di Bruce Sterling
interpretato da David Orban
Come scrittore di fantascienza, sono molto interessato all’argomento del giorno che tratta dei
mondi paralleli e del multiverso. Conosco veramente molto bene questi temi.
Signore e signori, sono certo che per voi “multiverso” significhi metafora, qualcosa di inverosimile.
Nessuno di voi si aspetterebbe di incontrare qui qualcuno proveniente da un mondo parallelo al
vostro.
Quando sono arrivato per la prima volta nel vostro universo, ho realizzato che io, Bruno
Argento, ero un texano. E la cosa non mi piaceva. Questo texano ed io abbiamo carriere
parallele. Ho superato i 50 anni, proprio come lui. Scrivo racconti, romanzi di fantascienza e tratto
C’è una cosa però che ci differenzia. Il vostro Bruce Sterling è uno straniero che sa appena
leggere l’italiano e non conosce Torino. Quando passeggia tra di voi, assomiglia a un bambino
meravigliato e ingenuo. Gli italiani lo compatirebbero o cercherebbero di aiutarlo. Al contrario, io
sono lo scrittore di fantascienza futuristica più noto di Torino. Sono nato qui, ho fatto le scuole
qui, mi sono sposato qui e i miei figli sono cresciuti qui. Ma non voglio vantarmi dei miei successi!
E non voglio più parlare di Bruce Sterling.
Invece, voglio parlare di Torino. La mia Torino. La città delle lettere, dell’ingegneria e del design. La
città della cultura. Una città nata da una precisa pianificazione architettonica e urbanistica. Una
capitale. Sì, Torino. Torino nel multiverso.
Tutte le forme di Torino contengono una forma di Beppe Culicchia. Penso sia importante che lo
sappiate.
Torniamo al motivo della mia visita. Come torinese affezionato, devo confessarvi però che voi
non possedete alcune caratteristiche della mia futuristica, visionaria e fantascientifica Torino.
Per prima cosa c’è lo Slow Food. So perfettamente che tutti i piemontesi sono orgogliosi del loro
movimento Slow Food. E non voglio assolutamente urtare i vostri sentimenti. Ma il nostro Slow
Food è più lento del vostro. Molto più lento. Nel vostro mondo, Carlo Petrini, detto Carlino da
Bra, è considerato un uomo dell’opposizione. È un “no global”, uno che combatte i McDonalds e i
fast food. Carlo è uno che va controcorrente.
Vi vedo perplessi. Penso sia necessario che vi spieghi cosa intendo per “imperialismo culturale
torinese”. Questa definizione vi sembrerà strana. Nel mio multiverso, noi torinesi la sentiamo
spesso. Nel mio mondo, si usa “imperialismo culturale torinese” per indicare la pressione, il potere
della cultura torinese. La nostra cultura sta cambiando la gente.
Assomiglia un po’ a una delle figlie piemontesi più famose: Carla Bruni-
Sarkozy, la prima donna della vicina Francia. Ma il paragone non regge.
È molto più facile credere che Bruce Sterling venga rimpiazzato da Bruno Argento che non
credere che Carla Bruni diventi la prima donna di Francia. Ma è successo. La gente però non sa
cosa farsene di lei, si intimidisce al cospetto del suo fascino. Nel mio mondo, Torino è la Carla
Bruni delle città. Questo è ciò che le persone intendono quando parlano di “imperialismo
culturale torinese.” Vogliono dire che alcune cose - la struttura della nostra vita, il nostro
atteggiamento e il nostro modo di vivere, emanano da noi.
Voglio però utilizzare parole più semplici e immediate per spiegare tutto ciò. Come sappiamo,
Torino è la “Capitale mondiale del Design 2008.” Lo stesso vale anche per la mia Torino. Ma la
mia Torino è anche la “Capitale mondiale dell’Industria della tradizione alimentare” e la “Capitale
mondiale dei veicoli ecologici”. Siamo la “Capitale mondiale del Restauro dei palazzi reali”, la
“Capitale mondiale della Cyber Cultura Artistica” e la “Capitale europea delle lingue regionali in
via di estinzione”. Abbiamo smesso di chiedere di essere capitale ma è la gente che ci OBBLIGA
ad esserlo.
La mia Torino non è la capitale d’Italia. La capitale è Roma, conosciuta come la “città eterna.”
Torino non è “eterna.” Posso essere sincero? Non è il massimo essere “eterni.” Per definizione, in
una capitale eterna non può succedere niente di interessante. Le tombe sono eterne. Se volete
Ora, provate a ricordare il nome di qualche superstar del Futurismo. E più semplicemente
ancora: nominate un futurista italiano. Poiché l’Italia ha inventato il Futurismo, dovrebbe ospitare
molti futuristi. In realtà non è così. I principali rappresentanti del movimento futurista sono morti
da quasi cento anni. Il Futurismo italiano è così vecchio che le statue dei futuristi italiani sono
effigiate sulle monete.
Fortunatamente, Torino è piena di piccoli istituti culturali. È stato quindi semplice creare un altro
istituto per una dozzina di futuristi impazienti che organizzano conferenze, fanno ricerche,
scrivono dossier e hanno una editrice accademica. La cosa difficile è stata convincere il mondo
che noi, Torino, eravamo la capitale del futuro.
Questa audace dichiarazione non corrispondeva alla nostra riservatezza naturale, la famosa
dignità torinese. È stata una piccola violenza all’immagine che avevamo di noi stessi quella di
dichiararci la città più futuristica del mondo. Temevamo di dover liberarci dei cimeli di famiglia e di
dover vivere con i mobili di plastica progettati da Joe Colombo.
Torino ha il profilo demografico del futuro. Ha la varietà etnica del futuro. È una città post-
automobilistica. Ed è anche una città del dopo panico finanziario. Torino non ha nulla a che
vedere con quella morta idea di futuro ipotizzata negli anni 60. Torino ha tutte le qualità del
futuro attuale.
Ma la cosa più importante è che Torino può fare qualcosa per il futuro. Le idee futuristiche sono
difficili da mettere in pratica. Considerate ad esempio i diversi livelli fisici dell’organizzazione
politica e sociale. Ci sono i diversi livelli del pianeta, l’Unione Europea, lo stato, la regione, la città, il
quartiere, l’edificio e l’individuo.
E che dire del futurismo? La maggior parte dei futuristi sono degli individui. Sono persone
semplici, preparate e di mestiere. Possono essere anche dei romanzieri o dei giornalisti, come
me. Alcune volte i futuristi si radunano in piccoli studi e istituti. Esistono anche alcune società di
consulenza futuriste. Ma la maggior parte sono individui. Scrittori, studenti, pensatori.
Quindi, può un intero pianeta essere futuristico? No. L’Unione Europea è futuristico? Certamente
no. L’Italia è un paese futuristico? Molte delle persone che occupano oggi posizioni politiche
erano negli stessi posti anche 20 anni fa. Può una regione come il Piemonte essere futuristico? Sì,
moderatamente. Ma può una città essere futuristica? La città è la prima tra queste strutture che
può essere genuinamente futuristica.
Quindi, quando qui a Torino abbiamo dichiarato di essere la Capitale mondiale del futurismo, non
c’erano rivali. La corona era nostra.
Torino è stata spesso un luogo oscuro. Tuttavia, è anche stata un luogo forte. Gli storici
descrivono il Piemonte dei Savoia come la Prussia mediterranea. Torino è una roccaforte, una
fortezza. In Italia, ogni altra città importante era una città stato. Torino non è mai stata una città
stato. Torino è stata l’unica importante città d’Italia ad essere stata progettata. Quindi, Torino non
è mai cresciuta in modo selvaggio,
disordinato o casuale. Torino è sempre
stata la città delle cartine, degli schemi
e degli intenti profondi: a volte
dinastici, altre volte industriali ma
sempre in un’ottica di pianificazione.
Quel che conta, non è la nostra sofferenza. Se Vittorio Emanuele quando stava per diventare re
d’Italia anziché fare il suo famoso discorso avesse dichiarato “Posso udire il mio grido di dolore”,
la sua dinastia non avrebbe mai unito l’Italia. Nessuno ode il grido di dolore di Torino. Quando
piangiamo per il nostro dolore, non importa a nessuno. Nessuno ha mai prestato ascolto ai nostri
lamenti! Neanche un po’. È quando NOI udiamo gli ALTRI piangere di dolore, che la vita diventa
interessante.
Torino si trova in una situazione analoga. È una città molto ben educata e ben informata. La gente
di Torino si interessa con passione alle questioni pubbliche. La città è un centro editoriale. È piena
di architetti, designer, ingegneri, industriali, programmatori, militari. Pullula di talenti e risorse.
Chiunque a Torino è in grado di udire il grido di dolore. Abbiamo scelto di essere insensibili.
Abbiamo sempre avuto la potenzialità di mobilitarci per porre fine al grido di dolore. Abbiamo
scelto di essere sordi.
È il grido di un disagio nascente. È il grido di una civiltà incapace di creare e progettare una vita
migliore. È un mondo che ha abbandonato se stesso a fluttuazioni casuali e che chiama tutto ciò
“saggezza”. Un mondo che rifiuta di intervenire in modo
costruttivo per salvarsi dai pericoli presenti e lampanti. Il
mondo ha paura, il mondo ha la guerra. Il mondo vede un
importante declino dell’ambiente. È corrotto, ha istituzioni
inadeguate e assenti e ora, a causa della crisi finanziaria, il
mondo vive il primo panico finanziario veramente globale.
E Torino rimane insensibile. Perché Torino ha difficoltà
nell’immaginarsi come capitale mondiale. Non che Torino
sia INCAPACE di esserlo. Dopo tutto, un tempo Torino è
stata capitale d’Italia e nessuno se l’aspettava. Torino è la
Capitale mondiale del Design. Il Design è importante.
Torino potrebbe essere la capitale mondiale di tante cose
importanti.
Ma non siamo solamente diventati la città del futuro. Per prima cosa ci siamo immaginati come
città del futuro. Poi abbiamo iniziato a cambiare. Il cambiamento era impercettibile. Ci vorrebbero
capacità letterarie per descrivere un cambiamento nel carattere pubblico. Ma siamo cambiati.
Potrei raccontarvi una storia su questo. Una storia personale.
In poco tempo, il mio piccolo appartamento torinese si è riempito di robaccia letteraria: premi,
targhe, edizioni straniere dei miei libri, adattamenti di Hollywood, souvenir, copertine dei miei libri
ecc. ecc.. Stava diventando impossibile muoversi.
Lentamente stavo per esserne sopraffatto.
Mi sono obbligato a rispondermi con onestà. La maggior parte degli oggetti della mia vita hanno
immediatamente fallito la prova. Erano brutti o non ne avevo cura, erano rotti ed ero troppo
pigro per buttarli.
Ho scritto un articolo su questo argomento per ABITARE. Non il vostro ABITARE—il mio
ABITARE, la rivista molto nota a Berlino, Tokyo e Mosca.
Questi oggetti inutili e sgraziati... mi stavano danneggiando. Mi stavano allontanando dagli obiettivi.
Mi stavano riducendo ad una brutta copia di Bruno Argento, a un essere umano inferiore.
Rappresentavano un livello sentimentale del caos. Mi consentivano di nascondermi all’interno
della confusione, trasformandomi in un essere passivo. Questo materiale mi allontanava dalla
libertà esistenziale. Ognuno di questi oggetti occupava il mio spazio come un invasore. Mi rubava
del tempo prezioso.
Non ero diventato ricco. Ero entrato nel futuro. E avevo potuto farlo perché ero meno oppresso
dalla spazzatura.
Oggi mi sono dato altre regole. Prima di acquistare un nuovo oggetto, devo prima sacrificarne un
altro. Forse vi ricordate che ho scritto un romanzo su questo argomento. Oh, è vero, in questo
mondo, non ci sono romanzi di Bruno Argento. Avete
solamente gli sfortunati romanzi cyberpunk di quello
scrittore texano di fantascienza.
Non dirò mai che abbiamo raggiunto un’Utopia. L’umanità è deviata. Su di essa non può essere
costruito nulla di lineare. Potrei dire che Torino ha raggiunto una consapevolezza torinese. Con il
design e il futurismo, guardando al di là dei confini, ascoltando il grido di dolore, abbiamo risolto
alcune delle nostre contraddizioni e abbiamo raggiunto una posizione di leadership.
La gente guarda alla nostra città come a una dimostrazione di che cosa sia possibile raggiungere
in circostanze come le nostre. Ottima cosa. Naturalmente la condizione di leadership è fastidiosa
Tuttavia, il dovere di una capitale consiste nel civilizzare e organizzare le città minori. E questo è il
motivo per cui esportiamo le nostre capacità organizzative. O, come gli atri popoli direbbero,
pratichiamo l’imperialismo culturale italiano. Questo è l’unico tipo di imperialismo di cui
disponiamo, l’unico concreto, l’unico veramente possibile. E la mia Torino ce l’ha e agisce di
conseguenza. L’industria tradizionale italiana sta ricostruendo i palazzi di tutta Europa. L’editoria
italiana è considerata un grande centro di studio per risolvere i problemi di integrazione
europea, che al giorno d’oggi significa affrontare il problema dell’unione. L’esercito italiano è
focalizzato sui problemi militari contemporanei, principalmente la costruzione dello stato. In un
mondo in cui la finanza globale è in crisi, la finanza italiana è genuinamente creativa.
Inoltre, mentre nella maggior parte dei paesi, l’editoria soffre di debolezza, l’Italia stilla letteratura.
Stilliamo letteratura perché anche le nostre fantasie hanno un senso di urgenza. Come Galileo,
Colombo, Marco Polo e Calvino aspiriamo a costruire la mappa del mondo.
Aspiriamo a costruire la mappa del multiverso! La mappa dei mondi paralleli! Puntiamo a visitare
intellettualmente e a sviluppare tutti i mondi possibili!
Grazie quindi per avermi ospitato, il fratello gemello di Bruce Sterling. Non avrete ulteriori
occasioni di rincontrami. Devo affrontare alcune questioni urgenti nel mio mondo. Me ne vado.
Grazie.
Presentato alla conferenza Multiverso il 19 Ottobre 2008 a Torino, nell’ambito delle manifestazioni
ICOGRADA per Torino Capitale Mondiale Del Design 2008