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L'anomalia italiana attraverso la storia breve di un quotidiano-innovazione

La Voce di Indro Montanelli


Il cane da guardia del potere in Italia non pu abbaiare n mordere

Martina Buccolini 0000282743

La nascita de La Voce: le cinque W

La scena politica dei primi anni '90

Parola d'ordine: crisi

Il rapporto media/potere, la crisi col passato e con le ideologie

L'innovazione

Copertine shock: la grafica di Vittorio Corona Il rapporto con il lettore: il popolo dei fax

Morte di un giornale straniero

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L'arrivo di Locatelli e l'annuncio della chiusura

Amare conclusioni... ma il sogno non muore

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Le nuove voci della speranza

Bibliografia

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La nascita de La Voce: le cinque W


L'idea di fondare un nuovo giornale comincia a formarsi nella mente di Montanelli alla fine del '93 quando ormai le pressioni esercitate dall'editore sul Giornale si fanno sempre pi pesanti. Con una discussione che Montanelli definisce schietta e sincera, come quella che ci pu essere tra due vecchi amici il direttore chiarisce la sua posizione e la linea del Giornale con Silvio Momenti caldi in politica 6 agosto 1990
Legge Mamm: si proibisce di detenere contemporaneamente la propriet di un canale televisivo e di un quotidiano Silvio Berlusconi cede la societ editrice a suo fratello Paolo Berlusconi pur rimanendo azionista di minoranza(29%) 19921993 Scandalo di Tangentopoli: le inchieste di Mani Pulite rivoluzionano la scena politica italiana tanto da parlare di passaggio dalla Prima alla Seconda Repubblica Nuovo Governo Berlusconi

Berlusconi, suo ex-editore e fratello dell'azionista di maggioranza affermando del che: Giornale Il Paolo Berlusconi, registrer Giornale

scrupolosamente le sue mosse e interventi senza sposarne le tesi (intervista su La Stampa del 12/12/'93) . Iniziano gli attacchi a Indro Montanelli su pi fronti: Emilio Fede dal tg4 allude ad un doveroso licenziamento, Il Giorno rivela che Vittorio Feltri ha gi firmato con Paolo Berlusconi un'opzione sulla futura direzione del quotidiano (notizia che verr prontamente smentita da Feltri) mentre precedentemente Vittorio Sgarbi aveva condotto una rubrica su Canale 5 sottolineando i trascorsi fascisti di Indro Montanelli e collegandoli al presente. Il direttore continua a difendersi attaccando: Io non sono un direttore assunto da Berlusconi per il suo giornale. Sono il direttore del mio giornale che ha assunto come editore Berlusconi (18/12/'93 su Il Giornale) e intanto il duello continua perch, mentre Berlusconi crede di poter piegare Indro facendogli accettare Feltri come condirettore, il direttore spera, tramite l'aiuto del banchiere Cuccia, di convincere Silvio a cedere la quota di maggioranza del Giornale.

27 marzo 1994

13 luglio Decreto Biondi: si vieta la custodia 1994 cautelare per tutti i reati di tangentopoli con conseguenti scarcerazioni. Viene frettolosamente ritirato Le indagini di Mani Pulite coinvolgono anche le aziende di Berlusconi Il Governo parla di magistratura corrotta e manda ispettori per controllare i giudici milanesi 6 dicembre 1994 22 dicembre 1994 Antonio Di Pietro si dimette

Silvio Berlusconi si dimette dal Governo dopo essere stato sfiduciato dalla Lega Nord

Indro Montanelli non vuole lasciare il giornale da lui stesso fondato vent'anni prima ma gli attacchi continuano e diventano sempre pi simili ad offese vere e proprie. Il 7 gennaio '94 esce su Il Giorno l'intervista a Emilio Fede intitolata Montanelli un piccolo uomo da cui prendono subito le distanze Maurizio Costanzo, Gianfranco Funari, Enrico Mentana e altri giornalisti sottolineando la gravit delle affermazioni. Due giorni dopo, per la prima volta, il Cavaliere in persona si presenta per parlare all'assemblea dei giornalisti e per chiedere l'appoggio alla campagna elettorale della nascente Forza Italia e Montanelli decide di dimettersi. Lo seguono i vicedirettori Federico Orlando e Michele Sarcina e altri 40 giornalisti. Lettera a Biazzi Vergani Caro Biazzi, in conseguenza delle dichiarazioni del dottor Silvio Berlusconi effettuate presso la sede de Il Giornale comunico la mia decisione di dimettermi dall'incarico del consiglio d'amministrazione e da quello di direttore responsabile de Il Giornale con effetto immediato. Con i migliori saluti, Indro Montanelli Il 13 gennaio, Montanelli con il suo ultimo editoriale sul Giornale saluta i suoi lettori promettendo loro di ritornare entro poche settimane con un nuovo giornale, fatto dagli stessi uomini del Giornale ma con un assetto azionario che garantisca l'incondizionata indipendenza. Si chiamer La Voce. In ricordo non di quella di Sinatra. Ma di quella del mio vecchio maestro- maestro sopratutto di libert e indipendenza- Prezzolini Due giorni dopo Gianni Agnelli invita Montanelli nell'ufficio di Cuccia e gli propone la direzione del Corriere della Sera ma Indro, anche se profondamente onorato dalla proposta, decide di rifiutare perch non avrebbe potuto portare con s tutta quella schiera di fedeli giornalisti che volevano essere guidati da lui verso una nuova avventura. Trovati i fondi grazie all'accordo con la Piemmei (confederazione di piccole e medie imprese), inizia la sfida dell'ormai ottantacinquenne giornalista. 12/01/'94

Parola d'ordine: crisi


La linea politica de La Voce viene chiarita da Montanelli su L'Espresso e su altre testate attraverso numerose interviste in cui il direttore dichiara che: a destra tira un'aria di ducismo, una grande sete di un duce [...]. Questa destra italiana, al quale io appartengo ideologicamente, sempre stata attratta dal manganello. [...] Se si attendono che La Voce sposi questo o quello schieramento, si sbagliano. Noi diremo di no a tutti. Saremo un giornale di opinione: la nostra opinione . Una crisi col passato, dunque, a causa di un mancato riconoscimento della nuova classe politica dirigente che non rispetta la stessa ideologia della quale si fa portavoce. Un'opposizione dura e convinta, perch una stampa che rinuncia alla critica del Potere ne diventa fatalmente complice. Il controllo critico e meticoloso della destra italiana fatto da uomini di destra, per dare voce a quella minoranza di italiani che non si riconosce nella sinistra dello statalismo, dell'assistenzialismo e della spesa pubblica facile che porterebbe l'Italia fuori dal mercato comune, ma che non si riconosce neppure nella sedicente destra basata sulle apparenze, e sente il pericolo di una troppa voglia di potere e di controllo. Seguire l'utopia di una liberal-democrazia e di una libera informazione in un libero Stato tramite il placcaggio delle autorit da parte delle lenti d'ingrandimento dei giornalisti in un giornale d'elite come posizione politica e morale ma non come fattura. Per raggiungere questi scopi, Montanelli e il suo team composto da Vittorio Corona (direttore grafico), Federico Orlando (condirettore) e Giancarlo Mazzuca (vicedirettore) lavorano in una sede provvisoria in via Turati a Milano progettando il nuovo quotidiano. Si pone al primo posto la necessit di specializzarsi: commentatori prestigiosi e molto presenti svilupperanno poche notizie ma in modo approfondito mentre si lasceranno piccoli spazi a notizie meno importanti. Una grande attenzione sar rivolta al costume, agli spettacoli, alla moda, per catturare quel pubblico giovane e femminile che non si ritrova negli altri giornali. La redazione sar composta da una settantina di giornalisti, tutti animati dalla stessa sete d'innovazione, che avranno uno stipendio pi alto di quello erogato da Il Giornale, da sempre vicinissimo al minimo sindacale, anche per coprire il fattore di rischio che accetteranno di correre. Le copertine e le pagine del nuovo quotidiano dovranno essere dominate da grandi foto ma non a colori, perch Montanelli sul colore non transige. Un giornale giovane e pungente guidato dall'esperienza di colui che dicono essere il miglior giornalista in circolazione, un giornale che dar di nuovo pluralit di punti di vista 5

nel panorama di un'informazione ormai divenuta pressoch piatta. Puntare alla qualit e non alla quantit. La Voce, nella mente dei suoi ideatori, prende la forma di un quotidiano settimanalizzato, in quanto non deve essere il solito sacco da riempire tutti i giorni bens una raccolta di notizie approfondite subito e non dopo sette giorni. Prende la forma di un giornale che cerca di non diventare una brutta copia dei tg ma che riesce a mettersi in concorrenza con questa informazione televisiva che ha sottratto cos tanti lettori alla stampa. Una nuova forma dunque, che pu nascere solo, come tutte le innovazioni, dopo una consapevolezza di un periodo di crisi, di rottura. Pronti i nuovi uffici, tutti i giornalisti si trasferiscono in via Dante 12: pieno centro di Milano, 1800 metri quadri suddivisi in 5 piani e, ironia della sorte, meno di 200 metri di distanza in linea d'aria dalla vecchia sede de Il Giornale.

L'innovazione
Il primo a meravigliarsi della sua creatura proprio lui, il direttore pi anziano d'Italia che si ritrova a dirigere il giornale pi giovane. Mi avete messo in mano un giornale in minigonna , con questo commento rivolto ai suoi pi stretti collaboratori che Indro Montanelli esprime la gioia e l'entusiasmo di aver iniziato un progetto che sembrava impossibile. In via Dante 12 ci sono 77 giornalisti, 5 grafici e 7 impiegati di segreteria, il fedelissimo condirettore Federico Orlando, i vicedirettori Sarcina e Mazzuca e la segretaria di redazione, da sempre accanto a Montanelli, Iside Frigerio. Nelle redazioni di Interni, Esteri, Cultura, Spettacolo, Cronaca e Milano lavorano quasi tutti ex-dipendenti de Il Giornale mentre in quelle di Sport, Economia e nella Redazione Romana scrivono i nuovi giovani. E' un Vittorio Corona un po' titubante che inizia a proporre la grafica e i titoli delle varie sezioni del giornale e subito un Vai avanti, mi piace! del direttore dona la grinta necessaria per partire senza paura; solo per la Cultura avviene un dibattito: Corona propone come titolo Il Cilindro per l'assonanza con il nome del direttore. Bocciato. Montanelli propone Il Bargello ma al grafico non piace, alla fine l'accordo: si chiamer Il Caff. Il 18 marzo 1994, a pochi giorni dalla prima uscita, durante una colazione informale, Corona esprime gli ultimi dubbi sulla nuova creatura: a me sembra che davvero ci presenteremo in edicola con un quotidiano diverso, ma per quanto pi moderno ed elegante, la nostra prima pagina come quella degli altri giornali . L'attento direttore lascia raffreddare la pasta al pomodoro per riflettere sulle perplessit del collega per poi confermare la mancanza: serve una prima pagina da copertina in un giornale da settimanale. Subito arriva l'idea di Corona, un fotomontaggio lasciato chiuso in un cassetto per paura che fosse eccessivo: una grande immagine di un volto spaccato a met con Berlusconi da una parte ed Occhetto dall'altra. Titolo: L'Italia si spaccata: tutti contro tutti. La rivoluzione piace, e pure molto, sar la prima pagina del primo numero de La Voce e sar anche l'inizio di una fortunata serie di fotomontaggi pungenti che caratterizzeranno la testata. Marted 22 marzo 1994, esce il sudato primo numero: 32 pagine, 56x36cm, su 7 colonne con un fondo di Montanelli intitolato Dove eravamo rimasti? in cui si ribadisce anche la posizione della testata sulle imminenti elezioni politiche: noi de La Voce saremo certamente all'opposizione, sia che vinca l'uno, sia che vinca l'altro. Il difficile sar distinguerci dall'altra opposizione .

Il fotomontaggio di Corona occupa gran parte della pagina e ha subito un effetto shock su tutti, eppure ancora pi interessanti risultano essere i due saluti autorevoli a fine pagina: Giuliano Prezzolini (figlio di Giuseppe Prezzolini) e Frank Sinatra (The Voice della canzone americana) accolgono positivamente la nascita di una nuova voce d'informazione che conferisce pluralit di sguardo sul panorama italiano. Le due lettere risultano importanti sopratutto perch riflettono quella che sar la famosa pagina 31, uno spazio interamente dedicato ai lettori, alle loro lettere, alle risposte del direttore o della redazione, uno spazio che cerca di instaurare un legame profondo e partecipato in una zona d'opinione. Montanelli sa di rivolgersi ad un pubblico multiforme: ci saranno i vecchi lettori, i veri moderati, portati via a Il Giornale, i liberal democratici di centro sinistra che non possono pi accettare il martellamento dei quotidiani schierati e infine quei giovani e quelle donne a cui pensa Corona, dai quali La Voce avr un consenso ampio e quasi imprevisto. La grande rivoluzione del quotidiano sta anche nel capire che la diversit del pubblico una risorsa se si riesce a creare un rapporto personale. Con La Voce il lettore viene coinvolto in prima persona, egli non rappresenta una massa informe e nemmeno un target commerciale come troppo spesso accade con le altre testate: egli viene chiamato a commentare, ad esprimere opinioni e, addirittura, a combattere in prima linea insieme al giornale. Come nel caso del Decreto Biondi, quando migliaia di lettere disgustate vengono pubblicate sul giornale contribuendo a formare un'opinione pubblica contraria forte e compatta che riesce a farlo ritirare frettolosamente; o come l'attenzione
25-03-94 Elezioni: mancano solo 2 giorni, ma intanto allarme giustizia.

rivolta al duello Di Pietro-Berlusconi su Mani Pulite, quando il giornale pubblica i fax dei lettori indignati.Non un semplice feedback, ma una partecipazione consapevole, affinch l'unico, vero, padrone del giornale sia il lettore.

Alcuni dei fotomontaggi pi belli: cos La Voce vede i protagonisti di un anno tumultuoso.
25-03-94 Toghe Strappate accuse di ogni tipo:mafia e incompetenza-

11-05-94 Ministri

25-03-94 Forza Italia val bene un Oscar


Dopo il colloquio con Scalfaro, Berlusconi ritrova l'ottimismo

28-01-95 Seconda Repubblica la febbre della politica

Morte di un giornale straniero


Il primo numero de La Voce ha un successo inaspettato: 535 mila copie vendute e i lettori entusiasti iniziano a tempestare la redazione con una valanga di fax. Il 29 marzo il quotidiano vende 331.892 copie restando nella cerchia dei quotidiani pi letti, ma la parabola discendente delle vendite non si fermer pi: a settembre, solo 75 mila copie. Il piano editoriale per il fine anno de La Voce prevede una tiratura di 200 mila copie con una vendita di 100-110 mila. Obiettivo non raggiunto, ma neanche completamente fallito. Con la gestione di Federico Orlando prima e di Michele Sarcina poi, La Voce non gode sicuramente di ottima salute, ma ha speranze molto concrete di migliorare la sua posizione. Infatti, secondo una ricerca commissionata al Cirm di Nicola Piepoli, la maggioranza degli italiani acquistala Voce assieme ad un altro quotidiano e solo il 40,1% dei lettori la compra tutti i giorni o quasi: necessario, dunque, adottare una politica per rendere stanziali i lettori saltuari. Dopotutto,anche la storia di un grande quotidiano come Repubblica ha visto la crisi delle vendite proprio all'inizio della sua avventura, per poi invertire la rotta grazie ai giusti investimenti. La grande carenza gestionale viene, per capita in un momento di passaggio di potere che rende l'equilibrio redazionale piuttosto instabile: nel bimestre gennaio-febbraio, La Voce vede comparire Gianni Locatelli come nuovo responsabile della gestione giornalistica e amministrativa in quanto al vertice della Piemmei e, contemporaneamente, inizia un crollo secco delle vendite che si attesta attorno al 12%, percentuale mai vista fino a quel momento. Ci sono attacchi esterni da parte di televisione e stampa che preannunciano la morte de La Voce sin dall'autunno '94. Ma numerosi sono anche gli attacchi interni, dovuti alla gestione di Locatelli che, fin troppo sincero sulla situazione finanziaria del giornale con i possibili investitori, finisce per far scappare tutti a gambe levate, lasciando vuoto il sacco dei finanziamenti per il quotidiano. 6 aprile 1995, si ripete la scena vista nella redazione de Il Giornale ma cambia il protagonista: Gianni Locatelli, in assemblea di redazione, chiede di votare la fiducia a Montanelli. Il ricatto duplice: ai redattori si chiede di scaricare il direttore in suo favore, mentre a Montanelli, Locatelli chiede di farsi da parte altrimenti trasciner tutti sul lastrico. Risultato: massima fiducia a Montanelli e una redazione compatta che offre la propria liquidazione e gli stipendi mancati per uscire fino al 29 aprile. 10

L'ultimo numero de La Voce esce il 12 aprile 1995: un gigantesco fotomontaggio con Montanelli imbavagliato e circondato da sciacalli occupa quasi l'intera copertina. Titolo: Il giorno degli sciacalli. Il direttore fa la sua comparsa in redazione per salutare, ringraziare, e scusarsi profondamente con tutti. I ragazzi lo accolgono con tre minuti di applausi e Montanelli non riesce a trattenere le lacrime. Questo stato l'anno pi appassionante della nostra vita. il commento di uno dei giornalisti di fronte alle lacrime del direttore, e ancora: Grazie di averci portato via da Il Giornale, non ci siamo pentiti .

E Montanelli legge ai suoi ragazzi il suo ultimo editoriale per La Voce. Uno Straniero in ItaliaDa domani i lettori resteranno senza Voce. La sua ricomparsa rinviata, come si suol dire, sine die. Ci sono state molte voci, in questi ultimi giorni intorno alla Voce. Si parlato persino di un golpe. Io ho voluto restarvi del tutto estraneo, anzi mi sono allontanato, per lasciare la redazione libera di decidere il suo destino. La redazione ha preferito lo harakiri allo stravolgimento del proprio giornale. Io lo sapevo e sottoscrivo. Ma in sede di rendiconto, dobbiamo riconoscere che questo trauma stato non la causa, ma l'effetto di una crisi che risale pi a monte. Di questa crisi potrei fornire varie spiegazioni, per cos dire, congiunturali: il pauroso calo della pubblicit per la devastante concorrenza della TV, l'impennata dei costi ( il prezzo della carta raddoppiato in pochi mesi), il distorcimento del mercato operato dai grandi quotidiani con una sfrenata corsa a supplementi, inserti, gadgets di ogni genere, buono e cattivo, cui non potevamo far fronte. Tutto vero. Ma tutto secondario rispetto al difetto d'origine. Noi volevamo fare, da uomini di Destra, il quotidiano di una Destra veramente liberale, ancorata ai suoi storici valori: lo spirito di servizio (quello vero, taciuto e predicato), il senso dello Stato, il rigoroso codice di comportamento che furono appannaggio dei suoi rari campioni da Giolitti ad Einaudi a De Gasperi. Insomma, l'organo di una Destra che oggi si sente oltraggiata dall'abuso che ne fanno gli attuali contraffattori. Questa Destra fedele a se stessa in Italia c'. Ma un'elite troppo esigua per nutrire 11

un quotidiano. Ecco il vizio d'origine che ha fatto della Voce-come ha scritto Michele Serra- un giornale sbagliato, anzi un giornale straniero. I miei ragazzi, che per difenderlo avevano rinunziato a met dello stipendio ed al fondo liquidazioni, ora vogliono costituirsi in cooperativa per rilanciarlo e se riusciranno a formare un'Associazione degli amici della Voce io ne sar il presidente. Altro non posso dargli. Sono stanco di grufolare nel pantano cui ridotta la vita pubblica italiana, dove non si pu muovere un passo senza imbrattarsi di fango. Eppoi la mia parte credo di averla fatta. Per tenere e difendere le mie posizioni, ho dovuto, in questi ultimi anni, fondare due giornali contro: contro la Sinistra, quando era la Sinistra a minacciarle: ed ora contro l'attuale parodia di Destra che le sta- cosa ancora pi pericolosa- discreditando. Due battaglie, due sconfitte, di cui vado ugualmente fiero, ma che mia hanno lasciato addosso- nel morale, ed anche nel fisico- troppe cicatrici. Chiedo ai lettori di riconoscermi il diritto al congedo. Mi mancheranno, i lettori, quei lettori. Mi mancheranno terribilmente. Spero di mancare anch'io un poco a loro. Ma spero ancora di pi che La Voce dei miei ragazzi non faccia rimpiangere la mia.

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Amare conclusioni... ma il sogno non muore


Edmund Burke avrebbe detto: "Tre Stati nel Parlamento; ma laggi nella galleria dei giornalisti, risiede un Quarto Stato molto pi importante rispetto a tutti gli altri". Gi nel XVIII il giornalismo ha ben chiaro il suo scopo d'esistere: difendere la libert di pensiero tramite la tutela della libert d'informazione. Il potere legislativo, esecutivo e giudiziario permettono la riuscita del contratto sociale per la costruzione di uno Stato civile ma, ancora pi importante, risulta essere l'unica arma del popolo capace di tenere a bada il Potere: il giornalismo. In Italia siamo arrivati ad una formale tutela della libert di stampa, solo dal 1 gennaio 1948, quando entra in vigore la Costituzione della Repubblica Italiana, legge fondamentale e fondativa dello Stato Italiano, in cui si recita che: Tutti hanno diritto di manifestare liberamente il proprio pensiero con la parola, lo scritto e ogni altro mezzo di diffusione. La stampa non pu essere soggetta ad autorizzazioni o censure. Si pu procedere a sequestro soltanto per atto motivato dell'autorit giudiziaria nel caso di delitti, per i quali la legge sulla stampa espressamente lo autorizzi, o nel caso di violazione delle norme che la legge stessa prescriva per l'indicazione dei responsabili. In tali casi, quando vi sia assoluta urgenza e non sia possibile il tempestivo intervento dell'autorit giudiziaria, il sequestro della stampa periodica pu essere eseguito da ufficiali di polizia giudiziaria, che devono immediatamente, e non mai oltre ventiquattro ore, fare denunzia all'autorit giudiziaria. Se questa non lo convalida nelle ventiquattro ore successive, il sequestro s'intende revocato e privo di ogni effetto. La legge pu stabilire, con norme di carattere generale, che siano resi noti i mezzi di finanziamento della stampa periodica. Sono vietate le pubblicazioni a stampa, gli spettacoli e tutte le altre manifestazioni contrarie al buon costume. La legge stabilisce provvedimenti adeguati a prevenire e a reprimere le violazioni. (Costituzione della Repubblica Italiana, Articolo 21) Tale tutela inoltre ribadita nella Dichiarazione Universale dei Diritti Umani (articoli 18 e 19) firmata a Parigi, il 10 dicembre 1948, da tutti gli Stati membri delle Nazioni Unite per evitare che si ripetessero in futuro le atrocit commesse durante la Seconda Guerra Mondiale. La libert di informazione e di stampa dunque uno dei diritti fondamentali di una democrazia libera e moderna e La Voce di Indro Montanelli, in entrambi i sensi, rappresenta una scalata verso la maggiore tutela di questo diritto cos labile in Italia. A favore di questa tesi va anche la sentenza del pretore Francesco Cecconi sulla causa intentata a Il Giornale da parte di 35 giornalisti compreso Montanelli per cambiamento brusco di linea politica e clausola di coscienza. Il 18 ottobre 1995 la societ editrice de Il Giornale viene infatti condannata a pagare la cosiddetta fissa, equivalente all'indennit di licenziamento per un totale di due miliardi e mezzo di lire: il

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cambiamento traumatico di linea politica del quotidiano a causa della discesa in campo del Cavaliere e la cacciata di Montanelli vengono dunque sanzionati secondo la legge italiana. La vicenda de La Voce lascia spazio, per, ad un'amara constatazione: in tempi di grande e quasi insuperabile concorrenza televisiva, d'informazione flash, probabilmente non c' spazio per un giornalismo d'opinione, un giornalismo contro, un giornalismo indipendente, perch non bastano i lettori a finanziare un quotidiano, nemmeno se firmato dal pi grande giornalista italiano. Si potrebbe tentare, per, un'analisi pi interna, che tenga conto dei problemi pratici, gestionali della testata. E allora possiamo vedere che forse Indro ha peccato un po' di presunzione o di troppa generosit nel voler dare spazio a ben 77 giornalisti, a voler creare un quotidiano di ben 32 pagine e a rifiutare gran parte della pubblicit. In Italia c' la volont di difendere il diritto di una libera informazione e da parte di tanti, il problema che dobbiamo ancora farlo sottovoce o per vie laterali. L'unica via d'uscita, ultimamente, sembra essere internet. Ed ecco che il sogno risorge in alcuni siti web, fatti da persone che credono che in Italia ci sia una pericolosa concentrazione del potere mediatico e che tentano di dare voce ad un'informazione alternativa, ad un'opinione diversa. Alcuni esempi di siti:

http://www.lavoce.info

http://www.voceditalia.it/default.asp

http://www.ilribelle.com/

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I costi molto contenuti del giornalismo online danno la possibilit di sopravvivere anche con autofinanziamenti o contributi dei lettori evitando di dover fare la fine de La Voce. Grazie all'interattivit, il lettore pu avvalorare o meno ogni notizia arricchendola di commenti (estremizzando il tentativo di Indro Montanelli con i fax e le lettere) inoltre l'aggiornamento in tempo reale consente il flusso continuo dell'informazione e contemporaneamente linkopedia e archivi permettono il continuo controllo e confronto con notizie precedenti affini. Ovviamente il problema della credibilit e della verifica delle fonti aumenta con internet. Eppure numerose ricerche dimostrano che un cyberlettore attento e selettivo ritiene le notizie su internet, sopratutto quelle riconducibili ad autorevoli firme, credibili e affidabili, sopratutto se comparate con quelle della stampa, troppo spesso influenzate dalle pressioni del potere politico e dalle pressioni economiche esercitate dagli inserzionisti. Non solo. Il Poynter Institute for Media Studies, in collaborazione con la Standford University, ha studiato le modalit con cui il lettore fruisce dei contenuti web: inaspettatamente il 92% dei lettori di giornali elettronici si sofferma su titoli e articoli mentre solo la met si lascia attrarre dalle fotografie. Internet, insomma, torna a valorizzare il testo, permette una grande complicit con il lettore e una maggiore autonomia direttiva: una valida chance per la realizzazione del sogno montanelliano.

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Bibliografia
Travaglio, M. (2004). Montanelli e il Cavaliere. Milano: Garzanti. 494 pagg. Montanelli, I. (2005). Senza Voce. Milano: BUR. 301 pagg. Montanelli, I. (1995). Una Voce Poco Fa. Bologna: Il Mulino. 95 pagg. Papuzzi, A.(2003). Professione Giornalista. Roma: Donzelli Editore. 302 pagg. La Voce, di Indro Montanelli. Quotidiani num 4-12 (1994) , 82-84 (1995). Linkografia http://it.wikipedia.org/wiki/La_Voce_(quotidiano) http://it.wikipedia.org/wiki/Indro_Montanelli http://it.wikipedia.org/wiki/Libert%C3%A0_di_stampa http://it.wikipedia.org/wiki/Articolo_21

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