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RENO

Assieme al Danubio, il Reno formava la maggior parte del confine settentrionale dell'Impero
romano ed è stato, fin da quei tempi, un vitale corso d'acqua navigabile, usato per il commercio ed
il trasporto delle merci fin nel cuore del continente.

In fondo è la storia di un fiume: il Reno. Fissa la trama secolare delle discordie e dei
conflitti tra due nazioni, la Francia e la Germania; e di un continente intero, l’Europa, con le
ferite ma anche con congiunzioni e appartenenze.

La lotta per il Reno: una frontiera da conquistare o difendere, una preda da catturare o da
addomesticare per cui Francia e Germania si sono svenate fino all’eutanasia. Il
confine naturale! Una illusione, poiché esistono solo frontiere umane. Possono essere giuste
o ingiuste, ma non è la natura che detta la equità o suggerisce la violenza.

Dopo infinite guerre per scavalcarlo e per annetterselo hanno dovuto, i duellanti,
considerarlo per quello che è, una meravigliosa invenzione della geografia. La grande via
renana: che alterna solchi, corridoi e valli; si leggono i geroglifici dei secoli nel mezzo della
distesa che separa Vosgi e Foresta nera, da un lato la cupa foresta dall’altro le colline chiare
dei vigneti e le colture a scacchiera di una campagna meravigliosamente coltivata. E poi più
a nord, discendendo il corso delle acque, i boschi fitti dentro cui i villaggi si disperdono
come fessure di luce.

A stringare la Storia, c’è da una parte, all’inizio di tutto, la Francia, la libertà e la unità
francese, del territorio, del pré carré
Dall’altra del fiume c’erano i germani, il sobbollire e intricarsi di eventi e di lotte, non uno
Stato ma mille principati e città e vescovadi. Mischie, risse, gelosie, sospetti microcosmi che
fu proprio Napoleone a coagulare, per orgoglio e rivincita, in unità. La Germania prussiana
che quel fiume, il Reno, supera in armi, vestita di ferro, inarrestabile, nel 1870 e nel ‘14 e
nel ‘39!

Alla fine, sceso sul Reno il silenzio sui massacri della seconda guerra mondiale, il fiume,
nei rapporti franco-tedeschi non si è rassegnato a essere solo un limite, qualcosa di
rinchiuso, di ricacciato in un angolo, un bordo, un povero margine. Perché non si può
davvero ripetere la pace bacata, tetra, filiforme del 1918, la pace di Versailles, una larva di
pace.

Il Reno è diventato una base per organizzare l’Europa, che come ogni base vive di scambi:
per dare bisogna ricevere.

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