuo, saresti vestita con degli stracci e destate, invece che essere sdraiata su una barca a prendere il sole, saresti costretta ad alzarti la mattina presto per trovare un posto decente in spiaggia in mezzo a migliaia di asciugamani colorati, stando attenta a non inciampare nelle borse frigo. Pi capiva che io ero decisa e ferma nella mia scelta, pi diventava aggressivo, offensivo e violento. Fortunatamente solo a parole, anche se faceva male ugualmente. Non lavevo mai visto cos. Ha sempre avuto la capacit di farmi sentire inadeguata, piccola, inutile. Mi diceva che ero la barzelletta della citt e che non avrei nemmeno saputo stare al mondo senza di lui. Io ci rimanevo male, ma contemporaneamente mi accorgevo che la sua reazione faceva diminuire sempre pi il suo potere su di me. Iniziavo a vedere tutta una serie di meccanismi in lui che non avevo mai nemmeno intuito prima. Come se una luce nuova ora me lo facesse vedere in tutta la sua pochezza. Dopo aver capito che le sue minacce non mi facevano paura, ha iniziato una nuova strategia. Ha cominciato a usare tutta la sua dialettica, la stessa che lo ha reso un bravo avvocato. In quella fase trattava, ritrattava, prometteva e addirittura chiedeva scusa. Un paio di volte ha anche pianto. Io non ho versato una sola lacrime per la fine del mio matrimonio. In quel periodo ho capito quanto sono stata brava a non confessargli mai di averlo visto in quellhotel con unaltra donna.

Comunque, dopo le minacce e le scuse, dopo tutte le sue strategia fallimentari, ha fatto un ultimo tentativo. Quello che aveva tenuto per ultimo, quello che si pu fare solo se non si conosce la vergogna. In sostanza: chiedere quanto costi. Qual il prezzo per rimanere? Una macchina? Un gioiello? Un viaggio? Un appartamento al mare? Uno chalet in montagna? Un figlio? Perch, in fondo, il fatto che non lo amassi pi per lui non era un problema. Da quel momento, dopo aver messo in tavola le mie carte, tutto cambiato. Se fino a quel punto della nostra vita era stato lui a decidere, adesso ero io a condurre il gioco. Si sono invertiti i valori al tavolo della trattativa: la mia vita in cambio di mille comodit. Mi sono trovata a decidere tra lincertezza e poche preoccupazioni pratiche sul domani. Potevo anche alzare la posta. Potevo finalmente avere quella casa in montagna che era sempre stato il sogno della mia vita. Potevo arredarla come volevo io. Mi sono per resa conto che lui non mi chiedeva di restare a qualsiasi prezzo perch non voleva perdermi davanti a tutti, mi chiedeva di rimanere perch era sicuro che mi avrebbe riconquistata. Perch era quello che voleva veramente. Ho passato dei giorni in cui ero pi vulnerabile, la prospettiva di rimanere un po mi tranquillizzava. Tanto pensavo lamore non lo facciamo pi da tempo. Ho avuto la sensazione che qualsiasi decisione avessi preso si sarebbero invertiti i verdetti: se avessi vinto, avrei in realt perso, perdendo avrei vinto. Non so perch, ma in quei giorni, quando lui mi diceva pensaci bene prima di decidere, mi venivano continuamente in mente le mogli dei suoi amici. Quelle che in parte erano diventate anche amiche mie. Erano tutte pi grandi di me, e ho avuto la sensazione che alcune di loro si fossero trovate, proprio come me, a questo bivio. Due di loro in particolare, Patrizia e Giuliana. Vedevo le loro scarpe, le loro borse, i loro anelli. E alla fine mi sono vista anchio come loro, aggrappata a tutti quegli oggetti alle borse, alle scarpe, ai solitari come se tutte quelle cose fossero dei salvagenti per galleggiare in un mare di nulla. In un vuoto assoluto. Le vedevo sudate su un tapis roulant o mentre spostavano metri cubici di acqua in piscina facendo aquagym. Le vedevo nellossessivo tentativo di sembrare pi giovani ed essere sempre attraenti per uomini che non le guardavano nemmeno pi. Come il mio. Forse per questo destate arrivavano in spiaggia con la brutta copia di un seno pi giovane di ventanni. Loro sempre pi vuote, i seni sempre pi pieni. Patrizia e Giuliana mi avevano anche confessato di prendere qualche goccia di antidepressivo la sera, perch le aiutava a addormentarsi. Alla fine ho scelto di perdere tutto in cambio della mia vita. Ho deciso di andarmene. Ormai non ammiravo pi mio marito. Ho iniziato a vederlo per quello che era, e questo mi ha fatto provare uninfinita tenerezza. Non lho mai odiato. Nemmeno in quel periodo, quando mi ha ostacolato in ogni modo, con tutte le sue forze. Anzi, pi mi ostacolava, pi mi rendevo conto di quanto io fossi forte. E mi piaceva. Tutto lamore che prima davo a lui ora era solo per me. Nessuno mi stato vicino nella mia scelta. Nessuno Appoggio la fotografia. Sono stanca. Mi siedo sul divano. Questa mattina per venire qui mi sono svegliata presto. Ma la stanchezza non dovuta a questo. Sono

stanca da giorni. Sono stanca da settimane. Da mesi. Da quando iniziato tutto questo. Ho voglia di riposare. Sono felice di essere riuscita a fare quello che ho fatto. Sono orgogliosa di me. Non pensavo nemmeno di esserne capace. Ma nessuno mi dice che sono stata brava; anzi, tutti mi accusano, mi colpevolizzano. Nessuno capisce che era giusto farlo. Non ho nessuno da cui andare per un abbraccio. Mi manca mio padre. sempre da lui che sono andata quando avevo bisogno di una carezza, di un abbraccio, di una parola. Lui lunica persona al mondo che mi ha sempre vista per ci che sono. Lui mi avrebbe capita anche adesso. morto qualche mese prima che mi sposassi. Mia madre ancora viva, ma con lei sarebbe inutile. Non ho mai potuto contare su di lei, nemmeno su necessit pratiche come quando laltro giorno le ho chiesto se mi dava il numero della sua donna delle pulizie perch avevo bisogno di una mano nellappartamento nuovo. Mi bastava mezza giornata. Da lei ci va tre volte a settimana, magari gli altri giorni libera e pu venire da me le ho detto. Non mi ha ancora dato risposta. So che la mia richiesta le ha dato fastidio. Aiutarmi la rende nervosa. Con mio fratello, invece, si comporta in maniera diversa. Con la scusa che lui un maschio, gli fa tutto. Lui le porta le cose da lavare e lei gliele riporta lavate e stirate. Gli prepara le cose da mangiare e da congelare. A volte passa da lui e mette in ordine, perch dice che la donna delle pulizie che va da lui non brava. Laltro giorno andata a casa di mio fratello a spruzzargli lo spray per gli acari sul divano e sui cuscini del letto. Mi far dare il numero della donna delle pulizie di mio fratello. Con lei dovrei andare daccordo, visto quello che penser di mia madre. Mio fratello e mia madre si capiscono al volo. Sono simili. Lui incapace di prendere qualsiasi decisione senza coinvolgerla. Tutte le sue fidanzate impazziscono per colpa dellinvadenza di mia madre. E, dopo un po, lo lasciano. Nessuna di loro le ha mai detto quello che lei mi disse di mio padre: che lui era il suo uomo, non il mio. Anche in questultimo periodo non ho trovato in mia madre unalleata, anzi. Non solo non mi ha appoggiata, ma era una tra le pi critiche nei miei confronti. Pi di mia suocera. Guardati in giro, non ti rendi conto della fortuna che hai. Pensi che starai meglio da sola? Credi di poter trovare una situazione migliore se lo lasci? Tutti noi dobbiamo accettare dei compromessi, non fare la viziata. E stata cos insistente che ci sono stati giorni in cui mi assalivano i dubbi: Forse veramente sto sbagliando tutto. Mi sono fatta mille domande, ma alla fine ho pensato che forse tutte le persone che stanno in un mare di fango vogliono semplicemente farti credere che quel fango sia il tuo. Per questo vorrei che ora mio padre fosse qui. Perch lui era diverso da tutti loro. Diverso da mia madre, da mio fratello, da mio marito, dalla sua famiglia, dai suoi amici. Lui cercava di comprendere e non di giudicare. proprio per lui che sono qui oggi. In questa casa ho lasciato negli anni qualche costume, qualche pareo, abiti estivi, scarpe, nulla di veramente importante. Il vero motivo che mi ha spinta qui il ciondolo che mio padre mi ha regalato e che

rimasto in questa casa. Un ciondolo con una piccola sirena. Molti pensano sia un delfino, in realt una sirena. Quella sirena sono io. Lo sappiamo solo io e mio padre. Quando ero piccola volevo fare il bagno tutti i giorni. Rimaneva nellacqua e fissavo le gambe convinta che piano piano si sarebbero trasformate. Era un mio segreto. Non lo avevo detto a nessuno. Quando mia madre, dopo un po che ero nella vasca, veniva e mi costringeva a uscire, io piangevo. Durante il bagno no si curava molto di me, mi metteva nella vasca e mi diceva: Quando ti vengono le dita stropicciate, chiamami. Io allora le tenevo sempre fuori dallacqua, attenta che non mi si bagnassero perch non mi andava mai di uscire. Quando invece era mio padre a farmi fare il bagno, io ero felice. Con lui non piangevo quasi mai. Perch sapeva ascoltarmi. Per questo un giorno gli ho confessato il mio segreto: Lo sai pap che io sono una sirena?. Davvero? S. Per questo faccio il bagno tutti i giorni, perch cos piano piano le mie gambe diventano come quelle dei pesci e i capelli diventano lunghi e biondi. E come ti sembrano le gambe oggi? Sta succedendo qualcosa? No. Non ancora, ci vuole tempo, sai Da quel giorno lui si metteva seduto su una sedia di fianco alla vasca con un libro e ogni tanto mi chiedeva come stavo. Una volta mi ha detto: Forse non succede nulla perch nel mare lacqua salata. Domani quando fai il bagno ci mettiamo un po di sale, magari funziona prima. Va bene?. Va bene. Ma non dirlo alla mamma, per. un segreto. Mentre mi asciugava ero felic issima. Mi ricordo quel momento come se fosse ieri. Io con laccappatoio rosa, sentivo la sua mano che andava su e gi sulla schiena per asciugarmi. Grazie a lui avevo scoperto perch non diventavo una sirena. Era per il sale. Il giorno dopo tornato a casa, mi ha dato un bacio tenendo una mano dentro la giacca e poi scappato subito in bagno. Era bravo a far finta che fosse tutto vero. Poi mi ha chiamata e quando sono arrivata dalla giacca ha tirato fuori un chilo di sale. E, accostando lindice alla bocca, ha sussurrato: Ssssssshhhhh! Altrimenti la mamma ci scopre. Ha riempito la vasca e abbiamo rovesciato il sale nellacqua. Mentre facevo il bagno, lui era seduto per terra di fianco a me e mi chiedeva: Come va? Succede qualcosa?. S, sento che si muove qualcosa. Lui mi ha detto che gli sembrava che le gambe iniziassero a essere diverse. E io vedevo realmente che stavano cambiando, tale era il mio desiderio. Poi mi ha confidato: Lo sai che quando sarai una sirena dovr portarti al mare e non potrai pi vivere qui? Per ti prometto che ti verr a trovare spesso. Arriver sulla spiaggia, ti chiamer e tu verrai su uno scoglio a salutarmi. Non ci avevo mai pensato fino a quel momento. Mi sono alzata subito per uscire: Non voglio pi diventare una sirena, non voglio andare nel mare, invoglio rimanere qui, con te.

Mi ero spaventata. Allora mio padre mi ha suggerito: Possiamo fare cos. Rimandiamo questa cosa a un altro giorno. Intanto fai il bagno senza il sale, cos no succede niente, e se poi un giorno deciderai di vivere nel mare e diventare una sirena, me lo dirai e ricominceremo a usare il sale. Va bene?. Va bene, adesso per voglio uscire. Fece in modo che non diventare una sirena fosse una mia scelta, e mi ha lasciata crescere con lidea di avere quella possibilit a portata di mano. Qualche mese prima che il mio ormai ex marito mi chiedesse di sposarlo, mio padre stato ricoverato in ospedale. I medici ci avevano detto che aveva unulcera tumorale. Noi abbiamo deciso di non dirgli niente. Non ho mai provato un dolore cos profondo. Mi sembrava di tradirlo non dicendoglielo, comunque dopo qualche giorno lo ha capito da solo. Io e mio padre non avevamo bisogno di parlarci. Lui mi capiva, io lo capivo. Con mio padre avevo un rapporto unico, intenso. Bastava uno sguardo. In ospedale mi ha detto: Voglio morire a casa. Sei lunica che lo pu capire e che mi pu aiutare. So che laveva chiesto a me perch mio fratello e mia madre avrebbero continuato a fingere con lui, e gli avrebbero risposto: Ma no, non stai morendo. Quella volta io non ho risposto. Ho fatto solo un s, lento, con la testa. La sera stessa ho discusso con mia madre che pensava che in ospedale, grazie alle cure, sarebbe vissuto pi a lungo. Il giorno dopo lo abbiamo riportato a casa. Dopo una settimana mi ha regalato il ciondolo con la sirena. Quanto avrei bisogno adesso del suo abbraccio, del suo sorriso, della complicit che avevamo. Il ciondolo nel comodino. Quello al mio lato del letto. Lo prendo e lo stringo forte in mano. Mi siedo sul bordo e ci resto per qualche minuto. Poi esco in giardino. Guardo il mare. Scendo i gradini di pietra che portano alla spiaggia. Faccio un lungo respiro. Mi riempio il naso del profumo del mare. Mi metto il ciondolo. E piango. Le prime lacrime dopo mesi. Le mie lacrime, salate come il mare, scendono sul mio viso. Faccio qualche passo in avanti. Entro in acqua senza togliermi i sandali. fredda, e un brivido intenso mi percorre tutto il corpo. Resto l, con i piedi a mollo. Sento che qualcosa sta cambiando. La mia vita.

Fabio Bonetti, in arte Fabio Volo, nato a Calcinate (BG) il 23 giugno 1972 alle 22.30. Ha lavorato come attore in svariati film (Casomai, Uno su due, La febbre, Manuale damore 2, Bianco e nero, Matrimoni e altri disastri, Figli delle stelle) e come conduttore di trasmissioni televisive (fra le altre: Le Iene, CaVolo, Smetto quando voglio, Lo Spaccanoci, Italo-Spagnolo, Italo-Francese e Italo-Americano. Homeless edition) e radiofoniche (Il volo del mattino e Il Volontario, su Radio Deejay). Con Mondadori ha pubblicato Esco a fare due passi (2001), E una vita che ti aspetto (2003), Un posto nel mondo (2006), Il giorno in pi (2007) e Il tempo che vorrei (2009).

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