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Le Laudi 2

DE LA BEATA VERGINE MARIA E DEL PECCATORE


—O Regina cortese,—io so a voi venuto
ch’al mio cor feruto—deiate medecare.
Io so a voi venuto—com’omo desperato
da omn’altro aiuto;—lo vostro m’è lassato;
se ne fusse privato,—faríeme consumare.
Lo mio cor è feruto,—Madonna, nol so dire;
ed a tal è venuto,—che comenza putire;
non deiate soffrire—de volerm’aiutare.
Donna, la sofferenza—sí m’è pericolosa;
lo mal pres’ha potenza,—la natura è dogliosa;
siate cordogliosa—de volerme sanare.
Non aio pagamento,—tanto so anichilato;
faite de me stromento,—servo recomperato;
donna, el prez’è dato:—quel ch’avest’a lattare.
Donna, per quel amore—che m’ha avut’el tuo figlio
dever’aver en core—de darm’el tuo consiglio;
succurrime, aulente giglio,—veni e non tardare.
—Figlio, poi ch’èi venuto,—molto sí m’è ’n piacere;
adomandimi aiuto,—dollote voluntere;
ètte oporto soffrire—co per arte voglio fare.

Medecaro per arte—emprima fa la diita;


guarda li sensi da parte—che non dien piú ferita
a la natura perita—che se possa aggravare.
E piglia l’oximello,—lo temor del morire;
ancora si fancello,—cetto ce de’ venire;
vanetá lassa gire,—non pò teco regnare.
E piglia decozione—lo temor de lo ’nferno;
pens’en quella prescione—non escon en sempiterno;
la piaga girá rompenno—farallate revontare.
Denante al preite mio—questo venen revonta,
ché l’officio è sio;—Dio lo peccato sconta;
ca se ’l Nemico s’aponta,—non aia que mostrare.

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