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Storia di Ombra

Ombra è nato da una coppia di Tabaxi nel che, spinta dalla curiosità, aveva abbandonato loro villaggio
natale per viaggiare e raccogliere storie, oggetti curiosi e qualsiasi cosa li attirasse. Avevano interrotto il
viaggio pochi anni dopo la nascita di Ombra, e si erano imbarcati per tornare nella loro terra natia. Ombra
aveva pochi anni per ricordarsi tutto, ma ricorda i suoi genitori, la loro stretta affettuosa, le dolci ninne
nanne della madre e le loro fusa mentre lo abbracciavano. Ricordi lieti, che si sovrappongono e mescolano a
quelli terribili e confusi della tempesta che colse la loro nave, del padre che veniva strappato dal ponte della
nave da un’ondata, delle grida dei marinai e l’immagine di sua madre che, per salvarlo, lo chiudeva in una
botte.

La tempesta che li avevi sorpresi aveva spinto la sua botte e i rettili della nave sulle rive, dove lui fu trovato
da alcuni assassini che facevano parte di una piccola gilda che cercava nuovi adepti, senza preoccuparsi del
modo in cui li reclutava: il nome della gilda era “La Croce”.

Passò quasi tutta la sua infanzia e tutta la sua adolescenza a venir addestrato dalla Croce per diventare un
assassino. Combattimento all’arma bianca, a mani nude o con armi a distanza, tecniche di assassinio erano i
suoi “giochi” interrotti unicamente dalla somministrazione di droghe e rituali che secondo loro avevano la
capacità di sbloccare i potenti latenti delle persone, ma che in realtà si traducevano spesso in trip allucinanti
e rituali in cui sofferenza e sangue accompagnavano litanie in lingue sconosciute.

Gli allenamenti erano massacranti a livello fisico, ma non sarebbero stati sufficienti a rendere dei bambini
degli abili assassini, per questo “La Croce” cercava di sopprimere, se non cancellare ogni emozione o pietà
dalle persone, nei modi più disparati: dal costringerli a uccidere sin da piccoli animali che sarebbero stati la
loro cena sino a picchiare a sangue chiunque cercasse di scappare o mostrasse anche la minima esitazione
nell’uccidere gli animali, passando per la tortura di persone che la Croce aveva avuto ordine di far sparire
Inoltre veniva premiata la precisione nell’uccidere gli animali e la crudeltà nel picchiare i fuggiaschi e la
fantasia / crudeltà nella tortura. Coloro che si dimostravano più "resistenti" venivano manipolati
mentalmente da incantatori che li costringevano a fare le cose più terribili, spesso spezzandoli, più spesso
portandoli alla più completa pazzia.

Anche l’amore cercava di venire stroncato sul nascere, sostituendolo con la sessualità: appena un ragazzo o
una ragazza mostravano i primi segnali di maturità sessuali gli venivano procurati partner sessuali, ma anche
qui in maniera distorta. I primi rapporti sessuali erano normali, poi diventavano dei finti stupri, in cui le
donne e gli uomini fingevano di non essere consenzienti, portando i futuri assassini a credere che quella
fosse norma: in questo modo non solo disumanizzavano l’amore, ma li portavano a credere che il sesso
fosse violento e che il lottare per scappare fosse parte integrante di esso; questo faceva sì che per appagare
i loro desideri sessuali i ragazzi e le ragazze non solo lo facessero tra di loro in quel modo selvaggio e
violento – senza il minimo sentimento – ma anche che “La croce” fornisse loro uomini e donne non
consenzienti, che venivano violentate.

Nonostante questo, tra ragazzi e ragazzi della stessa età spesso si formavano legami; certo erano distorti,
fatti di una complicità basta sulla crudeltà e la violenza e di una forma deviata di sesso, ma erano comunque
legami, per questo “La Croce” aveva creato un’ultima prova: tutti i novizi, una volta compiuto il loro 16 anno
di età – reale o presunta tale – venivano divisi a coppie e costretti ad uno scontro mortale, in cui o ci si
uccideva a vicenda o si veniva uccisi dai veri assassini. Spesso venivano messi uno contro l’altro coloro che
sembravano più “legati tra loro.

Accadde anche a Ombra, che dovette uccidere quello che era il suo migliore amico, un mezz’elfo che era
arrivato più o meno nel suo stesso periodo, e con cui avevano da subito stretto una forte amicizia, arrivando
nei primi anni a coprirsi a vicenda quando uno dei due non riusciva ad uccidere il loro pranzo o la loro cena.
All’inizio del combattimento lui provò a suggerire una fuga, di fingere di combattere per scappare, ma il
cuore del suo amico si era tinto di un’oscurità più profonda di quanto pensasse o forse era spinto dalla
paura di morire, fatto sta che quando lo attaccò non ebbe altra possibilità che difendersi e combattere,
finché alla fine non lo uccise.

Mentre il respiro abbandonava il mezz’elfo e i suoi occhi si facevano vitrei, Ombra sentì spezzarsi qualcosa in
lui, era come se di colpo avesse smesso di essere una persona ed era diventato niente di più che un’arma:
un qualcosa il cui scopo era unicamente ferire ed uccidere, un’arma e niente di più.

Da quel giorno gli cominciarono a venir affidati le prime missioni, semplici, adatte a un novizio, ma pur
sempre missioni. Rapimenti, furto, assassinio, stupro: Ombra fece tutto e molto di peggio, perché quelli
erano gli ordini. Non provava rimorso, anzi non provava nulla: recidere una vita era come recidere un fiore,
niente di cui valesse la pena ricordarsi, niente che avesse importanza, solo la missione successiva contava.

I suoi incarichi, per quanto comportassero sempre violenza e spesso crudeltà, prevedevano sempre
l’anonimato e il non confrontarsi con altre persone; quindi, le abilità combattive di Ombra erano piuttosto
limitate. Poi venne la missione che avrebbe cambiato tutto uccidere un ragazzo che infastidiva una donna.,
figlia di una ricca famiglia e che avrebbe dovuto sposare invece un potente e anziano nobile.

Quell’incontro gli è rimasto impresso a fuoco nella mente, quasi come quello dei suoi genitori, così vivido
che gli bastava chiudere gli occhi per riviverlo.

“Era appostato su un tetto, freccia incoccata che puntava alla nuca del suo bersaglio, le dita che
fremono sulla corda. Sta per scoccare ma poi qualcuno si mette sulla traiettoria: la donna che veniva
importunata “Come osi cercare di togliere la vita a qualcuno” sembrano dire i suoi profondi occhi
viola. Non c’è un fremito di paura, nei suoi occhi e nella sua postura si legge solo l’indignazione.
Quello sguardo lo scuote e lo costringe ad abbassare l’arco, poi qualcuno lo vede, ci sono grida e si
scatena il panico. Ombra scappa, ma è stato visto e le guardie del piccolo villaggio lo inseguono.
Combatte ma è in inferiorità numerica e le guardie sono più abili di lui nel combattimento. Alla fine,
grazie al suo addestramento riesce a seminarli confondendosi con le ombre finché, ferito e stremato
dalla fuga si accascia a terra in una piccola caverna e perde i sensi “

Al risveglio vide due grandi occhi viola che lo guardavano. Dalle zampe fuoriuscirono gli artigli ma ancora
prima che potesse muoversi riconobbe gli occhi di lei, vedendo che si riempivano di meraviglia nel vedere i
suoi artigli affilati uscire dalle zampe. Era una donna indifesa e senza armi, ma invece di aver paura rideva
come una bambina che ha appena scoperto qualcosa di nuovo e meraviglioso. Ombra cercava di capire quei
comportamenti, ma mentre era ancora immobile notò che accanto a lei c’era una piccola bacinella di acqua
che ormai era diventata quasi rossa, e accanto numerose pezze del medesimo colore.

“Perché mi hai salvato? Perché mi hai curato?”

“Perché non hai ucciso quell’uomo? Perché un semplice sguardo ti ha fatto esitare? Ora non muoverti, sei
ancora debole e ferito”

Poche parole, poche parole dette in modo gentile che riuscirono a colpire Ombra con la forza di un
macigno: perché il suo sguardo lo aveva fermato? Perché ora quella donna stava curando qualcuno che non
aveva mai visto né conosciuto prima curandogli le ferite? Come poteva aver riso di artigli senza mostrare il
minimo timore? Quei pensieri affollavano la sua testa mentre la donna gli puliva le ferite, con un tocco
talmente gentile che, senza nemmeno rendersene conto, cominciò a fare qualcosa che pensava di non aver
mai fatto, che pensava di aver sognato quando era piccolo: stava facendo le fusa!

Quel giorno nessuno dei due disse nulla se non lei che, giunta la sera, se ne andò con la promessa che
sarebbe tornata il giorno seguente. Le sue ferite non erano così profonde e non aveva perso così tanto
sangue da non potersi muovere ma non riusciva a pensare di tornare alla “Croce”: non perché avesse fallito
la missione – nonostante fosse consapevole di cosa ciò avrebbe comportato per lui – ma perché quella
donna aveva scatenato qualcosa in lui, qualcosa che forse non aveva mai sperimentato realmente ma che
era insito nel suo DNA: la curiosità.

Come promesso il giorno dopo tornò e quello dopo ancora ed ancora. Ogni giorno lei tornava e ogni giorno
parlavano per tutto il tempo… o per meglio dire lei parlava e lui la ascoltava. Iskra, quello era il suo nome, gli
raccontava i suoi sogni, quello che aveva fatto, quello che aveva sentito o semplicemente letto, e in quei
racconti ci metteva così tanta passione, così tanto fervore da riuscire – pian piano – a risvegliare le emozioni
sopite in lui. Gli raccontò che parte del motivo per cui lo aveva salvato era che la sua balia era una vecchia
tabaxi, ormai morta da alcuni anni, che gli aveva raccontato tante cose sulla sua razza e che la aveva
convinta che non ci sono tabaxi malvagi:

“il Dio Gatto elargisce tanti doni ai suoi figli” cominciò a raccontare Iskra “ma l’oscurità non è tra questi,
anche se può capitare che qualcuno si perda dimenticando la tua natura. Quanto ti ho visto la prima volta
ero indignata non solo per quello che stavi per fare, ma perché era come se mi stessi dicendo che le sue
parole erano false. Poi ti trovato e quando ti ho visto mi se sembrato proprio... perso”.

A quel racconto comprese qualcosa di più di lei, e capì anche come mai lo aveva chiamato Ombra, o per
meglio dire Caverna Ombrosa, il luogo dove lo aveva incontrato. Quando aveva scoperto che non aveva un
nome era rimasta così sconvolta che passato quasi una settimana a pensarci, chiamandolo ogni volta con
nomi sempre diversi, alcuni dei quali strani per lui finché una mattina si era presentata trionfante con il
nome perfetto, che rispecchiava la tradizione tabaxi: Caverna Ombrosa, abbreviato in Ombra.

Per più di un mese lei andò a trovarlo, un mese in cui riuscì a sciogliere l’apatia del suo cuore e risvegliare i
sentimenti in lui in modo così profondo che lui riuscì a capire che qualcosa la turbava, ma se ne accorse
troppo tardi. Un giorno, senza alcun motivo, lei non si presentò, e così per i giorni seguenti finché lui,
preoccupato, si recò di notte al villaggio. Nascosto tra le ombre ascoltò ciò che diceva la gente del villaggio,
e scoprì che Iskra si sarebbe dovuta sposare da lì a breve con il suo promesso sposo; i suoi genitori avevano
scoperto che stava progettando di scappare, e per punirla e renderla più obbediente la picchiarono, ma si
federo “prendere” così tanto la mano da ammazzarla di botte.

Quando apprese ciò che era successo alla sua salvatrice, per la prima volta in vita sua provò la rabbia e il
dolore, un dolore tanto forte da lacerarlo e una rabbia così profonda che lo portò a desiderare la morte di
chi aveva fatto quello. Attese la notte e si intrufolò in casa dei genitori di Isrka e li uccise, li uccise in modo
brutale e crudele, con lo scopo di farli soffrire, e poi semplicemente se ne andò, la brama di sangue che
ancora lo divorava: quello fu il suo primo assassinio volontario.

Dopo quell’avvenimento scappò. Grazie alle sue abilità furtive riuscì ad imbarcarsi come clandestino su una
nave, cosa che gli creò non pochi problemi visto che rivisse i ricordi del naufragio di quando era piccolo, a
cui non pensava da allora, tanto da ripromettersi di non imbarcarsi mai più su una nave se non strettamente
necessario.

Da allora ha cominciato a viaggiare senza una meta precisa, spinto unicamente da quella curiosità quasi
tipica dei tabaxi che in lui, dopo l’incontro con Isrka, si è risvegliata divenendo quasi morbosa. È avido di
vedere cose nuove, di scoprire cose nuove e di provare tutte quelle emozioni che per buona parte della sua
vita gli sono state precluse.

OBIETTIVI

Non ha veri obiettivi. Sopravvivere per continuare a provare emozioni, per non cadere in quell'apatia e
tornare ad essere un'arma, la curiosità di sapere cosa riserva il mondo e di come lo cambierà: questo è ciò
che lo spinge ad alzarsi ogni mattina e a combattere. Ricorda molto bene ciò che ha fatto quando era un
assassino della Croce e non lo rinnega, ma al tempo stesso non si considera completamente colpevole: chi
ha fatto quelle cose era un assassino senza nome, lui invece è Ombra, qualcuno che non ha nulla da spartire
con quell’assassino.

BACKGROUND E PERSONALITA’

Allineamento: Caotico Buono

Ideale: “Non c’è cosa più bella di qualcosa che non si conosce, meglio se è strano e unico”

Carattere: Allegro, gioviale, a tratti giocherellone e scherzoso: Ombra è tutto questo. A volte si comporta in
modo addirittura eccessivo, ma è come se volesse compensare tutti gli anni vissuti senza emozioni, o forse
perché teme che se smettesse anche solo un attimo di provarle, tornerebbe in quell’apatia a cui la Croce lo
aveva portato. Non è sospettoso, ma quando vede persone nuove tende sempre a guardarle alla ricerca di
volti conosciuti o di segni che potrebbero ricondurlo a riconoscere assassini giunti per lui. È abbastanza
vanitoso, soprattutto riguardo al colore e alla morbidezza della sua pelliccia, tanto che è facile sentirlo fare
delle rumorose fusa quando riceve complimenti a tal proposito.

Linguaggi: Comune, Elfico

Legame: Nessuno.

Divinità: Signore dei Gatti

Fobie: Ha un forte timore e sospetto verso gli incantatori che manipolano la mente. L’idea di essere privato
della libertà è qualcosa che gli fa rizzare i peli sul collo

Difetti: Una curiosità quasi morbosa e che lo porta ad ignorare qualsiasi cosa. È sempre pronto a provare
qualcosa di nuovo, più strano e nuovo è, meglio è

Peculiarità: Non riesce ad evitare di intascarsi cose strane: non gli importa del valore oggettivo,
semplicemente se vede qualcosa di insolito cerca di prenderselo.

Razza: Tabaxi

Background: Criminale

Privilegio: Contatto Criminale (lo usa soprattutto per avere notizie della Croce)

Abilità da BG: Inganno, Acrobazia (posso cambiarlo da Furtività che me lo da già di razza il tabaxi?)

Abilità da Ladro: Rapidità di mano, Indagare, Persuasione, Intuizione

Abilità da Tabaxi: Percezione, Furtività

Strumenti: Arnesi da scasso, Gioco dei dadi

Forza 9
Destrezza 16
Costituzione 12
Intelligenza 10
Saggezza 12
Carisma 16
PF:

Età: 22

Aspetto: Alto all’incirca 178 Ombra ha un pelo di colore nero fatta eccezione per un triangolo abbastanza
ampio che va dal collo sino a metà del petto di colore bianco. Bianche sono anche le zampe anteriore e
posteriore. Ha un’espressione radiosa e allegra, anche se lo sguardo dei suoi occhi gialli tende a vagare
attorno a sé con un certo sospetto, soprattutto quando si trova in luoghi affollati. Le lunghe orecchie da
gatto tendono a muoversi più spesso di quanto ci si aspetterebbe, come se cercasse sempre di sentire
qualcosa, anche se non è chiaro cosa. Il corpo è sinuoso e la lunga coda si muove quasi sempre in accordo
con la sua espressione. Quando è arrabbiato soffia in modo vistoso e la coda diventa rigida ed alta, mente
quando è contento o rilassato emette un sordo rumore di fusa, che è facilmente udibile da chi è vicino a lui.
Non ama vestirsi in maniera troppo vistosa, prediligendo abiti che si accostino al colore nero della sua
pelliccia.

EQUIPAGGIAMENTO

Arnesi da scasso
Stocco
Arco Corto con 20 frecce
Cuoio Borchiato
Due pugnali
Arnesi da scasso
Zaino con
Sacchetto con 1000 sfere etalliche
2 ampolle di olio
5 razioni
otre
15 metri di corda di canapa

5 mo
9 ma
10 mr

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