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Decentramento: si vuole fare un lavoro collettivo che impegni il pubblico nella preparazione dei testi e nella

realizzazione degli spettacoli. Si vuole superare l’idea di spettacolo come prodotto e concentrarsi sugli
aspetti legati al processo creativo. Scabia ha in mente una sorta di “teatro totale”. Dal ’69 iniziano gli
incontri con gli abitanti delle periferie. Si vuole suddividere i quartieri in laboratori, una sorta di
stationendrama. Ci sono dei cambiamenti dovuti alle esigenze dello Stabile di Torino. Si prende spunto dagli
scritti di Don Milani e dagli scioperi della Fiat e si vuole articolare un dibattito. Nel ’70 alla Vallette va in
scena un esperimento teatrale di 33 ore. C’è un grande entusiasmo, si mettono cartelli e pubblicità
particolari (es. una maschera di ferro). Poi Stabia fa un esperimento con degli studenti di una scuola media.
Inoltre, unica sarà l’aver condotto una rappresentazione nell’Ospedale Psichiatrico di Trieste diretto da
Basaglia.

2.3 Camion di Carlo Quartucci

Quartucci vuole fare un vero e proprio viaggio teatrale a bordo di un vecchio autocarro Lancia Esatau
riverniciato di bianco. Il camion è una sorta di scatola magica che fa da “veicolo mentale di comunicazione”,
in quanto camion si può intendere come camion in senso stretto, nascita, pagina bianca, carico e scarico di
materiali... Si tratta di un dispositivo, anti-rappresentativo, distante dalla mercificazione.

2.4 Spontaneismo e gruppi di base

Spontaneismo: strategia di decentramento svincolata da ogni legame con gli stabili. Si basa su una
completa autogestione economica. Si intende l’attore come colui che rinnega il ruolo affibbiatogli
dall’industria culturale e cerca di radicarsi in una determinata realtà, inserendoli in un’azione politica.
Vogliono coniugare territorio, cultura e politica. Nascono i gruppi di base. Prevale la politica sull’estetica. Il
teatro perde il suo statuto di ingranaggio nell’industria culturale. Lo scopo non è produrre spettacoli, ma
educare le coscienze.

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