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Attraversare lo Stato da mar.

Transiti di persone, navi, merci, idee


e altri contributi

Atti del 9° convegno internazionale


Venezia e il suo Stato da mar / Venice and its Stato da Mar
Venezia / Venice, 30 settembre - 2 ottobre 2021

a cura di Bruno Crevato-Selvaggi

ROMA
SOCIETÀ DALMATA DI STORIA PATRIA
2023
SOCIETÀ DALMATA DI STORIA PATRIA
fondata a Zara nel 1926

via Fratelli Reiss Romoli 19


00143 Roma
www.sddsp.it

Presidente: Rita Tolomeo

Stato da mar
Collana della Società Dalmata di Storia Patria
5

In copertina: particolare da La galea Contarini, Konrad Grünembergs Pilgerreise


ins Heilige Land 1486, immagine da ms. Gotha, chart. A,10v-11r.

volume pubblicato con il contributo della Regione del Veneto,


LR 15/1994
e del governo italiano, L 72/2001 e s.m.

La Musa Talìa Editrice


cp 45, 30126 Lido di Venezia, www.lamusatalia.it

© 2023 Società Dalmata di Storia Patria Roma, La Musa Talia editrice Venezia
ISBN 979-12-80384-065
Katerina Β. Korrè

UOMINI D’ARME, CAVALLI DA GUERRA. L’APPARATO


DELLA CAVALLERIA VENEZIANA MEDIEVALE
NEL QUADRO DELLA POLITICA MILITARE
DELLA SERENISSIMA
DIMENSIONI E RIFLESSIONI

Katerina B. Korrè, Università di Patrasso, katerinakorr@yahoo.gr

Title. Uomini d’ arme, cavalli da guerra. The Apparatus of Medieval Venetian Chi-
valry within the Military Policy of the Serenissima. Dimensions and thoughts
Τίτλος. Άνθρωποι των όπλων, πολεμικά άλογα. Το σώμα του μεσαιωνικού
βενετικού ιππικού στο πλαίσιο της στρατιωτικής πολιτικής της Γαληνοτάτης.
Διαστάσεις και προβληματισμοί

Parole chiave. Cavalli da guerra. Dalmazia. Morea. Impero ottomano. Condottieri.


Stratioti.
Keywords. War horses. Dalmatia. Morea. Ottoman Empire. Condottieri. Stratiotes.

Riassunto
Macchina da guerra per accellenza, i cavalli erano l’infrastruttura fondamentale del
corpo militare che la Serenissima doveva fornire, sia che si preparasse alla guerra
sia che mantenesse il suo potere deterrente. Fin dall’inizio, trovare un cavallo da
guerra si è rivelato un processo difficile. La presentazione esamina le componenti
significative del mercato dei cavalli da guerra, i loro percorsi di trasporto verso il
centro oppure verso i possedimenti veneziani di Levante, l’onere finanziario per
acquisirli e mantenerli e le modalità per affrontare i problemi sorti. Il corpus di
regolamenti, leggi e direttive veneziane volte a regolare le questioni fondamentali
riguardanti i cavalli da guerra di tutte le categorie, costituisce una preziosa base
di dati che ci fornisce informazioni non solo sullo stato dell’esercito ma anche
sulla politica economica di Venezia, l’ideologia e di per sé il funzionamento delle
istituzioni.
126 KATERINA B. KORRÈ

Abstract
Par excellence a war machine, horses were the basic infrastructure of the army
that the Serenissima had to provide, whether preparing for war or maintaining
its deterrent power. From the very beginning, finding a war horse proved to be
a difficult process. The presentation focuses at the key components of the war
horse market, their transport paths to the Venetian center or towards the Venetian
possessions in the Levant, the financial burden of acquiring and maintaining them,
and the arrangements made in order to address the problems that arose. The body
of the Venetian regulations, laws and directives aimed at regulating the basic
issues concerning war horses of all categories, constitutes a valuable database
that provides us with information not only on the state of the army but also on the
economic policy of Venice, the ideology and the very functioning of the institutions.

Περίληψη:
Κατεξοχήν πολεμική μηχανή, τα άλογα αποτελούσαν τη βασική υποδομή
του στρατιωτικού σώματος που η Γαληνότατη έπρεπε να εξασφαλίσει, είτε
προετοιμαζόταν για πόλεμο είτε για να διατηρήσει την αποτρεπτική της ισχύ. Η
αναζήτηση πολεμικού αλόγου αποδείχθηκε από νωρίς μια δύσκολη διαδικασία. Η
παρουσίαση αναζητά τις βασικές συνιστώσες της αγοράς πολεμικών αλόγων, τα
μονοπάτια μεταφοράς τους στο βενετικό κέντρο ή στις κτήσεις, τη δημοσιονομική
επιβάρυνση της απόκτησης αλλά και της διατήρησής τους και τις ρυθμίσεις
προκειμένου να αντιμετωπιστούν τα προβλήματα που ανέκυπταν. Το σώμα των
βενετικών ρυθμίσεων, νομοθετημάτων και οδηγιών που αποσκοπούσε στη ρύθμιση
των βασικών ζητημάτων σχετικά με τα άλογα του πολέμου όλων των κατηγοριών,
συνιστά μια πολύτιμη βάση τεκμηρίων που μας παρέχει πληροφορίες όχι μόνο
για την κατάσταση του στρατεύματος αλλά και για την οικονομική πολιτική της
Βενετίας, την ιδεολογία και αυτή καθαυτή τη λειτουργία των θεσμών.

Macchina bellica per eccellenza, i cavalli da guerra costituivano


l’infrastruttura fondamentale dei corpi militari che la Serenissima dove-
va assicurarsi, sia nei preparativi di una guerra che nei periodi di pace,
per mantenere la sua forza deterrente oppure offensiva. L’introduzione
delle armi da sparo individuali non era ancora diffusa in grande per-
centuale, tanto da soppiantare la cavalleria dai fronti bellici, cosa che
avvenne intorno alla metà del XVII secolo. Di conseguenza, Venezia
doveva assicurarsi cavalli da guerra di diversa sorte a lungo termine,
UOMINI D’ARME, CAVALLI DA GUERRA 127

oltre a dover provvedere a proprie spese al mantenimento della buona


salute dei cavalli dell’esercito, con l’alimentazione e l’equipaggiamen-
to, affinché fossero pronti a combattere.
I corpi di cavalleria di un esercito europeo medievale usavano ca-
valli diversi. Basata sulla struttura di lancia, cioè l’unità degli uomi-
ni d’arme, la cavalleria pesante constituiva il nucleo della cavalleria. I
comandanti degli uomini d’arme, cioè i condottieri, godevano dell’at-
tenzione dei signori e contrattavano le condotte d’impiego delle loro
truppe. Da costoro, oltre che da altri privati, c’era domanda costante di
cavalli grossi nei mercati europei 1.
Seguendo l’esempio delle altre entità statali d’Italia, Venezia ha uti-
lizzato ampiamente quei “appaltatori della guerra”. Fino alla fine del

1
Lo sviluppo e gli usi militari dei cavalli da guerra sono stati studiati intensamente
dagli storici. Dalla ricca bibliografia, citiamo, in modo indicativo, i manuali di Jean Flori,
Cavallieri e cavalleria del Medioevo, Torino, Einaudi, 1999 e di Franco cardini, Alle ra-
dici della cavalleria medievale, Firenze, La Nuova Italia, 1981. Inoltre, ralph h. c. davis,
The Medieval Warhorse: Origin, Development, and Redevelopment, London, Thames and
Hudson, 1989; robert-henri bautier - anne Marie bautier, Contribution à l’histoire du
cheval au moyen âge : L’élevage du cheval, Paris, Bibliothèque nationale, 1980; Matthew
bennett, The Medieval Warhorse Reconsidered, in Medieval Knighthood 5 [= Papers from
the Sixth Strawberry Hill Conference], a cura di Stephen Church e Ruth Harvey, Woodbrid-
ge, Boydell, 1995, pp. 19-40; Le cheval, animal de guerre et de loisir dans l’Antiquité et au
Moyen Âge: actes des journées d’étude internationales organisées par l’UMR 7044 (Stra-
sbourg, 6-7 novembre 2009), a cura di Stavros Lazaris - Cécile Morrisson, Étude des civi-
lisations de l’Antiquité, Turnhout, Brepols, 2012; andrew ayton, Knights and Warhorses:
Military Service and the English Aristocracy Under Edward III, Woodbridge, Boydell &
Brewer, 1999. In particolare per le fonti bizantine e latine, l’opera di ann hyland, The
Medieval Warhorse: From Byzantium to the Crusades, London, Grange Books, 1994; sulle
tecniche di allevamento e il commercio di cavalli nel medioevo rispetto a quelli degli arabi,
l’opera di charles Gladitz, Horse Breeding in the Medieval World, Dublino - Portland,
Four Courts Press, 1997; il volume collettivo Medieval Warfare 1000-1300, a cura di John
France, N. York, Routledge, 2016. Uno studio sistematico dell’intera gamma di prove arche-
ologiche per i cavalli da guerra da Inghilterra medievale, in carly aMeen, Gary p. baKer,
helene benKert et al., Interdisciplinary Approaches to the Medieval Warhorse, «Cheiron:
The International Journal of Equine and Equestrian History», 1 (issue 1) (2021), pp.100-119.
L’unico trattato sopravvissuto sull’equitazione medievale è pubblicato da JeFFrey l. For-
GenG, The Book of Horsemanship by Duarte I of Portugal, Woodbridge, Boydell & Brewer,
2016. Sul sincretismo cavalleresco, lo studio di Flori costituisce ancora un’introduzione si-
gnificatiba: Jean Flori, Croisade et chevalerie, XIe-XIIe siècles, Bruxelles, De Boeck, 1998
(Bibliothèque du Moyen Âge, 12) sopratutto il capitolo Chevalerie chrétienne et cavalerie
musulmane. Deux conceptions du combat chevaleresque vers 1100, pp. 389-405; ancora,
lo studio di Francesco barbarani, Dai cavalieri della steppa alla cavalleria medievale,
«Economia e Storia», 3 (2ª s.) (1982), pp. 388-408. Un’estesa bibliografia sull’argomento in
everett u. crosby, Medieval Warfare: A Bibliographical Guide, N. York, Garland, 2000,
pp. 81-83.
128 KATERINA B. KORRÈ

ΧIV secolo, arruolava in genere 500-700 uomini di cavalleria pesante,


con due cavalli ciascuno, da diversi condottieri italiani, la maggior parte
dei quali erano sudditi veneti 2. Tuttavia, cercando la stabilità che le ga-
rantisse un basso impatto fiscale avendo nel contempo una forza militare
sufficiente, cercò presto di costituire una forma di organizzazione alter-
nativa della cavalleria pesante: le lanze spezzate. Queste truppe, orga-
nizzate in compagnie e direttamente ingaggiate dallo Stato, costituivano
l’esercito quasi permanente veneziano dal XV secolo in poi, quando
Venezia aveva bisogno di combattenti nei fronti di terraferma. Si può
notare la rinascita della cavalleria pesante organizzata per compagnie
di condotta nella seconda metà del XV secolo ma anche lo sviluppo
della cavalleria leggera, al partire degli ultimissimi anni del secolo 3.
Nell’ultima unità di cavalleria si erano inseriti, dopo il 1480, gli stra-
tioti (stradioti) a cavallo e le compagnie di balestrieri a cavallo; queste
ultime, come guardie del corpo 4. In quell’epoca di sperimentazione,
com’è spesso definita, il valore della cavalleria leggera risultava sempre
più evidente e Venezia vi contribuì più di qualsiasi altro stato italiano.
Cominciando dalla Terraferma e Friuli, reclutὸ e trasportὸ cavalli armati
alla leggera sopratutto dalla Grecia (Morea) e poi dalla Dalmazia e dalla
Croazia, insediando al comando delle compagnie la nobiltà locale. Que-
ste unità usavano cavallini veloci e resistenti con caratteristiche partico-
lari provenienti dal Levante. In tempo di guerra, Venezia non mancherà
di adottare tutti i provvedimenti necessari per mantenere l’adeguatezza
di questi cavalli proibendo agli stradioti accampati a Pisa di venderli 5.
La ricerca di un cavallo da guerra di qualsiasi tipo si era dimostrata,
fin dall’inizio, un’impresa tutt’altro che facile: un problema questo che
non riguardava solo Venezia, ma tutto l’Occidente. È vero che l’annun-

2
antonio cosci, L’Italia durante le preponderanze straniere, Milano, F. Vallardi, 1875,
p. 101.
3
Michael e. Mallett, L’organizzazione militare di Venezia nel’400, Roma, Jouvence,
1989, pp. 90, 96-98; ideM, Signori e mercenary. La Guerra nell’Italia del Rinascimento,
Bologna, Il Mulino, 1983, pp. 117-119.
4
Marin sanudo, La spedizione di Carlo VIII in Italia, Venezia, Marco Visentini, 1873,
pp. 313-314; Marin sanudo il Giovane, Le vite dei dogi (1474-1494), vol. I, Padova, Ante-
nore, 1989, pp. 300-301, 306, 311-312, 314. Per l’origine e il funzionamento militare degli
stradioti vedi la tesi di dottorato inedita di Katerina b. Korrè, Stradioti, mercenaries of
Venice: military and social role (XV-XVI centuries), Dipartimento di Storia, Università dello
Ionio, Corfu 2018 [disponibile nel sito https://phdtheses.ekt.gr/eadd/handle/10442/42539].
5
venezia, Archivio di Stato [d’ora in poi ASVe], Senato Terra, reg. 12, cc. 142v-143r
(30 maggio 1496); M. Mallett, L’Organizzazione militare di Venezia nel’400, p. 98, n. 31.
UOMINI D’ARME, CAVALLI DA GUERRA 129

cio di una spedizione faceva lievitare i prezzi delle cavalcature alle fiere
di cavalli, specialmente in quei mercati che fornivano le città italiane di
bestie di grande valore provenienti dalla Spagna e dalla Puglia 6, tutta-
via la domanda per questi animali rimaneva costante anche in tempo di
pace. Dopotutto, il mantenimento di certi animali era un impegno dei
feudati; per esempio, nel 1222 Venezia aveva imposto a ogni cavaliere
cretese avente una militia integra di mantenere un cavallo d’arme del
valore d’almeno 75 lire veneziane, due cavalcature (di solito, ronzini) e
due scudieri e, a quelli che disponevano di una media militia, un cavallo
del valore d’almeno 50 lire veneziane più una cavalcatura per uno scu-
diero 7. Per una società profondamente conservatrice come quella vene-
ziana, tale obbligo non venne mai stato revocato, anche se fu aggiornato
all’inizio del XVI secolo 8.
Quindi, tra i diversi cavalli da guerra acquistati per l’uso dell’e-
sercito, i cavalli grossi – detti anche destrieri oppure cavalli da guerra
stricto sensu e più tardi, capi di lanza – veri e propri discendenti dei
muscolosi equi magni del Doomsday book, continuavano a godere di
grande prestigio nel tardo Medioevo veneziano perché erano di utilità
sostanziale nei campi di battaglia 9. I cavalli grossi erano molto costosi

6
Vi erano comissari ad equos in numerose città italiane come Firenze e Siena ma anche
nella Francia medievale; cfr. J. Flori, Cavalieri e cavalleria del Medioevo, pp. 109-110.
7
Urkunden zur älteren Handels- und Staatsgeschichte der Republik Venedig, II: 1202-
1255, a cura di Gottlieb L. F. Tafel e Georg M. Thomas, Vienna, Kaiserlich-Königlichen
Hof-, 1856, p. 34, no 263; philippe contaMine, La Guerra nel Medioevo, Bologna, Il Mulino,
1986, pp. 143-144. Tale obbligo esisteva però già prima del 1219, come testimonia il man-
dato del doge Pietro Ziani; cfr. carlo antonio Marin, Storia civile e politica del commercio
de’ Veneziani, vol. IV, Venezia, [Ed. dell’autore], 1800, p. 224.
8
Nella concessione del 1211 ogni miles doveva provvedersi di un cavallo da guerra e
di armamento pesante facendosi seguire da due scudieri con le rispettive cavalcature; gli
stessi obblighi rimangono validi nel 1222 allorché viene stabilito anche il valore minimo di
ogni cavallo; Urkunden zur älteren Handels- und Staatsgeschichte der Republik Venedig, II:
1202-1255, doc. 229, 230, 263. Nel 1252 si precisa che il cavallo, di età non inferiore ai tre
anni, deve essere munito di corazza; il titolare di ogni milizia è tenuto a farsi accompagnare
da un socius buono e conveniente e da un sergente il quale sarà ben armato di ferro; tutti co-
storo, compresi fra i venti e i cinquant’anni, devono possedere e saper manovrare la balestra;
ibidem, doc. 322.
9
Dati sull’identificazione del destriero con il «cavallo grosso da combattimento o da
torneo», vedi in C. Gladitz, Horse Breeding in the Medieval World, p. 165. Ιl Doomsday
book, il famoso manoscritto dell’ΧΙ secolo, raccoglie i risultati di un grande censimento del
1086 riguardante la maggior parte dell’Inghilterra e parte del Galles che si svolse per ordine
di Guglielmo il conquistatore. È una fonte primaria di enorme importanza per le informazio-
ni che ci trasmette riguardo alla storia economica, sociale e politica medievale. Nel registro
130 KATERINA B. KORRÈ

durante tutto il Medioevo a causa della difficoltà e le spese per produrli,


ma solo loro erano in grado di sostenere il peso del cavaliere armato ed
effettuare movimenti in battaglia 10. La loro acquisizione, equipaggia-
mento militare (usbèrgo) compreso, costituiva un acuto mal di testa per
l’esercito feudale oppure per le parallele truppe mercenarie. Secondo
un’affidabile valutazione, fino al IX secolo un cavallo di questa sorte
valeva circa quattro buoi e cioè due volte più di un palafreno (specie di
cavallo di corsa) e tre volte più di un roncino (il cavallo da montagna
usato in genere dai servitori più umili del barone o dell’uomo d’arme).
Eppure, il prezzo dei cavalli variava molto a seconda dei luoghi e
delle circostanze 11. Un prezzo più alto potrebbe indicare una differenza
di qualità oppure una differenza di natura del bene che il cavallo rappre-
senta, a seconda del tipo di utilizzo cui è destinato 12.
Per esempio, durante il XIII secolo Carlo I d’Angiò (1226-1285),
re di Sicilia dal 1266 fino alla sua cacciata dall’isola nel 1282 in seguito
ai Vespri siciliani, riforniva sistematicamente di ronzini gli stati crociati
d’Oriente, perché questi animali avevano grande resistenza in montagna,
ma anche grande utilità nelle scaramucce delle campagne di Levante 13.

viene valutata l’estensione del terreno arabile e sono elencati tutti le fonti di reddito (prati,
boschi e pascoli, peschiere, mulini ad acqua, saline) organizzate per contea e, all’interno
di ciascuna contea, per proprietario terriero; i lavoratori annessi vengono enumerati nelle
loro diverse categorie. Inoltre, vengono registrati i vassalli direttamente dipendenti dal re
in ordine d’importanza (aristocrats), i funzionari minori (servientes) e i funzionari di corte
(thegn: “persone impegnate nel servizio del re”) che possedevano terreni e animali. I primi
di queste categorie sociali possedevano costosi cavalli da guerra, dextrarii or equi magni,
molto significativi dal punto di vista militare; gli altri avevano cavalli di minore importsnza
ma erano presi in considerazione in senso fiscale. I cavalli venivano iscritti nel registro come
possedimenti il cui valore potenziale era stimato con accuratezza; sono inclusi persino det-
tagli della loro vendita al mercato. Tuttavia, la maggior parte delle volte venivano registrati
per lo più runcini, cavalli tenuti principalmente a scopo agricolo; cfr. Frederic w. Maitland,
The Project Gutenberg eBook, Domesday Book and Beyond, London, Cambridge Univer-
sity Press Warehouse/Stevens and Sons, Ltd., 1907, passim [fonte: https://www.gutenberg.
org/files/43255/43255-h/43255-h.htm#Page_442 (consultato il 12 luglio 2022)]; C. Gladitz,
Horse Breeding in the Medieval World, p. 158.
10
Ibidem, p. 160. L’introduzione del destriero come il nuovo cavallo da guerra, più ro-
busto e muscoloso, fu opera dei Franchi di fronte all’attaco arabo all’Europa nel VII secolo.
Sulla loro riproduzione e il loro discedente diretto nel XIV secolo, vedi GeoFFrey parKer,
La revoluzione militare, Bologna, Il Mulino, 1999, pp. 120-121.
11
J. Flori, Cavalieri e cavalleria del Medioevo, p. 109.
12
Jean-claude Maire-viGueur, Cavaliers et citoyens: guerre, conflits et société dans
l’Italie communale, XIIe-XIIIe siècles, Paris, Éd. de l’École des Hautes Études en Sciences
Sociales, 2003, pp. 88-89.
13
G. parker, La revoluzione militare, p. 67.
UOMINI D’ARME, CAVALLI DA GUERRA 131

Il loro costo aumentò poiché la specie, sebbene indispensabile, scarseg-


giava nei possedimenti territoriali dei Latini come dei signori di Acaia,
Atene, Patrasso, Negroponte, ma anche di territori ostili come quelli del
despotato dell’Epiro, del re di Antiochia, del re d’Armenia, ecc 14.
Essere precisi sull’argomento di cavalli dell’esercito veneziano
tardo medievale non è facile. In linea generale, i testi più rilevanti per
individuare le capacità dell’esercito veneziano in relazione alla sua po-
tenza ippica sono le relazioni delle mostre, dove sono registrati con tutti
i dettagli le specie, ma anche le capacità dei cavalli, e naturalmente, dei
loro cavalieri 15. Comunque, in questo tipo di documenti la descrizione
qualitativa della sorte dei cavalli da servizio militare non è così chiara o
precisa. Dall’altra parte, la loro descrizione non significava che i cavalli
descritti esistessero in realtà; tanti soldati della cavalleria leggera con-
dividevano un cavallo, violando i termini di servizio; durante la mostra
presentavano il loro cavallo da guerra e venivano iscritti nei registri; poi
prestavano lo stesso cavallo a un collega, che faceva lo stesso, evitando
di acquistare il proprio cavallo da guerra. Così, solo un cavallo esisteva
in realtà ma ne venivano elencati due 16.
Quando ci troviamo ad affrontare, come ricercatori, i riferimenti
archivistici che riguardano la fornitura di cavalli, restiamo molto spesso
perplessi: sono molte le notizie circa il trasporto di 500, 1.000 e più “ca-
valli” da una regione all’altra all’interno del territorio veneziano oppure
all’interno dei possedimenti tanto che, spesso, è difficile distinguere se
si tratta di trasporti di cavalli oppure di assunzione di cavalieri, cioè

14
L’Archivio del regno angioino di Sicilia, un regno archetipo per lo studio delle istitu-
zioni feudali medievali, fu distrutto dai tedeschi nel 1944. Tuttavia, numerosi fonti furono
pubblicate frammentariamente dagli studiosi nel XIX e XX secolo, quindi siamo in grado di
avere in mano materiale molto importante, tra l’altro, anche per il commercio di cavalli da
guerra con l’oriente dei Crociati; cfr. H. E. J. cowdrey, Transportation of horses by sea du-
ring the era of the Crusades, in Medieval Warfare 1000-1300, a cura di John France, N.York,
Routledge, 2016, p. 551.
15
Per un esempio, vedi ASVe, Senato, Deliberazioni, Terra, filza 17, doc. senza numera-
zione, agosto 1553.
16
ASVe, Collegio, Relazioni, busta 70, Relatio di Sebastian Barbarigo, provveditor della
cavallaria di Dalmatia, senza numerazione, anno 1590. Vedi in particolare, K. B. Korrè,
Stradioti, mercenaries of Venice, p. 332. Sulla mostra generale della cavalleria feudale nei
possedimenti veneziani dello Stato da Mar e sopratutto in Candia e Cipro e le questioni
relative, cfr. Gilles Grivaud - aspasia papadaKi, L’institution de la mostra generale de la
cavalerie feodale en Crete et en Chypre venitiennes durant le XVI siècle, «Studi Veneziani»,
12 N.S. (1986), pp. 171-173.
132 KATERINA B. KORRÈ

cioè mercenari all’interno dell’esercito veneziano 17. Si deve ricordare


che, più volte, l’acquisizione di cavalli è un procedimento concomitante
all’acquisizione di cavalieri; in altre parole, Venezia preferiva usufruire
dei servizi di mercenari già in possesso di cavalli, anche se non si tratta
di una regola sempre rispettata.
Di solito le fonti rilevanti distinguono i ronzini dalle altre cavalca-
ture, perché era l’animale scelto per il più numeroso corpo dell’esercito
cioè la cavalleria leggera 18; ma anche qui le cose non sono semplici.
Il ronzino gregario e lento, finì per caratterizzare qualsiasi cavallo di
scarso pregio e per lo più piccolo e malridotto. In realtà, solo quando
abbiamo a disposizione documenti che descrivono le divisioni di truppe
o le forniture di cavalli da parte dei vari commissari ad equos siamo in
grado di individuare con precisione il numero e il tipo di cavalli, e quin-
di il costo che rappresentavano per la cassa pubblica veneziana 19.
Una serie di relazioni con titoli significativi come Descrittione delli
cavalli che s’attrovano in Bassan borghi et territorio con li nomi delli
patroni d’essi e Descrittione di tutti li cavalli che si trovano nella terra
di Conegliano; e di più, Descrittione di tutti li cavalli che si trovano nel-
la terra di Padova oppure Descrittione di tutti li cavalli che si trovano
nella terra di Vicenza, prevedono numerose categorie di cavalli dalle ca-
ratteristiche e dal funzionamento più disparati enll’esercito veneziano.
In queste relazioni, che consistono praticamente in inventari delle caval-
cature esistenti in tutto il territorio veneto nell’anno 1616; tutti i cavalli
atti alla guerra sono descritti come “cavalli da guerra”. In particolare i
ronzini sono suddivisi in categorie in base al loro uso, il che testimonia
continui incroci, meticciamento e selezione della popolazione equina 20.
La difficoltà sta nel fatto che i cavalli non sono indicati dalla loro specie
ma dal colore della loro pelle, che rimanda all’utilità dell’animale ma
anche alla sua razza, che raramente è purosangue 21.

17
Un esempio di questo equivoco vedi spiegato in K. B. Korrè, Stradioti, mercenaries of
Venice, p. 458 nota 1567.
18
C. Gladitz, Horse Breeding in the Medieval World, p. 165.
19
Sui comissari ad equos vedi la nota 4.
20
ASVe, Senato, Materie Miste Notabili, filza 66, senza numerazione, Lettere di rettori
di Terraferma dell’anno 1616, Relazione Descrittione delli cavalli che s’attrovano in Bassan
borghi et territorio con li nomi delli patroni d’essi.
21
Questo sistema di classificazione dei colori del mantello è ancora oggi importante per
l’identificazione del cavallo. Infatti è stata sviluppata una terminologia speciale per catego-
rie di colori, caratteristiche speciali e altre sottigliezze che non possono essere chiaramente
UOMINI D’ARME, CAVALLI DA GUERRA 133

Il cavallo dominante sembra di essere il morello (anche morella)


che si riferisce ai cavalli con mantello completamente nero, che caratte-
rizza alcune razze come il frisone e il murgese. Il cavallo frisone, svilup-
pato in Frisia, regione situata tra il nord dei Paesi Bassi e la Germania, fu
apprezzato durante tutto il Medioevo come cavallo da combattimento.
Questi tipi di cavalli perὸ sono stati incrociati con cavalli iberici nel XVI
secolo, quando la dominazione spagnola sotto Carlo V si estese fino ai
Paesi Bassi; così probabilmente si tratta qui di un modello più leggero.
Il secondo modello morello, il cavallo murgese, proviene da una deter-
minata zona delle Murge, Puglia e risale all’epoca della dominazione
spagnola. Pare che alla formazione di questa razza abbiano contribuito
cavalli orientali, africani e anche arabi 22.
Il sauro (in inglese: chestnut, quasi rosso) viene secondo in detti
inventari, in termini di frequenza. È un mantello di colore bile dal mar-
rone chiaro algiallo sabbia. La sua menzione nelle relazioni dei rettori
di terraferma veneta afferma il suo utilizzo come cavallo da guerra per
eccellenza visto che la predominanza del cavallo sauro era una caratte-
ristica notevole della popolazione equestre medievale 23.

definite. Il sistema proviene probabilmente dalle tribù mongole, che l’hanno concepito per
rendere l’identificazione a distanza e in battaglia più facile; C. Gladitz, Horse Breeding in
the Medieval World, pp. 70-71; sasKia wutKe, norbert benecKe, edson sandoval-castel-
lanos et al., Spotted phenotypes in horses lost attractiveness in the Middle Ages, «Scientific
Reports» 6 (2016), disponibile nel sito https://www.nature.com/articles/srep38548#citeas
[no 38548 | DOI: 10.1038/srep38548].
Secondo il simbolismo religioso del Medioevo, ci sono quattro colori attribuiti ai principali
tipi di cavalli. Nella miniatura I quattro Cavalieri dell’Apocalisse nel manoscritto miniato
Comentarios al Apocalipsis, opera del monaco Beato di Santo Toribio de Liébana datata
1047, sono illustrati i quattro principali colori del mantello dei cavalli (in descrizione ver-
ticale): il “Cavaliere della Vittoria” ha un cavallo con mantello bianco oppure ricoperto da
macchie bianche; il “Cavaliere della Carestia” cavalca un cavallo nero; il “Cavaliere della
Morte”, un cavallo baio e il “Cavaliere della Guerra” un cavallo sauro (fig. 1, pag. seguente).
Questa copia fu commissionata dal re Ferdinando I di León nel 1047 ed eseguita dal monaco
Facundo a San Isidoro a León. Le sue 98 miniature in stile romanico con influenze mozara-
biche e nordafricane sono disposte in fasce orizzontali dai colori vivaci. Il testo ha goduto
di straordinaria popolarità per cinque secoli; antonio blázquez, Los manuscritos de los Co-
mentarios al Apocalipsis de S. Juan por S. Beato de Liébana, «Revista de Archivos, Biblio-
tecas y Museos» 14 (1906), pp. 257-273; S. wutKe, n. benecKe, e. sandoval-castellanos
et al., Spotted phenotypes in horses lost attractiveness in the Middle Ages, p. 5.
22
Diversi tipi di cavallo morello sono menzionati nelle relazioni: stornello, pollieca mo-
rella da tirar, cavaleta morella, capezza de moro; ASve, Senato, Materie Miste Notabili,
filza 66, Descrittione delli cavalli che s’attrovano in Bassan borghi et territorio con li nomi
delli patroni d’essi (1616).
23
Per esempio, il “cavallo del deserto” degli Arabi era noto per la sua velocità, resisten-
134 KATERINA B. KORRÈ
UOMINI D’ARME, CAVALLI DA GUERRA 135

Pagina a lato, fig. 1.


La miniatura I quattro Cavalieri dell’Apocalisse nel manoscritto miniato detto Co-
mentarios al Apocalipsis, opera del monaco Beato di Santo Toribio de Liébana. Sono
illustrati i quattro principali colori del mantello dei cavalli (in descrizione vertica-
le): il “Cavaliere della Vittoria” con un cavallo con mantello bianco; il “Cavaliere
della Carestia” con un cavallo nero; il “Cavaliere della Morte”, con un cavallo baio
e il “Cavaliere della Guerra” con un cavallo sauro. Questa copia fu commissionata
dal re Ferdinando I di León nel 1047 ed eseguita dal monaco Facundo a San Isidoro
a León. Madrid, Biblioteca nazionale [sito: https://commons.wikimedia.org/wiki/
File:B_ Facundus_135.jpg]

Quasi variante di questa categoria era il cavallo con mantello bagio


(baio), il più colore comune in molte razze. Baio è il colore del corpo
bruno-rossastro o marrone con punti neri della criniera, della coda e
della parte inferiore delle gambe 24.
Erano numerose le specie di cavalli richieste dal mercato, ma l’espe-
rienza bellica del Medioevo portava la Serenissima ad orientarsi verso
determinati requisiti. È evidente che la funzionalità di ogni categoria di
cavalli determinasse il prezzo anche di questo mercato: i destrieri erano
molto costosi, mentre i ronzini ed i corsieri avevano un costo inferiore
ed era anche più facile trovarli.
Per la fornitura definitiva dei cavalli, si consideravano numerosi fat-
tori: le necessità dell’esercito centrale e quelle delle guardie periferiche
nei possedimenti veneziani; le condizioni del mercato internazionale per
l’offerta disponibile; le capacità di copertura del costo finanziario da
parte dello stato oppure dei reggimenti. Tutti questi fattori erano pon-
derati dall’amministrazione centrale che poi procedeva alla selezione
definitiva. Tra queste selezioni era sempre possibile trasferire l’obbligo
della fornitura di un cavallo al singolo cavaliere-soldato, in un arco di

za ma anche per suo carattere agitato e coraggioso; S. wutKe, n. benecKe, e. sandoval-


castellanos et al., Spotted phenotypes in horses lost attractiveness in the Middle Ages, p.
3. Nelle relazioni sono menzionati diversi tipi di cavalli in questa categoria: sauro da sela,
roso da nolo secho, rosso stelado da tirar, roso orbo, rosso negro, castagno da tirar; ASve,
Senato, Materie Miste Notabili, filza 66, Descrittione delli cavalli che s’attrovano in Bassan
borghi et territorio con li nomi delli patroni d’essi (1616).
24
Diversi tipi di cavallo baio: bagio fogato da guerra, bagio scuro, baio ferrante, leardo
rodado; ivi.
136 KATERINA B. KORRÈ

tempo logico e attraverso alcune agevolazioni retributive. È ovvio che


l’obbligo del possesso di tre cavalli da guerra restava invariato per i pos-
sessori di feudi ed altri privilegi simili, un obbligo questo che costituiva
un chiaro retaggio del Medioevo ed accompagnò la presenza di Venezia
in oriente fino alla fine 25.
Il piano della cavalleria veneziana rimase costante nel corso dei se-
coli, come descritto nei Commemoriali:

[...] Ogni soldato della cavalleria ditto miles o milite o cavalliere, era obligato tene-
re un buon cavallo e un ronzino, scudo, corazza, lancia, spade, elmo, ecc. Doveva
avere in stipendio 9 ducati al mese. Il contestabile o capo di banda doveva tener
pur esso un buon cavallo e un ronzino e così il suo alfiere e trombetta e conseguiva
di stipendio 36 ducati al mese. Quindi, se la banda de’cavalli aveva il numero di
300, con questo raguagglio veniva a costare per ogni mese 10.800 ducati d’oro e
zecchini 129.600 in un anno. Vi si aggiunga che doveva per ciὸ il governo prove-
der il miliziano a cavallo di alloggio e di stalle, e doveva pagar per tutti i cavalli
che fossero morti in comissione secondo la stima, che da pubblici stimadori s’era
fatta di essi nell’accettare il servizio, e questi cavalli per patto non dovevano valere
meno di 25 fiorini d’oro ne più de 100 26.

Senza abbandonare il mercato equestre d’occidente, a partire dal


IX secolo in poi la fornitura dei cavalli avveniva in maniera sistematica
dall’oriente. Ricordiamo che nel 1299 il ribelle cretense Alessio Calergi
ottenne di poter acquistare quindici cavalli l’anno. Nel caso che ciò gli
fosse stato impossibile, la Signoria stessa si impegnava a fornirgli dieci
animali da combattimento al giusto prezzo, forse sin d’allora acquistati
di preferenza in Anatolia 27.
Le origini principali dei cavalli generalmente chiamati cavalli tur-
chi erano le regioni di Levante sottoposte agli ottomani: la penisola gre-
ca, la Siria e gran parte del Medio Oriente. In effetti, le razze di cavalli
variavano e non rientravano in una categoria unica. Quei cavalli pro-
venivano da regioni greche come la Morea, Cipro, oppure dalle zone

25
C. A. Marin, Storia civile e politica del commercio de’Veneziani, p. 257.
26
Pacta stipendiariorum qui vadunt per diversas partes in servitium Communis et Do-
minationis Venetiarum, secolo XIV [Commemoriali, vol. IV, p. 249]; ibidem, pp. 257-258;
saMuele roManin, Storia documentata di Venezia, vol. III, Venezia, Naratovich, 1855, p.
339, nota 1.
27
Urkunden zur älteren Handels- und Staatsgeschichte der Republik Venedig, II: 1202-
1255, doc. 263, p. 263; 322, p. 473; 235 (anno 1213), p. 161; ibidem, vol. III, doc. 389 (4
aprile 1299), pp. 380-381.
UOMINI D’ARME, CAVALLI DA GUERRA 137

dell’entroterra dalmata, l’Asia minore e sopratutto dalla Cappadocia 28.


In gran parte si trattava di razze autoctone. D’altra parte, lentamente ma
decisamente, gli Ottomani cercavano di manipolare il mercato secondo
i propri interessi: da un lato proibirono il commercio di cavalli arabi pu-
rosangue; dall’altro, allevando cavalli arabi e razze autoctone, crearono
un agile cavallo di corporatura più piccola, che aveva la resistenza dei
cavalli delle steppe. Questo cavallo «turcimano» divenne il principale
interesse dello stato veneziano perché era capace, meno costoso e ser-
viva molto bene le tattiche militari della cavalleria leggera. Infatti fu
introdotto in gran numero a Venezia proprio quando nell’esercito vene-
ziano si formò l’unità di cavalleria leggera, cioè nella seconda metà del
XV secolo: il Senato ordinò l’acquisto e il trasporto di 8-10.000 «cavalli
levantini» da utilizzare sui fronti italiani 29.
A seconda delle esigenze del dominio veneziano nella terraferma e
dei fabbisogni particolari dei reggimenti dello Stato da mar, Venezia cer-
cava anche fornitori di cavalli dall’interno. Era anche più facile negozia-
re il costo nel mercato interno ovvero determinare l’importo definitivo
dei costi effettivamente sopportati. L’Istria fu una regione prospera dal
punto di vista dei cavalli fino alla metà del XVI secolo, ma in seguito de-
clinò e Venezia fu costretta a cercare di comprare destrieri e ronzini dalla
Croazia 30. Le varie regioni della Dalmazia riescono, in genere, a fornire
cavalli alle guarnigioni venete durante il XV-XVI secolo; la maggior
parte di questi cavalli, tuttavia, erano ronzini 31. La pratica alternativa e

28
Per un conduttore di cavalli da Morea vedi ASve, Senato, Deliberazioni, Mar, filza 79,
doc. 25 novembre 1581; per i cavalli di Cipro vedi ibidem, Consilio dei X, Deliberazioni
Misti, filza 36, f. 8r (10 settembre 1515); per Spalato, vedi ibidem, Senato, Deliberazioni,
Mar, filza 122, doc. senza numerazione (16 febbraio 1593 m.v.); per l’Asia Minore vedi
ibidem, filza 70, doc. senza numerazione (16 novembre 1577). Per l’approvvigionamento
di cavalli negli stati non ottomani di Levante, cfr. elisabeth a. zachariadou, Trade and
Crusade: Venetian Crete and the Emirates of Menteshe and Aydin, 1300-1415, Venezia,
Istituto Ellenico di Studi Bizantini e Postbizantini di Venezia, 1983, pp. 165-166.
29
ASve, Consiglio dei X, Deliberazioni Misti, filza 32, cc. 275r-276r. Si veda una
rappresentazione molto interessante del mercato dei cavalli ottomani in una miniatura
veneziana dal XVI secolo (fig. 2); venezia, Archivio della Biblioteca del Museο Correr,
Miscellanea Codice Cicogna 1971, c. 30r. Una profonda descrizione della razza del cosidetto
“cavallo turcimano” oppure “cavallo turco” è nell’opera di pasquale caracciolo, La gloria
del cavallo, Venezia, Giunti, Gotti et Co., 1608, pp. 309-310.
30
ASve, Senato, Deliberazioni, Mar, filza 76, doc. senza numerazione (10 settembre 1580).
31
Il costo per acquistare dal mercato interno e trasportare 100 cavalli per le guardie in
Dalmazia ammontava a 2.400 ducati d’oro. Il provveditore Alvise Corner chiese di saldare
il debito a rate secondo una certa modalità; ASve, Consiglio dei X, Deliberazioni Comuni,
filza 19, c. 111r (anno 1535).
138 KATERINA B. KORRÈ

Fig. 2. Il mercato dei cavalli ottomani in una miniatura veneziana dal


XVI secolo. venezia, Archivio della Biblioteca del Museο Correr, Mi-
scellanea Codice Cicogna 1971, f. 30r.

altrettanto abituale per la Dalmazia dalla fine del XVI secolo in poi, era
quella di importare i cavalli dalle regioni limitrofe sotto il dominio ot-
tomano e principalmente dal sangiaccato di Erzegovina. Tale provincia
ottomana era diventata il centro della compravendita di ronzini, con un
fiorente mercato sempre attivo finanche in periodi di guerra. Lo stes-
so discorso è valido per il possedimento ottomano del Peloponneso, da
dove la Serenissima si riforniva di «cavalli turchi», inviando addirittura
anche propri mercenari per concludere accordi di trasporto nelle terre
italiane e dalmate. Anzi, nel caso del Peloponneso, il numero dei cavalli
acquistati era enorme: nel 1514, su ordine del Senato al bailo veneziano
a Costantinopoli, si chiede di trovare 8-10.000 cavalli da guerra, di varie
categorie, da acquistare sul mercato della capitale ottomana, ma anche
in tutto l’Oriente 32. I cavalli turcimani – ma anche i cavalli ungheresi,
come seconda scelta – erano importati a ritmi più frequenti, soprattut-

32
Ibidem, Deliberazioni Misti, filza 32, cc. 275r-276r (anni 1514-1515).
UOMINI D’ARME, CAVALLI DA GUERRA 139

to perché erano ideali per cavalieri dotati di equipaggiamento leggero


nell’esercito veneziano, che poi erano i più numerosi.
Ancora agli inizi del Quattrocento nel regno d’Ungheria era possi-
bile acquistare un cavallo di media qualità; non era molto più costoso.
Nel 1433 il cavaliere borgognone Bertrandon de la Broquière fu im-
pressionato dallìenorme quantità di cavalli lasciati allo stato brado nella
grande pianura e pronti per essere acquistati, soprattutto nei mercati di
Szeged e di Pest. Egli notava che in Ungheria il prezzo di un cavallo
della migliore qualità era di circa 10 fiorini d’oro, mentre in Europa
occidentale poteva arrivare fino a 50 fiorini d’oro. I mercanti di cavalli
provenivano dalle montagne di Transilvania; vendevano sopratutto ca-
valli di allevamento locale, nervosi e di musculatura piccola 33.
Esisteva anche una tassa di importazione per i cavalli al di fuori del
territorio veneziano. Per la Dalmazia, il dazio per ogni destrierο impor-
tato negli anni 1563-1564 era pari ad uno zecchinο 34. Circa 1/3 era il da-
zio per l’importazione di ronzini importati dalla Turchia, da determinati
conduttori 35. In linea generale, Venezia prediligeva determinati traspor-
tatori di cavalli nelle province, che non erano soldati, ma imprenditori.
A queste figure, Venezia concedeva un salvacondotto, per facilitare i
loro movimenti insieme ai cavalli verso il proprio territorio 36. Talvolta,
Venezia organizzava un publico incanto per la fornitura di cavalli grossi
e leggeri. La procedura prevedeva una serie di garanzie per i casi di
ritardo nella consegna della merce o per difetti per cavalli; ad esempio:
bestiame malato o ferito, consegna di un numero minore di quello ordi-
nato ovvero di specie diversa da quella concordata.
I cavalli acquistati in massa da Venezia erano certamente inviati
all’esercito. Di norma, il costo veniva compensato con le paghe dei sol-
dati. Questi costi erano coperti dalla tesoreria pubblica – la Zecca – op-
pure dalle casse locali delle province, soprattutto quella di Brescia. Ma

33
bertrandon de la brocquière, The travels of Bertrandon de la Broquière to Palestine,
and his return from Jerusalem overland to France during the years 1432 and 1433, Hafod,
Henderson, 1807, pp. 311-312.
34
ASVe, Senato, Deliberazioni, Mar, filza 29, doc. senza numerazione, 19 febbraio 1563 m.v.
35
La deliberazione riguarda Sebenico; ibidem, filza 70, doc. senza numerazione, 16
novembre 1577.
36
Così per un certo Zozi Balla da Budua; ibidem, filza 79, documento senza numerazione,
25 novembre 1581. Per il conduttore di cavalli in Istria vedi Ibidem, filza 75, documento
senza numerazione, 12 aprile 1580.
140 KATERINA B. KORRÈ

in periodi di guerra, molte città veneziane e finanche nobili si offrivano


per coprire il costo dell’acquisto dei cavalli o del loro equipaggiamento:
numerose città del Veneto coprirono le spese per l’acquisto di destrieri
e ronzini per la guerra della Gradisca; allo stesso modo, Vicenza e Co-
negliano versarono grandi importi di denaro, poco prima dello scoppio
della guerra di Cipro, sempre per l’acquisto di cavalli 37.
Era, comunque, sempre possibile rifornirsi di un cavallo tramite i
contrabbandieri. A questa soluzione ripiegavano i mercenari apparte-
nenti alla cavalleria leggera, sistematicamente sottopagati dallo stato
veneziano, ovvero il loro pagamento era ritardato e quindi non erano in
grado di rifornirsi di un cavallo sul mercato. Ecco perché, durante le mo-
stre, presentavano un cavallo che affermavano fosse di loro proprietà,
evitando così di vedere ridotta la propria paga a copertura dell’acquisto
del cavallo, ma acquistando a prezzi inferiori a quelli di mercato; infatti,
i prezzi di mercato erano ben noti per i cavalli di cui si riforniva Venezia
e che disponeva fossero acquistati dai suoi soldati. Come abbiamo già
ricordato, non erano rari i casi i cui i soldati prendevano in prestito ca-
valli di terzi per presentarli alle mostre come propri 38.
La legislazione per l’acquisto ed il possesso di un cavallo da guerra
era molto rigida ed i controlli per la sua applicazione molto efficaci.
Un’ampia gamma di singole disposizioni definivano non solo le questio-
ni economiche dell’imposizione fiscale nell’importazione dei cavalli,
ma anche il divieto di esportazione; un soldato con destrierο non poteva
rivenderlo ad un altro senza l’autorizzazione del collateral del esercito
e solo dopo essersene procurato un altro 39.
Già dall’inizio del’500, la legislazione veneziana sui cavalli da
guerra era volta all’autosufficienza dell’esercito: a) era vietato acquisire
un cavallo dai possedimenti dello Stato da mar in cui c’era carenza o
problemi interni (ribellioni, agitazioni sociali, epidemie); b) in tempo di
guerra era vietato il commercio di cavalli esistenti ovunque nel territorio
veneziano a terzi esterni ad esso. Il trasgressore dell’ordine veniva pro-

37
ASVe, Senato, Materie Miste Notabili, filza 63, doc. senza numerazione, dell’anno
1616, titolo Offerte per la guerra. Il conduttier di gente d’arme Zuanne Calerghi da Candia
si era offerto spontaneamente di rifornire lo stato veneziano con un certo numero di cavalli
dal Brazzo di Maina, insieme con suo fratello Michiel; ibidem, doc. senza numerazione, 25
agosto 1606.
38
Vedi supra.
39
ASVe, Senato, Deliberazioni, Terra, filza 23, doc. senza numerazione, 27 giugno 1556.
UOMINI D’ARME, CAVALLI DA GUERRA 141

cessato per alto tradimento; c) ad ogni rettore veneziano era ordinato di


tenere un certo numero minimo di cavalli e di una certa specie, per mo-
tivi di sicurezza e d) era vietato ai rettori veneziani dare gratia a coloro
che risultassero coinvolti nel contrabbando di cavalli:

Se trazeno continuamente de tutte terre de la Serenità Vostra cum diversi mezi e


modi, bone quantità de cavalli, li quali prohibendose trazer, saria grande utile al
stado nostro perché de quelli de nostre zente d’arme valer se potranno. Quale per
manchamento de non poter trovar cavalli, patisseno cum damno etiam grande de la
Signoria Nostra et sia necessario far circa questa provisione.
L’anderà parte che per autorità de questo Conseglio sia scripto et efficaciter impo-
sto a tuti li rectori de le terre nostre, che non permettano, ni lassano trazer fuora de
le terre et luogi nostri, a loro commessi ad algun, sia chi esser se voglia, ca[p]i de
lanza quod piati, sotto pena a li rectori contrafazanti, de immediate privation del
suo rezimento et per anni cinque de tuti rezimenti, quelli veramente che trazesseno
cavalli de la suprascripta sorte fuora delle terre nostre, occulta et clandestinamente
perder debano li dicti cavalli, per contrabando et siano bandizati per anni cinque de
le terre, de le quali sarano et si el sarà accusador, habia la mità del contrabando et
sia tenuto secreto. Ne se li possi quovis modo far alcuna gratia, sotto pena a chi me-
tesse, over consentisse metter parte in contrario de ducati cento, da esser scosse per
li nostril Avogatori de Commun senza altro conseglio. Et la presente parte sia mes-
sa in le commission de tuti li rectori nostri per sua intelligentia. Quelli veramente
che volesseno trazer dele terre nostre de la Puglia et etiam altre terre da Mar cavalli
grossi, zoè capi de lanza, over piati, siano obligati dar a li rectori nostri sufficiente
pieçarie de dover condur li dicti cavalli in le terre nostre, over in questa cità nostra
de Venexia, siando obligati tuor la contralettera de li rectori de le terre de le quali
vorano traçer essi cavalli. Ne possino venderli ad algun salvo a li subditti nostri et
etiam a li soldati che serveno la Signoria Nostra, sotto pena a li contrafaçanti de es-
ser bandizati ut supra et de perder li cavalli per contrabando senza alcun remission.
De parte, 120; De non, 14; NON sinceri, 1 40.

Inoltre, nella pianificazione della politica inerente l’equipaggia-


mento della cavalleria, erano presi in considerazione altri fattori come
l’esistenza di un veterinario in pianta stabile nell’esercito, il controllo
periodico della salute del bestiame, la sufficiente stabulazione e l’ali-
mentazione 41. A titolo indicativo, menzioniamo le cure che era chia-

40
Ibidem, reg. 15, cc. 123v (27 giugno 1505). Gli ordini sono stati resi più precisi con la
successiva deliberazione; ibidem, c. 140r (24 settembre 1506).
41
Per il dottore di cavalli dell’esercito vedi ASVe, Senato, Deliberazioni, Mar, filza 68,
doc. senza numerazione, 20 aprile 1577.
142 KATERINA B. KORRÈ

mato a fornire il reggimento di Cipro per i cavalli esistenti nell’isola,


circa 150 animali; si chiede una descrizione dettagliata della quantità del
loro cibo e della quantità di terreni necessari per nutrirsi e riprodursi, in
modo che possano essere messi a disposizione per pubblico incanto 42.
In particolare, a proposito dell’alimentazione, tutti i cavalieri dell’e-
sercito ricevevano una sovvenzione speciale per il cibo per nutrire i loro
cavalli, di tutte le categorie. C’era anche la necessità di sostituzione dei
cavalli morti e danneggiati; nel 1253 vennero devoluti gli introiti delle
multe inflitte a coloro che si erano resi colpevoli occasione disguarnitio-
num 43.
È chiaro che tutte queste disposizioni non erano applicate rigoro-
samente, soprattutto quando le condizioni non lo permettevano o anche
quando lo stato veneziano non aveva a disposizione liquidità di cassa.
Per i possedimenti lontani, come la Dalmazia e Cipro, la banca gene-
ral del esercito non aveva sempre liquidità disponibile per pagare gli
alimenti dei cavalli; il collaterale spesso constatava che i cavalieri ri-
ducevano il cibo del bestiame per poter sbarcare il lunario, quando i
pagamenti erano in ritardo. Numerosi cavalli erano sottopeso, schele-
trici, soffrivano di malattie oppure erano sfiniti a causa del lavoro con-
tinuo cui erano sottoposti, visto che erano dati in locazione ai contadini
nei periodi in cui i proprietari dei cavalli non erano in servizio, oppure
non partecipavano alle esercitazioni. Nel migliore dei casi, non erano
addestrati, sebbene sia per i ronzini che per i destrieri fossero previsti
addestramenti continui affinché fossero in ottima forma e pronti per la
guerra. Nella maggior parte dei casi, i ronzini nella cavalleria erano vec-
chi ed incapaci di partecipare ad un conflitto. Nell’Archivio di Stato di
Venezia si conserva una grossa quanità di documentazione inerente le
continue mostre, i rilevamenti ed i pareri dei reggimenti e delle autorità
militari in relazione alle norme da rispettare affinché le unità fossero
sempre in efficienza bellica. Tuttavia, dal 1550 in poi, la frequenza delle
“brutte notizie” al riguardo è tale da far ritenere con certezza che tutto
il sistema stava decadendo, con ripercussioni esiziali sulla difesa dei
possedimenti veneziani.

42
Ibidem, Consiglio dei X, Deliberazioni Miste, filza 36, c. 8r (10 settembre 1515).
43
Duca di Candia, Quaternus consiliorum: 1350-1363, a cura di Paola Ratti Vidulich,
Venezia, Comitato per la pubblicazione delle fonti relative alla storia di Venezia, 2007, p.
146, doc. 379 (2 settembre 1324).
UOMINI D’ARME, CAVALLI DA GUERRA 143

Questa relazione intendeva esaminare quali erano i fattori principali


che conducevano all’acquisto di cavalli da guerra, i sentieri percorsi per
trasportarli al centro veneziano ovvero ai possedimenti dello stato, gli
oneri finanziari per l’acquisto ma anche per il loro mantenimento, e le
procedure per affrontare i problemi emergenti. L’insieme delle procedu-
re veneziane, leggi e istruzioni che intendevano regolamentare le que-
stioni principali inerenti i cavalli da guerra di tutte le categorie, costi-
tuisce una base preziosa di documenti che forniscono informazioni non
solo sulla situazione dell’esercito, ma anche sulla politica finanziaria di
Venezia, l’ideologia e la vera e propria funzione delle istituzioni.
La politica veneziana sull’approvvigionamento dei cavalli da guer-
ra ed il loro trasporto ai possedimenti oppure ai fronti bellici è stata co-
stante e coerente – forse piuttosto rigida per le possibilità dell’epoca, nel
passaggio tra il tardo Medioevo e l’età moderna. La sopravvivenza di
concezioni e pratiche medievali, unitamente all’applicazione di un’eco-
nomia aperta in riferimento alle forniture militari, ha dimostrato di non
essere adeguata alla realtà nelle mani dei senatori veneziani: liquidità
insufficiente, numerosi concorrenti sul mercato e, soprattutto, fornitori
dall’estero che erano in grado di dettare i prezzi o anche la qualità dei
cavalli a loro piacimento. Obbligatoriamente, Venezia doveva adeguar-
si a questi termini per l’esercito della terraferma; e si tratta di termini
abbastanza restrittivi. Ciò malgrado, anche senza stabilità, i risultati sul
campo di battaglia erano talvolta impressionanti; ed è ciò che conta alla
fin fine.

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