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CL Ni Ita Ord Claves
CL Ni Ita Ord Claves
IDIOMA: ITALIANO
COMPRENSIÓN DE LECTURA
SOLUCIONES
APELLIDOS: ___________________________________________________________________________
NOMBRE: ______________________________________________________________________________
DURACIÓN: 80 minutos
PUNTUACIÓN: / 10
1
Compito 1: Comprensione scritta (3 punti; 0.6 ogni item)
SPENTA LA SIGARETTA,
HO INIZIATO A SBRANARE CIOCCOLATO...
“Avevo incominciato a 18 anni per imitare una compagna, mentre preparavamo la
maturità, e in poco tempo ero arrivata a un pacchetto al giorno...
Avanti così per un ventennio. Poi, con la legge contro il fumo, ho smesso. Ma mi è
venuto il bisogno irrefrenabile di mangiare...”
TESTO A
Ho cominciato con lo stress della maturità. Frequentavo il liceo clásico e
studiavo con una mia cara amica, Fiorenza. Forse il fatto di vedere lei che, tra
una versione di Greco e una di latino, accendeva una sigaretta, mi ha fatto
venire quella voglia sottile e irresistibile. Così, a 18 anni, ho iniziato anch´io.
Prima non avevo mai provato. E sì che i miei genitori erano fumatori. Ma, a
pensarci bene, forse era normale che sia andata così: quando in famiglia
fumano, a un´adolescente viene meno voglia di provare, perché il gesto perde
il suo significato trasgressivo.
TESTO B
Sì, due o tre chili, com´è normale, li ho messi su. Non tanto perché mangiassi
chissà cosa, quanto perché ho iniziato a sentire un bisogno irrefrenabile della
cioccolata: da spalmare o in pezzi, per mesi e mesi non riuscivo a farne a
meno. Col tempo e qualche sacrificio, sono riuscita a controllarmi e a tornare
al mio peso forma. Sono felicísima di aver smesso di fumare, ora mi sento
meglio. Innanzitutto non soffro più di quelle terribili faringiti e di quegli
abbassamenti di voce che non mi davano tregua.
TESTO C
Se mi manca il fumo? Neanche un pó. Anzi, mi fa venire la nausea! E certe
volte mi domando come ho potuto rovinare con una sigaretta il sapore del
caffè la mattina appena sveglia...
Solo a tratti, dopo una diretta particolarmente lunga, per esempio, qualche tiro
lo farei, ma penso ad altro e la voglia mi passa subito.
Poi c´è Giulia che ci tiene tutti in riga. Adesso ha otto anni e, quando andiamo
a trovare mia madre, se la vede fumare le dice: “Ma nonna, forse non hai
letto: qui c´è scritto che il fumo uccide!”. E, appena giriamo lo sguardo, le
nasconde in posti impensabili tutti i pacchetti di sigarette.
2
TESTO D
Poi ho ripreso. Per non danneggiare la bambina, mi rintanavo sul balcone.
Pian piano, ho iniziato a ridimensionare il numero, a darmi degli obiettivi:
prima dieci al giorno, poi otto, poi cinque... Finché con la legge Sirchia, ho
detto basta. Non potendo fumare in redazione, sarei dovuta scendere ogni
volta in giardino: la sigaretta non era più un piacere, una pausa diventava una
fatica, uno stress. E ho smesso. Definitivamente, lo giuro.
TESTO E
Come quella volta: fino al pomeriggio il mio timbro era quasi perfetto, quando
all´improvviso ha iniziato a calare, e, mezz´ora prima di andare in onda per il
tg, non riuscivo quasi a spiccicare parola. Sono dovuta correre dal direttore e
spiegargli più o meno a gesti che non potevo parlare. Con lui che mi
guardava allibito perché avevamo finito una riunione poco prima.
TESTO F
Mamma e papà hanno cercato di dissuadermi, di spiegarmi che mi faceva
male, ma le loro parole non hanno avuto grande effetto... Ho iniziato a fumare
parecchio, un pacchetto al giorno, per ben vent´anni, fino a 38, quando sono
rimasta incinta. A quel punto, non mi è costato grande fatica dire addio alla
nicotina. In quel periodo avevo molte nausee e il fumo non faceva che
peggiorare la situazione. E poi c´era un bambino da proteggere... Per nove
mesi non ho aperto un pacchetto, non ho toccato una sigaretta, nemmeno un
tiro.
©OK. 2007
ORDINE 0 1 2 3 4 5
esempio
TESTO A F D B E C
3
Compito 2: Comprensione scritta (4 punti; 0.2 ogni item)
Completate le caselle bianche con le parole adeguate tra PUNTI
quelle che si trovano nel quadretto. Per ogni casella c´è una
sola parola giusta. Il numero 0 è un esempio.
4
“Inutile fare certe affermazioni: se fossero davvero imprudenti come dice il
prefetto, i casi di violenza sessuale in Italia sarebbero molti di più”, sostiene Stefania
Bartoccetti, presidente di Telefono Donna, l’associazione di volontariato che da
quattordici anni si occupa di donne in difficoltà. “E poi è troppo facile e pericoloso
generalizzare: l’infermiera stuprata alle 6 del mattino mentre andava a lavorare non
aveva certo intenzione di provocare e di sedurre nessuno e non era __(14)__
imprudente. Perché, __(15)__, bisogna __(16)__ le donne vittime di uomini che le
odiano __(17)__ oltraggiarle?” “E’ ovvio che il prefetto ha dato un consiglio pratico di
buon __(18)__”, ha commentato Eugenia Roccella, per molti anni leader del
Movimento per la liberazione della donna. “Ma è inutile dare la responsabilità alle
donne. Bisogna ricordarsi che qualsiasi sia l’__(19)__ femminile la violenza sessuale
non è mai colpa loro”.
“Tutte le donne, prudenti o imprudenti __(20)__, devono potere vivere senza il
timore di incontrare un uomo che non abbia rispetto di loro”, conclude Anna Bravo,
una delle più quotate studiose dell’evoluzione della figura femminile.
AL PUNTO DI DUNQUE RAFFICA
APPUNTAMENTI EPPURE REATO
ATTEGGIAMENTO ESTRANEI RINCASAVANO
AVESTE RIFIUTATO FATTE SALGONO
AVRESTE EVITATO INCONTRI SENSO
CACCIARVI INDIFESE STRANIERI
CHE SIANO NEPPURE SUBISCONO
COLPEVOLIZZARE PASSAGGIO VESPAIO
CUI PIÙ CHE ALTRO
© Dipiù. 2006
0 Più che altro
1 Raffica
2 Indifese
3 Avreste evitato
4 Vespaio
5 Fatte
6 Subiscono
7 Cui
8 Passaggio
9 Reato
10 Cacciarvi
11 Incontri
12 Estranei
13 Rincasavano
14 Neppure
15 Dunque
16 Colpevolizzare
17 Al punto di
18 Senso
19 Atteggiamento
20 Che siano
5
Compito 3: Comprensione scritta (3 punti; 0.6 ogni item )
Sette genitori inglesi su dieci non sanno fare i compiti dei loro figli che
frequentano le scuole medie. Lo hanno confessato, con un po’ di vergogna,
rispondendo a un sondaggio del Dipartimento governativo anglosassone per
L’Educazione, alla vigilia dell’inizio del nuovo anno scolastico.
“Quando i nostri ragazzi tornano a casa con un compito d’inglese o di
matematica non sappiamo come aiutarli” hanno ammesso mestamente. “Così
siamo costretti a rinunciare a dare loro una mano e a lasciare che se la cavino
da soli, con il rischio però che il giorno dopo prendano un brutto voto”.
Ma non è per ignoranza che le mamme e i papà britannici ammettono la
loro sconfitta, anche perchè molto spesso si tratta di genitori diplomati o
addirittura laureati, più o meno giovani e appartenenti persino a ceti sociali
elevati. “I programmi scolastici di questi anni risultano completamente diversi
da quelli dei nostri tempi, le terminologie usate sono del tutto differenti e noi
così non ci riconosciamo più con ciò che viene insegnato ai nostri figli. Quindi
non siamo in grado di aiutarli a risolvere problemi di matematica o gli esercizi
di grammatica” hanno spiegato rispondendo alle domande del sondaggio.
Dalle risposte fornite emerge che un genitore su cinque rimane sempre
sorpreso davanti alle difficoltà dei compiti assegnati ai figli e che nove su dieci
si mostrano dispiaciuti di tale incapacità di aiutarli perchè sono convinti che i
consigli di mamma e papà possano contribuire a ottenere risultati scolastici
migliori.
E in Italia cosa accade? I nostri genitori sono in grado di aiutare i figli nei
compiti oppure si trovano ad affrontare le medesime condizioni di quelli
inglesi? Da noi non sono state fatte statistiche specifiche su questo tema, ma
basta domandare a un insegnante o a un padre o a una madre per scoprirlo.
“Anche i genitori italiani non sanno fare i compiti, anzi non sanno nemmeno
da che parte cominciare”, rivela la scrittrice Paola Mastrocola, professoressa
di Lettere in un liceo scientifico di Torino, che ha trattato pure questo
argomento nel suo ironico saggio La scuola raccontata al mio cane, edito da
Guanda e diventato un vero best seller. “Il problema è che non soltanto sono
cambiati i programmi ma, il che è peggio, si è modificato completamente il
lessico, cioè il modo di denominare, per esempio, gli elementi base della
grammatica e della matematica, e questo fa nascere una grande confusione
nella testa dei genitori. Un esempio? Se un ragazzo torna a casa e chiede:
“Mamma, mi aiuti a trovare l’espansione dell’oggetto?”, è molto probabile che
sua madre non sappia che il figlio vuole cercare semplicemente il predicato
verbale o il complemento oggetto di una frase, che adesso a scuola si
chiamano così”.
6
E’ la terminologia, quindi, a essere cambiata e ormai consiste non solo di
parole ma anche di segni: il vecchio, caro riassunto ora si chiama analisi
narratologica, l’analisi logica si definisce analisi simbolica ed è fatta segnando
con quadretti e cerchietti i verbi, i soggetti e gli aggettivi di un testo, mentre la
matematica può essere del certo o del probabile, ovvero, traducendo,
riguardare affermazioni del tipo vero o falso oppure affermazioni di tipo
statistico.
Chi ha avuto la bella pensata di rendere la vita impossibile ai genitori
abituati a un linguaggio più facile e comprensivo? “Non dipende dal ministero
dell’Istruzione, il cui compito è soltanto quello d’indicare i programmi
scolastici” sostiene la professoressa Mastrocola. “E’ tutta colpa dei
pedagogisti e dei linguisti che, negli ultimi trent’anni, hanno ritenuto di dovere
svecchiare il linguaggio puntando su termini tecnici con l’idea di renderlo più
colto, senza accorgersi che così hanno fatto perdere la poesia e il senso della
bellezza a molte materie, l’italiano in particolare. E, da un po’ di tempo, pure i
libri di testo si sono adeguati alla nuova terminologia, gettando nello sconforto
i genitori che non sono più in grado di seguire i figli quando svolgono i compiti
a casa e vi rinunciano, anche per evitare di essere tacciati d’ignoranza dai
loro bambini”.
D’altra parte abbiamo chiesto al professor Paolo Crepet, psichiatra
esperto di problemi giovanili. “Aiutarli a fare i compiti li danneggia molto
perchè li rende insicuri”, afferma. “Fin dalle elementari, consiglio di abituare i
bambini a farli da soli e a prepararsi alle interrogazioni senza avere accanto
qualcuno con cui ripetere gli argomenti, magari un adulto che suggerisca pure
loro come risolvere gli esercizi o che cosa scrivere in un tema” Gli chiediamo
se si può fare un’eccezione nel caso che siano molto impegnativi: “Meglio
evitarlo. Lasciate che si arrangino da soli. Anzi, se il ragazzo è alle prese con
un compito difficile raccomando di lasciarlo andare a scuola correndo il rischio
di prendere un brutto voto. Quell’insufficienza lo aiuterà a crescere molto più
di un bell’otto strappato senza fatica grazie agli “aiutini” di mamma e papà,
ammesso che sappiano darglieli”.
© Dipiù. 2006
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0. L’idea principale del testo è
C
a. i nuovi termini dei libri scolastici
b. il cambiamento che hanno sofferto i programmi
c. la preoccupazione dei genitori riguardo i compiti dei figli
2. I libri di testo A
a. danno retta ai pedagogisti
b. seguono i dettati del ministero
c. sono più divertenti di quelli di una volta
3. I programmi scolastici
C
a. chiariscono meglio i concetti
b. parlano spesso del ruolo dei genitori
c. usano altri vocaboli
4. I genitori italiani
B
a. chiedono lezioni private per i figli
b. non riescono ad aiutare i figli
c. sono nella maggoir parte diplomati e laureati
5. I bambini