Sei sulla pagina 1di 25

toTAZION

ill®
Collana BlHLiCA

J.-L. SKA, Introduzione alia lettura del Pentateuco.


Chiavi per rinterpretazione dei pfimi cinque libri della
Bibbia
J.-L. Ska, ha strada e la casa.
Itinerari biblici
L. MAZZINGHI, «Ho cercato e ho esplorato».
Studi sul Qohelet
I volti di Giobbe.
Percorsi interdisciplinary a cura di G. MARCONI - C.
TERMTNI R. MEYNET, Morto e risorto secondo le Scritture

J.-L. SKA, Abramo e i suoi ospiti,


II patriarca e i credenti nel Dio unico

Chiesa e minhteri in Paolo a cura di G. DE VIRGILIO


C. D’ANGELO, II libro di Rut.
La forza delle donne. Commento teologico e letterario

E. BORGHl, Giustizia e amore nelle Lettere di Paolo.


Dall’esegesi alia cultura contemporanea

G. VANHOOMISSEN, Cominciando da Mose.


Dall'Egitto alia Terra Promessa

J.-L. SKA, // lihro sigillato e il libro aperto

R. MEYNET, Leggere la Bibbia.


Un1 introduzione alTesegesi

Y. SFMOENS, II libro della pienezza.


II Cantico dei Cantici. Una lettura antropologica e teologica

X. LfiON-DtJFOUR, Un biblista cerca Dio

J.-L. SKA, 7 volti imoliti di Dio.


Meditazioni bibliche
Jean-Louis Ska

IVOLTI
INSOLITI
DIDIO
MEDITAZIONI BIBLICHE

MB
®2Q06 Centro editoriale dehoniano
via Nosaddla 6 - 40123 Bologna EDB (marcHio
depositato)

ISBN 88-10-22128-1
Stampa\ Grafiche Dehoniane, Bologna 2006
INTRODU ZIONE: IL DIO DELLA BIBBIA E IL
PADRE DI GESU CRISTO

«Io sono il Dio di Abramo, il Dio di Isacco, il Dio di


Giacobbe» (Es 3,6). «Sono io il Signore, tuo Dio, che ti ha
fatto uscire dall’Egit- to, dalla casa di servitu» (Es 20,2).
«Sono Dio e non un uomo, sono il Santo in mezzo a te che
non ama distruggere!» {Os 11,9). «Vi dard il mio spirito e
vivrete, vi faro stare tranquilli nel vostro paese e rico-
noscerete che io, il Signore, ho parlato e cosi faro» (Ez
37,14). «Io sono il Signore e non vi e altri. Io formo la luce
e creo le tenebre* fac~ cio il benessere e provoco la
sciagura; io, il Signore, faccio tutto que- sto» (Is 45,6-7).
Queste autodefinizioni di Dio pongono in risalto una
costante della Bibbia: Dio si rivela quando agisce nella
storia umana. Non e un Dio delle speculazioni, delle
lunghe ricerche filosofiche o un Dio che si raggiunge dopo
faticosi esercizi mentali. Se gli uonimi non raggiungono
Dio, lui li raggiunge nella loro storia quotidian a,
A questo primo aspetto sc ne aggiunge un secondo: il
Dio d'l- sraele si rivela come il Dio di qualcuno: Abramo,
Isacco e Giacobbe prima, il popolo d’Israele dopo. Infine,
sara il Dio di Gesu Cristo. II luogo della rivelazione e la
vita di queste personef con le loro espe- rienze felici e
infelici, le loro vittorie e le loro sconfitte. Dio non si ri-
vcla a persone gia perfette, in situazioni ideali, quanto nel
travaglio di ogni giorno, nella povera e ardua ricerca del
bene, nello sforzo, non sempre coronato da successo* di
creare un mondo piu umano, nella mar eta gioiosa o
stanca di un popolo verso la lontana «terra promes- sa».
Dio e presente nella nostra fedelta e nei nostri tradimenti,
e co- lui che mantiene il suo popolo sui sentieri della
giustizia e va a ricer- carlo quando si smarrisce nei vicoli
ciechi delle sue erranze. La Bib-
1 I volti insoliti di Dio

bia ci insegna che non vi e alcuna esperienza umana dalk


quale Dio possa essere assente, Nemmeno il peccato ci separa da
Dio. II Nuo- vo Testamento ce ne dara una prova splendid a. 11
Dio della Bibbia e un Dio pellegrino, che vive sotto la tenda e
accompagna ii suo popo-
lo in tutti i suoi esili, che lo segue in tutti gli. Egitti e le Babeli
della sua storia e lo guida in tutti 1 suoi deserti. Inline3 «ha piantato
la sua tenda fra noi e abbiamo visto la sua gloria» quando il Verbo
si e fat- to carne (Gv 1,14). Ormai e la stessa umanita che diventa il
luogo della rivelazione* Ci spetta ora di fare nostra questa
esperienza e di entrare nelia storia dove Dio, il Dio dei patriarchi,
il Dio dell’esodo e il Dio di Gesu Cristo ci precede e ci guida.
«Quando potro venire a contemplare il volto di Dio?», dice il
salmista (Sal 42,3)- Mose dira qualcosa di simile in Es 33,18: «Fam-
mi vedere la tua gloria» e uno dei discepoli di Gesu, Filippo, fara
eco alia stessa richiesta durante i discorsi di Gesu dopo Pultima
cena: «Mostraci il Padre e ci basta» (Gv 14,8). II desiderio umano di
vedere Dio pervade la Bibbia, la storia del cristianesimo e la storia
delle religioni. Le risposte sono molte, sono variegate e spesso
sorpren- denti. Il titolo di questo libro vuole esprimere la sorpresa
che ci aspetta quando percorriamo la Bibbia in cerca di una
risposta a questa lancinante domanda. Mi permetto, in conclusione
di questo breve «invito al viaggio», di riprendere un aneddoto che
fa parte della tradizione dei Chassidim, i pii ebrei.. Un giovane
discepolo si awici- na una mattina al suo vecchio maestro e gli
dice: «Come mai, nei tempi antichi, Dio appariva spesso ai nostri
padri, ad Abramo, ad Isac- co, a Giacobbe, a Mose e a tanti altri?
Oggi, invece, nessuno lo vede piu». Il vecchio rabbino riflette a
lungo, lisciandosi la barb a con la mano, poi rispose: «Perche noi,
non possiamo piu chinarci abba- stanza in basso».
13 significato della storiella non e del tutto chiaro. II rabbino
in- tendeva dire che non possiamo vedere Dio perche non
vogliamo piu in chinarci davanti aDa sua gloria e alia sua maesta?
Vale a dire perche manchiamo dell’umilta necessaria? O pensava
forse che non siamo piu capaci di rispettarlo e venerarlo come si
deve? In un tal senso sa- rebbe dunque un invito a ritrovare quello
che la Bibbia chiama «xl ti- more di Dio» senza il quale nessuno
2 I volti insoliti di Dio

pud «vedere la faccia di Dio». Potremo cioe vederlo solo quando


ritroveremo il senso dell’adora-
Introduzione: il Dio della Bibbia e it Padre di Gesu Cristo 1

zione. O forse voleva dire che Dio non si deve cercare nelle
alture, nelle esperienze sublimi e straordinarie, bensi neila
semplicita delle cose «terra terra»? Guardiamo troppo in alto,
mentre Dio si rivela «in basso». Si dovrebbe parlare allora, alia
stregua di Francois Varil- lon, dell’umilta di Dio e, forse, proprio
nel senso etimologico della parola, vale a dire di un Dio «vicino al
suolo». Umilta, infatti, viene dalla parola latina humus, che
significa «suolo». Per questo motivo, chi si piega, si china, si
abbassa verso il suolo, potra scoprire il volto di Dio; ma non ci
riuscira «se il suo cuore s’inorgoglisce, se sono bo- riosi i suoi
occhi, e si muove fra cose troppo grandi,. superiori alle sue forze»
(cf. Sal 131,1). Deus semper maior («Dio e sempre piu gran- de»),
cosi si intitola una celebre opera sugli esercizi di s. Ignazio di
Loyola, scritta in tedesco da un gesuita di origine polacca, Erich
Przywara. Alla fine della sua vita, pero, lo stesso Przywara avrebbe
preferito rovesciare la formula per dire: Deus semper minor («Dio e
sempre piu piccolo»).L Aveva ragione? Le pagine che seguono vor-
rebbero non offrire una risposta completa a queste domande,
quanto piuttosto segnalare, al limitare dei boschi biblici, i sentieri
che si inoltrano qua nella fustaia, la nel bosco ceduo, la ancora
neila mac- chia mediterranea, per ritrovare le orme che il nostro
Dio ha lasciato al suo passaggio quando e- venuto a visitarci alia
brezza dell'alba (cf. Es 34,2; IRe 19,12).

Jean-Louis Ska
Giugno 2QQ5
Awertenza. Gran parte delle meditazioni proposte in questo
volume fanno parte di un piano di lavoro scritto per il Movimento
Rinascita Cristiana n ell’anno 1998. Ho ripreso e riveduto i testi,
poi ho aggiunto una serie di nuove meditazioni per completare il
quadro. Le meditazioni seguono, nella maggioranza dei casi, un
piano fisso: una breve introduzione sulla natuxa del brano e sulle
sue principali caratteristiche, uno studio della sua struttura
letteraria e, infine, qual-
che spunto per la meditazione personale o collettiva. Altre
medita- zioni, specialmcnte quelle aggiunte in seguito, adottano
uno schema piu libero e piu idoneo aJTargomento trattato. I testi
scelti proven’ gono dall’Antico e dal Nuovo Test amen to, sebbene
l'Antico, meno conosciuto, sia stato privilegiato. Ringrazio di cuore
la signora Francesca Sacchi e don Federico Giuntoli per le
correzioni e gli ntili sug- gerimenti.
2
IL DIO CREATORE CHE ABITA IL TEMPOI Evolti
LAinsoliti
STORIA di Dio
(Gen 1,1-2,3)

1. INTRODUZTONE

La prima pagina della Bibbia presenta una riflessione molto


ela- borata del popolo d’lsraele durante e dopo l'esilio in Babilonia
(587- 538 a.C.). Questa esperienza e il confronto con la religione e
la cul- tura mesopotamiche hanno obbligato gli israeliti a ripensare
la loro fede, Era diventato necessario riformularla in un linguaggio
nuovo per rispondere alle sfide del presente. I problemi principali
erano due. Primo, la presa di Gerusalemme, la distruzione del
tempio e la fine della monarchia potevano apparire, secondo la
mentalita dell’e- poca, come una sconfitta del Dio dlsraele,
incapace di difendere il suo popolo e la sua citta santa. Se gli dei di
Babilonia sono piu po- tenti del Dio d’Israele, perche non adottare
la religione dei vincitori? Israeie non ba ceduto a questa tentazione
perche e riuscito a dimo- strare che il suo Dio era di gran lunga
superiore agli altri dei. Gen
1,1- 2,3 e uno dei testi che serve a questa dimostrazione.
Secondo, lsraele aveva per so alcune istituzioni essenziali
all’esistenza di un popolo in quel tempo: la monarchia, vale a dire
Fautonomia poiitica, e il tempio, che era il simbolo della propria
identita religiosa. Il rac- conto della creazione apre una via che
permettera a Israeie di fare a meno di questi due elementi senza
perdere niente delle sue antiche tradizioni religiose.
L’idea essenziale di questo testo e che il Dio d'Israeie, quello
che poi parlera ai patriarchi. e a Mose, il Dio che fara uscire il suo
popo
lo dalFEgitto e lo condurra nella terra promessa, e nientemeno che
il creatore delfuniverso. Non e pertanto una divinita locale o
naziona- le, ma il Dio dell’universo e, quindi, anche il Dio della
Mesopotamia, di Babilonia o della Persia. E il Dio di tutte le
nazioni. Per mostrar- lo, l’autore del brano spiega per esempio che
Dio - il Dio d’lsraele - ha creato gli astri, vale a dire il sole, la luna e
le stelle. II testo prefe- risce non pronunciare questi nomi, forse
anche per non alludere alle divinita della Mesopotamia che erano
quasi tutte identificate con gli astri. In altre parole, il Dio dTsraele
ha creato quello che i potenti po- poli della Mesopotamia
consideravano come loro divinita, Se e cosi, il Signore d’Israele e
molto superiore a queste divinita. Infine, il ra- gionamento poggia
su un principio essenziale del pensiero antico: quello che era prima
e sempre piu importante di quello che segue. In Gen 1, il Dio
dlsraele esisteva prima di tutto il creato — lui e lui so
lo esisteva «all’inizio» (Gen 1,1) - e quindi e «piu importante» di
tutto 1’universo. In parole piu teologiche, egli trascende tutto il
creato. La conseguenza e chiara: se il Dio dIsraele e tale, non vi e
alcuna ra- gione di abbandonarlo per onorare divinita inferior!.
Uambiente nel quale il brano e stato redatto ne spiega un ulte-
riore tratto. Le immagini us ate per descrivere la creazione, special-
mente il suo inizio, riecheggiano testi e rappresentazioni
mesopota- mici in cui il creato emerge dalle acque e dalle tenebre
come una pia- nura emerge lentamente dalle acque dopo un
allagamento. Questo fenomeno si osservava nelle grandi pianure
della Mesopotamia pres- soche ogni anno. Le piogge dcirinverno e
lo scioglimento della neve sulle montagne provocavano ogni
primavera grosse piene e allaga- menti, Poi I’acqua si ritirava, le ter
re riapparivano e si poteva setni- nare. In Israele, invece, le
immagini sono diverse: la creazione asso- miglia piuttosto alia
trasformazione di una steppa desertica in un’oa- si irrigata e fertile
(vedi Gen 2,4b-25).

2. COSTRUZIONE DEL BRANO

L’architettura del brano ne rivela il significato prof on do, Chi


ca- pisce Tarchitettura di un edificio capisce anche quale ne e lo
scopo. Basti segnalare qualche elemento di piu grande rilievo in
Gen 1.
Dio crea il mondo in sette giorni e dieci parole. Vi sono
Quindi dieci «opere» distribute in sette giorni. Tre fra i giorni sono
piu im-
11 Dio creatore che abita il tempo e la storia (Gen lt 1-2,3)

portanti: il primo, il quarto e il settimo, vale a dire i due giorni 1


che si trovano alle «estremita» della settimana e quello che sta 1
proprio in mezzo a essa. Nel primo giorno Dio crea la luce, nel
quarto gli astri, vale a dire il calendario e Torologio dell’universo, e
nel settimo si ri- posa. Questi tre giorni hanno un elemento in
comune: sono in stret- ta relazione con il tempo. La creazione della
luce inaugura Falter- nanza del giorno e della notte, che e il ritmo
basilare del tempo. Gli astri hanno come funzione di segnalare «Ie
feste, i giorni e gli anni». Come detto, Dio crea un «calendario
cosmico». Infine, nelT ultimo giorno della settimana, il settimo,
Dio si riposa. Entriamo nel tempo alio stato pure, in un tempo
«vuoto». In questo giorno Dio solo «e» perche non fa piu nulla. E il
testo non dice che ci fu una sera per il settimo giorno f
In tutto il brano predomina in ogni caso la dimensione tempo-
rale. Il tempo e piu import ante dello spazio. E significative, per
esempio, che il brano si concluda con la celebrazione di un tempo
sacro, il sabato, e non, come in diversi racconti antichi dello stesso
gen ere, con la costruzione di un tempio o di un palazzo per il dio
creatore. II Dio d’Israele non ha un tempio, ma un tempo sacro. Il
primo santuario sara costruito molto dopo, nel deserto (Es 35^f0).
Mose ricevera le istruzioni per questa costruzione che, in ogni mo-
do, non e statica ma si sposta con il popolo. Anche qui prevale la
dimensione temporale: la presenza di Dio e dinamica perche
accom- pagna il popolo nelle sue peregrinaziom nel deserto, verso
la meta finale che e la terra promessa. II Dio d’lsraele abita la storia
del suo popolo. Per tornare al nostro brano, il popolo che non ha
piu santuario pud nondimeno venerare il suo Dio perche puo
contemplare la sua attivita durante la settimana e celebrarlo
durante il «tempo sa- cro» del sabato.

3. PISTE DI RIFLESSIONI PER LA MEDITAZIONE

1. II brano descrive 1’attivita creatrice di Dio secondo un


piano ben definite. Osservare per esempio la progressione nitida
che inizia con il «caos iniziale» (Gen 1,2) e si conclude con il sabato
{Gen 2,1- 3). Vale la pena fare una lista di queste opere per vedere
meglio questa successione. Si passa progressivamente da elementi
II Dio creatore che abita il tempo e la storia (Gen 1,1-23) 5
cosmici ina-
6 I volti insoliti di Dio
2. nimati (luce, cielo, terra, mare, astri) alia vegetazione, poi a
forme piu elaborate di vita, vale a dire a esseri viventi sempre piu
«intelligenti» (pesci, uccelli, animali, uomini). Si pud anche vedere
nel brano una corrispondenza fra creazione del mondo e risveglio
della coscienza um ana. Nel seno materno, Tembrione vive in un
mondo di tenebre e di «acqua» (liquido amniotico), La prima
esperienza del neonato, alia nascita, e quella della luce - percio
«dare. alia luce» e sinonimo di «partorire». Il neonato fa
successivamente F esperienza del tempo (giorno-notte), poi dello
spazio, con le sue dimension! verticali e oriz- zontali. La vita di un
essere umano passa in seguito per diverse fasi: vegetativa, animale,
poi sempre piu «umana», fino al matrimonio. L’ultima tappa e il
sabato dove Pessere umano sperimenta 1’infinito dell’eternita
divina.
3. Quali sono le prime opere di Dio? Vedi per esempio Fuso
del verbo «separare» e «chiamare» nella prima parte della
settimana. Quanti «scompartimenti» vi sono nell’universo?
4. Dopo la creazione delle piante (Gen 1,11-12), ci si aspette-
rebbe la creazione degli animali. Le piante serviranno, infatti, a
nu- trire tutti gli esseri viventi. Pero non e cosi e Dio crea gli astri
nel quarto giorno (Gen 1,14-19). Cio dimostra l’importanza di
questa opera che si trova in mezzo alia settimana. Inoltre Dio affida
agli astri un «dominio» sul ritmo dei giorni e delle notti, sulla
divisione fra luce e tenebre {Gen 1,16.18). Come esprimere tale
dominio in un lin- guaggio moderno? Gli uomini che saranno
creati dopo possiedono questo potere o vi sono subordinati? Quali
conseguenze possiamo trarre da questo fatto a proposito della
condizione umana secondo il presente brano? I «tempi fissi» di cui
parla Gen 1,14 («stagioni» o «feste» secondo le traduzioni) sono in
realta le feste liturgiche, i mo- menti in cui si raduna il popolo per
celebrare il suo Dio. Perche il te- sto da tanta importanza al «tempo
liturgico»? Perche fare del tempo e della storia un «tempo sacro»?
5. Nella seconda parte della settimana, Dio crea gli esseri
viventi: pesci, uccelli, animali ed esseri umani. Ogni specie riempie
una parte dell’universe: gli uccelli riempiono il cielo, i pesci le
acque e gli uomini la terra. In questa parte dominano due verbi
importanti: il verbo «creare» e il verbo «benedire». La benedizione
e legata alia fe- condita. Per la prima coppia di esseri umani, essa
significa anche «dominio». Questo «dominio» degli uomini sulla
II Dio creatore che abita il tempo e la storia (Gen 1,1-23) 7
terra corrisponde al «governo» degli astri sul tempo. Come
interpretare il «dominio» degli esseri umani sulla terra e sugli
animali? Chi e «responsabile» della terra e degli animali? Chi
«regna» sul creato? Solo i re, i diri- genti, o tutti gli uomini come
tali? Perche?
6. Dio crea le piante e tutti gli animali «secondo le loro
specie». L’essere umano, tuttavia, e creato «a immagine di Dio,
secondo la sua somiglianza». Non esistono quindi per questo testo
diverse «specie umane» o «razze umane». Tutti sono creati
«alTimmagine di Dio, secondo la sua somiglianza». Quali
potrebbero essere le conseguenze di questo fatto? Si potrebbe dire,
come in un testo mesopotamico, che il re e Fimmagine degli dei e
gli altri uomini (liberi) sono Fimmagine del re? E lo schiavo, allora,
sarebbe Fimmagine delTuomo libero?
7. Quante volte si ripete la frase: «e Dio vide che era buono»?
Che cosa dice il testo esattamente Fultima volta che appare questa
frase? Vi e una sola negazione in questo brano? Una sola nota nega-
tiva? Perche?
8. Alla fine del sesto giorno, Dio stabilisce quale sara iJ cibo di
tutti gli esseri viventi (Gen 1,29-30). Sara possibile mangiare carne?
Perche? Cf, Gen 9,1-3. II mondo e pacifico e non vi e traccia di
vio- lenza. Si spargera sangue in questo mondo? Perche
immaginare un mondo ideale e irreale di questo tipo? In quale
mondo viviamo oggi? Che cos'e cambiato? Paragonare con Gen
6,5-12; 9,1-7.
9. II riposo del sabato. Dio crea un mondo autonomo e ben re-
golato. Gli astri governano Funiverso e gli uomini sono incaricati
della terra. Come interpretare il «riposo» divino? Dio, secondo la
tradi- zione rabbinica, si riposa non perche non ha piu niente da
fare, ma perche lascia al mondo lo spazio necessario per
«funzionare» e agli uomini lo spazio indispensabile per esercitare la
loro liberta e la loro responsabilita. Quali sono le conseguenze di
questo «riposo divino» per Fumanita? Qual e la responsabilita degli
uomini verso Funiverso creato da Dio e verso lo stesso Dio
creatore?
8 I volti insoliti di Dio
DIO E LA SAPIENZA - LA CREAZIONE COME
«GIOCO» (Pr 8,22-30)

1. INTRODUZIONE

Pr 8,22-30 e un testo in cui la Sapienza fa il proprio elogio. In


poche parole, essa afferma di essere pm antica di tuttc le altre crea-
ture e di essere stata presente quando Dio ha creato il mondo.
Ritro- viamo in queste afferma zioni 1’idea che cio che precede nel
tempo e piu importante: la Sapienza e superiore a tutte. le creature
per che e stata generata prima di esse (Pr 8,22). E un altro modo
per dire che la Sapienza vale piu di tutte le cose di questo mondo,
Nella Bibbia, la Sapienza e anzitutto un «saper fare» e corri-
sponde raramente a un sapere meramente intellettuale. Alla corte
del re, i «saggi» sono i consiglieri che sanno spiegare al re quale
politica adottare e quali decisioni prendere. Giuseppe e uno di
questi «sag- gi» perche riesce ad interpretare i sogni di Faraone e a
proporre la soluzione adeguata al problema della carestia che si
annuncia (Gen 41, spec. 41,33.39-40). Anche gli artigiani sono
«saggi» secondo la Bibbia quando sono «abili» nel loro mestiere e
«sanno fare» (Es
35,31-36,1)-
2. LA STRUTTURA DEL BRAND

Vi sono due parti principal! in Pr 8,22-30, Dopo Taffermazione


iniziale (8,22-23), la Sapienza mostra che esisteva prima di tutte le
creature (8,24-26), poiche era presente quando Dio ha creato Puni-
verso (8,27-31).
L’universo di Pr 8 e simile a quello di Gen 1. Ritroviamo per
esempio le acque e la terra (8,24 e 8,25-26); il cielo (8,27a), le
acque e il mare (8,27b-29ab), e la terra (8,29c). L'ultima parte del
brano rias- sutne Pinsieme in un immagine: la Sapienza e sempre
aUa presents di Dio, si diverte davanti a lui e trova le sue delizie
con gli uomini.
II Dio creatore che abita il tempo e la storia (Gen 1,1-23) 9
3. QUALCHE pista DI riflessione per la meditazione

1. «E io mi divertivo davanti a lui tutto il tempo, mi divertivo


nelPuniverso» (Pr 8,30-31), La Sapienza si presenta anche come
Par- chitetto dell’universo. La traduzione del termine e discussa,
pero vi sono buoni motivi per pensare che questo sia il significato
piu adat- to al contesto. La Sapienza avrebbe quindi partecipato
attivamente alia creazione. Per esempio ne avrebbe tracciato la
pianta e concepi- to Porganizzazione. Dio ha creato Puniverso
«con Sapienza». Come si manifesta questa «Sapienza»
nelTuniverso? Come ritrovarla? Essa afferma che «trova le sue
delizie fra gli uomini». Sara dunque pre- sente nel nostro mondo.
Dove si trova questa abilita nelParte di vi- vere?
2. Un punto interessante per un’ulteriore riflessione e
Pimmagi- ne della Sapienza che «si diverte» davanti a Dio e in
tutto Puniverso. Lidea e probabilmente di origme egiziana. In
Egitto, infatti, la Sapienza (Maat) e una divinita che presiede
alPordine delPuniverso. Ogni mattina, quando si alza, si presenta
in tutta la sua beilezza davanti al dio creatore delPuniverso. Costui
la vede, l’ammira e trae la sua ispirazione da questa visione per
creare. o governare Puniverso.
In Pr 8, questa Sapienza «si diverte» davanti a Dio. II verbo
usa- to in ebraico si ritrova - con una Ieggera variante - nel nome
Isacco («egli ride») e signifies «ridere» ) «divertirsi», «giocare», Go
vuol dire che la Sapienza che ispira Dio nella sua opera creatrice si
diverte e trova piacere in questa attivita. La creazione e frutto non
di uno sforzo, di un bisogno, ma di un piacere, di un divertimento.
Dio non crea Puniverso perche ne ha bisogno, perche era
necessario. Lo crea «gratuitamente», per pura generosita. Non lo
crea perche deve servi- re, essere utile o giovare a qualcuno, un
valore in se stesso. In gene- re, dividiamo le nostre attivita in due
categorie: facciamo cose utili e cose in utili. Il brano ci insegna che
esiste una terza categoria, piu fon- damentale: cose che non sono
immediatamentc utili, ma neanche inutili. Sono gratuite e hanno
valore in se stesse. Si fanno perche uno trova piacere nel farle.
Come ritrovare questa dimensione nella vita quotkliana? Dove si
vive questa dimensione? Che cosa si potrebbe fare per permettere
al nostro mondo di riscoprire questa dimensione del piacere e della
gioia di vivere, perfino nel chiaroscuro di tante gi ornate?
10 I volti insoliti di Dio

IL DIO DI CAINO O IL DIO CUSTODE DELLA VITA


(Gen 4,1-16)

1. INTRODUZIONE

Caino e Abele sono i primi due «fratelli» della storia umana.


Se- condo Gen 4,1-2, sono i figli di Adamo ed Eva. Tuttavia, i
genitori spariscono rapidamente dal racconto e non intervengono
piu sino alia conclusione {Gen 4,25). Per esempio, il brano non
menziona nes- suna reazione da parte loro dopo la morte violenta
di Abele. Conta- no solo i due fratelli. II conflitto che sorge e
paradigmatico perche oppone un agricoltore a un pastore. La storia
e pertanto erablemati- ca perche mette in seen a due «tipi». II
racconto descrive anche il prime omicidio, che e un fratricldio. In
questo modo, suggerisce che ogni omicidio potrebbe essere un
fratricidio.

2. COSTRUZIONE DEL BRANO

Gen 4,1-16 dipinge le diverse fasi di un caso giuridico. Dopo


Tintroduzione e la presentazione dei personaggi (4,1-2), abbiamo il
reato (4,3-8), Findagine e rinterrogatorio (4,9-10), la sentenza di
con- danna (4,11-12), il ricorso del condannato (4,13-14) e
l’aggiunta di una clausola alia sentenza (4,15). Segue una breve
conclusione (4,16).

3. QUALCHE DGMANDA PER LA RIFLESSIONE

1. Una domanda fondamentale e molto difficile riguarda il sa-


crificio di Caino. Perche Dio non Tha «guardato», «considerato»?
Questo vuol dire che lui non era ben accetto ai suoi occhi? Dio e
cer- to libero nelle sue scelte e nelle sue preferenze. Perd in questo
Dio e la saptenza - La creaziane come «gioco» (Pr 8,22-30) 11

caso la scelta sembra di primo acchito arbitraria e avra inoltre delle


con- seguenze fatali per Abele.
Fra le diverse spiegazioni, due sono piu interessanti. La prima
si fonda su stucli di psicologia religiosa (Rene Girard). 1 Secondo
questo studioso, la differenza fondamentale fra il sacrificio di Abcle
e quel-
lo di Caino e che il primo off re animali e il secondo vegetali.
Abele deve esercitare una certa violenza - ammazza animali e
sparge sangue
- per offrire i suoi sacrifici. Caino invece non c «violento». In ogni
essere umano, tuttavia, si nasconde una carica di violenza che deve
trovare una «via di uscita». Nel caso di Abele, questa violenza trova
uno sbocco accettabile e costruttivo: il sacrificio di animali a Dio.
Nel caso di Caino, invece, la violenza non si scarica poiche le sue
offerte sono vegetali e cosi ritorna alia fine contro Abele, suo
fratello. Questo modo di agire e evidentemente inaccettabile, Dio
aveva chiesto invano a Caino di «dominare» la violenza che e in
agguato come un animate ed e pronta a colpire (Gen 4,6-7). La
domanda quindi e di sapere come «addomesticate» o «incanalare»
la violenza e Taggressi- vita che si nasconde in ogni individuo e in
ogni societa.
La seconda spiegazione si basa suile riflessioni dei rabbini, Per
loro, il sacrificio di Caino non e stato accettato per che non corrt-
spondeva alle esigenze riguardo alle offerte vegetali: bisogna offrire
le primiizie e non qualsiasi offerta, Abele, dal canto suo, rispetta
que- ste esigenze poiche offre i primogeniti del suo gregge. L’uno
non sce- glie, mentre I'altro lo fa. Caino, infine, non e capace
neanche di «sce- gliere» la sua condotta e si lascia dominate dalla
gelosia (Gen 4,6-7). In questo caso, si pud riflettere sulFimportanza
della liberta di scelta nelle azioni umane e sul legame fra la
relazione corretta con Dio e la relazione corretta con «il fratello».
2. Perche Dio interviene per castigare Caino? Nel mondo
bibli- co, il sangue e sacro e appartiene solo a Dio, perche «la vita e
nel san- gue» (Lv 17,14). Chi sparge il sangue infrange una legge
divina. Nes- sun essere umano ha diritto sul «sangue» di un’altra
1 Si veda in particolare la sua opera ormai classics, La violence et le sacre,
Gras- set, Paris 1972; tn it. La violenza e il sacro, Adelphi, Milano 1980.
12 I volti insoliti di Dio

persona. Persi- no il sangue degli animalt e sacro e percio non pud


essere consuma- to (Gen 9,4-6; Lv 17,11). La sacralita del sangue
nella Bibbia ci ri- corda la sacralita della vita come tale e il rispetto
dovuto ad ogni essere vivente, persino agli animali.
3. La condanna di Caino (Gen 4,11-12). Caino e la sola
persona in tutta la Bibbia che Dio maledice concretamente. Come
capire il le- game fra J’omicidio e la condanna? Perche Caino
diventa «ramingo e fuggiasco sulla terra»? Perche il suolo diventera
sterile? Caino sara escluso daila societa - «scomunicato» nel senso
proprio della parola
- e vivra in un mondo improduttivo. Non sarebbe fimmagine della
vita alia quale si condanna chiunque attenta alia vita di un
«fratello»?
4. Il «segno di Caino». Dopo il breve ricorso di Caino chc
chie- de grazia per la sua vita (4,13-14), Dio introduce una clausola
nella sentenza per impedire che sia ucciso (4,15a). Per assicurare
che sia ri~ spettata questa decisione, Dio «pose un segno su Caino,
cosicche chiunque l’avesse trovato non l’avrebbe ucciso» (4,15b). Il
«segno di Caino» e dunque un segno di protezione, non di infamia.
Innanzitutto occorre «staccare» il brano dal suo contesto attua-
le. Il racconto esce dallo stretto quadro dei primi capitoli della Ge-
nesi per diventare «emblematico». Caino e il «tipo» dell’omicida, di
ogni omicida, in qualsiasi societa del Medio Oriente antico, Percio
il brano non tiene conto del fatto che, nel suo contesto attuale,
Caino e solo sulla terra con i suoi genitori e il lettore critico
potrebbe chie- dersi chi puo essere il potenziale giustiziere di
Caino. Cosi si capisce anche che Caino possa trovare una moglie
(4,17). II racconto non si pone la domanda di sapere da dove possa
pro venire.
II punto essenziale di questo brano e che la vita di una persona
rimane sacra, anche quella di un criminale. La violenza non puo
sca- tenarsi mai in modo sregolato, nemmeno contro chi e stato
violento e assassino. Inoltre, il racconto e ambientato in un mondo
dove la po- polazione e molto scarsa. Un caso simile e descritto in
2Sam 14,1-8 dove una madre chiede al re la grazia per un figlio
fratricida perche ha solo due figli. Quale conclusione possiamo
trarre dal paragone fra i due testi? Quail sono i valori in gioco? E
Dio e la saptenza - La creaziane come «gioco» (Pr 8,22-30) 13

possibile difendere questi valori nel mondo odierno? Come?


14 I volti insoliti di Dio

LA «TORRE DI BABELE» (Gen 11,1-9) E IL DIO ANTI-


TOTALITARIO

1. INTKODUZIONE

II famoso racconto della «torre di Babele» ha ispirato molti pit-


tori e scrittori. NeH’immaginario popolare, la storia spiega perche
vi sono tante lingue (e tanta confusione) in questo mondo.
AlTinizio, tutti parlavano la stessa lingua in un mondo armonioso
mentre la molteplicita delle lingue sarebbe un castigo divino. Il
peccato che provoca la reazione divina non e difficile da definire:
gli uomini hanno cercato di costruire una tor re che potesse
raggiungere il cielo. Percio si tratta sicuramente di un peccato di
orgoglio (hybris) com- messo dagli uomini che hanno voluto
«diventare uguali a Dio» (cf. Gen 3,5.22).
Questa spiegazione tradizionale non si giustifica
compleramente. II testo usa in 11,1 un’espressione idiomatica che
significa esatta- mente «essere concordi», «essere unanimi» e una
seconda che significa «avere lo stesso piano», «collaborare alle
stesse imprese». Nella spiegazione tradizionale, si park molto della
torre e si dimentica la citta, importante anch’essa.
II racconto, tutto sommato, rispecchia la reazione ironica, anzi
satirica, di un ebreo che visita la Mesopotamia e vede le grandi
citta con le loro cittadelle (la «torre») e popolazioni enormi
concentrate in poco spazio che parlano lingue e dialetti diversi. Si
stupisce anche di vedere come costruiscono le citta: con mattoni e
con bitume, perche non c’erano cave di pietra in Mesopotamia.
Forse questo ebreo avra anche visto una citta incompiuta.
La costruzione di una citta con una torre e il desiderio di farsi
un «nome» (11,4) erano cose comuni in Mesopotamia. Un grande
re dove- va conquistare un impero, unificarlo e pacificarlo sotto
una legge ferrea e costruirsi una nuova capitale per immortalare la
sua fama. Le immagini present! in questo racconto descrivono
quindi il sogno imperialistico e totalitario dei re della
Mesopotamia. Con sottile ironia, F auto re di Gen
11,1- 9 mostra come questo sogno sia stato vanificato dalto stesso
Dio.

2. COSTRUZIONE DEL BRANO

11 brano comporta due movimenti inversi (11,1-4 e 11,5-


9). Pri- mo, gli uomini si radunano per edificare una citta e una
torre. Al mo- vimento «orizzontale» delle nazioni verso la pianura
di Sennaar (Ba- bilonia) succede un movimento «verticale», vale a
dire la costruzione della citta e della torre che deve «toccare il
cielo». Nella seconda parte della storia, questo movimento si
rovescia: Dio «scende» (movimento verticale verso il basso) per
vanificare il desiderio degli uomini di «edificare» e di «salire» (11,4
e 11,5.7.8b); poi decide di di- sperdere le nazioni e in questo modo
disfa il primo movimento oriz- zontale di concentrazione in un
solo luogo (11,2 e 11,8a).

3. PISTE di KIFLESSIONI per LA MEDITAZIONE

Il linguaggio del brano e molto ironico. Per esempio, le


nazioni vogliono costruire una torre che possa raggiungere il cielo.
Per ve- derla, pero, Dio deve «scendere» (11,5.7)! Il narratore gioca
anche sul nome Babele che fa derivare dal verbo ebraico balal,
«confonde- re». II brano contiene quindi una forte satira
delFimperialismo e del totalitarismo mesopotamico. Si ribella
contro il mondo uniforme e contro le grandi concentrazioni di
popolazioni di questi imperi. Di- fende, al contrario, la diversita
delle culture e delle lingue, e Foccu- pazione di tutta la terra.
Nella Bibbia, quando Dio vanifica un progetto, significa che e
impossible realizzarlo. Quindi il sogno di Babele e impossible. Per-
che? Quali sono i valori fondamentali che sarebbero cancellati?
Qua-
li lezioni possiamo trarre da questo racconto per la «costruzione» di
16 I volti insoliti di Dio

una comuoita cristiana o di una Chiesa cristiana?


1
E. PRZYWARA, Deus semper maior. Theologie der Exerzitien, 3 volL, Herder,
Freiburg im Brcisgau,21964.

Potrebbero piacerti anche