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Uno zoo senza animali (Federico Roncoroni, Anche i gatti, nel loro piccolo, Como, 2002)

Il grande interesse che continua a suscitare la sfida per la conservazione della natura ha reso di nuovo
attuale il dibattito sulla validità o meno degli zoo, di quei luoghi in cui gli animali selvaggi vengono
costretti a vivere e magari riprodursi in gabbie e recinti più o meno angusti.
La nostra sensibilità ci induce ad affermare senz’altro che tenere negli zoo un animale è un atto immorale
e contro natura e gli zoo vanno aboliti.
Gli animali, tutti gli animali, sono nati per vivere liberi nei loro ambienti originari e hanno il diritto di
farlo. La selezione naturale, che salva sempre gli individui più forti, e la grande adattabilità che
caratterizza ogni specie hanno poi fatto sì che essi potessero affrontare, con buone possibilità di salvezza,
anche le situazioni più difficili, come la progressiva diminuzione dei loro habitat a causa delle insensate
attività dell’uomo.
D’altra parte, gli zoo, soprattutto quelli che sorgono al centro delle grandi città, sono dei veri e propri
lager: luoghi dove la stupidità degli uomini si ingegna a riprodurre ridicole parvenze di quelli che sono i
luoghi dove gli animali vivono allo stato selvaggio. Gli animali, inoltre, non sono esseri inferiori, figli di
un dio minore, ma esseri dotati di intelligenza e sensibilità: negli zoo soffrono della loro condizione di
non libertà, si incupiscono, si nevrotizzano e diventano solo un’ombra, malata, dolorante e infelice, di
quello che erano. Infine, non bisogna dimenticare che i giardini zoologici, anche quelli reputati più
“umani”, non sono altro purtroppo che luoghi di divertimento per gli uomini: luoghi forniti di bar,
pizzerie e gelaterie, cose tutte di cui gli animali non hanno ancora imparato ad apprezzare i vantaggi.
I sostenitori degli zoo, naturalmente, non la pensano così: per loro gli zoo sono luoghi non solo piacevoli
ma anche utili, che devono continuare a esistere e magari svilupparsi. Essi affermano infatti che gli zoo
rappresentano un efficace mezzo per riavvicinare l’uomo alla natura e rieducarlo al suo rispetto. Dicono
anche che i giardini zoologici sono utili perché in essi si provvedono a salvare molte specie in via di
estinzione: a loro giudizio, quello che conta è salvare una specie, anche a costo di allontanarla dal suo
ambiente di origine dove magari è perseguitata.
Ma queste sono falsità. Chiudendo gli animali negli zoo, infatti, non si riavvicina l’uomo alla natura e
tantomeno lo si rieduca al suo rispetto: per un bambino non c’è nulla di più diseducativo della vista di
animali selvaggi chiusi in gabbia, umiliati nella loro dignità e torturati da condizioni di vita che gli uomini
definirebbero “bestiali”. E non è neanche vero che i giardini zoologici hanno la funzione di salvare le
specie in via di estinzione. Per proteggere le specie a rischio sarebbe ben più utile e corretto lottare contro
l’inquinamento e la deforestazione, contro la caccia e la sperimentazione commerciale sulle pelli dei
grandi felini o sui corni dei rinoceronti.
Non c’è alcun dubbio: gli animali selvaggi sono nati per essere liberi, non per “vivere” negli zoo. Gli zoo
sono luoghi innaturali e, come dicevamo, immorali. Gli unici zoo che vorremmo vedere sono zoo senza
animali, dove sulle sbarre delle gabbie e dei recinti si leggessero cartelli con su scritto. “Dietro queste
sbarre, per tutto il corso del XX secolo sono stati tenuti prigionieri centinaia di leoni. L’ultimo è stato
liberato dieci anni fa ed è stato riportato in Africa dove, come tutti gli altri, era stato catturato senza aver
commesso nessuna colpa, e dove è morto, non sappiamo se felice ma certo libero. Se volete sapere tutto
sui leoni e sul loro habitat, venite a vedere i video e a consultare le pubblicazioni conservate nel nostro
Centro di Zoologia”.

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