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GIUDIZI CRITICI

GENOVA, 18 MAGGIO 2011 Caro Luigi a caldo, dopo la prima visione Il film, scandito da due presenze - bravissimi sia Marina sia Carlo -, che ne stabiliscono la duplice funzione di testimonianza storica e umana, ha l'intensit, la significazione e l'esattezza - anche nell'emozionante impatto dei paesaggi - del vostro cinema migliore. Un Faccini d'annata, insomma. Altro che palme, palmette e patacche della grande fabbrica festivaliera... L'esperienza di quelle che bussano alle porte della coscienza e, insieme, attraggono per la novit d'un linguaggio coerente nel far da ponte tra i mezzi audiovisivi del presente e il passato della Storia (una Storia che dalla sintesi documentativa fa sbocciare vivo questo esempio di umanit ritrovata in mezzo al grande massacro). Che opportunit preziosa, per te, poterla raccontare. Soprattutto se con l'animo di chi l'ha covata cos a lungo e con l'impegno civile profuso in tutto il percorso realizzativo. Una lode grande all'autore e all'quipe tutta. Con tante cordialit e un abbraccio. Pietro Piero Pruzzo

Grande emozione, come era facile prevedere, visti il personaggio, la storia, il vostro abituale coinvolgimento etico, ma anche un'idea alta di cinema, molto suggestiva e piena di possibili sviluppi. Luigi parla di un primo tentativo ON THE ROAD via internet dentro la Storia e infatti il film propone un format piuttosto originale e, come dire, reso necessario dalla materia narrativa, coinvolgente ma anche scarna e sfuggente. Tuttavia, a parte il format innovativo, nel film ritrovo una linea stilistica ed espressiva coerente con il vostro lavoro pi recente, e penso immediatamente a una specie di capitolo aggiunto (e forse indispensabile) di STORIA DI UNA DONNA AMATA E DI UN ASSASSINO GENTILE, un'OPERA MAGNA a cui mi capita spesso di pensare (e rivedere). Davvero la vicenda umana e politica di Jacobs fa parte integrante di quella lunga parabola narrativa, individuale e collettiva, che narra di passioni, entusiasmi, utopie, ma anche dei tanti orrori del secolo scorso. RUDOLF JACOBS, L'UOMO CHE NACQUE MORENDO un gran bel film, emozionante, ma anche misurato, a volte quasi trattenuto. Vero che le emozioni arrivano da sole e non occorreva sottolinearle. Un film soprattutto tempestivo, perch parla di storie passate (ed ecco le pagine e le immagini del web, le parole dei testimoni, ecc.), ma che desidera parlare soprattutto del presente, all'ideale spettatore di oggi, quando racconta la necessit delle scelte esistenziali (anche irreversibili), l'orgoglio di fare il proprio dovere (quando tutti sono passivi e rassegnati al peggio), soprattutto il rispetto di se stessi e delle cose in cui si crede veramente. Brava Marina, come sempre vera e convincente, intenso e vibrante il "non attore" che si porta sulle spalle Rudolf Jacobs. Bravo Luigi che continua a percorrere strade impervie e di soddisfazione. Piero Spila

ALL'EUROPA CHE VERRA'. RUDOLF JACOBS, L'UOMO CHE NACQUE MORENDO Ho appena finito di vedere sul mio personal computer restandone turbato e ammirato, commosso e felice come si sempre quando si assiste a una rara epifania di bellezza e verit al capolavoro del cinema italiano del 2011, che ci si augura di vedere anche nelle sale cinematografiche trattandosi del pi recente film di Luigi M. Faccini, uno dei pi grandi cineasti italiani viventi. Il suo titolo Rudolf Jacobs, l'uomo che nacque morendo, tratto dal volume intitolato "L'uomo che

nacque morendo" dello stesso Faccini (met romanzo, met memoriale storico: fu distribuito col giornale L'Unit un paio di anni fa), e interpretato oltre che da vari e tutti validissimi "attori presi dalla strada" come si diceva una volta - da Carlo Prussiani (un odontotecnico bergamasco che suona la batteria, straordinariamente intenso nel ruolo di Rudolf Jabobs) e da Marina Piperno (l'unica vera e coraggiosa produttrice del cinema italiano, compagna di arte e di vita di Faccini, donna meravigliosa per intelligenza e umanit, nel ruolo di se stessa che cerca tracce di Jacobs in questo road movie lungo nei luoghi della Storia e dell'anima - nella memoria collettiva e personale, nella geografia e nel cuore, su Internet e nei libri). Rudolf Jacobs era un capitano della marina germanica. Durante la II guerra mondiale si ritrov in Italia, dove conobbe, e ne fu disgustato, l'estrema crudelt del nazismo morente; riconobbe in essa la disumanit trionfante e l'abiezione che la vicenda umana pu raggiungere quando a guidarla sono la follia e il servilismo, decidendo di passare alla Resistenza italiana in quanto "pronto a dare la vita purch questa guerra insensata finisca anche solo un minuto prima", come spieg ai partigiani con cui nel 1944 si mise in contatto, cercando e trovando accoglienza nelle loro fila. Jacobs mor poi, eroicamente, proprio da partigiano, da tedesco antinazista per scelta etica ancor prima che politica , facendosi italiano, anzi europeo. Come ha scritto Luigi Faccini nella lettera che accompagnava il pacco postale col quale mi ha inviato, in graditissimo dono, il DVD del suo splendido film: "In tanti siamo con lui. In tanti siamo lui. Non solo un capitano della marina da guerra tedesca passato ai partigiani del Levante ligure nell'estate del 1944, ma un uomo che si schiera, che sceglie, che decide di battersi contro la violenza di uno stato autoritario, contro lo sterminio di uomini che ha irrimediabilmente segnato il secolo breve. 'L'uomo che nacque morendo' il nostro uomo che verr. Un uomo responsabile, disposto ad offrire la sua vita affinch una guerra insensata abbia termine. Un uomo che sta dentro la Storia e non ne accetta gli sviluppi perversi. La morte costruttiva di quest'uomo libera la nostra coscienza e ci spinge lungo le strade difficili della giustizia. La sua morte sfortunata piena di vita, piena di senso, piena di futuro. Per questo abbiamo dedicato il film "All'Europa che verr", perch l'Europa delle banche e della finanza non quella che ci piace. Ci piacerebbe l'Europa dei popoli, capaci di scambiare cultura e identit, costruendo scenari nuovi, disposti a mescolarsi piuttosto che ad arroccarsi nella trincea delle piccole identit, quella che ci piace e per la quale lavoriamo. Come diceva il mio maestro Braudel: "Sapere di essere stati la chiave per aprire le porte del futuro". Luigi M. Faccini era venuto a sapere della vicenda di Rudolf Jacobs fin da bambino, grazie alle narrazioni d'un ex partigiano, Edilio Lupi, cugino di sua madre, che egli considera una sorta di proprio padre putativo. "Vedi da quanto tempo stavo 'girando' questo film?" mi ha scritto. Questo tipico dei grandi cineasti e dei grandi artisti di cinema e d'altro .- in genere. Non improvvisano, non seguono le mode, non cercano di star dietro ai gusti del pubblico n tanto meno agli orientamenti del mercato: covano una storia, un'idea, un'ossessione che a un tempo lirica ed epica, narrativa e pedagogica, etica ed estetica, fatta d'indignazione e d'amore, di intelligenza e di bont per anni, persino per decenni, tornandoci sopra, elaborandola, plasmandola, alfine traendone un'opera sublime, un capolavoro. Come questo, assolutamente straordinario Stefano Beccastrini - Main Street 89, giornale on line Cara Marina, caro Luigi, la promessa cos nitidamente contenuta nel VII e ultimo capitolo del vostro splendido Storia di una donna amata e di un assassino gentile viene portata a pieno compimento con questo film. E quanto concretamente e rapidamente. Ne esce un film assolutamente insolito, al quale non saprei affiancare alcun altro esempio nel panorama del nostro cinema. Ad uscire vincente mi pare sia innanzitutto la vostra sanissima e da me assai condivisa convinzione che necessario portare su altri terreni, anche poco o per niente esplorati, le modalit lavorative e distributive. L'autonomia realizzativa e promozionale che avete scelto di sistematizzare anche stavolta, trova in questa prova forme quanto mai calzanti e persuasive.

Ha visto bene chi a suo tempo (Alessandro Bernardi, ndr) disse che tutti i film di Faccini si richiamavano l'un con l'altro, quasi a formare un unico macrotesto, coerente e in continuo progredire, indefinibile e soprattutto illimitabile a priori! Un film di Luigi riconoscibile quant'altri mai, ma anche una produzione di Marina lo altrettanto: e quest'ultima sollecitazione torna a invogliarmi a un'analisi pi in profondit del vostro lavoro in particolare dei lungometraggi cui sapete quanto tenga dal tempo della retrospettiva torinese e del lavoro coi miei studenti. Il chiaro taglio didattico che avete voluto conferire (direi quasi umilmente) a questa vostra recente fatica invita a un grosso sforzo di circuitazione scolastica, politica e culturale cui, per quanto mi riguarda, nelle mie modeste possibilit certo non mi sottrarr. Lieto, commosso e grato di aver potuto essere tra i testimoni in anteprima di questo nuova e ulteriore tappa del vostro "Viaggio": trasportando con voi, sempre, le Valigie della Storia, il loro peso e la consapevolezza che ne deriva. Nuccio Lodato Caro Luigi, sai quanto fossi ansioso di vedere questo tuo nuovo film: il mio interesse nato a Torino quando hai presentato al Museo del Cinema Storia di una donna amata e di un assassino gentile e durante il Seminario che tu e Marina avete tenuto al DAMS avete parlato del lavoro che vi accingevate a realizzare; successivamente, mentre ancora il film non era finito, gli ho dedicato la mia relazione in un convegno organizzato dal Goethe Institut di Torino sul tema della rappresentazione del tedesco nei film italiani e dell'italiano nei film tedeschi. Ora finalmente ho potuto vedere Rudolf Jacobs, l'uomo che nacque morendo e ne sono rimasto molto piacevolmente sorpreso, perch aspettavo qualcosa di molto diverso. Non mi ha certamente sorpreso la tua raffinata abilit nell'uso della telecamera, n la struttura drammaturgica ricca, densa, e concisa, insieme delineata dal montaggio, n la colonna sonora elaboratissima, n l'ormai noto vigore con cui Marina "buca" lo schermo con la sua presenza fisica e la sua intelligenza, n l'appassionato impegno di Carlo Prussiani (qui peraltro pi sobrio e misurato di quanto appariva nel capitolo conclusivo di Storia di una donna amata). Confesso che aspettavo di vedere una docufiction che narrasse la biografia di un personaggio storico, invece il tuo film raggiunge risultati molto pi ambiziosi: racconta un pezzo importante della Storia del Novecento presentando eventi che partono dalla vicenda dell'ufficiale tedesco passato a combattere insieme ai partigiani italiani, ma va molto oltre l'ambito individuale, per aprirsi ad un discorso sulla realt presente di tutta l'Europa. Tu, Marina e Carlo siete tre ricercatori, tre testimoni che attraverso vari mezzi (internet, lettere, libri, interviste, racconti, riflessioni) mostrate il modo con cui i pi alti valori umani possono emergere in un contesto orrendo, a cui sembra impossibile opporsi. Con un lodevolissimo intento didattico portate le "valigie della Storia" con sicurezza e leggerezza, perch siete mossi da un unico ed accomunante impulso, quello di affermare la libert che vive in voi e che proponete come auspicabile modello per i cittadini europei di oggi e di domani. Un'ultima osservazione: questo tuo film, cos nuovo nell'attuale panorama italiano, cos coinvolgente e affascinate, mi ha procurato grande emozione durante la visione, ma oggi, quindici giorni dopo, sento che in me questa emozione viva come allora, anzi pare cresciuta: si sedimentata e continua a fornirmi stimoli di riflessione. Di quanti film si pu dire la stessa cosa? Franco Prono

L'arte, nell'epoca della sua riproducibilit tecnica, subisce ancora una variazione con Rudolf Jacobs, l'uomo che nacque morendo. Una mutazione che va ad attaccare i concetti di "finzione" e di "documentazione" ben oltre la normalit ormai consolidata delle forme ibride di connubio, perch coinvolge radicalmente il parametro della contaminazione con la disponibilit di quella tecnologia, la banca dati pret-a-porter, tipica di Internet. La macchina da presa di Faccini scivola dal

ruolo guida di Marina Piperno e dall'interpretazione di Carlo Prussiani, i due protagonisti di oggi e di ieri, allo schermo del computer, dove la Rete gode del privilegio del primo piano, fornendo un'informazione che l'allestimento drammaturgico e il montaggio accumulano e poi depurano, sublimandolo a Storia. Non un documentario, non una narrazione, ma qualcosa di cui fatta una coinvolgente ricerca poetica ed etica, che non si arresta mai di fronte ai confini del gi codificato. Anche la voce fuori campo ha un valore di sintesi che stravolge la mera funzione della didattica, ma ribadisce la forza delle nozioni e delle idee che insieme contribuiscono ad assestare alle sequenze quell'unica religione di cui si pu coniugare senza remore il fondamentalismo laico: la moralit della Memoria. Il film di Faccini non solo testimonianza di una straordinaria avventura esistenziale ma anche la registrazione di un'impossibilit di produzione: quella di girare una pellicola di "fiction" che i modelli e i soggetti di finanziamento giudicano estranea alle logiche di mercato. Cos Faccini, genialmente, reinventa un'opera d'autore, che dura e pura unicamente nella sua idealit progettuale non nell'ideologia di un "genere" consumato da troppe ambizioni smodate e sbagliate. Il ritmo del montaggio, lo stile che deve sperimentare anche la sua stessa prima volta, l'occhio che pulsa tra natura ed altri echi (poesia, pittura, cinema), i sopralluoghi che fingono una cosa per diventare, invece, un'altra, l'apporto fondamentale da "Virgilio" di Marina Piperno, i lembi di mare e di cielo della Lunigiana, la folgorante semplicit con la quale raccontata la scelta di campo di Rudolf Jacobs, persino i toni western, da bivacco e da mitraglia, su fotogramma nero, la corsa commemorativa verso "l'uomo che verr" di un'Europa che anch'essa verr, affermano come il cinema possa anche essere la vita al lavoro. Che poi il senso pi intimo e vero, da irriducibile e non riconciliato umanista, di tutto Luigi Faccini cineasta. Anche al tempo di Internet. Natalino Bruzzone DI RUDOLF JACOBS, L'UOMO CHE NACQUE MORENDO Le vie del cinema (come quelle dell'anarchia) sono infinite... il linguaggio del cinema demiurgico, l'intelligenza creativa il suo laboratorio... il cinema, quando grande, portatore dell'uomo, della donna in amore, dei loro dolori e delle loro storie insorte per conquistarsi il diritto di vivere tra liberi e uguali... un vivaio di sentimenti, emozioni, desideri che riprendono infanzie perdute o educazioni mai trascurate... la dolcezza la capacit di differire e solo i poeti, i bambini o i folli sanno comprendere, fuori dalle istituzioni e dalle convenienze, certo, la bellezza convulsiva delle passioni e fanno dell'incanto e della gioia la pi radicale autobiografia di un'epoca subordinata all'utilitarismo e agli interessi ideologici... loro e solo loro hanno compreso che "ogni misura tragica, implica la gestione di un capitale esauribile. L'uomo sottomesso all'impiego del tempo che non ha agognato, desiderato, voluto, una macchina in un mondo di macchine. Strumentalizzato, e agli ordini dei produttori di cadenza, che sono perci i padroni del reale" (Michel Onfray). Il cinema di Faccini, appunto, lavora contro le orde canoniche dell'ordinamento dello spettacolo e la dissipazione dell'innocenza profanata del divenire. In chiusa a Storia di una donna amata e di un assassino gentile (uno dei film pi importanti del nuovo millennio), Faccini annuncia (in poche magistrali sequenze oniriche, anche) la figura di Rudolf Jacobs, un capitano della marina germanica, giunto a La Spezia nel 1943 e passato alla Resistenza italiana il 3 settembre del 1944... fu ucciso due mesi dopo (il 3 novembre) mentre comandava un'azione contro le Brigate Nere acquartierate in un albergo di Sarzana. Sepolto in questa citt, Rudolf Jacobs insignito della medaglia d'argento al valor militare (per molti anni, in Germania, fu considerato un "disperso"). Faccini aveva raccontato la vicenda di Jacobs in un libro (L'uomo che nacque morendo) di grande forza del reale e con la finezza scritturale, storica, etica che gli propria, era riuscito a trasmettere i valori di un uomo e le brutture politiche (ma anche le risorgenze generazionali) della propria epoca. Nel film RUDOLF JACOBS, L'UOMO CHE NACQUE MORENDO Faccini riprende la medesima traccia e costruisce un'architettura filmica atonale a quanto circola sugli schermi italiani... non un documentario, n un film di finzione soltanto... un atlante agnostico dove s'intrecciano narrazioni storiche, la "donna amata" del regista (Marina Piperno, produttore indipendente di film eversivi,

mai dimenticati), l'uso sapiente della Rete... ed dedicato all'Europa che verr, quella dei popoli liberati dei terrorismi del Fondo monetario, della Banca mondiale, dei mercati globali... si apre con la Piperno che legge sdegnata pezzi del MEIN KAMPF (1925) e termina con la corsa a staffetta di maratoneti emiliani che indossano magliette con l'effige di Rudolf Jacobs. L'insieme una tessitura di idee, immagini, documenti, musiche, suoni che attraversano i luoghi della memoria, cancellati ormai dall'incuria, dal disprezzo, dall'indifferenza della politica attuale... la voce fuori campo testimonia il percorso, l'identit, l'alterit di un uomo che altro dal soldato chiamato a erigere fortificazioni sulle coste del levante ligure per l'organizzazione TODT (dove Rommel temeva lo sbarco degli alleati)... un uomo (di origini ebraiche) che non voleva essere complice della Shoah e delle stragi nazi-fasciste che insanguinavano l'Italia... un uomo che pass alla Resistenza e con le armi in pugno nacque, appunto, morendo. Delle sue intenzioni Faccini scrive: "In tanti siamo lui. Non solo un capitano della marina da guerra tedesca passato ai partigiani del Levante ligure nell'estate del 1944, ma un uomo che si schiera, che sceglie, che decide di battersi contro la violenza di uno stato totalitario, contro lo sterminio di uomini che ha irrimediabilmente segnato il secolo breve."l'uomo che nacque morendo" il nostro "uomo che verr". Un uomo responsabile, disposto ad offrire la sua vita affinch una guerra insensata abbia termine. Un uomo che sta dentro la Storia e non ne accetta gli sviluppi perversi. La morte costruttiva di questo uomo libera la nostra coscienza e ci spinge lungo le strade difficili della giustizia. La sua morte sfortunata piena di vita, piena di senso, piena di futuro. Per questo abbiamo dedicato il film all'Europa che verr, perch l'Europa delle banche e della finanza non quella che ci piace. Ci piacerebbe l'Europa dei popoli, capaci di scambiare cultura e identit, costruendo scenari nuovi, disposti a mescolarsi piuttosto che ad arroccarsi nella trincea delle piccole identit. E' per questa Europa che lavoriamo. Come diceva il mio maestro Braudel: Sapere di essere stati la chiave per aprire le porte del futuro". Tutto vero. Quando la sommatoria dei dolori supera quella della felicit ferita a morte, bisogna molto semplicemente decidere di rompere l'origine del male. RUDOLF JACOBS, L'UOMO CHE NACQUE MORENDO un'opera epica... poesia, pittura, sapienza filmica, citazioni colte (gli spari dei fascisti su Jacobs tratti da IL MUCCHIO SELVAGGIO, 1969, di Sam Peckinpah, sono versati su fondo nero e il suo corpo, deposto in luce caravaggesca, violenta e dorata, ricorda, nel taglio delle inquadrature, l'Ernesto "Che" Guevara sul tavolaccio di una scuola boliviana, crivellato di colpi, prima che gli fossero tagliate le mani e date in pasto ai cani randagi, suscita dissidi profondi)... l'attorialit straniante (non solo della Piperno), la bellezza del paesaggio, le parole dell'autore che sono dei veri e propri appelli alla resistenza sociale... lavorano in un'architettura espressiva che parabola, metafora, deploro, risentimento, anche, contro la benevolenza della storiografia dominante che tutto dimentica e tutto assolve in cambio di semplificazioni arbitrarie... la "selvatichezza" interpretativa di Carlo Prussiani di intensit sorprendente (sempre dentro il personaggio), la regalit visiva di Marina Piperno, il montaggio metaforico di Sara Bonatti, la musica avvolgente di Oliviero Lacagnina, le inquadrature perentorie, singolari, surreali, di Faccini... i corpi, i volti, i gesti di attori presi dalla strada... esprimono una geometria di sentimenti struccati e fanno di questo film un'epifania del meraviglioso che conta i propri morti e, nel contempo, privilegia l'accezione di una storia dell'infamia decostruita e riportata alla bellezza che le compete. In RUDOLF JACOBS, L'UOMO CHE NACQUE MORENDO Faccini lavora come nelle "canzoni di gesta", elabora una visione/filosofia dell'ascolto e riacutizza l'immaginario violentato dalle revisioni della storia... dissemina in ogni sequenza un'estetica della libert, rovescia lo scenario delle parti maledette e scolpisce sullo schermo il temperamento, il tono, la prospettiva di una maniera di fare cinema (usando una molteplicit di arnesi culturali)... l'umanit dolente di Bruegel, la scenografia inventata (Orson Welles, Pier Paolo Pasolini, Jean-Luc Godard...), la fotografia sontuosa quand' necessaria, l'originalit del frammento documentale inserito nella descrizione, il valore d'uso di Internet che rapina la notizia storica, la biografia incrociata, l'autobiografia dispersa nella voce narrante... sono i grimaldelli affabulativi con i quali il regista fabbrica un evento/debutto che inizia dalla fine e fa della propria presenza una lettera aperta di educazione alla libert... la grazia, la grandezza, il gusto

di Faccini in tutto il suo fare cinema disvela le virt servili del luogo comune e mostra che la magnificenza di un'arte (non solo cinematografica) implica anche la maniera di farla... "A molti sembra che chi non esagera nella lode, insulta... Io direi invece che lodi in eccesso sono lacune della capacit, e che chi troppo loda o si burla di s o degli altri... e in materia di lodi arte saper misurare" (Baltasar Gracin, gesuita, 1601-1658). Tutto vero. Il film di Faccini non racconta un eroe, ripercorre le intimit, le passioni, gli amori familiari di un uomo e le sue fragilit esistenziali... fa di una vita donata alla libert dei popoli oppressi uno strumento per dissodare, per costruire, per edificare una societ pi giusta e pi umana. Piombino, dal vicolo dei gatti in amore, 22 volte luglio 2011 Pino Bertelli L MORANDINI 2012 Rudolf Jacobs, l'uomo che nacque morendo It. 2011 di Luigi M. Faccini con Marina Piperno, Carlo Prussiani, Alessandro Cecchinelli, Giulio Marlia, Paolino Ranieri, Rudolf Jacobs jr., Birgit Schicchi Tilse. Uscito da una famiglia dell'alta borghesia di Brema, R.J. (1914-1944) un Capitano della Kriegsmarine germanica che il 3 settembre 1944 diserta, raggiunge i partigiani dell'estremo levante ligure e "pronto a dare la vita purch questa guerra insensata finisca anche un solo minuto prima" muore a Sarzana, due mesi dopo, durante un'azione contro le Brigate Nere. Tratto dal libro omonimo di Luigi Monardo Faccini (I ed. 2004; II ed. 2006) e dedicato "all'Europa che verr" (quella dei popoli, non delle banche e della finanza), il primo on the road movie, via internet, dentro la Storia. Si apre con Marina Piperno che legge frammenti del Mein Kampf (1925) di Hitler e termina con una corsa, a staffetta, di 150 km, che una ventina di maratoneti di Novellara (Emilia) compiono in onore e memoria di quel eroe tedesco ("se non c' memoria c' sbandamento, la memoria l'esserci dell'intelligenza", dice uno di loro). Il film pratica due percorsi complementari: l'uno, attraverso il computer, penetra nel web cercando immagini, informazioni, documenti, suoni; l'altro, pi materiale, in auto e a piedi, attraversa i luoghi nei quali la Storia ha fatto sosta o transitata, luoghi ormai in preda all'oblio, all'abbandono, al degrado, quasi cancellati con tutta la memoria di cui sono portatori. Stilisticamente raffinato, pur nella sua tenace concisione, un film di ammirevole complessit tematica. Racconta come e perch, con graduale progressione, Rudolf Jacobs giunga alla definitiva scelta, quella di un uomo che sta nella Storia, ma ne rifiuta gli sviluppi perversi. La sua morte costruttiva, piena di vita, di senso, di futuro, nel mondo dello sterminio in cui "i sogni muoiono prima di essere sognati". Una lezione di Storia profondamente emotiva, ma controllata da una strenua lucidit etica. Un modello da imitare, in nome di fratellanza, solidariet, giustizia, libert. S. Bonatti al montaggio, O. Lacagnina per la musica. Prodotto e distribuito in DVD da Ippogrifo Liguria ass. cult. (Via Severino Zanelli 35 19032 Lerici, SP). Doc. Stor. 96' T ****

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