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SIMONE TAGLIAVINI 3 C

L’AMICO RITROVATO DI FRED UHLMAN

Questa storia mi ha particolarmente commosso.

Soprattutto verso la fine, per quello che è capitato a entrambi i protagonisti.

La prima parte mi è piaciuta, ma l’ho trovata un po’ complicata in alcuni punti: vengono infatti citati nomi di regioni della Germania, di famiglie, di poeti e scrittori che non

avevo mai sentito prima.

Mi è piaciuta la concezione dell’amicizia espressa da Hans Schwarz, a PAG. 21. Parla di “fiducia, lealtà, abnegazione”. Quest’ultima è una parola che non conoscevo, e adesso

so che significa rinuncia a prevaricare gli altri.

Mi piace come si crea l’amicizia tra Hans e Konradin: quest’ultimo, che sembra tanto diverso dai suoi coetanei, è in realtà timido e insicuro come molti di loro, ed è solo per

questo che impiega molto tempo per cercare l’amicizia di Hans (PAG. 29). Ma quando succede, diventano inseparabili, perché hanno molte passioni in comune, come le

monete, l’arte, la poesia, la lettura.

Mi ha colpito la differenza di comportamento di Konradin tra quando è solo e quando è in presenza dei genitori. La spiegazione è a PAG. 72: Konradin racconta ad Hans di

come sue madre, che proviene da un’importante famiglia polacca di origine reale, odi gli ebrei, e li consideri intoccabili, inferiori ai servi, pericolosi, senza però mai averne

conosciuto uno.

Se fosse molto malata, preferirebbe morire piuttosto che farsi curare da un medico ebreo, come è il padre di Hans. E questo mi ricorda la storia di Pavel nel libro “Il bambino

con il pigiama a righe”, medico diventato servo solo perché ebreo.

Konradin non condivide affatto questo pensiero, ma purtroppo questa sua situazione familiare, insieme all’avanzare del potere di Hitler e del nazismo, fanno sì che i due amici

si allontanino.

Le discriminazioni contro gli ebrei arrivano anche a Stoccarda, e Hans comincia a esserne vittima da parte dei suoi compagni e professori.

Mi sembra così ingiusto, soprattutto perché Hans e la sua famiglia sono di origini ebraiche, ma sono anche molto orgogliosi di essere tedeschi, amano la Germania, la sua

storia, le sue tradizioni. Il padre di Hans è stato un valoroso soldato durante la prima guerra mondiale, ed è molto fiero della sua uniforme e di aver combattuto per il suo

paese.

PAG. 82 I genitori di Hans decidono di mandarlo a studiare in America, perché lì sarà certamente al sicuro. Loro invece resteranno, perché non sono disposti ad abbandonare

il paese cui sono tanto legati. Non moriranno nei campi di concentramento: sarà il papà di Hans a lasciare aperto il gas una sera, e la mattina successiva non si sveglieranno

più.

PAG. 83 Quando Konradin viene a conoscenza della partenza di Hans, gli scrive una lettera. Dice che è molto dispiaciuto del fatto che vada via, ma che certamente quella di

andare in America è in quel momento una buona idea. Ma potrà tornare tra qualche anno, quando ci sarà una nuova Germania più pronta e forte grazie alla guida di Hitler,

che lui ha conosciuto, e da cui è rimasto affascinato.


“Dalla sua convinzione, dalla sua volontà di ferro, dalla sua intensità e dalla perspicacia quasi profetica di cui è dotato” (PAG.84). Secondo Konradin Hitler sarà anche in grado

di distinguere tra gli ebrei indesiderabili e quelli di valore, e per questo Hans potrà certamente rientrare in Germania, e i suoi genitori, che hanno deciso di restare, non

avranno nulla da temere.

Ma Konradin si sbaglia: la sua impressione su Hitler si rivelerà molto sbagliata, e le cose andranno in modo diverso.

Da PAG. 86 Hans racconta del suo percorso in America: è diventato un buon avvocato, ha fatto carriera, si è arricchito, ha una moglie e un figlio. Per gli altri è un uomo di

successo, ma lui non si considera tale: il suo sogno era di diventare poeta, di scrivere libri e poesie, ma non è mai riuscito a farlo, prima per mancanza di soldi, poi di coraggio

(PAG. 87).

Lo trovo molto severo con se stesso, perché secondo me è stato molto bravo e coraggioso rifacendosi una vita da solo e dall’inizio.

Non ha più fatto rientro in Germania. Finge di non riuscire più a ricordare bene la lingua tedesca, anche se non è vero, la ricorda perfettamente.

Questo fatto mi fa pensare a una storia che mi ha raccontato spesso mia mamma: riguarda sua nonna, la mamma di sua mamma, che io non ho mai conosciuto: anche lei ha

vissuto la seconda guerra mondiale. Allora si studiava il tedesco a scuola, ma lei non ha più voluto parlarlo, perché le ricordava quel brutto momento della sua vita.

Un giorno Hans riceve una lettera, dove ci sono i nomi di tutti i ragazzi che frequentavano il suo liceo morti durante la guerra. Erano presenti i nomi di quasi tutti i suoi

compagni.

E c’era anche il nome del suo amico, “Von Hohenfels Konradin, implicato nel complotto per uccidere Hitler. Giustiziato”.

Hitler si era rivelato molto diverso da come Konradin se lo era immaginato, e lui lo aveva capito, e gli si era schierato contro, fino al punto di cercare di ucciderlo.

Ecco a che cosa si riferisce il titolo del libro: ecco che Hans ha ritrovato il suo amico.

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