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La Macchina Del Tempo
La Macchina Del Tempo
Rimpiangeva di non
aver mai avuto il coraggio di dare un calcio in quel posto a tutti
i problemi e di partire per chissà dove. Ma non ne aveva mai avuto
il coraggio. E così le sue tristi giornate gli passavano davanti
tutte uguali, senza possibilità di scelta: il video di un
computer, un acceleratore di positroni e fogli e fogli di calcoli
di cui, in fondo, non sapeva proprio che farsene. Finché un
giorno, studiando i risultati dell'ennesimo noiosissimo
esperimento scoprì una cosa davvero eccezionale: dopo lo scontro
tra due particelle opposte ad altissima velocità di queste non
c'era più traccia. Erano sparite senza lasciare dietro di loro la
consueta scia energetica che li contraddistingueva. Erano svanite
nel nulla. "Ma dove si saranno andate a cacciare quelle
stupidissime particelle?" pensava Tim. Come era possibile che
fossero scomparse? Una spiegazione c'era, Tim lo sapeva, ma di
certo non rientrava in quei casi comuni che poteva archiviare come
"conferma" o "smentita" dell'esperimento. Doveva indagare per
poter finire presto il suo lavoro e tornarsene a casa per vedere
in TV la partita di football. E doveva fare in fretta perché il
match iniziava alle 9 in punto e non voleva di certo fare tardi!
Così, nonostante non ci fosse abituato, concentrò tutte le sue
forze per risolvere quell'inconveniente e, spremendo il suo tutto
sommato discreto intelletto, giunse ad una conclusione sensata: i
calcoli dicevano che durante quello scontro si sarebbe potuto
formare un buco nello spazio-tempo in cui le particelle si
sarebbero perdute. E quello, pensò Tim, era proprio quello che era
successo. Poteva tornarsene a casa per vedere l'inizio della
partita in tempo. Giornata faticosa!
L'indomani Tim si precipitò al lavoro come non aveva mai fatto per
annunciare a tutti la sua grande scoperta. Ma, una volta
dichiarato ai suoi superiori cosa era successo il giorno
precedente in quell'acceleratore, fu preso per pazzo ed
incompetente, accuse ricorrenti nei suoi confronti, e non fu
degnato di null'altro che di un rimprovero. La sua rassegnazione
era giunta al culmine proprio nel momento in cui la sua rabbia
stava finalmente prendendo corpo. Dallo scontro violento tra
queste due forze che si erano fatte immense in lui nacque una
consapevolezza: non l'avrebbero fatta franca. Non questa volta.
Quello che aveva scoperto era vero, anche se nessuno l'avrebbe
creduto, e lui lo avrebbe dimostrato. Anzi, non l'avrebbe detto a
nessuno, avrebbe costruito una macchina in grado di proiettarlo
nello spazio-tempo e solamente allora avrebbe chiamato la stampa e
tutti i mass media per prendersi la sua doverosa rivincita nei
confronti di quei falliti miscredenti. E così fece.
La sera usciva sempre per ultimo dal laboratorio per poterci
ritornare indisturbato durante la notte e fare i suoi esperimento
in gran segreto. Nel giro di qualche mese fu in grado di stabilire
quali fossero i parametri per controllare il balzo nella nuova
dimensione. Impiegò un po' più di tempo per realizzare un
macchinario, simile all'acceleratore con cui lavorava ogni giorno,
in grado di proiettare un corpo solido in un'altra dimensione
spazio-temporale e di farlo tornare indietro a suo piacimento. Poi
venne finalmente il giorno in cui quella straordinaria macchina fu
in grado di ospitare al suo interno un uomo e Tim sacrificò sé
stesso per la scienza provandone il funzionamento. Tutto andò per
il meglio e Tim decise che il mondo poteva attendere ancora alcune
settimane prima di venire a conoscenza di quella incredibile
scoperta e decise di farsi proiettare per due settimane alle
Canarie. Non aveva denaro per permettersi di andarci in aereo e
così si fece un regalo: d'altronde se lo meritava!
Quando la macchina entrò in funzione Tim si sentì svuotare
l'anima, il cervello entrò in uno stato catatonico in cui poteva
percepire tutte le sensazioni che gli giungevano dall'esterno, ma
non era in grado di analizzarle. Tim sentiva tutto, ma non capiva
nulla. Poi il buio. Un silenzio assoluto seguito da un gran boato
ed un lampo improvviso. E fu allora che, per la prima volta nella
sua vita, Tim vide l'oceano.
Una debole luce sveglio Tim dal suo sonno profondo. Cercò dentro
di sé tracce del suo recente passato e poté così constatare che
ricordava benissimo tutto ciò che gli era appena successo. Non
aveva potuto controllare il suo corpo che si dirigeva verso il
bambino guidato dal suo cervello che prendeva iniziative senza
preoccuparsi della reazione di Tim. Ricordava di aver afferrato il
bimbo con forza e di averlo stretto forte a sé fino a ché non si
era messo a piangere. "La mamma non c'é? Ora nessuno ti può
aiutare, sapientone! Siamo solo io e te ed io sono incredibilmente
più forte. E più intelligente, non credi?" ricordava di aver
pensato in quel momento. Poi, come in un lampo di genio, si
diresse verso la strada statale che passava a pochi passi da lì e
gettò il bambino sotto un TIR che stava transitando in quel
momento a grande velocità. Dopodiché non ricordava più nulla, solo
una debole luce che lo aveva svegliato. Cosa era successo? E dove
si trovava ora?
"La scienza non ci dice come comportarci nel caso in cui potessimo
viaggiare indietro nel tempo. Sappiamo solo che in teoria si può
fare, ma che tutte le piccole modifiche provocate dal nostro
essere in un luogo in cui non dovremmo essere tendono a far
prendere al destino vie completamente diverse da quelle che ci
aspettiamo. Tornando indietro nel tempo a cambiare le cose
potremmo trovarci al nostro ritorno in un mondo completamente
diverso da quello da cui siamo partiti. Quindi ogni nostra azione
è potenzialmente, in questo caso, una bomba ad orologeria che
rivoluziona nel tempo l'evoluzione del mondo". Queste parole
riecheggiavano nella mente di Tim che ricordava di averle lette in
qualche romanzo di serie B nella sua tormentata infanzia.
Ragionandoci sopra Tim capì di aver commesso un grave errore:
aveva apportato una grossa modifica nel passato - la morte di un
bambino che non avrebbe dovuto morire - e ciò significava che il
futuro sarebbe cambiato. Cosa ne era stato della sua macchina del
tempo? Probabilmente nel nuovo futuro, ridisegnato dalla sua
azione, non ci sarebbe stata nessuna macchina del tempo ed è per
questo motivo che Tim era scomparso all'istante alla morte del
bambino. Ma questo significava che allora poteva anche non essere
nemmeno stato un impiegato in un laboratorio fisico. E questo
poteva anche dire che in questo nuovo mondo la vita di Tim sarebbe
stata diversa. Avrebbe potuto vivere a modo suo, viaggiare e non
fare nulla per tutta la vita. Forse aveva ottenuto anche di più di
quello che sperava!
Seppe dal suo vicino di cella che erano trascorsi oramai sei anni
dal suo arresto: Tim aveva ucciso un altro barbone per prendergli
il suo unico tozzo di pane. "La sopravvivenza è difficile in
questa giungla" ripeteva il suo vicino "è logico che abbia la
meglio il più forte. Anch'io sono dentro per lo stesso motivo, ma
non ho ancora capito cosa ho fatto di male: se non lo facevo io,
lo avrebbe fatto quel maledetto in un altra situazione. Un tozzo
di pane è la vita. Se ce l'hai, altrimenti...".
Tim aveva trascorso sei anni in quella gelida cella rischiarata
dalla debole luce che lo aveva risvegliato pochi minuti fa. In
fondo poteva anche dirsi fortunato perché non ricordava nulla di
tutto ciò: era come se non avesse mai trascorso nemmeno un minuto
in quel lurido posto. "Ce ne rimangono solo altri sei Tim MacHine.
Coraggio ti vedo un po' giù oggi. Vuoi un tozzo di pane?"