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Capitolo 10 Davide. I Da Pastore A Re 1 SM 16 - 2 SM 7)
Capitolo 10 Davide. I Da Pastore A Re 1 SM 16 - 2 SM 7)
CAPITOLO 10
DAVIDE. I: DA PASTORE A RE
La cosidetta “Storia della salita al trono”
(1 Sm 16 - Sm 7)
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L’opera di Van Seters ha avuto una recensione molto critica da parte di W. Dietrich in RBL 02/2010.
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1. Contenuto
Colui che ha studiato meglio questo tema è stato Rendtorff, benché limitandosi
alle parti narrative. Poiché la sua esposizione può risultare difficile da capire, mi limito
ad indicare la diversità dei materiali usati dall'autore della storia, affinché si noti il
difficile compito che portò a termine. In questi capitoli troviamo:
Leggende, come l'unzione di Davide da giovane (1 Sm 16,1-14).
Saghe di eroe, come il combattimento con Golia (1 Sm 17).
Racconti eziologici, come quello di Saul tra i profeti (19,18-24).
Notizie storiche, come quella della morte di Saúl (1 Sm 31).
Storia romanzata, come quella di Mical (18,20-27; 19,11-18).
Commenti dell'autore (18,14-16; 18,28-29; 2 Sm 5,10-12).
Elegie per Saul e Giònata (2 Sm 1) e per Abner (2 Sm 3,33-34).
Liste dei figli, molto diverse: 2 Sm 3,2-5 (Ebron) e 5,13-16 (Gerusalemme).
Sui figli di Saul: Giònata, Isvì, Malchisùa (14,49; manca Isbaal); Giònata,
Abinadab, Malchisùa (31,2).
Arrivo di Davide alla corte: come musicista o come soldato.
Promozione di David: perché Saul lo stima (18,5) o per allontanarlo (18,13).
Relazione David-Giònata: affettiva (18,1.3-4; 20,4; 2 Sm 1,26) o politica
(23,16-18).
Proposta di matrimonio (18,17-19 e 18,20-23).
Arrivo di Davide a Gat (22,11-16; 27,1-6).
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Ma l'autore non si limitò ad intrecciare le narrazioni coi temi indicati. Portò anche
a termine un lavoro di selezione e riassunto. Non raccolse e ordinò indiscriminatamente i
dati, li valutò e chiarì nell’incorporarli alla sua opera. Un esempio abbastanza chiaro
l'abbiamo in 2 Sm 2,4, dove si racconta l'unzione di Davide come re di Giuda in modo
tanto breve che risulta strana; come indica Alt, questo si spiega solo per l'intenzione
dell'autore di incentrarsi in Israele.
Per mancanza di tempo non possiamo trattare questo aspecto. Indico alcuni titoli
principali.
R. ALTER, The Story of David (New York 1999)
K. BODNER, David Observed. A King in the Eyes of His Court (Sheffield 2005).
J. P. FOKKELMAN, Narrative Art and Poetry in the Books of Samuel. Vol. II: The
Crossing Fates (I Sam. 13-31 & II Sam. 1), SSN 23 (Assen 1986).
D. M. GUNN, The Story of King David. Genre and Interpretation, JSOT SupplSer
6 (Sheffield 1978).
P. D. MISCALL, 1 Samuel: A Literary Reading (Bloomington 1986).
K. L. Noll, The Faces of David. JSOT SuppSer 242 (Sheffield 1997).
R. POLZIN, Samuel and the Deuteronomist. A Literary Study of the
Deuteronomistic History. Part II: 1 Samuel (San Francisco 1989).
Ciò che non diventa chiaro è como si sarebbe verificato questo cambiamente di
potere. In nessun momento si parla di uccidere Saul. Ma il sospetto di una cospirazione
sembra abbastanza motivato. Inoltre, Saul sembra consapevole di questo fatto. A suo
figlio Giònata rimprovera: «Figlio di cattiva madre! Non so forse che tu parteggi per il
figlio di Iesse, a tua vergogna e a vergogna e disonore di tua madre? Perché tutti i giorni
che il figlio di Iesse vivrà sulla terra, non sarai sicuro né tu né il tuo regno» (1 Sm 20,31).
Più tardi, parlando ai suoi compaesani: «Ascoltate, Beniaminiti! Forse che il figlio di
Iesse darà anche a tutti voi campi e vigne, vi costituirà tutti capi di migliaia e capi di
centinaia, perché avete fatto congiura tutti quanti contro di me? Non c'è stato uno che mi
abbia avvertito quando mio figlio strinse un patto con il figlio di Iesse! E non c'è tra voi
uno che si ammali per me e mi avverta che mio figlio ha suscitato il mio servo contro di
me per tendermi insidie come avviene quest'oggi!» (1 Sm 22,7-8).
L'autore non tace la possibile accusa. Perfino la sottolinea. Ma lo fa per dargli
risposta piena da tre punti di vista: storico, psicologico e teologico.
A livello storico sottolinea che: 1) Davide non osò mai attentare contro l’Unto del
Signore (1 Sm 24 e 26); 2) non intervenne nella battaglia dei monti di Gilboa; 3) non si
rallegrò della morte di Saul e Giònata, come lo dimostra l'elegia che compose nel loro
onore (2 Sm 1); 4) fece ammazzare il presunto assassino di Saul (2 Sm 1).
A livello teologico, l'autore indica che, se Davide diventò re, non fu cospirando
contro Saul, ma perché Dio stava con lui e l’aveva promesso il regno. Il fatto che Dio
guida Davide, sta con lui e legittima la sua posizione appare in una serie di osservazioni
(1 Sm 16,13.18; 18,12.14.28) e in bocca dei più diversi personaggi (17,37; 20,13.23;
22,3; 23,12.14, etc.). I testi che parlano di consultare l'oracolo di Dio (23,2.4.9-11; 2 Sm
2,1; 5,19-23) mettono anche di rilievo lo stesso tema. E l'apparizione completamente
imprevista del profeta Gad (1 Sm 22,5) ci dice che Davide non va a Giuda per propria
iniziativa, ma per ordine di Dio. La seconda idea, la promessa del regno, cresce di forma
drammatica e appare in bocca di distinti personaggi: l'ammette a malgrado Saul (18,8;
20,31); entusiasma Giònata (20,15; 23,15 -17); Saul lo riconosce positivamente più tardi
(24,21; 26,25); lo considerano sicuro i filistei (21,12), Abigaíl (25,30), Abner (2 Sm 3,9-
10.18-19), le tribù di Israele (2 Sm 5,2).
È anche indiscutibile che Davide, perseguito da Saul, formò una truppa di 600
uomini e, più tardi, si mise al servizio del re Akis di Gat. Un fatto tanto conosciuto che
l'autore non può negarlo. E questo rappresentava una seria accusa contro Davide, poiché i
filistei furono i peggiori nemici di quello tempo. Ma l'autore situa questo dato nel suo
contesto per rispondere all'accusa.
a) Davide fu dall'inizio il maggiore avversario dei filistei. Lo dimostra il fatto che
uccidesse Golia2 e le sue frequenti campagne contro di essi (18,27.30; 19,8; 23,1-5).
b) Arrivò in Filistea fuggendo da Saúl (21,11-16; 27,1-12) come ultima risorsa per
salvare la sua vita.
c) Stette al servizio dei filistei, ma li ingannava (27,7-10).
d) Non partecipò alla battaglia di Gilboa, perché i capi filistei non si fidavano di
lui. In quel momento si trova al sud, perseguendo gli amaleciti (c.30; cf. 31,1).
Prima di vedere la risposta dell'autore occorre ricordare alcuni dati. Alla morte di
Saul, Giuda nomina re Davide, mentre Israele si mantiene fedele ad Isbaal, figlio di Saul,
benché il comando dell'esercito l'ostenti il suo uomo forte, Abner. Ma Abner è
assassinato da Ioab, generale di Davide, e dopo due anni di regno anche Isbaal viene
assassinato. Sentendosi abbandonati, quelli del nord, dopo cinque anni di sconcerto,
accorrono da Davide offrendogli di regnare su di loro, quando è già da sette anni che
regna su Giuda. Da questa rapida ricostruzione si può dedurre:
1) Davide non sarebbe diventato re d'Israele se fossero vissuti Abner e Isbaal.
2) Ambedue morirono assassinati in circostanze che alcuni consideravano strane.
3) La tradizione mantiene come un dato indiscutibile che «la guerra tra le famiglie
di Saul e di Davide si prolungò; Davide fu consolidandosi, mentre la famiglia di Saul
continuava a debilitarsi» (2 Sm 3,1).
4) Alcuni israeliti sono convinti che Davide eliminò la famiglia di Saul per
prendere il trono. Così l’afferma un certo Semei mentre Davide fugge da suo figlio
Assalonne: «Esci, esci, sanguinario, scellerato! Il Signore ha fatto ricadere su di te tutto il
sangue della casa di Saul, al cui posto hai regnato. Il Signore ha dato il regno in mano ad
Assalonne tuo figlio. Ed eccoti nella sventura, perché sei un sanguinario» (2 Sm 16,7-8).
Quest’idea si basa, probabilmente, non soltanto sulla morte de Isbaal ma in una
tradizione che si trova in 2 Sm 21,1-14, dove Davide ordina di uccidere sette discendenti
di Saul.
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Secondo 2 Sm 21,19, colui che uccisse Golia fu Elcanàn, figlio di Iair, di Betlemme. Questa sembra
la tradizione più autentica. 1 Cr 20,5 ha cercato di armonizarle dicendo che Elcanàn uccisse «Lacmì, che
era fratello di Golia».
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34) e si rifiuta di mangiare quel giorno. «Così seppero tutti, e lo seppe tutto Israele che
l'assassinio di Abner, figlio di Ner, non era stato cosa del re» (2 Sm 3,37).
2) L'assassinio di Isbaal fu conseguenza di tensioni interne. E quando gli assassini
si presentano davanti a Davide credendo di dargli un buona notizia, egli ordina
ammazzarli.
3) Finalmente, Davide non cercò di diventare re d'Israele. Furono gli israeliti a
fargli la proposta (2 Sm 5,1-5).
Dopo tutto ciò che abbiamo visto finora, dobbiamo inanzitutto domardarci se è
giustificato questo terzo livello di lettura. La risposta, indiscutibilmente, è sì. Al meno
per i cristiani. Benché l'autore cercasse solo una difesa politica di David, questi capitoli
sono stati trasmessi come «Sacra Scrittura» per motivi più profondi.
Non dimentichiamo un fatto importante: prima che si formasse il canone delle
Scritture erano stati già scritti i libri dalle Cronache, che offrono una visione molto
diversa di David, libero da debolezze e peccati, completamente dedito al culto e la lode di
Dio. Quelli che elaborarono il canone potevano aver accettato soltanto questa seconda
versione della storia del re, dimenticando l'antica o non considerandola «canonica».
Invece, raccolsero tutte e due. Perché anche nella prima videro un prezioso messaggio,
non solo politico ma anche teologico.
Forse la lezione più importante di questa Storia della salita è la relazione tra
politica e teologia, o tra Dio e la storia. Attraverso questi capitoli, che a volte risultano
troppo partidisti, diventa chiara, o intuiamo, un'immagine di Dio. Quella del Dio che si
impegna con l'uomo fino alle ultime conseguenze, nonostante tutti gli errori e peccati,
benché questo uomo tenda a manipolarlo continuamente. Per esaltare Davide e affondare
Saul l'autore non ha dubitato di introdurre Dio ogni volta che lo considera conveniente.
Abbiamo l'impressione che l'ha messo al servizio del vincitore. E Dio si è lasciato
manipolare, per tirare avanti i suoi piani in modo misterioso. Dentro una concezione atea
della storia, ciò che abbiamo appena detto non fa senso. Un storico vedrebbe qui una
semplice manipolazione politica dell'idea di Dio, basata sugli interessi dell'autore e
l'ingenuità dei lettori. Il cristiano non può interpretare i fatti in questo modo. Pur
ammettendo tutte le manipolazioni possibili, deve scoprire dietro gli avvenimenti la mano
di quel Dio che conduce la storia fino alla sua manifestazione piena in Gesù Cristo. Così,
la storia di Davide si trasforma in un caso tipico per riflettere sulle relazioni tra Dio, il
nostro mondo e la nostra storia, per incoraggiare la fede e la speranza in mezzo ad
avvenimenti che sembrano occultare il viso del Signore.
Insieme a questo grande messaggio, l'autore ha cercato di trasmettere altre idee
capitali dentro la teologia biblica. Mi limito a suggere alcuni, affinché ognuno li completi
nella lettura personale di questi capitoli: a) Dio sceglie i piccoli; b) Dio salva con i
piccoli; c) Dio guida e protegge; d) la vendetta appartiene al Signore.
In questa prima parte della Storia di Davide troviamo tre profeti: Samuele, Gad e
Natan.
Samuele è il protagonista iniziale della storia, compiendo in Davide il medessimo
gesto che aveva compiuto prima con Saul: l’unzione como re (1 Sm 16). Appare dopo a
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Ramà: Davide si rifugia presso di lui e Saul, perseguitando Davide, cade in trance
profetico (1 Sm 19,18-24). La morte di Samuele si racconta brevemente a 1 Sm 25. Ma il
suo intervento più importante capita dopo la morte, quando appare a Saul prima della
della battaglia di Gelboe (1 Sm 28). Le su parole (vv.16-19) sono strettamente collegate
alla condanna previa dopo la guerra contro gli amaleciti (1 Sm 15): il grande peccato di
Saul è stato non obbedire al Signore.
Gad consiglia Davide di stabilirsi a Giuda (1 Sm 22,5); questo profeta svolgerà un
ruolo molto importante alla fine della vita di Davide (2 Sm 24).
Natan appare all’improvviso a 2 Sm 7, quando Davide decide di costruire un
tempio al Signore. Posteriormente condannarà Davide per il suo doppio peccato,
adulterio e assassinio (1 Sm 12), e finalmente interverrà nella successione di Salomone (1
Re 1).
Ma c’è un donna che non viene chiamata profetessa, ma che svolge un ruolo
pienamente profetico: Abigail (1 Sm 25). Senza usare la formula del messaggero («così
parla il Signore») transmette a Davide la parola di Dio e li impedisce di vendicarsi per
conto suo; d’altro canto, annunzia a Davide che sarà il futuro re d’Israele. Su questo
aspetto profetico di Abigail si può vedere J. L. Sicre, Il Primo libro di Samuele, Città
Nuova, Roma 1997 [= El primer libro de Samuel, Herder, Barcelona 1997].
Quelli che ammettono l’esistenza di una Storia dtr riconoscono che l’autore o
autori della storia di Davide rispettarono generalmente le tradizioni ricevute senza
modificarle. In questa prima parte, oltre all’intervento di Samuele in 1 Sm 28,16-19, il
contributo dtr più importante si trova a 2 Sm 7, il famoso oracolo di Natan a Davide. Il
contenuto del capitolo è questo:
APPENDICE
Questione discusse sulla “Storia della salita al trono”
1. Delimitazione dell'opera
Anche coloro che pensano in un solo autore della storia, come Weiser, non
negano l'esistenza di aggiunte posteriori, cosa frequente in qualunque testo biblico.
Possiamo citare alcuni esempi:
a) Il testo di 1 Sm 16-18 ha avuto una storia molto complicata come lo dimostra il
fatto che il TM sia quasi il doppio di lungo che la versione della LXX. Secondo Tov, il
TM è posteriore e ha utilizzato un'altra fonte indipendente oltre a quella usata dal
traduttore greco3.
b) 1 Sm 25, per il suo stile narrativo e la sua tematica, non fa parte della difesa di
Davide, ma propone un modello di comportamento per il monarca; potrebbe trattarsi di
una aggiunta posteriore alla storia.
b) In 1 Sm 26, dove Davide perdona la vita a Saul per la seconda volta, almeno
l'intervento di Abisay sembra essere stato aggiunto più tardi.
Questi esempi, e altri molti, incoraggiano alcuni autori a proporre un processo di
formazione del racconto molto complesso. Indico due opinioni.
3
E. Tov, «The Composition of 1 Sam 16-18 in the Light of the Septuagint Version», in J. Tigay (ed.),
Empirical Models for Biblical Criticism (Philadelphia 1985) 97-130.
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Entrambe le questioni sono molto relazionate tra di loro e col problema della
redazione. Un'opera redatta e modificata durante secoli ha potuto cambiare di
impostazione. Le opinioni sull’argomento differiscono abbastanza:
Al tempo di Davide la situa McCarter che la vede indirizzata contro i beniaminiti
che non l'accettano come re.
Al tempo di Salomone la data Weiser, poiché la legittimazione di Davide lo
serviva per irrobustire il suo regno.
Dopo la divisione del Regno (anno 931) la datano Gronbaeck (diretta contro
Geroboamo I), Mildenberger e Schicklberger (per dire che i davidi sono i legittimi eredi
del Regno Nord).
Nell'epoca di Ieu (841-813) la situa Conrad, per contrapporre la figura di Davide
al brutale usurpatore del Nord.
Verso il 800, Nübel.
In sintesi, la migliore soluzione sembra essere quella di una tradizione orale che
sale all'epoca di Davide e si arricchisce con nuovi dati fino al momento in cui viene
messa per iscritto secoli più tardi, probabilmente al tempo di Ezechia (finali del secolo
VIII), senza negare piccoli ritocchi e aggiunte posteriori fino all'epoca persiana.
Il lungo periodo di tradizione orale non è strano; anche l'Iliada e l'Odissea
circolarono oralmente prima della sua redazione scritta a partire dal secolo VI a.C.
D'altro canto, il valore storico dell'opera non dipende dalla maggiore o minore
vicinanza agli avvenimenti narrati (in questo caso, la Storia di Roma di Tito Livio
sarebbe indiscutibilmente superiore a quella del Momsem). Conviene non confondere
queste questioni.