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Per gli studenti di culinaria, per i cuochi di linea che cercano di farsi strada nel mondo e
per i novizi del mestiere – coloro che altrimenti non troverebbero impiego, i quali
costituiscono una parte così cospicua della nostra forza lavoro – ho una serie di consigli,
la saggezza di venticinque anni di successi ed errori nell’industria della ristorazione.
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2. Non rubate. Anzi, non fate nulla che vi farebbe fare brutta figura in un test alla
macchina della verità. Se siete il genere di chef che beve troppi drink gratis al bar, di
tanto in tanto porta a casa la bistecca per la moglie oppure fuma erba fuori orario, siate
preparati ad ammetterlo apertamente, senza scusanti, con chiunque. Probabilmente,
tutto sommato, le vostre idiosincrasie non vi sminuiranno come chef agli occhi 50 dei
vostri datori di lavoro e dei vostri dipendenti. Tuttavia, se mentite o fate la spia, ne
porterete le conseguenze per tutta la vita. Il nostro è un mondo piccolo: si conoscono
tutti. Farete un danno incommensurabile a voi stessi.
Non accettate mai bustarelle o tangenti dai fornitori: finiranno per avervi in loro potere e
voi avrete svenduto le vostre migliori qualità di chef – onestà, affidabilità e integrità – in un
mondo dove spesso sono rare e preziose. La tentazione, ovviamente, è ovunque. Quando
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siete affamati e sottopagati cuochi di linea, quei filet mignon che state cuocendo a dozzine
sembrano molto appetibili. Sgraffignatene uno e diventerete dei disonesti. Chiedetelo, per
tutti i santi! Probabilmente vi sarà dato. E se ciò non accade, si vede che state lavorando
nel luogo sbagliato.
6. Siate preparati ad assistere a ingiustizie e follie umane di ogni sorta. Senza che vi
mandino in tilt o vi avvelenino l’umore.
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9. Pensate al curriculum! Che effetto farà su quello chef che sta vagliando una pila di
fax il fatto che non abbiate mai lavorato nello stesso posto per più di sei mesi? Che ci
sia un buco negli anni dal ‘95 al ‘97? Che abbiate lavorato come chef preparando
sandwich alla Gallina Allegra di Felice Pincopallino? Forse è meglio non farne cenno.
E per favore, se siete apparso come “Bud” in una soap opera, se avete fatto il
Narratore in una produzione dilettantistica estiva di Our Town, non mettetelo nel
curriculum. Non importa a nessuno, a eccezione dello chef che non assumerà persone
con velleità teatrali. Sotto “Ragioni per aver lasciato l’ultima posizione” non indicate
mai il vero motivo, a meno che non si tratti di soldi o ambizione.
10. Leggete! Leggete libri di cucina e riviste specializzate: io raccomando “Food Arts”,
“Saveur”, “Restaurant Business”. Sono utili per tenersi aggiornati sulle tendenze
dell’industria e per rubare idee e ricette. Anche una qualche nozione storica sulla
vostra attività è utile. L’aver studiato e apprezzato la storia della cucina nel suo
complesso vi permetterà di considerare in prospettiva la vostra miserabile situazione.
Senza un soldo a Parigi e a Londra di Orwell è prezioso a questo scopo, così come lo
sono The Kitchen di Nicolas Freeling, Flash in the Pan di David Blum, nonché il
pregevole resoconto della storia della ristorazione americana, On the Town in New
York di Batterberry, e Up in the Old Hotel di Joseph Mitchell.