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CAPITOLO 1 - LA MAGIA ESISTE

1 – NON C'E' TRUCCO...

Cosa è la magia storytelling? Un buon punto di partenza per dare una definizione è
chiarire subito cosa non è. La magia storytelling non è una storia a cui appiccicare un
gioco di prestigio. La magia storytelling non è un gioco di prestigio a cui appiccicare una
storia. Più che una branca dell'arte magica, è un’attitudine mentale, un pretesto che
permette di raccontare invece di mostrare, di comunicare invece di esibire, di trasformare
un’attrazione in una storia.

Per fare storytelling e secondo me per fare magia in generale bisogna partire da una
domanda: cosa significa per me fare magia? Perché lo faccio? Le risposte possono essere
molte. All’inizio e per molto tempo curiosità, divertimento, soddisfare l'ego, comunicare. Ma
non basta, non è tutto.

Allora a un certo punto è nata un’altra domanda: cosa significa per me essere un mago?
Ci ho messo molto tempo per trovare una risposta che soddisfacesse queste due
domande. Una risposta inattesa e paradossale
La magia esiste.

Non è facile spiegarlo a chi non ci crede, e probabilmente neanche a una platea di
prestigiatori, che l'esperienza ha reso giustamente scettici. Eppure signori non c'è trucco,
solo magia: la nostra magia. Iniziamo a definire il quadro per chiarire di cosa sto parlando.

2 - L’INTUIZIONE DELLO SCRITTORE

Partiamo da un breve passo di un recente libro, non un libro di magia ma un romanzo di


un autore molto popolare. Il libro è “Il passato è una terra straniera”, l’autore Gianrico
Carofiglio.

"Il gioco di prestigio – scrive Carofiglio - è una cosa onesta perché è chiaro in anticipo che
la realtà è diversa da quella che appare. I giochi di prestigio, o il barare alle carte, sono
una metafora della realtà quotidiana dei rapporti fra le persone. C’è qualcuno che dice
delle cose e contemporaneamente agisce. Quello che succede davvero è nascosto tra le
pieghe delle parole e soprattutto dei gesti. Ed è diverso da quello che appare. Solo che
l’attore ne è consapevole e controlla il processo”.

"Manipolare le carte – prosegue lo scrittore -, manipolare gli oggetti, sono cose che vanno
molto al di là del semplice gesto di destrezza. La vera abilità del prestigiatore consiste
nella capacità di influenzare le menti. E fare un gioco di prestigio riuscito significa
Creare una realtà.

Una realtà alternativa dove sei tu a stabilire le regole. La vera differenza non è fra
manipolare e non manipolare. La differenza è fra manipolare consapevolmente e
manipolare inconsapevolmente".

Davvero una bella intuizione per un non addetto ai lavori. E non a caso parla di carte,
oggetti di uso comune per il mago come per il baro. Il loro uso richiede abilità manuale,
manipolazione, strategia. Ma sono anche e soprattutto simboli potenti.

3 - L’ISTANTE MAGICO

Non so di preciso quando la mia passione per l’arte magica si è trasformata in amore.
Come tutte le passioni, per anni l’ho subìta. Forse l’amore vero è nato quando mi sono
chiesto: perché lo faccio? La risposta è: pratico quest’arte per creare istanti di pura magia.
Istanti, certo, perché la magia, come la felicità, non è merce che si vende a chili. E non è
facile creare quel
momento magico

in cui si ferma il tempo, si sospende la razionalità: quel brivido che per un attimo manda il
cervello in tilt, crea un piccolo choc che ci riporta indietro negli anni, quando ancora non
conoscevamo la parola impossibile. La risposta che mi sono dato è: “Si può praticare
quest’arte anche solo per cercare un’emozione,
un istante di purissima magia.

Il mago come lo vedo io non è “un attore che recita il ruolo di un mago”, definizione che
personalmente non amo. E la magia non è un puzzle. Non è un’attrazione. Non è una
prova di abilità. E no, non è neanche un gioco di prestigio. Il mago fa cose impossibili,
oggi come quattromila anni fa. Il che, non significa affermare di avere poteri. Diciamo che,
creando istanti di pura magia, il mago convince gli spettatori di aver assistito a qualcosa di
unico e meraviglioso.

E fa vivere loro il brivido di un’esperienza magica, allarga il loro orizzonte, fa sì che si


pongano delle domande. Senza dare risposte: verificare che i 5 sensi non bastano a
spiegare tutto è già una risposta.

4 - IL TEATRO DELLA MENTE

Prima di procedere, c’è un'altra domanda a cui è interessante rispondere. La domanda è:


dove si svolge lo spettacolo magico? O meglio, dove avviene la magia? Riflettiamoci un
attimo: il mago ha un doppio ruolo di attore che interpreta la performance e di regista che
governa tutto l’atto magico. E’ chiaro che ciò che avviene realmente non ha niente di
magico, ne lo è quello che esegue il prestigiatore.

Pensiamo ad una levitazione. Il pubblico vede una ragazza che vola in mezzo alla scena.
La magia non è nel mago, che non ha poteri, e se ci limitiamo al suo ruolo di interprete è
effettivamente solo un attore che recita il ruolo del mago. La magia non è neanche sulla
scena dove ciò che accade è assai diverso da ciò che si suppone accadere ed è
perfettamente spiegabile: ci possono essere dei fili, dei sostegni ma certamente la ragazza
non vola. La magia non avviene dunque sul palco, o su un tavolo o nelle mani del mago.
Il vero palcoscenico è la mente dello spettatore.

E’ lì e solo lì che si concretizzano tutti gli elementi che creano l’evento magico. E tutti gli
elementi che concorrono a realizzare l’atto magico hanno una duplice funzione. La prima,
indispensabile è realizzare correttamente il trucco. La seconda è anche più importante:
renderlo in qualche modo, contro ogni logica, possibile, farlo vivere come reale nel teatro
della mente dello spettatore.

Che poi razionalmente, a freddo, lo boccerà come genuino, cercherà delle spiegazioni
logiche e a volte le troverà anche, ma emotivamente lo vivrà come reale. E quello che
avviene nella sua mente, quello che prende vita sul palcoscenico della mente dello
spettatore è magia.
Quindi la magia esiste

Che ti importa dove? E' nella mente dello spettatore (un luogo reale, che fa parte di questa
realtà) ed esiste. E l’hai creata tu.

5 - LA PERCEZIONE

Noi prestigiatori sappiamo una cosa importante che gli altri ignorano: i 5 sensi sono molto
meno sicuri ed affidabili di quanto siamo abituati a credere. E dal punto di vista
strettamente tecnico, l’arte del prestigiatore sta proprio nell’andare a toccare quei punti
dove i 5 sensi sono scoperti, non funzionano bene, o sono sopravvalutati. Oppure
nell’aggirare quelle leggi della percezione che sono da tutti considerate assolute. O ancora
nel costruire falsi percorsi psicologici che diano risposte capaci di creare una percezione
alterata della realtà.

Per fare questo utilizziamo un arsenale di tecniche, mezzi fisici e psicologici, abilità delle
mani e oggetti truccati. Con tutte queste armi andiamo a mettere a nudo le lacune del
sistema di percezione della realtà. Diciamo che questo territorio di frontiera è quello che ci
permette di operare. La debolezza dei 5 sensi è il punto di partenza per creare un numero
magico.

6 – LA COSTRUZIONE DEL NUMERO

Per sfruttare al meglio questo vantaggio abbiamo elaborato nei secoli un discreto arsenale
di “armi”, le nostre chiavi di accesso alla mente dello spettatore.

Le principali sono: la Tecnica (mezzi fisici – mezzi psicologici), la Comunicazione


(personaggio – teatralità – testi – storie – oggetti - ambientazione etc.), la Regia (musiche
– tecnologie – scenografie – attrezzi – luci - rumori – profumi - filmati etc.).

Le Tecniche fisiche comprendono abilità manuale - oggetti truccati – sostanze chimiche –


principi ottici – scoperte scientifiche etc. Le Tecniche psicologiche comprendono elementi
di psicologia, pnl, persuasione occulta, prossemica, cinetica, suggestione, ipnosi,
linguaggio dei gesti e del corpo, misdirection etc. Fra le tecniche psicologiche ce ne sono
due che hanno una particolare importanza.

La prima è il Linguaggio dei gesti, elemento comunemente molto sottovalutato: per il


mago è un arma importante, sia per “leggere” lo spettatore che per fargli leggere
inconsciamente ciò che lo stesso mago vuole.

La seconda è la Misdirection, un’arma potentissima che non è come crede il pubblico (e


anche qualche prestigiatore) “guarda una mano e l’altra ti frega”, ma un sistema
estremamente complesso, dettagliatissimo, che richiede la fusione perfetta della
componente fisica con quella psicologica, un insieme di dettagli e micromovimenti da
curare e far convivere per trasmettere un determinato messaggio (es. gli occhi, le mani, il
peso del corpo, il linguaggio). Ecco, l’Istante di pura magia nasce da un mix ad altissimo
livello di tutti questi parametri.

7 - IL CONTROLLO TOTALE

Costruire un numero di magia quindi significa attrezzarsi per prendere possesso del
nostro palcoscenico – la mente dello spettatore – ed averne un controllo totale. In modo
da poter dare vita in quello spazio a una realtà alternativa, un universo dove l’impossibile
non esiste, di cui noi siamo gli artefici, i creatori. Non è roba da poco.

Per raggiungere un obiettivo così ambizioso, tutti gli elementi fisici e psicologici vanno
analizzati e governati alla perfezione. Questo richiede un lungo lavoro, ogni aspetto del
numero va studiato a fondo, come fosse un brano musicale da imparare, con i suoi tempi,
le pause, i colori, gli accenti.

L’atto magico eseguito alla perfezione è come l’esecuzione di un brano di grande musica.
Un buon musicista si allena costantemente, come ogni artista che ama la sua arte, e
anche noi dobbiamo allenarci, ma non solo davanti allo specchio, non solo imparando
tecniche e giochi.

La nostra preparazione consiste nello studiare a fondo, mettere insieme e imparare a


governare tutti quei parametri che creano l’Istante magico. Tasselli di un mosaico che
come note sul pentagramma, andranno a comporre la nostra musica, la notra Magia.
Non ci resta che salire sul palcoscenico lì, nella mente dello spettatore, aprire il sipario,
suonare la nostra sinfonia e ricordargli che anche nel terzo millennio, anche se ce ne
eravamo dimenticati,
La Magia esiste.

E che, come diceva Shakespeare già 4 secoli fa, “Ci sono più cose in cielo e in terra, o
mio Orazio, di quante tu ne possa sognare con la tua filosofia”.
1 - IL POETA

EFFETTO
Un numero con palline di spugna: tre passaggi semplici ma costruiti in modo da non
ripetere la stessa tecnica. L'effetto, ambientato a Xian, antica capitale della Cina, cerca di
restituirne le atmosfere e coinvolge la figura di un grande poeta, Li Pai o Li Bai, vissuto
nell'ottavo secolo dC. La poesia è sua, pur con qualche variazione, ma in altra versione è
stata utilizzata da Renè Lavand, da cui la sentii la prima volta, per uno dei suoi numeri.

OCCORRENTE
Quattro palline di spugna (io le uso gialle e piuttosto invecchiate)
Una scatola per contenerle, possibilmente orientale e di aspetto antico
Un falso pollice

PREPARAZIONE
Tre palline nella scatola chiusa
Una pallina nella tasca destra dei pantaloni
Il falso pollice nella tasca destra dei pantaloni

LA STORIA
In sottofondo musica strumentale cinese
Sentite... Una musica che arriva da un Paese lontano. Una volta a Xian, l’antica
capitale, della Cina, stavo camminando sulle mura quadrate della città che si
affacciano sul deserto. Il sole era al tramonto, e colorava di rosso la sabbia. In un
angolo un capannello di bambini circondava un vecchio che parlava con toni molto
dolci. I bimbi lo ascoltavano incantati. Io non capisco il cinese, così mi sono fatto
tradurre le sue parole. Era una poesia di Li Pai, grande poeta cinese dell'ottavo
secolo. Si racconta che Li Pai recitasse le sue poesie davanti all'imperatore
giocando con 3 palline. Noi non sappiamo che gioco facesse, però conosciamo
alcune delle sue poesie. Allora possiamo provare… a immaginarcelo.

Apro lentamente la scatola e mostro le 3 palline.


Quando la festa finisce
E gli invitati se ne vanno
Io non rimango da solo
Se c’è la luna nel cielo
E mi accompagna la mia ombra
Restiamo sempre in tre

Mentre recito la poesia, prendo una pallina con la mano dx. Falso deposito nella sx che si
chiude come avesse una pallina. Prendo una dopo l'altra l'altra le 2 palline rimaste con la
dx, che adesso ne ha segretamente 3, le porto tutte nella mano dx di uno spettatore alla
mia dx, e gli chiudo la mano. Gesto magico, apro la mano sx, è vuota: la pallina è passata
nella mano dx dello spettatore che adesso ne ha 3.
Quando canto la luna mi ascolta
Quando ballo
La mia ombra balla con me
Con la luna nel cielo
E la mia ombra vicina
Restiamo sempre in tre

Carico segretamente nella mano dx la pallina dalla tasca. Senza pause, prendo dal tavolo
due palline e aggiungo segretamente la terza pallina, poi le porto tutte nella mano dx dello
spettatore e gliela chiudo. Prendo con la mano dx la pallina rimasta sul tavolo. Falso
deposito nella mano sx che si chiude come avesse una pallina. Gesto magico, apro la
mano sx vuota, la pallina è passata ancora nella mano dx dello spettatore che adesso ne
ha 3.
Quando anche l’ultimo invitato
Ha abbandonato la festa
Io mi avvio verso casa
Ma non conosco la tristezza
Se c’è la luna nel cielo
E mi accompagna
La mia… ombra

Scarico la pallina rimasta nella mano dx nella tasca dx e carico il falso pollice. Prendo una
pallina dal tavolo e la porto nella mano sx, lasciandoci di nascosto il falso pollice. Inserisco
una dopo l'altra le palline nel falso pollice e, a tempo col finale della poesia, le faccio
sparire tutte, mostrando le due mani vuote.
E ANCORA...
Dello stesso numero ho una versione impromptu. Serve solo il falso pollice. Le tre palline
sono sostituite da tovagliolini di carta. Prima della performance, non visto, appallottolo un
fazzolettino e me lo metto nella tasca dx col falso pollice. In pubblico poi appallottolo gli
altri 3 e ne faccio 3 palline di carta. Se sono abbastanza morbide lo spettatore, come per
le palline di spugna, non sentirà la differenza fra 2 e 3 palline. E' importante che le 4
palline siano più possibile della stessa dimensione.
2 - IL BACIO

L'EFFETTO
Quella che vi propongo è una mia variazione (o “cornice”) sul classico di Tony Binarelli
“Latin lover opener”, con l'autorizzazione del Maestro. L’effetto di base lo trovate
sull’ottimo “Playmagic”. Ecco la mia versione. L’idea da cui sono partito era di raccontare
l’archetipo di una storia d’amore, qualcosa che potesse far rivivere a tutti sensazioni legate
a momenti romantici. C'è poi un passaggio che a mio parere è molto importante a livello di
comunicazione. Dopo aver sfruttato le potenzialità dell'effetto così come le aveva pensate
Tony, ed essermi fatto dare baci da decine di belle ragazze, col passare degli anni mi
sono reso conto che: a) se non sei Brad Pitt la ragazza può essere non felicissima di
baciarti. B) se sei Brad Pitt a non essere felice sarà il marito o il fidanzato. Perché allora
non spostare l'asse dell'attenzione su due spettatori, marito e moglie, fidanzati o amanti, e
far vivere a loro un bel momento, evocando ricordi del passato? Far baciare due spettatori
fra l'altro fa scattare un processo di identificazione da parte del resto del pubblico, che vive
le stesse emozioni dei protagonisti. Il risultato è andato al di là delle mie aspettative, e in
più occasioni il numero si è concluso con le lacrime agli occhi dei due “innamorati”
commossi. Far ridere, far piangere, dare emozioni: da duemila anni se riesci ad ottenere
questi risultati, hai fatto buon teatro.

OCCORRENTE
Un mazzo di carte col dorso blu
Una carta (es. 2 di fiori ) col dorso rosso con un bacio impresso al centro
Un bacio Perugina

PREPARAZIONE
Imprimete (o fate imprimere) un bacio ben visibile al centro del 2 di fiori dopo aver dipinto
le labbra con un rossetto. Fate asciugare bene il rossetto.
Mettete la carta col bacio girata di faccia al penultimo posto nel mazzo di dorso
Mettete l'altro 2 di fiori all'ultimo posto, di dorso come il resto del mazzo
Il bacio Perugina va nella tasca dx

LA STORIA
Una volta a Parigi, al Theatre Marigny, ho visto una storica edizione del Cyrano di
Bergerac; era il 1990, e Cyrano era Jean Paul Belmondo. Così mi venne voglia di
scrivere qualcosa su… no, aspettate, meglio se ve lo faccio vedere.

Estraggo un mazzo di carte.


Userò le carte, ma non è un gioco carte. C'è in sala una coppia... sposati, fidanzati,
amanti, non importa. Mi serve il vostro aiuto. Restate pure lì ma alzatevi in piedi.

Mi rivolgo alla donna. Prendo le carte, le mostro di faccia e di dorso facendo attenzione a
non rivelare la carta girata di faccia, e forzo il 2 di fiori. Io utilizzo la forzatura col miscuglio
indiano, che mi permette di mostrare l'ultima carta, 2 di fiori appunto, e di chiudere il
mazzo senza molte manipolazioni. Mostro il 2 di fiori, chiudo subito il mazzo e il 2 (con
l'altro 2 truccato e girato di faccia sopra) va a finire verso il centro del mazzo. Appoggio il
mazzo al centro del tavolo.
Ecco, le carte stanno qui e non le toccherò più. Mi serve ancora un'altra cosa,
qualcosa che solo voi potete darmi: un vostro bacio. Conto fino a 3, al 3 baciatevi.

Nel momento esatto del bacio parte una musica romantica. Raccolgo in aria frammenti del
bacio e faccio apparire in una mano un bacio… di cioccolata. Lo scarto, prendo il foglietto
all'interno con la scritta romantica e fingo di leggerla.
Un bacio. E poi che cosa è mai un bacio
Un giuramento fatto un poco più da presso
Un più preciso patto
Una confessione che sigillar si vuole
Un apostrofo rosa in mezzo alle parole t’amo
Un segreto detto sulla bocca
Un istante come il fruscio di un’ape fra le piante
Una comunione che ha il sapore di un fiore
Un modo per potersi respirare un poco il cuore
E assaporare l’anima… a fior di labbra

E’ scritto qui… E’ Rostand, il Cyrano di Bergerac


Un monologo che ascoltai a teatro a Parigi
e mi colpì al cuore. Racconta l’emozione del bacio
Ma stasera parliamo di un bacio in particolare
il vostro primo bacio. Ricordi le prime attese
quando lo vedevi arrivare in mezzo a tanti altri
eppure l’avresti riconosciuto fra altri mille

Prendo il mazzo, lo stendo a nastro e mostro il 2 di fiori girato di faccia, attento però a
mostrarne solo una parte, senza che si veda il bacio.
Poi ti avvicinavi e il cuore batteva più forte,
e anche se cercavi di nasconderlo… diventavi tutto rosso...

Volto il 2 di fiori mostrando il dorso rosso con una mossa decisa, in modo da non far
vedere ancora il bacio.
E poi quella volta che... ora o mai più
Il tempo che si ferma, il primo bacio
E mica lo sapevate che quel bacio
l’avreste portato per sempre con voi…

Volto lentamente il 2 di fiori. Il bacio sembra essere apparso in quel momento al centro
della carta. Ringrazio i due “innamorati” e gli regalo la carta col bacio in ricordo della
serata.

E ANCORA...
L'effetto si può fare anche con i tarocchi; si perde il passaggio del dorso che diventa rosso
(a meno che non abbiate o vi fabbrichiate un tarocco col dorso rosso: una soluzione può
essere semplicemente tingere con un grosso pennarello rosso il dorso intero della carta)
ma la natura simbolica dei tarocchi ne rafforza l'impatto emozionale, e si possono pensare
aggiunte e controfinali che so, con l'arcano maggiore degli Amanti. Se avete preso il set
Storytelling completo, trovate il tarocco da utilizzare già pronto.
(Nel mio mazzo di tarocchi truccato trovate – a seconda delle versioni - il duplicato o del
10 cups o dell'8 pentacles col bacio impresso sulla faccia e una grande X rossa sul dorso)
3 - TENTAZIONI

L'EFFETTO
Una delle possibilità che offre la magia storyteller è quella di resuscitare vecchi effetti più o
meno dimenticati. Uno di numeri del mio repertorio che il pubblico mostra di gradire in
modo particolare nasce dalla fusione di un vecchio pocket trick con una storia fra le più
classiche: lo zingaro e la scimmietta, e la partita col diavolo. Eseguivo già il vecchio pocket
trick 30 anni fa, un effetto tecnicamente semplice, che però, visto il gradimento del
pubblico, ho sempre pensato avesse grandi potenzialità. Così è nato “Tentazioni”.

OCCORRENTE
Tre tarocchi molto diversi fra loro. Io utilizzo il Mago, il Diavolo e il tre di spade (che
raffigura un grande cuore).
Un sacchetto di pelle
Sei grosse monete.

PREPARAZIONE
Da sopra, carte a dorso in alto: Diavolo, 3 di spade, Mago

LA STORIA
Una volta a Durban, in Sudafrica, in un pub dalle parti del vecchio Mercato indiano
mi hanno raccontato la strana storia di un giocatore di carte che non perdeva mai, e
della sua ultima sfida. Per lui le carte non avevano segreti. Un giorno nel pub entrò
un ometto insignificante e dopo averlo osservato a lungo giocare e vincere si fece
largo fra la folla e lanciò la sua sfida. Io sono molto ricco, disse, e sono disposto a
giocarmi gran parte della mia fortuna per batterti al gioco delle 3 carte. Giocheremo
con le mie carte: eccole, due cuori e il Mago. Il Mago vince, i cuori perdono.

Estraggo i tre tarocchi. Mostro le tre carte (un cuore, un altro cuore, il Mago) in questo
modo: doppia presa e giro le prime due carte come una sopra il mazzetto, mostrando un
cuore; riporto la doppia di dorso e sposto la prima carta sotto; mostro un secondo cuore
(presa semplice) poi giro la singola carta a dorso in alto sul mazzetto, e la porto sotto la
prima. Giro a faccia in alto l’ultima carta, mostro il Mago e la metto a dorso in alto sotto alle
altre due. Conto le tre carte invertendone l’ordine.
Cuore perde, cuore perde, Mago vince. Tu devi indovinare dov’è il Mago. Poi mise
sul tavolo diecimila sterline, una cifra stratosferica per i tempi. “Tu quanti soldi hai?
6 penny? Ok, faremo 6 partite, un penny a partita. A te basterà vincerne anche solo
una per prenderti le diecimila sterline d’oro. In più ti potrai ritirare in qualsiasi
momento. Io invece dovrò vincerle tutte e sei. Però se vincerò diventerò il tuo
impresario, ti pagherò bene ma dovrai giocare solo per me”. Il giocatore sorrise. Ok,
che la partita abbia inizio.

Parte una musica suggestiva di sottofondo.


Per la prima partita - disse lo sfidante – faccio solo uno spostamento, porto il Mago,
che è in alto, sotto al mazzetto. Dov'è ora il Mago? “Questo è un pazzo” pensò il
giocatore. Prese una moneta dal sacchetto e puntò. “In basso”.

Mostro il Mago, prima carta, lo riappoggio sul mazzetto. Doppia presa e passo sotto due
carte come una. Poi prendo una prima moneta dal sacchetto e la lancio rumorosamente
sul tavolo, è la mia puntata.
“Sbagliato” disse lo sfidante. Il giocatore era stupito. “Giochiamo ancora, io non
tocco più le carte. Dov’è il Mago?”. Seconda moneta. “In alto”.
Prendo la seconda moneta e faccio la mia puntata, come prima. Eseguo il Tenax move
come segue: tenendo le tre carte a dorso in alto squadro nella mano sinistra, pollice
disteso lungo il lato lungo sinistro, indice sull’angolo esterno destro, altre dita sul lato lungo
destro, pongo la mano destra sul mazzetto, col pollice sul lato corto interno, medio e
anulare sul lato opposto, indice ripiegato sul dorso in prossimità del lato corto esterno: con
l’indice destro tiro verso di me la carta superiore di 2 cm, nello stesso tempo metto il medio
destro sul dorso della carta seguente (lato corto esterno). Senza soste, con il medio destro
(posto sul dorso della seconda carta) spingo questa seconda carta verso l’esterno di circa
2 cm, in modo da far allineare la prima e la terza carta. Senza fermarmi, metto la mano
destra, a dorso in alto, sul lato corto interno della prima e ultima carta del mazzetto, con il
pollice sotto, in prossimità dell’angolo interno sinistro; indice e medio sopra in prossimità
dell’angolo interno sinistro. In un’azione continuata afferro queste due carte ben appaiate
in modo da sembrare una sola carta e le tiro verso di me capovolgendole come una a
faccia in alto e ponendole sopra la carta che rimane nella sinistra, squadrandole;
mostrando così una carta con il cuore, poi riporta le prime due carte come una (doppia
presa) a dorso in alto sul mazzetto. E' molto più facile a farsi che a descriversi.
Sbagliato. Prova ancora. “Al centro” disse il giocatore mettendo la sua puntata. Ma
non sorrideva più.
Prendo la terza moneta e faccio la mia puntata. Poi apro a ventaglio le tre carte nella
sinistra, senza invertirle d’ordine, estraggo, portandola in vista, la carta centrale: è di
nuovo un cuore.
“Non è così, spiacente”. “Basta, mi fermo qui, le tue carte sono truccate”. “Non
sono truccate, te le farò controllare. Del resto il Mago è sempre stato qui.

Mostro la faccia della carta in basso. E' il Mago.


“Eccolo, vedi? Allora perché non provi ad indovinare dove non è? Hai il doppio
delle probabilità. Se, come hai visto, è in basso, dove non è?”. “Non è sopra” disse
il giocatore con un filo di voce, lanciando la quarta moneta.

Prendo la quarta moneta e faccio la mia puntata. Eseguo di nuovo il Tenax move. Mostro
la prima carta: il Mago.
“Macchè…”. “”Basta, sei il più forte, mi ritiro”. “Aspetta, hai ancora due monete,
casomai ti puoi sempre ritirare dopo. Guarda, non tocco niente. Se è sopra ed è
anche sotto, dove non è? E' facile no?”. “Non è al centro?” disse il giocatore
dandogli la quinta moneta. Ma non ci credeva neanche lui.

Mostro la carta al centro: il Mago.


“No, non sei stato attento...”. “Non è possibile: sono carte truccate, usi più di tre
carte”. No, sono proprio una, due e tre carte.

Senza mostrarle, conto le carte sul tavolo, invertendone l'ordine.


“Ok, disse il giocatore, mi arrendo, hai detto che posso abbandonare quando
voglio...”. “Aspetta, non te ne andare. Per l’ultima partita ti offro condizioni
impossibili. Guarda, questo è un cuore, e questo il Mago. Non puoi sbagliare. Dai,
sennò che giocatore sei. Dimmi qual è la terza carta, e hai vinto.

Volto di faccia la prima carta: un cuore. La seconda: il Mago. Lascio coperta solo la terza.
Prendo in mano la sesta moneta e ci giochetto un po' come se fossi indeciso e stessi per
giocarla. Poi lentamente me la metto in tasca.
Il giocatore prese la moneta e… “Ho capito chi sei” disse, poi si fece largo fra gli
spettatori e uscì dal pub. Si allontano in silenzio sul lungomare mentre il sole
tramontava. Nessuno lo vide più. Quando si voltarono, era sparito anche l’ometto.
Volto lentamente l'ultima carta: il diavolo.
Ma se passate da Durban andate al Devil’s Pub e guardate la vecchia carta
incorniciata sulla parete dietro al bancone. Il diavolo, l’insegna del Devil's pub.

E ANCORA...
Dopo aver eseguito per molto tempo “Tentazioni” solo in close up, ne ho fatto una
versione con tarocchi giganti, che eseguo in scena/parlour. Se c'è l'atmosfera giusta, il
numero regge benissimo il palcoscenico. Al termine lancio le tre carte giganti in platea,
mostrando così senza dirlo che sono carte normali.
(Nel mio mazzo di tarocchi truccato trovate il set dei tre tarocchi necessari).
4 - IL RAGGIO VERDE

L'EFFETTO
Questo numero è il frutto di alcune mie variazioni sul classico Arcana del Maestro
Christian Chelman, un effetto a dir poco splendido. Anche qui ho cercato di curare i
dettagli, di dare una motivazione ad ogni singola mossa per rendere tutto assolutamente
plausibile e sgomberare il campo da sospetti. Una delle variazioni è servita ad
“italianizzare” il gioco, grazie a un codice ben comprensibile e facile da ricordare. Al
termine del numero, sarà la reazione dello spettatore a dirvi se tutto è andato alla
perfezione. La reazione di una persona che ha provato una sensazione forte e anche un
po' inquietante: quella che in qualche modo siate riuscito a penetrare nella sua mente.

OCCORRENTE
20 dei 22 arcani maggiori (tarocchi Rider Waite) esclusi Mago (magician) e Diavolo (devil).
un pacchetto di fiammiferi (possibilmente di aspetto vecchio, tipo anni trenta)
una piccola piramide o un monile a base quadrata e/o una bussola

PREPARAZIONE
Dividi i 20 tarocchi in 5 categorie di 4 carte ognuna a seconda di ciò che raffigurano i
disegni: corpi astrali (stelle), personaggi maschili (uomini), personaggi femminili (donne),
personaggi alati (ali), simboli funesti (negative). Questa nel dettaglio la suddivisione:
Stelle: mondo (world), sole (sun), stelle (star), luna (moon)
Uomini: imperatore (emperor), papa (hierophant), carro (chariot), eremita (hermit)
Donne: imperatrice (empress), papessa (high priestess), forza (strenght), giustizia (justice)
Ali: temperanza (temperance), amanti (lovers), ruota fortuna (wheel), giudizio (judgement)
Negative: morte (death), torre (tower), pazzo (fool), impiccato (hanged man)
Identifica mentalmente le categorie con l’acronimo SUDAN (dalle le iniziali delle 5
categorie: Stelle, Uomini, Donne, Ali, Negative). Componi il mazzetto dall'alto in basso
seguendo quest’ordine (Stelle in cima, Uomini, Donne, Ali, Negative in fondo). Segna la
prima carta sul dorso. Piramide e bussola vanno in un contenitore dall'aspetto antico. I
fiammiferi in tasca.

LA STORIA
Una volta a Palenque in Messico assistendo mentre il sole stava per tramontare a
una cerimonia ispirata agli antichi riti Maya mi è tornata in mente la leggenda del
raggio verde: chi riesce a vedere in certi rarissimi tramonti la vampata verde
smeraldoche si accende quando l’ultimo raggio di sole sparisce all'orizzonte, sarà
in grado di leggere dentro sé e scoprire i suoi desideri più riposti. Al raggio verde è
dedicato un bel film di Rohmer, un libro di Giulio Verne e chissà quanti altre storie e
racconti.

Parte una musica suggestiva in sottofondo. Prendo i tarocchi e inizio a mescolarli con un
falso miscuglio di Charlier. Tutto deve essere fatto non come un gioco di prestigio, ma
come un rituale: i tarocchi non sono semplici carte da gioco. Seguo la carta segnata e al
termine del falso miscuglio la riporto in cima al mazzetto. Distribuisco le carte sul tavolo da
sinistra a destra in 5 mazzetti di 4 carte ognuna, nell’ordine SUDAN: il primo mazzetto a
sinistra è quello degli astri, l'ultimo a destra quello delle carte negative. Quest'ordine è
l'unica informazione che ho, ma come vedremo riuscirò a sfruttarla al massimo. Faccio
scegliere un mazzetto (diciamo per es. che lo spettatore sceglie quello al centro, che
contiene 4 carte che raffigurano personaggi femminili).
Tenteremo di riprodurre questa sensazione usando i tarocchi, o meglio gli arcani
maggiori dei tarocchi. Desidero che tu metta la tua mano sinistra su uno di questi
mazzetti. Prendilo, mescolalo e richiudilo. Ora prendi il mazzetto e guarda, solo tu,
la carta che è casualmente finita in fondo. In questo modo nessuno ne può vedere
neanche il dorso. Ricordala bene, stampatela in mente, anzi cerca di memorizzare il
maggior numero di dettagli del disegno. Mescola ancora il mazzetto, poggialo su
uno degli altri, ricomponi il mazzo come vuoi, quando hai fatto alza con la sinistra.

(Diciamo che la carta vista dallo spettatore, che io non conosco, è l'imperatrice: io so solo
che è una delle 4 figure femminili). Estraggo da una scatola una piccola piramide Maya
dall'apparenza molto antica e una bussola, che appoggio a una ventina di centimetri dalla
piramide. Individuo il Nord e oriento i lati della piramide sui 4 punti cardinali. Distribuisco i
tarocchi uno dopo l'altro, cominciando da Est, in senso orario, in 4 mazzetti sui lati della
piramide. Ogni mazzetto sarà composto di 5 carte, ognuna di una categoria diversa. Vale
a dire che in ogni mazzetto ci sarà solo una carta con la figura femminile.
Utilizzerò i punti cardinali come riferimenti, e questa bussola ci guiderà. Ho qui poi
un vero reperto archeologico, una piccola piramide Maya. Ecco, questo è il Nord.
Distribuisco i tarocchi intorno alla piramide in senso orario partendo da oriente.
Ricorda, uno di questi tarocchi è nella tua mente e solo nella tua mente. Qui
abbiamo il nostro piccolo sole, un fiammifero con la sua scatola. Adesso libera la
mente e dimmi un punto cardinale. Io ti mostrerò, senza guardarle, le carte di quel
punto cardinale. Se vedi il tuo tarocco fra quelli che ti mostro, accendi il fiammifero,
concentrati sulla fiamma e lascialo consumare. Nel momento preciso in cui si
spegne, l'ultimo sbuffo di fumo sarà il tuo raggio verde. In quel momento preciso
tenta di trasmettermi mentalmente l'immagine del tuo tarocco. Non dire una parola.

Mostro le carte del punto cardinale scelto dallo spettatore, diciamo l'Est... niente. Quelle
del Sud... niente. Diciamo per es. che l'Imperatrice è nel mazzetto delle carte dell'Ovest.
La parte geniale dell'effetto (grazie a Chelman e a quelli cui si è ispirato per realizzare
Arcana) è che io inizio a descrivere con più particolari possibili la categoria (immagini
femminili) della carta, ma gli spettatori penseranno che io descriva la carta specifica
(imperatrice) che in realtà non conosco. Solo dopo una sommaria descrizione (riesco a
percepire una figura, non è un tarocco astratto... una figura femminile. Si', è una donna....
una donna forte, potente, ha in capo una sorta di corona... sì tu stai pensando...) e senza
soluzione di continuità, abbasso le carte guardando l’unico tarocco femminile nel mazzetto
di cinque, mentre contemporaneamente concludo la frase “...tu stai pensando
esattamente... all’imperatrice!!!”.
Bene, ci siamo: osserva la fiamma, ecco, sta per spegnersi... Ora!. Si, riesco a
percepire una figura, non è un tarocco astratto... una figura femminile. Si', è una
donna.... una donna forte, potente, ha in capo una sorta di corona... sì tu stai
pensando... tu stai pensando esattamente... all’Imperatrice!”.

E ANCORA...
Ovviamente se lo spettatore non vede il suo tarocco al primo tentativo, si va avanti finché
non lo vede, ma è bene non specificarlo prima della scelta: nel caso, appena ti rendi conto
che non vede la sua carta, digli “Ok, non è a Est, vediamo a Sud...” e così via. Perché c'è
una possibilità su 4 che lo spettatore accenda subito il suo fiammifero. E se questo
accade l'effetto viene ancora rafforzato, sembra che il suo intuito l'abbia guidato
misteriosamente verso il punto cardinale giusto: perché non sfruttare questa opportunità?
(Nel mio mazzo di tarocchi truccato trovate i 20 tarocchi necessari ordinati nel setup di
partenza)
5 - EYES WIDE SHUT

L'EFFETTO
Questo numero è la mia versione di “A game of live e death” di David Parr, ma con idee e
suggestioni tratte da “L’immortale” di Christian Chelman. Testo e presentazione
ovviamente sono mie, e il risultato è la dimostrazione che anche il più semplice degli effetti
se elaborato nel modo giusto può diventare un numero in grado di regalare emozioni. E
anche un’ipotesi di lavoro che vi propongo: con una semplice forzatura, (carte o tarocchi)
creare una storia dove il vostro spettatore si salverà per un soffio dalla sorte maligna, che
lo avrebbe colpito se avesse scelto la carta precedente, o la successiva, o una carta
gemella. E' ciò che accade in “Eyes wide shut”, dal titolo del bel film di Kubrick, dove il
protagonista è salvato dalla morte (tarocco della morte), da una donna (arcano minore
della donna). Il finale è affidato a una poesiola molto dark scritta su pergamena (e sul filo
dell'ironia) con la quale la nera signora rimanda a data da destinarsi il suo appuntamento.
Come sottolineiamo più avanti nel capitolo dedicato al tabù della morte, in questo tipo di
effetti per coinvolgere lo spettatore in maniera soft è importante utilizzare una sorta di
misdirection psicologica: in pratica si tratta di iniziare raccontando una storia con un
protagonista generico, pur rivolgendosi ad uno spettatore, per poi coinvolgerlo sempre di
più, personalizzando man mano la vicenda, fino a far riferimento direttamente a lui, per le
scelte, rendendolo protagonista.

OCCORRENTE
Un mazzo di tarocchi
Un tarocco a doppio dorso

PREPARAZIONE
Setup del mazzo: dall'alto la carta doppio dorso, 2 carte qualsiasi di faccia, Morte (Death)
di faccia, Dama denari (Queen of pentacles) di faccia, il resto del mazzo di dorso.
I tarocchi sono dentro un sacchetto di stoffa.
Nel sacchetto c'è anche una pergamena arrotolata, che sarà mostrata solo nel finale.

IL NUMERO
Una volta a Vienna, sulle tracce di un libro che ho molto amato “Doppio sogno” di
Schnitzler da cui Kubrick ha tratto il film “Eyes wide shut”, ho rivissuto una storia
inquietante e misteriosa. Ricordate? Una festa in maschera proibita, una scelta fatta
senza pensare troppo, quasi per gioco, le conseguenze terribili: scoperto e
condannato a morte, il protagonista viene salvato da una dama misteriosa che si
offre al suo posto, e si sacrifica.

Estraggo con cura il mazzo di tarocchi dal sacchetto, ne mostro le facce, lo appoggio sul
tavolo. Parte una musica coinvolgente: io uso proprio il valzer di Shostakovic del film di
Kubrick.
Per raccontarvi mia storia, userò i tarocchi, un universo in miniatura con le sue
leggi, le sue dinamiche: simboli antichi, mistici, inquietanti. Mescolando le carte si
intrecciano immagini e valori in modo apparentemente casuale. Mi vuole aiutare?
Grazie. Alzi il mazzo. Fatto? No, non importa completare l'alzata, basta così. Ecco,
quello che lei ha appena compiuto è un gesto semplice, innocuo, privo di
conseguenze. Ma come diceva Galileo, non puoi cogliere un fiore senza turbare una
stella. In realtà alzando - hai creato un nuovo ordine.

Prendo la metà mazzo superiore, la volto di faccia e l'appoggio sulla metà mazzo inferiore,
che rimane di dorso. Squadro il mazzo.
Se ora volto di faccia le carte che hai alzato e le appoggio sul resto del mazzo,
segno in modo inequivocabile un punto preciso, un confine che tu hai fissato
alzando in quel punto e non in un altro. Non ci si può sbagliare: i giochi sono fatti,
indietro non si torna. Dove le facce incontrano i dorsi c’è una carta. Diciamo che
quella è la carta del tuo destino. Ora per un attimo prova a immaginare che questo
non sia solo un gioco, che davvero la tua sorte dipenda da una sola carta questa, la
carta del tuo destino. E se fosse la morte… Ora, lentamente, voltala. Non senti un
brivido?

Scorro lentamente le carte fino a trovare la prima carta di dorso, poi proseguo sempre
lento e con chiarezza, per mostrare che non ci sono altre carte di faccia. Prendo la prima
carta di dorso. Con grande lentezza (conto mentalmente fino a 10) la volto.
E’ una donna… la dama di denari, sei salvo. Già, che strano, una dama. Proprio
come nel libro e nel film. Solo un caso? Fortuna? Chi può dirlo...

Prendo il sacchetto ed estraggo la pergamena. Poi mentre leggo ciò che c'è scritto prendo
la carta immediatamente successiva alla dama di denari.
Ah, dimenticavo. C’è posta per te. Un messaggio… “Fra me e te la dama di denari si
è messa in mezzo, quindi ti ha salvato. Arrivederci, dunque, siamo pari, a me la
dama, a te cent’anni ancora… Ma se girerai la prima carta, ora, saprai quanto sei
stato fortunato”.

Volto la carta di faccia: è la Morte.

E ANCORA...
Un’ultima notazione sulla scelta dello spettatore: meglio un muscoloso culturista che
un’indifesa fanciulla. Uno dei pregi del numero è poi che siete voi a decidere quanto
calcare la mano. Valutando le reazioni dello spettatore potrete scegliere una
presentazione molto soft che faccia giusto un cenno all'estrema dipartita, o affondare il
colpo, se e quando l'ambiente lo consente, fino a ipotizzare che sì, ok, è tutto un gioco,
ma chi te lo dice che appena girata la carta... un piccolo infarto, e via. Insomma, con
questo effetto ci si può anche divertire molto, sia noi che il pubblico (lo spettatore scelto un
po' meno). Sperando di non sollevato eccessive diffidenze iettatorie; ma anche quelle, un
buon storyteller, deve metterle in conto.
(Nel mio mazzo di tarocchi truccato trovate il tarocco doppio dorso).
6 - FREEDOM

L'EFFETTO
Questo numero nasce in Senegal da un incontro con una Griot e da una favola popolare
che parla di libertà e di schiavitù. Credo sia uno dei numeri dove l'equilibrio fra storia ed
effetti magici raggiunge i migliori livelli; rappresenta quindi uno dei migliori esempi di cosa
intendo io per Magia Storytelling.

OCCORRENTE
un mazzo di carte
un foglio di carta lampo
un pennarello
una carta bianca su cui disegnare un gabbiano stlizzato
un accendisigari
4 monete
una candela
un oggetto simbolico. Io uso una cavigliera portata un tempo dagli schiavi.

PREPARAZIONE
Set up delle carte: dall’alto a carte coperte carta bianca col gabbiano, re di picche, i 4 assi,
il resto del mazzo. Tutti gli altri oggetti sono in una valigetta dall'aspetto antico.

LA STORIA
Una volta a Kebemer in Senegal ho incontrato una Griot. Il Griot è una figura molto
importante nella cultura senegalese: è un sapiente, un giudice, il depositario della
memoria storica del villaggio, il saggio che prende le decisioni comuni più
importanti. C'è una definizione che però secondo me è la più efficace: il Griot è
l'uomo che prende le cose brutte e le fa diventare belle. A Kebemer ho avuto la
fortuna di essere ricevuto da un'anziana Griot. Abbiamo parlato a lungo, di molte
cose: del ruolo dei Griot, di emigrazione, di libertà, di schiavitù e sì, anche di magia.
Al termine del nostro incontro mi ha salutato facendomi due regali. Questa che
vedete: indovinate cos'è? E' un oggetto che ha visto molto dolore, una vera catena
portata alla caviglia tanti anni fa, presumibilmente da una schiava, prima di
imbarcarsi dall'isola di Gore, davanti a Dakar, verso l'America. Il secondo regalo è
una favola, da raccontare in serate come questa.
Parte una musica di atmosfera in sottofondo. Depongo con cura la catena-cavigliera al
centro del tavolo. Accendo un lumino/candela vicino. Prendo un mazzo di carte. Faccio
tutto molto lentamente. Dopo una serie di false alzate, con una doppia presa, mostro il re
di picche. Riporto la doppia presa a faccia in basso, prendo solo la prima carta (quella
bianca col gabbiano disegnato), la deposito sul tavolo, vicino ella cavigliera.
C’era una volta… un re, che viveva nel villaggio al centro del suo regno. Un giorno
al re venne fatta una predizione: quando i 4 Griot che vivono nei 4 villaggi più
lontani si riuniranno, il tuo regno svanirà nel nulla.

Fai apparire 4 monete col metodo che preferisci (io le produco dal Nelson Down, ma si
può anche, per semplificare, prenderle direttamente dalla valigetta) e le metto ai 4 angoli,
in posizione per il matrix.
Il re allora convocò subito i 4 comandanti guardie e li spedì nei 4 villaggi a
imprigionare i Griot. Seguirono anni oscuri, perché senza i Griot scomparvero arti e
culture, finché si perse il senso di parole come suonare, ballare, dipingere, scrivere.

Prendo il mazzo, con un doppio taglio porto il re all’ultimo posto, produco i 4 assi ((io uso il
taglio agli assi di Lamberto Desideri, vedi Trattato di tecnica cartomagica, ma puoi usare la
produzione di assi che preferisci). Con i 4 assi copro le monete preparando il matrix (io
utilizzo quello di Mike Rubinstein che si trova sul suo “Coin technique”, ma va bene
qualunque matrix).
Finché un giorno su una spiaggia un bambino vide un gabbiano in volo, simbolo di
libertà, e con mano incerta, tracciò un segno sulla sabbia. Da allora niente fu più
come prima. Successe ciò che sembrava impossibile potesse succedere.

Prendo un foglietto di carta lampo, ci disegno sopra un gabbiano stilizzato, tocco col foglio
il fuoco della candela, il foglio sparisce in una fiammata. Subito eseguo, sempre molto
lentamente, il matrix. Le 4 monete si riuniscono.
I 4 Griot si riunirono, superarono ostacoli, attraversarono porte e pareti finché
arrivarono nel palazzo del re,

Prendo le 4 monete, con un tourniquet eseguo il passaggio attraverso il tavolo (porto la


mano che il pubblico pensa contenere le monete sopra al tavolo, l’altra sotto) in un punto
vicino a quello dov'è la carta che dovrebbe essere il re. Metto le monete sul tavolo ai 4
angoli della carta, la volto lentamente e mostro la carta col gabbiano.
Ma all'interno del re non c'era traccia. Tutto quello che trovarono fu uno strano
disegno che sembrava tracciato dalla mano di un bambino.

E ANCORA...
L'effetto si può fare anche con i tarocchi, anzi, in certe situazioni risulta più efficace. In
questo caso, in mancanza di un tarocco bianco su cui disegnare il gabbiano, si può
prendere una carta adatta che rappresenterà il re, trovare un duplicato, cancellare con un
grosso pennarello nero il re dal duplicato e disegnarci sopra, ben visibile, un gabbiano
rosso. Se avete preso il set Storytelling completo, troverete il tarocco da utilizzare già
pronto.
(Nel mio mazzo di tarocchi truccato trovate il duplicato - a seconda delle versioni - o del
King of cups o del King of spades, con la figura del re cancellata e il segno del gabbiano in
rosso)
CAPITOLO 2 – LO STORYTELLING

1 - IL SOTTOTESTO

La magia esiste, e su questo penso che ci siamo capiti; quello che manca oggi spesso è il
mago. Per ragioni che ben conosce chi studia la storia dell’arte magica, nell’ultimo secolo
tv, cinema, computer, effetti speciali e showbusiness hanno relegato la figura del mago
nella migliore delle ipotesi al ruolo di bravo showman, “il trucco c’è ma non si vede”. La
globalizzazione poi ha completato l’opera, e oggi spesso si vede, o si può conoscere,
anche il trucco.

Per questo chi ama la magia deve fare la sua parte per richiedere l’attenzione, la dignità, il
rispetto che l’antica arte merita. E l'immagine del mago, come già più volte è avvenuto
nella storia, va rivista, aggiornata, adeguata ai tempi. Come? Non si tratta più, come
all’epoca di Pinetti o di Robert-Houdin, di creare uno stile o un personaggio innovativi e di
successo. Nel villaggio globale esistono diverse strade tutte valide e ognuno deve seguire
la sua. La mia risposta si chiama magia storyteller, ma nel caleidoscopio della
comunicazione c’è spazio per tanti diversi modi di essere mago, e ognuno deve creare il
suo.

Ognuno deve costruirsi degli anni un sottotesto, un “non detto” da comunicare al pubblico.
Il mio, più o meno, è questo: il mago è in possesso di conoscenze che gli altri non hanno,
ha avuto la possibilità di fare esperienze e di vedere cose insolite, ha conosciuto
personaggi straordinari, ha vissuto o è venuto a conoscenza di storie meravigliose. E
proprio grazie a queste esperienze ha sviluppato una sorta di sesto senso, una sensibilità
particolare che gli consente di realizzare performance straordinarie. In particolari
circostanze accetta di raccontare o dividere con gli spettatori prescelti alcune delle sue
conoscenze. E lo fa raccontando storie e offrendo la possibilità di assistere ad eventi
stupefacenti.

Attraverso le storie raccontate e le situazioni “ai confini della realtà” realizzate, si propone
di far vivere agli spettatori prescelti il brivido dell'esperienza magica. E mostrando che i 5
sensi non bastano a spiegare tutto, che “ci sono più cose in cielo e in terra di quante ne
possa immaginare la tua filosofia”, può far nascere delle domande. Ma non ha le risposte,
quelle ognuno deve cercarle dentro di se.

2 - I CONFINI CON BIZARRE E WEIRD

La magia intesa così non è lontanissima da quella teorizzata dai padri della bizarre and
weird magick. Ma neanche troppo vicina. Storicamente giochi legati all’occulto,
accompagnati da storie arcane, con elementi horror, ma anche splatter e pulp, sono
sempre esistiti. Anche se un tempo richiamava molta più folla una bella decapitazione vera
piuttosto che una testa mozzata e poi risanata.

Si deve allo scozzese Charles Cameron e, dall’altra parte dell’oceano, a Tony Andruzzi e
pochi altri l’aver ratificato in qualche modo la nascita di una nuova (si fa per dire) disciplina
magica. Oggi, a distanza di pochi anni, per molti il fenomeno bizarre magick è già finito,
anzi, per chi giudica i “mage” un gruppo di imbecilli in tunica che compiono rituali fra
pentacoli e simboli demoniaci, non è mai iniziato. Preso nei suoi aspetti più deleteri,
questo può avere un fondo di verità, ma è anche solo la punta dell'iceberg.

Il fenomeno è molto più profondo, e credo che possa avere aspetti di grande interesse
anche in chiave futura per lo sviluppo dell’arte magica. Anche perché a ben vedere, come
secondo me diceva giustamente Eugene Burger, tutta la magia è bizarre and weird,
almeno per come la vede il pubblico. Attenzione, non sto dicendo che bizarre, weird e
storytelling siano sinonimi di buona magia. Che le cose non stiano così ce lo dice la nostra
stella polare, che è ancora una volta il momento magico, l’Istante di pura magia.

Un buon numero magico come detto, è frutto di un mix ad alto livello che richiede un duro
lavoro: tecnica (manuale-misdirection-psicologia), comunicazione (personaggio-teatralità-
testi-storie), regia (musiche-luci-tecnologie-scenografie-attrezzi). Ci sono personaggi che
raccontano storie senza dire una parola: per fare un esempio, grandi performer che hanno
in comune la capacità di creare l’Istante magico sono René Lavand, che puntava
moltissimo sul personaggio e sulle storie, ma anche Armando Lucero o Vito Lupo che
invece privilegiano tecnica o comunicazione.
Il denominatore comune è che i vari parametri sono eseguiti a livello elevatissimo: gli
ingredienti sono gli stessi, la miscela è diversa. Il risultato per tutti loro è lo stesso: pura
magia. E Lavand, Lucero, Lupo sono molto più maghi che prestigiatori. Ognuno alla sua
maniera, c'è spazio per tutti.

3 - IL LUOGO DEPUTATO

Qualcuno sostiene che dal punto di vista dello showbusiness la magia storyteller sia molto
limitata: insomma, per quanto possa essere affascinante, non ci si campa. Una risposta
affermativa cancellerebbe la disciplina dalle performing art, ma poco toglierebbe alla sua
essenza. Ma non credo sia così.

Anche se in effetti la difficoltà che caratterizza tutta l’arte magica di non avere oggi un
luogo deputato (una “magicheria”, per dirla con l'amico PG Varola: il circo si fa al circo, il
teatro a teatro, il cinema al cinema, la magia… alla sagra del pomodoro…) nella Storyteller
magic si moltilpica. Certo non è facile eseguire un numero per il quale la giusta atmosfera
è uno dei requisiti essenziali, in un palasport, a una sagra, in discoteca, a una convention
aziendale o al tavolino del bar sport. O anche solo in pieno giorno.

Tutte fasce di mercato che rischiano di saltare. In effetti la magia storyteller non è
proponibile in qualunque situazione. O almeno non con la stessa efficacia. Più di altre
discipline magiche richiede uno spazio studiato ad hoc. Ma quanti sono i prestigiatori
professionisti che portano a casa un (bello) stipendio esclusivamente col cachet del
proprio numero? Nel mondo reale sono davvero pochi, e non c'è niente di male, il mercato
è difficile per tutti. Così a far da supporto arrivano le conferenze, i workshop, la vendita dei
giochi, i libri, le consulenze e tante altre attività collaterali che contribuiscono a far
quadrare il bilancio. Lo stesso vale per lo storyteller.

Del resto personaggi come Gustavo Rol, che io considero uno dei più grandi “colleghi”
storyteller, ci hanno insegnato che la propria casa può diventare il palcoscenico migliore:
ok, lui non prendeva una lira, ma vuoi mettere la fama mondiale...

E poi i possibili luoghi dove esibirsi non sono cosi pochi come sembra: castelli, ville,
antichi palazzi, angoli di borghi medievali, musei, insomma tutti gli ambienti che
consentono un’ambientazione adeguata. O i tanti piccoli locali che offrono la giusta
atmosfera. Senza contare che in qualunque manifestazione il luogo deputato si può
inventare, ricavando uno spazio (come insegna il bravissimo Francesco Busani con la sua
“Magia a tu per tu”) magari all’interno di una tenda, in una stanza o in un angolo appartato.
Insomma, come al solito, difficile ma non impossibile, basta saper mirare all'obiettivo
giusto.

4 - GLI ATTREZZI

Più di ogni altra branca della magia, la storyteller magic richiede un’attenzione particolare
agli attrezzi che si usano. Banditi per ovvi motivi gli oggetti pieni di lustrini e paillettes di cui
abbiamo pieni gli armadi, ecco nascere la necessità di costruire o riciclare un po’ tutto
l’armamentario. Il racconto di storie misteriose, spesso legate a fatti avvenuti secoli fa,
richiede oggetti adeguati, antichi o anticati, preziosi o che sembrino tali. Oggetti da trattare
con cura, da estrarre da contenitori di aspetto altrettanto antico e nobile, da mostrare con
cautela, con l’attenzione che si conviene a pezzi unici, straordinari.

Se si ha la fortuna di essere milionari, si possono reperire in giro per il mondo manufatti


autentici, vecchi di secoli, mazzi di carte antichi, armi e strumenti vari dei tempi passati,
libri e pietre preziose e tutto quanto compone il museo dell’incredibile che rende vere e
credibili le nostre storie. Per noi comuni mortali esistono comunque soluzioni alternative.
Molti oggetti si possono anticare, con le tecniche adeguate. Ci sono artigiani del settore e
non che producono oggetti che è difficile distinguere dagli originali. I mercatini del
modernariato sono poi una vera e propria cava di idee.

Ancora di più, anche perché spesso più economici, consiglio di frequentare le varie
“piazza affari” nate un po’ in tutte le città, dove sono in mostra migliaia di oggetti usati
(spesso anche strani) in conto vendita. Certo, il rischio è quello di trasformare la propria
casa nel magazzino di un rigattiere, ma una scelta oculata, basta sulle esigenze della
routine che abbiamo in mente di costruire, può salvarci da questo pericolo.
5 - LE STORIE: IL PRETESTO E LA MOTIVAZIONE

Per dirla con Alessandro Baricco, “Non sei fregato veramente finche' hai da parte una
buona storia, e qualcuno a cui raccontarla”. Se poi la storia accompagna un buon effetto
magico, ci sono buone probabilità di riuscire a creare un istante di pura magia.

Dietro ogni grande effetto, per lo storyteller, ci deve essere una grande storia, un mito, una
leggenda, un archetipo. Attenzione però: questo non significa che un buon numero
bizarre-storyteller debba sempre essere accompagnato da una storia raccontata. E’
importante invece che gli archetipi, i simbolismi che costruiscono il retroterra dell’effetto
rimandino a temi capaci di evocare atmosfere e suggestioni misteriose, inquietanti.

Il pericolo se non si capisce questo è uno dei più insidiosi: si rischia di mettere insieme
tante storielline più o meno suggestive e “coreografarle” con l’ultimo gioco di carte o di
monete. O peggio ancora prendere un qualsiasi gioco e appiccicarci la storiellina. Il
risultato, garantito, è in tutti e due i casi il contrario esatto di un buon numero storyteller.

6 - L’EQUILIBRIO FRA STORIA ED EFFETTO

Meglio ideare un numero intorno a una storia o adeguare una storia a un numero?
Personalmente credo che avere una bella storia, magica, misteriosa, poetica, suggestiva
sia meglio che avere un bell’effetto da “rivestire” con una qualunque storia. Il percorso è
più genuino, la fantasia e la creatività sono più libere. E il risultato di solito è migliore, il
numero ha più spessore e quindi più credibilità.

Ogni regola ha però le sue eccezioni, e talvolta può capitare di avere attrezzi ai quali serve
solo una motivazione, un pretesto per diventare protagonisti di storie che funzionano. Ciò
che sosteneva il grande Alfred Hitchcock per il cinema, vale anche per la magia: il pretesto
basta che sia tale, non c’è bisogno che sia particolarmente complesso ed elaborato, basta
un minimo di credibilità e di logica perché funzioni.

Uno dei problemi è quello di trovare il giusto equilibrio fra la storia e l’effetto magico. Un
bel gioco di prestigio, efficace e tecnicamente curato non basta a fare un numero
storyteller. Tantomeno una grande storia al servizio di un effetto banale o mal eseguito. In
più bisogna evitare che i due elementi risultino artificiosamente appiccicati l’uno all’altro,
assemblati tanto per accompagnare un gioco con una storiella. In questo caso il risultato
sarà a dir poco imbarazzante. In realtà non è facile capire come e perché si verifichino
certe alchimie. Un po’ è questione di esperienza, ma serve anche una sorta di orecchio,
come per la musica. O se preferite, come per i grandi chef, serve quell’istinto, quella
sensibilità che consente di trovare la giusta dose degli ingredienti. Il rischio dell’eccesso di
pesantezza in una storia, di essere banali, di cadere nel ridicolo, è sempre in agguato.

Le risposte vere le dà sempre e solo il pubblico, che magari per un numero che ci siamo
immaginati ricco di emozioni rimane freddino, per poi trovare attimi di magia in un altro
che avevamo sottovalutato Del resto i numeri crescono solo sul palcoscenico, di fronte a
un pubblico vero, e credetemi, è assolutamente impossibile, per quante centinaia di prove
si siano fatte, che un numero sia già perfetto all’esordio.

7 - EFFETTI VALIDI, STORIE CREDIBILI

Serve un buon effetto. Quindi tecnica, misdirection, presentazione. E serve una buona
storia. Una storia per essere buona deve essere interessante, piacevole, in qualche modo
misteriosa, affascinante. Ma soprattutto deve essere credibile, per questo dettagliata,
verificabile, difendibile. Il che significa che se vuoi portare in pubblico una buona storia,
quale che sia, ti devi preparare, devi studiare almeno quanto studi per l’effetto magico.

Una buona idea è importante. Ma poi ti devi documentare. Fino a pochi anni fa non era
facile. Oggi c'è internet con wikipedia, youtube etc. Basta qualche ora di ricerche, di studio
serio, per dare corpo e gambe a una storia. C’è però il lato negativo: anche il pubblico si
può documentare con facilità, prima e dopo la performance magica. Occhio quindi ad
evitare strafalcioni e voli pindarici. Potreste trovare in sala un esperto. O potreste essere
contestati allo spettacolo successivo da chi si è informato.

Per questi motivi è anche meglio non fermarsi a wikipedia, ma approfondire. Non è
un’esagerazione, in scena c’è una differenza abissale: ciò che raccontate deve essere
solo la punta dell'iceberg, voi sull'argomento dovete conoscere ben più di quanto
raccontate. Questo vi dà sicurezza e tranquillità, e la presentazione ne risente.
Un altro suggerimento: cercate di raccontare per quanto possibile storie vere, o almeno
con un consistente substrato di verità. La verità si avverte, il pubblico la sente per istinto.
Come quando eseguite un effetto che padroneggiate alla perfezione, e gli spettatori
avvertono subito, a pelle, la differenza con un numero che non padroneggiate. Insomma,
non parlate del vostro viaggio in Giappone se non ci siete mai stati, ci sono altri modi per
raccontare con efficacia una storia di ambientazione giapponese: le letture, i musei, gli
incontri, le immagini, gli oggetti che ve l'hanno ispirata bastano e avanzano per sostenere
il racconto, e sono veri. Quindi più credibili.

8 - LA CURA DEI DETTAGLI

Nella magia storyteller, ma direi in tutta l'arte magica, la cura dei dettagli è quella che fa la
differenza fra un bel gioco e un piccolo, misterioso capolavoro. Gli oggetti utilizzati devono
essere quantomeno credibili. Un oggetto appena uscito da una casa magica, per quanto
bello ed elegante, difficilmente potrà essere fatto credere un vero pezzo da museo,
vecchio di tre o quattrocento anni. Anche la storia che raccontate dovrà essere plausibile,
fondata su basi storiche concrete o su miti e leggende magari di culture lontanissime, ma
reali.

Tutto ciò che non nasce da questo substrato, e da uno studio approfondito, in scena
suonerà terribilmente falso. Dovete essere i primi a credere in ciò che state raccontando, e
la storia dovrà essere a prova di esperto, mentre agli oggetti dovrete dare la massima
considerazione: una pietra preziosa (e magari magica) o anche un mazzo di carte del
settecento non si maneggiano come una pallina o un mazzo di Bycicle. Sono concetti che
può sembrare superfluo sottolineare, ma nella magia storyteller sono più che altrove veri e
propri cardini: sono quello che fa la differenza.

La credibilità è uno dei requisiti principali: non solo deve essere credibile il personaggio,
ma anche le storie che racconta. E il primo a credere a ciò che sta raccontando deve
essere lo stesso mago. Così come se io non credo davvero, non sento dentro di me che
una moneta o una pallina stanno scomparendo o apparendo, non riuscirò mai a
trasmettere un’emozione magica al pubblico, allo stesso modo se la storia che sto
raccontando non è plausibile in assoluto, e vera per me che la racconto, non potrò
pretendere di avere la fiducia e l’attenzione dello spettatore.
La credibilità si fabbrica con tanti piccoli dettagli. Il lavoro più lungo e difficile è quello di
rendere credibile il personaggio, ma su questo ognuno deve fare il suo percorso, trovare
dentro di sé le risposte giuste. A rendere credibile la propria magia, una volta superati i
problemi tecnici, è la cura estrema dei dettagli, l’uso di quei piccoli accorgimenti che messi
insieme creano la professionalità. Gli attrezzi che usiamo, ad esempio, devono essere i
migliori sul mercato. Non solo, devono anche essere adeguati alle storie che raccontiamo,
logici e coerenti con ciò che stiamo raccontando.

9 - TEATRALITA’ E CORNICI

Il gioco di prestigio fine a sé stesso è niente altro che un rompicapo, un puzzle che, se ben
fatto, al piu’ lascia lo spettatore con la curiosità sul “come avrà fatto?”. Niente a che vedere
con il momento magico. La tecnica, sia chiaro, ci deve essere, e possibilmente buona,
precisa, efficace. E' necessaria ma non sufficiente: la base su cui lavorare.

“L’esperienza della magia”, imperdibile libro di Eugene Burger tradotto in italiano dalla
Florence Art di Francesco Mugnai, affronta in maniera nitida questo (e molti altri) temi. Il
libro deve assolutamente far parte della biblioteca di chi pratica e ama l'arte magica, deve
essere letto, riletto e meditato. Burger parla di “cornici” per intendere quelle premesse,
quelle motivazioni che danno un senso al semplice gioco.

Nel nostro caso il gioco è strettamente legato alla storia, è la conferma magica, concreta,
sotto gli occhi di tutti, di quanto stiamo raccontando. E non vale il contrario. Mi spiego: il
metodo migliore per lavorare su un effetto storyteller è, come detto, avere una buona
storia da raccontare, e mettere le nostre conoscenze magiche al servizio della storia,
costruire l’effetto sulla storia. Uno degli errori più comuni invece è di avere un gioco di
prestigio che ci piace, e appiccicarci sopra una storiella.

Le cornici sono importanti, possono trasformare un'attrazione in un atto teatrale, la


performance di un giocoliere (bravo quanto vi pare) in magia. Nel 1984 a un giovane
regista canadese, Guy Laliberté, venne in mente di creare cornici per i numeri da circo,
spettacolo che in tutto il mondo era sempre più in crisi. Storie, motivazioni, regia, impronta
teatrale, luci e musiche originali. Oggi quella che era solo un'idea è una holding
internazionale con decine di spettacoli in tutto il mondo, centinaia di artisti di primissimo
piano e migliaia di addetti. Si chiama Cirque du soleil. Si traduce circo più cornici.

10 - PERICOLI E TABU': IL COCKTAIL SBAGLIATO

Attenti però: bisogna conoscere bene gli ingredienti del cocktail che stiamo preparando,
perché l’errore è dietro l’angolo, anche per gente esperta di spettacolo. Quello del Cirque
du soleil è un esempio, ma ciò che che funziona per il circo, non è detto che funzioni per
l'arte magica: sono due realtà strutturalmente diverse, arriverei a dire opposte. Basta
ricordare che l'artista da circo deve mostrare quanto più possibile la sua abilità, il mago
esattamente il contrario. Quella ricetta che per loro si è dimostrata vincente, per la magia
non funziona. Dobbiamo trovare la nostra, di ricette, con i suoi ingredienti e i suoi equilibri.

Il rischio è di mettere in scena un prodotto teatrale più o meno buono, ma di ridurre la


magia al ruolo di effetto speciale. E' un rischio grosso, specie di fronte a tecnologie che
ogni giorno diventano più incredibili. Si resta a bocca aperta nel vedere cosa ci piove dal
web. Effetti assolutamente stupefacenti. Ma non magici.

Negli ultimi Fism abbiamo assistito all'invasione di numeri ipertecnologici dove il confine
fra le arti (compresa quella magica) è sempre più impalpabile. Una trappola dorata da
evitare, pena la scomparsa dell'arte magica, che su questo fronte parte sconfitta.

Come evitarla? Bisogna imparare a camminare sulla corda tesa fra teatralità e magia,
sfruttando la tecnologia senza dimenticare che è un mezzo e non un fine, come un
gimmick, un fake o una bella tecnica. Bisogna imparare ad equilibrare gli ingredienti, come
in una ricetta di grande cucina.

E mantenere la rotta ancora una volta sulla nostra stella polare, il momento magico. E'
questo che ricerchiamo, ed è questo che dobbiamo mettere sotto i riflettori. Si può parlare,
raccontare storie bellissime recitando come Al Pacino, accompagnati da musiche
emozionanti, con illuminazione adeguata, si possono evocare sensazioni con rumori,
profumi o incensi, si può lavorare con attrezzature fantascientifiche, ma tutto questo deve
servire a un unico obiettivo: a preparare la strada a quegli attimi di pura magia che,
quando le cose funzionano, soltanto noi possiamo dare. Il discorso sarebbe lungo, ed è
certamente complesso, ma credo che su questi temi si giochi il futuro dell'arte magica.

11 - PERICOLI E TABU’: LO SPLATTER

Esistono poi altri rischi, concreti anche se meno insidiosi. C'è una scuola di bizarre
magick, seguita soprattutto oltreoceano, che punta sull’effetto splatter, ovvero il verificarsi
di un evento che oltre ad essere impossibile, strano, macabro è anche in qualche modo
disturbante e perfino disgustoso.

In realtà la “novità” portata dai “mages” americani, proprio nuova non è, se è vero che
buona parte delle grandi illusioni (donne segate, trafitte da spade, decapitazioni etc.) sono
figlie delle antiche pubbliche esecuzioni, che per fortuna oggi in buona parte del mondo
civile sono scomparse, ma che per secoli sono state veri e propri spettacoli assai
apprezzati da un pubblico in cerca di emozioni forti.

Di queste tragiche “rappresentazioni” l’arte magica ha colto l’essenza, depurandola nel


tempo da molti elementi macabri, e inserendo spesso il lieto fine, ovvero la resurrezione
finale del condannato. Una pratica questa che, se ha permesso alle grandi illusioni di
animare i palcoscenici di music hall per famiglie, ne ha snaturato l’essenza. In realtà lo
splatter nelle giuste mani è un'arma da non trascurare.

Vale la pena rammentare la straordinaria versione di Richiardi Junior della donna tagliata:
la partner (era la figlia) vestita di bianco stesa su un letto. Una grande sega calava
dall’alto e tagliava la ragazza, fra grida, sangue e brandelli di carne. Era l’effetto
conclusivo dello show: al termine calavano le luci, e il pubblico usciva passando in silenzio
accanto al corpo insanguinato della ragazza: un numero da brividi!

Nel repertorio di molti prestigiatori sono poi entrati numeri le lamette (o gli aghi) in bocca, o
il coltello nel braccio. Effetti che se ben eseguiti danno forti emozioni. Non come quelli di
molti emuli di Andruzzi, che in molti casi hanno trasformato il tutto in una baracconata
sanguinolenta.

Si tratta in ogni caso di numeri delicati, da mettere in scena solo in particolari ambienti, a
determinate condizioni. Certo non a un matrimonio, a una sagra o a una festa estiva in un
camping. Invece in serate a tema dark (preavvisando il pubblico e invitando a non
assistere se impressionabili) e in tutti i luoghi e le situazioni nelle quali ha un senso
eseguirli, un paio di numeri “al sangue” possono essere una buona variazione.
Ricordando, al solito, che lo splatter è un mezzo, non il fine. Altrimenti si va tutti a vedere
un bel film horror, e ci si diverte di più.

12 - PERICOLI E TABU’: LA MORTE

La morte è uno degli ultimi veri tabù in una società che negli ultimi 50 anni di tabù ne ha
abbattuti parecchi. Se ne parla poco, la si esorcizza in mille immagini al cinema e in tv:
corpi crivellati di proiettili, grida di paura, occhi sbarrati, un ultimo sospiro.
L'argomento è delicato, ed è meglio affrontarlo con una buona dose di ironia ed autoironia,
non fosse altro per evitare la tipica reazione “isterica” del pubblico che ride per
l'imbarazzo, o fa gli scongiuri.

Il tema è forte, ma lo storyteller difficilmente lo può evitare: fra fantasmi e spiritismo,


decessi apparenti e messaggi dall’aldilà, la morte è uno dei soggetti più presenti nelle
nostre storie, intorno al quale si possono costruire racconti straordinari, affascinanti, di
grande richiamo. Un argomento da maneggiare con cura, con estrema misura, da
utilizzare se e quando è il caso, sapendo scegliere i tempi e i modi, e soprattutto le
situazioni.

Insomma, come e più che per lo splatter, molto meglio evitare un numero sulla morte a
una festa di matrimonio, o a una serata in piazza, o comunque in luoghi dove si va per
divertirsi, per passare un po’ di tempo senza pensieri. Certe storie si possono raccontare
in ambienti adeguati: situazioni di impianto teatrale, luoghi e iniziative dedicate al mistero,
all’occulto. Va bene il teatrino off, così come la serata dark a una festa in villa, va bene la
notte di Halloween o l’animazione in un antro del castello.

Ci sono poi una serie di effetti e numeri ancora più delicati: quelli dove in qualche modo si
ipotizzano i tempi o le modalità della dipartita dello spettatore che partecipa
all’esperimento. Effetti ad alto rischio, per situazioni soggettive (lo spettatore, per
esempio,potrebbe aver avuto un lutto recente, o soffrire di qualche malattia…), sia
oggettive, perché a nessuno fa piacere toccare certi argomenti. Nelle giuste situazioni, e
con le giuste persone, e magari con un pizzico di humour macabro, vale comunque la
pena di “giocare” con effetti di questo tipo, coinvolgenti, emozionanti e al tempo stesso
inquietanti e divertenti.

13 - STREET, IMPROMPTU E STORYTELLER

La miglior situazione per lo storyteller è sicuramente il parlour: una sala, un numero


limitato (meno di 50) spettatori, niente schermi giganti, atmosfere coinvolgenti da curare
nei dettagli. Il fatto che sia la migliore, non significa che non si possa lavorare in situazioni
peggiori. Basta che ogni location, dal bar sotto casa al teatro da duemila posti, abbia il suo
repertorio, studiato per essere eseguito in quelle condizioni.

Parliamo di street magic (quella vera, non quella truccata, con compari e telecamere
compiacenti) e dell'impromptu magic. Situazioni da affrontare con molta cautela.
Basandosi sul vecchio principio che il vero mago dimostra di esserlo non solo sul palco,
ma in qualunque momento, e con qualunque oggetto. Il motivo per cui i nostri grandi
predecessori, che portavano in giro il loro spettacolo su convogli ferroviari, non
mancavano mai di avere pronti tre-quattro effetti, che eseguivano da Dio, da fare a
richiesta, in un momento di pausa al bar o, appunto, per strada.

Nel nostro caso la cosa si fa più complicata, perché non va bene qualunque effetto.
Niente giochi di carte o manipolazioni, ma un minirepertorio studiato appositamente, per
dimostrare non solo di essere mago sempre, ma anche di essere quel tipo di mago,in ogni
situazione. L'importante è non sottovalutare il tipo di performance: i numeri vanno
preparati esattamente come quelli del normale repertorio, e devono essere però adatti ad
essere eseguiti in strada e in situazioni analoghe in modo apparentemente improvvisato.

C'è anche da tener presente che non avremo buona parte dei supporti (musiche, luci...)
che creano l'atmosfera. L'importante comunque è non gettarli via, non svendere
l'esibizione, che è importante come quelle sul palco. Mi esibisco alle mie condizioni, se e
quando ci sono i requisiti minimi: se non c'è confusione, se ho l'attenzione dei presenti,
etc; altrimenti ringrazio e saluto. Se decido di “andare in scena” mi creo il mio angolo, e sul
mio iPhone ho una app (Total) con le mie musiche che se c'è silenzio fanno la loro parte.
Sulla scelta degli effetti, basta dire che devono essere in linea col vostro personaggio e
con ciò che fate in scena. Dimenticate il vostro vecchio repertorio di cartomagia e monete.
O perlomeno rivisitatelo e trasformatelo nel vostro repertorio di street-storyteller magic.

14 - STORYTELLER ED ELETTRONICA

L’uso di attrezzature elettroniche nella magia storyteller può essere particolarmente


efficace: difficilmente infatti lo spettatore potrà immaginare l’esistenza di un gimmick
elettronico nascosto in un oggetto antico, o di microchip occultati in materiali come il legno
o l’ottone. Sarebbe però un grave errore pensare che l’elettronica faccia tutto il lavoro,
lasciando al mago solo il compito di raccontare al meglio le sue storie.

Chi pensa di acquistare (costosi) supporti elettronici con questo obiettivo, si tolga pure
l’idea dalla testa. Andrebbe incontro a grosse delusioni. Come accade anche nelle grandi
illusioni, si tratta di un difetto di prospettiva. In molti infatti, e non solo fra il pubblico
profano, una volta venuti a conoscenza del trucco, pensano che l’illusionista faccia poco o
niente, e che tutto il lavoro lo facciano gli attrezzi.

Come sa bene chi fa grandi illusioni, non è così. Al solito l’attrezzo (anche il più
automatico), le coreografie, la musica, le scene, le luci, sono i tasselli del puzzle. Ma
l’anima dell’effetto, quello che fa la differenza, quello che trasforma il rompicapo in un
sogno, è il mago con la sua personalità, la sua teatralità, il suo carisma. E anche con la
sua perfetta conoscenza di tutti gli attrezzi: non solo il loro funzionamento, ma anche il non
funzionamento. Più complesso è un apparato, infatti, più facile è che si guasti. O come
diceva Blackstone junior, più complicato è l’effetto, più problemi avrai da risolvere in
scena.

E statene certi, anche il più perfezionato e costoso degli apparecchi elettronici può non
funzionare. Già questo, il fatto che non tutto sia sotto il controllo del mago, è fonte di
nervosismo. Unico rimedio, studiare e conoscere questi attrezzi in tutte le loro potenzialità
e soprattutto nei loro difetti. E fare il possibile per limitare i black out. Infine preparare
comunque degli out che facciano a meno dell’elettronica. Che solo a queste condizioni
può essere uno degli ingredienti che creano il miracolo.
15 - LA LIBRERIA DELLO STORYTELLER
I libri in italiano che parlano di magia storyteller sono pochi. Ciò non toglie che la libreria
del mago storyteller deve essere una delle più fornite, per la natura stessa di questo tipo di
magia. Il paradosso è solo apparente. Gli effetti magici infatti possono essere rubati ad
altre branche della magia, e le storie… beh, di quelle è pieno il mondo.

Io ad esempio quando sono in viaggio, cerco sempre libri e fascicoli sui misteri, le
tradizioni, i miti e le leggende della località che attraverso. Non avete idea anche solo in
Italia quante siano le storie, le leggende, le vicende legate all’occulto e al magico che si
trovano cercando con cura negli scaffali delle librerie. Se poi leggete l’inglese o il francese,
il vostro palcoscenico diventa il mondo, dai fantasmi scozzesi alle streghe nordamericane,
dai griot africani ai vampiri transilvani.

Partiamo dalla bizarre magick per vedere a volo d’uccello un po’ di titoli da non perdere.
Cominciamo dagli italiani: per chi si avvicina a storytelling e bizarre, raccomando il bel libro
di Alfonso Bartolacci “Mentalismo e magia”, una sorta di indispensabile vademecum in
italiano per chi affronta per la prima volta queste tematiche. Sperando di non dimenticarmi
qualcuno, suggerisco poi "Riflessioni sulla Magia Bizzarra" di Marco Pusterla, "Magia a tu
per tu" di Francesco Busani, "Lezioni d'Incantesimi" di Matteo Borrini, il "Grimorio" di
Stefano Paiusco e l'imponente work in progress di Daniele Ancona "Bizarre Magick:
viaggio oscuro nell'Illusionismo". In italiano poi è indispensabile leggere, rileggere e
meditare “L’esperienza della magia” di Eugene Burger (e tutti i libri che trovate di questo
autore in inglese).

Come base tecnica, suggerisco poi tutti i classici del mentalismo (oltre ai vari Annemann e
Corinda, molte idee possono venire dal versante mentalistico di Bartolacci e dalle
numerose e pregevoli opere di Toni Binarelli). Da non perdere tutti i libri di storia dell’arte
magica, con le vite dei più grandi prestigiatori, tutti i libri antichi e le relative ristampe
anastatiche che a suo tempo curò il compianto Gianni Pasqua.

Chi legge l'inglese può invece procurarsi e studiare a tappeto le seguenti perle scritte nella
lingua di Shakespeare: prima di tutti il grande belga, Christian Chelman, con gli splendidi
Capricornian Tales e Hauntiques (quest’ultimo voluto e realizzato dall’ottimo Marco
Pusterla). Altri due capolavori (il primo assai difficile da reperire) sono Sheherazade e
Final Curtain del tedesco Borodin e Once upon a time del suo maestro Punx.

Da non perdere le classiche raccolte di riviste, Invocation volumi 1,2 e 3 e Seance. E


ancora il Maestro Cameron (Handbook of horror), la Mistery school di Mc Bride e Burger e,
di quest’ultimo specificamente dedicati al bizarre, Spirit theatre e Strange cerimonies.
Questi sono solo i titoli base, in questi ultimi anni stanno uscendo numerosi altri testi, molti
dei quali (ma non tutti) interessanti.

Infine i libri non di impronta magica: la scelta qui è infinita in un repertorio che comprende
leggende, miti, misteri, religioni, esoterismo, paranormale, sovrannaturale e occulto.
Personalmente mi affascinano e mi ispirano più di ogni altra cosa le suggestioni evocate
da qualunque opera di Borges, che ho letto e riletto. Poi naturalmente Edgar Allan Poe,
tutti i neogotici, Lovecraft. Insomma, il meglio delle diverse culture e dei misteri delle varie
popolazioni: dagli indiani d’america all’estremo oriente, dalle filosofie zen alla mitologia
greca, dalle fiabe alle leggende metropolitane. Tutto può essere usato come spunto per
storie incredibili.

16 - FRECCE

La magia storyteller viaggia sul filo del sogno, della fascinazione, del mistero. Un crinale
molto delicato, dove l’apparenza conta più della realtà, dove la forma può essere
importante quanto il contenuto, dove il dettaglio ha una parte fondamentale nella
costruzione del momento magico.

Come e più delle altre branche dell’arte magica, servono tante frecce diverse per colpire il
bersaglio: tecnica magica, misdirection, tecnica teatrale, storie da raccontare e capacità di
raccontarle, quindi comunicazione, buoni testi, a volte poesia, attrezzi adeguati,
scenografia, ambientazione, musiche adatte e tutto quanto costruisce la giusta atmosfera.
Vi pare troppo? Del resto, l’obiettivo è ambizioso, il risultato è assai più di un gioco di
prestigio. E' Magia.
7 - DREAM CATCHER

L'EFFETTO
Dream catcher è uno degli effetti che più si adattano all’impromptu storyteller. E' molto
semplice, richiede giusto una forzatura, ma è molto importante la cura dei dettagli. Il gioco
è quello del Wiregram, il filo di metallo che si piega col calore e assume la forma di una
scritta o di una carta da gioco. Io ne porto sempre un paio nel portafogli.

OCCORRENTE
un mazzo di carte
due wiregram diversi (es 7 di cuori e 8 di quadri)
un dreamcatcher indiano
un piccolo talismano indiano
un accendino
un lumino o una piccola candela (non indispensabili).

PREPARAZIONE
Distendere i wiregram e inserirli come fili nella rete del dreamcatcher. E' importante
rendere riconoscibile e ricordare la posizione.
Setup del mazzo: le due carte corrispondenti ai wiregram (7 di cuori e 8 di quadri) sono in
prima e seconda posizione.

LA STORIA
Estraggo un mazzo di carte
Userò un mazzo di carte, ma questo non è un gioco di carte, quello che faremo
insieme è un piccolo rituale indiano. Una volta in Arizona ho assistito a un rituale
degli sciamani Hopi. Fra le altre cose utilizzarono un dreamcatcher. Chi di voi sa di
cosa si tratta? Ecco, ne ho uno con me. Serve, dicono gli indiani, a catturare i sogni
più brutti, gli incubi, che restano intrappolati nella rete, mentre quelli belli passano.

Faccio alzare il mazzo con la mano sinistra a uno spettatore. Forzo le due carte ad altri
due spettatori (Io uso la forzatura in croce che evita manipolazioni, ed è efficace, specie se
rafforzata da un paio di tocchi, come segue). Quando le carte sono a croce, estraggo un
piccolo talismano e lo appoggio sul mazzo. Poi mi rivolgo agli spettatori a cui sto per
forzare le carte.
Anche questo è un oggetto Hopi, un talismano; vorrei che voi due lo guardaste
attentamente attraverso la rete del dreamcatcher, come per fissarvelo in mente.
Ecco, adesso lei prenda la carta nel punto dove il mazzo è stato tagliato, e lei quella
successiva. Guardatele, ricordatele e mettetele da parte coperte.

In sottofondo parte una suggestiva musica indiana. Dal dreamcatcher estraggo con cura i
due wiregram stesi. Consegno un filo ciascuno. Accendo un piccolo lumino (in street
magic va bene un accendino) e chiudo il talismano nel mio pugno sinistro.
Adesso avvicinate lentamente un capo del filo alla fiamma, attenti a non bruciarvi e
a non farli cadere. Guardatevi negli occhi attraverso la rete del dreamcatcher,
pensate alla vostra carta, poi pensate al talismano che ho chiuso nel pugno, la
carta, il talismano... ecco sta accadendo qualcosa, bene, avanti così...

Il filo inizia a muoversi, e chi osserva non crede ai propri occhi. Faccio mostrare le carte.
Sul filo di ogni spettatore si è formato lentamente il valore di una carta: non è la propria,
ma quella scelta dall’altro.

E ANCORA...
Attenzione a seguire da vicino il maneggio dei wiregram da parte degli spettatori,
dicendogli di far scorrere molto lentamente il filo sulla fiamma. Se vedete che non riescono
a tenerli bene o a far comporre la scritta, potete anche prendere voi i fili nelle due mani e
completare il numero sotto la vostra guida. Lo stesso effetto si può fare con un solo
spettatore e con un solo wiregram: ovviamente il wiregram corrisponderà direttamente alla
carta scelta. Se conoscete chi lavora questi metalli, potete farvi fare (quasi) qualunque
scritta. Io ho molti wiregram con carte e simboli diversi.
8 - AREA 51

L'EFFETTO
Sempre in tema di impromptu storyteller, dopo aver visitato la cittadina di Roswell nel New
Mexico, dove tutto ti parla dello sbarco di extraterrestri, e aver scoperto lì i misteri della
famosa Area 51, volevo costruire un numero sul tema. Però volevo un numero leggero,
ironico, che rendesse l'atmosfera di quel luna park nel deserto senza prendersi troppo sul
seri. Così ho pensato a un attrezzino magico che consente di fare un bell’effetto, molto
visuale, ma che di per sé non ha senso: il Wow. Si tratta di quella piccola “tasca” di
celluloide che tramite una sorta di effetto ottico consente di mostrare una carta e di
trasformarla a vista in un’altra. E’ in vendita in molte case magiche e sul pubblico, se ben
presentato, ha un ottimo effetto. Così è nato Area 51.

OCCORRENTE
un mazzo di carte
il duplicato di una carta, precisamente quella che appare inizialmente sul Wow, diciamo il
9 di quadri
una piccola scatola di metallo (appena più grande del wow, quindi di una carta),
dall’aspetto inconsueto

PREPARAZIONE
Setup del mazzo: i nove di quadri devono essere la prima e l’ultima carta del mazzo.
sotto la scatola ho applicato una targhetta con la scritta “Area 51–Find 507–1977 April 8”.
Il Wow va dentro la scatola.

LA STORIA
Una volta a Roswell nel New Mexico, il paese dove negli anni cinquanta sarebbe
sbarcato un extraterrestre, ho passato un paio di giorni senza sentir parlare di altro
che di alieni, invasioni marziane, complotti per nascondere la loro presenza. E della
famosa Area 51, la segretissima base militare nel deserto del Nevada dove
sarebbero conservate le tracce di sbarchi alieni. Quando ho lasciato Roswell mi
sono fermato in un general store nel deserto, un luogo abbandonato da Dio e dagli
uomini dove era in vendita di tutto, dal teschio di bisonte al serpente a sonagli
imbalsamato. Mi incuriosì una scatoletta di metallo sporca e malandate con una
targhetta con la scritta area 51 seguita da vari numeri. La vecchia padrona mi
raccontò di averla avuta in cambio di una bottiglia di whisky da un tipo mai visto,
che aveva molta fretta. L'ho comprata dopo una lunga trattativa per parecchi dollari.
Dentro c'era un oggetto mai visto. L'ho studiato a lungo, ci ho inserito foglietti,
fotografie, disegni e carte da gioco. Non so di preciso a cosa serve, ma un'idea me
la sono fatta. Mi piacerebbe mostrarvi i risultati.

Estraggo la scatola e mostro con cautela lo strano reperto. Mostro il mazzo, faccio
prendere una carta. Eseguo l’Elias change, ovvero: alzo, porto la metà superiore del
mazzo con sopra il nove di quadri nella sinistra. Faccio firmare la carta. La metà inferiore
con il 9 di quadri in fondo è nella destra. Prendo un break sull’ultima carta (9 di quadri),
faccio appoggiare la carta firmata sulla metà mazzo nella sinistra, spingo con l’indice
destro la carta scelta (diciamo 6 di fiori) verso l’esterno e contemporaneamente faccio
cadere il 9 di quadri sotto il break sul 6 di fiori, mentre la mano sinistra ruota e mostra la
faccia del 6 di fiori firmata. Riporto la metà mazzo nella sinistra a faccia in giù, mentre il
pollice sinistro spinge il 9 di quadri verso l’interno e lo allinea col 9 di quadri che è sopra.
Subito prendo il 9 di quadri (che lo spettatore crede essere il 6 di fiori firmato), ruoto
ancora di faccia il mazzetto nella sinistra e vi appoggio il 9 di quadri di dorso, la destra
ruota la sua metà mazzo di faccia e l’appoggia sul 9 di quadri di dorso. Giro il mazzo di
dorso. Al centro c’è il 9 di quadri unica carta a faccia in su, il pubblico crede sia il 6 di fiori.
In cima al mazzo c’è il 6 di fiori, la seconda carta è l’altro 9 di quadri. Doppia presa, mostro
il 9 di quadri, dicendo “prendo una carta qualsiasi”, lo giro di dorso sul mazzo e prendo il 6
di fiori (per il pubblico 9 di quadri) inserendolo nel Wow. Subito giro di faccia il Wow e
mostro il 9 di quadri. Rimetto il mazzo nel pacchetto e lo faccio tenere ad uno spettatore.
Chiedo di pensare al 6 di fiori firmato, e sotto gli occhi di tutti il 9 di quadri si trasforma nel
6 di fiori firmato. Lo estraggo e lo do allo spettatore, faccio aprire il pacchetto e prendere la
carta di faccia in mezzo al mazzo: è il 9 di quadri.
Già, io un'idea me la sono fatta. Non ho la minima idea di come funzioni, ma avete
presente Star Trek? Mi pare si chiami teletrasporto.

E ANCORA...
La forza dell'effetto sta nella visualità, il momento in cui la carta si trasforma a vista e
soprattutto quello in cui esce con tanto di firma per il pubblico è davvero magico. Quindi va
mostrato con grande chiarezza. Purtroppo il limite dell'effetto è che non più di 5 o 6
spettatori potranno seguire nel dettaglio l'effetto e il suo finale, per cui va bene per lo
street/impromptu, e già in parlour crea problemi. Un'ultimo suggerimento: alcuni tipi di
Wow cambiano due volte e mostrano 2 carte diverse. Cosa che può anche potenziare
l'effetto. Diciamo che la seconda carta del Wow è un 6 di cuori. Io metto il 6 di cuori nel
mazzo al penultimo posto, sopra al 9 di quadri. Se seguite tutti i passaggi della routine,
quando inserite la presunta carta scelta di dorso nel mazzo e girate di faccia le due metà
del mazzo vi troverete automaticamente con il 6 di cuori prima carta di faccia. Dite “ora
sono tutte di faccia, il 6 di cuori e tutte le altre” scorrendo fino a trovare l'unica carta di
dorso, “meno la tua carta che è di dorso”. Proseguite con la routine; quando nel Wow il 9
di quadri si trasforma nella prma carta, il 6 di cuori, fingete imbarazzo, “non è la tua vero?
Non c'è neanche la firma...”, poi dite “ho capito, hai pensato all'ultima carta che hai visto,
ricordi, il 6 di cuori di faccia... no, devi pensare alla tua”, e concludete con la seconda
trasformazione nella carta scelta e firmata.
9 - SPACE CONTROL

L'EFFETTO
Per il superbrainwave, il nuovo straordinario mazzo di carte realizzato con una tecnologia
che rischia di mandare in pensione il roughing fluid, ho creato una storia spaziale. Chi ha
toccato la cinquantina ricorda bene le sensazioni legate alla straordinaria corsa alla
conquista dello spazio fra russi e americani, nomi come Yury Gagarin o John Glenn
evocano ricordi di fantastiche avventure culminate con la discesa di Armstrong sulla luna.
Si racconta che i russi, arretrati sul versante elettronico, avessero portato ai massimi livelli
la parte meccanica, con soluzioni sorprendenti. E che per tenere il passo con gli
americani, sperimentassero ogni tipo di tecnologia e di soluzione. Compreso le
potenzialità del paranormale. Su quest’ultimo versante gli americani, pur partiti in ritardo,
non stettero a guardare. Da qui nasce la storia di un esperimento scientifico condotto nello
spazio.

OCCORRENTE
un mazzo di carte Superbrainwave
un mazzo di carte normale
la copia di un documento della Nasa

PREPARAZIONE
Il mazzo è già sul tavolo, il documento è in una cartella con la dicitura Top secret.

LA STORIA
Una volta dopo una visita al Pasadena Space Center di Houston ho comprato in un
negozio di memorabilia un documento ufficiale (almeno così garantivano) con la
dicitura top secret, che confermava che nel corso della missione spaziale Gemini 5
partita da Cape Kennedy il 21 agosto 1965 e rientrata dopo una settimana furono
fatti esperimenti di trasmissione del pensiero nello spazio. In realtà quella missione
sollevò parecchi interrogativi. A differenza di altre, si seppe ben poco di quali
fossero i compiti dell’equipaggio, composto da Gordon Cooper e Pete Conrad. E si
sa con certezza che a bordo c’erano oggetti come dadi e mazzi di carte: servivano
solo per passare il tempo? A bordo non c'erano telecamere, le prime furono
installate sull'Apollo 7; sul documento sono riportate le modalità di un esperimento
con le carte, ma non gli esiti. Proveremo a ripetere lo stesso esperimento
A questo punto parte un’ambientazione “spaziale”: luci blu e lampada di wood, effetti
sonori stile navicella, col “beep” (si trovano in vendita degli utilissimi cd con centinaia di
effetti sonori, oppure si possono scaricare da internet). Parte una musica adeguata (io uso
Space oddity di David Bowie). Consegno un mazzo di carte ad uno spettatore, simulo il
contatto da base Terra alla navicella. Prendo le carte Superbrainwave, le stendo a nastro
davanti a me.
Io sono un astronauta in volo conl a Gemini 5, Cooper o Conrad, è lo stesso, e lei è
uno degli scienziati convocati dalla Nasa per eseguire l'esperimento sotto stretto
controllo, e si trova ovviamente sulla Terra, nel laboratorio di Houston. Ora tenterò
di trasmetterle dallo spazio una di queste carte. Dall'inizio del count down avrà 10
secondi per prendere una carta dal suo mazzo, tenerla in alto nella mano destra
mostrandola a tutti e mettere via il resto del mazzo. Pronto? 10, 9... 1, 0: Stop.
Ricevuto? Mostri la carta.

Prendo dal mio mazzo steso a nastro la carta uguale a quella che sta mostrando. Volto il
mio mazzo di dorso: sono tutti dorsi rossi.
Noi non sappiamo cosa successe nello spazio. Ho fatto delle ricerche, ma il file con
l'esito dell'esperimento non si trova, pare sia stato cancellato. Ma è facile capire i
motivi del top secret se il risultato è stato questo...

Volto molto lentamente la carta scelta: è’unica col dorso blu.


E come disse Saint Exupery: “Il Mistero non è un muro, ma un orizzonte”

E ANCORA...
La stessa cornice si puo' utilizzare con tutta una serie di effetti di mentalismo, basta che
siano molto diretti e facilmente comprensibili come esperimento di trasmissione del
pensiero spazio-Terra. Per questo si prestano i numeri che utilizzano le carte Esp. Io ne
uso uno con carte Esp e attrezzi dall'aspetto molto datato dicendo che pare si tratti della
vera attrezzatura utilizzata per l'esperimento nello spazio 50 anni fa.
10 - FLATLINERS

L’EFFETTO
Il numero che segue è una sorta di evento speciale che eseguo solo quando esistono le
condizioni, anche perché ruota intorno al tabù della morte, e richiede quindi tutte le
premesse e le precauzioni che trovate nel capitolo dedicato a questo tema. Detto questo,
riesce a creare un’atmosfera di forte tensione che sta alla vostra presentazione gestire ed
incanalare nel modo migliore, e se ben eseguito (con la cura di tutti i dettagli) è uno di
quegli effetti che il pubblico non dimentica. Per quanto ne so, l’effetto è originale (ma so
anche che non si inventa mai niente), e nasce dall’assemblaggio fra un “giochetto” che è
anche sui manuali per bambini, la classica psicometria e l’ancor più classico Dead or alive.

OCCORRENTE
cinque buste per la psicometria: le buste sono preparate per essere riconoscibili, io utilizzo
segni tattili, marcandole sul lato inferiore in modo da creare un semplice codice in rilievo
ma invisibile.
cinque pennarelli
una pallina di gomma di 4-5 centimetri di diametro e di media consistenza

LA STORIA
Qualcuno di voi ha visto il film Flatliners? Non è un capolavoro, ma il suo fascino
deriva dal fatto che affronta un tema fra i più suggestivi: la vita oltre la vita. La vita è
energia, la morte è mancanza di energia. In particolari condizioni è possibile
percepire l’energia vitale anche in piccolissime dosi, anche quella racchiusa in un
ricordo o in un pensiero. L’esperimento a cui assisterete è un breve viaggio fino ai
confini della vita, alla ricerca di un frammento di questa energia. Anche se
l’esperimento è stato testato più volte, e ha consistenti margini di sicurezza, si
sconsiglia alle persone facilmente suggestionabili , e si raccomanda il massimo
silenzio”.

Fatta questa la premessa, che già di per sé crea tensione, faccio distribuire cinque buste
fra il pubblico con altrettanti pennarelli.
Desidero che voi quattro scriviate sul cartoncino nella busta il nome di battesimo di
una persona viva, può essere un amico, un conoscente, un parente o anche un
personaggio famoso. Poi rimettete il cartoncino nella busta, chiudetela e
appoggiatela sul tavolo. La quinta persona dovrà fare altrettanto, ma con il nome di
una persona morta. Al termine metterà la sua busta con le altre, e le mescolerà in
modo da sperdere la sua busta fra le altre.

Entra il mio assistente, che sarà sottoposto all’esperimento. Si siede su una poltrona e
chiude gli occhi (se preferite, potete “ipnotizzarlo”, ma non è indispensabile. Entra un
secondo personaggio, un “medico” in camice bianco; gli sistema uno stetoscopio sul
polso, e lo collega ad un microfono, in modo che tutti sentano distintamente i battiti del
cuore. Questa è la parte più complicata, che richiede prove e l’ausilio di un tecnico del
suono. Se non riuscite ad ottenere un buon risultato, ecco l’alternativa: il “medico” chiede
l’aiuto di uno spettatore: sarà lui con lo stetoscopio ad auscultare i battiti dal polso. Con un
braccio alzato lo spettatore riprodurrà i battiti del cuore aprendo e chiudendo la mano, in
modo da fare da tramite per il resto del pubblico. Prendo lentamente una busta in mano, i
battiti sono regolari, la depongo. Prendo una seconda busta e faccio altrettanto. Quando
prendo la terza busta i battiti si diradano lentamente fino a scomparire del tutto. Per alcuni
lunghissimi istanti è il silenzio più totale, con l’assistente che non deglutisce e sembra
morto. Metto da parte ben isolata la terza busta. Prende la quarta e i battiti lentamente
riprendono, così con la quinta. Prendo la terza busta, la apre, leggo il nome scritto
all’interno.
C'è scritto (per es.) Mario. Chi l'ha scritto? Lei? Quindi mi conferma che il nome che
ha scritto è quello di una persona che non è più fra noi? Si? Grazie.

Sveglio quindi con l’aiuto del “medico” l’assistente, che lentamente riprende vitalità e gli
faccio prendere il meritato applauso. Credo servano poche spiegazioni: l’assistente ha la
pallina di gomma sotto l’ascella, per fermare il flusso del sangue basta che la comprima. E’
necessario fare diverse prove per averne un buon controllo. Ma come fa a fermarsi proprio
sulla busta che contiene il nome del morto? L’assistente a partire da un momento
prefissato conta mentalmente i suoi battiti, e così fa il mago. Quando arrivano ad un
numero concordato, diciamo 60, l’assistente inizia a comprimere ed il mago fa in modo di
avere in mano la busta che contiene il nome del morto. Semplice no? Tutto il resto
dipende dalla presentazione: quanto più saranno affiatati esecutore e assistente, tanto
meglio riuscirà l'effetto.

E ANCORA...
La performance si presta ad essere supportata da qualche tocco davvero bizarre (ad
esempio un’illuminazione fredda e un leggero profumo di etere o di alcol possono creare
inconsciamente un’ambientazione ospedaliera). Se le capacità recitative dell’assistente,
sono buone, potranno provocare nel pubblico forti emozioni, che vanno da una
partecipazione preoccupata a momenti di vera paura: di certo non è un effetto che passa
inosservato. Ultima nota positiva: un numero che ha l'impatto di una grande illusione, a
costo praticamente zero.
11 - IL RITUALE

L'EFFETTO
Come già verificato con “Eyes wide shut”, anche una semplice forzatura può diventare
agli occhi del pubblico un vero e proprio arcano magico, lasciando ai presenti l’illusione (a
volte la certezza) di aver presenziato ad un vero rituale di alta magia. Con “Il rituale” ci
spostiamo dal parlour/close up al parlour/stage

OCCORRENTE
un mazzo gigante di tarocchi in un sacchetto di stoffa (il tutto meglio se anticato)
due lavagne con flap magnetica
sei lumini di cera
un gessetto
un pennarello
Un piccolo braciere, carta lampo e tutti gli accessori per realizzare i (fondamentali) dettagli
di contorno che vi detta la vostra fantasia

PREPARAZIONE
Il primo tarocco del mazzo è l'arcano maggiore della Luna.
Scrivete sulla faccia di una lavagna con calligrafia incerta “Luna”. Se avete fatto un po’ di
preshow, potete aggiungere il nome dello spettatore che poi chiamerete sul palco, o
qualunque altra informazione siate riusciti ad ottenere su di lui. Ma non è indispensabile.

LA STORIA
Sto per per mostrarvi qualcosa di misterioso e segreto. Tenteremo di replicare un
rituale magico di evocazione, così come l'ho letto su un antico manoscritto. Non
garantisco il risultato, è la prima volta che lo provo in pubblico.

Disegno velocemente sul palco un grande pentacolo magico, e al centro metto una sedia.
Intorno, sulle 5 punte, altrettanti lumini di cera. Di fianco un piccolo braciere e un tavolino
col sacchetto delle carte e le lavagne. Faccio sedere uno spettatore al centro del
pentacolo e gli spiego che ha funzione protettiva, quindi può stare tranquillo. Luci basse e
musica adeguata. Estraggo i tarocchi. Li mostro allo spettatore e al pubblico e senza darci
troppa importanza faccio un falso miscuglio.
Le chiedo di alzare con la mano sinistra in un punto qualsiasi.
Eseguo una forzatura in croce. Lascio le carte in croce sul tavolo e prendo una pausa
ricapitolando ciò che è accaduto.
Ho disegnato un pentacolo di protezione e con il suo aiuto ho modificato l'ordine di
un mazzo di tarocchi tagliando in un punto qualsiasi. Prenda ora la carta nel punto
dove ha tagliato. La guardi solo lei. L'appoggi a faccia coperta sul tavolo.

Libero il tavolino su cui resta solo il tarocco scelto. Ci appoggio sopra un lumino di cera e
lo accendo. Prendo le lavagne, le mostro di faccia e di dorso pulite, senza scritte (la scritta
ovviamente è coperta dalla flap che tengo pressata sulla lavagna), le appoggio una
sull’altra: la flap magnetica fa il suo lavoro. Prendo un gessetto e riapro una fessura fra le
due lavagne, inserendolo dentro. Ne approfitto fra l’altro per verificare che la flap sia nella
giusta posizione (può capitare che resti incastrata, nel qual caso basta rimetterla nella
giusta sede con il dito che spinge il gessetto). Chiudo le lavagne con due nastri o due
elastici e le consegno allo spettatore, che le tenga bene in vista. Qui (quando il gioco per
me è fatto) per gli spettatori comincia il rituale. Che, ricordatevi, non è secondario. Per il
pubblico infatti non avete ancora fatto niente. La musica si alza. Io mi avvicino al braciere e
lancio un paio di fiammate (strisce di carta lampo con cotone lampo e limatura di ferro), poi
mi avvicino ai lumini posizionati a terra sulle punte della stella e lancio da ognuno una
fiammata in direzione del mazzo di tarocchi. Infine l’ultima fiammata dal lumino sopra i
tarocchi va a spegnersi vicino alle lavagne in mano allo spettatore (non vicinissimo…).
Cambio di musica.
Il rituale di evocazione così come l'ho ritrovato nell'antico manoscritto termina qui.
Ha per caso avuto l’impressione che il gesso fra le lavagne si sia mosso, magari di
poco… (a volte confermano). Bene, tolga pure il nastro dalle lavagne, le separi: voglio
che lei sia il primo a vedere che qualcosa è avvenuto... se è avvenuto.

La faccia che farà leggendo il tarocco (e magari il suo nome) sulla lavagna sarà il
passaporto per l’applauso del pubblico quando mostrerete la lavagne, e subito dopo
quando scoprirete il tarocco della Luna.

E ANCORA...
Io utilizzo le lavagne con la flap magnetica, ma la rivelazione che conclude il rituale può
essere fatta con qualunque mezzo voi preferiate, dalla scritta con la cenere a quella che
compare come residuo di un foglio bruciato, fino a una copia del tarocco scelto da far
apparire, magari bruciacchiata, col vostro sistema preferito. Insomma, se non avete le
lavagne, il finale ve lo potete inventare come volete (basta che rispetti le regole della
storyteller magic e non diventi “prendi una carta che io la ritrovo”).
12 - HAIKU

L'EFFETTO
Questo numero è una versione alternativa di “Il poeta”, ma invece che di palline di spugna,
ne utilizza 2. E' la dimostrazione di come utilizzando cornici diverse per uno stesso effetto
si possano ottenere numeri diversissimi fra loro. Nasce da un'antica leggenda giapponese,
dalla mia passione per gli Haiku e per tutta la cultura giapponese.

OCCORRENTE
5 palline di spugna: 2 più grandi verdi e 3 più piccole gialle. Per prepararle, con una
pinzetta per peli le lavoro a lungo, strappando decine di pezzetti tutto intorno. Al termine
diventano oggetti strani, frastagliati, leggerissimi: le spugne di Miyajima.
un falso pollice
una scatola giapponese laccata, di aspetto antico, di dimensioni tali che 4 palline ci entrino
a malapena e restino un po' compresse.
una bacchetta (va bene una di quelle più lunghe, da ristorante cinese, neglio se nera
una pergamena o un oggetto orientale dove compaia una scritta in caratter giapponesi: il
nostro haiku
un piccolo vassoio giapponese dove poggiare le “spugne” durante il numero

SETUP
nella scatola giapponese ci sono una pallina verde e una gialla, ben coperte da un'altra
pallina verde e un'altra gialla. Quando si apre la scatola, si vede solo una pallina verde e
una gialla.
Il falso pollice e la terza pallina gialla sono nella tasca dx dei pantaloni
Gli altri oggetti vengono presi da una valigetta con cura e mostrati di volta in volta, come
fosse un rituale.

LA STORIA
Una volta a Miyajima, in Giappone ho scoperto la magia degli haiku. Gli haiku sono
micropoesie in 3 versi e 17 sillabe. Si dice che l'haiku sia il tentativo di riuscire a
cogliere in 17 sillabe un battito di vita dell’universo.

Estraggo lentamente dalla valigetta tutti gli oggetti e li dispongo in maniera simmetrica sul
tavolo, con la scatola laccata chiusa al centro. Mostro l'haiku che ho con me e fingo di
leggerlo.
“Niente al mondo - separerà - le spugne di Miyajima”.
Questo haiku fa riferimento a un’antica leggenda. Sull’isola di Miyajima la figlia dello
shogun si innamora di un semplice marinaio. Scoperta la tresca il signore dell'isola
ordina che la nave del marinaio parta subito, in piena notte, mentre sul mare infuria
la tempesta. La ragazza in lacrime arriva sulla scogliera e vede all’orizzonte la nave
che affonda. Disperata, decide di gettarsi dall’altissima scogliera. Non sa che
l’amato è riuscito a fuggire e adesso è lì, alle sue spalle, corre verso di lei, urla, ma
le sue grida sono coperte dal rumore del mare. Arriva a sfiorarla… ma è troppo
tardi. Lei si lascia andare nel vuoto lui si lancia per salvarla. I due cadono insieme,
stretti in un abbraccio senza tempo e spariscono fra le onde. In quel punto da allora
crescono due spugne gemelle, una più piccola, una più grande, inseparabili. Le
spugne di Miyajima.

Parte una musica giapponese molto ritmata (io uso Merry Christmas Mr. Lawrence di
Sakamoto). Apro lentamente la scatola laccata, mostro le due spugne, la verde più grande
e la gialla più piccola, le estraggo e contemporaneamente volto verso di me la scatola in
modo da non mostrare le altre due spugne identiche che restano dentro. Eseguo l'intera
routine a tempo di musica, con movimenti molto lenti, precisi e ritmati, come un esercizio
di tai chi chuan. Accompagno il passaggio con la bacchetta che batte sulla mia mano e su
quella dello spettatore. Eseguo in pratica la stessa routine di “Il poeta”, ma con due palline
invece di tre, stando bene attento ogni volta che metto la pallina gialla piccola in mano allo
spettatore di nasconderla con l'altra verde grossa. Questa la routine: prendo la pallina
gialla con la mano dx. Falso deposito nella sx che si chiude come avesse una pallina.
Prendo la pallina verde con la dx, che adesso ne ha segretamente 2, le porto nella mano
dx di uno spettatore alla mia dx, e gli chiudo la mano. Gesto magico, apro la mano sx, è
vuota: la pallina gialla è passata nella mano dx dello spettatore che adesso ne ha 2.
Carico segretamente nella mano dx la pallina gialla dalla tasca. Senza pause, prendo dal
tavolo la pallina verde e aggiungo segretamente la pallina gialla, poi le porto tutte e due
come fossero una nella mano dx dello spettatore e gliela chiudo. Prendo con la mano dx la
pallina gialla rimasta sul tavolo. Falso deposito nella mano sx che si chiude come avesse
una pallina. Gesto magico, apro la mano sx vuota, la pallina è passata ancora nella mano
dx dello spettatore che adesso ne ha 2. Scarico la pallina rimasta nella mano dx nella
tasca dx e carico il falso pollice. Prendo una pallina dal tavolo e la porto nella mano sx,
lasciandoci di nascosto il falso pollice. Inserisco anche la seconda palline nel falso pollice e
le faccio sparire tutte. Al momento della sparizione la musica si interrompe. Mi volto
lentamente verso la scatoletta laccata chiusa, ci batto sopra con la bacchetta, la apro:
dentro ci sono le due palline, una verde e una gialla.
“Niente al mondo - separerà - le spugne di Miyajima”.

E ANCORA...
E' interessante notare che qui storia ed effetto magico non si sovrappongono: prima si
racconta la storia, poi, come fosse un rituale, si esegue l'effetto magico introdotto dalla
storia, che diventa quasi un numero musicale. Una possibilità che apre nuovi scenari nella
costruzione di numeri storyteller, e consente di presentare anche effetti musicali.

Ci saranno altre notti


e altre storie da raccontare
per ritrovarci ancora insieme
noi, mercanti di sogni
con voi che sapete ancora
sognare...

Nero
INDICE

CAPITOLO 1 – LA MAGIA ESISTE


NON C'E' TRUCCO...
L'INTUIZIONE DELLO SCRITTORE
L’ISTANTE MAGICO
IL TEATRO DELLA MENTE
LA PERCEZIONE
LA COSTRUZIONE DEL NUMERO
IL CONTROLLO TOTALE

IL POETA
IL BACIO
TENTAZIONI
IL RAGGIO VERDE
EYES WIDE SHUT
FREEDOM

CAPITOLO 2 – LO STORYTELLING
IL SOTTOTESTO
I CONFINI CON BIZARRE E WEIRD
IL LUOGO DEPUTATO
GLI ATTREZZI
LE STORIE: IL PRETESTO E LA MOTIVAZIONE
L'EQUILIBRO FRA STORIA ED EFFETTO
EFFETTI VALIDI, STORIE CREDIBILI
LA CURA DEI DETTAGLI
TEATRALITA' E CORNICI
PERICOLI E TABU': IL COCKTAIL SBAGLIATO
PERICOLI E TABU': LO SPLATTER
PERICOLI E TABU': LA MORTE
STREET, IMPROMPTU E STORYTELLER
STORYTELLER ED ELETTRONICA
LA LIBRERIA DELLO STORYTELLER
FRECCE

DREAM CATCHER
AREA 51
SPACE CONTROL
FLATLINERS
IL RITUALE
HAIKU

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