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L’Autobianchi Y10 debutta ufficialmente al Salone di Ginevra del 1985.

Ha l’impegnativo compito di sostituire l’A112, che da


quindici anni domina le scene del mercato automobilistico e che, almeno nei primi mesi di carriera della Y10, rimane in listino
come modello d’accesso alla gamma Autobianchi.

A guardare la Y10 e la sua linea originale e moderna, non si riescono a trovare punti di contatto con l’A112, ad accomunarle
c’è solo il marchio ed il desiderio di imporsi come vetture chic da città, attente a soddisfare le esigenze di un sempre più
esigente pubblico femminile. A colpire il pubblico e la stampa è soprattutto la coda, verticale e caratterizzata da un originale
portellone, realizzato con materiali plastici, rigorosamente nero indipendentemente dal colore scelto per la carrozzeria. La linea
cunefoirme è molto aerodinamica (CX di 0.31), grazie al cofano motore piatto, ai vetri laterali a filo con la carrozzeria,
all’assenza di gocciolatoi laterali, alle maniglie porta incassate ed alla rastrematura del tetto verso la coda. Anteriormente i fari
rotondi e sporgenti dell’A112 sono solo un ricordo: ora ci sono gruppi ottici rettangolari, che assieme alla calandra limitano
inferiormente il cofano motore, ad apertura controvento. Il parabrezza è ampio ed inclinato ed è caratterizzato dal tergicristallo
monospazzola, soluzione già vista sulle Fiat Panda e Uno. Lateralmente la fiancata è molto pulita, ed è caratterizzata da una
linea di cintura che si raccorda col cofano motore e tende a salire a mano a mano che ci si avvicina alla coda. La Y10 è
proposta solo in versione a tre porte, ma le portiere sono piuttosto ampie. Posteriormente il ruolo da protagonista spetta,
come già accennato, al portellone nero, incernierato in modo da rendere più pratico l’accesso al vano bagagli e che sovrasta i
gruppi ottici a sviluppo orizzontale, tra i quali è stata inserita la targa; i paraurti avvolgenti sono realizzati in materiale
plastico.
Nel complesso le dimensioni sono molto contenute, con una lunghezza di 3.39 metri, una larghezza di 1.51 metri ed un’altezza
di 1.43 metri; il passo è di 2.16 metri. Le dimensioni ridotte non devono trarre in inganno: la Y10 non è una citycar dalle mille
rinunce, ma s’impone anche per le numerose dotazioni, di serie o a richiesta, degne di vetture di categoria superiore.
L’abitacolo ad esempio è ben rifinito, con i suoi rivestimenti di moquette sul pavimento e di alcantara sulla plancia, sui sedili e
sui pannelli porta delle versioni più accessoriate; è possibile ordinare la vettura con vet ri elettrici, chiusura centralizzata,
divanetto posteriore ribaltabile parzialmente, vetri posteriori apribili a compasso elettricamente, tettino apribile in cristallo ed
infine impianto di climatizzazione a led luminosi, simile a quello già adottato sulla Fiat Regata. La plancia, moderna ed a
sviluppo orizzontale, offre una ricca strumentazione ad indicatori analogici o, a richiesta, analogico-digitali, integrata da un
utile check-control, dall’orologio digitale e dal computer di bordo; peccato soltanto che molti di questi gadget siano ottenibili
soltanto a pagamento, il che porta a far lievitare un prezzo che, nella versione base, raggiunge già 10.894.000 lire. La
dotazione strettamente di serie è piuttosto esigua e prevede il lunotto termico, i fari alogeni, il tergilunotto, gli appoggiatesta
anteriori fissi, i vetri posteriori apribili a compasso e le cinture di sicurezza anteriori. L’accessibilità all’abitacolo è giudicata
agevole, la visibilità è ottima in tutte le direzioni, il bagagliaio tuttavia è stato un po’ sacrificato ed è utile a malapena ad
ospitare la spesa al supermercato.

Al momento del debutto la gamma è composta da tre versioni: Fire, Touring e Turbo. La Y10 Fire è dotata del nuovo quattro
cilindri Fire, frutto della collaborazione tra Fiat e Peugeot, con cilindrata di 999 cc e potenza massima di 45 CV a 5000
giri/minuto. Il motore, molto elastico, poco rumoroso e dai bassi consumi, le consente di superare i 145 Km/h e di accelerare
da 0 a 100 Km/h in 16 secondi. La Touring è mossa da un mo tore di 1049 cc, con potenza massima di 56 CV a 5850
giri/minuto e coppia massima di 81.4 Nm a 3000 giri/minuto, sviluppato partendo dal quattro cilindri monoalbero, prodotto in
Brasile, che equipaggiava la Fiat 127. Esternamente è identica alla Fire, a parte la targhetta posteriore; nell’abitacolo invece si
notano i rivestimenti in alcantara (la Fire ha rivestimenti in stoffa). La Touring è piuttosto vivace, con una velocità massima di
155 Km/h ed un’accelerazione da 0 a 100 Km/h di 14.5 secondi. La Turbo ha infine lo stesso motore della Touring, dotato
stavolta di turbocompressore con intercooler, che ha permesso di ricavare la potenza massima di 84 CV a 5750 giri/minuto e
la coppia massima di 122.6 Nm a 2750 giri/minuto. La Turbo, che raggiunge i 180 Km/h ed accelera da 0 a 100 Km/h in 9.5
secondi, è riconoscibile esternamente per la presenza di un sottile filo rosso sui paraurti, per la fascia con la scritta “Turbo” che
percorre inferiormente la fiancata, per il tubo di scarico di dimensioni maggiori e per i fendinebbia alloggiati nel paraurti
anteriore; internamente è possibile notare l’inedito volante e la strumentazione più completa. Tutte le versioni hanno cambio a
cinque marce.

Realizzata a partire dal pianale della Fiat Panda, la Y10 ne ricalca la disposizione dei principali organi meccanici: trazione
anteriore, motore anteriore disposto trasversalmente e stesso schema per ciò che riguarda le sospensioni: schema McPherson
all’avantreno e retrotreno ad assale rigido “a omega”.

L’attenzione e l’interesse dimostrati dal pubblico al Salone di Ginevra non trovano tuttavia un riscontro nelle vendite. La Y10 si
è attirata un certo numero di detrattori, principalmente a causa della sua linea che potremmo definire avveniristica per i tempi,
ma a frenare le vendite e l’entusiasmo dei numerosi estimatori, ci pensano i prezzi, giudicati troppo alti. Evidentemente le
persone disposte a spendere di più, pur di avere un’utilitaria elegante sono ancora poche, il che dimostra che a volte, le
previsioni di marketing possono fallire. La Lancia/Autobianchi corre ai ripari e, nel Gennaio del 1986, presenta la nuova
gamma. La versione d’ingresso, la Fire ha ora una dotazione di serie più scarna, a cui corrisponde tuttavia un prezzo più basso
di circa un milione di lire; est ernamente la nuova Fire è facilmente riconoscibile, grazie alla calandra più semplice, ai gruppi
ottici posteriori con un solo faro di retromarcia e un solo faro retronebbia; all’interno sono stati adottati nuovi rivestimenti in
tessuto e la dotazione è stata resa più scarna. Tra la Fire e la Touring trova posto una nuova versione, la Fire LX, di fatto la
precedente Fire con in più, nella dotazione di serie, i vetri elettrici e la chiusura centralizzata. La Touring e la Turbo offrono ora
di serie i vetri elettrici, la chiusura centralizzata e l’orologio digitale; la Turbo inoltre offre anche la climatizzazione a controllo
elettronico; tutte le Y10 hanno ora a richiesta il volante regolabile in altezza. Le vendite finalmente decollano, nonostante la
delusione dei primi acquirenti, per niente contenti di veder i prezzi della Fire calare vistosamente a pochi mesi dal debutto!

Alla fine dello stesso anno, nell’Ottobre del 1986, la gamma si amplia e debutta la 4WD, inedita versione a trazione integrale
inseribile, equipaggiata col Fire da 999 cc, con potenza incrementata fino a raggiungere i 50 CV a 5500 giri/minuto. La
trazione integrale, derivata da quella della Panda 4x4 e realizzata in collaborazione con la Steyr, può essere inserita mediante
un semplice comando posto sul cruscotto, a patto che la vettura abbia il motore acceso e che sia ferma o comunque si stia
muovendo a velocità inferiori ai 55 Km/h. Sotto il motore è stata montata una speciale protezione per salvaguardarlo nei
percorsi più difficili. E’ fac ile riconoscere la 4WD grazie ai fascioni laterali in materiale plastico, ai cerchi ruota di nuovo disegno
e ai paraspruzzi anteriori e posteriori; a distinguerla ulteriormente ci pensano le scritte identificative sul portellone, sulle
protezioni laterali e sui paraspruzzi. Nell’abitacolo sono stati adottati inediti rivestimenti ed il volante della Turbo. Fa parte
della dotazione di serie lo specchietto destro e sono offerti a pagamento il tergifari, il contagiri, il tetto apribile, i vetri elettrici,
la chiusura centralizzata, il sedile posteriore sdoppiato, ed il volante regolabile in altezza. La Y10 4WD raggiunge la velocità
massima di 145 Km/h ed accelera da 0 a 100 Km/h in 17.4 secondi.
Il biennio 1987-88 può essere considerato un periodo di transizione per la piccola Autobianchi, che raccoglie ormai i successi
attesi e fa parlare di sé solo in occasione della presentazione di nuove versioni speciali, per lo più legate al mondo della moda,
ancora una volta a sottolineare l’interesse rivolto al pubblico femminile. La prima a debuttare, nel Febbraio del 1987, è la Y10
Fila, versione a tiratura limitata, firmata dall’omonima azienda di articoli sportivi. Derivata dalla Fire, di cui mantiene
inalterata la dotazione di accessori, si fa riconoscere con facilità per il fatto di essere interamente verniciata di bianco,
portellone, paraurti e coppe ruota compresi. Ad interrompere la monotonia ci pensano le decorazioni rosse e blu, che corrono
lungo la linea di cintura; all’interno i sedili ed i pannelli porta sono stati rivestiti di tessuto rosso, col marchio Fila sugli schienali
dei sedili anteriori. Il successo non si fa attendere, al punto che l’Autobianchi ripropone una seconda versione della Y10 Fila
nell’Aprile del 1988: stavolta si possono scegliere due tinte di carrozzeria, bianco con rivestimenti interni azzurri, o nero con
rivestimenti rossi. Nel frattempo hanno visto la luce altre due versioni speciali, la Martini e la Missoni.
La Y10 Martini, segue di pochi mesi la prima edizione della Fila ed arriva nelle concessionarie nel Giugno del 1987. Realizzata
per celebrare il sodalizio con la Martini, con cui da anni la Lancia riscuote successi nel mondo delle corse, la Y10 Martini deriva
dalla Turbo ed è disponibile, anche in questo caso, nel solo colore bianco, usato anche per i copriuota ma non per i paraurti ed
il portellone. La fiancata è percorsa da una striscia rossa, azzurra e blu, i colori della Martini utilizzati anche per i tessuti dei
sedili e dei pannelli porta. Con l’arrivo dell’autunno, nell’Ottobre dello stesso anno, arriva la Y10 Missoni, derivata dalla Fire
LX e firmata dal noto stilista, che ha scelto per la carrozzeria un esclusivo Blu Memphis metallizzato, intonato con i tessuti
interni, realizzati in velluto e alcantara marrone, quest’ultima è stata adottata anche per i pannelli porta e per i rivestimenti
della plancia.

Nel Febbraio del 1989 l’Autobianchi presenta la seconda serie della Y10, caratterizzata da lievi ritocchi estetici ed
all’abitacolo, ma interessata da importanti modifiche ai motori e, di conseguenza, alla gamma. Tutti i modelli hanno inedite
coppe ruota, indicatori di direzione anteriori bianchi, gruppi ottici posteriori modificati, con due luci di retromarcia di color
grigio, due fari retronebbia ed indicatori di direzione grigi; la Fire infine ha una nuova griglia radiatore, con cornice esterna in
acciaio inox. Nell’abitacolo è stato modificato lo schienale del divanetto posteriore, a vantaggio della capacità di carico del
bagagliaio, e sono stati modificati i pannelli porta, che includono ora i pulsanti degli alzacristalli elettrici anteriori e la
predisposizione per gli altoparlanti. Tutti i modelli, tranne la Fire, hanno la strumentazione con una nuova grafica ed il volante
regolabile in altezza; l’impianto di climatizzazione prevede ora la funzione di ricircolo. Della vecchia gamma rimane solo la
versione Fire, campionessa di preferenze da parte del pubblico; la Fire LX, la 4WD, la Touring e la Turbo escono di produzione
e con le ultime due, esce dai listini il motore da 1050 cc, nelle versioni aspirata e turbo. Il 1050 aspirato è sostituito dal Fire di
1108 cc, che ha debuttato di recente sulla Fiat Tipo e che, nel caso della Y10, è dotato di iniezione elettronica Single Point;
caratterizzato da una potenza massima di 56 CV a 5500 giri/minuto e da una coppia massima di 88 Nm a 3000 giri/minuto,
equipaggia l’inedita Fire LX i.e., che raggiunge i 156 Km/h ed accelera da 0 a 100 Km/h in 13.9 secondi. Il motore turbo cede
il passo invece al motore di 1301 cc, ad iniezione elettronica Multi Point, di produzione brasiliana e derivato dal precedente
1050, in grado di sfoderare una potenza massima di 76 CV a 5750 giri/minuto ed una coppia massima di 100 Nm a 3250
giri/minuto; il nuovo 1300 equipaggia la GT i.e., che raggiunge i 175 Km/h ed accelera da 0 a 100 Km/h in 11.5 secondi.
Infine la 4WD cambia denominazione, diventando 4WD i.e., e cambia motore, passando dal Fire 1000 al Fire 1100 iniezione
elettronica Single Point della LX i.e. Grazie al nuovo motore la 4WD raggiunge i 151 Km/h ed accelera da 0 a 100 Km/h in 15
secondi.

La LX i.e. si riconosce esternamente per la fascia sotto al paraurti dello stesso colore della carrozzeria, per la striscia adesiva,
con sigla d’identificazione, che percorre tutto il bordo inferiore della fiancata e per il terminale di scarico cromato. La GT i.e. è
caratterizzata dal bordino rosso sulla griglia anteriore, dalla striscia adesiva, con sigla d’identificazione, che percorre tutto il
bordo inferiore della fiancata e dalle inedite coppe ruota. La 4WD i.e. mantiene infine i massicci paraurti laterali della versione
precedente.

Nel Dicembre dello stesso anno, a confermare la posizione di leadership raggiunta, a livello tecnologico, dalla piccola
Autobianchi, debutta la Selectronic, versione dotata di trasmissione automatica ECVT (Electronic Continuously Variable
Transmission), prodotta dalla giapponese Fuji e già adottata dalla Subaru Justy. Mossa dal motore Fire ad iniezione Single
Point della LX i.e., la Selectronic ha cambio automatico a variazione continua dei rapporti, con frizione a controllo elettronico (e
non idraulico come sulla Fiat Uno Selecta); derivata dalla LX, la Selectronic raggiunge la velocità massima di 150 Km/h ed
accelera da 0 a 100 Km/h in 15 secondi.

Pochi mesi più tardi, nel Marzo del 1990, debutta la gamma delle Y10 catalizzate: per ogni versione, ad eccezione della Fire
a carburatori, c’è la corrispondente catalizzata. Il motore 1100 raggiunge, in versione ecologica, la potenza massima di 50 CV
(37 KW), quanto basta per permettere alla LX i.e. di raggiungere i 150 Km/h, alla Selectronic di toccare i 145 Km/h ed alla
4WD i.e. di raggiungere i 142 Km/h. La versione catalizzata della GT i.e. ha invece un motore di 1297 cc, con potenza
massima di 72 CV (53 KW), che le permette una velocità massima di 170 Km/h. Un anno più tardi debutterà anche la Fire cat,
mossa dal 1100 della LX.

Rinnovata nei contenuti e divenuta una delle cittadine più apprezzate, la Y10 vive un momento di gloria e nel biennio 1991/92
la sua gamma si arricchisce di nuove versioni esclusive. La prima ad affrontare il giudizio del pubblico, nel Luglio del 1991, è la
Y10 Mia, versione speciale derivata dalla 1000 Fire, da cui si distingue principalmente per l’adozione di inedite vernici
metallescenti (blu, verde, nero) e di selleria in alcantara; la dotazione di serie comprende anche i vetri elettrici anteriori e la
chiusura centralizzata. La Y10 Mia è disponibile anche in versione catalizzata, ma in tal caso il motore è il 1100 ad iniezione
elettronica. Due mesi più tardi nasce la Y10 Ego, versione a tiratura limitata basata sulla 1.1 i.e. LX; disponibile unicamente
con carrozzeria di colore nero metallescente (compreso il portellone), ha selleria rivestita in pelle rossa (così come la plancia e
la cuffia del cambio), con poggiatesta anteriori imbottiti, cerchi in lega leggera e pneumatici maggiorati. All’inizio del 1992
compare nelle concessionarie la Y10 Avenue ; mossa dal Fire 1100 da 50 CV, è caratterizzata da quattro nuove tinte di
carrozzeria (tre metallescenti e una metallizzata), ha portellone posteriore in tinta coordinata con la carrozzeria e rivestimenti
interni in alcantara, con poggiatesta anteriori imbottiti. Disponibile solo con marmitta catalitica, la Avenue può essere ordinata
anche in allestimento Selectronic con cambio automatico.

Nell’Ottobre del 1992 debutta la la terza generazione della Y10, che è ormai stata prodotta
in 850.000 unità. La carrozzeria è stata oggetto di alcune modifiche, che la avvicinano ai
recenti prodotti Lancia, come la Dedra o la Thema. I fari anteriori, modificati e resi più sottili,
sono raccordati da una nuova calandra; il paraurti anteriore è stato modificato, così come
quello posteriore, che ospita ora la targa; i gruppi ottici posteriori sono stati allungati e tra essi
trova spazio, laddove prima c’era la targa, lo stemma Autobianchi, che fa bella mostra di sé
anche sui montanti centrali; il tergicristallo ed il tergilunotto sono carenati, gli specchietti
esterni sono più grandi, i pneumatici hanno dimensioni maggiori. Nell’abitacolo cambia
radicalmente la plancia, realizzata con plastiche di qualità migliore, che mantiene
l’impostazione di base della vecchia versione, ma è in generale più arrotondata; in particolar
modo è stata rivista la disposizione dei comandi della climatizzazione, con condizionatore a
richiesta; il cruscotto ha illuminazione per trasparenza, il volante infine ha un nuovo disegno
ed è regolabile in altezza. Nessuna rivoluzione per quel che riguarda i motori, con la conferma
delle due unità della gamma precedente, il 1100 ed il 1300, il primo dei quali oggetto di alcune
migliorie alla gestione integrata di accensione ed iniezione; è stato adottato un nuovo cambio
manuale a cinque marce, caratterizzato da innesti più semplici, e sono stati aggiornati anche la
frizione e le sospensioni. La gamma, interamente catalizzata, è stata rinnovata e parte adesso
dalla 1.1 i.e., che sostituisce la precedente Fire con motore 1100 catalizzato. Un gradino più in
alto troviamo la 1.1 Elite, con dotazione di accessori più completa e finiture più curate, come
l’adozione di poggiatesta anteriori imbottiti, anziché di plastica forati; la Elite è disponibile
anche con motore 1300 o in allestimento Selectronic con trasmissione automatica ECVT. Per
chi non si accontenta c’è la 1.1 Avenue, con rivestimenti interni in alcantara e portellone
posteriore verniciato con tinta coordinata al resto della carrozzeria; anche la Avenue è
disponibile in allestimento Selectronic. Confermata nella nuova gamma la versione 4WD,
mossa dal motore 1100, che perde i massicci paraurti laterali che caratterizzavano la
precedente versione. Un anno più tardi si aggiunge alla gamma la Y10 Mia, derivata dalla 1.1.
i.e., e caratterizzata dal portellone verniciato con la tecnica del “cubic printing system” che,
mediante l’uso di speciali inchiostri, permette di realizzare decorazioni tipo marmo o legno, col
risultato che ogni portellone risulta essere diverso dagli altri; i tessuti dei sedili sono intonati al
portellone.
Nei primi mesi del 1994 cambia la gamma . La 1.1. i.e. cede il posto alla Junior, la Selectronic alla Ville, la 4WD alla
Sestrieres; rimangono la Elite e la Avenue, ora disponibili con il solo cambio manuale, e la Mia; debutta infine l’inedita
versione Igloo, in pratica la Junior con aria condizionata. Tutte le versioni sono disponibili con l’unica motorizzazione di 1100
cc.
Ad un anno di distanza, nel 1995, la gamma subisce altre modifiche, con l’eliminazione della Mia e della Elite; sono proposti al
pubblico nuovi colori di carrozzeria.

Nel Dicembre del 1995 debutta la Lancia Y, destinata a sostituire la Y10 (venduta in Italia col marchio Autobianchi); le sue
vendite iniziano nel Gennaio del 1996 ed idue modelli, almeno inizialmente, convivono nei listini. La Y10 esce definitivamente
dai listini nell’Ottobre del 1996, e con essa scompare il marchio Autobianchi, che da 30 anni era per gli italiani sinonimo di
utilitarie eleganti, che hanno avuto il merito, assieme alla Mini, di rivoluzionare il modo di concepire le vetture da città: non più
auto lente e spartane, ma automobili eleganti, confortevoli o comunque in grado di assicurare prestazioni vivaci, per trarsi
d’impaccio nel sempre più convulso traffico cittadino e farsi valere nei tragitti extra-urbani. La Y10 in particolare è riuscita, a
cavallo tra gli anni ottanta e novanta, a far breccia nei cuori di impiegati, casalinghe, professionisti fino ad arrivare ai volti noti
dello spettacolo (molti di noi ricorderanno ancora lo slogan pubblicitario della Y10, che “piace alla gente che piace”).
L’Autobianchi non esiste più, ma la Lancia continua con successo a proporre eleganti vetture da città: ci auguriamo tutti che
continui ad essere vincente in questo settore e torni ad esserlo anche nei segmenti superiori.

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