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Daniela
Maddalena ^
Le avventure di Erasmo
ELOGIO DELL’ACQUA
/ due nuotavano di buona
lena. C'erano quindici fette di
le al miele sui muscoli delle GLI SCARABOCCHI
ibe, nove etti di ananas e
tta sui muscoli delle spalle, e 3
rattutto c’era un indizio che il
itano era vicino. "
DANIELA MADDALENA
Le avventure di Erasmo
Elogio dell'Acqua

Illustrazioni di Laura Fanelli

marco* y marra
www.marcosymarcos.

isbn 978-88-7168-770-4
© Daniela Maddalena 2016
€> Marcos y Marcos 2016
via Piranesi 10, 20137 Milano
tei. 02 29515688
lettori@marcosymarcos.com
per Cettina
che nell’Acqua mi ha immersa
per Ferdinando
che mi ha sgonfiato il salvagente
Le idee migliori non vengono dalla ragione,
ma da una lucida, visionaria follia.
Erasmo da Rotterdam, Elogio della follia

Considerate l'astuzia del mare:


come le sue più temute creature scivolano sott'acqua,
senza quasi affatto mostrarsi, perfidamente nascoste
sotto le più incantevoli tinte dell'azzurro.
Herman Melville, Moby Dick
Dove si fa la conoscenza
dei nostri acquatici viaggiatori

cqua blu cobalto, un bel sole gonfio di tramonto,


A qualche pinna di squalo bianco travestita da vela.
Splaf, sppllaaaff, ssppplìllaaaaaffff.
Erasmo rallenta il ritmo delle bracciate. Ogni tanto
solleva la testa e cerca sua zia. Questa zia di Erasmo è
una gran nuotatrice.
È facile che sia un pesce travestito da zia. Senti un po’
come nuota: splfsplfsplfsplfspìfsplfsplfplfplfplf.. tre brac­
ciate al secondo, e senza pinne!
Erasmo invece è un vero ragazzino. Ha tredici anni, e
la tendenza a prendere le cose con filosofia.
I capelli ondulano nell'acqua come una medusa scura.
Le orecchie piuttosto a sventola, che si muovono come
il telescopio d’un sottomarino.
Diciamo che Erasmo ci sente molto bene, forse troppo.
A scuola, una sua specialità è sentire le ragazze due piani
sotto di lui, che parlano dei loro fidanzati. Lavoretti che
fruttano. Bertolli del secondo banco ci ha rimesso un

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pacchetto di patatine, roso dal sospetto che Alice filasse la zia aveva deciso di trascinare il ragazzino per mare, in
con quel secchione del Rigoli. cerca del padre disperso.
E filava eccome! Ssssspppppplll lllaaaaf
SsppplUafffffsplfsplfsplfsplfsplfsplfsplfsplfsplfsplfpllllllf Erasmo è sfinito.
La mamma di Erasmo è morta quando lui aveva cin­ Dicevamo, la zia. Per solcare i mari in cerca del co­
que anni, ma per fortuna c’è il papà. gnato aveva tentato di procurarsi una barca e un picco­
Be’. C’è e non c’è, trattandosi di un capitano di lungo lissimo equipaggio, e li aveva trovati. Purtroppo aveva
corso. avuto la pessima idea di raccontare alla vicina di casa lo
Forse non è bello per un figlio avere un padre capitano scopo del viaggio. Neanche due ore dopo era piombata
di lungo corso, ma qualcuno dovrà pur farlo questo me­ in casa un’assistente sociale, tutta sorrisi e belle parole.
stiere. Vorremmo proibire ai capitani di lungo corso di "Gentilissima signora, ho un mandato del tribunale
avere bambini? dei minori. Ci è giunta segnalazione che lei sottopone
Coraggio, Erasmo, tra qualche anno papà ti porta con suo nipote a regimi di vita inadatti alla sua salute men­
lui. Peccato che il capitano sia sparito. Sì, sparito. tale e siamo giunti alla conclusione che sia meglio por­
Era partito per un viaggio nel Mediterraneo due mesi tarlo al nostro ‘Centro di sostegno per i preadolescenti
fa e non era più tornato. Nave ed equipaggio, in tutto in difficoltà’”.
dodici persone, tutte’ scomparse. Polizia e giornalisti se
n’erano occupati per i primi giorni, poi si erano stancati. Oh, ma che idea carina!
Forse si dovevano occupare di scomparse più fresche. Il ragazzo sarà molto contento
Erasmo era tristissimo. Le orecchie non sentivano più voi lo aiuterete, lo sento
balzellare i passerotti. A scuola un gran calo, agli allena­ mio nipote verrà domattina
menti ben due autogol in un mese, la notte sogna vam­
piri e di giorno non ha voglia di alzarsi. Che avreste fatto voi?
Così, col suo personalissimo senso zierno, Loro sono scappati.

Agosto, andiamo, È appena iniziato agosto. Li incontriamo in alto mare in


è tempo di partire un giorno molto caldo e possiamo dichiarare che se la
cavano egregiamente.

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Ognuno dei due ha un marsupio per varie scorte iper-
proteiche e la borraccia d’acqua. Non chiedetemi dove
la riempiono, forse nei capitoli precedenti aveva piovuto.
Dove dormireste voi?
La zia ha uno zaino sottile, che aderisce alla sua
schiena. Dove si discute sul da farsi
Ma adesso non ho tempo di spiegarvi. La signora ha
liquidato seicento metri di mare!
E fa buio.
Nel mezzo del cammin di nostra vita
mi ritrovai per un maroso oscuro
che la diritta scia era smarrita...

«Quindi ci siamo persi?»

Persa è la strada
storta è la via
dite la vostra che ho...
^&
«Cerchiamo riparo. Non possiamo cincischiare, si sta
facendo buio, ho fame. Alle prossime alghe che mi porti
dal fondale, incrocio le braccia».

Mi par di vedere in lontananza


un sostegno,
senza troppa baldanza

«Ne sei certa?»

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Chi vuol esser lieto sia
del doman non v'è certezza

Qui staccheremo l’audio perché arrivano imprecazioni


di Erasmo, degne di tutt’altra letteratura.
C’è infatti questo problemino. Dove si agita un mistero
La zia parla poco e nuota molto, ma quando parla non
può fare a meno di farlo in versi. Voi capirete che pos­
sono saltare i nervi alla terza rima. Ma poveretta, non è
colpa sua.
L’unica cosa che le piaceva a scuola era l’ora di anto­ entre zia e nipote nuotavano con la testa fuori dal­
logia. Le piaceva così tanto che ascoltava le poesie e le
imparava subito a memoria, come fossero canzoni.
M l’acqua per vederci chiaro, il mare si mosse.
Si era agitato all’improvviso, e sballottava i corpi dei pa­
Non c’è stato verso di farle imparare una lingua nor­ renti. Una innaturale tempesta li aveva circondati. Pochi
male. Per lei la vita è una lunga ora di antologia. metri oltre, l’acqua era calmissima. Il mare tendeva un ag­
«Io non vedo nulla, ma sento che l’acqua sbatte su guato?
qualcosa, a un miglio da qui». Bbbllobb minacciosi risucchiavano i nostri amici, ri­
sputandoli stramazzati per mancanza di fiato. La zia ve­
Andiam, andiam, niva rigirata da grosse onde a forma di braccia, come
andiam ad arrembar fosse una focaccia notturna. Anche Erasmo non veniva
risparmiato dal mattarello del pizzaiolo marino. Veniva
Nuotando nuotando, arrivarono le tenebre. scaraventato in aria e steso sulla superficie dell’acqua.
Col buio, il rumore delle bracciate si fece più forte. E Sarebbe stato ricoperto di olive e frutti di mare, e infilato
così il freddo, la fame e la paura. La sagoma scura avvi­ a cuocere?
stata dalla zia si avvicinava sempre più. Cosa sarà mai? “Forse dentro il forno troverò la nave di mio papà.
Sembrava una costruzione con molte travi. La forma era Addio vita crudele, ora lo incontrerò. Non era quello che
quella di un vecchio castello, o di una chiesa. volevo?" così si congedava, quando un piede toccò terra.
Una chiesa in alto mare? I fianchi della nave di suo padre?

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Una guancia di Moby Dick? Regola numero quattro: Non sottovalutare il nemico.
Il mostro sottomarino era stato svegliato e li avrebbe Regola numero cinque: Dopo aver immobilizzato il ne­
graditi come antipasto? mico, andare a chiedere aiuto.
Che avreste fatto voi? Già, ma quale nemico?
Poggiò entrambi i piedi, e subito il maremoto cessò. Chi tende agguati notturni in mare, davanti a un ring
«Zia? Zia? Rispondi!» L’orecchio sinistro di Erasmo galleggiante?
rotea lentamente, sperando di catturare qualche indizio Che avreste fatto voi?
ziesco mentre, con la stessa intenzione, il destro s’im­
merge sott’acqua. La zia si era rifugiata laggiù, aspet­
tando che all’acqua sbollissero i nervi?
Talvolta le tempeste sono superficiali, smorfie del
vento vanitoso.
«Ziiiaaaa!» Nulla. Lo strano pavimento cominciò a
muoversi, trascinando il Nostro, come stesse facendo sci
nautico. Il tapis roulant lo portava verso il castello, o
qualsiasi cosa fosse^quella roba laggiù.
Il mare era diventato silenziosissimo, ma Erasmo sen­
tiva un rumore sordo, grave, continuo, e le sue orecchie
sobbalzarono. Guai in vista. Non osava più chiamare la
zia. È chiaro. Lì c’è qualcuno. Qualcuno?
Il padre gli aveva insegnato l’Arte della Suprema Di­
fesa.
Regola numero uno: Non farsi vedere spaventati dal
nemico.
Regola numero due: Cogliere il punto debole del ne­
mico.
Regola numero tre: Attaccare il nemico nel suo punto
debole.

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A
goiavano senza pietà i salmoni che balzavano sul palco,
per partecipare all’improvvisazione.
Le formidabili orecchie di Erasmo gli portavano i ma-
sticamenti dei pellicani. Vi chiedete chi ha portato i sal­
moni in quel mare del Sud? Ah, precisini!
Dove si narra una terrificante avventura E allora la palafitta, gli occhi di bue e le sale trucco?
con colonna sonora Carcasse di balene pendenti dalle travi erano gli am­
plificatori di quell’inferno. Valve d’ostrica taglienti in­
corniciavano il trono sul palco. E sul trono, le star.
Erasmo era precipitato dentro una vasca, e le code dei
entre Erasmo si perdeva in proiezioni balistico-fi- tonni lo colpivano con prepotenza.
M losofiche, scrosciarono applausi e urla nevrasteni­
che, e la piattaforma si illuminò.
Presentiamo i musicisti.
Una piovra gigante era il capogruppo. Pizzicava una
Applausi? grande arpa con serpentelli marini al posto delle corde
Gli occhi di Erasmo furono abbagliati da luci ultravio­ e soffiava nei gusci di testuggine. Ne venivano lugubri
lette, e una baraonda di suoni selvaggi gli mitragliò i grugniti, come i rimbrotti di un controfagotto. Con i
timpani, fregandosene del detto che il silenzio è d’oro. tentacoli rimanenti suonava una batteria con pesci mar­
La struttura avvistata dalla zia era una grande palafitta tello.
con spalti, e ospitava un concerto. Il cantante era uno squalo che - sospettiamo - cantava
Ptu pton pton, ptu, ptu tu toooon, paradiddle paradiddle in playback, ma faceva bella mostra della sua famosa
ccchaffff, tuonava un assolo batteristico di tutto rispetto. dentatura.
“Ho la febbre alta” si diceva Erasmo, senza crederci af­ Un’aragosta gigante suonava le proprie chele come
fatto. Migliaia di pesci di tutte le dimensioni si agitavano nacchere, ma l’attrazione del gruppo erano i gamberi.
in grosse vasche, sbattendo su un fianco e sull’altro al Si muovevano in falange d’attacco, avanzando all’in-
ritmo della musica. La palafitta era fatta di ossi di seppia, dietro, creando una coreografia che ipnotizzava dopo
e sotto la luce accecante dei riflettori scintillava di pochi secondi.
bianco. Ogni tanto compariva un pesce spada che tagliava a
A sorveglianza tutt’intorno c’erano grossi pellicani. In­ fettine gli spettatori sprovvisti di biglietto.

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Lo sconcerto di Erasmo è indescrivibile. “Come
scappo? E la zia, accidenti, la zia dov’è?!”
Tentava di fuggire ma veniva minacciato da eserciti di
murene che emergevano dal mare, dondolandosi come
morbide danzatrici del ventre.
Il pesce spada menava fendenti da tutti i lati. Più che Dove l’astuzia è un giavellotto
pesce era un uccellacelo con scimitarra, e inseguiva Era­
smo con vero accanimento.
D’accordo, il ragazzo non aveva pagato il biglietto, ma
non era l’unico fuorilegge di quel luogo!
Accadde una cosa imprevedibile. h, che strumento interessante” pensava la piovra,
In tutto quel baccano Erasmo sentì un delfino fischiet­
tare la canzone preferita di suo padre. L’aveva imparata
A che si invaghiva sempre delle nuove sonorità. Stri­
tolato a più di dieci metri da terra, Erasmo tentò il tutto
in Venezuela, e la cantava sempre quando era di buon per tutto.
umore. Se il delfino la fischiava, allora suo padre era vi­ «Sei stonata! La voce è calante e faresti meglio a stu­
cino! diare un po’ di più gli esercizi ritmici. Sei fuori tempo!
Il cuore di Erasmo batteva più forte della batteria. E non hai fiato neanche per un fischietto da bambini.
"Vado a chiederglielo” decise Erasmo, quando improv­ Datti all’ippica!»
visamente la piovra gigante lo sollevò in aria, scambian­ A parte che nessun cavallo gradirebbe essere cavalcato
dolo forse per un chitarrone. da una piovra, il ragazzino aveva colpito nel segno.
Che avreste fatto voi? Il mostro spalancò gli occhi per l’offesa, ma poiché li

x
ha sporgenti per natura, gli scapparono dalle orbite e fi­
nirono dentro la vasca delle meduse. La bestia avvilita
cercava gli occhi un po’ a tentoni, dimenticando Era­
smo, che ricadde in acqua con un bel salto mortale. La
piovra cercava nella vasca e afferrava meduse che si por­
tava alle orbite. «Oh, che bruciore, devo aver preso una
congiuntivite acuta. Fuori tempo a me! Vuoi vedere

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come solfeggio, razza di mandolino con due gambe? Ora
ti prendo e poi vediamo se non ti sbatacchio a duecen-
toventi di metronomo!» urlava la permalosa. Erasmo
non credeva a se stesso. “Ce l’ho fatta! Ce l’ho fatta!”
L’entusiasmo consumò le ultime energie che lo tene­
vano in piedi. Pardon, volevo dire disteso. Dove ci si ritrova
La palafitta si perdeva nel buio, e il mare era tornato
silenzioso. La canzone di suo padre non si sentiva più.
Erano sicuramente state allucinazioni uditive.
L’acqua è gelida ed Erasmo è come svenuto. Il mare lo Ehi birbantello nipote lumacone
culla come meglio può, ma forse è troppo tardi. dove ti sei andato a cacciare?
A un tratto... Ho varcato il Rubicone
.. Jìsp J/sp f/^ •• per la fifa, m’è toccato rallentare!

«Lumacone? Sono stato inghiottito dal concerto, per un


pelo la piovra non mi ha pizzicato le clavicole, le murene
non mi hanno masticato i polpacci, i tonni non mi
hanno schiacciato...»

Che ti prende ragazzo, sei forse ammalato?


Cosa inventi a tua zia, sei mica suonato?

«Quel coso scuro che avevi avvistato era pieno di mostri,


ci ho quasi rimesso la pelle. Non ti ricordi la tempesta?»

Chiamar tempesta qualche vaga onda


questi giovani d’oggi, senza trebisonda
certo mio caro, la fame t’ha annebbiato
ma va di lusso. Guarda che ho trovato

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Le poderose bracciate della zia l’avevano portata lon­ offrì al ragazzino un pezzetto di paradiso: patatine fritte!
tana, e aveva incontrato una barca. Erasmo entrò in un’altra dimensione. Dimenticò l’in­
cubo appena vissuto e si addormentò con la pancia
Toc, toc, disturbo, è permesso? piena, sotto un caldo piumino. Salvatore era proprio una
C’è per caso qualcuno lì appresso? brava persona e il suo equipaggiamento era a prova di
catastrofe.
Si affaccia un pescatore. Era uscito in piena notte per La zia invece avrebbe fatto volentieri qualche altro mi­
andare a caccia di totani. glio a delfino. Cara zia, perché esagerare? Le tue avven­
La zia gli aveva sciorinato in versi lirici il motivo della ture nell’acqua sono appena iniziate. Buonanotte.
sua avventura. Forse per pietà, forse perché le rime lo ti­
ravano scemo, Salvatore il pescatore si era offerto di
ospitarli per la notte. Lei era tornata indietro a prendere
il nipote, ma non l’aveva trovato.
Erasmo lasciò perdere. L’abbiamo detto che il ragazzo
prende le cose con filosofia. Era distrutto, la zia è un po’
svitata, e chissà ch£ non fosse stata davvero la fame a
giocargli un brutto tiro.
Fu così che la signora si agganciò il ragazzo sulla
schiena, e in un battibaleno planarono verso l’hotel a
quattro stelle di quella notte.
Ben due panini con cotoletta finirono nella pancia di
Erasmo, quasi senza essere masticati.
D’altra parte l’aveva visto fare ai pellicani poco prima,
perché non poteva riuscirci anche lui? Il radar nelle
orecchie riprese a funzionare. Trasmisero il segnale di
quiete. Rientrarono di qualche centimetro e si prepara­
rono al riposo. .
Ma non è finita. Gloria alla buona fortuna, Salvatore

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.
Mentre i due uomini completavano le operazioni di ri­
salita, la zia preparò una calorica colazione. Imburrò sei
panini, spalmò di marmellata di fragole e mirtilli di­
ciotto fette biscottate, riempì tazze di latte e caffè e ag­
giunse miele. Versò il succo d’arancia e mescolò corn
Dove i Nostri si rifocillano a quattro flakes allo yogurt. Tagliò dodici fette di crostata e affettò
palmenti, prima di rimettersi in viaggio l’ananas. Preparò coppette di ciliegie e melassa e avrebbe
aggiunto gelato alla crema e cioccolato se col frullato
all’albicocca appena shakerato non si fosse rischiata un
po’ di pesantezza allo stomaco.

Q uando il sole cominciò a liquefarli, zia e nipote si


svegliarono. Gli occhi erano ancora semichiusi ma
si dovettero spalancare. Videro Salvatore tutto paonazzo
Non solo Salvatore il pescatore si era portato provviste
per due mesi in caso di naufragio sui ghiacci antartici,
ma era provvisto di tovaglia, posate, tazze, piatti e bic­
in volto. Un secondo ancora e sarebbe scoppiato. Stava chieri, qualora sui ghiacci avesse incontrato qualche yeti
tirando la canna da pesca con tutte le sue forze. O stava di buon carattere con cui fare uno spuntino energetico.
pescando una balena, o la lenza si era impigliata. Era sua moglie Grazia un poco apprensiva, sapendo
Erasmo fece il suo dovere e si aggiunse alla fatica. che il mare fa venir fame.
Tiravano al massimo, e le schiene si erano curvate Erasmo e sua zia si sono impegolati in un viaggio dif­
tanto all’indietro che il quadretto risultante era una ficile. Lasciamoli rimpinzare. Tutti e tre guardavano il
grossa effe in corsivo, tagliata dalla canna da pesca. mare calmo, e calmi masticavano.
La zia si era piazzata aH’estremità opposta della barca, Ecco un momento ideale per osservare i nostri eroi, di
con le gambe divaricate per far da contrappeso, come cui conosciamo solo le bracciate.
una A maiuscola in stampatello. La zia è un po’ rotonda, con muscoli da ciclista nelle
Be’, certo: sssppplasssccch! I ! I gambe. Ha un costume all’antica, a pantaloncino. Forse
dentro l’acqua anche pedala.
È buona norma bagnarsi alla mattina Il viso è triangolare, con la bocca piuttosto lunga. Le
meglio ancora con sapone e brillantina labbra sembrano due onde marine. Sarà deformazione
professionale.

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La pelle è abbronzata soprattutto sulle braccia, come
portasse due lunghi guanti neri per le nuotate di gala.
Il naso è un po’ all’insù.
Gli occhi neri sono molto lontani tra loro e quando
sorride le danno un’espressione malinconica.
Erasmo è un ragazzo esile, con gli occhi verde scuro e
folte ciglia.
I capelli neri, ondulati e lunghi, coprono le orecchie,
almeno quando sono in posizione di riposo.
II naso è buffo, leggermente storto.
Lunghe braccia e dita robuste, mani più da uomo che
da ragazzino.
Ha un portamento molto dritto e si muove con gran­
dissima agilità, anzi, non sta fermo un secondo.
Porta al polso destro un bracciale fatto di tante picco­
lissime stelle marijie, che gli ha regalato suo padre.
Su quella barca nessuno aveva fretta e il convivio durò
più d’un’ora. Dopo quell’ottima colazione si sarebbero
dovuti salutare, e forse perdevano tempo apposta. Voi
direte, mica ci si mette a nuotare a pancia piena!
Erasmo nota qualcosa.
Lì, nell’angolo. Impigliato nella lenza.

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almeno cinquanta metri ed era anche molto più fredda
di quanto non ci si aspettasse. Non per niente andava a
totani.
Si stava preparando eroicamente alla discesa, quando
Erasmo lo trattenne, spiegandogli che la zia poteva star
Dove si trova un indizio importante sotto anche venti minuti per poi salire a chiederci se
stiamo bene.
Subito dopo si rituffava per una mezz’oretta. Certa­
mente faceva incontri che non riferiva. Quando riemer­
geva si notava che gli occhi si erano avvicinati ancor di
«Zia! Il bottone della giacca di papà!» più alle orecchie, come nei pesci.
La prossimità trasforma.
Di quale giacca vai cianciando, nipote testa calda? Dopo cinque minuti tornò a galla.
Nutella o marmellata la prossima cialda?
Erasmo, ti sei lavato i denti?
«Guarda bene. È il bottone della giacca importante di Ehi ragazzino, a me non menti!
papà! Non vedi le'ancore d’ottone in rilievo?»
Salvatore era sbalordito. La zia gli aveva raccontato il Erasmo rispose che li aveva levigati, perché guai a con­
motivo del loro viaggio per acqua, ma certo non ci aveva traddire la zia.
creduto. Erasmo era sicuro. Quel bottone era una pista La signora risalì sulla barca scuotendosi come fanno i
importantissima e non se la sarebbe fatta scappare. cani e in tre secondi anche il suo costume fu del tutto
Stava per tuffarsi quando la zia asciutto. Aveva trovato una bottiglia. Erasmo ci si av­
ventò sopra, ma la zia lo fulminò col suo sguardo late­
Calma ragazzino, hai appena mangiato, rale. Calma! Staccò il cavalluccio marino usato come
fai fare a me, tu non sei abituato tappo e rovesciò la bottiglia. Ne uscì un foglietto.

Detto fatto, sparì sott’acqua. Passò più d’un minuto. Sal­ 28 luglio Non ascoltate. Aiuto. Il capitano
vatore diventò viola. Sapeva che lì l’acqua era profonda

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Allora era vero! Non aveva avuto le allucinazioni uditive.
Il delfino del concerto aveva imparato la canzone diret­
tamente da suo papà. Erasmo non stava più nella pelle.
Come sarebbe a dire “Non ascoltate. Aiuto”? Che non
dobbiamo ascoltare la richiesta di aiuto? Evidentemente
il capitano non aveva potuto scrivere di più. Dove torna utile
28 luglio: era trascorsa una settimana. Il papà di Era­ la conoscenza dei miti greci
smo poteva essere ancora vivo e gli occhi del ragazzo si
erano riempiti di luce.
La zia fulminò il nipote solo a metà. Non voleva che
il ragazzino si illudesse troppo. Questo era quello che due nuotavano di buona lena. C’erano quindici fette
predicava. Come razzolava, era un bel po’ diverso. Fu
così che dopo un paio d’ore di riposo forzato dalla gran
colazione, la signora e il ragazzo abbracciarono e ringra­
I di pane al miele sui muscoli delle gambe, nove etti di
ananas e uvetta sui muscoli delle spalle, e soprattutto
c’era un indizio che il capitano era vicino.
ziarono mille volte il loro Salvatore, e gli promisero che A un tratto Erasmo fece un salto. Be’, un saltello si può
un giorno avrebbero ricambiato con una cena sontuosa. fare anche da immersi. Si illuminarono le orecchie.
“Speriamo non cominci con la minestra di porri” so­ Aveva capito!
spirò Erasmo. Il biglietto di papà diceva "Non ascoltate”. Si riferiva
alle sirene. Non ascoltate la voce delle sirene, come
nella storia di Ulisse. Tappatevi le orecchie con la cera,
e se proprio uno è testardo e vuole sentire questo famoso
incantesimo, allora si faccia legare e ordini ai marinai
di non slegarlo per nessun motivo al mondo. È chiaro.
Suo padre aveva attraversato il tratto delle sirene, e se
aveva scritto quel biglietto, forse era ancora vivo. Con­
vocò la zia a un consiglio di guerra.
«Siamo in pericolo. Le sirene sono nei paraggi».

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Sirene? Questa è bella Non temere nipote rockettaro
ti si friggon le cervella il potere della musica non ignoro
ma basta metallari, non sai cosa ti perdi
«Ma zia, che c’è di strano. Siamo in mare, è normale in­ ascolta Mozart, Beethoven, Giuseppe Verdi!
contrare creature non terrestri. O vuoi farmi capire che
nell’ora di antologia non hai studiato l’Odissea e non ti Erasmo promette che quando torneranno si abbonerà
ricordi delle sirene, mostri metà pesce e metà bellezze al alla stagione operistica della Scala.
bagno, che uccidono le persone con le canzoni? Hai un Si immergono.
vuoto narrativo da colmare».

Come ti permetti, ribaldo d'un nipote!


Ho letto Omero Ovidio e Capote
conosco bene i mostri del mare.
Ho ben capito che mi vuoi sfidare?

Bene. Aveva portato la zia dalla sua parte. Guai a met­


tere in dubbio l’ora di antologia! Per la zia valeva più di
dieci lauree. Erasmo prende dal marsupio il filo che Sal­
vatore gli aveva regalato per pescare, e se lo lega in vita.
Stende una trentina di metri e poi lega la zia. Le dice che
le sirene moderne potrebbero assumere le sembianze di
un gruppo heavy metal, e lui potrebbe cedere. Quindi,
se lo vede scalpitare, la zia deve tirarlo e non cedere alle
sue preghiere. Le passa una spugna di mare per tapparsi
le orecchie.
«Mi spiace che non potrai sentire. Se le sirene si tra­
sformano nei ‘Bowling Water’, potresti sballare di
brutto».

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Fuori dalla grotta il ragazzo tira il filo, perché deve re­
spirare. La zia lo segue piuttosto di malavoglia. Su a galla,
e poi giù daccapo.
La signora bazzica intorno alla stessa grotta. Incontra
sogliole che dormono nella zona notte, e mamme-so­
Dove si fanno gite sottomarine gliole che fanno i lavori di casa. All’arrivo dell’estranea
si mettono in posizione d’attacco. Lei si slancia in rime
mute - in questo momento è anche sorda, ricordate? -
e cattura subito l’audience.
Racconta ancora una volta il motivo del suo viaggio, e
iva il mondo sottomarino! Incontrano cefali e sara- non c'è dubbio, è un motivo toccante anche per i cuori
V ghi che gli girano tra le gambe, sospettosi. Pesci e
umani si fiutano, poi se ne tornano alle loro faccende.
umidi dei pesci. Si scambiano convenevoli d’ospitalità.
Le signore sogliole la portano in salotto. Passano davanti
È una zona rocciosa, con antri nascosti. Inutile dire che a scaffali in pietra pomice. Sugli scaffali, pomodori di
la zia si infila dentro il più grande, un po’ per andare in mare, plancton in vasetti sottovuoto, polpa di granchio
avanscoperta e proteggere il nipote, un po’ perché adora in conchiglie trasparenti. Miss Sarago insiste perché il
curiosare nei segreti del mare. grosso pesce a forma di zia prenda qualche vasetto, tanto
La grotta è incorniciata da alghe ricce che le dicono per gradire. Lei ringrazia e riempie il marsupio, quando
“Infilati, infilati". in un angolo vede bottiglie con la scritta “Acqua piovana
La zia si infila. Già, senza avvisare Erasmo. doc, 8o°”.
Gli occhi hanno raggiunto la massima lateralità, e «Un goccetto?» fa la Sarago un po’ imbarazzata. Be’,
questo le permette un raggio visivo che sott’acqua si di­ per i pesci l’acqua dolce è come per noi la grappa.
mostra utile. Erasmo!
Evidentemente i pesci non hanno quei sentimenti che Occupiamoci di lui prima che ci crepi asfissiato a ne­
portano gli umani a guardarsi dritto negli occhi, facen­ anche metà storia!
doli poi arrossire di vergogna. I pesci preferiscono guar­ Il ragazzo tirava e tirava, ma la zia è troppo forte. Non
darsi di profilo, come gli antichi egiziani, perché dona se n’è neppure accorta, tutta presa a prendere il tè salato
di più alla loro forma slanciata. con le sue amiche.

40 4'
Che avreste fatto voi?
Erasmo prese un osso di seppia dal marsupio e tagliò
il filo. Mentre sale con tutta la forza delle gambe, le sue
orecchie girano. Sentono vibrazioni acute, e nella testa
si accende la spia d’emergenza. Sembra una musica.
Un canto? Dove si canta con maleficio

Vo' a trovare il mi' ragazzo,


sulla luna e giù nel pozzo
la virtù, si sa, sta in mezzo
ma se non ti raccapezzi
dai un grattino alla cocuzza

Questo è il testo della canzone prediletta dal capitano?


Che cattivo gusto. Chissà come si arricciavano le orec­
chie di Erasmo, quando la sentiva strillare dalla doccia.
Lo sanno tutti: i papà strillano sotto la doccia.
Erasmo la riconosce, ma è trasfigurata. La canta un
coro. Una polifonia deliziosa, sonorità ardite ed eleganti,
voci angeliche.
Le sirene sono bellissime. Circondano Erasmo in un
cerchio perfetto. Sono flessuose, snelle, i loro capelli
sono d’oro, lunghissimi. Hanno occhi di smeraldo scin­
tillante e lo sguardo pieno d’amore. Nei capelli si intrec­
ciano anemoni di terra e di mare. Indossano bracciali di
corallo.

42 43
Sorridono e cantano, concentrate nella loro missione Con le sfavillanti code assassine, le sirene saltano fuori
omicida. La coda ondeggia seducente e splende di una dall’acqua e si rituffano, creando fiotti di schiuma. Ma
luce propria, creando bagliori diamantini. Erasmo non teme qualche finto cavallone. Ha raggirato
Sott’acqua si sono accesi riflettori accecanti, come a le sirene, è andata bene.
teatro.
Pesci coloratissimi attraversano gli strati d’acqua in­
cantata dalle sirene, e alghe morbide e verdissime sono
spuntate a ricoprire il fondale, che si è trasformato in
un perfetto prato inglese. Portulaca di tutti i colori
adorna il prato.
“Contrappunti arditi, dodecafonia, movimenti a gam­
bero. Le ragazze hanno studiato per bene. Ma non è il
momento di farmi incantare dall’avanguardia armo­
nica!”
Erasmo si tappa le orecchie con le mani, e si mette a
cantare - dentro di sé - un Lied di Schubert.
Erasmo sa comCcreare un contrasto schiacciante, che
spazza via qualsiasi languore.
11 sabato pomeriggio fa il dj in una discoteca del suo
quartiere.
Ogni tanto alterna Springsteen al Quartetto di Ravel.
Vedi le facce sconvolte dei ballerini, anche qualche
malaparola, ma poi i ragazzi si rilassano e ascoltano la
novità, curiosi.
Be’, Erasmo è un fuoriclasse.
Adesso nuota come un siluro verticale, solo con le
gambe, le mani sulle orecchie. Tre secondi ancora ed è
salvo.

44 45
Deve tapparsi le orecchie. Cerca freneticamente nel
marsupio. Non c’è più spugna!
“Me la cavo con le mani”.
Ma Erasmo, come farai a prenderlo senza le mani? Lui
è già perduto. Salva te stesso!
Dove si attua l’inganno dell’inganno Colpo di anche: giù.
Il capitano ha subito alcune metamorfosi. I suoi occhi
sono senza pupille. Effetto del canto elegiaco. La bocca
spalancata in un ghigno sorridente, i denti non ci sono
più. Magia del coro perfido. Erasmo è sconvolto. Con
ta spaccando il foglio trasparente, gli occhi socchiusi una mano si tappa un orecchio, con l’altra acchiappa il
S per proteggersi dai gorghi dell’acqua ipnotica, quando
vede suo padre.
padre per il collo della giacca e nuota con tutta la sua
forza.
Le sirene circondano il capitano, cantando l’adorabile Non si muove di un millimetro. Il padre lo guarda
maleficio. senza vederlo, ma canta
Il volto dell’uomo esprime beatitudine. Non c’è per­
sona più felice di Rii. Le sue gambe si muovono appena, Vò' a trovare il mi’ ragazzo,
non nuota più, sta lentamente sprofondando. Presto sulla luna e giù nel pozzo
sarà sbranato. Qualche bottone della giacca galleggerà la virtù, si sa, sta in mezzo
sull’acqua, tutto qua. Erasmo tornerà a casa con la zia,
orfano, straziato dal dolore. 11 suo viaggio è stato inutile. Erasmo è sbalordito. Le sirene lo hanno fatto impazzire?
Ha trovato suo padre, ma non è arrivato in tempo. Se l’è Non sa cosa fare, ma certo deve respirare. Stacca la presa
visto soffiare dai mostri marini. Ha combattuto, ma in­ e torna in superficie. Ma suo padre, laggiù, come respi­
vano. rerà? Addirittura canta? La voce del padre lo raggiunge
Ok, piantiamola con queste fantasie. Vediamo cosa fuori dall’acqua.
succede. «Erasmo! Vuoi lasciarmi qui? Ti sto aspettando da
Erasmo esce a galla e respira tutta l’aria possibile. Deve molti giorni! Sei la mia unica salvezza! Figlio mio, torna
scendere a prendere suo padre. Ma gli servono le mani. indietro, aiutami! Le sirene mi spolperanno vivo! Ma se

46 47
non ti raccapezzi, dai un grattino alla cocuzza, vo' a trovare I suoni si trasformano in lunghi aghi di ferro e diven­
il mi' ragazzo...» tano sbarre.
Erasmo vortica nel mulinello dell’angoscia, più insi­ Ecco una grande gabbia sonora, che oscilla sull’acqua.
diosa di un gorgo marino. Oscilla e canta una musica deformata, orrenda. Avete
Non c’è tempo, deve decidere. Ma cosa fare? mai visto quelle gabbie penzolanti dalle torri dei castelli,
Il padre è caduto nella trappola delle sirene. La voce con dentro scheletri umani? Raccapricciante? Già. Dove
emersa tormenta il ragazzo. pensate di essere, in pasticceria?
«Erasmino di papà tuo, dove sei? Sono qui! Salvami! Erasmo sta facendo la stessa fine: intrappolato in
La mia nave è stata divorata dalla piovra batterista, sono mezzo al mare, vittima di un incantesimo sonoro, la­
sopravvissuto solo io. Il pesce spada ha fatto a fettine sciato morire lentamente, atrocemente.
tutto l’equipaggio. Oh che strazio, oh che dolore. Non II canto diventa più doloroso, lento e sbilenco, come
hai trovato il biglietto nella bottiglia? Da sette giorni un nastro smagnetizzato che gli paralizza le braccia.
sono naufrago, ma adesso sto morendo. Le sirene mi fa­ Non è riuscito a salvare suo padre e si è fatto circuire
ranno a pezzi. Non ho più la forza di resistere. Sulla luna dalle sirene. Si sente in colpa, sente che ha sbagliato, che
e giù nel pozzo, aiutami!» sta ancora sbagliando, non sa più che fare.
Dialogo tra Erasmo ed Erasmo. Che fareste voi?
“Qualcosa non mi convince. Ricordati le regole del ne­
mico. Il concerto rock è stata un’allucinazione”.
“Ma cosa dici? È tuo padre, è stato aggredito dalla pio­
vra stonata, proprio come te! Perché non gli credi, sei
matto?”
“Sì, sei matto a credergli. Le sirene ti stanno intor-
tando. Prima ti adulano e poi ti sgranocchiano le ossa”.
“E il biglietto nella bottiglia? Una sirena scrittrice?”
“Ehi, ma uno che sta per morire, si mette a cantare?”
“Avrò l’esaurimento nervoso, per via dello iodio”.
Mentre Erasmo si consuma nel dubbio, la canzone
prende corpo.

48 49
Dove un buon orecchio ci salva la vita

ott’acqua c’è il capitano. Erasmo lo vede, un foglio


S sottile li separa. Il nasone aquilino e gli occhi verde
chiaro. Gli tende la mano, gli chiede aiuto.
Erasmo non può muovere le braccia, il canto-gabbia
lo assorda, il furore lo acceca. Suo padre sta morendo, e
anche lui è spacciato. Sente aghi conficcarsi nella pelle.
La paralisi sta prendendo anche le gambe.
Il padre agita convulsamente la mano, sperando di es­
sere acchiappato, Erasmo sprofonda, la gabbia lo racco­
glie. È tornato a galleggiare, ma dentro una prigione
urlante. Vede il capitano catturato dall’abisso. Il suo
cuore è distrutto.
Ma le orecchie, le orecchie sono ancora libere.
Erasmo, non ascoltare col cuore. Quello è stato dro­
gato. Ascolta solo con le orecchie.
Sei un musicista, Erasmo, dimostralo.
La musica è una luce. Accendila!
“Che razza di sperimentazione acustica sarebbe que-

50
sta? Come minimo ci vuole un sintetizzatore, ingegneri anni Cinquanta. Già che c’eravate, avreste potuto usare
del suono, tecnici audio, cavi. il bianco e nero. Ragazze, con Movie Maker si fa di me­
“Mio padre non è in pericolo. La gabbia è solo un ef­ glio».
fetto speciale. Mio padre... è una sirena!” Il sarcasmo gli scioglie la paralisi. La gabbia si dissolve.
Le sirene non sono incantevoli cantanti. Con tutte le Erasmo guarda l’allucinazione, concentrato. Alla fine del
belle ragazze che ci sono, possibile che i marinai non re­ pasto le sirene si immergono. Solo una rimane fuori a
sistano a qualche sciacquetta un po’ intonata? fissarlo. Ha il volto del padre. Erasmo vuole guardare
Tradimento! Le sirene sono mostri che prendono le fino alla fine la trappola che stava per ucciderlo. Era un
sembianze delle nostre persone più care, e a loro non si miraggio, e adesso lo sa.
può resistere. È pieno di amarezza, ma anche di orgoglio. Gli viene
Ti manca una persona che ami: il primo che dice “Io da fischiettare la canzone della cocuzza. La sirena sem­
sono lui”, ti lasci ingannare come un fantoccio?! bra non sopportarla. Si sfrangiano i contorni, evapora,
Le sirene emergono, trascinando il capitano per i ca­ sparisce.
pelli. Erasmo è libero, immenso, felice, leggero. Sbatte i piedi
«Figlio, aiutami, sto morendo. Mi stanno masti­ e le braccia, fa il morto, ma è l’essere vivente più vivo
cando». che possiate conoscere.
Si avventano su'di lui. Hanno denti enormi, di acciaio. Oh, sta arrivando la zia, con la faccia da rimprovero.
Il ragazzo ridacchia. Erasmo non la lasciò iniziare.
Le sirene strappano a morsi il corpo del capitano. L’ac­
qua si colora di rosso. Prova a dirmi che ho disobbedito
«Uh, carino. Attente ai bottoni, son duretti». e vedrai un nipote inferocito!
Il capitano lancia urla disumane, Erasmo osserva, di­
vertito. “Ah, mi si prende in giro?” pensò la zia stupita.
«Belle Lorelei, il tipo è indigesto. Non è che vi verrà il
mal di pancia?» Giovanotto! Qui la rima è solo mia!
Poltiglia di carne, frammenti di ossa, dita e abiti gal­ Tu fai il nipote chefaccio io la zia!
leggiano sull’acqua.
«Bah, fa tenerezza. Dubbia imitazione di realismo «Possibile che non ci sei mai quando ho bisogno di te?!»

5-z 53
Ah, sì? E chi è che s'è slegato
in beffa al concordato?

«Mi stavi facendo morire asfissiato!»

Non vale! La rima hai triplicato! Dove occorre riposare

Erasmo fece i conti. "Se la zia si fosse intromessa tra me


e la sirena, quella le avrebbe rifilato un po’ di Alessandro
Manzoni e lei se lo sarebbe bevuto come un chinotto. 1 1
papà è il mio, resistere all’inganno toccava a me”. rriva sempre il momento in cui si è allo stremo,
Se ne fece una ragione, se ne fece un sentimento, il
nostro filosofo, e riprese a nuotare. Ma era molto stanco,
A anche nei viaggi più comodi. Figuriamoci in questo.
La zia si strappa dalle spalle lo zaino sottile, fissato col
troppo stanco. Nulla stanca di più delle grandi emo­ velcro. Ve ne ricordavate? Solleva un tappo e sotto i loro
zioni, delle lotte tra noi e noi stessi. La zia lo incitava a occhi, in pochi secondi, si gonfia da sola una magnifica
riprendere il viaggio, ma lui era sfinito. casetta. Si appoggia su un grande materasso galleggiante
Che avreste fatto voi? di gomma, e c’è una zona libera per chi non volesse ri­
nunciare alla tintarella. Entriamoci. Le pareti hanno ta­
sche, e anche due finestre. Nelle tasche ci sono bottiglie
d’acqua e barrette gustose al sesamo e cioccolato. Sul
fondo troviamo cuscini e coperte di pile.
C’è un sistema per far defluire l'acqua che entra,
quindi all’interno la tenda è asciuttissima e ben venti­
lata.
La zia si sistemò sul dehor, e anche lei decise di schiac­
ciare un pisolino.
Finalmente li vediamo belli e spaparanzati.
Chi aveva progettato questa utile dimora?

54 55
Erasmo, naturalmente. Suo padre non è capitano di
lungo corso? Non si intende di navigazione?
Per fortuna la zia aveva deciso di battezzarla, portan­
dola con sé. Ragazzi, se un battesimo non si fa nell’ac­
qua, dove si fa?
Dormirono qualche ora e si svegliarono riposati. Il Dove il mare è impazzito
mare era calmo e deserto. Questo se guardavi a sinistra.
Ma guardando a destra videro una grossa nave, dal­
l’aspetto insolito. Sembrava vicina. Improvvisamente
scoppiò un temporale. Ora, quando scoppia un tempo­
rale, cadono gocce, goccioloni, poi qualche fulmine e uotavano con tutta la loro forza, sperando di rag­
acqua a non finire.
Qui le cose andarono diversamente. Da cielo terso e
N giungere la nave e farsi issare a bordo. Il cielo era
diventato viola. Sembrava fermentare come il mosto
splendente ad acquazzone da paura. caldo, e la pioggia era così fitta da sembrare solida. Sem­
Il mare cominciò ad agitarsi. La tenda venne subito brava un sipario di velluto con spesse pieghe. Chissà che
capovolta dalle onde, ed eccoli daccapo in acqua. A ma­ razza di attori si muovevano dietro le quinte. A tratti, il
lincuore la abbandonarono al suo destino. Forse avrebbe sipario veniva infilzato da fulmini spaventosi. I tuoni
offerto ristoro ad altri parenti avventurosi, o a mammi­ erano così fracassoni da far rintanare nelle tempie le
feri marini pigri. orecchie di Erasmo. La faccenda si metteva male.
Come sarebbero arrivati alla barca se l’acqua veniva
giù a secchiate? La zia cominciò a spaventarsi. Quando
il mare è di cattivo umore c’è poco da scherzare. Non
guarda in faccia nessuno. Figuriamoci se guarda due che
se la nuotacchiano, neanche fossero in una piscina co­
munale. L’acqua del mare diventava sempre più fredda
ed Erasmo mise in pista l’Arte della Suprema Difesa.
Già, ma qui il nemico era la natura. Troppo forte e
troppo imprevedibile.

56 57
La pioggia veniva giù così fitta da creare un fumo li­ fulmini si accendevano nello stesso punto del cielo e i
quido che non permetteva di vedere oltre il proprio naso. tuoni tuonavano con la stessa intensità, la stessa altezza,
Le gambe si congelavano e bisognava muoverle a tutti i lo stesso identico intervallo di tempo tra uno e l’altro.
costi. Poiché al peggio non c’è fine, la barca aveva co­ Erasmo ha orecchio musicale, fidiamoci.
minciato a muoversi, allontanandosi da loro. I nostri La paura dei nostri amici continuava ad aumentare,
amici non avevano nessuna possibilità di essere notati. ed entrambi avevano una sensazione strana.
La zia era terrorizzata. Continuava a chiedersi come Non era la natura, succedeva qualcosa di diabolico.
aveva potuto credere a un’avventura così folle. Non è la “Considerazione poco confortante’’ pensò Erasmo. Se la
prima volta che un genitore sparisce. natura è imprevedibile, figuriamoci il diavolo. La zia ta­
Lo strazio è grande, d’accordo. Ma cercarlo così, senza ceva e si guardava in giro. Anche lei fiutava pericolo. As­
riferimenti, senza il sostegno di nessuno, e per giunta in saggiò l’acqua piovana.
acqua?! “Aveva ragione l’assistente sociale" pensava in Era salatissima! Questa poi!
prosa per via dell’angoscia “sono una zia degenerata. Seconda interruzione dell’uragano. Tutto sereno come
Che farò adesso?” prima. Passarono parecchi minuti prima dello scoppio
Si avvicinò a Erasmo. Stavolta non l’avrebbe perso di del terzo uragano, o se vogliamo della terza ripetizione
vista neppure un secondo. dello stesso uragano.
In pieno Diluvio universale, tutto a un tratto la tem­ Interruzione quasi immediata. Le orecchie di Erasmo
pesta cessò. Cielo sereno, sole sfavillante, mare immo­ si misero in allerta. C’era qualcuno, e stava parlando.
bile. In acqua non si vedeva nessuno. Migliorò la sintonia
I due si guardarono negli occhi. dell’udito e alzò il volume di ricezione. Chissà chi c’era
La barca tornò indietro esattamente nello stesso punto dentro la nave, e il vento conduceva i suoni a suo pia­
di prima. E va bene che uno abbia le visioni, ma due per­ cere. Ma quale vento? A parte l’uragano simulato, l’aria
sone con la stessa visione? era tersa e immobile. La chiacchiera continuava. Le orec­
Dopo pochi minuti ricominciò a piovere. Seguì l’ac­ chie indicavano il cielo. Una mongolfiera gitante? Del­
quazzone, il mare fermentato, il cielo-sipario di velluto, taplanisti che sfidavano il mare? Nulla. Qualche rara
i fulmini come spade, i tuoni roboanti, l’acqua del mare nuvola che sembrava dipinta nell’azzurro trasparente.
improvvisamente gelida. «Accidenti, dobbiamo eliminare le pecore!»
II secondo uragano era del tutto identico al primo. I «Neanche pev sogno. Le pecove sono lo sponsov di

5« 59
Lattelat. Te lo sei dimenticato? Se non gli facciamo pub­
blicità ci scovdiamo i soldi con cui ci copve gvan pavte
delle spese. Le pecove vestano».
«Ma ci riempiono di cacchette lo stage, e la sessione
di regia costa duecento milioni al minuto. Non pos­
siamo impiegare i soldi della Lattelat per pulire cacchette Dove si dimostra che a scuola
di pecore I» non si raccontano solo frottole
«Le lasciamo in scena, no? Così savà più vealistica!
Oh, che fovmidabile genio sono!»
«Ma che realistica e realistica! Non ne posso più di
queste bestiacce! I colombi continuano a svolacchiare Questa nave è assai cicciona
da tutte le parti, la serpentessa ci mancava poco che stri­ sembra antica, o è imbroglionaP
tolasse il tecnico delle luci, i merli indiani insultano i
macchinisti imitando la mia voce, le giraffe tirano calci Erasmo trasalì. Nave cicciona, animali dentro la nave.
che neanche a San Siro, il castoro non fa altro che...» Un pensiero prendeva corpo, ma era certo impossibile.
«D’accovdo, facciamo una pausa. Pausa pev tutti!» L’Arca di Noè era roba vecchia, mica solcava i mari del
La troupe di regfstrazione era collocata dentro una nu­ Ventunesimo secolo.
vola, ben nascosta. A scuola, il prof di religione di Erasmo aveva raccon­
I Nostri capirono che non dovevano perdere tempo a tato l’episodio biblico.
sbalordirsi, ma nuotare come bolidi per raggiungere la L’Arca piaceva per i suoi risvolti truculenti, quindi il
nave. prof aveva inventato un gioco. Si chiamava Varca l’Arca.
Una troupe di registrazione aerea, o quasi eterea. Ma Lo scopo era creare un’arca, metterci dentro tante cop­
dove si stavano cacciando? pie di animali, interamente costruiti con le mani, e af­
fidarli a un bravo Noè.
Ve lo descrivo per bene.
Bisogna fare spazio al centro della classe. I banchi si
addossano ai muri.
Sui banchi si pongono fogli da disegno, tempere, pen­

6o
narelli, righelli, carboncini, pastelli, acquerelli, nastri co­ tegoria dei Riparatori. Gli animali che hanno costruito,
lorati, pietruzze, bastoncini, corde, ritagli di stoffa di anche se non sono magnifici, restano dentro l’arca. Il
tutti i tipi, cartoncini colorati, creta, spatole, mirette, Noè vincente deve salvare più animali possibile.
stampini, carta di riso, adesivi, legnetti presi al mare, I Riparatori devono riparare le cose rotte. Armadi graf­
tappi di sughero, carta vetrata, elastici, fogli di plastica, fiati, mensole sbrecciate, libri senza rilegatura, cestini
e cose del genere. della carta sporchi di pennarello, e chi più ne ha, più ne
Diventa una specie di buffet, da mangiare con gli metta.
occhi. Si procurano gli utensili necessari, e giù olio di gomito.
A terra si mette un grande telo azzurro. L’acqua. A volte bisogna riparare relazioni guastate. Con i prof,
C’è un elenco di animali. Si procede per sorteggio. A tra compagni di classe e altre persone della scuola.
ogni studente toccherà una coppia di animali. L’Arca I Riparatori devono essere bravissimi, perché anche
dovrà salvare anche zanzare e armadilli, mica si scherza. Noè varcherà l’arca in coppia. La sua compagna 0 il suo
Finito il sorteggio ci sono tre minuti per scegliere i pro­ compagno d’arca sarà selezionato tra i migliori Ripara­
pri strumenti di lavoro, da mettere in un cesto. tori.
1 concorrenti devono fabbricare creature tridimensio­ Erasmo aveva vinto una volta, diventando Noè, e più
nali, in coppia, e magnifiche. spesso era diventato Riparatore.
Col proprio cestello si siedono a terra, o meglio sul­ Una volta aveva dovuto ‘riparare’ un compagno molto
l’acqua, al centro della stanza. Devono disporsi in semi­ stonato. Aveva adattato l’accompagnamento strumen­
cerchio, o pancione, delineando la forma dell’Arca. tale alla tonalità monocorde del compagno, e si era sal­
Pronti? Via! vato. Mentre i Riparatori aggiustano la scuola e creano
Si usa una clessidra, giusto per darsi un tono arcaico, la pace nel mondo, gli sfidanti si detestano e vorrebbero
e si stabilisce un tempo. fare a botte. C’è equilibrio nel gioco. Quarti di finale,
A tempo scaduto arrivano i giudici, che sono i prof di semifinali, finale e finalissima! Chi viene eliminato di­
religione, arte e biologia. Scelgono le otto coppie più venta Riparatore.
belle e cominciano i turni di eliminazione, per quarti di Dalla coppia che si sfida in finalissima, i giudici pre­
finale. Otto studenti contro otto studenti, giocando con­ tendono la costruzione di animali inesistenti. A questo
temporaneamente in zone diverse del mare di tela. punto tutti i Riparatori diventano assistenti e fanno di
Tutti quelli che sono usciti dalla gara entrano nella ca­ tutto per aiutare gli sfidanti.

62 63
I giudici intervengono con le Sette Complicazioni. del tempo insieme, Sostenere gli acciacchi della vec­
Per sette volte, possono chiedere che all’unicorno con chiaia, accompagnando gli animali alla morte migliore.
cinque zampe si aggiunga una proboscide, o un man­ Qui il gioco si fa letterario e teatrale. Non si parla.
tello zebrato, zanne lunghe e piedi palmati. I candidati devono scrivere una poesia che contenga i
Preferite un cammello con pinne e vibrisse? Sette Accudimenti.
Ecco che i Riparatori si giocano la loro chance. Co­ Oppure inventarsi un’azione teatrale che rappresenti
struiscono le cose chieste dai giudici e le offrono ai Noè i Sette Accudimenti.
finalisti. Devono sforzarsi di essere più bravi e veloci dei Gli attori possono servirsi degli altri studenti a cui af­
finalisti stessi, o non verranno considerati. fidare un movimento, ma sempre senza l’uso della pa­
Finite le Sette Complicazioni, i giudici fanno la loro rola.
scelta. Quindi assegnano la vittoria a Noè, al motto di Gli scrittori possono farsi suggerire dai compagni una
"Varca l’Arca !” parola più adatta, ma sempre e solo scrivendo, senza mai
Lo sfidante perdente perisce nel Diluvio. parlare.
II Diluvio è rappresentato da una settimana di inter­ Chi parla viene eliminato.
rogazioni quotidiane, verifiche, doppi compiti a casa, in­ Sono esclusi infantilismi e sentimentalismi televisivi.
contri ravvicinati tra prof e genitori, controllo dei I giudici sono severissimi. Devono nascere gioielli.
quaderni. Finite le performance, i giudici scelgono i Riparatori
Un inferno, non trovate? più maturi.
Noè può portarsi sull’arca un compagno. Se il Noè Uno di loro diventerà il compagno o la compagna con
vincente è un ragazzo, sceglierà una ragazza, e viceversa. cui Varcare l’Arca.
Per una settimana vivranno al riparo da compiti e in­ I Riparatori che non superano la prova e non hanno
terrogazioni. riparato nulla periscono nel Diluvio.
I Riparatori che hanno contribuito alla vittoria con le
loro realizzazioni sono i candidati. Ma Noè porterà sul­
l’arca solo chi sa curare gli animali.
Inizia una fase che si chiama i Sette Accudimenti.
I Sette Accudimenti sono: Nutrire, Dissetare, Pulire,
Proteggere, Curare nella malattia, Amare e trascorrere

64 65
Per fortuna il regista era in pausa, stava sorseggiando
un caffè bollente che lo confortava dall’umidità, e guar­
dava altrove.
Sulla nuvola di regia c’erano le macchine della pioggia.
Erano enormi cisterne con motori super potenti che
Dove bisogna arrampicarsi aspiravano l’acqua marina dentro grossi tubi. In alto, i
tubi erano chiusi da dischi bucherellati. L’acqua zampil­
lava, come da un annaffiatoio gigante, di quelli che
usano i ciclopi col pollice verde. Forse anche per farsi
una doccia ogni tanto, anche se in genere i ciclopi non
rrivarono alla nave. La zia fece una veloce circum­ hanno un’altissima considerazione dell’igiene.
A navigazione e trovò una scaletta.
Cosa avrebbero fatto se li avessero visti? Avrebbero po­
Una spirale meccanica, allargando la circonferenza dei
buchi, ingrossava il getto d’acqua e la conseguente tra­
tuto fingersi tacchini di una razza rara, o pesci con due gedia del Diluvio universale.
gambe. Forse era già così. La nave aveva un grosso ventre. “Chissà perché non inventano un sistema del genere
per irrigare i deserti veri, invece di spendere duecento
Queste barche rrfoderne proprio non le capisco milioni al minuto solo per girare un film!” pensava Era­
ci manca che scivolando mi spappoli il menisco smo, guardando quell’uso spropositato di effetti speciali.
occhio nipote, non perderti per nessuna ragione Già, ma com’è che il regista alloggiava su una nuvola,
non sappiamo chi ci abita in questo pancione con tanto di operatori e macchinari? Questo proprio
Erasmo non se lo spiegava.
Cominciarono a salire. Era una bella sensazione sentire Ve lo spiegate voi?
sotto i piedi qualcosa di duro. Un momento. Ricordate
il tapis roulant? Come non detto.
Se dalla nuvola il regista avesse guardato l’arca,
avrebbe visto arrampicarsi due grossi topi. Forse erano
topi-attori un po’ in ritardo, e dovevano ancora passare
dalla sala trucco.

66
Dove c'è una gran baraonda

toponi sono arrivati in cima. Appoggiano le braccia


I sul bordo e guardano dentro. La zia per poco non
svenne. Non era una barca, era uno zoo!
Montoni, coccodrilli, farfalle di vario tipo, castori,
stambecchi, scarafaggi, zebre, ippopotami, rinoceronti,
lucertoloni, asini, leoni, condor, iene, insomma, non
possiamo certo elencarli tutti. Alcuni erano legati, ma la
maggior parte scorrazzava libera in quell’enorme spazio.
Le belve erano assai indisciplinate, e una gran quantità
di persone doveva stargli dietro. Pulivano i bisogni, gli
davano da mangiare, li accarezzavano, e ogni tanto vo­
lava una pedata.
Anche gli esseri umani erano di tutte le etnie: cinesi,
indiani, arabi, etiopi, svedesi, australiani.
Noè era un signore grande e grosso, e assai strabico.
Accadeva spesso che desse un comando a un gruppo a
destra rivolgendosi al gruppo di sinistra, generando con­
fusione. Adesso era seduto su una cassa di legno e si era

68
tolto la finta barba bianca mentre un pipistrello gli gi­ Gli scimpanzé e i figli degli operatori si erano dati ap­
rava sulla testa. Un cane disintegrava la barba. puntamento dentro le scialuppe e ballavano un samba
Si vedevano oranghi parlare al cellulare. scatenato, usando un amplificatore ad altissimo volume.
Qualcuno usava un tablet, chi faceva pedicure, chi La moglie di Noè recitava le frasi d’amore di Giulietta
mangiava focacce. I costumisti avevano improvvisato un e Romeo, ritenendole forse una parte più adatta al pro­
campo di calcetto e alla partita partecipavano anche i prio temperamento romantico.
lemuri. Da veri prepotenti, saltavano suiralbero della Erasmo disse alla zia: «Fingiamoci antichi anfibi. In
barca e miravano alle teste disattente. Qualcuno schiac­ un simile caos non chiederanno il certificato di un eto­
ciava zanzare. logo. Gli diciamo che siamo stati regolarmente assunti,
«Che fai? Sono attori, adesso ci tocca pagargli l’assi­ e vedrai che andrà tutto bene. Stanotte dormiamo, scroc­
curazione!» sentì Erasmo in quella baraonda selvaggia. chiamo una cena, e domattina ripartiamo».
Cameramen erano piazzati ovunque.
Si muovevano su postazioni mobili e ogni tanto si in­
vestivano.
La prua dell’arca era aperta, abbassata come un ponte
levatoio su un isolotto di plastica. Oche e rospi sguazza­
vano nell’acqua. Gli addetti alle macchine rimettevano
in piedi le costruzioni sull’isola, che dovevano crollare
appena la pioggia diventava temporale.
In mare erano immersi potenti ventilatori. Agitavano
l’acqua simulando la tempesta.
In un angolo dell’arca c’era una padella satellitare, che
permetteva la comunicazione col regista. Nell’angolo
opposto, una piccola padella friggeva uova delle galline
del cast.
Si sentivano vocalizzi acuti, ed Erasmo non riusciva a
decifrare se provenissero dalle attrici o dai gatti che si
erano messi ad amoreggiare sul timone.

70 71
I cameramen riprendevano le loro facce disperate per
alcuni secondi, poi la telecamera inquadrava altri afflitti.
Intanto gli attori di prima si alzavano, si davano una
pettinatina ai capelli bagnati e tornavano indietro,
pronti a rituffarsi nella sciagura.
Dove si fa sul serio Gli attori animali erano davvero in gamba. Si capiva
che avevano studiato arte drammatica. Docili, prende­
vano posto come se capissero che Dio li aveva eletti, e
volevano essere all’altezza della situazione.
Erasmo e la zia si nascosero dietro un cassone, come
i vipvende. Tva un minuto pvonti a givave!» clandestini. La scena andò avanti senza interruzioni.
S Una tromba d’aria si agitò nell’arca. Velocissimi,
ognuno prese il proprio posto. I palloni erano spariti, i
Dall’alto il regista urlava: «I leoni a destva! Il gvuppo di
pvua anneghi con le mani levate al cielo! Fovza con
telefoni non squillavano più, le frittate erano state di­ quelle onde, non stiamo mica facendo suvf!» e cose del
gerite, i gatti facevano finta di non conoscersi, le danze genere. Ogni tanto volava una parolaccia contro qualche
nella scialuppa erano solo un antico ricordo. La maggior tecnico troppo lento, e la zia
parte degli animali era tornata sull’isolotto, pronta a sa­
lire hollywoodianamente sull’arca. Villano, ma come si permette!
Erasmo sentì un forte tak. Erano i led del mixer digi­ Regista delle mie calzette!
tale che azionava la catastrofe biblica: la pioggia attaccò.
Noè, con un’espressione concentrata, un po’ buffa per La zia nuotava con le calze? Sorvoliamo. La scena fu gi­
via dello strabismo, accoglieva gli animali e controllava rata fino alla fine. Quando tutti gli animali e le persone
che ci fosse una coppia di maschio e femmina per ogni entrarono nell’arca, la prua si chiuse e la nave partì.
specie. Partì?
Il diluvio cresceva e una gran quantità di uomini,
donne e bambini si gettavano in acqua dall’isolotto di
plastica, per raggiungere l’arca, ma annegavano nella
finta tempesta.

73
72
La mente di Erasmo cominciò a pulsare. “In che guaio
ci siamo cacciati?"
Avrebbe voluto dirlo alla zia, ma la signora non
avrebbe capito. Pensava che le gocce d’acqua fossero
lenti a contatto perse dagli attori, durante la baraonda.
Dove si va, non si sa Chissà poi come ci vedevano male, poveretti. Forse era
per questo che Noè non li voleva sull’arca. Era un per­
fezionista, voleva solo persone con dieci decimi. Tiaiaaa
tiaiaaa tiaiaaa! squillarono le sirene d’avvistamento.
«Attenzione! Attenzione! Spie a bovdo. Sbawave le vie
n Varca l’Arca, mica l’arca poi partiva. Erasmo non d’uscita. Pvepavavsi all’opevazione squalo!»

I l’aveva mai considerata davvero come una nave. Ac­


covacciati dietro il cassone, zia e nipote ripassavano la
menzogna da rifilare, se li avessero scoperti.
.
Li avevano scoperti. Le sirene continuavano a strepi­
tare, l’annuncio veniva ripetuto ogni cinque secondi,
mentre persone e animali si disponevano lungo tutta la
Erasmo andò in perlustrazione dei dintorni, gatto­ circonferenza dell’arca. Formarono un grande girotondo
nando. Aveva la sensazione di sentire leggeri fruscii, ma antifuga, tenendosi per le zampe. C’era qualche ecce­
non capiva da quàle macchina potessero provenire. zione. La giraffa veniva tenuta per il collo, il condor per
Notò che sul pavimento della nave c’erano pozzette le ali, il toro per le corna, il can per l’aia.
d’acqua, un po’ troppo immobile. Ci soffiò dentro, ma
l’acqua non fece una piega.
Tutta la nave era tappezzata di grosse gocce d’acqua.
Erano ovunque. Non si asciugavano, non scolavano e
non rifrangevano i raggi del sole.
La zia inciampò su un birillo abbandonato, ruzzolando
su una pozzetta. I cristalli liquidi andarono in frantumi.
Telecamere! Chi li stava filmando? Da quando erano sa­
liti a bordo, qualcuno conosceva esattamente tutti i loro
gattonamenti! '

74 75
curamente comandata da un pass digitale. Bisognava
scegliere un altro nascondiglio. Sì, ma quale?
11 girotondo di bestie e umani cominciò a stringersi,
accerchiando i nostri amici.
Che avreste fatto voi?
Dove bisogna nascondersi Il regista guidava la scena dalla nuvola. «Dateli in
pasto alla leonessa incinta! Dobbiamo vispavmiave sul
Kitekat, con quel che costa!»
La zia montò una scenata delle sue. Già ce l’aveva col
regista, per via delle parolacce.
ascondersi?
N Non c’era un metro quadrato senza telecamere! Con tutto il riguardo per la signora incinta
Ma cosa c’era di tanto importante da riprendere in ogni
anfratto dell’arca?
I si sbaglia di grosso! Non ve la diamo vinta!
Apriti porta di Barbablù
Chissà in che razza di cospirazione s’erano cacciati
lasciaci entrare, noi soli, laggiù!
senza volerlo, e adesso era veramente troppo tardi.
Erasmo trascinò di volata la zia verso la botola che
La botola virtuale si aprì di colpo, Erasmo e la zia si pre­
dava nella stiva, al centro dell’arca, l’unico posto che al
cipitarono dentro e la botola si richiuse. Scesero scale al
momento era libero. Nella stiva?
buio. Erano spaventati, ma per il momento salvi. «Zia...
Ma da lì non si può scappare. È come ficcarsi nella
chi è Barbablù?»
tana del lupo. A parte il fatto che il lupo dell’arca si era
dovuto abituare alla folla, e non aveva più una tana
tutta per sé. Le esigenze artistiche sovvertivano le abitu­
dini della natura. Ci mancava poco che Noè lo mettesse
I Dimmi nipote, saputello moderno
che fai nell’ora di antologia,
scarabocchi il quaderno?
a dormire accanto alle galline. E guai a mangiarle, sa­
rebbe stato licenziato su quattro zampe!
Diciamo che qui la zia ha il suo momento di gloria, e sta
La botola sembrava una tipica botola. Mentiva! Non
calcando la mano. Ma ottenne quello che voleva. Erasmo
c’erano maniglie, era solo un disegno. L’apertura era si-
la considerò sotto un aspetto nuovo. Forse non conosceva

76 77
nei particolari le guerre puniche, ma stavolta l’aveva ti­
rato fuori da un pasticcio estremo con una mossa astuta,
che lui se la sognava. Benedetta quell’ora di antologia!
Adesso vediamo di non prendere le cose alla lettera e
speriamo che non abbiano davvero aperto la porta se­
greta di Barbablù. Dove si cerca una via d’uscita

ì dentro era notte fonda. Che odore vi aspettate di


L sentire?
Muffa, umidità, chiuso.
Il piano di sotto era profumato al gelsomino.
Erasmo trovò l’interruttore e accese la luce.
La stiva era un appartamento vero e proprio, arredato
secondo un impeccabile stile Luigi XVI.
Cerano numerose camere da letto, una grande cucina
da chef professionista, tre bagni con vasca per l’idromas­
saggio, una sala lettura con tanto di scacchiera e porta­
sigari, un enorme salone centrale con molti divani e un
pianoforte a coda.
La zia si precipitò al piano. Cominciò a suonare pre­
ludi e valzer, con grande espressione.
Erasmo era sconcertato. La zia suonava bene! Dove
l’aveva imparato? E lui che si dava arie da gran tastieri­
sta. Possibile che nell’ora di antologia il prof della zia
accompagnasse le poesie al pianoforte?

79
Si fece piccolo piccolo. La zia era un po’ svitata, ma
una svitata di tutto rispetto.
L’arca era costellata di grandi oblò, che davano molta
eleganza e luce all’ambiente.
Alle loro spalle si apriva la zona dei rifornimenti ali­
mentari. Tonnellate di scatolette erano accatastate dap­ Dove si narra il seguito
pertutto. Quintali di banane, noci di cocco, vermi in
barattolo, noccioline americane, balle di fieno e centi­
naia di altri alimenti destinati agli stomaci differenziati
delle bestie. Quindi l’arca viaggiava davvero.
Erasmo pensò che il regista fosse il capo di una setta l regista atterrò sull’arca e tentò una mossa astuta. In­
di spostati. Forse la barca di suo padre era passata di lì e
l’equipaggio era stato inghiottito dai canini della leo­
I vocò i parenti nell’oltre botola, offrendo i profitti del
suo prossimo film, L'Inferno di Dante Alighieri.
nessa gravida. Ma perché filmare tutto in modo così os­ Era proprio fissato con le ambientazioni apocalittiche.
sessivo? A chi venivano proiettate le menzogne di Noè? La zia rispose con qualche pernacchia.
Erasmo e la zia se lo domandavano, sdraiati sui divani Erasmo aveva trovato la postazione di controllo,
di velluto, ingollando toast alla bresaola e insalata russa. un’enorme consolle piena di leve. Su alcuni tasti c’era
Non ci fu verso di scovare patatine fritte. Erasmo trovava l’etichetta ‘latte macchiato’, ‘aspirapolvere’, ‘pennichella’.
quel regista sempre più detestabile. Perbacco, che modernità. Un potenziometro aumentava
Nel frattempo il popolo del Diluvio si affannava a ri­ la densità del caffè o il profumo di gelsomino.
petere la frase con Barbablù, senza sapere che a ogni Si divertì a smanettare come non faceva da tanto
apertura la password cambiava, e che l’elenco delle pass­ tempo, mentre la zia era tutta presa a suonare le canzoni
word era giù, nella stanza del regista. di Sanremo.

Son tornate a fiorire le rose


le ho raccolte nel nostro giardin
son più belle le leguminose
le ho potate per darti un bacin

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Non si ricordava le parole, quindi le inventava. suo piacere. Stravolgere la verità, capovolgere i ruoli, im­
Erasmo trovò un file chiamato Operazione Arca: top se­ brogliare. È un farabutto, porta le persone e gli animali
cret. Entra nel file. Appaiono tanti riquadri che conten­ a fare chissà che esperimenti genetici, con la scusa del
gono filmati. film sul Diluvio universale! E Noè deve essere il suo
In uno c’è il ratto delle Sabine, ma le Sabine non ven­ primo complice. Bisogna intervenire subito. Ma come?
gono rapite. Aggrediscono i loro rapitori e li portano ai L’ultimo riquadro è un film di pochi secondi. Si vede
lavori forzati. il papà capitano col suo equipaggio in un’isola meravi­
In un altro c’è il bombardamento di Varsavia, durante gliosa del Pacifico. Ballano e mangiano frutti succosi,
la Seconda guerra mondiale. Già, ma gli ebrei stanno poi il film si interrompe e il file si chiude.
deportando i tedeschi su treni merci. Ci sono sottotitoli "Se i film che ho appena visto raccontano falsità, al­
in russo. lora papà deve essere in pericolo! Dobbiamo assoluta-
In un altro film si vedono i cristiani al Colosseo. Seduti mente uscire da qui!” pensa Erasmo con un groppo allo
sulle scalinate, esultano come i tifosi del Milan, ma stomaco. Si precipita a raccontarlo alla zia.
nell’Arena ci sono gli imperatori. Con tanto di alloro in
testa, vengono divorati dai leoni. In un altro film si vede Domani se la vede con noi, nipote prediletto
un parco botanico con innocui dinosauri che brucano adesso prepariamoci al riposo perfetto
erba, accanto a persone che leggono il giornale.
I film scorrono uno dopo l’altro, davanti agli occhi al­ Il Nostro affogò il dolore in cinque coppe di gelato al
libiti del ragazzo. miele, prodotto dalle api dell’arca. Dopo un bagno pro­
II fungo atomico viene portato con un filo, come un fumato, scelsero un pigiama a testa dal guardaroba dei
grande aquilone, da bambini che corrono sui prati, le coniugi Noè e crollarono su un vero letto.
cascate del Niagara zampillano davanti alla Casa Bianca, Ah, la schiena sul materasso, che paradiso!
il papa guida un esercito di carri armati, Beethoven Speriamo che la notte comoda porti buoni consigli.
scrive la sua decima sinfonia, Silvia è innamorata pazza
di Giacomo Leopardi, che non la degna neppure d’uno
sguardo.
Un’infinità di menzogne.
Il regista malefico vuol rifare la storia del pianeta a

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festa senza patatine e olive? Premendo un solo bottone
l’aereo del regista si trasformò in deltaplano. Attori di­
soccupati furono mandati a fare la spesa sull’isola più
vicina. Pizze e salatini, sandwich al salame e mortadella,
frittelle di mele, grandi quantità di insalata per gli sto­
Dove si vince maci erbivori, crostate di ricotta e, naturalmente, cham­
pagne.
Il regista preparava il dancing con l’aiuto dei serpenti.
I ragni costruirono un elegante gazebo sulla pista da
ballo. Cani, gatti, anatre, conigli, rospi e furetti erano i
ì, ma tutti gli altri? D’accordo che il regista era un musicisti. Si erano procurati scatolette vuote, mestoli di
S pazzo con intenzioni pericolose, ma quelle mille
zampe lassù, che colpa avevano? Sarebbero rimasti senza
acciaio, sassolini con cui avevano riempito le noci di
cocco aperte, e avevano costruito tante piccole percus­
mangiare, visto che le scorte alimentari si trovavano al sioni.
piano di sotto, e questo non è bello. Un panda aveva costruito una specie di contrabbasso.
Che avreste fatto voi? Su un alto baule di legno aveva inserito quattro fili di
Diciamo che pef una notte senza mangiare non è mai nylon adatti alla pesca, e adesso lo stava accordando.
morto nessuno. Però si è arrabbiato sicuramente, a All’ora di cena si servirono cibi succulenti, in quantità,
meno che non fosse a dieta. Chi glielo spiega all’orso e al momento del dolce, eccolo presentarsi, lui, il male­
che una notte di digiuno non fa male a nessuno? E alla fico. Si era vestito da cowboy, con cappellone a falda
iena? Le dite che c’è stato un “guasto tecnico, e stiamo larga, cintura pendente sul fianco, stivali consumati con
lavorando per ripararlo’’? Si farà una risata delle sue mo­ tanto di speroni. Si avvicina ai percussionisti, one-two,
strandovi i suoi denti poco vegetariani. one two three four e attacca una musica tzigana con un
Si rischiava l’ammutinamento. Il regista comunicò violino intonatissimo. L’avreste detto voi? Era indemo­
che le prove erano finite. Si preparava una buona cena niato, velocissimo, bravissimo. Suonava una musica
e poi serata danzante con musica dal vivo! struggente ed energica al tempo stesso, piena di languori
1 gorilla e gli attori uomini furono messi a pescare. Gli e guizzi perfidi. I percussionisti e il contrabbassista non
scimpanzé e le donne preparavano il barbecue. Ma una erano da meno!

84 «5
Erasmo laggiù aguzzò subito le orecchie. Sentiva roba
interessante e non stava nella pelle.
Si sedette al pianoforte e accompagnò la melodia del
violino, come ce l’avesse scritta davanti. Seguiva la danza
di Mefisto, rotolando arpeggi e accordi diabolici, perfet­
tamente intonati allo stile del piano superiore. 11 regista Dove si è ai ferri corti
era allibito, e così i suoi strumentisti. Suonava una frase
complicata e piena di garbugli, e subito Erasmo la ripe­
teva identica. Il regista allora si accaniva, e andava di
cluster e accordi impossibili, ma non per Erasmo.
A questo punto entrò in scena la zia, aggiungendo il 1 risveglio delle bestie arrivò di buon’ora. Tra miagolii,
suo canto lirico.
Mossa cattivissima! La band al piano superiore non
1 canti di gallo, nitriti, immaginate che sinfonia riempì
il mare.
aveva cantanti. Il regista ingaggiò l’usignolo, ma per Al piano di sotto, zia e nipote fecero colazione e riem­
quanto melodiosa e intonata, la sua voce veniva coperta pirono i marsupi. Stavano in silenzio. Ognuno sperava
dagli strumenti. che l’altro avesse trovato la soluzione, ma il silenzio non
La voce della zi3 arrivava fino alla fine del mare. La veniva interrotto. L’Arca di Noè veniva proiettata in
band col regista stava facendo una brutta figura. Subito tutto il mondo, con le sue bugie.
lui lasciò il violino e andò ad accendere rimpianto ste­ Gli spettatori non potevano difendersi dalle bugie
reo, offrendo ai suoi ballerini una robaccia fracassona. dell’informazione. I documenti storici venivano grave­
Era una dichiarazione di sconfitta. mente manipolati.
Non doveva sottovalutare quei due. L’indomani li Forse tutto il mondo aveva visto i due intrusi e la scena
avrebbe disintegrati. della botola. Erasmo e la zia passavano per dirottatori, e
Dopo qualche mazurca se ne andarono tutti a dor­ adesso il mondo intero gli avrebbe dato la caccia. Sempre
mire. L’arca era guidata da un pilota automatico. se fossero usciti vivi da lì, il che non pare possibile.
Solo il gufo fece il turno di notte. Speriamo non porti Quanto potevano resistere laggiù?
male. Il silenzio tra loro era sempre più forte, quando scop­
piò un fracasso.

86
Col suo aereo privato, il regista si era procurato una Un momento: le manca la compagna!
sega elettrica e stava tranciando la botola. La lama den­ Certo, chi se la sposa una tal lagna!
tata aveva perforato il legno e stava tagliando un cer­ Sull’Arca Noè non vuole scapoli
chio. se la scopre, la darà in pasto ai polipi!
Tutto era accaduto in pochi secondi. Erasmo e la zia
erano schizzati in aria. Be’, se l’erano presa un po’ co­ L’attore che faceva Noè si sentì investito di responsabi­
moda coi loro silenzi. lità e dovette prendere posizione. Non potendo rimpro­
Il disco segato cadde giù. Si affacciarono mille occhi. verare il regista, decise di rimproverare Erasmo.
Mansueti da bue, sporgenti da rettile, allungati da tigre, «Ehi tu! Vieni qui. Dov’è la tua fidanzata? Qui mi si
pazienti da cammello, e molti altri. prende in giro?»
Si affacciò anche il regista con la sega in mano. Aveva Ma l’abbiamo detto che Noè era strabico. Si rivolgeva
un volto lungo e spigoloso, baffi sottili a manubrio e a Erasmo guardando il regista.
occhi orientali. Gli animali guardavano gli ospiti, ma Noè è grande e grosso. Il regista ha l’aria d’un parruc­
erano più attratti dal capo. Non l’avevano mai visto in chiere francese, con quei baffetti e le scarpe verdi di ver­
difficoltà. Ne approfittarono per togliersi qualche sasso­ nice lucida con ghette a fiori. Già spigoloso, si appunti
lino dalla scarpa. ancor di più.
«Guardalo, si Crede Dalì». “Ma come si pevmette questo Noè da quattvo soldi!
«Che scarpe imbarazzanti». Ho lavovato tanto sull’identificazione degli attovi con i
«E la vocetta stridula?» lovo pevsonaggil Possibile che l’attove che intevpveta
«Sarà un mammifero o un uccello?» Noè cveda d’esseve dawevo Noè?”
«Non mi pare che abbia molti neuroni in testa». Mentre si compiaceva per la propria bravura profes­
«Sarà la nuvola che lo rincretinisce». sionale faceva una faccia bruttissima, e già ce l’aveva
Sapete, i registi sono sempre molto criticati dai loro at­ brutta. Le cose si ingarbugliavano.
tori. Soprattutto se sottoposti a lunghe prove, con pause Che avreste fatto voi?
brevi e senza dessert. Non siate spacconi, quello ha una sega elettrica in
«Pvepavatevi al massacvo!» urlò il regista. mano.
Prontamente la zia A mister Baffetti seccava molto dover passare per uno
scapoione. In effetti era il suo punto debole e quella

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donna l’aveva capito subito. Che figuraccia, lì davanti a
tutti, persone e bestie 1
Fece velocemente i conti.
“La faccia non la posso cambiave, ma fovse il cavatteve
sì. Ova o mai più! Mi fidanzevò con la signova qui da­
vanti e diventevò un gentiluomo" pensò il regista in Dove l'amore sboccia
piena crisi di identità. quando meno te l’aspetti
Ve li vedete i due al cinema? La zia, con gli occhi late­
rali, vede solo mezzo film, mentre il suo fidanzato, con
l’inseparabile telecamera incollata agli occhi, vede il film
del film. etto fatto. Mise da parte la sega elettrica, si ingi­
D nocchiò con una mano sul cuore e le disse: «Si­
gnova, dal pvimo momento che l’ho vista, la mia vita è
cambiata. Non posso più viveve senza di lei, la pvego,
mi conceda la sua dolce pinna, oh pavdon, intendevo
mano».
Erasmo approfittò del quadretto sentimentale e con
un balzo si appropriò della sega. Scelse un punto adatto
e cominciò a perforare l’arca, verso l’esterno. Ora nes­
suno osava fermarlo, era troppo pericoloso.
La zia si stava facendo abbindolare dal regista. Non ri­
ceveva dichiarazioni d’amore da qualche tempo, e biso­
gna ammettere che fa sempre piacere avere corteggiatori
imploranti.
Erasmo aprì un varco e il disco di legno cadde in mare.
Stabilì che era meglio far tuffare prima la zia: non si
sa mai. Quindi la spinse verso la finestrella appena
creata e la buttò giù.

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Appena un attimo prima di essere acciuffato da Noè, pena sopra il livello del mare. In poco tempo l’acqua ini­
si tuffò lui. ziò a entrare. Bisognava subito tappare il buco dell’arca.
I nostri amici sono tornati in acqua, ma li seguiamo Voi come avreste fatto?
tra un momento. Noè ci fece sedere un elefante.
Sull’arca accadde una cosa inaspettata. Il regista co­
minciò a piangere. Guardava dalla finestrella gridando:
«Tovna, tovna da me, ho deciso di cambiave vita, mi
compvevò un altvo paio di scavpe, savemo una coppia
fantastica!»
Questa non se l’aspettava nessuno.
Si era davvero innamorato della zia, e chissà che lei
non lo avrebbe pure ricambiato se non ci fosse stata di
mezzo questa assurda avventura.
Poveri. Forse la storia poteva prendere una piega più
rosa.

Mi rivolgo allo scrittore


mi lasci in pace, ho trovato l'amore

Signora, la prego, sia brava. Vorrei davvero acconten­


tarla, ma non posso. Lei ha preso un impegno, e anch’io.
Dobbiamo trovare il capitano, prima di tutto. Mi creda,
farò del mio meglio.
La zia non mi risponde. Chissà come mi odia. Vorrei
convincerla che non conviene credere alle promesse dei
registi marinai. Mica è facile cambiar carattere! Ma lei
non mi sentirebbe. Avrà già percorso un miglio.
La finestrella nella pancia dell’arca era stata aperta ap-

92 93
Scusate l’indelicatezza, ma questa belva fa dei rutti
incredibili, creando trombe d’acqua gorgoglianti e il
vuoto animale intorno a sé. Deve soffrire di cattiva dige­
stione. Trrroblggghhhhccccchhhl ! !
Naturale. Ha la brutta abitudine di ingoiare senza ma­
Dove sembra d’essere da una parte sticare, nonostante il suo dentista gli raccomandi altro.
ma si è da un’altra Eccolo. Perbacco! È più grande di questa stanza! Che
fare? Non ho altri mezzi che le parole.
«Scusi signor pescecane, con tutto il rispetto, se mi
mangia io non potrò più raccontare che lei ha la denta­
erchiamo i nostri amici in acqua. tura più bianca e perfetta che si possa immaginare».
C Erasmo?
Zia?
«La faccia finita, che scusa patetica! Non è il primo e
non sarà neanche l’ultimo».
Non li vedo. Spalanca la bocca e mi divora. Il risucchio è così po­
Destra. tente da farmi oltrepassare i denti e sbattermi sul palato
Sinistra. molle. Molle mica troppo. E io che volevo cavarmela con
Niente da fare, rton li vedo. Per fortuna l'acqua ci per­ le belle parole! A volte ti prepari tanti bei discorsetti
mette di starle dentro. Prendete un boccaglio e segui­ pieni di dettagli, t’immagini cosa risponderà quello a cui
temi. parli, provi e riprovi l’inflessione giusta, vai avanti così
Che buio quaggiù. Ci vorrebbe una lampada. Qual­ per delle ore, poi arriva il momento fatidico... ed è tutto
cuno di voi avrà una torcia tascabile. La accenda, prego. diverso!
Oh bene, ora si vede meglio. Masse gelatinose di plan­ La strada è tortuosa. Sembra una grande caverna a pie­
cton mi vengono addosso. Qualche scorfano attirato ghe. Le pieghe vibrano.
dalla luce si chiede chi è quel rompiscatole che lo È difficile restare in piedi, qui non c’è una cosa che
disturba. Non li vedo. In compenso vedo un grosso stia ferma. La lingua si muove velocissimamente in tutte
pescecane che si avvicina. Ohi ohi, la torcia peggiora le le direzioni.
cose. Dove vado adesso? L’arca è lontana, non ho Questo pescecane avrebbe bisogno d’uno spazzolino
scampo! Il pescecane è grosso, grossissimo. Una belva! con setole d’acciaio. L’alito del nostro padrone di casa

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non sa proprio di menta e liquirizia. La saliva del mostro
invade le poche vie d’accesso calpestatali, e si rischia
continuamente di affogare tra schiume fisiologiche.
L’antro boccale è immenso. In fondo, al centro, una
colonna che pende dall’alto come una grossa stalattite.
L’ugola. Ma c’è qualcuno laggiù... Dove forse occorrerà interrompere
Li ho trovati. Posso filarmela da questo postaccio. Era­ la lettura di questa storia
smo è appollaiato in fondo, oltre l’ugola, sopra una
ghiandola a forma di sgabello.
Molto in fondo, un chiarore.
«Allora è il mio papà» grida felice. «Se Pinocchio trovò onfido nel fatto che conosciate Le avventure di Pi­
suo padre, anch’io troverò il mio!» C nocchio.
Non oso neanche immaginare che non sia così.
Se non le conoscete, suggerisco di interrompere questa
lettura e procurarvi il libro.
Prima di merenda, o catechismo, o prima di fare i
compiti, o di andare agli allenamenti di pallacanestro,
o a lezione di indoeuropeo, o qualsiasi altra cosa ci sia
nella vostra vagonata di impegni quotidiani, e leggerlo
SUBITO!!!

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Dove si consiglia il lettore Dove si avrà una bella sorpresa

E non barate!!!!! i precipitò. Ma ahimè, non era suo padre. D’altra


S parte Erasmo non ha mai fatto le monellerie di Pi­
nocchio, la sua storia è un’altra. Anche la zia non è pro­
prio una fata turchina, vero?
Si avvicinarono. C’erano tre ragazzi e due ragazze, in­
torno a un tavolino con una candela accesa.
«Sono stanchissimo».
«Non importa. Dobbiamo continuare».
«Ma prima o poi il pescecane ingoierà un bicchiere
d’acqua per farsi passare il singhiozzo».
«Speriamo di no».
«Ma quanto possiamo resistere qui dentro, a far ca­
priole dentro l’esofago? Se quello prende una magnesia
siamo belli che digeriti».
Lara si girò verso Erasmo. «Guardate! Abbiamo
ospiti!»
Non si sa chi fosse più sbalordito. I sette esseri umani
nella bocca del pescecane erano così felici che saltarono

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di gioia, e questo procurò al pescecane contrazioni alla Mangiarono ravioli agli spinaci in lattina, carote e ma­
pancia. Il povero animale pensò: “Mi starà tornando cedonia, e bevvero aranciate. Erasmo e Lara continua­
l’ulcera”. D’altra parte mangiava di quelle porcherie... vano a parlare e non si staccavano mai l’uno dall’altra.
Aveva ingoiato intera la nave che portava i ragazzi a Si raccontarono le loro avventure, e Lara socchiudeva gli
casa, al ritorno dalle vacanze. Per fortuna la nave era occhi per la concentrazione ogni volta che Erasmo no­
piena di provviste e i cinque ragazzi avevano potuto so­ minava la piovra o il regista con la sega elettrica.
pravvivere. Ma era vita, quella? Lara ha lunghi capelli scuri, gli occhi brillanti di vita­
Adesso le scorte stavano finendo e bisognava fare in lità, gli zigomi alti. La bocca grande, e anche le orecchie
modo che il pescecane non li inghiottisse. non scherzano. Sarà per questo che va d’accordo col No­
“Finalmente un po’ di compagnia" pensava Erasmo, stro. Ha anche un bel sorriso, ed Erasmo, da vero gen­
che nelle ultime settimane aveva incontrato solo crea­ tleman, sa farla sorridere.
ture assurde.
Organizzarono una festa. Giovanni e la zia apparec­
chiavano la tavola, Jacopo e Andrea disponevano le casse
vuote in modo da far tamburi, Marianna cercava i me­
stoli per far bacchette e Lara intratteneva Erasmo. Per
quanto nessuno crcrederà, fecero una gran baldoria, di­
menticandosi di essere in quel postaccio.
Andrea, che nella vita normale suonava la batteria,
aveva improvvisato una sezione ritmica fatta soprattutto
di piatti. Se ne rompevano tantissimi sotto i polsi pode­
rosi del musicista, e Marianna li infilava dentro l’esofago
del pescecane per tenerlo imbarazzato di stomaco. La zia
cantava le sue canzoni preferite, e Jacopo cantava con
lei. Erano un duo professionista. Lei, lo sappiamo, in­
ventava le parole, ma non sappiamo come facesse lui a
inventare le stesse parole!
Misteri dell’improvvisazione musicale.

200
201
Che buio, e che melma. I loro piedi affondavano sulle
papille ostruite dalla cattiva alimentazione, e per non
scivolare si tenevano a braccetto.
Andrea diede il segnale con un gesto da direttore d’or­
chestra.
Dove si formula una strategia di guerra A questo punto ci potremmo chiedere perché ad An­
drea l’idea di affumicare il pescecane non fosse venuta
prima.
Prima quando?
Prima che arrivassero Erasmo e la zia.
mprovvisamente un martello pneumatico si azionò Che domande! Sai quando pensi mille volte a un pro­
I dentro i polmoni del mostro. Russava.
«Scappiamo adesso» propose Giovanni. «Il fesso s’è
blema da risolvere? Poi passa un amico a trovarti e ap­
pena lo vedi ti arriva la soluzione, così, senza fatica.
addormentato. Con tutto il chiasso che abbiamo fatto Non capita anche a voi?
deve avere un cerchio alla testa». Accesero le candele. Era proprio un peccato non tro­
«Mica è un santo con l’aureola» disse Marianna. varsi su una bella torta alla panna, invece che su quella
«Scappiamo subito» dissero gli altri. disgustosa linguaccia! L’antro si illuminò di botto. Era
Andrea propose: «Accendiamo tante candele così la spaventoso! Vesciche vulcaniche sulle gengive testimo­
belva sarà costretta ad aprire la bocca, e noi balziamo niavano una stomatite coi fiocchi, denti cariati che ci
fuori». potevi passare in mezzo, quintali di tartaro ammontic­
«Buona idea» disse Giovanni «però rischiamo di mo­ chiati ovunque, gengive sconquassate dalla piorrea. Che
rire soffocati anche noi». orrore!
«Usiamo le maschere antigas, ce n’è un cassone “Sarà meglio che mi lavi sempre i denti dopo aver
pieno» disse Marianna. mangiato’’ pensarono in gran segreto tutti quanti. Il
«E vai!» dissero in coro tutti e sette. cavo si riempiva pericolosamente di fumo, ma il pesce­
In breve tempo si ritrovarono a camminare sulla lin­ cane continuava a russare.
gua del pescecane, con le maschere sul viso e le mani “Quanto ci mette a svegliarsi?” si dissero Erasmo e
piene di candele e fiammiferi. Lara con gli occhi.

102 1 03
Forse avevano acceso troppe candele. Il fumo li sovra­
stava, non c'era più aria. Le maschere antigas avrebbero
garantito solo una ventina di secondi respirabili.
Che avreste fatto voi?
La zia era la più buffa. Le erano tornati gli occhi late­
rali, e con quell’affare sul muso sembrava una grossa Dove si danno botte da orbi
ape in cerca di qualcosa da pungere. Pungere!
Jacopo avvicinò le fiammelle alle gengive e tutti capi­
rono la sua intenzione. Quindi prese un contegno con­
certistico e diede il gesto d’attacco imitando quello di
Andrea, visto che faceva bella figura. Colpirono ovun­ 1 pescecane spalancò la bocca in fiamme, e la compa­
que, e stavolta il pescecane li sentì eccome! Arrivò un 1 gnia fu catapultata in acqua.
Eccoli tutti a galla, uno dopo l’altro: Marianna, Ja­
urlo, che neanche King Kong ne farebbe uno uguale. E
poi dicono che i pesci son muti. copo, Andrea, la zia, Erasmo. Giovanni urlava di gioia,
Marianna batteva le mani.

Siamo stati davvero fortunati


se invece d'inghiottirci ci ha sputati

E Lara? Lara non riemerge.


Erasmo se n’è accorto prima di me. È già sotto.
Erasmo sotto? La zia fa una capriola. Gli altri si guar­
dano e non sanno se seguirli o star fermi.
«Restiamo qui» dice Jacopo. «Non allontaniamoci.
Forse li aiutiamo meglio se non ci muoviamo».
Può sembrare un ragionamento strano, ma fila. A
volte, non agire, è l’azione più giusta.
Lara è rimasta dentro. Quando l’acqua è entrata nella

104 105
bocca del mostro, le ha spento le candele e l'ha travolta, Botte da orbi
facendola rimbalzare vicino ai molari. fanno i nipoti sordi
Per fortuna il fumo è uscito e c'è un po’ di spazio per
respirare. «Prendi questa legnata sul naso!»
Il pescecane gira su se stesso, per il mal di denti, cre­
ando una gran schiuma. Un pizzicotto al pollicione
Erasmo e la zia gli tirano calci che per lui sono solle­ se Io merita un cafone
tico, ma l’animale si innervosisce.
“Chi glielo ha chiesto a quei due di massaggiarmi la «Ah sì? Vai col morso al gomito».
guancia?”
Si avventa su Erasmo. Ti annodo le gambe, nipote arrogante
Il nostro amico è talmente furioso che certo non si vai allTnferno di Alighieri Dante!
rende conto della situazione. “Credi di spaventarmi?
Grosso pesce stupido, apri quella boccaccia! Ti spiezzo Il pescecane si appassiona. Tifa per la zia. "Vai così che
in due quei denti rammolliti da poppante!” pensa Era­ sei forte. Fagliela vedere a quel bamboccio! Forza, ad­
smo. dentalo!”
La zia valuta la situazione: è impossibile cavarsela per I pescecani sono un po’ ossessivi. Pensano che tutti i
due volte di seguito, quindi lo agguanta in vita per por­ combattimenti si debbano svolgere coi denti. Cerchiamo
tarlo su. di capirli.
Erasmo tira un calcio alla zia. Intanto si entusiasmava, e rise così forte quando la zia
“A me?” pensa inferocita la signora che non sopporta tirò le orecchie al nipote e quelle rimbalzarono come
la prepotenza. E gira una sberla al nipote. molle, che spalancò la bocca e Lara uscì.
“A me!” pensa Erasmo che è fuori di sé e non ha vo­ Quelli a galla avevano una faccia da funerale. “Ce
glia di mollare. Pugno in testa alla zia. Il pescecane è in­ l’avevamo quasi fatta” pensavano, senza avere il corag­
curiosito. Non ha mai visto qualcosa del genere. Lo trova gio di dirlo.
interessante. Oltretutto sott’acqua i movimenti sono un Ma ecco Lara, Erasmo e la zia saltare come tappi di
po’ rallentati e le botte sembrano finte. spumante dal fondo dell’acqua, per brindare alla vitto­
ria!

JOÒ «o7
Si abbracciarono, piangendo dalla felicità, e le lacrime
bagnate dal mare erano ancora più salate del solito.
Il pescecane si allontanò di sua spontanea volontà.
Quei tipi lassù erano piuttosto indigesti. Pensò fosse più
saggio cercare fiori di garofano per disinfiammare le
gengive. Dove non tornano i conti

n momento. Ci siamo dimenticati del capitano.


U Dentro la pancia del pescecane non c’era. Potreste
dire: che l’abbiamo letto a fare Pinocchio se poi il capi­
tano non si fa trovare? Che c’entra? Pinocchio è un ca­
polavoro. Però è vero, il capitano s’è perso di vista. Vuoi
vedere che è davvero morto?
La compagnia sta nuotando. Si dirigono verso uno
scoglio su cui si frange l’acqua. Almeno così pare alle
orecchie di Erasmo. Sono stanchi. Le mani del primo si
legano alle caviglie dell’altro, e via così, come un trenino
di quelli che si fanno alle feste da ballo. La zia è la loco­
motiva.
Se li guardiamo dall’alto sembrano un serpentone
d’acqua, forse il cugino del mostro di Loch Ness.
Ciuf ciuf, arrivano allo scoglio, che è un piccolo iso­
lotto disabitato. Si arrampicano e fanno a gara a chi
prende meno ricci sotto i piedi. Disabitato? Si sente una
musica da discoteca. È un club vacanze! Dall’acqua è

1 09
insospettabile. Li accoglie un cartello con la scritta
“Benvenuti al Mare d’Argento”.
«Telefoniamo a casa» dicono all’unisono Marianna
Andrea Jacopo Giovanni e Lara. Non è facilissimo. Alla
reception non li hanno mai visti, e nessun estraneo è
mai approdato dall’acqua, anche perché sono in alto
mare.
Questi poi sono arrivati a nuoto. Ma chi ci crede?

Non facciamo troppe indagini


siamo naufraghi, il resto lo immagini

dice appuntita la zia al direttore del club, che è stato


chiamato a risolvere il caso.
I clienti vacanzieri si sono incuriositi e si avvicinano
al gruppo. Il direttore asseconda la zia pur di evitare
qualsiasi scandalo. 4 -1 3 capito che ha un caratterino. Cin­
que telefonate commoventi. Mamme in lacrime per la
felicità, papà che sono già in volo per recuperare i figli.
Vengono tutti invitati a pranzo sotto la pergola, a una
tavolata ricolma di ogni delizia. Erasmo e Lara si riem­
piono due piatti e vanno a mangiare sotto le palme d’ar­
gento. Gli altri cinque diventano i beniamini del club.
Nessuno crede che siano usciti dalla pancia di un pesce­
cane, però non riescono a staccare le orecchie dal loro
racconto.

no
Lo sanno tutti che Medusa esiste e vive in mezzo a noi.
Non la bevete? E che mi dite di quella commessa del
supermercato, o del capoufficio di papà, o di quel pro­
fessore a scuola che fulmina chiunque con lo sguardo e
distrugge qualsiasi tentativo di comunicazione? Voi gli
Dove si scopre qualcosa di sospetto sorridete, e quello vi incenerisce con gli occhi. Non è
come Medusa?
La zia è insospettita perché lo scultore ha fatto un bot­
tone in meno alla giacca della statua. Non le sembra un
vezzo artistico. Le sembra proprio il capitano vero, im­
a zia passeggia sulla spiaggia in compagnia del diret­ pietrito!
L tore, quando appare un piedistallo con una statua di
pietra. La forma è una figura umana che si contorce nel­
Sono arrivati i genitori dei ragazzi.
Vi lascio immaginare gli abbracci. Prima felici con
l’aria. Rappresenta la potenza di Medusa, la Gorgone mamme e papà ancora increduli, poi strazianti tra il
che pietrificava chiunque la guardasse. Che permalosa. gruppo e la nostra coppia, essendo giunto il momento
Il tipo lì irrigidito c’era cascato come una pera. di separarsi. Erasmo e Lara sono molto tristi.
«L’architetto chetia progettato il villaggio ha pensato “Vieni a trovarmi" pensa in silenzio Lara. “Io sto sul
di rievocare il vecchio mito. L’ha disegnata e poi com­ lago di Como. Possiamo fare delle lunghe nuotate”.
missionata a uno scultore. Sa, l’arte moderna 1 » dice so­ “Vengo a cercarti” pensa in silenzio Erasmo. “Appena
spirando il direttore del club. trovo il mio papà capitano ce ne andiamo tutti in navi­
gazione”. Poi le mette al polso il suo bracciale di stelle
Un'idea davvero strepitosa di mare. Un dono importante.
la statua sembra vera “Arrivederci ragazzi" penso in silenzio io. “Adesso non
che bella posai lo sapete, ma vi vedrete ancora”.

Replica la zia per guadagnare tempo e fìngersi ammirata.


Qui c’è qualcosa che non torna. Non perché non
creda alle storie come quella di Medusa, tutt’altro.

112
per pranzo, e due patate crude sottaceto per cena». Il
pubblico sgranava gli occhi e pensava “Oh, che schi­
fezza!” Erasmo andò avanti: «Per risparmiare sul caffè
lo servivano in valve di vongola, il gelato lo facevano con
bucce di pomodori e la crostata era farcita di marmellata
Dove si raccontano frottole di formiche al forno con gelatina di zanzare».
«Oh! Ah!» facevano i vacanzieri, sentendosi felici per
non aver scelto quel villaggio.
Il direttore era felicissimo, perché Erasmo gli stava fa­
cendo pubblicità.
La zia chiamò Erasmo in tutto segreto «Siamo andati a lamentarci col direttore del club.
‘Avete fatto benissimo a dirmelo’ ci ha risposto. ‘Noi
Non dire a nessuno chi siamo e chi cerchiamo ascoltiamo i suggerimenti del cliente. Il cliente ha sem­
sento fumo d'imbroglio, indaghiamo! pre ragione’. In pochi secondi ci hanno gettato negli
scantinati dell’hotel, pieni di topi e scarafaggi, affamati
Sopraggiunse la folla del club e chiese alla coppia di rac­ pure loro».
contare un po’ di sé. Il direttore aveva alzato il soprac­ «Oh! Ah! Oh!» faceva il pubblico sconvolto.
ciglio. Il Mare d’Argento gli fruttava un bel guadagno e «Da lì siamo scappati attraversando cunicoli bui e
non voleva brutte sorprese. puzzolenti. Erano le fogne!»
«Quando siamo scappati dalla bocca del pescecane «Ih, oh, ah, eh» inorridivano gli spettatori.
abbiamo raggiunto l’isola, a tre miglia a est da qui. La «Gentaglia!» urlò il direttore, che non perdeva occa­
conoscete, vero?» chiese Erasmo con cipiglio da sapu­ sione per distruggere i concorrenti.
tone.
«Sì, certo!» rispondeva la maggior parte delle persone, Dalle fogne ci ritrovammo in mare
che non ne aveva mai sentito parlare. daccapo a nuotare, pronti ad affogare
«Anche lì c’è un club vacanze, si chiama II Mare eravamo stanchi e derelitti
d’Oro. Ce ne siamo andati perché si mangiavano lische tra i pericoli del mare, belli fritti
fritte e camomilla’ a colazione, una carota lessa nel tè

“4 115
La zia aveva preso la parola, pardon, la rima dramma­
tica, strategia che usava quando voleva cambiare di­
scorso.
«A tavola!» strepitò il direttore del villaggio, portando
i suoi ospiti ai tavoli, con uno sfavillante sorriso. Quei
due non lo convincevano affatto, e preferì cambiare at­ Dove c’è puzza d’impostura
mosfera. Si servì la cena, particolarmente ricca e ab­
bondante. I Nostri si rifocillarono ben bene, e poi, buo­
nanotte.

a mattina seguente era una magnifica giornata.


L Erasmo e la zia passeggiavano sull’isola.
Un poco distante dal villaggio si vedeva un piccolo
promontorio. Arrivarono davanti al sentiero e si guarda­
rono negli occhi.
Ovvio, salirono.
Era bellissimo rivedere le piante, il verde. Incontrarono
filari d’uva da cui si vedeva il mare. L’aria splendeva. La
collina odorava di fresco, con profumi pungenti. Cespu­
gli di more e mirtilli ovunque. Sul terreno, ciottoli bian­
chi. Era tutto molto curato.
Arrivati in cima, il paesaggio li sorprese. Una fitta pi­
neta racchiudeva un laghetto circolare, perfetto. Sem­
brava una piscina. L’acqua del lago era verde chiaro,
pulita. Un luogo incantevole. 1 pini erano alti e profu­
mati. Merli cantavano, e cinciallegre.
I merli sono uccelli musicisti. Sono stati studiati dai
compositori. Anche imitati. Non ripetono due volte la

il 6 ”7
stessa canzone. Hanno un estro impressionante, e sono circa. Stavano per immergersi, quando: «Mani in alto!»
anche molto affettuosi. Ragazzi, vi piacciono i merli? gridò qualcuno dietro di loro.
Il bordo del lago era tappezzato di azalee e oleandri. Restarono paralizzati. Si credevano soli. Nessun ru­
Cera molto silenzio. Un cartello indicava “Divieto di more aveva avvisato Erasmo.
balneazione. Questo lago nutre rarissime piante in via Alzarono le mani e lentamente si girarono. Era il di­
d’estinzione. È curato dalle guardie boschive”. Seguiva rettore del villaggio.
un teschio, come a dire, pericolo di morte per i trasgres­ «Cosa fate qui? Non avete letto il cartello?! State met­
sori. tendo le piante in grave pericolo!»
Guardare il lago portava armonia e pace. Ma si sa, gli
esploratori non vanno in cerca di pace. Devono vedere Oh signor direttore siamo davvero desolati
come la pace è fatta dentro. Così la aprono, la smon­ la prego di scusarci siamo stati sbadati
tano, cercano di capirla, fanno un gran baccano e siamo amanti delle piante, col pollice verde
quando poi cercano di rimontarla si ritrovano per le eravamo curiosi. Sa com’è, ci si perde
mani una cosa assai diversa.
Detto fatto, si immersero. Le piante erano finte, di pla­ «Ci scusi, signor direttore. La zia è un’esperta bioioga
stica, praticamente eterne. Servivano a colorare l’acqua agronoma dottoressa forestale giardiniera e fitoterapista.
di verde. Dopo alcifne immersioni, a circa metà lago, lo Quando vede una foglia sconosciuta muore dalla voglia
videro. Era ben coperto dalle piante ma non c’era dub­ di conoscerla. È più forte di lei, così ci siamo avventurati.
bio: era un sommergibile. Sembrava antico. Chissà che Ma non avremmo mai toccato nulla di nulla!»
mari aveva solcato, e che guerre combattuto. Perché era «Uscite immediatamente da qui e non vi venga in
lì? Guardarono dagli oblò verso l’interno, e su un tavolo mente di ritornarci mai più!»
videro un cappello da capitano. Giurarono e si finsero mortificati.
“Lo sapevo!" pensò Erasmo. “Dobbiamo assoluta- Il giorno dopo la zia tornò alla statua di pietra. La os­
mente entrare”. servava come un geologo di fronte al fossile d’un ani­
Risalirono e consultarono la memoria dei film di male sconosciuto.
guerra. Si gira il volante che apre la garitta. Si entra im­ Non ebbe dubbi. Non era pietra. Era un materiale che
mersi nell’acqua, e c’è uno scambio di chiuse che per­ la imitava. Era stato fuso nello stampo, o sulla persona
mette di entrare. Si deve fare la decompressione. All’in­ viva! Forse il capitano era caduto in un’operazione di

1 19
guerra tra sommergibili. Forse aveva scoperto qualcosa
che non avrebbe dovuto scoprire. Il cappello sul tavolo
era un segno assai enigmatico.
Dal taschino della giacca sporgeva una punta. Poteva
essere la penna usata dal capitano per scrivere il mes­
saggio nella bottiglia. Formulò un piano d’azione. Dove ci si intende di arte contemporanea
Quella notte, quando tutti dormivano, sarebbero tornati
alla statua. L’avrebbero picconata per staccare la falsa
pietra, pronti a tutto.
La cena fu doppiamente buona e generosa. Si voleva
calcare la differenza col club vacanze dell’isola a est. Ci vevano ripulito la bocca, quando l’uomo invisibile
fu una festa hawaiana, con musiche languide e collane
di fiori, anche se la maggior parte dei clienti non sapeva
A balzò fuori.
«Fermi là, che state facendo? Ancora voi?! Questa è
neppure dove fossero le Hawaii. Erasmo cantò la can­ la mia opera migliore! Ho sudato novantasette camicie
zone di suo padre e quando fu notte tutti andarono a per realizzarla e voi me la demolite?»
dormire. Già, il direttore. Un tipo eclettico, senza dubbio.
Prima dell’alba i Nostri erano sveglissimi. Strisciarono
al buio come talpe sonnambule tra le sdraio e i gom­ Oh, ma nient’affatto signor artista
moni rovesciati. Arrivarono al deposito degli attrezzi. stiamo solo rimuovendo le cacche degli uccelli
Trovarono alcune zappette, martelli e picconi. Riempi­ non vede il deposito? Rovina i tratti belli
rono una borsa e si recarono presso la statua. Scalpella­ una scultura così non l’avevo mai vista!
vano, cercando di non far rumore. Ma non erano soli. È magnifica, espressiva
complimenti, evviva!

Quindi il direttore era anche lo scultore. Una vampata


di narcisismo lo infiammò. Cominciò a gonfiarsi.
«Trova che sia davvero incantevole?»

120 121
Incantevole? Lascia senza parole poletane e panettone farcito e torroni e caramelle mou,
acceca più del sole! tutto in una volta?
La passione era stata esibita un po’ troppo.
La zia descriveva il prodigio della tecnica usata per rea­ Qualcuno si era svegliato e si stava avvicinando.
lizzare quell’opera di grandissimo valore simbolico, con Il direttore lì a terra sembrava morto, loro due avevano
rime astute e fervore. in mano oggetti contundenti, era buio...
Il direttore ascoltava la spiegazione con la massima Che cosa avrebbero potuto inventare ancora?
concentrazione. Che avreste fatto voi?
Lei sperava di farlo cadere in trappola, ma lui era esta­ Scapparono in acqua, ancora una volta.
siato dai complimenti. Nel tempo che gli isolani impiegarono a svegliarsi del
Erasmo aggiungeva “e i piedi?”, e la zia attaccava una tutto, organizzarsi per prendere le barche e portarle in
conferenza sulla potenza artistica di quei piedi, e poi di­ acqua, cercare i remi nel capannone degli attrezzi e ac­
ceva “per non parlare del naso”, e giù la zia a elencare i cendere le lampade, Erasmo e la zia erano belli che lon­
pregi divini di quel naso senza confronti nel repertorio tani.
plastico di tutti i tempi, e a quel punto i due attori ave­ “Addio, papà impietrito" pensò Erasmo.
vano raggiunto un equilibrio perfetto e si spalleggiavano Anche questa volta si erano salvati, ma senza fare un
senza tregua. Andarono avanti per quindici minuti, e passo avanti.
quello voleva dire la sua, ma loro non gli lasciavano nes­ Erano esausti.
suno spazio, e quello ci riprovava e loro aumentavano la
velocità delle congratulazioni lanciando esclamazioni di
giubilo, triplicando i rallegramenti, scoppiando in slanci
di ammirazione, strappandosi i capelli per l’entusiasmo,
cucendo lodi lusinghiere, declamando felicitazioni piene
di salamelecchi, fin quando il direttore cadde svenuto.
Forse era un tipo losco, ma quei due lo avevano rim­
bambito, e quando è troppo è troppo.
Avete presente riempirsi la pancia di cioccolato squi­
sito, e cannoli, e bignè e baci di dama e sfogliatelle na-

122 123
Non fa più tanto caldo. L’acqua di notte è gelata.
Senza contare che a settembre inizia la scuola e se Era­
smo non si presenta lo cercheranno, e la zia passerà guai
seri. C’è poco da scegliere. La zia decide di affrontare la
realtà.
Dove si fa un magro bilancio
Caro nipote, ci abbiamo provato
mi spiace davvero, ma abbiamo fallito
dobbiamo tornare, il tempo è scaduto

n isolotto a qualche centinaio di metri a est c’era La zia ha fatto una strana strofa a tre versi. Si vede che è
U davvero. Erasmo e la zia si fermarono per riposare.
Erano entrambi depressi. Se la pietra ricopriva davvero
proprio giù. Erasmo non prova neppure a replicare. Che
cosa avrebbe potuto dire?
il capitano, non c’era comunque nessuna speranza di La zia l’aveva seguito in tutte le avventure, l’aveva in­
trovarlo vivo. Possibile che non fossero riusciti a combi­ coraggiato e tirato fuori dai guai quando lui stava per
nare niente di buono? cedere, ma l’impresa era troppo più grande di loro.
D’accordo, se l’érano cavata fin là, ma avevano im­ Il mare era stato generoso. Anche nei momenti peg­
piegato un sacco di energie solo per salvarsi la pellaccia, giori gli aveva gettato un’ancora di salvezza.
e, a dirla fino in fondo, si trovavano nella stessa condi­ Erano stati tenaci e ingegnosi, ma non bisogna esage­
zione di quando erano partiti, molti giorni prima. No. rare. Ci sono forze più grandi, e grandi misteri, e alcuni
Non nella stessa condizione. Erano più stanchi, più non si possono risolvere.
magri e più insicuri. Era l’ultima notte di viaggio per acqua.
Più forti? Già, ma con le mani vuote. L’indomani avrebbero cercato di tornare coi piedi per
E non mi venite a raccontare quella storia che è più terra.
importante viaggiare per il gusto di viaggiare, piuttosto
che arrivare a destinazione. Forse per chi ha del tempo
da perdere e non ha un padre da trovare. E poi tra qual­
che giorno sarà settembre.

» 24 1 25
prenotato e non avevano bagagli, destarono sospetti. Fu
chiamato il direttore. Erasmo raccontò le stesse panzane
che aveva detto il giorno prima. Stavolta però parlava
male del club Mare d’Argento. Aggiunse che erano stati
derubati, raccontando una storia strappalacrime. Fu of­
Dove gli scherzi si avverano ferta la cena.
I parenti divennero i beniamini del club. Tutti gli fa­
cevano domande ed Erasmo e la zia raccontavano un
sacco di bugie.
Le pietanze erano ottime, ma qualcosa mancava. Lara
erò, per tornare bisogna almeno sapere dove si è. I non c’era. Erasmo, per la prima volta, si sente povero.
P due nuotatori non se lo sono mai chiesto. Come ri­
spondersi? “Siamo in alto mare. In un posto lontano da
Aveva incontrato un’amica speciale, in un posto spe­
ciale, in una situazione specialmente folle. È invaso dalla
terra. Siamo a destra dell’arca, di fronte al Club Vacanze, nostalgia. Ora gli mancano due persone. È dolore.
nella pancia del pescecane”. Coordinate poco utili se Marianna, Andrea, Jacopo e Giovanni saranno nelle
vuoi tracciare una relazione col mondo esterno, quello loro stanze, con i loro amici, i motorini, la torta della
dei non natanti. nonna. Avranno tempestato Facebook con i loro rac­
Erano partiti senza una cartina. Una cartina del mare? conti. Peccato non avere fotografie del pescecane. Ma le
Be’, esistono. Sì, ma per quelli che nuotano? La cartina foto a volte tolgono spazio all’immaginazione. Non lo
si sarebbe bagnata subito. pensate anche voi?
Il sole gli ha indicato i punti cardinali, la luna i movi­ Gli destinarono due bungalow. La fine dell’estate si
menti dell’acqua, anche se da dentro si avvertono meno. faceva sentire. Molti turisti ripartivano, il caldo era
Camminavano sull’isolotto cercando qualche frutto meno afoso e l’aria più chiara e leggera, come facesse
da mangiare prima del lungo viaggio. Arrivarono su una una dieta per il cambio di stagione.
stradina erbosa con un grande cartello: "Benvenuti al
Club II Mare d’Oro”. Andiamo a dormire nipote ammaliato
«Cosa? Ma io scherzavo!» esclamò Erasmo. domani mattina sarai più temprato
Si presentarono alla reception. Poiché non avevano saremmo dovuti partire anche noi

126 \27
con Lara egli amici, col senno di poi
è l'ultima ricerca del papà capitano
l'estate è finita, parola di Giano

La zia voleva consolare Erasmo per la perdita degli amici


appena trovati, aveva capito che era scattata una scin­ Dove si trovano relitti
tilla importante. Scomodava Giano, il dio greco che ha
due volti. Uno guarda indietro, l’altro nel futuro. La zia
non aveva voluto dire che era il viaggio, a essere finito.
Ma Erasmo lo sa. Giano accompagnerà Erasmo e la zia
verso un passaggio finale. Lasciamoli dormire. a mattina nuova era una giornata calda. Il cielo pu­
Buonanotte. L litissimo, l’acqua del mare piatta come una tavola. Il
sole scintillava e invitava al bagno. Erasmo e la zia fanno
colazione sotto il grande gazebo di finte palme d’oro.
«Ti ho detto basta. Ci sei già andato. Dobbiamo par­
tire».
«Ma io ci voglio andare ancora, è troppo bello».
«Ma cosa c’è di bello in un relitto! Una carcassa! Con
tutte le navi fiammanti che ti portiamo a visitare!»
«Mamma, io ci vado! L’ultima volta, ok? L’ultima,
però ci vado».
«Ok, l’ultima e non ne parliamo più. Però nel pome­
riggio. Adesso ti fai la valigia e ordini la stanza. Domat­
tina partiamo».
«Affare fatto».
Relitto? Carcassa? Erasmo sente questo dialogo da un
tavolo lontano, ha ruotato le orecchie per sentire meglio.
Si alza pronto e va a chiedere al ragazzo.

128 1 29
«Vai al relitto?» «L’ho trovata!»
«Certo. Ci sono andato tre volte».
«Dove si trova?» Di cosa parli nipote esaltato
«Devi prendere una barca e remare per un po’. Non è perche' fiammeggi? Che cosa hai trovato?
lontano. Lì l’acqua non è profonda. C’è molta sabbia. Ci
sono alcune parti della nave che escono fuori dall’acqua. «Ho trovato la nave. È arenata a pochi metri da qui. Pre­
È forte!» pariamoci all’immersione».
«Forte! Come si chiama la nave?»
«Non lo so. Sembra un veliero antico. Forse è stata as­ Adesso stai buono, respira e digerisci
salita dai pirati, o c’è stato un ammutinamento. Ci vado tra un'ora saremo sinuosi tra i pesci
di pomeriggio, vuoi venire?»
«No, grazie, oggi pomeriggio devo partire. Ciao». Erasmo andò a cercare una barca, ma tutte le barche
Erasmo non sviene, torna dalla zia. È la nave di suo erano state prenotate. A nuoto era un po’ lontano.
padre, la Capitan Fracassa! Sulla spiaggia dormivano alcuni pedalò. Sembravano
Il papà di Erasmo aveva guidato tante navi, e ultima­ abbandonati. Non andavano veloci e non facevano ru­
mente comandava un antico veliero. Ovvero un finto more, tutta roba che non piace ai villeggianti dei club.
antico, in quanto 1 3 nave è modernissima, ma ricalca la Erano liberi, evviva!
forma di una caravella. Non è una nave turistica. Era La zia fece salti di gioia. Era felicissima di poter peda­
stata costruita per girare un film di guerre tra pirati. La lare in acqua. Era anche una gran ciclista, ricordate i
nave era in salute e doveva restarlo, per i film successivi. muscoli delle gambe e il costume a pantaloncino? Bici
Era necessario navigarla, o sarebbe perita nell’incuria. e acqua, cosa c’è di più festoso?
Veniva data a nolo solo a capitani esperti, con l’uso Pedalavano da quasi un’ora quando videro emergere
esclusivo di trasporto commerciale. Erasmo conosceva dall’acqua come un balcone con ringhiera, tutto storto:
bene la Capitan Fracassa, suo padre lo portava spesso a il castello di prua. Si immersero.
bordo, quando stava per partire. Ancora non l’aveva por­ La nave era incagliata in una barriera corallina, poco
tato in viaggio con sé, ma il tempo della promessa stava profonda. Trovarono un giardino abitato, a forma di
scadendo e presto l’avrebbe fatto. nave. Masse di plancton salivano dal basso. Cernie, mu­
Se non fosse scomparso. rene e pesci balestra entravano e uscivano dalla carena

1 30
131
sfondata. Il nome della nave era intagliato sul lato af­ Maleducato e grassone
fondato, non si poteva leggere. bruttissimo spaccone
Era diffìcile ricomporre la sagoma. Alghe e madrepore vieni fuori a dondolarti
avevano completamente rivestito ogni centimetro di ora posso stritolarti
materia. Migliaia di sardine d'argento tappezzavano il
ponte, che era squarciato. Erasmo osserva il timone. A toccarlo ci si taglia le dita.
Dei tre alberi, due erano spezzati. Sull’unico intero si La nave sembra essere affondata secoli fa. In poche set­
stendeva la sua vela, che planava sul cassero, avvolgen­ timane non si sarebbe trasfigurata a tal punto.
dolo come una coperta autunnale. Sotto il cassero, la Torna a galla a respirare. Giù daccapo, verso il castello
barra del timone era ancora intatta. Completamente ri­ di prua, per metà emerso. Lo perlustra, seguito da un
coperta da piccole valve, tra i suoi raggi danzavano spu­ capitone curioso. Ma c’era qualcosa nel timone che gli
gne e pesci sapone. aveva detto “Guardami guardami”.
Erasmo e la zia avevano previsto una decina di immer­ Erasmo torna davanti al timone. Sarà che suo padre è
sioni. La loro energia non era illimitata, e col mare non capitano, sarà che lui è il capitano di questa avventura,
si scherza. Non per niente aveva catturato e distrutto il timone decide la rotta, ed Erasmo decide di soffer­
una nave viva. marsi. Afferra una spugna di mare, gratta le incrosta­
Erasmo si avvicinò al cannone. Lo studiava concen­ zioni dei molluschi. Vede una piccola teca. Dentro la
trato, quando a un tratto gli spararono sul naso un teca, una foto. Sarebbe pronto a giurarlo. È lui stesso.
gruppo di pesci pagliaccio. Era la loro casa, e lui la stava Erasmo da bambino!
oltraggiando. Suo padre si porta appresso le foto del figlio e, nulla
La zia cercava indizi di capitano e si avventurò dentro di più evidente, l’ha fatto anche stavolta.
la stiva. Era sfondata. L’ha trovato! O meglio, ha trovato la Capitan Fracassa.
Cera l’ancora arrotolata, e molte casse di legno, vuote. Vuota, però. E anche scassata. Ma almeno suo padre è
Vuote? Un pesce luna ci stava dormendo dentro. Lungo passato di lì. Sarà ancora vivo, senza dubbio! Bisogna af­
tre metri e alto più di due, il mostro si avventò sullo stra­ frettarsi.
niero, approfittando della bioluminescenza che lo ac­ Mentre Erasmo va in cerca della zia viene circondato
cendeva dall’interno per stordirlo e dirgliene quattro. Un da un esercito di pesci vipera. Indossano un frac squa­
razzo a forma di zia si catapultò fuori dall’acqua. mato e tengono la bocca aperta perché sono esibizionisti.

‘33
In bocca hanno riflettori da stadio, forse per intontire
la preda.
Erasmo è terrorizzato. Non ci sono vie d’uscita contro
le sciabolate delle vipere marine. Resta immobile, cer­
cando di confonderli. I malintenzionati gli girano in­
torno, con lo sguardo sadico. Quanto può resistere Dove la zia la sa lunga
Erasmo senza respirare?
Che avreste fatto voi?

a zia era lontana, ma vide che Erasmo rischiava di fi­


L nire addentato dai viscidi affamati.
Be’, viscidi per loro non è un’offesa. Sono sempre in
acqua, non possono certo essere asciutti. Caricò il can­
none con alcune palle disposte lì accanto e sparò.
Come sia possibile che un ex cannone, morto e sepolto
dagli organismi viventi che lo hanno completamente in­
globato, possa sparare, io non so dirvelo. La zia non ebbe
dubbi, perché dovremmo averli noi?
La detonazione fu potentissima. Aveva mirato bene, e
i mostri serpentini furono spaccati in mille pezzi e ri­
succhiati dalle grosse onde create dallo sparo.
Erasmo nuotava rapido verso il pedalò, su cui trovò la
zia già seduta. Come faccia questa signora a essere più
veloce di un ragazzo che in quanto a sprint sta un passo
davanti a tutti, non so dirvi neppure questo.
Sull’isola avevano sentito la guerra che si era scatenata
in acqua, ed erano accorsi.

135
I parenti pedalavano lontano dal relitto, e si compor­ lasse. Fecero un giro per prendere confidenza, poi toccò
tavano da babbei. a Erasmo stare al volante.
«Spari? Scoppio? Quando? Dove?» Sono in mare aperto, non ci sono persone vicine, per
qualche minuto non stanno cercando nessuno. Sono
Cantavamo a squarciagola, pedalando felici, zia e nipote dentro l’Acqua, sono creature ormai
e non abbiamo notato il commando salate, la pelle nera, luccicante, la gioia di avere l’im­
che guerra si è svolta e chi ha perso? mensità davanti, sopra, sotto, di lato e dentro. Si sentono
Abbasso le liti, viva la pace nell'universo scintillanti come il mare che li sta facendo giocare, fi­
nalmente.
Tornando sulla spiaggia, Erasmo raccontò alla zia che Vorremmo lasciarli divertire, non ricordargli che c’è
aveva visto una teca incassata nel timone, con dentro un indizio di papà qualche metro sotto l’acqua. Ma non
una sua foto. Non poteva giurarlo, la teca era graffiata possiamo. Mi dispiace.
e marcita. Ma se fosse stato vero?
Decisero di andare a pranzare, riposare per bene e tor­
nare sul luogo del delitto, pardon, relitto.
Nel pomeriggio, però, i pedalò non erano disponibili.
Li avrebbero lavati è conservati nelle rimesse, per la sta­
gione successiva.
«È libera solo una moto d’acqua, se siete capaci di gui­
darla» rispose il ragazzo della reception.
Non so dirvi chi fosse più felice dei due. Non erano
mai stati su una moto d’acqua!
Da quando sono usciti dalla pancia del pescecane le
cose sono diventate più comode. Addirittura sembra che
siano in vacanza. Sarà che il pescecane gli ha portato
fortuna. Non lo credete anche voi?
La zia guidava, Erasmo dietro. Col casco di protezione,
a tutta birra, la zia sfrecciava sulla schiuma come se vo­

136
'57
«Sì, il tempo è magnifico» rispose Erasmo, che capiva
di dover stare al gioco.
Ma quale gioco?
«Sono venuto ad avvisarvi che sta arrivando un tem­
porale e mi sono preoccupato».
Dove si mente
Oh che persona nobile e premurosa
non lasciarci marcire tra le alghe gelatinose

Furono costretti a tornare, nonostante ci fossero trentotto


rrivarono al relitto e si immersero. Il tempo di abi­ gradi, sole pieno, acqua calmissima e nessun preavviso di
A tuarsi a tutto quel viavai di creature dell’abisso. Era­
smo portò la zia davanti alla teca. La teca era scomparsa.
maltempo.
Che avreste fatto voi?
Al suo posto, un cerchio vuoto. Bisognava aspettare il buio. Cercarono delle torce, ma
Erasmo si indispettì. Come dimostrare alla zia che non non le trovarono. Era troppo importante vederci chiaro,
aveva avuto le visioni? Entrarono nella cabina di co­ almeno di notte. Così si avvicinarono a una coppia di
mando. Cera intagliata una data: “Lisbona, 1520". In un ragazzi in partenza, dal cui zaino sporgeva una torcia.
angolo videro un astrolabio devastato dalla ruggine. Ogni Non gli sarebbe più servita, mettiamola così.
tanto risalivano a respirare e poi daccapo giù. Uno degli La zia li confuse chiedendogli dove vivevano, oh che
alberi spezzati aveva la sua scala di corde, e sembrava pra­ bellissima città, e che lavoro facevano, ah magnifico,
ticabile. Decisero di arrampicarsi. Il piede sul terzo piolo l’impiegato in un ufficio e la parrucchiera, non ci sono
fece tac. Si voltarono. Si era aperta una piccola porta. Una lavori più interessanti di questi, e quale sport praticate,
porta segreta? uh! la bicicletta, che meraviglia, e tutto con rime me­
Salirono a respirare, pronti a ridiscendere. Fuori dall’ac­ lense, mentre Erasmo aveva fatto quel che non si do­
qua presero uno spavento. Li aspettava il direttore del vrebbe normalmente fare.
club, sul suo motoscafo. Come era arrivato, senza farsi Ma immergersi di notte è da matti. Senza muta, senza
sentire? attrezzatura, e per di più il relitto era lontano. I pedalò
«Bel pomeriggio, vero?» disse il direttore. erano spariti. Sulla spiaggia era arenata una barchetta a

138 159
remi. Avrebbero usato quella. Cenarono prestissimo e Erasmo e la zia bisbigliano il loro sconcerto. Ma in
andarono a dormire. mare i suoni si amplificano. Il direttore li sente e gli
La zia non aveva molto creduto alla storia della teca. punta contro dei riflettori accecanti. Sono stati scoperti 1
Ma la botola segreta l’aveva vista con i suoi occhi, anche «Ehi voi, cosa volete qui, a quest’ora?»
se erano occhi laterali.
Puntarono la sveglia, e in piena notte si avviarono Ci siamo infatuati del veliero, direttore
verso il diving club. ci piace così tanto, è proprio un grande amore
Era chiuso, ma la signora aprì il lucchetto più veloce­
mente di Arsenio Lupin. Si ricoprirono di gel, indossa­ «Lo trovate bello?» disse il direttore emozionato.
rono le mute, pinne in mano, torcia, e presero la «Bellissimo, un pezzo esclusivo. Noi siamo intenditori.
telecamera subacquea. Uscirono richiudendo col luc­ Non abbiamo voluto dirlo per non darci delle arie. Il
chetto. padre del padre di mio nonno era già un intenditore. Da
Nel buio si muovevano come un doppio Diabolik. grande insegnerò all’università l’Arte del Veliero Som­
Spinsero la barchetta in acqua e ci salirono sopra. Re­ merso» disse Erasmo sicuro.
marono a turno e, arrivati al veliero sommerso, videro «Ma allora avete capito?» disse il direttore sbalordito.
una luce. Spensero la propria. Si fermarono e furono tut-
t’orecchi. Ma certo, è ovvio, abbiamo compreso
“La teca pulital L’avevo rivestita di valve di vongola, non abbia timore, può togliersi il peso
alghe e vernice indelebile, tutto ben assemblato. Quel
moccioso e la matusa ci girano intorno. Tipi inaffidabili. Avevano capito soltanto che dovevano prendere tempo
Se mi scoprono sono finito. Ho nascosto tutto così bene, e fingere. Fingere di aver capito può dare un grande van­
non mi farò fregare. Devo ricostruire la teca. E la porta taggio. L’altro si apre e ti dice proprio quello che ti serve
degli attrezzi? Sono arrivato in tempo. Quelli domattina sapere. Tu fai la faccia comprensiva e guadagni terreno.
li spedisco a casa col primo aereo. Non voglio ricercatori. «Vi siete accorti della perfezione?»
Se li trovo ancora nei paraggi gli farò fare la fine del ca­
pitano". Non abbiamo mai visto nulla di così ben fatto
È il direttore del club. Sta parlando da solo? Tipico dei siamo invidiosi e curiosi più di un gatto
fissati.

140 141
«L'ho progettato per anni, e quando è stato pronto l’ho «Non mi fido di voi e giammai ve lo dirò» disse asciutto
calato in acqua. È l’orgoglio del mio club. Tutti vengono il direttore.
a vederlo. C’è stata la Rai, televisioni locali, esperti da «Noi saremo più muti dei pesci. La chiamerò a tenere
tante parti del mondo, e nessuno ha mai scoperto la ve­ una master class sulla Caravella di Lisbona» replicò
rità». astuto Erasmo.
I due si prodigarono in complimenti sul veliero, pro­
Ma lei è un genio insuperabileI prio come avevano fatto al Mare d’Argento. Il direttore
Un gioiello simile, è quasi impossibile! volle dar segno di tregua. Invitò i due ad avvicinarsi al
motoscafo, così per conversare meglio. La zia riprese a
«Con tutta l’esperienza appresa nella mia famiglia di in­ remare, le barche si toccarono. A quel punto, rapidis­
tenditori, non ho mai visto nulla di così stupefacente. simo, l’uomo si sporse e agganciò la barca a remi alla
Io non credo sia possibile, lei forse ci canzona» disse Era­ propria con un grosso uncino d’acciaio.
smo, provocandolo sul suo terreno. «Non vi credo!» urlò furioso. «Nessuno sa chi siete e
«Niente affatto, è tutta opera mia. Sono un grande ar­ come siete arrivati fin qui. Adesso siete nelle mie mani.
tista, un fenomeno». Vi porterò al largo e vi annegherò!»
«Siamo pieni di invidia. Il suo veliero dovrebbe entrare Cosa avreste fatto voi?
nel patrimonio dell’wNESCo. Lei è davvero un grandis­
simo artista, un avanguardista che guarda al passato. Un
benefattore dell’umanità!» proclamò Erasmo, in piena
recitazione.
Quello si gonfiava come un pavone. Ma presto si
sgonfiò. *
«Voi siete una minaccia! Come quello stupido capi­
tano, qualche settimana fa».

Un capitano di recente? Cosa voleva fare?


Ci racconti. Chi era? Voglia approfondire

142 H3
E via al massimo! La zia pilotava, Erasmo si godeva la
scena. La barchetta sbatteva sull’acqua, facendo un
sacco di schiuma. Il direttore non si vedeva. La velocità
era troppa, era costretto a stare disteso. Forse era anche
svenuto.
Dove è meglio avere braccia muscolose Possibile mai che due club vacanze col nome simile
avessero anche due direttori disturbati? Erano simme­
trici. Uno, specchio dell’altro. Ma Erasmo scherzava!
Ragazzi, attenzione a scherzare con i nomi.
Non ci provare, perfido usurpatore I nomi sono importanti. Hanno una propria vita, una
ti abbiamo filmato, è tutto registrato propria forza.
tutti sapranno chi sei e cosa fai E attenti anche alle coincidenze. Nascondono sotter­
andrai in galera, saranno guai ranei.
L’alba era spuntata da un pezzo. Dopo mezz’ora di
Mentre la zia elogiava con sperticate rime la genialità corsa, la zia rallentò. Erasmo staccò il gancio e le due
del direttore, Erasmo era riuscito ad accendere la teleca­ barche si separarono.
mera in un angolo, e filmare tutto. Adesso la brandiva I due rientrarono, lasciando al direttore qualche mi­
come fosse un mitra. gliaio di remate per tornare a terra. Approdarono lontani
«Prego, signor direttore, rilasci pure la sua dichiara­ dal villaggio. Legarono la barca a riva, si tolsero le mute
zione. Oltre ad avere ingannato polizia e migliaia di per­ e tornarono a piedi. Era ora di colazione.
sone, adesso vorrebbe anche macchiarsi di un delitto A tavola trovarono Alcide e Giovanna, una coppia con
personale? Prego, si esprima» faceva Erasmo con cipiglio cui erano diventati amici. Stavano partendo.
giornalistico. La coppia fu generosa, offrì loro il viaggio di ritorno.
L’uomo inferocito si gettò sul ragazzo dentro la barca Fu così che Erasmo e la zia fecero la doccia, misero ad
a remi, ma Erasmo lo schivò agganciando la telecamera asciugare al sole i costumi e indossarono vestiti che gli
a uno scalmo. Il malfattore si fiondò sull’arma del ri­ furono regalati. Fu una sensazione orribile. I vestiti strin­
catto e i Nostri saltarono come salmoni norvegesi dentro gevano e li rendevano goffi.
il motoscafo. «Che peccato non poter salutare il direttore. È sempre

14 4 145
mattiniero, ma stamattina non l’abbiamo visto» disse
Giovanna.
«Avrà fatto un giro all’alba. Sai che scorpacciate di
mare, col suo bel motoscafo» rispose Erasmo.
Un’auto del club li portò al piccolo aeroporto locale.
Presero un aereo che li portò a un aeroporto più grande. Dove uno non se lo aspetta
Dai finestrini guardavano il mare.
Si sentivano pesci fuor d’acqua.

on un po’ di spostamenti arrivarono a casa. Erano


C entrambi molto dissestati. Si aspettavano di trovare
la casella delle lettere traboccante, ma era vuota. L’erba
del giardinetto era stata tagliata, i fiori nutriti, il tavolino
con le sedie non era stato rubato. Era tutto in ordine. La
zia prese la chiave e la infilò nella toppa. La porta era
aperta.
Zia e nipote si guardarono negli occhi, zitti. Erasmo
entrò per primo. Dalla doccia proveniva una canzone:

e se non ti raccapezzi
dai un grattino alla cocuzza...

Evviva! Il capitano è tornato! Non poteva andare meglio


di così!
«Amore, siamo appena tornati! Come state? Cosa avete
fatto? Quante cose abbiamo da raccontarvi! Ci chiede­
vamo sempre cosa facevi da solo, a casa con la zia».

146 147
Ci chiedevamo? A casa? Questa storia sta per finire.
I padri dicono spesso cose incomprensibili. Non possiamo ammutolirci adesso.
Non capita anche a voi? Sapete che vi dico?
Erasmo è tornato a casa, suo padre è lì. Adesso gli rac­ Manterrò il segreto.
conterà la sua grande avventura in acqua, per ritrovarlo. La zia se Tè svignata in cucina. Complice coi fiocchi!
«Amorei Dammi un bacione! Siamo appena tornati. Sta preparando un piatto di spaghetti allo scoglio. Avrà
Come state? Avete fatto qualche nuotata in piscina?» nostalgia del mare.
In piscina?! Erasmo, vuoi dirmi chi è questa signora?
«Ovvio. È mia madre». A tavola, è pronto il pranzo!
«Ma, non era morta?» Raccontateci il vostro romanzo
«Non lo era». noi siamo stati tra i flutti del riposo
«Come sarebbe?! Ora mi dirai che tuo papà lavora in è stato un agosto piuttosto barboso
banca?»
«No, è davvero capitano, ed è sparito. È sparito per an­ «Raccontaci, Erasmo» dice il capitano, che capitano è
dare a fare un cammino spirituale con mamma. Centi­ davvero. Guardiamolo. Sì, è proprio lui. Occhioni verdi
naia di chilometri a piedi, senza telefoni, autarchia e e naso un poco sbilenco, come il figlio.
silenzio. Roba che si usa oggi. E mi hanno lasciato con I Nostri raccontano di essere andati spesso alla piscina
la zia. Lo capisci anche tu, siamo scappati in Acqua». comunale. Qualche volta andavano a trovare amici.
«Ma Erasmo, mi hai mentito». Dopo pranzo la mamma di Erasmo ripone gli abiti.
«Se non ti avessi un po’ mentito non mi avresti man­ Sul manichino, la divisa di papà, che deve restare sempre
dato per acqua, un mese intero. Troppo pericoloso, perfettamente stirata.
troppo assurdo, troppo qua e troppo là. Prendi le cose Un momento!
con filosofia. Sto benissimo, e ho imparato tante cose. Manca un bottone.
Mi sono molto divertito. Grazie, grazie tante. E per fa­ II bottone con le ancore in rilievo.
vore, mantieni il segreto» mi dice Erasmo, facendomi Quel bottone?!
un gran sorriso. Eh no, fermi tutti!
Sono senza parole. lo non c’entro nulla.
Però me le devo.far tornare. Io ho mantenuto il segreto!

148 J 49
Ragazzi, lo sapete che mantenere i segreti è una pro­
messa importantissima?
E che quelli, così ben mantenuti, creano nuove avven­
ture?
Che fareste voi?

Tanti saluti a tutti i sorpresi


siete rimasti coi fiati sospesi?
Speriamo che vi siate divertiti
avete sognato o siete inorriditi?
Seguiteci ancora, nell’avventura in Aria
vi aspetta una combriccola straordinarial

,
Carlo Boccadoro
La grande battaglia musicale
e altre avventure sonore

A Notina la musica è sempre nell’aria.


Esce dalle finestre della scuola, dove i bambini battono le mani sui
banchi e pestano i piedi per terra al segnale del maestro Gong; si alza
dai giardini pubblici, dove gli Urletti si trovano a cantare; riempie la
piazza ogni domenica con la banda del maestro Bacchettafrolla.

Gli abitanti di Notina hanno la musica in testa.


Clarone corre più veloce della pioggia, perché al momento giusto deve
essere là, con il suo cannoncino, a far partire l’arcobaleno. A casa, per
riposare, suona il clarinetto basso, intrecciando duetti con l’ottavino
di suo figlio Pirulì.
Il giudice Registro sembra serio e taciturno, ma la sera, in tribunale,
quando tutti sono andati via, riempie ciotoline di cibo per i suoi amici
gatti, tira fuori la chitarra e si lancia in un rock scatenato.
Viola sogna di suonare il contrabbasso, si fa le collane con le note e
progetta una casetta da concerto sull’albero insieme a Pirulì.

A Notina la musica mette tutti d’accordo.


Una notte, però, spuntano strani manifesti sui muri di tutte le case.
Il maestro Leon de Trombòn, con un’orchestra grandissima, vuol sfi­
dare la banda del maestro Bacchettafrolla!
Tutta Notina ne parla.
Il gran giorno della battaglia musicale Leon de Trombòn entra in piazza
con più di cento musicisti, come un generale alla testa del suo eser­
cito.
La grande sfida sta per cominciare, ma... dove sono finiti Bacchetta­
frolla e la sua banda?
Shhh! Dall’alto si sente un ronzio sempre più forte.
È la banda di Bacchettafrolla che scende dal cielo con tanti paracadute
e un’arma segreta.
Come finirà la grande battaglia musicale?

Avventure fatte di note, sogni e tutti gli strumenti dell’orchestra.


Cristiano Cavina
Pinna Morsicata

Era l’avventuroso Pinna Morsicata del Clan di Muso Lungo, saltava


sulle onde a perdifiato.
La cicatrice sulla pinna lo rendeva unico, speciale.
Adesso invece si lascia trasportare dalla corrente, lontano dal suo Clan,
senza rotta né compagnia.
Pinna Morsicata ha perso la gioia, e quando un delfino perde la gioia,
perde tutto.
Si è spezzato il cuore con le sue pinne e non vuole parlarne con
nessuno: pensa solo a scomparire in fondo al mare.
Che buio, laggiù.
Tutto quel mare che ti schiaccia, nemmeno una creatura intorno.
Poi, di colpo, una voce.
C’è un pesce giallo a forma di valigia.
“Ho un guasto alle code, continuo a colare a picco, potresti nasarmi
in su?"
Unire le rotte è necessario.
“Porto al sicuro questo pesce a spigoli e poi sparisco di nuovo con la
mia tristezza" pensa Pinna Morsicata.
Ma è difficile scomparire come si deve, quando ci si ritrova qualcuno
tra le pinne.
Spigolo conosce tutte le lingue del mondo d’acqua. Ha navigato in
molti mari. Anche lui ha perso qualcosa.
Nuotando pinna a pinna, si sorride, si litiga e si scambiano i segreti.
Si diventa molto di più che semplici compagni di rotta.
Insieme si nuota più veloci, più leggeri, e si può affrontare tutto: anche
il ghigno beffardo di uno squalo.
Questa edizione di
Le avventure di Erasmo
Elogio dell'Acqua
di Daniela Maddalena
i stata stampata
su carta che non contribuisce
alla distruzione delle foreste primarie
presso Arti Grafiche Bianca Se Volta di Truccazzano
il ventidue settembre duemilasedici

Ristampa
vii vi v IV ih li i o
Anno
2020 2019 2 01 8 2 01 7 2 01 6
Daniela Maddalena è musicista.
Docente di Educazione
dell’orecchio musicale in
conservatorio, ha collaborato con
vari teatri ed enti di produzione
artistico-musicale in Italia e
all’estero, come pianista
camerista, compositrice-
improwisatrice e insegnante.
Ha scritto La religione Gattolica
(Sperling & Kupfer 2016), con lo
scopo di convertire i non ancora
gattolici alla sapiente adorazione
del gatto. Con Antonio Grande
ha scritto 11 castello dei destini
incrociati, opera musicale per
ragazzi ispirata al testo di
Calvino (Edizioni Ricordi 1991,
vincitrice premio Z. Kodaly,
finalista Premio Calvino).
Si alza un braccio tra le onde del mare: al polso ha un braccialetto di
stelle marine.
Lo segue l’altro braccio, e una testa riccia, con due orecchie grandi per
sentirci meglio.
Si chiama Erasmo, questo ragazzino, e nuota alla ricerca del suo papà.
Un papà che c'è e non c’è, deve sempre navigare; del resto è un capi­
tano, cosa ci vogliamo fare.
Per le vacanze estive aveva promesso di tornare e invece è scomparso,
con tutta la sua nave e l’equipaggio.
Cos’avreste fatto voi?
Erasmo si è tuffato per andarlo a cercare.
Nuota con lui una zia, bislacca e curiosa.
Ha gli occhi distanti come un pesce, e parla solo in rima.
Silenzio, la sentite questa canzoncina?
La cantava sempre il papà di Erasmo sotto la doccia.
Qui, però, la canta un delfino: segno che il papà è passato di là.
E il bottone con le ancore in rilievo impigliato nell’amo di quel pesca­
tore?
Viene certamente dalla giacca del papà.
Un messaggio nella bottiglia dice “Non ascoltate. Aiuto. 11 capitano".
Vuol dire che Erasmo non deve farsi ingannare?
Quella tempesta è troppo perfetta per essere vera, e quella nave è
troppo simile all’Arca di Noè. Le sirene nascondono un dolore, e
un’amica preziosa, forse una futura fidanzata, è prigioniera nella pan­
cia del pescecane.
Occhi aperti, Erasmo, orecchie tese: l’Acqua è piena di trappole e me­
ravigliose occasioni.
Ci vuole coraggio, in questa avventura, per cavarsela sempre e conti­
nuare a nuotare.

Niente paura, non è finita: le avventure di Erasmo continuano nel­


l’Aria.

Illustrazioni di Laura Fanelli

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