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CAPITOLO 10
DAVIDE. I: DA PASTORE A RE
La cosidetta “Storia della salita al trono”
(1 Sm 16 - Sm 7)

Da 1 Sm 16 fino a 1 Re 2, il racconto è dominato dalla figura di Davide. Continuano ad


apparire personaggi importanti, come Samuele, Saul, Assalonne. Ma è il piccolo pastore
diventato re che accaparra completamente l'attenzione. Complessivamente, stiamo
davanti alle migliori pagine narrative del Bibbia.
La scienza biblica è solita distinguere in questi capitoli due grandi opere che
sarebbero state utilizzate più tardi dallo storiografo o storiografi dtr: la Storia della salita
di Davide al trono (1 Sm 16 ‒ 2 Sm 7) e la Storia della successione (2 Sm 9-20; 1 Re 1-
2). Al margine rimarrebbero le tradizioni di 2 Sm 8, su una serie di campagne di David, e
le contenute in 2 Sm 21-24.
Conviene riconoscere fin dall'inizio che la divisione in due grandi opere non è
tanto evidente come suggeriscono molti commenti e articoli; ci sono capitoli della Storia
della successione che sembrano scritti dallo stesso autore della Storia della salita.
Perciò, ultimamente si avverte una tendenza a trattare insieme tutta la storia de
Davide. La troviamo nel commento di R. ALTER a 1-2 Samuele (New York 1999) e nell’
opera di W. VOGELS, Davide et son histoire. 1 Samuel 16,1 - 1 Rois 2,11 (Montreal
2003).
Ci sono tre opere recenti molto importanti su Davide: J. VERMEYLEN, La loi du
plus fort. Histoire de la redaction des récits davidiques de I Samuel 8 à 1 Rois 2. BETL
154 (Lovaina 2000); B. HALPERN, David's Secret Demons: Messiah, Murderer, Traitor,
King (Grand Rapids 2001) [trad. it.: I demoni segreti di David, Paideia, Brescia 2004]; J.
VAN SETERS, The Biblical Saga of King Davide (Winona Lake 2009)1.
Ma nessuna di queste opere propone che l’attuale storia di Davide sia un racconto
unitario, scritto dallo stesso autore. Quella di Vermeylen, nelle sue 690 pagine, offre un
complicato processo di redazione, identificando cinque documenti scritti in vita di
Davide o poco dopo. Uno di essi includeva 1 Sm 11 – 2 Sm 7; un altro 2 Sm 13-20
(dunque, abbastanza vicino alla teoria abituale della Storia della salita e della Storia della
successione). All’inizio del regno di Salomone questi cinque documenti furono
incorporati in una «Storia salomonica di Davide» che presenta Salomone como legitimo
erede. Finalmente, tre editori dtr rielavorarono questo materiale all’inizio, metà e fine
dell’esilio. Ma la redazione finale ebbe luego al tempo di Esdra.
Van Seters propone un modello più semplice. Divide l’insieme dei racconti su
Davide in una Storia di Davide così come veniva presentata dall’autore Dtr, favorevole al
monarca, e una revisione posteriore (che intitola Saga del re Davide), fortemente negativa
nel suo confronto. Nelle pp. 361-63 offre un riassunto molto chiaro dei brani che
appartengono ad ogni storia e del suo contenuto.
Comunque, nel trattare i capitoli su Davide sembra abbastanza sensato distinguere
due parti essenziali. Tra altre cose, perché corrispondono a due tappe radicalmente
diverse della sua vita: prima e dopo essere diventato re di Giuda e Israele. Questo
capitolo lo dedicheremo alla prima di esse. La storia della ricerca a proposito di Davide,
nell’opera di J. Van Seters sopra citata, pp. 3-52, dove mancano alcuni titoli importanti,
come quello di Vermeylen.

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L’opera di Van Seters ha avuto una recensione molto critica da parte di W. Dietrich in RBL 02/2010.
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1. Contenuto

Introduzione: unzione privata di Davide (16,1-13)


1. Davide nella corte (1 Sm 16,14-19,17).
Arrivo alla corte come musicista (16,14-23)
Arrivo alla corte come eroe: Davide e Golia (17)
Succeso di Davide
con Gionata (18,1-4)
coi soldati (18,5)
colle donnde (18,6-7)
Reazione di Saul
Invidia e odio (18,8-9)
Vuole ucciderlo per due volte, ma non ci riesce (18,10-11)
Lo allontana, ma Davide trionfa (18,12-16)
Promette Merab ma non la consegna (18,17-19)
Propone Mical perché venga ucciso (18,20-27)
Riassunto: timore e odio di Saul (18,28-29), vittorie di Davide (18,30)

Saul, i suoi figli e Davide


Saul decide uccidere Davide (19,1)
Gionata avvisa Davide e intercede a suo favore (19,1-7)
Vittoria di Davide sui filistei (19,8)
Saul cerca di uccidere Davide, che fugge (19,9-10)
Saul ordina prendere Davide e Mical lo salva (19,11-17)
2. Davide fugitivo (19,18-21,16)
Ramà: Saul cerca de prenderelo (19,18-24)
Davide e Gionata (20)
Nob: incontra Achimelek (21,1-10)
Gat: incontra Akis (21,11-16)
3. Davide capobanda (22-26)
Adullam: 400 uomini (22,1-2)
Porta i genitori dal re di Moab (22,3-4)
Torna a Giuda per consiglio del profeta Gad (22,5)
Saul uccide i sacerdoti di Nob (22,6-23)
Davide salva i cittadini di Keilà (23,1-6)
Saul perseguita Davide (23,7-15)
Gionata stringe un patto con Davide (23,16-18)
Saul perseguita Davide ma deve interrompere (23,19-28)
Saul continua a perseguitare Davide, che gli perdona la vita (24)
Davide, Nabal e Abigail (25)
Saul perseguita Davide, che gli perdona la vita (26)
4. Davide coi filistei (1 Sm 27 - 2 Sm 1).
Al servizio di Achis di Gat (27,1-28,2)
Saul consulta la nigromante di Endor (28,3-25)
Davide, congedato dai filistei (29).
Davide si dirige verso il sud e lotta contro gli amalechiti (30)
Battaglia di Gelboe: morte di Saul (31)
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Davide apprende la morte di Saul: elegia (2 Sm 1)


5. Davide re di Giuda (2 Sm 2-4).
Consacrazione a Ebron (2,1-4a)
Cerca di guadagnarsi i cittadini di Iabes (2,4b-7)
Abner costituisce Isbaal re di Israele (2,8-10a)
Notizia sul regno di Davide (2,10b-11)
Guerra tra Giuda e Israele (2,12-3,1)
Figli di Davide nati a Ebron (3,2-5)
Abner: rottura con Isbaal, trattativa con Davide, assassinio (3,6-39)
Assassinio di Isbaal (4)
6. Davide re di Giuda e Israele (2 Sm 5-7).
Le tribù del nord lo consacrano re a Ebron (5,1-5)
Conquista di Gerusalemme e palazzo (5,6-12)
Figli nati a Gerusalemme (5,13-16)
Vittoria sui filistei (5,17-25)
L’arca a Gerusalemme (6)
Promessa dinastica (7)

2. Aspetti interessanti nel racconto

2.1. Diversità di materiali.

Colui che ha studiato meglio questo tema è stato Rendtorff, benché limitandosi
alle parti narrative. Poiché la sua esposizione può risultare difficile da capire, mi limito
ad indicare la diversità dei materiali usati dall'autore della storia, affinché si noti il
difficile compito che portò a termine. In questi capitoli troviamo:
 Leggende, come l'unzione di Davide da giovane (1 Sm 16,1-14).
 Saghe di eroe, come il combattimento con Golia (1 Sm 17).
 Racconti eziologici, come quello di Saul tra i profeti (19,18-24).
 Notizie storiche, come quella della morte di Saúl (1 Sm 31).
 Storia romanzata, come quella di Mical (18,20-27; 19,11-18).
 Commenti dell'autore (18,14-16; 18,28-29; 2 Sm 5,10-12).
 Elegie per Saul e Giònata (2 Sm 1) e per Abner (2 Sm 3,33-34).
 Liste dei figli, molto diverse: 2 Sm 3,2-5 (Ebron) e 5,13-16 (Gerusalemme).

2.2. Diversità di tradizioni

 Sui figli di Saul: Giònata, Isvì, Malchisùa (14,49; manca Isbaal); Giònata,
Abinadab, Malchisùa (31,2).
 Arrivo di Davide alla corte: come musicista o come soldato.
 Promozione di David: perché Saul lo stima (18,5) o per allontanarlo (18,13).
 Relazione David-Giònata: affettiva (18,1.3-4; 20,4; 2 Sm 1,26) o politica
(23,16-18).
 Proposta di matrimonio (18,17-19 e 18,20-23).
 Arrivo di Davide a Gat (22,11-16; 27,1-6).
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 Davide perdona Saul (cc. 24 e 26).


 Modo in cui Racab e Baná ammazzarono Isboset (2 Sm 4,6 e 4,7).
 Sul ritorno di Mical; Davide lo chiede ad Abner (3,12-13) o ad Isboset (3,14-
15); entrambe le tradizioni si uniscono in 3,16.

2.3. Duplicati e inciampi nel racconto

Come conseguenza della diversità di tradizioni, troviamo parecchie scene


duplicate. Ma richiamano anche l'attenzione i numerosi inciampi del racconto, soprattutto
nella prima parte:
 In 16,14-23 Davide entra al servizio di Saul come musicista; tuttavia, nel
combattimento contro Golia Saul non lo conosce (17,55-58).
 In 17,54 porta la testa di Golia a Gerusalemme e in 17,57 la ha in mano
quando si presenta davanti a Saul.
 18,2 sembra fuori di posto; sarebbe più logico l'ordine 18,2.1.3-4.
 In 18,5 Davide è promosso a capo dei soldati, e in 18,10 continua a toccare
l'arpa «como al solito».
 Tutto il c.20 risulta abbastanza sovraccarico; in 20,18s Giònata ripete a
Davide cio che questi gli ha detto prima (20,5-7).
 In 20,27 Saul si stupisce dell'assenza di Davide benchè ha cercato di ucciderlo
ben tre volte. Chè cosa si aspettava?
 In 23,19-25 le indicazioni dei zifiti sono molto esatte; tuttavia, Saul chiede più
dettagli. Poi non aspetta l'informazione, ma persegue Davide.
 La notizia di 27,4, «fu riferito a Saul che Davide era fuggito e cessò di
inseguirlo», ignora che Saul ha promesso di lasciarlo in pace alla fine del c.26.
 La notizia di 2 Sm 4,4 rompe il racconto.

2.4. Gli elimenti di unione secondo A. Weiser

La maggior parte di questi errori sono comprensibili e quasi inevitabili in


un'epoca nella quale scrivere era compito infinitamente più difficile e lento che ora. La
sensazione che deve rimanere non è quella di multipli sbagli, bensì quella di
un'importante opera letteraria composta a base di elementi e tradizioni molto diversi.
L'autore li ha allacciati con due temi capitali, come ha indicato Weiser: l'idea che Dio
guida Davide e l'annuncio che sarà re.
Il fatto che Dio guida Davide, sta con lui e legittima la sua posizione si trova in
una serie di osservazioni (1 Sm 16,13.18; 18,12.14.28) e in bocca a diversi personaggi
(17,37; 20,13.23; 22,3, etc.). I testi che parlano di consultare l'oracolo di Dio (23,2.4.9-
11; 2 Sm 2,1; 5,19-23) mettono in rilievo lo stesso tema. E l'apparizione completamente
imprevista del profeta Gad (1 Sm 22,5) significa che Davide non va a Giuda per propria
iniziativa, bensì per ordine di Dio.
La seconda linea che percorre tutta la storia è la promessa del regno. Questo tema
che cresce in modo drammatico, si trova normalmente in bocca a diversi protagonisti:
Saul, con atteggiamento negativo (18,8; 20,31); Giònata (20,15; 23,15-17); Saul con
atteggiamento positivo (24,21; 26,25); i filistei (21,12); Abigàil (25,30); Abner (2 Sm
3,9-10.18-19); le tribù d'Israele (2 Sm 5,2). [Si noti che il regno annunziato a Davide non
è il futuro impero su diversi popoli stranieri, né il regno di Giuda, bensì quello d'Israele,
le dieci tribù del nord, come indicò Alt e conferma lo studio di Schicklberger].
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Ma l'autore non si limitò ad intrecciare le narrazioni coi temi indicati. Portò anche
a termine un lavoro di selezione e riassunto. Non raccolse e ordinò indiscriminatamente i
dati, li valutò e chiarì nell’incorporarli alla sua opera. Un esempio abbastanza chiaro
l'abbiamo in 2 Sm 2,4, dove si racconta l'unzione di Davide come re di Giuda in modo
tanto breve che risulta strana; come indica Alt, questo si spiega solo per l'intenzione
dell'autore di incentrarsi in Israele.

3. Lettura a livello letterario

Per mancanza di tempo non possiamo trattare questo aspecto. Indico alcuni titoli
principali.
R. ALTER, The Story of David (New York 1999)
K. BODNER, David Observed. A King in the Eyes of His Court (Sheffield 2005).
J. P. FOKKELMAN, Narrative Art and Poetry in the Books of Samuel. Vol. II: The
Crossing Fates (I Sam. 13-31 & II Sam. 1), SSN 23 (Assen 1986).
D. M. GUNN, The Story of King David. Genre and Interpretation, JSOT SupplSer
6 (Sheffield 1978).
P. D. MISCALL, 1 Samuel: A Literary Reading (Bloomington 1986).
K. L. Noll, The Faces of David. JSOT SuppSer 242 (Sheffield 1997).
R. POLZIN, Samuel and the Deuteronomist. A Literary Study of the
Deuteronomistic History. Part II: 1 Samuel (San Francisco 1989).

4. Lettura a livello politico

Conoscendo le circostanze in cui Davide diventò re di Giuda e Israele non è raro


che circolassero dicerie abbastanza dannose per lui. Potremmo riassumerli in tre punti: a)
cospirò per essere re; b) passò dai filistei; c) intervenne nella sparizione della casa di
Saul. Di seguito vedremo i fondamenti che si trovano nel racconto per queste accuse e la
forma in cui risponde l'autore.

4.1. Cospirò per essere re.

L'autore si trova davanti ad un dato apparentemente conosciuto e innegabile: la


profonda amicizia tra Davide e Giònata, figlio di Saul. Preferisce non occultarlo.
Immediatamente dopo la vittoria su Golia dice: «L'anima di Giònata si sentì legata
all'anima di Davide; Giònata lo amò come la sua anima. (...) Giònata fece un patto con
Davide, perché lo amava come la sua anima. Giònata si tolse il proprio manto che aveva
indosso e lo dette a Davide, così pure le sue vesti e perfino la sua spada, il suo arco e la
sua cintura» (1 Sm 18,1-4). Potremmo fraintendere questo testo, vedendo in esso il
riferimento ad un amore omosessuale. La cosa realmente interessante, dal punto di vista
politico, è l'idea che i due fecero un patto. Ma non si indica il contenuto. Poco più tardi
dice Giònata: «Se io sarò ancora vivo, allora userai verso di me la bontà del Signore; e se
sarò morto, non smetterai di usare la tua bontà verso la mia casa» (1 Sm 20,14).
Finalmente si svela il suo contenuto: «Giònata lo strinse la mano a Davide, invocando
Dio, e gli disse: “Non temere perché la mano di mio padre Saul non ti potrà raggiungere;
anzi tu regnerai su Israele e io ti sarò secondo. Anche mio padre Saul sa che è così!”. I
due conclusero un patto alla presenza del Signore» (1 Sm 23,17).
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Ciò che non diventa chiaro è como si sarebbe verificato questo cambiamente di
potere. In nessun momento si parla di uccidere Saul. Ma il sospetto di una cospirazione
sembra abbastanza motivato. Inoltre, Saul sembra consapevole di questo fatto. A suo
figlio Giònata rimprovera: «Figlio di cattiva madre! Non so forse che tu parteggi per il
figlio di Iesse, a tua vergogna e a vergogna e disonore di tua madre? Perché tutti i giorni
che il figlio di Iesse vivrà sulla terra, non sarai sicuro né tu né il tuo regno» (1 Sm 20,31).
Più tardi, parlando ai suoi compaesani: «Ascoltate, Beniaminiti! Forse che il figlio di
Iesse darà anche a tutti voi campi e vigne, vi costituirà tutti capi di migliaia e capi di
centinaia, perché avete fatto congiura tutti quanti contro di me? Non c'è stato uno che mi
abbia avvertito quando mio figlio strinse un patto con il figlio di Iesse! E non c'è tra voi
uno che si ammali per me e mi avverta che mio figlio ha suscitato il mio servo contro di
me per tendermi insidie come avviene quest'oggi!» (1 Sm 22,7-8).
L'autore non tace la possibile accusa. Perfino la sottolinea. Ma lo fa per dargli
risposta piena da tre punti di vista: storico, psicologico e teologico.

A livello storico sottolinea che: 1) Davide non osò mai attentare contro l’Unto del
Signore (1 Sm 24 e 26); 2) non intervenne nella battaglia dei monti di Gilboa; 3) non si
rallegrò della morte di Saul e Giònata, come lo dimostra l'elegia che compose nel loro
onore (2 Sm 1); 4) fece ammazzare il presunto assassino di Saul (2 Sm 1).

A livello psicologico: la colpa della rivalità tra Davide e Saul è di quest’ultimo,


che si mostra invidioso (18,8s), cerca di ammazzarlo (18,10-11; 19,1), gli tende trappole,
è il suo nemico (18,19), lo persegue continuamente (cc. 24 e 26). Infatti, a certi momenti
lo stesso Saul riconosce la sua colpa (24,18-22; 26,21.25). Saul è squilibrato, malato,
vendicativo (22,17-19), peccatore abbandonato da Dio (16,14), pratica la necromanzia
(c.28), codardo (c.17) non lotta con Golia. Davide invece appare coraggioso, fiducioso in
Dio, umile (18,23), amato dal popolo, da Giònata e Mical, i figli di Saul. Senza malizia,
perdonando sempre.

A livello teologico, l'autore indica che, se Davide diventò re, non fu cospirando
contro Saul, ma perché Dio stava con lui e l’aveva promesso il regno. Il fatto che Dio
guida Davide, sta con lui e legittima la sua posizione appare in una serie di osservazioni
(1 Sm 16,13.18; 18,12.14.28) e in bocca dei più diversi personaggi (17,37; 20,13.23;
22,3; 23,12.14, etc.). I testi che parlano di consultare l'oracolo di Dio (23,2.4.9-11; 2 Sm
2,1; 5,19-23) mettono anche di rilievo lo stesso tema. E l'apparizione completamente
imprevista del profeta Gad (1 Sm 22,5) ci dice che Davide non va a Giuda per propria
iniziativa, ma per ordine di Dio. La seconda idea, la promessa del regno, cresce di forma
drammatica e appare in bocca di distinti personaggi: l'ammette a malgrado Saul (18,8;
20,31); entusiasma Giònata (20,15; 23,15 -17); Saul lo riconosce positivamente più tardi
(24,21; 26,25); lo considerano sicuro i filistei (21,12), Abigaíl (25,30), Abner (2 Sm 3,9-
10.18-19), le tribù di Israele (2 Sm 5,2).

Riassumendo, l'opinione dell'autore è chiara: l'unico che cospirò contro Saul fu


Dio, molesto perché non aveva obbedito ai suoi ordini. Davide mantiene in ogni
momento un atteggiamento corretto davanti a Saúl, limitandosi a fuggire per non essere
assassinato.
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4.2. Passò ai filistei.

È anche indiscutibile che Davide, perseguito da Saul, formò una truppa di 600
uomini e, più tardi, si mise al servizio del re Akis di Gat. Un fatto tanto conosciuto che
l'autore non può negarlo. E questo rappresentava una seria accusa contro Davide, poiché i
filistei furono i peggiori nemici di quello tempo. Ma l'autore situa questo dato nel suo
contesto per rispondere all'accusa.
a) Davide fu dall'inizio il maggiore avversario dei filistei. Lo dimostra il fatto che
uccidesse Golia2 e le sue frequenti campagne contro di essi (18,27.30; 19,8; 23,1-5).
b) Arrivò in Filistea fuggendo da Saúl (21,11-16; 27,1-12) come ultima risorsa per
salvare la sua vita.
c) Stette al servizio dei filistei, ma li ingannava (27,7-10).
d) Non partecipò alla battaglia di Gilboa, perché i capi filistei non si fidavano di
lui. In quel momento si trova al sud, perseguendo gli amaleciti (c.30; cf. 31,1).

4.3. Cospirò contro i successori di Saul.

Prima di vedere la risposta dell'autore occorre ricordare alcuni dati. Alla morte di
Saul, Giuda nomina re Davide, mentre Israele si mantiene fedele ad Isbaal, figlio di Saul,
benché il comando dell'esercito l'ostenti il suo uomo forte, Abner. Ma Abner è
assassinato da Ioab, generale di Davide, e dopo due anni di regno anche Isbaal viene
assassinato. Sentendosi abbandonati, quelli del nord, dopo cinque anni di sconcerto,
accorrono da Davide offrendogli di regnare su di loro, quando è già da sette anni che
regna su Giuda. Da questa rapida ricostruzione si può dedurre:
1) Davide non sarebbe diventato re d'Israele se fossero vissuti Abner e Isbaal.
2) Ambedue morirono assassinati in circostanze che alcuni consideravano strane.
3) La tradizione mantiene come un dato indiscutibile che «la guerra tra le famiglie
di Saul e di Davide si prolungò; Davide fu consolidandosi, mentre la famiglia di Saul
continuava a debilitarsi» (2 Sm 3,1).
4) Alcuni israeliti sono convinti che Davide eliminò la famiglia di Saul per
prendere il trono. Così l’afferma un certo Semei mentre Davide fugge da suo figlio
Assalonne: «Esci, esci, sanguinario, scellerato! Il Signore ha fatto ricadere su di te tutto il
sangue della casa di Saul, al cui posto hai regnato. Il Signore ha dato il regno in mano ad
Assalonne tuo figlio. Ed eccoti nella sventura, perché sei un sanguinario» (2 Sm 16,7-8).
Quest’idea si basa, probabilmente, non soltanto sulla morte de Isbaal ma in una
tradizione che si trova in 2 Sm 21,1-14, dove Davide ordina di uccidere sette discendenti
di Saul.

L’atteggiamento dell'autore è chiaro. Scarta questo ultimo dato (2 Sm 21,1-14),


che doveva procurargli tanto fastidio, forse per appartenere ad un'epoca posteriore della
vita di David. Si limita a parlare degli assassini di Abner e di Isbaal. In nessun di essi
intervenne Davide.
1) Il responsabile della morte di Abner è Ioab, che finirà pagandolo (1 Re 2,5), e
Davide, profondamente dispiaciuto, intona un'elegia per il generale del nord (2 Sm 3,33-

2
Secondo 2 Sm 21,19, colui che uccisse Golia fu Elcanàn, figlio di Iair, di Betlemme. Questa sembra
la tradizione più autentica. 1 Cr 20,5 ha cercato di armonizarle dicendo che Elcanàn uccisse «Lacmì, che
era fratello di Golia».
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34) e si rifiuta di mangiare quel giorno. «Così seppero tutti, e lo seppe tutto Israele che
l'assassinio di Abner, figlio di Ner, non era stato cosa del re» (2 Sm 3,37).
2) L'assassinio di Isbaal fu conseguenza di tensioni interne. E quando gli assassini
si presentano davanti a Davide credendo di dargli un buona notizia, egli ordina
ammazzarli.
3) Finalmente, Davide non cercò di diventare re d'Israele. Furono gli israeliti a
fargli la proposta (2 Sm 5,1-5).

5. Lettura a livello religioso-teologico

Dopo tutto ciò che abbiamo visto finora, dobbiamo inanzitutto domardarci se è
giustificato questo terzo livello di lettura. La risposta, indiscutibilmente, è sì. Al meno
per i cristiani. Benché l'autore cercasse solo una difesa politica di David, questi capitoli
sono stati trasmessi come «Sacra Scrittura» per motivi più profondi.
Non dimentichiamo un fatto importante: prima che si formasse il canone delle
Scritture erano stati già scritti i libri dalle Cronache, che offrono una visione molto
diversa di David, libero da debolezze e peccati, completamente dedito al culto e la lode di
Dio. Quelli che elaborarono il canone potevano aver accettato soltanto questa seconda
versione della storia del re, dimenticando l'antica o non considerandola «canonica».
Invece, raccolsero tutte e due. Perché anche nella prima videro un prezioso messaggio,
non solo politico ma anche teologico.
Forse la lezione più importante di questa Storia della salita è la relazione tra
politica e teologia, o tra Dio e la storia. Attraverso questi capitoli, che a volte risultano
troppo partidisti, diventa chiara, o intuiamo, un'immagine di Dio. Quella del Dio che si
impegna con l'uomo fino alle ultime conseguenze, nonostante tutti gli errori e peccati,
benché questo uomo tenda a manipolarlo continuamente. Per esaltare Davide e affondare
Saul l'autore non ha dubitato di introdurre Dio ogni volta che lo considera conveniente.
Abbiamo l'impressione che l'ha messo al servizio del vincitore. E Dio si è lasciato
manipolare, per tirare avanti i suoi piani in modo misterioso. Dentro una concezione atea
della storia, ciò che abbiamo appena detto non fa senso. Un storico vedrebbe qui una
semplice manipolazione politica dell'idea di Dio, basata sugli interessi dell'autore e
l'ingenuità dei lettori. Il cristiano non può interpretare i fatti in questo modo. Pur
ammettendo tutte le manipolazioni possibili, deve scoprire dietro gli avvenimenti la mano
di quel Dio che conduce la storia fino alla sua manifestazione piena in Gesù Cristo. Così,
la storia di Davide si trasforma in un caso tipico per riflettere sulle relazioni tra Dio, il
nostro mondo e la nostra storia, per incoraggiare la fede e la speranza in mezzo ad
avvenimenti che sembrano occultare il viso del Signore.
Insieme a questo grande messaggio, l'autore ha cercato di trasmettere altre idee
capitali dentro la teologia biblica. Mi limito a suggere alcuni, affinché ognuno li completi
nella lettura personale di questi capitoli: a) Dio sceglie i piccoli; b) Dio salva con i
piccoli; c) Dio guida e protegge; d) la vendetta appartiene al Signore.

5.1. Lettura profetica

In questa prima parte della Storia di Davide troviamo tre profeti: Samuele, Gad e
Natan.
Samuele è il protagonista iniziale della storia, compiendo in Davide il medessimo
gesto che aveva compiuto prima con Saul: l’unzione como re (1 Sm 16). Appare dopo a
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Ramà: Davide si rifugia presso di lui e Saul, perseguitando Davide, cade in trance
profetico (1 Sm 19,18-24). La morte di Samuele si racconta brevemente a 1 Sm 25. Ma il
suo intervento più importante capita dopo la morte, quando appare a Saul prima della
della battaglia di Gelboe (1 Sm 28). Le su parole (vv.16-19) sono strettamente collegate
alla condanna previa dopo la guerra contro gli amaleciti (1 Sm 15): il grande peccato di
Saul è stato non obbedire al Signore.
Gad consiglia Davide di stabilirsi a Giuda (1 Sm 22,5); questo profeta svolgerà un
ruolo molto importante alla fine della vita di Davide (2 Sm 24).
Natan appare all’improvviso a 2 Sm 7, quando Davide decide di costruire un
tempio al Signore. Posteriormente condannarà Davide per il suo doppio peccato,
adulterio e assassinio (1 Sm 12), e finalmente interverrà nella successione di Salomone (1
Re 1).
Ma c’è un donna che non viene chiamata profetessa, ma che svolge un ruolo
pienamente profetico: Abigail (1 Sm 25). Senza usare la formula del messaggero («così
parla il Signore») transmette a Davide la parola di Dio e li impedisce di vendicarsi per
conto suo; d’altro canto, annunzia a Davide che sarà il futuro re d’Israele. Su questo
aspetto profetico di Abigail si può vedere J. L. Sicre, Il Primo libro di Samuele, Città
Nuova, Roma 1997 [= El primer libro de Samuel, Herder, Barcelona 1997].

5.2. Lettura deuteronomista

Quelli che ammettono l’esistenza di una Storia dtr riconoscono che l’autore o
autori della storia di Davide rispettarono generalmente le tradizioni ricevute senza
modificarle. In questa prima parte, oltre all’intervento di Samuele in 1 Sm 28,16-19, il
contributo dtr più importante si trova a 2 Sm 7, il famoso oracolo di Natan a Davide. Il
contenuto del capitolo è questo:

I. Motivo: proposta di Davide (vv.1-3)


II. Oracolo di Dio a Natan (4-16)
A) Dio respinge la proposta (4-7)
B) Dio offre un'alternativa (8-16)
III. Natan esegue l'ordine (17)
IV. Preghiera di Davide (18 -29).

Come punti essenziali dell'oracolo possiamo indicare:


1) Questa promessa ha una gran carica politica. Sanziona la dinastia davídica in
nome di Dio. D'ora in poi, ribellarsi contro di essa equivarrà a ribellarsi contro la volontà
del Signore. Benché questo no si dica, risulta evidente. In realtà, durante i quattro secoli
di esistenza della monarchia in Giuda, nessuno cercò di sopprimerla, mentre al Nord,
Israele, le rivolte e cambiamenti dinastici furono frequenti.
2) Da un punto di vista umano, questa promessa non ha fondamento logico. È
puramente gratuita, basata sull'amore di Dio a Davide, che si è manifestato nel passato e
continuerà amnifestarsi nel futuro. Questo carattere illogico della promessa è
fondamentale per capire la speranza messianica, che avrà sempre qualcosa di illogica.
3) L'oracolo concede gran importanza al carattere eterno della dinastia (si noti la
ripetizione di ~lw[ d[ nel v.16). Queste parole svolgeranno un ruolo capitale quando
sparisca la monarchia nell'anno 586. Provocheranno che durante l'esilio e nei secoli
posteriori certi gruppi mantengano la speranza della restaurazione della dinastia davídica.
10

4) Il popolo non entra nella prospettiva dell'oracolo. Viene menzionato all'inizio,


quando Dio dice che scelse Davide «perché tu fossi principe sul mio popolo Israele». Ma,
quando si tratta il tema della discendenza davídica, non si fa il minore riferimento al
popolo. Questo prescindere da lui è un dettaglio curioso e strano che si ripete in altre
formulazioni della promessa davídica. Questa stranezza potè provocare che, più tardi, si
aggiungesse il tema del popolo, in modo abbastanza forzato, nell’oracolo (10-11a) e nella
preghiera di Davide (23-24) per stabilire un rapporto tra la promessa davidica e il
benessere del popolo.

Nei COMPLEMENTI/CAPITOLO 10 DAVIDE STORIA SALITA si trova un


documento “2 Sm 7 La promessa davidica” in cui commento questo capitolo.
11

APPENDICE
Questione discusse sulla “Storia della salita al trono”

K. P. Adam, Saul und David in der judäischen Geschichtsschreibung: Studien zu 1


Samuel 16 - 2 Samuel 5 (FzAT, 51), Tübingen 2007; M. Z. Brettler, The Creation of
History in Ancient Israel, Londres 1995, 91-111 P. Borgman, David, Saul, and God
(Oxford 2008); W. Brueggemann, David's Truth in Israel's Imagination and Memory,
Filadelfia 1985, esp. 19-39; J. Conrad, «Zum geschichtlichen Hintergrund der Darste-
llung von Davids Aufstieg»: TLZ 97 (1972) 321-332; B. Costacurta, Con la cetra e con
la fonda. L'ascesa di Davide verso il trono, Roma 1994; W. Dietrich, David, Saul und
die Propheten. Das Verhältnis von Religion und Politik nach den prophetischen
Überlieferungen vom frühesten Königtum in Israel, BWANT 122, Stuttgart 1987; J. P.
Fokkelman, Narrative Art and Poetry in the Books of Samuel. Vol. II: The Crossing
Fates (I Sam. 13-31 & II Sam. 1), SSN 23, Assen 1986; J. H. Gronbaek, Die Geschichte
von Aufstieg Davids (1 Sam. 15 - 2 Sam. 5): Tradition und Komposition, AThD 10,
Conpenhagen 1971; D. M. Gunn, The Story of King David. Genre and Interpretation,
JSOT Suppl Series 6, Sheffield 1978; W. L. Humphreys, «The Tragedy of King Saul: A
Study of the Structure of 1 Samuel 9-31»: JSOT 6 (1978) 18-27; Id., «The Rise and Fall
of King Saul: A Study of an Ancient Narrative Stratum in 1 Samuel»: JSOT 18 (1980)
74-90; Id., «From Tragic Hero to Villain: A Study of the Figure of Saul and the
Development of 1 Samuel»: JSOT 22 (1982) 95-117; F. Langlamet, «Davide et la
maison de Saül»: RB 86 (1979) 194-213.384-436.481-513; 87 (1980) 161-210; 88 (1981)
321-332; Id., «Davide fils de Jessé. Une édition prédeutéronomique de l'histoire de la
succession»: RB 89 (1982) 5-47; Id., «1 Samuel 13 - 2 Samuel 1? Fokkelman et le prêtre
de Nob (1 Sm 21,2-7)»: RB 99 (1992) 631-675; Id., «David-Jonathan-Saül ou le >Livre
de Jonathan= 1 Sm 16,14 - 2 Sm 1,27*»: RB 101 (1994) 326-354; N. P. Lemche,
«David's Rise»: JSOT 10 (1978) 2-25; P. K. McCarter, «The Apology of David»: JBL
99 (1980) 489-504; T. N. D. Mettinger, King and Messiah: The Civil and Sacral
Legitimation of the Israelite King, CBOT 8, Lund 1976, 33-47; H. U. Nübel, Davids
Aufstieg in der frühe israelitischer Geschichtsschreibung, Bonn 1959; R. Polzin, Samuel
and the Deuteronomist. A Literary Study of the Deuteronomistic History. Part II: 1
Samuel, San Francisco 1989; R. Rendtorff, «Beobachtungen zur altisraelitischer Ges-
chichtsschreibung anhand der Geschichte von Aufstieg Davids», en Probleme biblischer
Theologie, Fs. G. von Rad, ed. por H. W. Wolff, Munich 1971, 428-439; H. Seebass,
David, Saul und das Wesen des biblischen Glaubens, Neukirchen 1980; F.
Schicklberger, «Die Daviden und das Nordreich. Beobachtungen zur sog. Geschichte
von Aufstieg Davids»: BZ NF 18 (1974) 255-263; T. Seidl, «Davide statt Saul. Göttliche
Legitimation und menschliche Kompetenz des Königs als Motive der Redaktion von 1
Sm 16-18»: ZAW 98 (1986) 39-56; J. van Seters, In Search of History, New Haven
1983, 264-277; H. Tadmor, «Autobiographical Apology in the Royal Assyrian
Literature», en History, Historiography and Interpretation, ed. por H. Tadmor y M.
Weinfeld, Jerusalén 1983, 36-57; J. Vermeylen, La loi du plus fort. Histoire de la
redaction des récits davidiques de I Samuel 8 à 1 Rois 2. BETL 154 (Lovaina 2000); R.
L. Ward, The Story of David's Rise: A Traditio - Historical Study of I Samuel XVI 14 - II
Samuel V, Tesis mecanografiada, Vanderbilt University (Nashville) 1967; A. Weiser,
«Die Legitimation des Königs David. Zur Eigenart und Entstehung der sogen. Geschichte
von Davids Aufstieg»: VT 16 (1966) 325-354; K. W. Whitelam, «The Defence of
David»: JSOT 29 (1984) 61-87.
12

1. Delimitazione dell'opera

La delimitazione del racconto è problema molto complesso. Si vedano le


differenze tra gli autori:
 1 Sm 13 (Mildenberger, Fokkelmann)
 1 Sm 15 (Gronbaek, Mettinger)
 1 Sm 16,1 (Weiser, Nübel, Rendtorff)
 1 Sm 16,14 (Wellhausen, Alt, Noth, Klein, McCarter, van Seters)
 1 Sm 17,12 (Langlamet)
È evidente la relazione tra la fine del 1 Sm 15 e quello che si racconta in 1 Sm 16
(Gronbaeck). Ma dove sembra trovarsi il vero inizio della storia di Davide è in 1 Sm
17,12 (Langlamet). Per non annoiare con troppe ipotesi prendiamo come punto di
partenza 1 Sm 16,1-14, prima scena nella quale appare Davide.
Più complicato ancora risulta la fine, que viene piazzata a:
 2 Sm 5,10, quando Davide consolida il suo regno (Rost, Klein,
Brueggeman, McCarter, Howard).
 2 Sm 5,12, quando si menziona la costruzione del palazzo.
 2 Sm 5,25 (Noth).
 2 Sm 7: secondo Weiser la legittimazione da Davide si trova in 2 Sm 6
(l’arca a Gerusalemme) e 2 Sm 7 (promessa di Natan). In 2 Sm 7,8-11
abbiamo un riassunto di tutta la storia, e ciò dimostra che 2 Sm 7
costituisce il punto finale. Come Weiser pensano Nübel, Mildenberger e
Van Seters.
In qualunque ipotesi, la delimitazione di 1 Sm 16 ‒ 2 Sm 7 è quella che meglio
coincide con la prima tappa della vita di David, dalla sua giovinezza fino a quando
diventa re, introduce l’arca a Gerusalemme e riceve da Dio la promessa che la sua
dinastia sarà eterna.

2. Un complicato processo di redazione

Anche coloro che pensano in un solo autore della storia, come Weiser, non
negano l'esistenza di aggiunte posteriori, cosa frequente in qualunque testo biblico.
Possiamo citare alcuni esempi:
a) Il testo di 1 Sm 16-18 ha avuto una storia molto complicata come lo dimostra il
fatto che il TM sia quasi il doppio di lungo che la versione della LXX. Secondo Tov, il
TM è posteriore e ha utilizzato un'altra fonte indipendente oltre a quella usata dal
traduttore greco3.
b) 1 Sm 25, per il suo stile narrativo e la sua tematica, non fa parte della difesa di
Davide, ma propone un modello di comportamento per il monarca; potrebbe trattarsi di
una aggiunta posteriore alla storia.
b) In 1 Sm 26, dove Davide perdona la vita a Saul per la seconda volta, almeno
l'intervento di Abisay sembra essere stato aggiunto più tardi.
Questi esempi, e altri molti, incoraggiano alcuni autori a proporre un processo di
formazione del racconto molto complesso. Indico due opinioni.

3
E. Tov, «The Composition of 1 Sam 16-18 in the Light of the Septuagint Version», in J. Tigay (ed.),
Empirical Models for Biblical Criticism (Philadelphia 1985) 97-130.
13

1) Humphreys propone un processo in tre tappe. L'opera originale, del secolo X,


presentava la tragedia di Saul. Più tardi, i circoli profetici del Nord trasformano il re in un
villano. Infine, nel secolo VIII, sotto Ezechia, i circoli monarchici del Sud elaborano il
rifiuto di Saul in favore di Davide.
2) Vermeylen pensa che un antico racconto su «Saul e David» avrebbe sofferto
più tardi due redazioni in tempi di Salomone, altre tre revisioni dtr, e alcune aggiunte in
epoca persiana. Il suo punto di vista è troppo complesso per riassumerlo in poche parole.

3. Datazione e finalità dell'opera

Entrambe le questioni sono molto relazionate tra di loro e col problema della
redazione. Un'opera redatta e modificata durante secoli ha potuto cambiare di
impostazione. Le opinioni sull’argomento differiscono abbastanza:
Al tempo di Davide la situa McCarter che la vede indirizzata contro i beniaminiti
che non l'accettano come re.
Al tempo di Salomone la data Weiser, poiché la legittimazione di Davide lo
serviva per irrobustire il suo regno.
Dopo la divisione del Regno (anno 931) la datano Gronbaeck (diretta contro
Geroboamo I), Mildenberger e Schicklberger (per dire che i davidi sono i legittimi eredi
del Regno Nord).
Nell'epoca di Ieu (841-813) la situa Conrad, per contrapporre la figura di Davide
al brutale usurpatore del Nord.
Verso il 800, Nübel.

Purtroppo, la questione non si risolve mettendo in rapporto la Storia della salita


con altre apologie politiche dell'Antico Oriente. Benché a volte si sia detto che quelle
apologie furono scritte poco dopo l’arrivo del monarca al trono, per giustificare presto la
sua condotta, Tadmor ha dimostrato che questo non è vero. Idrimi, ad esempio, scrisse le
sue gesta dopo trenta anni di regno. Lo stesso capita nei casi di Asaradon, Asurbanipal e
Samsi-Adad V. Secondo Tadmor, le apologie si iscrivono quando arriva il momento della
successione. Ma altri ritardano più ancora la sua redazione. Sasson4 pensa che l'iscrizione
di Idrimi è posteriore a questo re in vari secoli, e lo stesso pensa Longman. Benché i suoi
argomenti non convincano troppo, dimostrano i dubbi in cui ci muoviamo.
La unica cosa che possiamo dire è che il marcato carattere politico di questi
capitoli richiede un contesto storico preciso. Non si iscrivono in qualunque epoca, come
puro esercizio letterario. Tenendo questo presente, quattro momenti storici meritano seria
considerazione:
1) l'epoca di David-Salomone, per giustificare una salita al trono tanto discutibile;
2) il regno di Ezechia (727-698), specialmente gli anni di ottimismo anteriori al
705, in cui datano alcuni la prima attività storiografica seria in Giuda;
3) il regno di Giosia (642-609), quando si cercò di restaurare l'unità del Nord e
del Sud (cf. Ger 31,2-14; Os 2,1-2; 3,4-5), per andare contro possibili critiche a Davide e
la sua dinastia;
4) l'esilio, quando si incoraggia la speranza dell'unità intorno alla figura di
Davide, come dimostra Ez 37,15-25.
4
J. M. Sasson, «On Idrimi and Surruwa, the Scribe», en Studies in the Civilization and Culture of Nuzi
and the Hurrians in Honor of E. B. Lacheman, ed. por M. A. Morrison y D. I. Owen, Winona Lake 1981,
309-324.
14

A beneficio di una datazione antica, verso il secolo X, starebbe l'insieme tanto


verosimile che offrono questi capitoli e l'abbondanza di personaggi secondari, con
dettagli che risulterebbe assurdo inventarsi.
Ma c'è una serie di indizi a beneficio di una datazione posteriore al secolo X.
a) La pluralità di tradizioni su Davide riflette un'ignoranza o dubbio rispetto a
dettagli essenziali della sua vita, come il suo primo contatto con Saul. Questo dimostra
che ha passato lungo tempo dai fatti, e che l'autore non può ricorrere già a persone ben
informate che lo tirino fuori dai dubbi. Anche altre tradizioni contenute in questi capitoli
richiedono un periodo di tempo per formarsi. Ad esempio, quella che spiega come
Abigàil, «la moglie di Nabal» (1 Sm 27,3; 30,5; 2 Sm 3,3), diventa sposa di Davide,
eliminando qualunque possibile sospetto su di essi. O la tradizione che converte il filisteo
anonimo col quale lotta Davide (27 volte viene chiamato semplicemente «il filisteo» in 1
Sm 17) in Golia (1 Sm 17,4.23). È anche necessario molto tempo per raccogliere i diversi
poemi, tra i quali l'elegia di Davide per Saul e Giònata (2 Sm 1,17-18).
b) I riferimenti a Giuda come Regno Sud ci situa come minimo dopo la divisione
del 931, e probabilmente molto più tardi: in 1 Sm 27,6 si dice che Sicelag appartiene ai re
di Giuda fino ad oggi; nella stessa linea potremmo includere il riferimento a Soco di
Giuda (17,1); i testi più chiari, benché anche i più tardivi, sono forse quelli che parlano di
«Israel e Giuda» (17,52; 18,16).
c) Le eziologie, col riferimento finale a quello che succede «fino al giorno di
oggi», rivela che è trascorso un lungo periodo di tempo (si veda 30,25; 2 Sm 4,3: 6,8).
d) Anacronismi. Le armi di Saul in 17,38 non riflettono la realtà della sua epoca,
poiché egli disporrebbe solo di lancia e spada, come affermano altri testi; il casco e la
corazza sono testimoniati secoli più tardi, nei casi di Achab e Ozía (1 Re 22,34; 2 Cr
26,14). Altrettanto anacronistico è pensare che tutti gli uomini di Davide erano provvisti
di spada (25,13). Secondo Redford sarebbe anche anacronistico il riferimento all'uso di
cammelli in 30,17 e la menzione della cavalleria in 2 Sm 1,6 come corpo diverso di
quello dei carri di combattimento. Per ciò che riguarda la proibizione di entrare ciechi e
zoppi nella casa (2 Sm 5,8) è evidente che si riferisce al tempio, e suppone come minimo
la sua costruzione al tempo di Salomone. Finalmente, in 22,3 si presuppone che in Moab
c’è un regno e un re, cosa che solo accadrà anni più tardi.

In sintesi, la migliore soluzione sembra essere quella di una tradizione orale che
sale all'epoca di Davide e si arricchisce con nuovi dati fino al momento in cui viene
messa per iscritto secoli più tardi, probabilmente al tempo di Ezechia (finali del secolo
VIII), senza negare piccoli ritocchi e aggiunte posteriori fino all'epoca persiana.
Il lungo periodo di tradizione orale non è strano; anche l'Iliada e l'Odissea
circolarono oralmente prima della sua redazione scritta a partire dal secolo VI a.C.
D'altro canto, il valore storico dell'opera non dipende dalla maggiore o minore
vicinanza agli avvenimenti narrati (in questo caso, la Storia di Roma di Tito Livio
sarebbe indiscutibilmente superiore a quella del Momsem). Conviene non confondere
queste questioni.

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