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Stefano Fanton - Professione Trader. Trasformare Il Trading in Una Professione (2016)
Stefano Fanton - Professione Trader. Trasformare Il Trading in Una Professione (2016)
PROFESSIONE TRADER
TRASFORMARE IL TRADING IN UNA
PROFESSIONE
Edizioni Traderpedia
www.traderpedia.it
L’investimento azionario non è esente da rischi, anzi nel rischio trova la sua naturale sede. L’Analisi Tecnica cerca di studiare l’andamento dei prezzi
ma non dà alcuna garanzia circa la tendenza futura dei mercati. L’autore respinge ogni responsabilità per eventuali sgradite conseguenze che
potrebbero verificarsi in seguito all’utilizzo dei contenuti nel presente testo che, pertanto, non potrà essere considerato, in nessun caso, né come mezzo
di sollecitazione, diretto o indiretto, all’investimento pubblico o privato del risparmio, né come fonte probatoria per proficui investimenti in denaro. Il
testo ha come unico fine la diffusione e lo sviluppo di forme di conoscenza sulle teorie e tecniche di analisi applicate ai mercati finanziari.
Professione Trader 1
Solo un avviso ai lettori:
questo ultimo libro (per ora…) uscito dalla penna più che prolifica di Stefano Fanton è
in realtà idealmente il primo, il capostipite, quello che meglio di ogni altro raccoglie
tutto ciò che un trader deve sapere, o dovrebbe sapere, prima di affrontare i mercati e
trasformare magari una passione in una vera professione.
Questo libro dovrebbe essere letto da ogni persona che desideri avvicinarsi al trading,
raccoglie tutto ciò che un trader deve sapere, o dovrebbe sapere, prima di affrontare i
mercati e trasformare magari una passione in una vera professione.
Mai come in questo libro ho potuto trovare racchiuso un piccolo tesoro di informazioni,
aneddoti, episodi rappresentativi, tecniche operative: tutte le altre opere prodotte da
Stefano sono poi indispensabili strumenti per affinare le singole tematiche, dopo aver
letto questa splendida opera.
Se vi viene naturale domandarvi “Perchè un simile testo è stato prodotto dopo tutti gli
altri?” vi offro la risposta più ovvia: perchè un vero esploratore del trading come
Stefano Fanton ha prima fatto esperienza diretta in ciascuna disciplina, e quindi ha
potuto produrre un libro che è la Summa Theologiae di tutta la sua vita dedicata agli
argomenti trattati.
Buona lettura!
Mauro Pratelli
Socio fondatore ed amministratore delegato
TraderLink
Rimini
Professione Trader 2
Sommario
Introduzione
Capitolo 1
La storia, con qualche variante, si ripete
Il comportamento del gregge
Le bolle speculative e i crolli di valore
Il fiore che fece impazzire gli uomini
La South Sea Company
La Compagnia del Mississippi
Il boom immobiliare in Florida
Il Grande Crollo del 1929
Il crollo del 1987
“Trading Places”. Una poltrona per due
La Sumitomo Corporation e “Mr. Copper”
Un trade “cartaceo” sul filo del rasoio
L’affare “Blow Job Company”
Il fondo Long Term Capital Management
Un crollo del 25% in 30 minuti
La bolla speculativa “Dot Com”
Il caso Tiscali
Test: chi ha investito in Tiscali?
Undici Settembre Duemilauno
Lo scandalo Enron
Come uscire da un imprevisto
Il crac Parmalat
Un crollo del 70% in 70 giorni
21/1/2008. Il peggior crollo dopo l’11/9/2001
Il “trader briccone” della Société Générale
Bear Stearns. Homes Make Happiness
Lassu’, dove osano le aquile
Il punto della situazione
Capitolo 2
Trading, mercati, attori e strumenti
La borsa valori
La borsa di Wall Street
La borsa di Piazza Affari
Il mercato borsistico
Il FOREX
I luoghi comuni
Prezzo e valore
Gli attori del mercato
Il comportamento
I differenti modelli di investitore
L’investitore ingenuo
L’investitore comune
Lo speculatore
L’analista tecnico
L’analista fondamentale
Lo scalper
I consigli di alcuni trader leggendari
Professione Trader 3
Bruce Kovner
Jesse Livermore
Larry Hite
William Delbert Gann
William O’Neil
Marty Schwartz
Victor Sperandeo
Gli attori esterni che influenzano il mercato
I teorici del mercato
Mass-media
Informazioni e notizie
I pareri degli analisti
I principali strumenti finanziari negoziabili
Gli strumenti derivati
I futures
Le opzioni
Le opzioni digitali o opzioni binarie
Warrant e covered warrant
Gli Exchange Traded Fund
Il punto della situazione
Test: che tipo di investitore sei?
Capitolo 3
Prevedere il prezzo di domani
Prevedere il futuro o gestire i cambiamenti?
Leonardo di Pisa detto il Fibonacci
Ralph Nelson Elliott
William Delbert Gann
L’analisi ciclica strutturale dei mercati finanziari
L’analisi tecnica finanziaria
Il primo principio dell’analisi tecnica è che i prezzi scontano tutto
Il secondo principio dell’analisi tecnica si basa sulla convinzione che a stimoli identici corrispondano reazioni analoghe
Il terzo principio assume che il prezzo si muove secondo una tendenza
L’analisi algoritmica
I sistemi automatici di trading
Lo scalping operativo
Il punto della situazione
Capitolo 4
Le illusioni cognitive
Le illusioni cognitive
La percezione grafica alterata
L’ipercomprato e l’ipervenduto
I pattern candlestick interpretati impropriamente
La decadenza delle performance
I pivot points
Considerazioni sulle formazioni grafiche
Il punto della situazione
Capitolo 5
Professione Trader
Trasformare il trading in una professione
La via del prezzo
L’analisi qualitativa dei movimenti
Professione Trader 4
Fondamenti e logica operativa
L’esplosione della volatilità
La bassa volatilità
L’esplosione direzionale
L’indecisione nel confronto
L’indecisione inferiore
L’indecisione superiore
L’anomalia di direzionalità
L’anomalia di chiusura
I sassi nello stagno
La trasformazione del trade
L’irresistibile fascino del numero perfetto
L’importanza della visione neutra
Lo strumento tecnico
Lo strumento virtuale
Lo strumento interiore
Il punto della situazione
APPENDICE A: Le leggi dei mercati finanziari
APPENDICE B: Traderpedia
Glossario
Bibliografia principale
Bibliografia secondaria
Un ultimo saluto
Professione Trader 5
«Non appena il mio toro uscì, io gli andai incontro e al terzo passo udii l’urlo della folla che era balzata in
piedi. Che cosa avevo fatto? All’improvviso, dimenticai il pubblico, gli altri toreri, me stesso, persino il toro;
cominciai il combattimento come l’avevo fatto tante volte da solo, nottetempo, nei recinti e nei pascoli...
Dicono che i miei passi con la cappa e la mia tecnica con la muleta quel pomeriggio erano stati una
rivelazione dell’arte del toreare. Non saprei, so solo che combattei senza un pensiero che fosse estraneo alla
mia fede in ciò che facevo. Con l’ultimo toro, per la prima volta in vita riuscii ad abbandonarmi anima e
corpo alla pura gioia del combattimento». (Juan Belmonte)
Professione Trader 6
Introduzione
«Comprendendo l’insegnamento, vedo le ombre del toro. Dovunque entri vedo la testa
del toro. Lo afferro in una terrificante lotta, per domarlo devo alzare la frusta. Ma una
volta domato, il toro diventa docile e, pur senza legami, obbedisce al suo padrone.»
Miei cari 25 lettori, ben dieci lunghi anni hanno separato la prima stesura di questo
libro dall’ultima riga scritta, non perché scrivere un testo sul trading richieda tanto
tempo, ma perché l’esperienza che vi è riversata è quella di un decennio di trading
operativo. Il percorso che vi attende è assolutamente atipico, una strada con molte
deviazioni ma con una sola destinazione, la comprensione che il processo di
miglioramento delle conoscenze si fa esclusivamente per approssimazioni successive.
Inutile quindi illustrare tecniche miracolose per guadagnare in borsa, inutile illudere
l’investitore sulla possibilità di guadagnare 500 euro al giorno imparando a leggere
solo il book, inutile creare dogmi senza che vi sia comprensione.
Lasciatevi quindi guidare in un viaggio attraverso la storia che vede prevalere la
conoscenza sulla nozione, la storia sulla fantascienza, la realtà sui sogni. Inizieremo il
nostro percorso analizzando le principali bolle speculative, dai tulipani ai terreni
passando per truffe vere e proprie ai danni dei risparmiatori. Credetemi, avarizia,
bramosia, ingordigia, paura e panico non mancheranno mai nel guardaroba emotivo
dell’investitore e studiare le follie del passato vi aiuterà a capire quelle del presente,
non cambia assolutamente nulla, tutto si ripete.
Il nostro percorso continuerà illustrando i diversi mercati su cui è possibile negoziare
titoli, le diverse categorie degli investitori e i consigli dei grandi e leggendari trader.
Conoscere le regole del gioco alla perfezione fornisce un vantaggio operativo
importante. Nel terzo capitolo il nostro viaggio proseguirà tra le diverse tecniche per
prevedere il prezzo di domani. D’altronde, se ci riflettete bene, mai come oggi
l’investitore ha così tanti mezzi a disposizione, tecniche, computer, dati. E allora,
perché molti perdono il loro denaro? Troppe le tecniche e spesso in contrapposizione
tra loro. Occorre far chiarezza e la faremo insieme. Il quarto capitolo affronterà le
illusioni che le varie tecniche provocano, mentre nel quinto capitolo verrà illustrata
una tecnica di lettura dei prezzi che ricerca le anomalie di volatilità, direzionalità e
volume.
In ogni caso questo testo vuole persuadere il lettore che ciò che veramente conta,
quando ci si appresta a operare in borsa, è la convinzione che siamo noi i principali
artefici del nostro destino. Buona lettura.
Professione Trader 7
Stefano Fanton
stefano.fanton@traderpedia.it
Professione Trader 8
Il panico a Wall Street. Litografia del 1884
Professione Trader 9
Capitolo 1
La storia, con qualche variante, si ripete
Quando Albert Einstein morì, trovò tre persone sul viale che conduceva al Paradiso.
Così, per passare il tempo, chiese loro il loro quoziente intellettivo. Il primo vantò il
suo 190. «Splendido», disse Einstein, «potremo discutere del contributo di Ernest
Rutherford alla fisica atomica e della mia teoria della relatività»; il secondo rispose
150. «Bene», disse Einstein, «non vedo l’ora di discutere con te il ruolo della
legislazione neozelandese antinuclearista». Il terzo rispose 100. Einstein si fermò un
attimo, dopodiché rispose: «Ok. Dimmi una cosa: qual è la tua previsione sul Dow
Jones?».
Nel primo capitolo inizieremo il nostro percorso facendo un viaggio nel tempo, a ritroso
anche di molti secoli, per indagare quali siano state le maggiori follie degli investitori
e quali i maggiori crolli di valore.
Non intendo spaventarvi ma rendervi consapevoli: conoscere ciò che ha rovinato
migliaia di persone può aiutarvi a non incorrere nel medesimo errore spinti dai
sentimenti negativi che muovono l’uomo, come bramosia, avidità e ricerca del profitto
facile. Per alleggerire gli argomenti trattati cercherò di inframmezzare il nostro
percorso con metafore esplicative, citazioni e allegorie che trasformino la
comprensione in profonda conoscenza.
Perdonate quindi i saccheggi alla psicologia, alla filosofia e alla storia antica, ma
come qualcuno ha già scritto: «Nulla di nuovo sotto il sole».
Professione Trader 10
Il comportamento del gregge
«Gli speculatori possono non far danno come non lo fanno gli imbrogli in un flusso
continuo di attività imprenditoriale. Ma quando l’impresa è solo imbroglio in un vortice
di speculazione, la situazione si fa seria». (John Maynard Keynes)
Ogni individuo ha delle proprie opinioni in merito a qualsiasi argomento. L’opinione altro
non è che l’idea che una persona ha in merito a qualcosa e l’origine dell’opinione spesso è
mutuata inconsapevolmente dall’ambiente sociale che circonda l’individuo: difficilmente
la formazione di un’opinione è completamente originale.
Il riconoscimento e il rispetto dell’opinione altrui hanno iniziato a prendere forma durante
l’illuminismo e non a caso proprio a quel periodo risale l’universalmente nota citazione:
«Posso non condividere la tua opinione, ma sono disposto a dare la mia vita affinché tu
possa esprimerla». L’opinione tende a consolidarsi nel tempo e maggiore è il tempo
intercorso dalla sua formazione, maggiori saranno le resistenze al cambiamento.
L’effetto primario delle opinioni si esplica nel comportamento, il filosofo Ralph Waldo
Emerson identifica il comportamento spontaneo con l’anima della persona: il
comportamento e i modi di fare come rivelazione di chi si è realmente. Se il
comportamento non è spontaneo ma viene indotto da opinioni esterne, si entra a far parte
di un gruppo.
Quando un gruppo di individui reagisce coerentemente, senza che vi sia alcun
coordinamento tra i singoli individui, siamo infine in presenza di un gregge che, se agisce
contemporaneamente e nello stesso modo, dà origine al comportamento del gregge. Un
termine spesso usato per descrivere alcuni tipi di fenomeni umani quali le bolle
speculative e le follie collettive.
Professione Trader 11
La custode del gregge.
(Vincent Van Gogh, Saint-Remy, novembre 1889)
Nel mondo del trading si parla di parco buoi per indicare gli investitori sprovveduti che
riescono a comperare sui massimi e a vendere sui minimi dei movimenti. In questo caso
tra la pecora e il bue vi è una stretta similitudine.
I comportamenti del gregge spesso scaturiscono in follie e, nei casi più gravi, in isterie
collettive che fanno scomparire la personalità individuale e la corretta capacità di
valutazione di eventi e rischi ad essi connessi. Gli esempi di isterie collettive includono le
bolle speculative e i crolli di valore.
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Grazie alla retorica è possibile guidare la formazione di un’opinione,suggestionando e
facendo giungere a una conoscenza o a un convincimento. È, in altre parole, l’arte di
persuadere. Nella Roma antica la retorica fu molto utilizzata: le famose orazioni di
Cicerone sono un chiaro esempio di come la retorica possa smuovere le opinioni più della
spada. La storia è maestra di vita e l’importanza della capacità persuasiva è ben nota a chi
deve manipolare grandi folle influenzando opinioni e comportamenti. Non a caso la
propaganda è sempre funzionale allo scopo che si intende raggiungere. In tutti i campi.
Durante la seconda guerra mondiale si è largamente fatto uso della propaganda come
mezzo di manipolazione e di creazione delle opinioni. Joseph Goebbels, messo a capo da
Adolf Hitler nel 1933 del Ministero per la Chiarezza Pubblica e la Propaganda, era
convinto, a ragione, che la propaganda fosse un importantissimo strumento di
manipolazione delle folle anche quando diffondeva notizie completamente false.
Lo scopo era di inculcare alle masse convinzioni, idee, opinioni e codici di
Professione Trader 12
comportamento contando sull’effetto gregge che si sarebbe innescato. I reiterati appelli
alla vittoria inevitabile persuadevano gli ascoltatori a unirsi alla massa anche per il
naturale desiderio di ritrovarsi dalla parte dei vincitori.
Contemporaneamente, con l’aumentare del consenso chi è già all’interno del movimento
generale d’opinione si sente costantemente rassicurato dai nuovi ingressi nelle file del
gregge.
Allo stesso modo gli Americani utilizzarono la propaganda per veicolare il messaggio che
la guerra era in difesa della libertà, creando una stretta similitudine tra la guerra di
indipendenza del 1778 e la seconda guerra mondiale. Si crearono, per mezzo di metafore,
slogan e frasi a forte impatto emotivo aspettative che divennero imperativi.
Vittoria o morte!
La propaganda è un fenomeno relativamente nuovo poiché ha bisogno di mezzi di
comunicazione efficienti ed efficaci che favoriscano la rapida diffusione delle
informazioni.
Non a caso, per esempio, in caso di colpi di stato o di guerre lampo la prima azione
armata è sempre diretta all’interruzione delle linee di comunicazione del nemico.
Tuttavia, una scarsa presenza di mass media non ferma ma rende solo più lenta la
propaganda che, se ben congeniata, si espande in modo esponenziale nella società come un
virus capace di moltiplicarsi inesorabilmente. E quando la propaganda ha attecchito e si è
sufficientemente diffusa, anche le notizie maggiormente in contrasto con il comune sentire
vengono ignorate, almeno fino a quando gli effetti non possono essere più trascurati.
È allora che si assiste a crolli emotivi che, nel caso degli strumenti finanziari, generano
violente esplosioni di bolle speculative ignorate dalla maggior parte degli investitori
sprovveduti fino all’ultimo momento.
Professione Trader 13
Molti risparmiatori finanziarono il “Reich Millenario” di Adolf Hitler acquistando
obbligazioni. Nel 1940 il rischio di perdere la guerra era basso e poco percepito,
ma solo pochi anni dopo questi certificati persero ogni valore.
Professione Trader 14
Ugualmente la Russia finanziava lo sforzo bellico con certificati obbligazionari di
guerra, nel 1944 le sorti del conflitto erano segnate ma il rischio di insolvenza che
correva il sottoscrittore era ugualmente elevato.
Professione Trader 15
La scripofilia è il collezionismo di documentazioni finanziarie, in particolare di certificati azionari e obbligazionari di ogni
epoca. Molti certificati azionari sono stati illustrati da artisti e sono delle forme d'arte con quotazioni anche molto alte.
Per approfondire: http://www.traderpedia.it/wiki/index.php/Categoria:Scripofilia
Un certificato del 1870 della Standard Oil Company è stato venduto a $ 120.000 nel 2000, la sua particolarità era di
possedere la doppia firma di John D. Rockefeller, una quotazione elevatissima per un certificato azionario d'epoca.
Alcuni certificati azionari sono recenti e sono entrati nella storia finanziaria come Enron, Worldcom, PanAm o K-Mart,
altri sono molto vecchi e altri ancora hanno una grafica molto bella, sono quasi dei quadri.
E, in effetti, per molti di questi certificati il destino è già scritto in partenza: la parete di un ufficio.
Professione Trader 16
Le bolle speculative e i crolli di valore
«Posso calcolare il movimento delle stelle, ma non la pazzia degli uomini». (Sir Isaac
Newton, dopo aver perso una fortuna - 20.000 sterline del 1720, pari a circa 4 milioni
di euro - nella bolla speculativa della South Sea Company)
Apro la pagina finanziaria di un quotidiano e leggo che l’oro quota 30 dollari al grammo.
Ci credo perché tutti ci credono e se desidero comperare dell’oro lo comprerò a quel
prezzo. Anche chi me lo vende crede a quel prezzo.
Ma 30 dollari al grammo è quanto costa l’oro, non quanto vale! Gli speculatori
professionisti sostengono che uno strumento finanziario vale quanto costa ed è difficile
sostenere il contrario, anche se è possibile indagare la qualità di quel valore e i diversi
elementi che concorrono a formare un prezzo.
Quando comperiamo un titolo azionario o un qualsiasi strumento finanziario
dimentichiamo troppo frequentemente che c’è qualcuno che ce lo sta vendendo, un
operatore con una visione del mercato opposta alla nostra. Perché ci sia la formazione del
prezzo è necessario l’incontro tra un compratore e un venditore. Se il mercato, nella sua
globalità, pensa che lo strumento finanziario sia destinato a salire, buona parte degli
investitori che lo detengono saranno restii a cederlo, se non ad un prezzo che incorpori un
premio per la loro lungimiranza.
Mano a mano che i prezzi salgono molti investitori si accorgono dell’interesse del mercato
e iniziano a comperare, alimentando il rialzo con nuovi acquisti a prezzi sempre maggiori.
La via per diventare poveri, la via per diventare ricchi. Litografia di Currier & Ives,
1875
Professione Trader 17
Quando la domanda è sostenuta e forte, la crescita dei corsi appare inarrestabile,
vorticosa, e non parteciparvi crea un’ansia maggiore rispetto a quella che può avere chi
invece detiene i titoli in portafoglio.
L’eccesso di domanda, però, aumenta il prezzo dello strumento finanziario, non il suo
valore, anche se spesso le due cose vengono confuse anche dal mercato fino alla
formazione di livelli di prezzo troppo distanti dal valore reale del bene. Ed ecco che i
prezzi crollano!
Una bolla speculativa, a volte definita come bolla economica, bolla di mercato, bolla dei
prezzi, bolla finanziaria o mania speculativa, è caratterizzata da elevati incrementi dei
prezzi e dei volumi, tanto da quotare un prezzo considerevolmente distante dal proprio
valore intrinseco stabilito con le classiche valutazioni dell’analisi fondamentale.
Il motivo per cui si forma una bolla speculativa rimane un mistero. Sono molte le
spiegazioni che la teoria economica ha provato a fornire ma nessuna appare capace di
spiegare completamente i meccanismi che danno origine al fenomeno. In effetti la
difficoltà che si ha nello stabilire il valore intrinseco di uno strumento finanziario
suggerisce come sia facile individuare le bolle solo dopo che sono scoppiate.
I prezzi dentro una bolla speculativa fluttuano violentemente e appare impossibile stabilire
fino a quando durerà la corsa all’acquisto. Nei mercati azionari la bolla speculativa si
differenzia di poco da un vigoroso trend rialzista; col parteciparvi si acquistano
aspettative troppo ottimistiche, irrealistiche e quando se ne accorge il mercato,
solitamente a seguito di una prima riduzione degli incrementi di prezzo, si assiste ad un
rapido sgonfiamento delle quotazioni, cioè allo “scoppio” della bolla speculativa.
Possiamo definire una bolla speculativa come una fase di mercato nella quale si assiste
ad un considerevole aumento ingiustificato dei prezzi a causa di una crescita repentina
della domanda. Solitamente le bolle speculative riguardano i beni immateriali ai quali è
difficile dare un valore certo ma, più raramente, si può assistere a vere e proprie bolle
anche dei beni materiali come ad esempio gli immobili.
La corsa all’acquisto scatta perché si formano “greggi” di investitori convinti che un
nuovo prodotto, una nuova tecnologia o una nuova società potranno rivoluzionare il
proprio settore, offrendo cospicui guadagni con crescite senza precedenti. La domanda
diviene emotiva piuttosto che razionale e l’aspettativa cresce autoalimentandosi con il
proprio rialzo. Il prezzo si discosta dal valore e incorpora un “premio aspettativa”
enorme. Quando il mercato inizia ad accorgersene la discesa è repentina e violenta, e
coglie inaspettatamente gli investitori comuni. Le cause dello scoppio della bolla sono
molteplici:
Professione Trader 18
mano a mano che i prezzi aumentano è sempre più difficile trovare nuovi
investitori disposti ad acquistare ad un prezzo giudicato elevato;
chi ha comperato all’inizio del rialzo è spinto a vendere per monetizzare il
guadagno, in particolare quando la crescita rallenta;
le ottimistiche prospettive di guadagno precedentemente formulate possono
essere riviste e ridimensionate.
Dopo una fase di crescita dei valori segue dunque una fase opposta, durante la quale si
assiste ad un calo considerevole delle quotazioni e ad un cambio di aspettativa.
Se il valore del bene oggetto della bolla speculativa scende repentinamente, si parla
appunto di scoppio della bolla speculativa.
In presenza di bolle speculative il comportamento più redditizio è quello di chi si accoda
al gregge con consapevolezza, facendo proprio ciò che fanno gli altri; il termine
comportamento del gregge è in questo caso quanto mai appropriato e funzionale.
Viceversa, è necessario mantenere l’obiettività necessaria per uscire a gambe levate già
dai primi scricchiolii.
Il rischio di crollo repentino e imprevisto non viene percepito dalla maggior parte degli
investitori che, analizzati come un gregge, hanno un comportamento irrazionale mentre,
analizzati come individui che causano il movimento, sono mossi da comportamenti
razionali di breve termine.
Alle prossime pagine il compito di illustrare alcune tra le più bizzarre e devastanti bolle
speculative.
Professione Trader 19
Studiare le follie del passato vi aiuterà a capire quelle del presente, non cambia assolutamente nulla, la storia si ripete.
Sempre.
A un trader occorre acquisire consapevolezza, conoscere ciò che ha rovinato migliaia di persone può aiutarvi a non
incorrere nel medesimo errore spinti dai sentimenti negativi che muovono l’uomo, come bramosia, avidità e ricerca del
profitto facile.
Studiare il passato non è mai tempo perso, serve a comprendere gli errori già commessi da altri, prepara all'imprevisto,
all'imponderato. Tutto, pur se con lievi differenze, si ripete continuamente.
Professione Trader 20
Il fiore che fece impazzire gli uomini
«Preso individualmente, ciascuno è tollerabilmente sensibile e ragionevole; ma come
membro di una folla, subito diventa stupido». (Friedrich von Shiller)
Johann Theodore de Bry eseguì questa incisione nel 1611 per un libro di botanica
sui tulipani intitolato “Florilegium Novum”. Con tutta probabilità non
immaginava certamente quello che sarebbe successo una ventina d’anni dopo: quei
nove bulbi illustrati avrebbero permesso al fortunato possessore di acquistare
svariate lussuose proprietà immobiliari.
Tanto per farsi un’idea, il reddito medio di un lavoratore comune era di circa 150 fiorini
annui, un falegname specializzato arrivava a 250 fiorini all’anno.
Nel 1642 Rembrandt vendette il capolavoro “La milizia civica del capitano Frans
Banning Cocq”, dipinto noto anche col nome di “Ronda di Notte”, per 1.650 fiorini,
mentre pochi anni prima per il bulbo più famoso di tulipano, il Semper Augustus fu pagata
Professione Trader 21
la cifra record di 6.000 fiorini.
I prezzi salivano senza sosta, alimentati nella loro crescita dai numerosi nuovi partecipanti
all’euforia collettiva che aveva colpito sia gli speculatori che la gente comune. Nessuno
voleva perdere l’affare del secolo e molti diedero in garanzia le loro proprietà per
acquistare, anche a margine, i bulbi di tulipano.
Charles Mackay nel suo “Extraordinary Popular Delusions and the Madness of Crowds”
del 1841, descrive in modo magistrale l’umore del paese mentre la speculazione
divampava senza controllo:
«Nel 1636 la domanda di specie rare di tulipani aumentò talmente che furono
aperti regolari empori per la loro vendita ad Amsterdam, presso la borsa, a
Rotterdam, Harlem, Leida, Alkmar, Hoor e in altre città. Dapprima, come avviene
nelle infatuazioni per i giochi d’azzardo, la fiducia era alle stelle e tutti
guadagnavano. Operatori in tulipani speculavano sull’aumento e sulla
diminuzione delle scorte di bulbi e realizzavano lauti profitti acquistando quando i
prezzi cadevano, vendendo quando salivano.
Molti divennero improvvisamente ricchi, un’esca dorata penzolava invitante
davanti alla gente e uno dopo l’altro tutti si precipitavano agli empori di tulipani
come mosche intorno a un barattolo di miele. Ciascuno era convinto che la
passione per i tulipani sarebbe durata per sempre e che i ricchi di ogni parte del
mondo avrebbero trasmesso i loro ordini in Olanda e avrebbero pagato qualsiasi
prezzo fosse stato loro chiesto. I ricchi d’Europa si sarebbero accalcati sui litorali
dello Zuider Zee e la povertà sarebbe stata bandita dalla fortunata terra d’Olanda.
Nobili, cittadini, agricoltori, operai, marinai, persino spazzacamini e vecchie
lavandaie si dilettarono nella speculazione sui tulipani.
Persone di ogni ceto convertirono le loro proprietà in contante per investirlo in
fiori. Case e terre erano offerte in vendita a prezzi rovinosamente bassi o dati in
pagamento di contratti conclusi al mercato dei tulipani. Gli stranieri furono colpiti
dalla stessa frenesia e il denaro affluì in quella terra da tutte le direzioni.
I prezzi dei beni di prima necessità salirono di nuovo gradualmente: con loro
crebbero di valore anche case e terre, cavalli e carri, e beni di lusso di ogni genere,
e per qualche mese l’Olanda sembrò la vera anticamera di Pluto. Le operazioni
commerciali divennero così vaste e intricate che si rese necessario redigere un
codice di leggi per regolare l’attività degli operatori.
Nelle città più piccole, dove non esisteva una borsa, veniva scelta come “luogo di
esposizione” la taverna principale, dove ricchi e poveri compravano e vendevano
tulipani e confermavano l’accordo con sontuosi ricevimenti. A questi pranzi
Professione Trader 22
partecipavano talvolta due o trecento persone, e grandi vasi di tulipani in fiore
venivano posti a intervalli regolari sui tavoli e sulle credenze per gratificare gli
invitati durante il pasto».
Del tulipano esistono oltre 160 diverse specie che si diffusero in Europa nel corso del
XVI secolo. Fu una vera e propria novità, e al fiore e alla sua coltivazione venne
immediatamente attribuito un grande prestigio. I nobili e i nuovi ricchi vollero possederlo
per farne sfoggio e i prezzi delle varietà più rare e belle iniziarono a crescere di pari
passo con la domanda sempre più forte. I bulbi crebbero di prezzo senza sosta, tutti
vollero partecipare al business del secolo e i prezzi divennero esorbitanti.
Una storia riferita per la prima volta nei Travels di Blainville racconta che un giovane
marinaio, per aver portato notizie della spedizione di un carico di merci, fu ricompensato
dal mercante con una gustosa aringa rossa prima di tornare ai propri commerci. Poco dopo
il mercante si accorse della perdita di un bulbo di Semper Augustus del valore di 3.000
fiorini. Si mise alla ricerca del marinaio e lo trovò mentre, soddisfatto, finiva di mangiare
insieme al pesce quella che aveva preso per una cipolla ma che in realtà era il prezioso
bulbo.
Non si conosce la sorte del marinaio ma è facile immaginare che abbia dovuto confidare
sulla velocità delle proprie gambe per sopravvivere al costoso pasto.
La crescita dei prezzi sembrava inarrestabile, tutti erano contagiati dalla mania dei
tulipani e quando mancava il denaro lo si prendeva a prestito utilizzando la leva
finanziaria.
Professione Trader 23
“Ronda di notte” (Rembrandt)
Nel 1623, un singolo bulbo di una famosa varietà poteva costare più di 1.000 fiorini, un
prezzo che possiamo confrontare con il costo di alcuni prodotti.
Nel 1635 viene registrata una vendita di 40 bulbi per 100.000 fiorini. Il record assoluto
spetta al bulbo Semper Augustus che raggiunge 6.000 fiorini di quotazione.
Nel 1636 i tulipani sono negoziati ovunque, ogni città ha il suo centro di contrattazione e
nei villaggi più piccoli ci si incontra nelle taverne per negoziare gli acquisti e le vendite.
Questo incoraggia chiunque ad acquistare tulipani e molti realizzano ingenti fortune. Ma
molti altri stanno per perdere ogni cosa.
Nel 1637, non si sa per quale precisa ragione, qualcuno iniziò a vendere senza
riacquistare, trovando compratori disposti ad acquistare ma con sempre maggiore
Professione Trader 24
difficoltà. Le vendite generarono dapprima nervosismo, poi timore infine panico: la bolla
scoppiò e i prezzi crollarono del 90% in pochissimo tempo, creando il panico isterico tra
gli investitori e rovinando molti incauti compratori che avevano acquistato in leva dando
in garanzia proprietà immobiliari.
Molti speculatori avveduti fecero ingenti fortune a spese dell’avidità altrui, ma molti
fallirono e, nel giro di pochi giorni, agiati mercanti divennero mendicanti. Una vera e
propria mania di massa aveva contagiato un gran numero di persone che, incapaci di
comprendere ciò che era successo, ricercarono inutilmente dei colpevoli e dei capri
espiatori.
Chi aveva contratto acquisti a termine a prezzi esorbitanti si rifiutò di onorare il contratto,
vi furono inadempienze di massa e i tribunali, riconoscendo carattere di gioco d’azzardo
al commercio di tulipani, nulla poterono fare per obbligare l’adempimento dei contratti.
Ne seguì un impoverimento generale con una forte depressione dell’economia olandese.
Anche se, bisogna riconoscerlo, ancora oggi la coltivazione del tulipano persiste e si
identifica con l’Olanda.
Professione Trader 25
Una versione estesa di questo capitolo è disponibile al link:http://www.traderpedia.it/wiki/index.php/Il fiore che fece
impazzire gli uomini
La bolla dei tulipani è un chiaro esempio di come prezzo e valore possano discostarsi molto quando la domanda è
sostenuta. L’effetto leva gioca un ruolo fondamentale nel consentire rapidi arricchimenti. E rapidissime rovine finanziaria.
Anche ai nostri tempi i tulipani continuano a mietere vittime, ma non direttamente, in maniera più sottile, riproducendo la
loro storia in altri strumenti finanziari, in titoli destinati a salire SEMPRE e a non scendere MAI, in titoli dove un crollo è
un’opportunità d’acquisto.
Proprio come Enron, un titolo che a molti investitori piaceva a 90 e lo adoravano a 70 considerandolo a saldo. Impararono
a odiarlo quando arrivò a 0.
Molti strumenti finanziari hanno andamenti che ricordano la tulipanomania, crescite incredibilmente estese e veloci seguite
da tracolli inevitabili. Ogni trader dovrebbe studiare con grande attenzione la storia finanziaria perché si ripete sempre
tutto, pur con piccole differenze.
Professione Trader 26
La South Sea Company
The greatest ladies thither came,
and plied in chariots daily,
or pawned their jewels for a sum
to venture in the Alley.
Then stars and garters did appear
among the meaner rabble;
to buy and sell, to see and hear
the Jews and Gentiles squabble
“Every fool aspired to be a knave”. (A South-Sea Ballad)
La storia della South Sea Company, nata poco prima della pace di Utrecht che sancì la
fine della guerra di successione spagnola, è quantomeno originale. A causa della guerra il
debito pubblico inglese si era fatto nel corso degli anni progressivamente ingente fino a
raggiungere cifre astronomiche. Come rimborsare il debito? Semplicemente cedendolo!
Detta così suona quasi come una battuta ma in realtà la South Sea Company venne fondata
nel 1711 da Robert Harley, conte di Oxford, affiancato nella sua impresa da John Blunt,
proprio con lo scopo di rilevare l’ingente debito pubblico in cambio di un interesse e del
monopolio dei commerci con le colonie spagnole nel Sud America. Un accordo che
avrebbe potuto fornire una soluzione alla pressione del crescente debito pubblico
accumulato.
Professione Trader 27
La compagnia assunse su di sé la gran parte di questo enorme debito e lo consolidò. Lo
Stato pagava un interesse al 6% e concedeva il diritto di emettere azioni da collocare
presso gli investitori e di avere «l’esclusiva del commercio e del traffico, a far data dal
1° agosto 1711, da, verso e all’interno dei regni, territori ecc. d’America sulla costa
orientale del fiume Aranoca, all’estrema parte settentrionale della Terra del Fuego…»
e ancora «da, verso e all’interno di tutti i Paesi entro gli stessi limiti, ritenuti
appartenere alla Corona di Spagna, o che saranno scoperti in futuro».
L’idea solleticò la fantasia degli investitori che vedevano la possibilità di fare enormi
profitti con i commerci e quindi ogni emissione di azioni fu un completo successo.
Le azioni vennero a costare cifre sempre maggiori senza che ci fossero profitti reali in
grado di giustificare l’incremento dei prezzi. Semplicemente si riponeva sulla società una
fiducia illimitata.
Documento del 1730 che certifica la vendita di azioni della South Sea Company. Una
vera rarità.
La concessione che avrebbe permesso l’attività commerciale nei mari del Sud sarebbe
2
dovuta arrivare dalla Spagna. Daniel Defoe si espresse in questi termini circa i rapporti
commerciali tra Spagna e Inghilterra al termine della guerra:
«A meno che gli spagnoli non si svestano dal buon senso, non si facciano fatui e
rinunciatari, non abbandonino il proprio commercio gettando via il solo prezioso
diritto che gli rimanga al mondo, a meno che, insomma, non siano determinati a
cercare la propria rovina, non possiamo pensare che essi mai, per qualsiasi
ragione o in cambio di qualsiasi cosa si possano privare di un gioiello così
inestimabile come il diritto esclusivo di commerciare con i propri possedimenti».
Il trattato di Utrecht del 1713 garantì alla compagnia un solo carico all’anno in cambio di
una quota dei profitti, oltre alla tratta di schiavi negri; un commercio poco redditizio che
non giustificava il futuro prospero che gli investitori immaginavano per la compagnia.
Professione Trader 28
Tuttavia l’interesse per l’impresa non accennò a diminuire, anche se il primo viaggio in
Sud America fu del 1717 e produsse un modesto profitto. Come se non bastasse i rapporti
tra Inghilterra e Spagna si deteriorarono nel 1718 e le prospettive a breve termine
diventarono tutt’altro che rosee.
Professione Trader 29
La Compagnia dei Mari del Sud commissionò questa carta al cartografo Herman
Moll. Una vasta regione che la compagnia vantava come proprio territorio
commerciale senza tener conto che la Spagna rivendicava il medesimo territorio e
l’esclusiva del commercio con le proprie colonie.
Nel 1719 la South Sea Company propose di rilevare oltre la metà del debito pubblico
inglese pari a 30.981.712 sterline, finanziando il tutto con nuove azioni e convertendo il
debito a un basso interesse, il 5% fino al 1727 e il 4% per gli anni successivi.
Ogni parte aveva il suo tornaconto all’infuori dei sottoscrittori delle azioni che, nella
sostanza, comperavano debiti a fronte di profitti esistenti solo nelle loro fantasiose
aspettative.
Tanto per entrare nella dimensione delle cifre, nel 1719 i debiti dell’Inghilterra
ammontavano a circa 50 milioni di sterline così ripartiti:
18,3 milioni di sterline sono posseduti da tre grosse corporation:
3,4 milioni dalla Bank of England.
3,2 milioni dalla British East India Company.
11,7 milioni dalla South Sea Company.
16,5 milioni a privati cittadini.
15 milioni di rendite inestinguibili, rendite di lungo termine della durata di 72-
87 anni e rendite brevi della durata di 22 anni.
Professione Trader 30
Il solo uomo politico che ebbe qualcosa da ridire sul conferimento di parte del debito
pubblico fu Mr. Walpole che avvisò:
Il trading sulle azioni devierà le menti geniali dai mestieri e dall’industria.
Gli investitori avventati si rovineranno quando i loro risparmi saranno persi
nell’inseguire ricchezze immaginarie.
Il progetto che sta alla base della South Sea Company è cattivo poiché promette
dividendi che non potranno mai essere pagati.
Se i propositi della South Sea Company si avverassero, diventerebbero loro i
padroni del governo e quindi dei dittatori.
Se invece falliranno, come sono convinto, il Paese sarebbe rovinato.
Gli avvertimenti di Walpole furono diretti a orecchi sordi e fu considerato un infausto
falso profeta. Di lui si diceva che gracchiava, come un corvo imperiale rauco, solamente
cattivi auspici mentre i suoi amici, che ben lo conoscevano, lo paragonarono a Cassandra,
che con le sue inascoltate ma veritiere profezie non veniva mai creduta.
Il Parlamento lo ascoltò attentamente una sola volta e ogni suo successivo intervento fu
diretto a panche vuote, poiché nessuno ebbe la sua visione catastrofica. Alla fine la
compagnia prese in carico l’85% dei debiti a scadenza e l’80% di quelli inestinguibili
finanziando il tutto con l’emissione di nuove azioni.
Le azioni quotate a 128 sterline nel gennaio 1720, salirono a 220 in marzo, 550 in maggio,
890 in giugno e 1.000 a luglio. Apparentemente Walpole aveva sbagliato ogni previsione.
Nemmeno il grande scienziato Isaac Newton riuscì a resistere alla tentazione di guadagni
facili e veloci in borsa e il 20 aprile del 1720 vendette le azioni in suo possesso,
ricavandone un profitto di 7.000 sterline. Tuttavia la vendita fu effettuata troppo presto e,
il rialzo proseguiva violentemente, Newton decise di rientrare nel titolo ma lo fece quasi
ai massimi, incapace di attendere ancora mentre il titolo saliva senza sosta.
L’impennata delle azioni della South Sea Company proseguì fino a quando toccarono la
loro punta massima a 1.050 sterline.
Dal massimo il valore delle azioni precipitò del 90% in poche settimane e alla fine lo
scienziato perse 20.000 sterline, una cifra che possiamo stimare tra i 3 e i 4 milioni di
euro. Gli investitori furono presi dal panico al quale seguì la rabbia nei confronti della
dirigenza della Compagnia, colpevoli di aver ingannato gli azionisti vendendo prima del
crollo.
Vi è da dire che la forte popolarità della South Sea Company spinse molti imprenditori e
spregiudicati imbroglioni a creare società per azioni aventi i più disparati e fantasiosi
oggetti sociali, col fine ultimo di raccogliere denaro dai sottoscrittori. Era una vera e
Professione Trader 31
propria mania collettiva: trovare finanziatori per nuove imprese non era mai stato così
facile.
La bolla speculativa ebbe origine dalle aspettative irreali che gli incauti investitori
riposero nelle “società per azioni”, un tipo di società esistente in Inghilterra da circa un
secolo e che venne visto come il nuovo miracolo della finanza. Partecipare a ingenti,
veloci e facili profitti era semplicissimo, bastava sottoscrivere le azioni di qualche nuova
impresa e attendere che i capitali si moltiplicassero.
Durante i primi anni del 1700 nacquero società con i propositi più improbabili e
fantasiosi: un progetto per una sorta di mitragliatrice religiosa in grado di sparare
pallottole sia rotonde che quadrate a seconda che il nemico fosse cristiano o turco, per
l’assicurazione dei cavalli, per perfezionare l’arte della produzione del sapone, per
restaurare e ricostruire le case parrocchiali o vicariali, per trasformare l’argento vivo in
metallo prezioso malleabile, per edificare case od ospedali destinati a raccogliere e
mantenere bambini illegittimi, e via discorrendo.
Professione Trader 32
«Posso calcolare il moto dei corpi celesti ma non la pazzia delle folle»
(Isaac Newton, vittima del crollo delle quotazioni)
Isaac Newton ritratto nel 1712 da Sir James Thornhill in una posa seria e austera.
Probabilmente il grande scienziato avrebbe dovuto riflettere altrettanto seriamente
quando, otto anni dopo, decise di investire i propri risparmi nella South Sea
Company.
Professione Trader 33
Tra i diversi bizzarri oggetti sociali sono da ricordare le società create:
per render dolce l’acqua salata;
per il commercio di capelli;
per svolgere funerali in ogni parte d’Inghilterra;
per la costruzione di navi contro i pirati;
per l’importazione di grandi somari dalla Spagna;
per una ruota dal moto perpetuo;
per realizzare un’impresa altamente conveniente, ma che nessuno sa cosa sia.
Professione Trader 34
i quali con le loro pratiche fraudolente, avevano condotto il Paese sull’orlo della
rovina. Nessuno sembrava afferrare che la nazione stessa era altrettanto colpevole
della Compagnia. Nessuno condannava la credulità e l’avarizia del popolo: la
degradante cupidigia di guadagno o l’infatuazione che aveva spinto una folla di
persone a cacciare le loro teste con tanta fanatica bramosia nella rete tesa per loro
da finanzieri intriganti. Queste cose non vennero mai ricordate».
Gli investitori, che non si volevano arrendere all’evidenza, iniziarono a ricercare i
colpevoli del disastro negli amministratori della società.
Il clima era incredibilmente teso e quando i proiettili sparati in una strada di Londra
mancarono per un pelo Sir John Blunt, si ebbe la conferma di come gli animi fossero
esasperati. Blunt si salvò consegnando i suoi complici al governo: i dirigenti della
compagnia furono espulsi dal parlamento e furono loro confiscati i beni a parziale
risarcimento dei danneggiati.
Il tesoriere della South Sea Company, Robert Knight, fuggì precipitosamente ma fu
catturato ed estradato in Inghilterra. Riuscì ad evadere e visse in esilio i restanti anni della
sua vita. Altri finirono in galera, qualcuno si suicidò, come James Craggs, anziano e
autorevole statista.
Agli incauti investitori non rimaneva che sperare nella soddisfazione che la giustizia
avrebbe reso loro. Uno ad uno ogni dirigente della South Sea Company fu processato e
condannato a pagare grosse somme di denaro in proporzione al ruolo svolto nella società.
Come per la bolla sui tulipani, la vita economica uscì dalla vicenda fortemente depressa e
gli strascichi durarono decenni. La credibilità delle società per azioni ne uscì gravemente
compromessa.
In un giornale pubblicato nel 1721 si legge:
«...molte famiglie povere sono state rovinate, portate a povertà estrema, molti sono
diventati mendicanti. I commerci della Città di Londra, uno dei più eccellenti nel
mondo, sono stati ridotti moltissimo, poche navi sono state costruite, o hanno preso
il largo, durante il regno della South Sea Company».
In questa bolla finanziaria vi erano, ben in vista, molti elementi assolutamente aberranti. In
primo luogo il massiccio indebitamento compensato da un modesto interesse.
Fin dall’origine, infatti, la compagnia era nata con il preciso intento di vendere azioni al
mercato più che di fare profitti; in secondo luogo il business era inesistente, anche se
appariva estremamente innovativo catturando l’immaginazione degli investitori che
caddero nell’errore di valutazione grazie a campagne di annunci ben orchestrate.
Oltre 1,5 milioni di sterline furono guadagnati e persi nella bolla, creando povertà per gli
Professione Trader 35
stupidi e ricchezza per i furbi, anche se vi è da ricordare che in quel periodo la liquidità
era enorme e anche le azioni della borsa francese salirono molto. Inoltre gli acquisti delle
azioni da parte del Re e dei parlamentari apparve, agli occhi degli investitori, come la
migliore garanzia della solidità e affidabilità della compagnia.
Quando infine i grandi investitori vendettero ai piccoli risparmiatori le loro azioni, furono
proprio quest’ultimi, sprovveduti e inesperti, a tenere il cerino in mano fino al crollo
vertiginoso delle quotazioni.
La South Sea Company, tuttavia, continuò i suoi commerci (anche se la sua primaria
funzione si era ridotta alla gestione di parte del debito inglese) fino a quando non venne
chiusa nel 1850. Vista col senno di poi fu una vera follia che attirò su di sè il ridicolo.
Molte caricature dell’epoca e diversi giornali fecero della satira pungente sulla credulità
degli ignari investitori che in un certo senso furono truffati dalle loro stesse aspettative
irrealistiche.
Vale la pena citare il lavoro di un produttore di carte da gioco che realizzò un mazzo di
carte dedicato alle bolle speculative, oggi estremamente rare. Ogni carta contiene una
caricatura di una bolla accompagnata da un appropriato testo descrittivo.
Una delle bolle speculative più curiose riguardò la Puckle’s Machine Company, società
che intese sviluppare dei proiettili e delle palle da cannone rotonde e quadrate
promettendo una totale rivoluzione nell’arte della guerra con una differenziazione
religiosa dei proiettili. La sarcastica descrizione della Puckle’s Machine Company non
teme fraintendimenti:
Professione Trader 36
Antiche carte da gioco che ironizzano sulle bolle speculative
Ogni carta del mazzo celebra una diversa bolla speculativa e ridicolizza gli investitori che
avevano creduto a qualcosa che dovrebbe essere gratis ma che in ogni epoca rischia
sempre di costare molto caro: i propri sogni.
«Sono pochi i campi dell’attività umana in cui la storia conta così poco
come nel mondo della finanza».
(J.K. Galbraith)
Professione Trader 37
La voce è disponibile a questo link: http://www.traderpedia.it/wiki/index.php/La South Sea Company
Il periodo della South Sea Company è stato per molti versi unici, impossibile non ricordare nuovamente l’oggetto
dell’impresa più bizarro: “per realizzare un’impresa altamente conveniente, ma che nessuno sa cosa sia.”
Un oggetto sociale fantasioso e originale, 2 sterline di anticipo su un’azione del valore di 100 sterline rimandando al mese
successivo la dettagliata spiegazione del rivoluzionario e redditizio business della società e il pagamento del saldo. Gli
investitori si concentrarono sulle “100 sterline di valore” e non sull’esborso delle 2 sterline. Geniale. A dir poco geniale.
Professione Trader 38
La Compagnia del Mississippi
«Alcuni si riuniscono in società clandestine e creano nuove merci per trafficare fuori
del loro ramo; con nomi vacui e pomposi ingannano la città, e creano prima nuovi
crediti per poi farli crollare: dividono il vacuo nulla in quote per menar per il naso la
città intera. Speculatori e mediatori si mettono in combutta e il mercante babbeo
mandano in rovina; lo tiran dentro per poi tradirlo, e distruggono da sé il
marchingegno che hanno costruito: allo stesso modo i chimici con i loro trucchi magici
fanno evaporar mirabilmente qualche liquido strabiliante; ma quando la folla
credulona tira fuori i soldi, l’inganno si è dissolto e il vapor si dilegua».
(Daniel Defoe, Reformation of Manners, 1702)
Per poter comprendere come la bolla speculativa della Compagnia del Mississippi, anche
conosciuta come Compagnia delle Indie, abbia potuto aver luogo occorre fare un passo
indietro nel tempo, cercando di comprendere la situazione dell’epoca. Allora le
banconote, come le intendiamo noi oggi, non esistevano e le monete erano d’oro o
d’argento, ogni commercio avveniva dietro corrispettivo di “luigi d’oro”, piuttosto che di
“scudi d’argento”. Il settore della moneta era dominato dalla potente corporazione degli
orefici che prestava denaro alla corona.
La vita del banchiere era pericolosa, poteva capitare che, a seguito di incertezze politiche,
gli investitori si presentassero in massa a ritirare i propri depositi. Un’istituzione che, a
torto, sia gli orefici che i risparmiatori consideravano sicura era la Zecca Reale, che
all’epoca aveva sede nella torre di Londra. Nel 1641 Carlo I, per pagare i propri debiti, si
impadronì di 130.000 sterline depositate dagli investitori; trentanni dopo, nel 1671, Carlo
II fece la stessa cosa confiscando i depositi per 1.300.000 sterline ripianando così i propri
debiti ma condannando alla miseria centinaia di risparmiatori che, incautamente,
ritenevano affidabile depositare i propri risparmi presso la Zecca Reale.
Re Guglielmo III, per finanziare le guerre in Europa, era in frenetica ricerca di denaro ma
i risparmiatori, che ben ricordavano i trascorsi della corona, erano assolutamente restii ad
affidare il proprio denaro al re. La cronica scarsità di moneta circolante si faceva sentire
e inoltre le monete circolanti non erano tutte uguali: alcune erano molto vecchie e il loro
peso variava quindi anche di molto rispetto al valore nominale.
Scaltri truffatori limavano le monete rischiando la condanna a morte prevista per il reato
di “tosatura delle monete”. Fu calcolato che alla fine del 1600 le monete in circolazione
contenevano oro o argento per meno della metà del loro valore nominale. Per tentare di
risolvere il problema della tosatura il tesoro emise una nuova moneta con l’orlo zigrinato
e con la quantità d’oro corrispondente al valore nominale, ma senza ritirare la vecchia
Professione Trader 39
moneta.
La situazione, quindi, invece di migliorare peggiorò, perché i cambiavalute fecero incetta
delle nuove monete fondendole e rivendendo l’oro in mercati dove valeva di più, attuando
una prima forma di arbitraggio. Era dunque sempre più sentita l’esigenza di una moneta
stabile e che avesse un valore riconosciuto.
Guglielmo III, che aveva necessità urgenti di denaro per continuare la guerra ma che era in
difficoltà per la compromessa credibilità della corona, dovette escogitare una soluzione
per superare la grande diffidenza dei risparmiatori di fronte a nuove richiesta di prestito.
Soluzione che fu trovata attuando un ingegnoso piano finanziario: furono aperte le
sottoscrizioni per una nuova banca che vide la luce il 21 giugno 1694, la Banca
d’Inghilterra. Il governo assicurò che il comportamento di Carlo II non si sarebbe ripetuto
e che ogni investitore avrebbe ricevuto una banconota manoscritta che conteneva la
promessa di restituzione del debito a fronte di un interesse. In ogni momento i
sottoscrittori avrebbero potuto convertire in oro o in argento le banconote manoscritte.
Fu un immediato successo e il Re poté continuare la sua guerra, l’emissione limitata e
garantita di banconote supplì alla penuria cronica di moneta. Un successo lasciato alla
sola coscienza di chi doveva stampare banconote garantite da un sottostante.
Fu proprio questa l’epoca storica che diede i natali a John Law, libertino, giocatore
d’azzardo, assassino, padre dell’economia moderna e fondatore della Compagnia del
Mississippi.
«Negli ultimi vent’anni il commercio è stato compreso in Francia meglio di quanto
non lo fosse mai stato in passato, dal regno di Pharamond a quello di Luigi XIV.
Prima di questo periodo era un’arte segreta, una specie di alchimia in mano a tre o
quattro persone che facevano davvero l’oro ma non comunicavano a nessuno il
Professione Trader 40
segreto grazie al quale si erano arricchiti […] Era destino che uno scozzese di
nome John Law dovesse venire in Francia e sconvolgere l’intera economia del
nostro governo per ammaestrarci». (Voltaire, “Sul commercio”)
Mentre gli alchimisti cercavano di trasformare il vile metallo in oro, gli speculatori
cercavano sistemi più terreni e pratici per ovviare alla drammatica penuria di denaro
circolante. La mancanza d’oro e d’argento era un limite frustrante nei commerci e alla
soluzione di questo grave problema, oltre alla concessione di credito, venne in aiuto
proprio John Law. Era un personaggio che sprigionava un fascino magnetico: fuggito
dall’Inghilterra dopo aver ucciso in duello Edward Wilson, figlio di un nobile decaduto,
viaggiò per tutta Europa ben consapevole che la condanna a morte alla quale era stato
condannato in patria avrebbe fatto di lui un esule per sempre.
«Il signor Law sa meglio di chiunque altro com’è riuscito a fuggire. Sono state
raccontate molte storie strane, in particolare si è detto che lui, quando notò che la
guardia davanti alla sua cella stava dormendo da più di un’ora, pensò che si
trattasse di un trucco e si è anche detto che comperò il viceguardiano […]».
(James Johnston, Conte di Warriston, 1719)
La sua passione era il gioco d’azzardo, aveva una vera predilezione per le scommesse e
riusciva a vincere molto spesso grazie ad una magistrale abilità e a vantaggi statistici che
si assicurava di avere. La fortuna lo assiste mentre si sposta tra i tavoli da gioco di
Genova e di Venezia, consentendogli di guadagnare ben 20.000 sterline.
Durante il suo vagabondare per l’Europa scrisse un libro intitolato “Essay on a Land
Bank” (saggio su una banca terriera) dove proponeva di garantire con la terra l’emissione
di cartamoneta. Il testo fu inviato alla regina Anna, succeduta a Gulielmo II, ma la
proposta di Law fu respinta.
Law sapeva che la condanna a morte avrebbe reso difficile l’accoglimento della sua
proposta e scrisse, nel 1705, un secondo libro in forma anonima intitolato: “Money and
Trade Considered with a Proposal for Supplying, the Nation with Money”
(Considerazioni sulla moneta e sul commercio con una proposta per fornire la nazione di
moneta).
L’opera ebbe un grande successo e fu illustrata al parlamento scozzese, che però l’accolse
con poco entusiasmo. Alla fine Law, dopo aver sottoposto la propria proposta
all’Imperatore d’Austria, si recò in Francia. La nazione, a seguito di lunghissime guerre
volute da Luigi XIV soffriva di una penuria drammatica di monete e la povertà era diffusa.
Law sosteneva:
«Il commercio e il denaro dipendono l’un dall’altro; quando il commercio
languisce, il denaro scarseggia; e quando il denaro scarseggia, il commercio
Professione Trader 41
languisce».
Nel 1706 sottopose la propria proposta al controllore generale di Luigi XIV ma non fu
capito e, ancora una volta, si trovò a subire un rifiuto. Tuttavia questo viaggio cambiò il
suo destino poiché, proprio nei circoli esclusivi che amava frequentare, conobbe il nipote
del Re, Filippo Duca D’Orléans che, per uno strano gioco del destino, sarebbe in seguito
divenuto il reggente al trono di Francia. I due erano coetanei e vi fu subito un reciproco
scambio intellettuale. Law ebbe l’occasione di trascorrere molte ore in compagnia del
Duca D’Orléans esponendo nel dettaglio ogni sua idea. Alla morte di Luigi XIV l’erede al
trono era il suo secondo pronipote, un bambino di appena 5 anni, al Duca d’Orléans
spettava il titolo di Reggente fino al compimento della maggiore età del re. John Law ebbe
quindi una incredibile possibilità: poté teorizzare una teoria economica e metterla in
pratica.
«Sua Altezza Reale non avrà difficoltà a mietere successi da ciò che ho l’onore di
proporre. Il miglior attore non è infatti colui che ha il ruolo più importante, ma
colui che sa recitare meglio. Conosco le mie forze e amo troppo il piacere per
occuparmi di affari che non conosco a fondo. Le mie idee sono semplici, i principi
di base ai quali le ho sviluppate sono veri e le conclusioni che ne ho tratto sono
corrette». (Lettera di John Law al Reggente, dicembre 1715)
Law fondò la prima banca autorizzata ad emettere cartamoneta in Francia, il suo primo
cliente fu proprio il Reggente che versò una ingente somma di denaro aumentando così a
dismisura la fiducia della gente che pensava che se addirittura il sovrano depositava i suoi
soldi nella banca, anche i loro risparmi dovevano essere al sicuro.
L’appoggio del Reggente era la migliore pubblicità possibile. Le banconote emesse dalla
banca erano garantite da depositi di monete d’oro e d’argento e convertibili in ogni
momento. Law divenne a tutti gli effetti un cittadino francese acquisendo la nazionalità e la
banca, dopo qualche difficoltà iniziale, iniziò ad avere successo. Ma Law aveva ben altre
idee in mente.
«La banca non è l’unica né la più grande delle mie idee. La mia opera stupirà
l’Europa per i cambiamenti che porterà alla Francia, cambiamenti maggiori di
quelli prodotti dalle scoperte delle Indie a dall’introduzione del credito. Grazie
alla mia opera Sua Altezza Reale sarà in grado di risollevare il regno dalla
pessima condizione in cui è precipitato e di renderlo più potente di quanto non sia
mai stato, di mettere ordine nelle finanze, di rimettere in sesto, aiutare e rafforzare
l’agricoltura, le manifatture e il commercio, di aumentare la popolazione e
accrescere le entrate nel regno, di rimborsare oneri inutili e gravosi, di
incrementare gli introiti della Corona aiutando nello stesso tempo il popolo e
Professione Trader 42
ridurre il debito dello stato senza far torto ai creditori». (Lettera di John Law al
Reggente, dicembre 1715)
L’idea di Law era tutto sommato semplice. Si trattava di creare una società che
commerciasse con i territori d’oltremare portando in Francia argento, avorio, caffè,
cioccolata, ebano, lacca, oro, porcellana, seta, spezie, tè e altri prodotti lussuosi.
Fino ad allora la Francia aveva commerci sporadici con i nuovi continenti e le
potenzialità, sulla carta, erano enormi. Ancora una volta Law fu favorito dal Reggente ed
ottenne l’esclusiva dei commerci con la colonia francese della Louisiana, un territorio
vastissimo, incolto e inesplorato. Immense ricchezze attendevano solo di essere scoperte.
Secondo Law i precedenti tentativi erano falliti per la mancanza di ingenti capitali, ma
questa volta sarebbe stato diverso. La società sarebbe stata capitalizzata permettendo di
convertire i titoli di stato in azioni, una manovra che era ben vista dal Reggente che
vedeva così ridursi il peso dell’ingente debito pubblico.
Nel dicembre del 1718 la banca fondata da Law diventa la Banca Reale a seguito del suo
acquisto da parte dello Stato. Law e il Reggente, che erano i maggiori azionisti,
realizzarono immense fortune. Law acquistò l’Hotel de Soissons che divenne il quartier
generale della Compagnia del Mississippi.
Vennero emesse nuove azioni per un importo elevatissimo e Law giocò d’azzardo ancora
una volta. Poiché il prezzo delle vecchie azioni languiva ancora sotto la pari nessuno
voleva sottoscrivere le nuove azioni, dichiarò che avrebbe sottoscritto il 90% della nuova
emissione per un importo di 25 milioni di lire francesi. Fu un colpo di genio.
Gli investitori credettero che Law, sicuramente ben informato, sapesse che il business era
solido e promettente altrimenti non avrebbe mai investito in prima persona così tanto
denaro, la società fresca di nuova capitalizzazione cambiò nome in Compagnia delle
Indie anche se molti continuarono a chiamarla col vecchio nome.
Professione Trader 43
L’Hotel de Soissons, il quartier generale della Compagnia del Mississippi
Il prezzo delle azioni iniziò a salire e in poco tempo raggiunse il prezzo di sottoscrizione,
poi 600, 700, 800 e infine 1.000 livres. Tutti volevano le azioni e a luglio del 1719 venne
fatta una terza emissione. Ad agosto le quotazioni avevano già raggiunto quota 3.500. Law
innescò il primo boom di borsa e fu proprio in questo periodo che fu coniata la parola
“milionario” per indicare un nuovo ricco.
«Non si vedevano altro che nuovi vestiti, nuove figure e un numero infinito di
famiglie che hanno accumulato nuove fortune. A Parigi si vedono in circolazione
800 nuove carrozze e le famiglie arricchite comprano nuove stoviglie, mobili
nuovi, vestiti nuovi e un nuovo equipaggio, cosicché il commercio si è sviluppato in
maniera prodigiosa». (Daniel Defoe, 12 settembre 1719)
Il 13 settembre 1719 venne lanciata la quarta sottoscrizione di azioni al costo di 5.000
livres e con valore nominale di 500. Andò a ruba, ricevendo il doppio di richiesta rispetto
alla disponibilità. Ottenere credito per acquistare le azioni era facile, bastava versare il
10% di deposito, così molti vendettero le loro proprietà per acquistare a margine il diritto
di ottenere le azioni, ripromettendosi di rivenderle nel giro di pochi giorni. In altre parole
comperavano opzioni.
A ottobre il prezzo delle azioni aveva raggiunto le 6.500 livres. Nessuno si faceva
domande su come fosse possibile una crescita dei prezzi non sostenuta da alcun profitto.
Anzi, i nuovi insediamenti erano addirittura a rischio sopravvivenza, le malattie
decimavano i coloni e il territorio era ostile. Nel marzo 1719 i pellerossa uccisero ben
1500 coloni francesi ma la notizia fu ovviamente celata.
Non vi era nemmeno il tempo per cercare le immense ricchezze poiché si lottava per la
Professione Trader 44
sopravvivenza e perfino i rapporti con gli spagnoli e gli inglesi erano tutt’altro che buoni.
Il prezzo delle azioni continuava a salire, sostenuto dalla facilità con la quale si aveva
accesso al credito. A dicembre i prezzi quotavano 10.000 livres ma venivano già vendute
a termine a 15.000 livres.
Nel giro di pochissimo tempo Law divenne ricchissimo e riempito di onori e il 5 gennaio
1720 fu nominato Controllore delle Finanze in Francia, uno straordinario onore se
consideriamo che era scozzese di origine.
Le voci sulle sofferenze dei coloni cominciarono però lentamente a diffondersi. Per
mantenere alta la fiducia furono reclutati battaglioni di mendicanti che, travestiti da
minatori, marciarono per le vie di Parigi facendo finta di essere in partenza per le miniere
della Louisiana.
Quando gli stessi minatori furono visti per le strade della città settimane dopo alcuni
investitori vollero toccare con mano la loro fortuna e iniziarono a vendere i titoli e a
convertire le banconote in beni più tangibili della carta e, quando scoprirono che non vi
erano fondi per convertire le banconote emesse dalla banca di Law si scatenò il panico.
La quotazione delle azioni crollò a 4.000 livres in una settimana, parecchi investitori
decisero di vendere per investire nella più promettente Compagnia dei Mari del Sud.
Oltre 500.000 persone persero intere fortune con la stessa velocità con la quale l’avevano
accumulata quindi è di Law il merito sia del primo boom di borsa che del primo tracollo.
Una canzone popolare recita:
Lunedì ho comperato le azioni,
Martedì ho guadagnato milioni,
Mercoledì la casa ho trovato,
Giovedì la carrozza ho ordinato,
Venerdì sono andato a ballare,
E sabato sono finito a mendicare.
Il prezzo precipitò a 2.000 livres dimezzandosi ulteriormente e, per far fronte alla
richiesta di conversione in oro delle banconote, si ricorse alla svalutazione delle stesse.
L’avvocato Marais ci lascia una descrizione breve ma esaustiva:
«È la bancarotta di tre quarti della banca e di cinque sesti della Compagnia del
Mississippi».
L’inflazione andò, ovviamente, alle stelle e di tutto questo fu incolpato Law. Il 10 ottobre
venne emanato un decreto che eliminava la cartamoneta, ormai svalutatissima, a favore
delle vecchie monete metalliche. Il 27 novembre 1720 la Banca Reale chiuse i battenti.
Professione Trader 45
Law fu rimosso da ogni incarico e trattato con generale disprezzo, fuggì dalla Francia, con
il beneplacito del Reggente che preferiva allontanare una così grande fonte di imbarazzo
per lui. Law non portò denaro con sé poiché il Reggente gli aveva assicurato che glielo
avrebbe fatto avere in seguito e si rifugiò a Venezia finendo qui i suoi giorni in povertà.
La promessa del Reggente non fu mantenuta.
La cartamoneta fu riproposta in Francia solo 80 anni più tardi, e se Law potesse vedere
come si svolgono oggi le transazioni finanziarie potrebbe aggiungere anche la beffa al
danno subito.
Quanto alla Compagnia del Mississippi, le fu revocata ogni concessione, fatti salvi i
commerci marittimi e le azioni furono ridotte di numero. Sul finire del settecento venne
poi definitivamente chiusa.
Professione Trader 46
La voce è disponibile a questo link: http://www.traderpedia.it/wiki/index.php/La compagnia del Mississippi
Professione Trader 47
Il boom immobiliare in Florida
«Povero è non già chi ha poco, ma chi desidera troppo». (Seneca)
Nel 1920 l’attenzione degli investitori cominciò a concentrarsi sulla Florida e sul suo
clima estremamente favorevole. Iniziò così la corsa all’acquisto di lotti di terreno e di
immobili, dando inizio ad una grande bolla speculativa proprio su quello che è,
nell’immaginario collettivo, il bene rifugio per eccellenza: il settore immobiliare.
La borsa iniziava a salire e il denaro abbondava nelle tasche di molti investitori che
cominciarono a considerare piacevolmente il clima della Florida per le loro vacanze; il
turismo si stava sviluppando e i primi astuti investitori iniziarono a fare incetta di beni
immobili e terreni.
A Miami casinò illegali e luoghi di incontri per ricchi e famosi iniziarono a diffondersi a
vista d’occhio.
Il denaro circolava copiosamente, anche grazie all’abbondante credito disponibile, e
quando si diffusero le notizie che in Florida i prezzi erano raddoppiati in poco tempo
moltissimi nuovi investitori vollero acquistare terreni a fini speculativi. Ville con piscina,
alberghi e campi da golf nascevano come funghi, i prezzi iniziarono a salire
vertiginosamente e quadruplicarono in meno di un anno.
Le ondate di acquisti si verificarono con forza sempre maggiore grazie alla possibilità di
pagare solo un acconto del 10%, rimandando il saldo a un tempo successivo. Ancora una
volta gli investitori pensarono di investire il 100% in 10 quote del 10% sfruttando
Professione Trader 48
l’effetto leva e il momento favorevole. I prezzi salirono velocemente, nessuno si
preoccupava di indebitarsi poiché la domanda era sostenuta e ci si aspettava che i prezzi
raddoppiassero in pochi mesi.
Ovviamente la terra ha il difetto di non essere illimitatamente disponibile e, per
accontentare la richiesta sempre maggiore da parte degli investitori, agli sprovveduti
investitori si cominciarono a vendere anche terreni paludosi. La realtà superò ogni
fantasia: si vendevano terreni sul “lungomare” che però si trovavano a 10 km dall’acqua.
Oppure meravigliose opportunità di investimento nei “dintorni” di Jacksonville,
intendendo per dintorni una distanza di 100 km.
Ma agli investitori poco importava poiché i prezzi continuavano a salire e non ci si
concentrava su ciò che si stava comperando ma sul quanto si sarebbe realizzato vendendo
pochi mesi dopo.
Per dare un’idea di come i prezzi esplosero basta pensare che una proprietà acquistata per
1.700 $ nel 1920 fu venduta a 300.000$ nel 1925, i prezzi erano talmente esorbitanti che
nessun luogo era economico, un appartamento medio in un condominio poteva arrivare a
costare come una super villa hollywoodiana con piscina. La Florida era considerata dagli
investitori un paradiso terrestre, un eden utopico.
Nel gennaio 1925 Forbes pubblicò un articolo che commentava negativamente i prezzi
raggiunti in Florida sottolineando come le quotazioni reggessero solamente
sull’aspettativa di trovare un altro cliente disposto a comprare per la speranza di
incrementi facili e non per il valore reale della terra.
Il 10 gennaio una nave danese, che sarebbe dovuta diventare un albergo galleggiante,
affondò nella bocca di giramento del porto di Miami rendendolo impraticabile per molte
settimane e iniziando a minare la visione di paradiso tropicale che la gente aveva. Era un
Professione Trader 49
grosso problema per i carichi attesi per le costruzioni, le ferrovie smisero di trasportare
ogni bene che non fosse cibo e i prezzi dei beni di prima necessità salirono alle stelle. Le
compravendite iniziarono a rallentare, i giorni in cui i terreni venivano venduti all’asta
anche più di una volta in un giorno erano finiti.
Smisero di arrivare masse di nuovi investitori e i vecchi investitori iniziarono a vendere
non trovando acquirenti. I prezzi iniziarono a scendere velocemente e le ipoteche non
pagate causarono il fallimento di molti investitori. Anche la natura ci mise del suo e un
terribile uragano devastò la Florida nel settembre del 1926. Miami fu devastata e audaci
progetti di sviluppo come l’Isola di Lolando fallirono improvvisamente.
Dopo l’uragano un’onda anomala distrusse oltre 13.000 case e 415 persone morirono.
Come se non bastasse arrivò la mosca della frutta dal Mediterraneo che devastò i raccolti
di agrumi. Venne a mancare l’indispensabile linfa fornita da nuovi investitori per sostenere
i prezzi e cominciarono le vendite di massa.
Il crollo dei prezzi fu inarrestabile, tutti volevano vendere anche perché molti acquisti
erano stati effettuati a margine e quindi era necessario versare il controvalore pattuito. Si
salvò, al solito, solamente chi riuscì a vendere i terreni ai primissimi segnali di
rallentamento della crescita. Per gli altri, i terreni in Florida divennero un investimento da
dimenticare.
La voglia di speculazione si stava trasferendo verso altri strumenti finanziari e, si sa,
quando i prezzi delle case scendono la borsa solitamente sale. La Florida ci mise anni a
risollevarsi e, non risentì particolarmente del successivo crollo di borsa del 1929 né della
grande depressione poiché aveva ormai ben poco da perdere.
Nel numero di Time del 13 giugno 2005 il giornale ha, ancora una volta con tempestività e
ottimo intuito, pubblicato un articolo sulla mania per l’acquisto delle case.
Il titolo del servizio, Home $weet Home, la dice tutta sull’opinione in merito
Professione Trader 50
all’incremento dei prezzi esplosivo. Due anni dopo, nel 2007, a causa dei prezzi elevati e
del costo del denaro sempre maggiore scoppierà la bolla dei mutui subprime che
costringerà molti possessori di case a vendere il proprio immobile all’asta. Il credito
concesso troppo facilmente dalle banche è considerato, ancora una volta, una delle cause
della crisi.
Nel 2008, la banca d’affari Bear Stearns, rischierà il fallimento proprio a causa delle
insolvenze sul pagamento dei mutui.
Professione Trader 51
La voce è disponibile a questo link: http://www.traderpedia.it/wiki/index.php/Il boom immobiliare in Florida
Questo vecchio certificato azionario della Bulding&Loan Association ha uno slogan inserito nella grafica: “Homes make
happiness” (le case fanno la felicità). Ne siamo universalmente sicuri? Difficilmente gli azionisti della banca d’affari Bear
Stearns si troveranno a sottoscrivere questa affermazione.
Professione Trader 52
Il Grande Crollo del 1929
«Il giudizio unanime di milioni di persone, le cui valutazioni sono rilevate in quel
meraviglioso mercato che è la borsa, è che al presente i titoli non sono sopravvalutati.
Dov’è il gruppo di uomini così onniscienti da arrogarsi il diritto di porre il veto al
giudizio di questa moltitudine intelligente?». (Joseph Stagg Lawrence, poco prima del
grande crollo del 1929)
Quelli visti finora sono interessanti esempi di crollo verticale delle quotazioni, ma il
grande crollo del 1929 oscura tutti i precedenti episodi speculativi poiché riguarda non un
singolo titolo, ma l’intera borsa valori più grande del mondo: Wall Street.
Le quotazioni delle azioni erano in salita da fine 1921 con delle fasi laterali che
inframmezzavano i rialzi. Quota 100, una resistenza naturale, era dura da superare!
Nel corso del 1925 la quotazione dell’indice Dow Jones aumentò sensibilmente
oltrepassando i 160 punti; nel 1926, in concomitanza con il crollo del mercato
immobiliare in Florida, i corsi si calmarono e lateralizzarono, per poi riprendere la
propria corsa fino a 200 punti alla fine del 1927.
Nel 1928 il Dow Jones testò quota 300 e infine il 1929 vide i corsi posizionarsi oltre
quota 370. Dal minimo di circa 60 del 1921 si trattava di un rialzo del 600% in 8 anni.
Professione Trader 53
Boom dell’indice Dow Jones da agosto 1922 a settembre 1929. Grafico giornaliero
Ancora una volta la crescita dei prezzi ebbe due alleati fedeli: le aspettative di nuovi
rialzi e l’agevolazione del credito.
L’acquisto a margine delle azioni era infatti consentito, se non incoraggiato, dalle
aspettative di nuovi rialzi: in fin dei conti perché limitarsi a comperare per 100 dollari
quando con la stessa cifra si può beneficiare del rialzo per 1.000?
Nella primavera del 1929 il Federal Reserve Board, preoccupato per l’ingente liquidità
disponibile, annunciò che avrebbe alzato i tassi per frenare il boom. Era un tentativo
disperato. Charles E. Mitchell, alla guida della National City Bank dichiarò:
«Sentiamo di avere l’obbligo, superiore a ogni ammonimento della Federal
Reserve o di chiunque altro, di evitare ogni crisi pericolosa nel mercato
monetario».
In altre parole la National City Bank avrebbe prestato il denaro agli investitori
vanificando ogni restrizione della Federal Reserve. Il mercato ringraziò e i prezzi
continuarono a crescere. Si era innescata una spirale pericolosa, i prezzi salivano mossi
dall’attesa di ulteriori rialzi attesi e la grande disponibilità di credito concesso dalle
banche rendeva accessibile il mercato a chiunque.
La leva finanziaria era diffusissima ed esaltata dagli investitori che la percepivano come
un acceleratore di guadagni. Lunedì 21 ottobre l’indice Dow Jones iniziò a manifestare i
primi segni di nervosismo e giovedì 24 ottobre ci fu il primo crollo, con i prezzi incapaci
di trovare un supporto. A molti investitori fu chiesto di rientrare dal margine e questo fece
sì che nuovi titoli furono offerti al mercato.
Professione Trader 54
Indice Dow Jones. Luglio-Dicembre 1929. Grafico giornaliero
Professione Trader 55
Quotazioni dell’indice Dow Jones da ottobre 1929 a luglio 1932. Grafico giornaliero
A seguito del crollo di Wall Street vi fu una drammatica crisi economica che sfociò nella
grande depressione. Gli effetti furono devastanti, il commercio internazionale diminuì
considerevolmente, così come i redditi delle persone fisiche, il gettito fiscale, i prezzi e il
settore edilizio.
Il crollo delle quotazioni colpì duramente il ceto medio che aveva sostenuto la domanda di
beni di consumo durevole (come quello dell’auto) e che, in particolare, aveva investito i
propri risparmi in borsa contribuendo all’incremento dei corsi.
Le industrie, vedendo calare la domanda di beni di consumo durevole, cessarono di
commissionare materiali e semilavorati; si verificarono ovunque riduzioni di personale e
di salari alimentando una ulteriore spirale di riduzione dei consumi, anche da parte di chi
il lavoro lo aveva ancora ma temeva di poterlo perdere.
Il panico arrivò ad ondate sempre maggiori tra i piccoli risparmiatori, che si precipitarono
nelle banche a ritirare i risparmi creando così una crisi di liquidità di ampie dimensioni.
Molte banche fallirono trascinando nella crisi le industrie nelle quali avevano investito.
Molte di queste industrie furono costrette a chiudere i battenti o a ridimensionarsi
riducendo il personale. L’economia americana ne risentì sensibilmente. La produzione
industriale scese di quasi il 50% tra il 1929 e il 1932.
Professione Trader 56
Produzione Industriale 1929 1930 1931 1932 1933 1934 1935
Stati Uniti 100 83 69 55 63 69 79
La quotazione del Dow Jones perse circa l’80% dai massimi, ritornarono ai livelli record
pre-crollo solamente nel novembre del 1954. Venticinque anni dopo!
Dal minimo del 1932 i corsi salirono intervallati da lunghe fasi laterali diretti verso quota
1.000, una cifra rotonda che, in analisi tecnica, viene chiamata “resistenza naturale”.
Professione Trader 57
Andamento dell’indice Dow Jones dal 1950 a settembre 1987. Grafico giornaliero
Ci vollero circa 20 anni per assistere al superamento di quota 1.000, un’attesa che però
diede i suoi frutti poiché si innescò un boom dei prezzi che ebbe il suo culmine il 25
agosto 1987 e che poi originò il più grande crollo in un’unica giornata della storia di Wall
Street.
Professione Trader 58
Una versione estesa di questo capitolo è disponibile a questo link: http://www.traderpedia.it/wiki/index.php/Il Grande Crollo
del 1929
"Coloro che comprarono azioni nella metà del 1929 e le tennero videro passare la maggior parte della vita
da adulti prima di ritornare in pareggio." (Richard M. Salsman)
"Il giudizio unanime di milioni di persone, le cui valutazioni sono rilevate in quel meraviglioso mercato che è
la borsa, è che al presente i titoli non sono sopravvalutati. Dov’è il gruppo di uomini così onniscienti da
arrogarsi il diritto di porre il veto al giudizio di questa moltitudine intelligente?" (Joseph Stagg Lawrence,
poco prima del grande crollo del 1929)
"Tra i fratelli Marx, Groucho era il più prudente in materia finanziaria. Nel 1929 prese i risparmi di tutta la
vita e li mise in una cosa sicura, la Borsa."
Professione Trader 59
Il crollo del 1987
«Penso sempre al perdere denaro come al contrario del fare denaro. Non focalizzate
l’attenzione sul fare denaro, focalizzate l’attenzione sul proteggere quello che avete».
(Paul Tudor Jones)
Il crollo della borsa di Wall Street di lunedì 19 ottobre 1987 ha delle caratteristiche
particolari che lo rendono profondamente diverso, sia nel calo delle quotazioni che negli
effetti che generò, dal grande crollo del 1929. Per prima cosa la durata: il crollo del 29 ci
mise 25 anni a riassorbire le ferite che aveva causato, mentre il crollo del 1987 fu
riassorbito in pochi mesi e ci vollero meno di due anni per toccare un nuovo record
storico.
Inoltre, mentre nel crollo del 1929 il calo delle quotazioni fu progressivo e distribuito su
più giornate, nel 1987, in un solo giorno, l’indice Dow Jones perse 508,32 punti pari al
22,6% della propria capitalizzazione: oltre 500 miliardi di dollari persi nel più grande
crollo giornaliero di tutti i tempi. Fino ad ora.
Ovviamente un così grande ribasso è estremamente contagioso e per la fine di ottobre la
borsa di Hong Kong perse il 45,8%, quella australiana il 41,8%, la borsa spagnola il
31%, quella inglese il 26,4%, quella del Canada il 22,5%.
Professione Trader 60
I termini, ormai entrati nel gergo comune degli investitori, “lunedì nero” e “venerdì nero”
derivano dai ribassi del 1929 iniziati proprio con un venerdì nero, il 24 ottobre. Oramai è
attesa comune aspettarsi un ulteriore tracollo delle quotazioni il lunedì, se il venerdì il
mercato crolla.
Un crollo simile non si era mai visto e per trovare un altro ribasso degno di nota bisogna
andare al 17 settembre 2001, il primo giorno di ripresa delle quotazioni dopo l’attacco
dell’11 settembre 2001. Il 1987, tuttavia, nonostante il crollo del 19 ottobre, si concluse
con una variazione positiva rispetto al 1986: il 2 gennaio 1987 l’indice Dow Jones
quotava 1.897 punti e il 31 dicembre 1.939 punti; una piccola ma significativa variazione,
anche se il massimo dell’anno è stato toccato il 25 agosto 1987, a 2.722 punti con un
rialzo di oltre il 40% da inizio anno.
Il colpevole del crollo fu individuato nei trading system che eseguivano direttamente gli
ordini di vendita permettendo anche delle strategie di arbitraggio.
Furono senz’altro una causa dell’ingigantirsi della pressione in vendita, anche se molti
economisti videro nel crollo solamente il ritorno alla normalità.
Professione Trader 61
Andamento dell’indice Comit Generale da settembre 1987 a marzo 1988. Grafico
giornaliero
Tuttavia il crollo del 1987 interruppe definitivamente il clima di euforia e nel 1993, 6 anni
dopo, le quotazioni dell’indice Comit erano ancora al di sotto del massimo storico, pur
avendo ormai toccato il punto più basso.
Professione Trader 62
Andamento dell’indice Comit Generale dal 1985 al 1993. Grafico giornaliero
Finalmente a luglio 1997, a 10 anni dal massimo storico, si assistette al nuovo record
storico e fu nuovamente boom. La memoria finanziaria, si sa, ha una vita effimera.
Professione Trader 63
Professione Trader 64
Una versione estesa di questo capitolo è disponibile al link: http://www.traderpedia.it/wiki/index.php/Il crollo del 1987
"La natura umana è sempre accompagnata da speranza e da paura. Nel trading, quando il mercato si muove contro di te
speri che sarà l'ultimo giorno - e perdi di piú che non se non avessi creduto a questa speranza - a questo alleato che è lo
stesso che ha portato al successo piccoli e grandi imprenditori. E quando il mercato si muove nella tua direzione, hai paura
che domani si riprenderà i tuoi profitti, ed esci dalla tua posizione - troppo presto. La paura ti porta a guadagnare meno di
quello che potresti. Lo speculatore deve combattere questi due istinti. Invece di sperare, deve temere; invece di temere
deve sperare." (Jesse Livermore)
Professione Trader 65
“Trading Places”. Una poltrona per due
«Tu entri avendo mezzo milione in germogli di soia e un attimo dopo i tuoi figli non
hanno nemmeno le scarpe!». (Louis Winthorpe III)
Le commodities sono materie prime o altri beni prodotti con standard qualitativi
equivalenti che ne permettono l’agevole negoziazione sui mercati internazionali. Le
commodities possono costituire un’attività sottostante per vari tipi di strumenti derivati, in
particolare per i futures trattati in apposite borse merci e sono:
Agricoltura
• Avena
• Colza
• Frumento
• Mais
• Orzo
Coloniali e tropicali
• Cacao
• Caffè
• Cotone
• Legname
• Succo d'arancia
• Zucchero
Metalli
• Alluminio
• Argento
• Nichel
• Oro
• Palladio
• Piombo
• Platino
• Rame
• Zinco
Energetici
• Benzina
• Carbone
• Energia elettrica
• Etanolo
Professione Trader 66
• Gas naturale
• Nafta
• Petrolio
Carni
• Bovini
• Bovini da latte
• Maiali
• Pancetta di maiale
I futures sono dei contratti che riguardano due controparti, la parte “corta” e la parte
“lunga”. La parte corta si impegna a vendere e dovrà consegnare alla controparte lunga,
che si impegna ad acquistare, una certa quantità dell’attività sottostante: il future. La
consegna del sottostante avverrà in un tempo, prezzo e luogo prefissato; alla scadenza del
contratto la parte corta può mantenere la posizione e aspettare di effettuare la consegna
oppure può chiudere la posizione acquistando un contratto futures che chiude la sua
posizione.
Allo stesso modo, la parte lunga può mantenere la posizione e aspettare che gli venga
consegnata l’attività sottostante oppure può chiudere la posizione vendendo un contratto
future. Se, ad esempio, un investitore è convinto che a breve il prezzo dell’argento salirà
può acquistare un future sull’argento versando un piccolo margine e definendo al momento
dell’acquisto il prezzo e la data di scadenza del future stesso.
Se alla scadenza del future non vi sono operazioni compensative tra chi ha comperato e
Professione Trader 67
chi ha venduto il future, la parte che ha venduto può “forzare” la parte che ha comperato
ad accettare la consegna, così come la parte che ha acquistato può “forzare” la parte che
ha venduto ad effettuare la consegna.
A cosa servono i futures? Principalmente nascono come strumento di copertura dei rischi
di fluttuazione dei prezzi. Immaginiamo che un produttore di mais desideri essere certo del
prezzo di vendita del proprio prodotto; non dovrà far altro che vendere dei contratti sul
mais fissando data di consegna e prezzo senza più preoccuparsi dell’andamento del
prezzo. Nella realtà i futures sono trattati anche da chi non deve consegnare un bel nulla
ma desidera sfruttare l’andamento del sottostante. A grandi linee, giusto per fare un
ripasso, sono questi i meccanismi del mercato delle commodites. Ma il vero nocciolo
della questione riguarda i movimenti pilotati da grandi speculatori, movimenti chiamati
corner, ovviamente illegali.
I corner si dividono in lunghi o corti anche se la tipologia lunga è la più diffusa. Il
funzionamento è semplice: nel corner lungo un gruppo di investitori assume un enorme
posizione lunga su futures e acquista il sottostante contemporaneamente; all’avvicinarsi
della scadenza dei contratti questi operatori non chiudono le posizioni. Il problema nasce
dal fatto che il numero dei contratti stipulati può essere così grande da superare l’effettiva
quantità di merce disponibile per la consegna, quindi chi ha venduto i contratti si trova in
grande difficoltà a consegnare le merci ed è quindi disposto a pagare qualsiasi prezzo pur
di chiudere la sua posizione corta. I prezzi dei futures aumentano moltissimo in poco
tempo, e di chi è corto si dice che è stato messo all’angolo (cornered) e poi spremuto
(squeezed).
Il corner corto ha il funzionamento opposto. Un gruppo di investitori assume una grossa
posizione sui future e vende sul mercato una grossa quantità del sottostante per far
scendere i prezzi. Quando si avvicina la scadenza dei contratti futures questi operatori non
chiudono le posizioni. Anche in questo caso il numero dei contratti stipulati può essere
talmente grande da superare ampiamente la domanda di chi effettivamente desidera la
consegna e quindi chi ha una posizione lunga si troverà in difficoltà a rivendere il
sottostante che gli viene consegnato ed è costretto a chiudere la sua posizione provocando
forti ribassi sia nei prezzi futures che in quelli spot.
La storia dei tentativi di manipolazione dei prezzi è lunga e travagliata, e spesso questi
tentativi si rivoltano contro chi li ha messi in atto provocando dissesti finanziari immensi.
Un esempio eclatante di corner mal riuscito accadde nel 1980, quando i fratelli Nelson
Bunker e Herbert Hunt cercarono, e per un po’ ci riuscirono, di manipolare le quotazioni
dell’argento facendone incetta. Fu valutato che controllassero il 33%
dell’approvvigionamento mondiale di argento. Nel periodo dal maggio 1979 a marzo
Professione Trader 68
1980, il prezzo dell’argento salì vertiginosamente da 8 a 50 dollari per oncia.
Quando fu chiaro al mercato che i fratelli Hunt manipolavano i corsi dei prezzi si scatenò
un panico sui futures e sul sottostante, che perse il 50% in un solo giorno, giovedì 27
marzo 1980, per poi precipitare a 10 dollari per oncia. Un consorzio di banche offrì una
linea di credito da 1,1 miliardi di dollari ai fratelli Hunt per pagare i loro debiti e anche
se non furono ridotti in miseria ebbero il loro immenso patrimonio ridotto di un miliardo
di dollari. I fratelli Hunt furono accusati di comportamento monopolistico e di
manipolazione del mercato dell’argento e nel 1988 insieme a diversi associati vennero
ritenuti colpevoli e condannati a pagare danni per 192 milioni di dollari alla società
metallurgica peruviana Minpeco, di proprietà statale. In quel periodo anche l’oro ebbe
un’evoluzione analoga dei prezzi salendo da 247 a 825,5 dollari per poi scendere a 463.
Anche Hollywood, seppur con qualche licenza, ha affrontato più volte sia il cornering sia
l’utilizzo di informazioni riservate o privilegiate per fare facili e veloci profitti.
Possedere in anticipo le informazioni e le notizie riservate che devono essere diffuse al
mercato (e che influenzano i prezzi quando non sono attese) fornisce un discreto vantaggio,
ma anche operare seguendo gli effetti che queste notizie generano sui prezzi offre grandi
opportunità. L’abusato proverbio di Wall Street «non combattere il trend» è infatti il
migliore strumento che il trader possiede per non incorrere nella rovina finanziaria. Come
il film “Trading Places” ben ricorda.
«Pensa alla grande, sii ottimista! Non dare mai segni di debolezza, mira sempre
dritto alla gola. Compra a poco e vendi a molto. La paura è un problema che non ti
riguarda». (Louis Winthorpe III)
Una poltrona per due (“Trading Places”) è un film del 1983 che ogni trader dovrebbe
avere nella sua collezione di film.
La storia è semplice, Louis Winthorpe III (Dan Aykroyd) è un broker di successo presso la
società Duke & Duke. Billie Ray Valentine (Eddie Murphy) è invece uno straccione, che
mendica elemosina per strada facendo finta di aver perso le gambe durante la guerra del
Vietnam.
Professione Trader 69
I due si incontrano casualmente e Louis chiama i poliziotti che arrestano Billie Ray per
vagabondaggio. I fratelli Mortimer e Randolph Duke, proprietari della società per la quale
lavora Louis, assistono casualmente alla scena e iniziano a discutere tra loro sull’origine
del comportamento criminale. Mortimer sostiene che il criminale sia geneticamente
predisposto a delinquere mentre Randolph sostiene che è l’ambiente nel quale si vive a
predisporre o meno alla delinquenza.
La discussione non vede il prevalere di nessuno dei due e quindi decidono di verificare
chi abbia ragione facendo un esperimento sociale sul campo: Billie Ray Valentine da
accattone diventerà un uomo d’affari prendendo il posto di Louis Winthorpe III che invece
verrà arrestato con un’accusa costruita ad arte, finendo col perdere tutto quello che
possiede. Billie Ray scopre di avere un talento innato per la gestione finanziaria: vivere in
strada gli ha fornito una visione neutra delle cose e molta astuzia.
Nel frattempo Louis, convinto di essere stato incastrato da Billie, cerca di vendicarsi e di
recuperare la sua vita ma finisce col complicarla ulteriormente, fino ad arrivare sull’orlo
del suicidio.
Randolph Duke ha vinto la scommessa fatta con il fratello Mortimer: è l’ambiente a
condizionare i comportamenti. Ma mentre si accinge a pagare la scommessa al fratello, un
misero dollaro, viene visto da Billie Ray, nascosto in bagno per fumare una sigaretta.
Tutto diviene chiaro e Billie propone un’alleanza a Louis che è ben felice di accettare
appena scopre che erano stati i fratelli Duke a rovinargli la vita. La vendetta viene
progettata nei minimi particolari. I fratelli Duke hanno corrotto un funzionario governativo
per ottenere in anteprima delle informazioni sui raccolti di arance e intendono sfruttare
questa informazione per speculare sui derivati. Louis e Billie falsificano il rapporto
facendo assumere delle posizioni errate ai fratelli Duke che finiscono così sul lastrico.
Professione Trader 70
Billie e Louis guadagnano invece molti soldi sfruttando la vera informazione e se ne vanno
in vacanza ai Tropici.
Tuttavia la descrizione dello splendido film è solamente un veloce ripasso della trama per
introdurre la vera questione: come è stato possibile per i fratelli Duke rovinarsi con una
sola operazione in commodities e futures, e soprattutto quanto guadagnarono Louis e
Billie? Cerchiamo di capirlo.
La maggior parte di succo di arancia è venduto come concentrato in “unità di libbre
solide”, approssimativamente 1,17 libbre per unità e 15.000 libbre per contratto. Il
rapporto sul raccolto della arance originale indicava una grande disponibilità di arance
fresche, e quindi, una volta diffuso il dato, il prezzo del succo d’arancia concentrato
sarebbe calato. Il falso rapporto in mano ai Duke e creato ad arte da Louis e Billie, diceva
invece esattamente il contrario e cioè indicava una scarsa disponibilità di arance, per cui
era facile supporre che i prezzi sarebbero saliti. Quindi i fratelli Duke iniziarono ad
acquistare a pieni mani prima della diffusione del rapporto per poi, nelle loro intenzioni,
rivenderlo a prezzi molto elevati. Appena il prezzo raggiunse 1,45 dollari per la consegna
ad aprile (la scena nel film è ambientata il 2 gennaio), Louis e Billie si misero “corti”
vendendo, in pratica ai fratelli Duke, i futures sul succo concentrato d’arancia.
Appena il dato reale venne però reso noto, il prezzo del succo d’arancia concentrato
crollò e i fratelli Duke non riuscirono più a trovare compratori per i contratti, trovandosi
quindi essi stessi obbligati ad acquistare enormi quantità fisiche di succo d’arancia, ad un
prezzo superiore di un dollaro rispetto alle quotazioni che raggiunsero 22 centesimi
quando Louis e Billie iniziarono ad acquistare, chiudendo l’operazione e guadagnando ben
1,23 dolari a contratto. Soldi che praticamente portarono via ai fratelli Duke.
Ma quanti soldi guadagnarono Louis e Billie? Ad un certo punto Louis dice «20.000» e
quindi si capisce il numero totale di contratti venduto. Le vendite sono state effettuate da
1,42 a 1,02 dollari; il prezzo medio è quindi di 122 centesimi per libbra e per i nostri
calcoli sarà il prezzo medio di vendita dei futures. Allo stesso modo gli acquisti per
chiudere la posizione avvennero ad una cifra compresa tra i 46 centesimi per libbra e i 29
centesimi per libbra della chiusura con un prezzo medio per contratto di 38 centesimi per
libbra.
Profitti:
(122 centesimi/libbra - 38 centesimi/libbra) x 15.000 libbre a contratto x 20.000
contratti=
252.000.000 dollari
Professione Trader 71
«Voglio che il mercato venga riaperto adesso, trascini qui dentro tutti gli agenti!
Rimetta subito in funzione quelle macchine! - RIMETTA SUBITO IN FUNZIONE
QUELLE MACCHINE!» (Mortimer Duke, dopo aver compreso che era in
bancarotta)
C’è inoltre una chiamata di rientro del margine per i fratelli Duke che fa presumere che
quei soldi li debbano corrispondere proprio a Louis e Billie. Fantasia o possibile realtà?
Ovviamente nel film c’è qualche licenza hollywoodiana.
I prezzi solitamente non si muovono così tanto in pochissimo tempo, visto che esistono
meccanismi di salvaguardia del mercato che limitano le oscillazioni entro parametri
prefissati e che l’insider trading è un reato. Tuttavia a volte la realtà supera la fantasia,
come nel caso della Barings Bank, la più vecchia banca d’affari del Regno Unito, il cui
crollo si deve a un singolo trader, Nick Leeson, che creò una perdita enorme tentando di
sostenere l’indice giapponese Nikkei acquistando futures e vendendo opzioni put
contemporaneamente, il tutto all’insaputa della banca.
A differenza dei fratelli Duke, Leeson era mosso solo dal desiderio di recuperare le
perdite fatte precedentemente, ma l’effetto finale fu il medesimo: la bancarotta.
Professione Trader 72
La voce è disponibile a questo link: http://www.traderpedia.it/wiki/index.php/Una_poltrona_per_due
Professione Trader 73
La Sumitomo Corporation e “Mr.
Copper”
«Quelli che non sanno ricordare il passato sono condannati a ripeterlo» (G. Santayana)
Il rame è il cuore della Sumitomo Corporation, una società che fa risalire le proprie
origini al XVII secolo. Fino alla fine del XVI secolo il rame veniva estratto col suo
argento intatto. Masatomo Sumitomo sviluppò una tecnica nuova per raffinare rame ed
estrarre argento, consentendo profitti maggiori.
Nel 1690, Sumitomo aprì una miniera di rame che è stata il core business della società
fino alla fine del 1800, quando le attività si ramificarono. Nel 1897, Sumitomo iniziò a
fabbricare fili di rame nudo, nel 1900 cavi isolati di rame e, successivamente, cavi per le
telecomunicazioni. Oggi Sumitomo è un gruppo di molte società, tra cui la Sumitomo
Bank, Sumitomo Industrie del Metallo e la società elettronica Nec. Produce migliaia di
prodotti dai fertilizzanti alle attrezzature aerospaziali investendo in diverse aree
geografiche, dalla produzione di petrolio in Vietnam, a quella di acciaio negli Stati Uniti.
Masatomo Sumitomo visse dal 1585 al 1652 ed è considerato il fondatore spirituale della
società. Nella sua prima carriera, come monaco buddista, tracciò le linee guida di come
condurre l’attività commerciale e le sue scritture furono usate in seguito come principi
ispiratori per la condotta della società.
1. Agire in buon fede per mantenere la fiducia dei clienti;
2. Studiare i cambiamenti dei trend sociali per soddisfare le nuove richieste;
3. Non essere attirati in affari azzardati dai profitti facili o dalla fretta.
La terza regola di Sumitomo è affissa in molte sedi delle sue società, compresa quella in
cui lavorava Yasuo Hamanaka, un esperto trader che si occupava del trading nel mercato
del rame. La sua fama era leggendaria ed era conosciuto come “Mr. Copper” o “Mr. 5%”
dato che controllava il 5% dell’approvvigionamento mondiale di rame.
Hamanaka era nel trading sul mercato del rame dal 1975, un periodo insolitamente lungo
che gli permise di acquisire una grandissima influenza sui prezzi e di realizzare notevoli
profitti. Per capire la tecnica di Hamanaka non occorre conoscere molti dettagli, il rame,
al pari di molte altre merci è:
soggetto a fluttuazioni, anche ampie;
può essere immagazzinato, la produzione non ha bisogno di essere consumata a
breve.
Una parte della domanda è sicuramente proveniente dalla speculazione, mentre un’altra
Professione Trader 74
parte è la normale e necessaria domanda di consumo effettivo.
Gli speculatori, ovviamente, desiderano comperare a basso prezzo e vendere quando
questo sale: in caso di quotazioni percepite come insolitamente basse acquistano per poi
rivendere una volta che i prezzi si saranno ripresi.
La strategia di Mr. Copper era semplice: comprare il rame a pronti, immagazzinarlo nei
depositi del London Metal Exchange (Lme) e semplicemente aspettare la risalita dei
prezzi. Per diversi anni la tecnica si rivelò profittevole ma poi qualcosa cominciò a non
funzionare e il rischio divenne sempre maggiore.
Hamanaka aveva sviluppato una strategia imprenditoriale nel condizionare i prezzi del
rame mantenendoli artificialmente alti, un sistema che aveva prodotto enormi profitti per
diversi anni ma che alla fine gli si ritorse contro. Quello che stupisce non è il suo
fallimento ma il suo successo iniziale. All’acquisto dei futures Hamanaka accostava la
vendita di opzioni put sul rame con un’esposizione sempre maggiore per recuperare le
perdite. La discesa dei prezzi iniziata ad agosto 1995 fu il colpo di grazia, le perdite
vennero improvvisamente alla luce e furono ingentissime.
Il loro occultamento fu possibile per la mancanza di un adeguato sistema di controlli,
anche perché in Giappone c’è una forte presunzione di onestà. Il 13 giugno 1996 la
Sumitomo Corporation riporta una perdita di 1,8 miliardi di dollari nel trading sul rame
non autorizzato.
La colpa ricade su Hamanaka che avrebbe occultato, in oltre 10 anni, ingenti perdite. Il
presidente della Sumitomo Tomiichi Akiyama disse:
«La serie di operazioni fatta da Mr. Hamanaka è stata fatta di sua iniziativa
usando indebitamente il nome della società, noi ci rammarichiamo profondamente
e siamo molto imbarazzati da queste gravi e profonde violazioni delle regole della
nostra società».
La carriera di Mr. Copper, a 48 anni, era definitivamente finita dopo 15 anni di ininterrotta
attività nel mercato del rame.
Professione Trader 75
Grafico candlestick settimanale del rame fino a luglio 1996
Professione Trader 76
Professione Trader 77
Una versione estesa di questo capitolo è disponibile al link: http://www.traderpedia.it/wiki/index.php/La Sumitomo
Corporation e “Mr. Copper”
Mr. Copper non è senz’altro l’unico “trader briccone” della storia finanziaria, vale la pena approfondire l’argomento:
Bernard Madoff
Jérôme Kerviel
Il “trader briccone” della Société Générale
Jordan Belfort - Il lupo di Wall Street
Kweku Adoboli
Nick Leeson - Il “trader briccone” della Barings Bank
Professione Trader 78
Un trade “cartaceo” sul filo del rasoio
«La corretta speculazione è figlia della correlazione tra un patrimonio monetario ed un
patrimonio psicologico». (William D. Gann)
Devo ammetterlo, quello che a fine 1997 aveva subito attirato la mia curiosità è stato il
nome, Cartiere Sottrici Binda. Poi è seguito il prezzo compreso tra le 20 e le 30 lire del
vecchio conio. Una cifra tra i 10 e i 15 centesimi di euro per un titolo che stava
apparentemente accumulando da oltre un anno, era un richiamo troppo forte per me.
In quel periodo, Binda, società del settore cartaceo, si trovava in cattive acque e i suoi
titoli, ora non più quotati, per parecchi anni non avevano fatto altro che scendere.
Mese dopo mese, settimana dopo settimana, il valore delle sue quotazioni segnava
continuamente nuovi minimi. Improvvisamente, nel novembre 1996, l’andamento ribassista
s’interruppe e prese il via una serie di rialzi che portarono il titolo verso il raddoppio del
prezzo. Poi seguì un ampio movimento laterale durato circa un anno.
Allora la mia operatività era concentrata in particolare sui titolini con puntate sul terzo
mercato e sui diritti degli aumenti di capitale, amavo il rischio e Binda aveva tutti i
presupposti per un rapido e profittevole trade.
Professione Trader 79
Cominciai ad appostarmi in attesa di un segnale, i prezzi stavano disegnando un enorme
triangolo e i volumi erano elevati rispetto alla fase ribassista, sembrava una gigantesca
accumulazione, erano fattori che combinati insieme lasciano chiaramente attendere
repentini e violenti movimenti delle quotazioni.
A completare l’interessante quadro, circolava la voce secondo cui Binda fosse in grosse
difficoltà finanziarie e per questa ragione si ipotizzava la sua acquisizione da parte delle
Cartiere Burgo. Semplici rumors.
Tuttavia un’ipotesi che rendeva ancora più appetibile l’avvio di attività speculative.
Si cominciò ad ipotizzare il possibile lancio di un’Opa da parte delle Cartiere Burgo sui
titoli Binda. Il titolo venne sospeso il 23 gennaio 1998 senza che riuscissi a comperare
nemmeno una azione, venne riammesso alle contrattazioni il 28 gennaio e chiuse a +30%.
Nei 50,4 milioni di pezzi scambiati c’erano anche i miei, mi diedero tutti del pazzo allora,
comperare un titolo che fa +30%? Pura follia.
Il giorno dopo il titolo si fece un +8,21% e incrementai ancora le posizioni, seguì un altro
+9% e continuavo ad incrementare ad ogni rialzo.
Ho sempre amato la media prezzi al rialzo. Il 2 febbraio raddoppiai le posizioni e il 3,4 e
5 febbraio dovetti subire la sospensione per eccesso di rialzo: il titolo non riusciva ad
aprire tanto era in denaro!
Il mio prezzo medio di carico era di 42 lire e possedevo diversi milioni di azioni
ordinarie!
Venerdì 6 febbraio finalmente Binda fu ammessa nuovamente alle contrattazioni e fu subito
Professione Trader 80
boom con un +27,83%, un piacevole fine settimana mi attendeva.
La settimana seguente Binda era sempre sospeso per eccesso di rialzo e venerdì fu
riammesso per pochi minuti battendo un altro +9,52 con un boom di volumi.
Professione Trader 81
aveva preso il sopravvento e per fortuna!
Il giorno chiave fu il 24 febbraio, quando il titolo aprì a “solo” +4%: un segno di
decelerazione importantissimo poiché, lo ricordo bene, il massimo di 93 fu toccato subito
dopo e immediatamente perso.
Quando Binda cominciò a trattare sotto l’apertura scattarono gli alert e iniziai a vendere a
lotti da un milione vendendo tutto come meglio potevo, incrociando qualsiasi proposta di
acquisto sostanziosa e contribuendo alla chiusura a -7,39%.
So bene quanto questi boom delle quotazioni siano pericolosi nelle fasi di decelerazione.
Ci furono tre giornate di sospensione per eccesso di ribasso e poi un’ammissione alle
contrattazioni con un ribasso del 25,81%: ero salvo!
Tuttavia la fase speculativa non si era completamente esaurita. Infatti, dopo che il 2 marzo
Professione Trader 82
1998 le Cartiere Burgo smentirono le voci di cessione dell’azienda, iniziarono altre
ipotesi per il rilancio del titolo, anche perché solitamente si smentisce sempre anche
quando dietro ai rumors c’è della sostanza.
A questo punto però il rischio operativo era salito alle stelle. Dopo una prima reazione al
rialzo e un breve movimento laterale, il titolo riparte al rialzo segnando, il 6 aprile, il
massimo del periodo a quota 103 e quindi recuperando tutto il ribasso e segnando un
nuovo massimo.
Binda, per quel che mi riguardava, era un affare chiuso. Il 24 giugno 1998, un nuovo calo
delle quotazioni, dapprima lento e poi velocissimo, le fa letteralmente precipitare fino a
21 lire. Da qui, prende il via un ulteriore rialzo fino a quota 50, il 9 luglio, da cui seguono
nuovi ribassi fino alla cancellazione del titolo dal listino, avvenuta il 4 agosto 1998.
Furono gli investitori non preparati, che si erano gettati a capofitto a trattare il titolo Binda
a seguito delle indiscrezioni societarie riportate sui giornali, a pagare il prezzo più alto.
Proprio questi investitori conservano tenacemente ancora i certificati azionari ormai privi
di valore.
Ancora una volta gli investitori sprovveduti sono entrati nella seconda parte del rialzo,
mentre i trader professionisti hanno acquistato subito, quando il titolo era appena entrato
in tendenza e dopo avere valutato l’entità dei volumi scambiati e la tensione dei prezzi.
Professione Trader 83
La differenza tra l’investitore ingenuo e il trader professionista è che il primo ha comprato
tenendo in portafoglio i titoli nell’attesa che si avesse una verifica sulle voci circa il
risanamento della società o sulla buona evoluzione della crisi con il lancio dell’Opa da
parte delle Cartiere Burgo, mentre il secondo, che trascura le voci, ha invece comprato
quando il titolo ha strappato al rialzo, ha continuato a incrementare gli acquisti ogni volta
che il titolo era sospeso per eccesso di rialzo e ha venduto tempestivamente il primo
giorno che si è manifestata una debolezza nel trend esplosivo.
La lezione da imparare è tanto semplice quanto importante: fu un bel trade, rischioso ma
potenzialmente molto profittevole. Liquidare la metà delle posizioni al raddoppio del mio
prezzo di carico fu anche questione di fortuna. Se lo storno fosse iniziato prima del
raddoppio delle quotazioni probabilmente sarebbe stato molto più difficile chiudere tutte
le posizioni in un giorno. Ma con i se e i ma non si decide mai.
In questo caso il money management, la gestione del trade, ha assunto un ruolo chiave.
Appare infatti evidente che mentre erano diversi i punti buoni per un ingresso, il punto
chiave per uscire era uno solo: al primo segnale di debolezza.
Quando i titoli in boom esplosivo smettono di salire o semplicemente rallentano è sempre
prudente liquidare buona parte dell’investimento lasciando ad altri il compito di sostituire
alla valutazione del prezzo la speranza.
Professione Trader 84
L’affare “Blow Job Company”
«È un grave errore teorizzare prima di avere dei dati. Teoria e fatti sono le due facce
della stessa moneta: devono concordare». (A. C. Doyle, 1859-1930)
L’affare Blow Job Company è una storia vera che ha dell’incredibile e che io e il mio
amico Paolo Cossu raccontiamo sempre, stupiti di come sia potuto succedere
l’impensabile. Ovvero riuscire a collocare 1,5 milioni di euro di titoli palesemente
inesistenti. Al tempo dei fatti, nel 1997, Paolo lavorava in banca e, a causa di un ordine
non eseguito, si trovò con un mancato guadagno di circa 8.000 euro da imputare al
responsabile del servizio di private banking della sede centrale.
Urgeva una vendetta, che fu presto progettata e attuata. In quel periodo i titoli quotati al
Nasdaq scalpitavano e ogni nuova emissione era un successo. Internet era agli albori e
Paolo decise di inventarsi di sana pianta un nuovo titolo da collocare, che venne chiamato
Blow Job Company.
Il nome non è casuale, voleva essere una beffa a tutti gli effetti e per rendere credibile la
cosa Paolo prese il prospetto di collocamento Eni3 in inglese cambiando il nome della
4
società e descrivendo la Blow Job come una società leader in pompe di estrazione
petrolifere. Il nome era estremamente ambiguo e già quello avrebbe dovuto suscitare
qualche perplessità. Per rendere più credibile il tutto, i prospetti furono stampati con la
relativa carta chimica per le sottoscrizioni e furono inviati da Londra in una busta con
falsa intestazione.
Lo scherzo era perfetto, il testo del prospetto illustrativo non avrebbe superato nemmeno
Professione Trader 85
una lettura distratta, era pieno di doppi sensi e riferimenti alle pompe nel mondo,
sottolineando come in Giappone vi sia una diffusione capillare delle pompe di estrazione
Blow Job, un mercato in espansione anche in Italia grazie alla filiale bolognese.
La lettera al responsabile del private banking era una burla nella burla, invece di scrivere
manager bank of era stato scritto manager bench of (bench significa panca). L’inglese
utilizzato era maccheronico e inoltre la firma del presidente della Blow Job assomigliava
beffardamente al sesso maschile. Eppure funzionò alla perfezione!
La lettera del presidente della Blow Job Company inviata al responsabile del private
banking
Si scatenò il putiferio, Paolo sottoscrisse per primo 50.000 azioni della nascente società
attirando l’attenzione su di sé.
Professione Trader 86
Nel giro di pochi giorni piovvero sottoscrizioni per oltre un milione di euro da direttori
di sede, responsabili delle aree titoli delle diverse filiali, operatori titoli e assistenti
commerciali della direzione generale: tutti volevano le Blow Job e noi li stavamo
accontentando.
Per evitare che la cosa uscisse dalla banca Paolo, che ben conosceva l’iter nelle nuove
sottoscrizioni azionarie al Nasdaq, aveva fatto circolare la notizia come strettamente
confidenziale, data la scarsa disponibilità delle azioni e il sicuro incremento futuro dei
prezzi.
Io stesso collocai azioni per oltre 500.000 euro ad amici e conoscenti che lavoravano in
banca. Incredibilmente ci erano cascati tutti e le sottoscrizioni, gestite da Paolo, erano
state chiuse, non restava che incassare i soldi e fuggire all’estero o svelare lo scherzo.
Svelammo lo scherzo dopo 20 giorni di trepidante attesa da parte dei sottoscrittori che
continuamente premevano per avere notizie in merito all’assegnazione dei titoli.
Ricevemmo entrambi molti caffè di ringraziamento per la dritta e negammo le
informazioni sulla Blow Job ad alcune persone che sapevamo essere particolarmente
emotive.
Venne indetta una riunione per comunicare a chi sarebbero stati assegnati i titoli e quando
Professione Trader 87
fu chiaro che si trattava di uno scherzo le reazioni furono le più disparate.
Ci fu una supplica generale per riavere indietro i moduli firmati e sottoscritti dai
funzionari, qualcuno si offese togliendoci il saluto ma molti si divertirono come matti
capendo, ancora una volta, come l’aspettativa di un facile guadagno possa far cadere ogni
più elementare precauzione.
Spero passerete sopra alla necessaria censura che ho dovuto fare in merito al nome della
banca e dei principali protagonisti. Ma gli originali non censurati delle sottoscrizioni
della Blow Job Company sono ancora disponibili, e in ottima compagnia, presso il nostro
museo privato delle burle. A imperitura memoria.
Professione Trader 88
Una versione estesa di questo capitolo è disponibile al link: http://www.traderpedia.it/wiki/index.php/Il collocamento Blow
Job Company
Mi considero un Trader.
Un giorno stavo facendo una chiacchierata con un mio amico che si professava
investitore.
Al che gli faccio: " Sai qual è la differenza fra trader ed investitore?".
E lui: "non lo so, ma fammici pensare per un po'..."
Non si vive di solo trading e, tra un trade e un'altro, è possibile procurarsi una risata o una riflessione leggendo le pagine
della sezione relax di Traderpedia.
http://www.traderpedia.it/wiki/index.php/Categoria:Relax
Buon divertimento o buona riflessione ma siate certi che, dopo qualche tempo, dalla riflessione nascerà il divertimento.
Professione Trader 89
Il fondo Long Term Capital Management
«Se mettete due economisti nella stessa stanza, otterrete sempre due diverse
conclusioni. A meno che uno di loro sia keynesiano, e allora perverrete a tre diverse
conclusioni». (Winston Churchill)
I fondi hedge (in inglese hedge funds) sono dei fondi speculativi ad alto rendimento e alto
rischio e generalmente prevedono un numero di sottoscrittori limitato a fronte di un
importo minimo da conferire molto elevato. In questo tipo di fondi si utilizzano strumenti
di gestione avanzati solitamente non adottati nei fondi di investimento comuni, come ad
esempio la vendita allo scoperto che sfrutta i ribassi degli strumenti finanziari. Gli hedge
fund sono considerati un rischio per l’economia reale in quanto possono accentuare i
pericoli di bolle speculative e creare turbative nelle contrattazioni.
Questo, però, vale ovviamente solo per i gestori non adeguatamente preparati; quindi chi
meglio di Robert Merton e Myron Scholes, vincitori del premio Nobel 1997 per
l’Economia, può gestire con profitto del denaro in un hedge fund?
Questo deve essere stato il pensiero che passò nella testa dei sottoscrittori del Long Term
Capital Management (Ltcm), un hedge fund fondato nel 1994 da John Meriwether
(vicepresidente e responsabile del trading obbligazionario alla Salomon Brothers) e
gestito dai due premi Nobel sfruttando i loro complessi modelli matematici.
Il premio Nobel è stato assegnato a Robert Merton e Miron Scholes premiati:
per aver avviato l’epoca dei “contratti derivati” di borsa;
per aver contribuito a “controllo e vigilanza su istituzioni e mercati
finanziari”.
Trovare il denaro per un fondo gestito da dei premi Nobel non è certo un problema per cui
l’hedge iniziò la propria attività con l’ingente capitale di 1.011.060.243 dollari.
Inizialmente il successo fu enorme, con ritorni dell’ordine del 40% su base annua, ma nel
1998, a causa della crisi russa non prevista dal modello, il fondo perse oltre 4,6 miliardi
di dollari in meno di quattro mesi, mostrando al mondo l’importanza della previsione
delle perdite più che dei profitti.
Con il crac dell’Ltcm Merril Lynch perse 1.400 milioni di dollari, la svizzera Ubs (prima
banca d’Europa) 770 milioni e molte altre banche internazionali (tra cui le tedesche
Dresdner e Deutche Bank, la francese Paribas, l’inglese Barclays, la giapponese
Sumitomo, l’americana Citycorp e altre) subirono perdite enormi.
Il 23 settembre 1998 le principali banche d’investimento e la Federal Reserve furono
costrette ad intervenire per evitare una crisi finanziaria internazionale dagli effetti
Professione Trader 90
scarsamente prevedibili. I debiti vennero pagati in cambio del 90% delle azioni del fondo
e dell’istituzione di una supervisione di controllo. I contributi furono i seguenti:
300 millioni di dollari: Bankers Trust, Barclays, Chase, Deutsche Bank, Ubs,
Salomon Brothers, Smith Barney, JP Morgan, Goldman Sachs, Merrill Lynch,
Credit Suisse First Boston, Morgan Stanley;
125 millioni di dollari: Société Générale;
100 millioni di dollari: Crédit Agricole, Paribas;
Lehman Brothers e Bear Stearns rifiutarono di partecipare.
Le perdite di 4,6 miliardi di dollari erano così composte:
1,6 miliardi in swaps;
1,3 miliardi in equity volatility;
430 milioni sul mercato russo e su altri mercati emergenti;
371 milioni in directional trades nei paesi industrializzati;
215 milioni in yield curve arbitrage;
203 milioni nel trading in azioni dello S&P 500;
100 milioni in arbitraggio su “obbligazioni spazzatura” (junk bond);
La sfortuna ci mise decisamente lo zampino. Le possibilità statistiche di una crisi come
quella che avvenne in Russia erano infinitesimali, ma va ricordato che la strategia di
fondo era quella di ottenere un piccolo guadagno altamente probabile a fronte di una
grande perdita altamente improbabile.
Ciò significa che l’irrazionalità del mercato non era prevista, anche se come ci ricorda
l’economista John Maynard Keynes:
«Anche se i mercati a lungo andare convergono verso posizioni razionali, il
mercato può rimanere irrazionale più a lungo di lei».
Il fondo chiuse definitivamente i battenti all’inizio del 2000.
Il vincitore del premio Nobel per l’economia 1998, scelto pochi giorni dopo il crac
dell’Hedge Fund Ltcm, si chiama Amartya Sen, un indiano studioso della povertà e dello
stato sociale. Suona come una beffa no? D’altra parte l’economia è l’unico campo in cui
due persone possono vincere il premio Nobel per aver detto due cose esattamente
contrarie.
Professione Trader 91
Un giorno un economista tornò in visita alla sua vecchia scuola. Era tanto curioso
di sentire le domande che venivano fatte agli allievi, e così chiese ad un professore
di mostrargli un questionario. Con sua grande sorpresa, constatò che erano rimasti
esattamente gli stessi di qualche decina d’anni addietro!
Così chiese lumi ad un professore, il quale gli rispose: «Beh, certo, le domande
sono rimaste sempre le stesse, ma le risposte sono cambiate!».
Professione Trader 92
Una versione estesa di questo capitolo è disponibile al link: http://www.traderpedia.it/wiki/index.php/Il fondo Long Term
Capital Management
Qualunque sia lo strumento finanziario che un trader decide di acquistare, o qualunque fondo decida di acquistare, si deve
sempre fare i conti con il rischio. Atteso, immaginato o imprevisto.
http://www.traderpedia.it/wiki/index.php/Rischio
Professione Trader 93
Un crollo del 25% in 30 minuti
Leonardo da Vinci (1452-1519) affermava: «Lodare la ragione è facile, difficile è
ragionare bene; facile è invocare l’esperienza, difficile è organizzare esperienze
sistematiche».
Gli esempi proposti creano la falsa impressione che i crolli di borsa o i forti cali
avvengano a seguito di turbative esterne, cataclismi o attentati. Ma non sempre è così. A
volte anche intraday possono esserci dei movimenti anomali estremamente pericolosi. Il
titolo oggetto della nostra attenzione è Lazio Spa. che come ben sapete è una delle poche
squadre di calcio quotate alla Borsa di Milano.
La giornata in questione è quella del 26 febbraio 1999, condensata in una lista di tutti gli
scambi effettuati sul titolo. La tabella è costruita in modo molto semplice: da sinistra a
destra trovate l’ora nella quale è avvenuto lo scambio, il prezzo, le quantità scambiate e la
variazione percentuale.
I primi due minuti di contrattazione sono abbastanza classici. Il grosso degli scambi si
concentra in apertura che presenta forti oscillazioni, tanto che il titolo è sospeso per
eccesso di rialzo perché supera il limite del +10%. Gli scambi ricominciano alle 10.50.
Professione Trader 94
10:53 9,75 1.000 +7,73%
10:53 9,78 1.000 +8,07%
10:53 9,73 1.000 +7,51%
10:53 9,75 1.000 +7,73%
10:53 9,71 1.000 +7,29%
10:53 9,75 1.000 +7,73%
10:54 9,73 1.000 +7,51%
10:54 9,72 1.000 +7,40%
10:54 9,73 1.000 +7,51%
10:54 9,8 1.000 +8,29%
10:54 9,75 1.000 +7,73%
10:55 9,83 1.000 +8,62%
10:55 9,8 2.000 +8,29%
10:55 9,75 1.000 +7,73%
10:55 9,8 5.000 +8,29%
10:55 9,8 1.000 +8,29%
10:55 9,8 1.000 +8,29%
10:55 9,87 1.000 +9,06%
10:56 9,8 1.000 +8,29%
10:56 9,89 2.000 +9,28%
10:56 9,88 1.000 +9,17%
10:56 9,84 1.000 +8,73%
10:57 9,84 1.000 +8,73%
10:57 9,89 1.000 +9,28%
10:57 9,83 1.000 +8,62%
10:57 9,83 2.000 +8,62%
10:57 9,83 1.000 +8,62%
10:57 9,83 1.000 +8,62%
10:57 9,85 1.000 +8,84%
10:57 9,85 1.000 +8,84%
10:57 9,84 1.000 +8,73%
10:58 9,85 1.000 +8,84%
10:58 9,87 1.000 +9,06%
10:58 9,85 1.000 +8,84%
10:58 9,85 1.000 +8,84%
10:58 9,88 1.000 +9,17%
10:58 9,86 1.000 +8,95%
10:58 9,9 3.000 +9,39%
I minuti che vanno dalle 10.53 alle 10.58 sono poco significativi. Le 1.000 azioni in nostro
possesso valgono 9.900 euro. La perdita di 100 euro, accumulata in 8 minuti, è più che
accettabile.
Professione Trader 95
10:59 9,9 9.000 +9,39%
10:59 9,95 1.000 +9,94%
10:59 9,89 1.000 +9,28%
10:59 9,89 1.000 +9,28%
10:59 9,89 4.000 +9,28%
10:59 9,95 1.000 +9,94%
10:59 9,95 4.000 +9,94%
10:59 9,95 1.000 +9,94%
10:59 9,95 1.000 +9,94%
11:00 9,95 1.000 +9,94%
11:00 9,95 1.000 +9,94%
11:00 9,91 1.000 +9,50%
11:00 9,91 4.000 +9,50%
11:00 9,95 1.000 +9,94%
11:01 9,91 1.000 +9,50%
11:01 9,97 1.000 +10,17%
11:01 9,97 1.000 +10,17%
11:02 9,98 1.000 +10,28%
11:02 9,98 1.000 +10,28%
11:02 9,99 1.000 +10,39%
11:02 9,99 1.000 +10,39%
11:03 9,99 1.000 +10,39%
11:03 9,94 1.000 +9,83%
11:03 9,9 3.000 +9,39%
11:03 9,98 1.000 +10,28%
11:03 9,98 1.000 +10,28%
11:03 9,98 1.000 +10,28%
11:03 9,97 1.000 +10,17%
11:03 9,93 1.000 +9,72%
11:03 9,96 1.000 +10,06%
11:04 9,96 3.000 +10,06%
11:04 9,97 2.000 +10,17%
11:04 9,97 2.000 +10,17%
11:04 9,9 1.000 +9,39%
11:04 9,91 1.000 +9,50%
11:04 9,91 1.000 +9,50%
11:04 9,98 1.000 +10,28%
11:05 9,98 2.000 +10,28%
11:05 9,98 1.000 +10,28%
11:05 9,98 1.000 +10,28%
11:05 9,98 1.000 +10,28%
11:05 9,98 1.000 +10,28%
Professione Trader 96
11:05 10 1.000 +10,50%
11:06 10 5.000 +10,50%
11:06 10 1.000 +10,50%
11:06 10,05 1.000 +11,05%
11:06 10,05 5.000 +11,05%
11:06 10,05 1.000 +11,05%
Alle 11.06 il titolo realizza il nuovo massimo della giornata. Siamo finalmente in
guadagno, seppure modesto. Le nostre 1.000 azioni valgono 10.050 euro.
11:06 10 1.000 +10,50%
11:07 10 1.000 +10,50%
11:07 10 1.000 +10,50%
11:07 9,97 1.000 +10,17%
11:07 10 1.000 +10,50%
11:08 10 2.000 +10,50%
11:08 10,03 1.000 +10,83%
11:08 10,01 2.000 +10,61%
11:08 10 1.000 +10,50%
11:09 10 1.000 +10,50%
11:09 10,02 2.000 +10,72%
11:09 10 1.000 +10,50%
11:09 9,9 1.000 +9,39%
11:09 10,02 1.000 +10,72%
11:09 10 1.000 +10,50%
11:10 9,96 1.000 +10,06%
11:10 9,9 4.000 +9,39%
11:10 9,9 5.000 +9,39%
11:10 9,99 3.000 +10,39%
11:10 10 1.000 +10,50%
11:10 9,99 1.000 +10,39%
11:10 9,95 5.000 +9,94%
11:10 9,88 1.000 +9,17%
11:10 9,96 4.000 +10,06%
11:11 9,9 1.000 +9,39%
11:11 9,85 1.000 +8,84%
11:11 9,93 1.000 +9,72%
11:11 9,93 2.000 +9,72%
11:11 9,89 4.000 +9,28%
11:11 9,92 1.000 +9,61%
11:11 9,9 2.000 +9,39%
Anche se il titolo è in forte denaro è chiaro che il titolo fatica visibilmente a rompere il
Professione Trader 97
muro dei 10,05. Intensifichiamo l’osservazione analizzando le contrattazioni minuto per
minuto.
11:12 9,89 1.000 +9,28%
11:12 9,89 1.000 +9,28%
11:12 9,89 1.000 +9,28%
11:12 9,84 1.000 +8,73%
11:12 9,84 2.000 +8,73%
11:12 9,85 1.000 +8,84%
11:12 9,89 1.000 +9,28%
Sembra proprio che gli acquisti siano effettuati più dai tifosi che dai trader visto il numero
di azioni scambiate, quasi sempre 1.000 che a quel tempo rappresentava il lotto minimo,
cioè la minore quantità scambiabile.
11:13 9,86 1.000 +8,95%
11:13 9,86 1.000 +8,95%
11:13 9,87 5.000 +9,06%
11:13 9,85 4.000 +8,84%
Due scambi alle 11.13 sono di 5.000 e 4.000 pezzi. La variazione percentuale del titolo è
comunque di tutto rilievo anche se la nostra perdita è di 150 euro.
11:14 9,88 1.000 +9,17%
11:14 9,87 1.000 +9,06%
11:14 9,83 1.000 +8,62%
11:14 9,83 1.000 +8,62%
11:14 9,77 1.000 +7,96%
11:14 9,84 1.000 +8,73%
11:14 9,84 1.000 +8,73%
Alle 11.14 per la prima volta viene violato il muro del +8% e nel secondo scambio il
titolo segna un +7,96%. Questi segnali, se confermati, mettono il trader esperto nella
condizione di capire che si sta esaurendo la spinta rialzista.
11:15 9,77 1.000 +7,96%
11:15 9,8 2.000 +8,29%
11:15 9,79 1.000 +8,18%
11:15 9,78 1.000 +8,07%
11:15 9,75 1.000 +7,73%
Professione Trader 98
11.16 9,66 2.000 +6,74%
11.16 9,72 1.000 +7,40%
11.16 9,72 1.000 +7,40%
11.16 9,72 1.000 +7,40%
11.16 9,69 1.000 +7,07%
11.16 9,62 2.000 +6,30%
11.16 9,62 1.000 +6,30%
11.16 9,6 1.000 +6,08%
11.16 9,55 1.000 +5,52%
11.16 9,5 3.000 +4,97%
Alle 11.16 gli scambi si vivacizzano e il titolo segna il nuovo minimo a +4,97%. Dal
massimo ha perso quasi 6 punti percentuali in neppure 6 minuti. Alle 11.17 una nuova
pressione in vendita fa toccare il nuovo minimo a 9,33.
11:17 9,5 2.000 +4,97%
11:17 9,4 1.000 +3,87%
11:17 9,52 1.000 +5,19%
11:17 9,4 1.000 +3,87%
11:17 9,48 2.000 +4,75%
11:17 9,4 1.000 +3,87%
11:17 9,4 1.000 +3,87%
11:17 9,46 1.000 +4,53%
11:17 9,33 1.000 +3,09%
11:17 9,4 1.000 +3,87%
Le 1.000 azioni in nostro possesso valgono ora 9.400 euro. Abbiamo accumulato una
perdita di 600 euro in 27 minuti, circa il 6%.
11:18 9,33 1.000 +3,09%
11:18 9,4 1.000 +3,87%
11:18 9,33 2.000 +3,09%
11:18 9,39 1.000 +3,76%
11:18 9,43 1.000 +4,20%
11:18 9,4 1.000 +3,87%
11:18 9,36 1.000 +3,43%
11:18 9,43 1.000 +4,20%
11:18 9,44 2.000 +4,31%
11:18 9,36 1.000 +3,43%
11:18 9,33 1.000 +3,09%
11:18 9,33 1.000 +3,09%
Alle 11.18 gli scambi si vivacizzano ulteriormente ma il prezzo del titolo oscilla sempre
tra +3 e +4%.
Professione Trader 99
11:19 9,33 1.000 +3,09%
11:19 9,33 1.000 +3,09%
11:19 9,33 1.000 +3,09%
11:19 9,4 1.000 +3,87%
11:19 9,4 1.000 +3,87%
11:19 9,3 1.000 +2,76%
11:19 9,3 1.000 +2,76%
11:19 9,3 1.000 +2,76%
11:19 9,37 1.000 +3,54%
Alle 11.20 gli scambi sono ridotti e si forma il nuovo minimo a 9,29.
11:21 9,21 1.000 +1,77%
11:21 9,3 1.000 +2,76%
11:21 9 2.000 -0,55%
11:21 9 1.000 -0,55%
11:21 9,01 3.000 -0,44%
Alle 11.21 il titolo passa in terreno negativo e, con un solo scambio, la variazione passa
da +2,76% a -0,55%. Dal massimo a 10,05 realizzato alle 11.06 sono passati solamente
15 minuti e le nostre 1.000 azioni ora valgono 1.000 euro in meno.
11:22 9,14 1.000 +0,99%
11:22 9,05 1.000 +0,00%
11:22 9,14 1.000 +0,99%
11:22 9,04 1.000 -0,11%
11:22 9,11 1.000 +0,66%
11:22 9 2.000 -0,55%
11:22 8,9 1.000 -1,66%
11:22 9 1.000 -0,55%
11:22 8,9 1.000 -1,66%
11:22 8,9 1.000 -1,66%
11:22 9 1.000 -0,55%
11:22 8,9 1.000 -1,66%
Il ribasso accelera e porta il saldo negativo a 2,21 punti percentuali con pochi scambi.
Le 11.24 vedono un incremento dei volumi che però colpiscono ripetutamente la lettera.
Le vendite affossano il titolo fino a 8,5 euro, solamente 2 minuti prima Lazio era a
+0,99%.
11:25 8,55 2.000 -5,52%
11:25 8,55 1.000 -5,52%
11:25 8,55 1.000 -5,52%
11:25 8,55 1.000 -5,52%
11:25 8,54 1.000 -5,64%
11:25 8,51 1.000 -5,97%
11:25 8,66 1.000 -4,31%
11:25 8,49 1.000 -6,19%
Alle 11.26 si assiste al nuovo minimo, segnato a 8,4. A questo punto stiamo perdendo
1.600 euro su 10.000 investiti.
Le 11.29 vedono il test e il veloce abbandono di quota 8 euro, un tracollo di quasi il 14%.
Un minuto dopo e con pochi scambi il titolo segna il nuovo minimo a 7,76 arrivando a
perdere il 14%.
11:30 7,76 2.000 -14,25%
11:30 7,79 1.000 -13,92%
11:30 7,75 1.000 -14,36%
Alle 11.30, 40 minuti dopo la prima quotazione battuta, il titolo viene sospeso per eccesso
di ribasso, facendo segnare un ultimo prezzo valido a 7,75 euro con una variazione
percentuale di -14,36%. I 1.000 titoli in nostro possesso comprati a 10 euro ora valgono
7,75, ben 2.250 euro in meno.
Dal massimo a 10,05 avvenuto alle 11.06 sono trascorsi solamente 24 minuti e si è passati
da +11,05% a -14,36%, quasi 25 punti percentuali di oscillazione in meno di mezz’ora.
La giornata analizzata è evidenziata dalle due frecce nel grafico, la cosa stupefacente è che
un analogo andamento si ricreò anche il giorno seguente come è facile osservare dal
grafico candlestick. I valori rappresentati nel grafico differiscono a seguito di manovre sul
capitale.
Tra il 1995 e il 2000, i titoli azionari legati al nuovo settore Internet ebbero uno
spettacolare e rapido rialzo dei corsi negli Stati Uniti e nel resto del mondo. La bolla
speculativa scoppiò nel 2000 facendo scendere le quotazioni lentamente ma in modo
inesorabile e molti investitori si rovinarono continuando ad acquistare mentre i prezzi
scendevano, incapaci di capire perché il mercato puniva delle società tanto promettenti.
Per comprendere a fondo come si sia potuto verificare il miraggio delle società “Dot
Com” bisogna considerare che furono stravolte tutte le regole classiche di valutazione
delle società. Non vennero infatti più considerati gli utili prodotti dall’azienda, i beni
materiali posseduti, la liquidità o il suo livello di indebitamento, ma il valore veniva
stabilito considerando le potenzialità offerte dalla sua presenza o dalla sua attività su
Internet, un territorio vergine da colonizzare al pari delle colonie dei mari del sud.
Vennero create società con i business più disparati, ma bastava nominare il suffisso dei
domini web “.com” per far mettere da parte ogni prudenza agli investitori che
acquistavano a piene mani i titoli confidando in rapidi incrementi dei prezzi. Che
effettivamente avvenivano, almeno all’inizio.
I profitti erano inesistenti, esistevano solo i buoni propositi per il futuro, le società non
guadagnavano quasi nulla ma si confidava sul fatto che Internet sarebbe stato il “mondo
nuovo” che avrebbe reso montagne di denaro, ampliando le possibilità di commercio. Le
società finanziavano le proprie spese con le sottoscrizioni e gli aumenti di capitale, ma si
tattava solo di una facciata di cartone.
E chi provava ad avvisare dei pericoli di una simile euforia veniva deriso e bollato come
“antico”, incapace di cogliere le novità che il mercato offriva in un piatto d’argento, la
“nuova economia” aveva stravolto la vecchia e con essa ogni criterio di valutazione
aziendale fino ad ora conosciuto. Il boom delle Dot Com è simile ad altri boom di nuove
tecnologie del passato come:
il boom delle ferrovie nel 1840;
il boom delle automobili e delle radio nel 1920;
il boom dei transistor elettronici nel 1950;
il boom degli home computer e delle biotecnologie nel 1980;
Andamento Boom dell’indice Nasdaq dal 1991 a marzo 2000. Grafico giornaliero
Molte società di comunicazione erano oppresse dai debiti contratti per sviluppare i loro
progetti di espansione, alcune furono liquidate e altre fallirono come, ad esempio,
WorldCom, una delle più grandi e promettenti compagnie che aveva alterato la contabilità
col fine di far figurare inesistenti profitti.
Quando queste irregolarità furono scoperte la società crollò, archiviando il più grande
fallimento della storia degli Stati Uniti... fino ad allora! Quella che segue è, a titolo di
esempio, una lista di momenti chiave di alcune Dot Com:
Excite, acquistata dall’Isp @Home Networks il 19 gennaio 1999 per
l’astronomica cifra di 6.7 miliardi di dollari;
GeoCities, acquistata da Yahoo per 3,57 miliardi di dollari nel gennaio 1999;
InfoSpace, una Dot Com da montagne russe! Ad ottobre 1999 era quotata a 96,88
dollari, nel marzo del 2000 in pieno boom ha segnato un record a 1.385 per azione
e un anno dopo, quotava solamente 20 dollari per azione;
Lycos, fondata nel 1995, acquistata da Terra Networks nel 2000 per 12,5 miliardi
di dollari, rivenduta nel 2004 alla Daum Communications per 95 milioni di
dollari;
Thawte, acquistata da VeriSign per 575 milioni di dollari nel 1999;
TheGlobe.com, un vero record di incremento, ben il 606% dal prezzo dell’Ipo,
raggiunse i 97 dollari per poi quotare qualche centesimo poco tempo dopo;
Molte società Dot Com persero tutto il capitale e furono assorbite o liquidate e i domini
Internet furono spesso acquistati da concorrenti della vecchia economia.
Vi furono degli strascichi giudiziari, molte società ed i loro dirigenti d’azienda furono
accusati e condannati per frode, alcune grandi società d’investimento furono multate per
diversi milioni di dollari per aver proposto ai sottoscrittori investimenti ingannevoli.
Quattro anni dopo, nel 2004, solo il 50% delle Dot Com presenti nel 2000 erano ancora
attive ma a quotazioni infinitesimali rispetto ai loro massimi. Alcune aziende sono invece
riuscite a sopravvivere e a costruirsi un solido business. Società come Amazon ed eBay
sembrano oggi avere una buona opportunità di sopravvivenza a lungo termine.
E in Italia cosa successe? Il boom delle quotazioni viene associato a Tiscali, la prima
Opa realmente innovativa, fu un successo travolgente! L’effetto scarsità era alto,
pochissime società potevano rientrare, a qualche titolo, nelle tanto ricercate Dot Com e
bastava annunciare che una società aveva aperto un suo sito Internet per il commercio
elettronico che subito fioccavano gli acquisti. Alcuni rialzi furono stratosferici come pure
i seguenti crolli e fallimenti.
Così come si era gonfiata, alla fine la bolla si sgonfiò lasciando col cerino acceso in
mano solo gli investitori che vivevano di aspettative, capaci di credere all’azienda fino
alla loro morte finanziaria, lieti di mediare al ribasso ogni posizione fino al completo
dissanguamento.
Il 10 marzo 2000 ci furono tre dichiarazioni, molto diverse tra loro, ma interessanti da
leggere per cercare di decifrare i diversi umori che erano presenti.
Nella prima dichiarazione si nega la bolla speculativa sui titoli tecnologici, nella seconda
la si ritiene presente e nella terza si sostiene che alcune aziende sono gonfiate e altre sono
valutate in base a progetti che si trasformeranno in valori reali.
Purtroppo per gli azionisti di Finmatica e per Piero Luigi Crudele che ne era il presidente,
questi progetti hanno portato solamente alla cancellazione della società dal listino.
Parlare di euforia e di boom dei prezzi non rende pienamente l’idea quanto guardare i
grafici che rappresentano gli incredibili aumenti dei corsi.
L’andamento dell’indice Numtel, nato il 18 giugno 1999, racchiudeva al proprio interno i
titoli tecnologici e della new economy, ed è passato dal minimo di 1.212 punti del 18
giugno 1999, a 18.065 il 10 marzo 2000, con un incremento del 1.279% in soli 9 mesi, per
poi precipitare vicino alla quota di partenza a 1.017 punti il 7 novembre 2002, con una
perdita del 95% dai massimi.
Una crescita incredibile in pochissimo tempo e un calo delle quotazioni talmente elevato
da lasciare senza fiato gli investitori impreparati, che videro il cerino spegnersi tra le
Basti ricordare che l’internet provider sardo passò dai 45 euro del prezzo di emissione
agli oltre 1.200 in pochissime settimane per poi, lentamente, rimangiarsi tutto il rialzo.
Il prezzo era talmente elevato che fu deciso di dividere per 10 il valore delle azioni.
Dopotutto Tiscali era arrivata a capitalizzare quanto Fiat!
Oggi il Numtel non esiste più e la memoria finanziaria dei nuovi operatori non lo ricorda
nemmeno. La prima società ad essere quotata fu Opengate, che fu anche la prima a fallire.
Naturalmente Opengate non fu un caso isolato, molte altre società fallirono e l’andamento
grafico è più o meno uguale per tutte: un grande rialzo e un crollo lento ma inesorabile.
Altre società come, ad esempio, Fineco ebbero un boom incredibile dei prezzi per poi
L’indice Numtel, nel 2001, era composto dai seguenti titoli: Acotel, Aisofware, Algol,
Art’è, BB Biotech, Bioserch IT, Cad IT, Cairo Commun, Cdb Web Tech, Cdc, Chl, Cto,
Dada, Data Service, Datalogic, Datamat, Digital Bros, DMail.it, El.En, E.Biscom,
Engineering, ePlanet, Esprinet, Euphon, Fidia, Finmatica, Freedomland, Gandalf,
Inferentia, I.Net, ITWay, Mondo TV, Novuspharma, OnBanca, Opengate, Pcu Italia,
Poligrafica S.Faustino, Prima Industrie, Reply, Tas, TC Sistema, Tecnodiffusione,
Tiscali, Txt e-solutions, Vitaminic.
Pochi di questi titoli sono ancora quotati a Piazza Affari.
Le bolle speculative sono pericolose. E’ un dato di fatto. Ma sono anche delle spettacolari occasioni per fare profitti veloci
e rilevanti, la domanda che si pone un trader preoccupato del rischio è sempre la stessa: quando uscire? Uno dei segnali
meno tecnici ma più affidabili è l’osservazione di un trader contrarian che si conosce e che normalmente opera bene.
Quando chiuderà la posizione short, controtrend, per esaurimento della soglia di sopportazione massima di un trade
contrarian, è il momento di prendere nuove posizioni. Le sue appena chiuse! E' solo una burla da trader, ma anche no...
Prezzo e valore vanno sempre indagati. E ignorati...
http://www.traderpedia.it/wiki/index.php/Prezzo_e_valore
Come già scritto, il motto delle società Dot Com era «diventa grande o è persa» e, in
effetti, non si può negare che Tiscali sia diventata grande. Tuttavia l’andamento iniziale
delle quotazioni rappresenta uno dei casi più emblematici di un titolo comprato e venduto
sulla base delle notizie e delle aspettative degli investitori. Le azioni Tiscali divennero il
simbolo della concretizzazione della new economy ed ebbero un incremento di prezzo
incredibile, da 46 a 1.200 euro in poche settimane. L’euforia collettiva sembrava non
avere mai fine e le previsioni di sviluppo erano ottime. Ma le aspettative vanno verificate
nel concreto prima o poi e appena uscirono i dati di bilancio le quotazioni vennero
drasticamente ridimensionate per poi scatenare un effetto panico che fece crollare il titolo
a livelli sempre più bassi.
Per ricostruire l’andamento del titolo è interessante rileggere le notizie che
accompagnarono l’andamento del titolo Fiscali. Ne riporto un estratto commentando i
passaggi più significativi. News tratte dal sito www.affaritaliani.it:
07/08/1999 - 15.16 Tiscali: l’aggressivo operatore di telecomunicazioni vuole andare
in borsa. Che l’operazione fosse nelle intenzioni di Renato Soru era noto già dalla
nascita del Nuovo Mercato. Ma adesso l’imprenditore sardo ha ufficialmente inoltrato
domanda di ammissione alla quotazione al listino delle aziende ad alto tasso di crescita
e contenuto tecnologico. L’operazione prevede un’offerta globale, diretta da Abn Amro
Rotschild e Banca Imi, composta da una Opsv e un collocamento privato rivolto ad
investitori istituzionali. La quantità di azioni offerta sarà pari a circa il 20% del
capitale.
Abn Amro Rothschild e Banca Imi dirigono il collocamento; proprio Abn Ambro il 7
febbraio 2000, in piena euforia e bolla speculativa, rilascerà un report con un target
price di Tiscali a 1.500 euro nel lungo periodo.
07/09/1999 - 19.02 Tiscali: vuole approdare al Nuovo Mercato entro ottobre con una
“prima” assoluta per l’Italia: il collocamento delle azioni offerte in Opvs via Internet.
L’obiettivo di quotazione entro le prossime settimane, mentre fervono i preparativi per
il road-show che dovrebbe partire ai primi del mese prossimo, è stato illustrato da
Renato Soru, fondatore e numero uno operativo della società di tlc, e da Luigi Filippini,
in un incontro con gli analisti delle banche del consorzio per il collocamento
organizzato da Abn Amro Rothschild e Bim-Imi.
07/02/2000 - 9.47 Finanza: Cofide e Tiscali sono state sospese in Borsa per eccesso di
rialzo. La prima segnava un ultimo prezzo valido di 1,4710 euro (+9,53%), al culmine
di una corsa che continua a sostenere anche le controllate Cir (+7,93% a 3,54 euro) ed
Espresso (+3,03% a 15,35 euro). Tiscali al nuovo record di 557,85 euro ha fatto
segnare un progresso del 9,89%.
Il 7 febbraio esce il controverso report rilasciato da Abn Amro (che, lo ricorderete, è
stata una delle coordinatrici dell’Opa Tiscali). Il giorno seguente Renato Soru parla
di sottovalutazione di Tiscali. Siamo vicini al massimo storico assoluto.
15/03/2000 - 9.14 Finanza: oggi assemblea degli azionisti Tiscali per varare l’aumento
di capitale e lo split azionario. In preapertura il titolo quota in ribasso a 1.000 euro
(-2,9%).
16/03/2000 - 17.34 Finanza: Standard&Poor’s porta la propria raccomandazione su
Tiscali a “hold” (mantenere) e fissa un target price a 1.000 euro. Secondo il report
della società di rating, il titolo appare sopravvalutato rispetto al valore e alle
potenzialità del gruppo che fa capo a Renato Soru. Tiscali è trattata a Piazza Affari a
948 euro (-4,5%).
Data Report Emittente Target Price Prezzo
16/03/00 HOLD STANDARD&POOR’S 1.000 Euro 948
Fioccano i report che consigliano di acquistare o mantenere Tiscali.
21/03/2000 - 9.43 Finanza: rinviata l’apertura di diversi titoli del Nuovo Mercato alle
9.50 per eccesso di ribasso. Si tratta di Opengate, Poligrafica S.Faustino,
Tecnodiffusione e Prima Industrie, che al termine della fase di preapertura segnavano
prezzi in calo di oltre il 10%, mentre riescono ad aprire Tiscali (-9,99% a 778,10 euro),
Gandalf (-8,26% a 142) e Cdb Web Tech (in calo del 7,68% a 70).
23/03/2000 - 11.18 Finanza: prezzi in netto ribasso al Nuovo Mercato, coinvolto
dall’ondata di vendite che si sta abbattendo stamani sulle piazze europee. Le perdite
Andamento grafico di Tiscali. Dal massimo storico assoluto di 119,7 a 40 euro in 3 mesi
Andamento grafico di Tiscali da 120 euro di marzo 2000 ai 2 euro di settembre 2004
Ogni investitore dovrebbe chiedersi se può esistere un titolo sicuro al quale affidare i propri risparmi nel lungo periodo. E
rispondersi di no! I casi di fallimenti “prestigiosi” sono molti, impossibile non citare Lehman Brothers, la banca d’affari
statunitense fondata nel 1850 a Montgomery, Alabama, dai fratelli Henry, Emanuel e Mayer Lehman.
http://www.traderpedia.it/wiki/index.php/Lehman_Brothers
A volte i crolli delle quotazioni sono scollegati da un’euforia precedente o da una forte
crescita delle quotazioni ed avvengono per panico emotivo. Emblematico, a causa della
sua imprevedibilità, è stato l’attacco terroristico compiuto negli Stati Uniti l’11 settembre
2001. È stato un evento drammatico per tutta l’umanità, tanto immane da modificare
radicalmente, direttamente o indirettamente, il comportamento e il rapporto tra gli esseri
umani; nemmeno i chiaroveggenti che con le loro potenti sfere di cristallo sono capaci di
vedere a distanza, di percepire il pensiero altrui e di viaggiare oltre il tempo, sono riusciti
a prevedere questa immane tragedia. Questo evento catastrofico non poteva risparmiare
l’economia e con essa le borse di tutto il mondo che hanno reagito con vistosi e
incontrollati movimenti delle quotazioni, causati dal panico degli investitori.
Questi i fatti: martedì 11 settembre 2001 due aerei di linea dirottati colpiscono le torri
gemelle a Manhattan distruggendole, mentre un terzo aereo è proiettato verso il Pentagono
a Washington e lo centra distruggendo un’ala esterna dell’edificio. I danni materiali sono
immensi, le vittime dell’attacco sono alcune migliaia e l’impatto emotivo è fortissimo per
tutti. L’attacco si è svolto in quattro fasi sviluppatesi in un’ora e venticinque minuti. Gli
orari si riferiscono all’ora locale, quella di New York.
08:45 Il volo 11 da Boston a Los Angeles si schianta sulla torre nord del World Trade
Center.
09:03 Il volo 175 da Boston a Los Angeles colpisce la torre sud del World Trade Center.
09:43 Il volo 77 da Washington a Los Angeles si schianta sul Pentagono.
10:10 Il volo 93 da Newark (NY) a San Francisco precipita a Somerset Country in
Pennsylvania.
La borsa di Wall Street è ancora chiusa e non aprirà per due giorni, mentre quella italiana
rimane aperta e la reazione degli investitori non si fa attendere. Dopo una prima fase di
sgomento, gli investitori di Piazza Affari reagiscono con modeste vendite, non ci si rende
conto pienamente che non si tratta di un incidente.
Trascorsi i primi minuti, segue una seconda fase con cessioni sempre più consistenti a
prezzi calanti. Le quotazioni scendono notevolmente, subentra il panico collettivo e
l’indice crolla in poche ore. L’andamento dei movimenti è riportato nei grafici, la loro
Un’opinione più dettagliata sulle variazioni delle quotazioni di Piazza Affari si può
immaginare consultando le tabelle degli indici Mib30 e Numtel.
DENOMINAZIONE ULTIMO VARIAZIONE %
Mib30 29106 -7,79
Mibtel 20793 -7,42
Aem 1,9150 -7,71
Alleanza 11,0700 -8,00
Autostrade 6,7000 -5,85
Banca Fideuram 7,8100 -9,99
Banca di Roma 2,8700 -7,36
Bipop-Carire 2,3650 -9,84
Bnl 2,6600 -9,80
Bulgari 10,4500 -9,85
Enel 6,3400 -9,96
Eni 14,1800 -1,32
Espresso 3,0800 -9,81
Fiat 22,0000 -8,83
Il settore colpito più duramente dalle vendite è quello assicurativo, che accusa una perdita
media dell’11,36%.
Eventi come il crollo della borsa a seguito degli attentati terroristici dell’11 settembre
sono totalmente imprevedibili. L’attacco dell’11 settembre 2001 mostra come il
movimento da panico riguardi, in modo particolare, i titoli che sono messi in relazione
agli eventi.
Nel caso in questione, l’attacco alle torri gemelle di New York è avvenuto con aerei di
linea. Non sarebbe stato difficile prospettare il crollo dei titoli delle compagnie di
trasporto aereo, delle assicurazioni e delle agenzie internazionali del turismo nelle
giornate successive. Riporto, a puro titolo di esempio, il grafico della società Viaggi del
Ventaglio che si occupa proprio di turismo internazionale. Gli investitori, presi dal
panico, si sono precipitati a vendere facendo letteralmente crollare, sotto il peso delle
vendite, la quotazione del titolo.
I Viaggi del Ventaglio. Periodo compreso tra luglio e dicembre 2001. Grafico
giornaliero
Variazione delle quotazioni:
Molte vendite furono dettate dal panico ed ebbero natura emotiva, finita la pressione
ribassista le quotazioni trovarono un punto di equilibrio e formarono un movimento
laterale a cui fece seguito una crescita, con il raggiungimento di un nuovo massimo a 3,58
euro il 26 febbraio 2002: un livello di prezzo nettamente superiore a quello del 10
settembre.
Nel 2002 Enron, la settima tra le più importanti multinazionali degli Stati Uniti
improvvisamente fallisce. I giornali commentano:
«Per il capitalismo americano un colpo da cui sarà difficile risollevarsi. Per gli
apologeti del modello di capitalismo una bella lezione anche se dubitiamo che
verrà compresa».
Il crollo dei corsi azionari e il successivo fallimento giunsero inaspettati poiché Enron,
negli ultimi dieci anni di attività, aveva decuplicato il proprio valore ed era da tutti
considerata una società solidissima; tuttavia indagando più a fondo si scoprì che Enron
manteneva alto il livello dei redditi con trucchi contabili.
In pochissimo tempo i corsi di Enron, una multinazionale con un fatturato di 130 miliardi
di dollari all’anno, persero tutto il loro valore passando da una quotazione di circa 90
dollari alla sospensione in meno di un anno.
Chi fa trading sui mercati finanziari spesso dimentica che un titolo vale sempre e solo
La storia di Enron inizia nel 1985 quando Houston Natural Gas (fondata da Kenneth Lay,
lo storico presidente della multinazionale) si fonde con Internoth of Nebraska, società di
gas naturale di Omaha, una delle maggiori società mondiali di costruzione e di gestione di
gasdotti.
Il core business è l’attività di estrazione, raffinazione, trasporto e distribuzione di petrolio
Il clima euforico della new economy favorisce lo sviluppo. Il core business subisce così
un’ulteriore trasformazione spostandosi sempre più verso il risk management ed il mercato
dei derivati collegato alle commodities. Enron conosce un periodo d’oro con quotazioni
del titolo sempre maggiori; il Financial Times nel 2000 la proclama “azienda energetica
dell’anno”.
A dicembre 2000 Enron annuncia che il presidente Jeffrey Skilling prenderà la carica di
chief executive officer (Ceo, cioè direttore generale) e Kenneth Lay rimarrà come
presidente. Le azioni il 28 dicembre 2000 quotano 84,87 dollari.
In un articolo intitolato “Is Enron Overpriced?” Bethany McLean su Fortune del 5 marzo
2001 ipotizza una quotazione eccessiva di Enron mentre lo stato della California, sempre
in marzo, avvia ufficialmente un’inchiesta su presunte manipolazioni del mercato da parte
della società e di altri rivenditori di energia.
Le quotazioni del titolo sono scese molto dai massimi ma ancora alte, oltre 60 dollari.
Improvvisamente, come un fulmine a ciel sereno, il 14 agosto Jeff Skilling presenta le
proprie dimissioni da presidente e Ceo dopo aver diretto la società per soli 6 mesi. Anche
se la motivazione è ufficialmente di natura personale, non si tratta di un segnale
rassicurante. Le quotazioni si assestano tra i 30 e i 40 dollari. Kennet Lay viene nominato
Ceo. Iniziano le brutte notizie, il 16 ottobre Enron annuncia una perdita per il terzo
trimestre di 618 milioni di dollari con conseguente svalutazione del valore azionario per
circa 1,2 miliardi di dollari, in parte legata alla partnership avviata dal direttore
finanziario (Cfo) Andrei Fastow, licenziato il 2 ottobre.
Kennet Lay
Siamo alla fine, il 25 maggio 2006 l’ex Ceo di Enron Jeffrey Skilling e il fondatore
Kenneth Lay sono dichiarati colpevoli per cospirazione e frode. Kenneth Lay, presidente
ed amministratore delegato a seguito delle dimissioni di Skilling muore d’infarto prima
della condanna; Skilling, ex amministratore delegato e “regista” della colossale truffa
finanziaria, viene condannato a 24 anni di reclusione.
Enron ha accumulato un debito di circa 10 miliardi di dollari distribuito in varie banche in
tutto il mondo. I dipendenti dell’azienda sono stati licenziati in massa e gli azionisti hanno
perso tutto. A questo si aggiunge che i fondi pensione sono stati impiegati
dall’amministrazione della società, e che quindi oltre 20.000 impiegati si sono ritrovati
senza pensione.
Le azioni di Enron sono crollate da 84,88 dollari ad azione di inizio 2001 ad alcuni
centesimi in solo 11 mesi. Nonostante tutto, una bella lezione per ricordare sia
l’importanza degli stop loss sia che, per quanta disponibilità finanziaria si abbia, non
serve a nulla mediare al ribasso quando un titolo fallisce: il mercato ha sempre ragione.
Con il crac di Parmalat, a fine 2003, è stata scritta una delle pagine più tristi per una delle
più grandi aziende italiane, forte di 36.000 dipendenti e di 139 stabilimenti nel mondo. Il
suo fallimento ha coinvolto anche ParmaTour e Parmacalcio, e in seguito ad esso sono
stati arrestati lo stesso Calisto Tanzi, il direttore finanziario Fausto Tonna e sua moglie, il
presidente della filiale venezuelana Bonici e il banchiere presidente di Banca Monte
Parma e dirigente Parmalat Franco Gorreri. Alessandro Bassi, un alto dirigente, si è
suicidato. Il crollo del titolo in borsa ha travolto migliaia di risparmiatori che si sono
Il tracollo delle quotazioni è iniziato quando Parmalat non è stata in grado di rimborsare i
prestiti obbligazionari che, peraltro, avevano un rating AAA e quindi, al pari del titolo,
erano considerati privi di rischio insolvenza. Nessuno si era chiesto perché una società
dovesse chiedere a prestito del denaro avendo un ingente deposito in contanti presso la
Bank of America: peccato che quel conto non esistesse e che Parmalat in realtà
falsificasse i bilanci.
I momenti chiave del crollo dai titoli dei giornali:
10 Dicembre 2003 Il tramonto del re del latte diviso tra borsa e politica Repubblica
11 Dicembre 2003 Parmalat torna in borsa e perde quasi il 50% Repubblica
15 Dicembre 2003 Parmalat, Tanzi lascia Bondi nuovo presidente Repubblica
22 Dicembre 2003 Parmalat, Tanzi indagato a Milano Il titolo crolla. Male le banche Repubblica
23 Dicembre 2003 Parmalat, primi falsi datati ’88 Tonna ricostruisce il crac Repubblica
27 Dicembre 2003 Calisto Tanzi è in Spagna ma è pronto a tornare Repubblica
Parmalat, Calisto Tanzi fermato per bancarotta fraudolenta Repubblica
01 Gennaio 2004 Bondi: prima dismissione la squadra di calcio Repubblica
02 Gennaio 2004 Caos nelle banche di Collecchio. Aggredita la moglie di Tonna Repubblica
04 Gennaio 2004 Ecco i conti falsi della Bonlat, una voragine da 10 miliardi Repubblica
Nessuno sapeva, nessuno immaginava, eppure erano anni che il comico Beppe Grillo
preannunciava la bancarotta di Parmalat ai suoi spettacoli, sostenendo che i falsi in
bilancio erano ben visibili. Dopo il crac la Guardia di Finanza di Piacenza l’ha
interrogato come persona informata dei fatti.
Grillo sulla Parmalat:
«Un crac a norma di legge». «Ho ripetuto quello che da tempo vado dicendo nei
miei spettacoli. Tanzi doveva fare un partito: “Forzalat”. Al magistrato ho ripetuto
quello che da tempo vado dicendo nei miei spettacoli. Cose che dico da anni e che
erano cose sulla bocca di tutti. Parmalat è una debacle, ma è solo la punta di un
iceberg enorme. Ma la vera catastrofe è l’informazione: è grave che queste cose
vengano fuori da noi, dai comici non dalla stampa che è arrivata dopo».
Inatteso, per portata ed effetti, il crack Parmalat ci ricorda l’importanza dell’immaginazione nel trading.
http://www.traderpedia.it/wiki/index.php/Immaginare
Banca Italease era un titolo di cui non ci si poteva certo lamentare. Dal giugno 2005 a
marzo 2007 si era moltiplicato all’incirca per cinque, aveva avuto delle fasi di storno
anche violente ma per chi aveva saputo tenere duro le soddisfazioni erano innegabili.
Purtroppo alcuni investitori non si erano fidati ad acquistare quando il titolo saliva
velocemente, mentre altri avevano commesso l’errore di vendere troppo presto.
Tuttavia il destino era stato magnanimo e offriva loro una possibilità di acquisto a saldo a
quota 40 euro. Negli ultimi due mesi le quotazioni erano infatti scese da circa 57 euro,
quindi come resistere ad una simile tentazione?
Ricordo bene il momento perché ero a cena con degli amici quando Gabriele mi disse:
«Sai che ho comperato Banca Italease? Secondo me riparte».
Apriti cielo, quante volte ho sentito una frase simile per giustificare un acquisto di un
titolo che tecnicamente era solo da evitare; tuttavia, su richiesta del mio amico, analizzai
il titolo suggerendo una tassativa chiusura dell’operazione sotto i 38 euro.
Gabriele mi assicurò che avrebbe chiuso senz’altro e che comunque il titolo non avrebbe
Una perdita del 25% in un solo giorno non si ha l’occasione di vederla spesso e quindi
osservare il grafico intraday a 5 minuti può farci meglio capire come si è
progressivamente consumato.
Incredibile, proprio negli ultimi 15 minuti si è accentuato il ribasso, questo perché mano a
mano che le speranze di un rimbalzo si allontanavano aumentavano i venditori.
Gabriele ha ancora le sue Banca Italease mediate a 37,5, 27, 20 e poi 15. Ha dovuto
fermarsi perché ha finito i soldi da investire. E Banca Italease, a 6 mesi dall’abbandono
di 40, quota poco più di 11 euro.
Mentre iniziavo a scrivere questa pagina, il 14 novembre 2007, il titolo di Banca Italease
valeva 11,32 euro. Ho chiamato Gabriele per sapere se c’erano novità in merito alla sua
posizione: non è preoccupato e mi ha detto che tanto, nel lungo termine, i titoli salgono
sempre.
A distanza di tre mesi, a febbraio 2008, il trend ribassista non si è ancora ridotto,
dimezzando ulteriormente le quotazioni. Ora Banca Italease quota meno di 6 euro ad
azione.
Andamento grafico del titolo Banca Italease. Grafico settimanale del “lungo periodo”
Per i trader che a colazione hanno acceso la televisione per ascoltare un telegiornale era
chiaro che la giornata sarebbe stata movimentata: i mercati asiatici salutavano il risveglio
europeo con un bel crollo generalizzato. Questi i valori di chiusura delle borse asiatiche:
Singapore Straits T. 2917,15 -6,03%
Hong Kong Hang S. 23818,86 -5,49%
Tokio Nikkei 225 13325,94 -3,86%
Se c’è una cosa assolutamente contagiosa nei mercati finanziari è proprio il panico e la
paura. Si prospettava una bella giornata nervosa, guidata, al solito, dall’attesa per
l’apertura di Wall Street. Così però non sarebbe stato poiché la principale borsa
mondiale, faro illuminante per una moltitudine di investitori, era chiusa per il Martin
Luther King Day. Il future S&P/Mib aprì in ribasso dello 0,9% per poi portarsi a -2%,
proseguì in un tentativo di ripresa e poi iniziò il tracollo della quotazione, che terminò sui
minimi a -5,22%.
La sera i telegiornali aprirono parlando del crollo e Studio Aperto delle 18.30 intervista un esperto che, tra le varie
farneticazioni sul non perdere la calma dice, cito testualmente:
Dal massimo di quota 43.905 al minimo del 21 gennaio 2008 a quota 33.975 ci sono ben
9.930 punti, pari al 22,6%. Credo che ogni investitore tecnicamente preparato si sia reso
conto qualche mese prima che la tendenza rialzista era quantomeno interrotta.
Il giorno seguente “IlSole-24Ore” titola in prima pagina:
Le perdite sono state ingentissime, oltre 13 milioni di euro per ogni secondo di
contrattazione; nella sola Piazza Affari sono stati bruciati 32,6 miliardi di euro di
capitalizzazione. E il giorno dopo? Si ricomincia dai mercati asiatici e da quelli chiusi a
mezzogiorno con un nuovo bollettino di guerra:
Tokyo -5,65%
Hong Kong -8,74%
Shangai -7,22%
Taiwan -6,51%
Seul -4,43%
Sydney -7,05%
Singapore -4,42%
Kuala Lumpur -3,84%
Mumbai -4,97%
Giakarta -7,70%
A Bombay il listino ha ceduto il 6,47%, dopo una sospensione delle negoziazioni, quando
era arrivato a perdere circa il 10%. Un intero listino sospeso per eccesso di ribasso.
Tokio, in perdita del 18% da inizio anno, ha toccato i minimi degli ultimi 28 mesi
precipitando sotto quota 13.000: con un -8,74% si tratta della peggiore perdita in un’unica
sessione dopo quella dell’11settembre 2001.
Molti investitori intervistati dalle televisioni hanno dichiarato di non temere per i loro
investimenti, la loro ottica è quella del lungo periodo e quindi non si vende nulla. A Piazza
Affari il future S&P/Mib arriva a perdere circa il 4,5% dopo pochi minuti di
contrattazione. Un gap enorme è stato aperto rispetto alla chiusura precedente.
Alle 12.00 i futures sugli indici della borsa di New York sono in netto calo, i futures sullo
S&P 500 cedono 62,30 punti (-4,7%) a 1.263,30.
I derivati sul Dow Jones lasciano sul terreno 529 punti a 11.566, quelli sul Nasdaq cedono
90 punti a quota 1.759. La giornata si sviluppa con elevata volatilità. Alle 10.00 il gap è
chiuso con volumi elevati.
Tuttavia dopo un crollo i trader esperti sanno che la paura regna sovrana e che è possibile
realizzare discreti profitti assecondando il mercato sia nelle salite che nelle discese.
L’attesa per l’apertura di Wall Street ipoteca ogni tentativo di ripresa e 30 minuti dopo i
venditori hanno nuovamente ripreso il controllo del mercato. Si scende ancora.
Grafico candlestick intraday a 5 minuti del future S&P/Mib. Giornata del 22 gennaio
completa
Inghilterra: «Il giorno più triste e malinconico dell’anno è il terzo lunedì di gennaio».
21 Gennaio 2008
Londra Ftse 100 5578,20 -5.48%
Abbiamo appena visto cosa succede durante un crollo dei mercati finanziari. Le perdite
sono veloci ed ingenti e si “bruciano” centinaia di miliardi di euro. Ma chi li perde quei
soldi? Quando si parla di cifre così elevate si dimentica la dimensione della quantità e si
tende a rapportare ogni notizia alla nostra dimensione, relativizzando la quantità.
Nel corso degli anni si sono succedute diverse crisi finanziarie dovute al trading non
autorizzato da parte dei trader e questo è avvenuto perché controllore e controllato erano
la stessa persona o per falle nei sistemi di sicurezza. Le bricconate e le distruzioni di
valore più ingenti dei trader sono state:
Nicholas Leeson, Barings Bank - 1,4 miliardi di dollari nel 1995
“Mr Copper”, Sumitomo Corporation - 2,6 miliardi di dollari nel 1996
Premi Nobel economia, Fondo Ltcm - 4,6 miliardi di dollari nel 1998
Queste sono stati i falò finanziari più alti. Enron, Parmalat e altri crac non possono
rientrare nella classifica poiché più che di azzardate speculazioni finanziarie si tratta di
fallimenti derivati da “gestioni creative”. Ad ogni modo, il 21 gennaio 2008 si assiste al
crollo dei mercati finanziari. Anche la Francia è nel pieno della tempesta.
Parigi Cac 40: 4744,45 -6.83%
Ma, prima di continuare, facciamo un viaggio nel tempo e torniamo al 2000. I mercati
sono tutti al rialzo e, in particolare, le nuove tecnologie legate a Internet trainano i rialzi.
In questo periodo Jerome Kerviel completa la propria formazione e viene assunto dalla
seconda banca francese per capitalizzazione, Société Générale. Passano gli anni e, il 24
gennaio 2008, il nome di Jerome Kerviel diventa famoso come quello di Nicholas
Leeson. Ogni record è stato battuto: Société Générale rivela in una conferenza stampa una
maxi frode da 4,9 miliardi di euro, un buco creato da un singolo trader, Jerome Kerviel,
31 anni.
Jerome Kerviel, SG - 4,9 miliardi di euro pari a 7,2 miliardi di dollari nel 2008
Le speculazioni al rialzo sui futures sono state il mezzo per la creazione della gigantesca
perdita. Jerome ha potuto agire indisturbato per mesi grazie alle sue conoscenze
informatiche. Come al solito, le perdite furono occultate e l’esposizione fu incrementata
nel tentativo di rimediare a danni via via crescenti.
Il presidente di Société Générale, Daniel Bouton, ha stretto la mano a Jerome Kerviel
Société Générale ha spiegato che Jerome Kerviel aveva iniziato all’inizio del 2007 a
utilizzare tecniche fraudolente per operare senza autorizzazione.
Inizialmente le cifre erano modeste ma col tempo si sono via via ingrandite, raggiungendo
i 50 miliardi di euro di esposizione. Una cifra più grande del prodotto interno lordo del
Marocco. Société Générale annuncia un aumento di capitale per 5,5 miliardi di euro per
sanare la situazione, Jerome Kerviel viene arrestato e collabora da subito con le autorità.
Anche se non si è arricchito personalmente rischia una condanna da 5 a 15 anni. Diviene
suo il record di maggior buco causato da un singolo trader.
Ma come ha reagito la quotazione di Société Générale a questo terremoto inaspettato?
Tecnicamente l’istituto bancario era già impostato al ribasso da parecchi mesi e, dal
massimo di circa 160 euro, stava testando senza troppa convinzione la tenuta di quota
100.
La cronistoria degli eventi cruciali va analizzata di pari passo con le quotazioni. Ancora
una volta i ribassi hanno anticipato la notizia. Il mercato ha sempre ragione.
Il grafico giornaliero rende immediatamente visibile l’entità del calo delle quotazioni.
La notizia della maxi truffa ha certamente influenzato le quotazioni, che però erano già
inserite in un trend ribassista.
Inoltre il trader segue sempre la via del prezzo, incurante delle notizie ma attento agli
effetti. Comunque si concluda la vicenda di Jerome Kervier una cosa è certa, il trend è al
ribasso e a nessun trader professionista verrebbe mai in mente di assumere posizioni
basate sulle notizie.
Il 28 gennaio circa 100 azionisti di Société Générale presentano una denuncia per insider
trading e per manipolazione dell’andamento di borsa. La denuncia è diretta in particolare
a un membro del cda che ha venduto azioni per 85,7 milioni di euro poco prima del crollo
dei titoli e a “qualsiasi altra persona che direttamente o indirettamente ha tratto profitto da
informazioni privilegiate”, come riferisce il legale Frederik-Karel Canoy. Qualche
domanda sorge spontanea a ogni investitore:
Chi e quando è stato informato di quanto stava per succedere?
Perché chi sapeva ha taciuto sino a giovedì 24 gennaio?
Chi ha approfittato del più grande insider trading della storia delle borse
mondiali?
Bernanke ha tagliato i tassi dello 0,75% martedì alle ore 14.22: gli eventi della
Société Générale hanno condizionato la decisione?
Viene formalizzata l’accusa nei confronti di Jerome Kerviel: falso, frode e violazione
Le “bricconate” non riguardano solo i trader professionisti, ogni trader, nella propria solitaria attività di compravendita,
corre il rischio di commettere azzardi dalle conseguenze imponderate. In questo caso si parla di “trader d’azzardo”.
http://www.traderpedia.it/wiki/index.php/Il_trader_d%27azzardo
Bear Stearns è una grossa banca d’affari quotata a Wall Street con circa 15.000 dipendenti
nel mondo, fondata nel 1923 da Joseph Bear, Robert Stearns e Harold Mayer.
Il quartier generale è al 383 di Madison Avenue, Manhattan (New York) ed ha uffici ad
Atlanta, Boston, Chicago, Dallas, Denver, Los Angeles, San Francisco e San Juan. Oltre a
Londra, possiede una presenza internazionale con uffici a Beijing, Dublino, Hong Kong,
Lugano, Milano, San Paolo, Shangai, Singapore, e Tokio.
Dal sito internet www.bearstearns.com:
The Bear Stearns Companies Inc. (Nyse: Bsc) is the parent company of Bear,
Stearns & Co. Inc., a leading global investment banking, securities trading and
brokerage firm. Since 1923, we have helped corporations, institutions, governments
and individuals reach their financial objectives. Clients have come to rely on the
breadth of our expertise, our commitment to client service and our innovative
approach to problem-solving. Talented professionals join Bear Stearns because of
our unique corporate culture. Based on respect, integrity, meritocracy, innovation
and a commitment to philanthropy, these guiding principles serve as blueprint for
the way that we do business.
Le linee guida della società, la quinta banca d’affari quotata a Wall Street, sono quindi:
rispetto
integrità
meritocrazia
innovazione
impegno alla filantropia
E non si può certo dire che queste linee guida siano state disattese dal management della
banca visto che, nel 2005 e nel 2007, Bear Stearns è stata riconosciuta “Most admired
securities firm”, un prestigioso riconoscimento per il talento, la qualità del management e
l’innovazione negli affari. Ciò nonostante il 2007 si chiude con una perdita di
capitalizzazione del 33%.
Che questa banca abbia nel nome la parola “bear” (orso, in inglese) non sembra inquietare
particolarmente gli investitori, solitamente molto superstiziosi, che acquistano sia il titolo
sia le numerose obbligazioni emesse dalla banca d’affari.
I problemi di Bear Stearns iniziarono quando le case smisero di fabbricare felicità. Una
banca ha, tra le tante attività, anche quella di prestare il denaro a chi lo chiede e molti dei
prestiti erogati hanno come oggetto degli immobili, il più delle volta la casa dove si andrà
ad abitare. Per acquistare una casa solitamente ci si reca in banca, si chiede l’accensione
di un mutuo, si forniscono adeguate garanzie e si riceve il denaro necessario all’acquisto,
la casa viene ipotecata e se ne riparlerà tra 20 anni.
Anche Bear Stearns concedeva prestiti ai propri clienti che, se non potevano fornire
adeguate garanzie, accedevano ai famosi mutui subprime o B-paper, prestiti che vengono
concessi a soggetti che non possono accedere ai tassi di mercato. Emettere mutui subprime
conviene alla banca che spunta interessi maggiori, assumendosi il rischio di insolvenza da
parte del debitore. Fino a quando i tassi sono bassi tutto va bene, ma se i tassi di interesse
aumentano, i prezzi delle case crollano e l’economia produce nuovi disoccupati che non
riescono più a pagare le rate sempre più care, allora iniziano i problemi.
Concentriamo ora la nostra attenzione sulla situazione tecnica di Bear Stearns analizzando
il grafico. Il 31 dicembre 2007 la quotazione di Bear Stearns si assesta a 88,25$, poco più
del 50% di quello che quotava a maggio 2007; la tendenza è chiaramente ribassista, ogni
reazione al rialzo è inferiore a quella precedente e origina un minimo inferiore. Il 22
gennaio 2008 il titolo scende fino a quota 68,18 dollari e, dopo aver disegnato un doppio
minimo inizia un rimbalzo che porta le quotazioni sopra i 90 dollari per azione in tre
giorni.
Segue un movimento laterale e una lenta discesa dei corsi fino al 6 marzo quando, nel
mercato, si fa sempre più insistente la voce che Bear Stearns stia attraversando una seria
crisi di liquidità. Il 10 marzo le azioni della banca crollano del 10,82% trascinando al
ribasso tutti i titoli del credito: Citigroup -5,75%, Lehman Brothers -6,95%, JP Morgan
-2,93% e Merrill Lynch -5,27%. Bear Stearns dichiara che le voci sulla crisi di liquidità
sono infondate ma il mercato non sembra crederci.
Bear Stearns chiede l’aiuto di JP Morgan e della Federal Riserve, che forniscono
finanziamenti “non recourse back-to-back” con scadenza a 28 giorni, un particolare
prestito che il creditore perde in caso di insolvenza del debitore.
«Abbiamo compiuto questo passo per ripristinare la fiducia in noi rafforzando la
nostra liquidità e consentendoci di proseguire con l’operatività ordinaria», ha
dichiarato Schwartz, aggiungendo che «non vi sono garanzie che il salvataggio
permetterà all’azienda di continuare a operare regolarmente. Per questo motivo JP
Gli operatori rimangono esterrefatti, senza parole in grado di spiegare quello che è
successo in pochi giorni. Carl Lantz del Credit Suisse dichiara:
«Il finanziamento concesso dimostra come Bear Stearns non abbia il denaro
sufficiente per andare avanti e a livello generale non si tratta di una notizia
confortante per l’intero settore bancario. Con l’operazione odierna Bear Stearns
ha di fatto ammesso di non avere mezzi finanziari. Insomma, la banca ha gravi
problemi di solvibilità».
Le origini dei problemi di Bear Stearns sono da ricercare nella prima metà del 2007
quando è scoppiata prepotentemente la crisi del credito e dei mutui negli Stati Uniti: il
fallimento di due fondi speculativi specializzati sui mutui subprime gestiti da Bear
Stearns avevano lasciato un buco da coprire di due miliardi di dollari. L’amministratore
delegato Alan Schwarz dichiara:
«Bear Stearns è stata costretta a cercare finanziamenti d’emergenza dopo che in
molti hanno chiesto alla banca il rimborso dei propri soldi. Le domande sono
arrivate da clienti, creditori e controparti, la crescente richiesta dei riscatti da
parte della clientela ha creato enormi problemi al gruppo».
Il presidente della Fed, Ben Bernanke, apre a una ulteriore riduzione dei tassi d’interesse
per evitare che la crisi finanziaria divenga incontrollabile:
«Un abbassamento dei tassi allevierebbe i rischi per chi ha contratto mutui
ipotecari. È necessario adottare strategie per garantire che i cittadini americani
non perdano le proprie abitazioni sulla scia della crisi dei mutui esplosa negli
Standard & Poor’s taglia il rating di lungo termine di Bear Stearns da “A” a “BBB” come
conseguenza del deterioramento della liquidità della banca.
Vista l’enorme quantità di azioni scambiate venerdì è facile immaginare come molti
investitori siano con il fiato sospeso in attesa dell’apertura dei mercati: con un ribasso del
7,44% seguito da un -47,37% non è difficile immaginare quanti acquisti siano stati
effettuati sperando in un rimbalzo o per mediare i prezzi di carico. Una cattiva abitudine
che è dura da sradicare.
Lunedì 17 marzo 2008 Bear Stearns vive il suo giorno più difficile, il “crepuscolo degli
Dei” per dirla alla Wagner, un tracollo epico.
Quasi 84 punti percentuali di ribasso, il grafico giornaliero è quasi irreale, un gap dei
prezzi che ben difficilmente si chiuderà a breve.
Anche il grafico intraday a 5 minuti è degno di nota: i minimi sono toccati in apertura e
questo è un bel segno per la sessione successiva. Una magra consolazione.
Bear Stearns Inc. Secondo tracollo delle quotazioni. Grafico candlestick intraday a 5
minuti
Sempre il 17 marzo Citic Securities ritira la sua offerta da un miliardo di dollari su Bear
Stearns con cui doveva costituire una joint venture. Il tempismo del crollo è stato
provvidenziale. L’acquisto di JP Morgan, con l’assenso della Fed, non è un’operazione da
poco in un mercato liberista come quello degli Stati Uniti, gli azionisti sono rimasti
JP Morgan ha acquistato Bear Stearns valutandola appena due dollari per azione (pari a
0,05472 azioni JP Morgan) contro i 30 dollari segnati alla chiusura di venerdì che
corrispondevano ad una capitalizzazione di 4 miliardi di dollari. Un prezzo così basso
(pari a 236,2 milioni di dollari) è stato calcolato ipotizzando costi per 6 miliardi di
dollari al lordo delle tasse.
James Dimon, numero uno di JP Morgan, è stato messo a conoscenza della situazione
drammatica di Bear Stearns giovedì sera mentre festeggiava il suo 52° compleanno e
venerdì, d’intesa con la Fed di New York, ha annunciato il soccorso e l’acquisizione di
Bear Stearns che altrimenti sarebbe, con tutta probabilità, fallita.
Dal comunicato di Dimon:
«Clienti e controparti di Bear Stearns devono sentirsi rassicurati dal fatto che JP
Morgan ne garantisca i relativi rischi. Accogliamo con favore clienti, dipendenti e
controparti presso la nostra banca e siamo lieti di essere loro partner».
Questa operazione è stata uno dei più grossi salvataggi della storia finanziaria Usa. Per
scongiurare il fallimento di Bear Stearns la banca centrale Usa ha infatti deciso di
sostenerne, con fondi per 30 miliardi di dollari, la copertura degli asset con maggiori
problemi di liquidità.
Le tensioni sui prezzi non sono finite e permettono veloci profitti, il 24 marzo si assiste a
un rialzo spettacolare dell’88,76% che porta i corsi sopra i 10 dollari per azione, il nuovo
prezzo offerto da JP Morgan. Fine dei giochi, l’offerta viene accettata.
Anche se i prezzi sono più o meno allo stesso livello di inizio anno, con volumi e
quotazioni in forte ripresa.
Forse il destino di Bear Stearns Companies Inc. era già scritto nel nome della compagnia.
Chissà se le cose sarebbero state ugualmente disastrose se invece del Bear (Orso) ci fosse
stato un Bull (Toro), animale dal migliore auspicio tecnico.
Le perdite di valore improvvise sono spesso devastanti e la realtà supera la fantasia. Impossibile non citare un loss da 349
milioni di dollari avvenuto per un… banale errore di digitazione!
http://www.traderpedia.it/wiki/index.php/Un_banale_errore_di_digitazione_da_349_milioni_di_dollari
Volare, librarsi leggeri come una piuma trasportata dal vento, osservare con indifferenza
l’attività di uomini che sembrano formiche dall’alto, lasciarsi andare ai voli della
fantasia, ai voli pindarici.. è innegabile che l’uomo abbia sempre desiderato staccarsi dal
suolo. Leonardo da Vinci con la sua macchina volante è stato il precursore di molti
mercanti di sogni, utopisti che immaginavano quello che sembrava impossibile: la
conquista dei cieli.
Altrettanto stupefacente, e in assoluto anticipo dei tempi, la “vite aerea” che, grazie ad una
spirale posta sopra alla carlinga mantenuta in moto circolare continuo, avrebbe, nelle
intenzioni di Leonardo, volato. Lo scarso rendimento dell’elica e il problema della
rotazione contraria del corpo resero impossibile il volo destinato a restare nella carta.
Tuttavia anche il primo primitivo elicottero era stato abbozzato.
Per molti secoli il volo fu relegato tra le cose impossibili da compiere, un’attività
riservata agli uccelli o agli angeli. Poi, improvvisamente, tutto cambiò per sempre.
Il 17 dicembre 1903, grazie ai fratelli Wilbur e Orville Wright, ha inizio l’”epoca
volante” che rivoluzionerà il concetto di spostamento dell’uomo: il primo volo totalmente
controllato su un mezzo di trasporto più pesante dell’aria ha successo. Uno dei maggiori
sogni dell’uomo si è realizzato: quello di volare. Per 12 secondi la forza di gravità è stata
sconfitta dal loro aeroplano, il “Flyer 1”, che raggiunse i tre metri di altezza facendo
entrare l’uomo nell’era dell’aeronautica.
Nella storica mattinata del 17 dicembre, il Flyer 1 effettuò quattro voli con i fratelli
Wright che si alternarono ai comandi.
Il primo volo vede come pilota Orville che volò per circa dodici secondi ad un’altezza di
tre metri e ad una velocità di 48 km orari; Wilbur riuscì a volare per 59 secondi
percorrendo 266 metri. Sfortunatamente in fase di atterraggio l’aeroplano si danneggiò a
causa di una raffica di vento. Il Flyer 1 non volò mai più. Dal 1948 il Flyer 1 è custodito
al “National air and space museum” della Smithsonian Institution di Washington (Stati
Uniti). Una targa commemorativa lo ricorda come:
«la prima macchina più pesante dell’aria, propulsa a motore, con cui l’uomo abbia
fatto un volo libero, pilotato e duraturo. Attraverso un’originale ricerca scientifica
i fratelli Wright scoprirono i principi del volo umano; da inventori, costruttori e
volatori svilupparono ancor più l’aeroplano, insegnarono all’uomo a volare e
inaugurarono l’era dell’aviazione».
Dal primo volo del 1903 l’aeronautica, in pochi anni, fece passi da gigante e il 14 marzo
1927 venne fondata, dal maggiore Henry H. "Hap" Arnold, la Pan American World
Airlines, anche conosciuta come Pan Am.
Il logo della compagnia è un globo azzurro con la scritta “Pan Am” al centro. I primi anni
di attività videro Pan Am attiva con un servizio di idrovolanti e, nel giro di pochi anni,
divenne la principale compagnia statunitense e un’icona culturale del ventesimo secolo,
considerata da tutti la compagnia di bandiera degli Stati Uniti, anche se ufficialmente non
lo era.
Il primo incidente aereo della Pan Am si verificò il 16 luglio 1932, quando un Ford
Trimotor si schiantò contro una montagna in Cile. Morirono nove persone. Tuttavia il
In questi anni iniziano i dirottamenti degli aerei e gli episodi di terrorismo. Il 6 settembre
del 1970, Flight 93, un Boeing 747 proveniente da Amsterdam e diretto a New York, viene
dirottato verso il Cairo dove viene distrutto.
Il 17 dicembre 1973 un gruppo palestinese fa esplodere delle bombe durante l’imbarco
dei passeggeri del volo 110 a Roma, 30 persone vengono uccise. Il 27 marzo 1977, a
Tenerife, un 747, il Clipper Victor, partito da New York e diretto a Las Palmas nelle Isole
Canarie, si scontra in fase di atterraggio, con un Boeing 747 della Klm in partenza dalla
stessa pista: 583 persone persero la vita in quella che è considerata la più grande sciagura
aerea di tutti i tempi.
Nel 1980 Pan Am accresce le rotte interne acquistando la National Airlines in quello che
fu definito il “golpe del decennio”. Tuttavia l’acquisto è indolore: il prezzo pagato, 50
dollari per azione, viene giudicato eccessivo dagli analisti che lo considerano gonfiato. La
società continua ad accumulare debiti. Incidenti, dirottamenti e attacchi terroristici verso
quella che è considerata da tutti la compagnia di bandiera degli Stati Uniti, creano nel
pubblico una diffusa paura.
Molti viaggiatori evitano di volare con Pan Am che è oggetto di diversi dirottamenti e
attentati anche negli anni ’80. Il 21 dicembre 1988, a Lockerbie in Scozia, una bomba
nascosta in una radio portatile fa esplodere un aereo: muoiono 270 persone. Esplode la
psicosi del volo, volare Pan Am significa volare su una compagnia nel mirino dei
terroristi.
La guerra del Golfo, che ha avuto inizio nel mese di agosto 1990, diminuisce molto il
traffico aereo transatlantico, dando il definitivo colpo di grazia ai conti della compagnia,
che viene dichiarata fallita l’8 gennaio 1991.
E in Italia come se la passa la compagnia di bandiera Alitalia?
Nel corso del 2001, anno nero per l’aviazione civile mondiale a causa della flessione
della domanda e della concorrenza agguerrita delle nascenti compagnie low cost, i conti
peggiorano sensibilmente. Le quotazioni del titolo, in caduta libera, passano dagli 11 euro
del 2001 a meno di 2 nel 2002, per poi lateralizzare fino al 2005, anno in cui si assiste a
un nuovo tracollo.
L’offerta di Air France-Klm, a dicembre 2007, prevede un prezzo di 0,35 euro per azione
(sensibilmente inferiore alle quotazioni di borsa) pari a 485,3 milioni di euro di
capitalizzazione. Ma nuovi problemi sono dietro l’angolo. Il 31 gennaio 2008 Alitalia
comunica che non intende più utilizzare gli slot dell’aeroporto di Malpensa dalla stagione
estiva 2008. La Sea (società di gestione dell’aeroporto di Malpensa) comunica lo stesso
giorno di aver intentato una causa contro Alitalia per l’abbandono da parte di quest’ultima
dello scalo milanese, chiedendo danni per 1,2 miliardi di euro.
Sempre il 31 gennaio, AP Holding comunica di aver presentato ricorso al Tar del Lazio
contro la decisione presa dal consiglio dei ministri il 28 dicembre 2007 di trattare in
esclusiva per la vendita con Air France-Klm. Le quotazioni di Alitalia ne risentono, i
tempi di cessione si allungano e Air France-Klm formula una nuova offerta a 0,099 euro
per azione, che tiene conto della mutata situazione, pari a una capitalizzazione di 138,5
milioni di euro.
Dopo il crollo del 17, il 18 marzo si assiste a un nuovo tonfo delle contrattazioni, il 19 un
rimbalzo riporta le quotazioni fino a 0,3 euro per azione. Nonostante Alitalia perda oltre
un milione di euro al giorno l’offerta di Air France-Klm viene ritenuta troppo bassa e il
mercato inizia a scommettere su un accordo al rialzo o su un nuovo possibile acquirente.
Vale la pena, nel prossimo grafico, dare un’occhiata al movimento intraday a 5 minuti.
Apertura sui minimi, chiusura sui massimi e volumi esplosivi sono gli ingredienti che i
Il giorno dopo Alitalia cresce del 32,35%, un boom che porta le quotazioni a 0,4578.
Ma non è finita, oramai siamo in piena psicosi Alitalia e i prezzi continuano a salire.
Tra il 26 e il 27 marzo il prezzo delle azioni passa da 0,4578 a 0,6260. Non solo il gap
ribassista è stato perfettamente chiuso ma, nel grafico, si è disegnata una perfetta
formazione v-reversal, rarissima da trovare e sempre violenta nei movimenti.
Devo confessarlo, ricostruire l’affare Blow Job mi ha riportato indietro nel tempo
facendomi scrivere con un beffardo sorriso tra le labbra. È storia di vita vissuta che spero
vi abbia divertito. Anche i paragrafi su Binda, Lazio o sulle Dot Com sono tratte dalla
mia reale esperienza. Con Tiscali feci degli ingenti profitti in pochissimo tempo e sono
ben impresse nella mia memoria le sensazioni di incredulità: non avevo mai visto nulla
del genere e vendetti ben prima del massimo storico! In effetti le bolle speculative erano
una novità per la mia pellaccia ma ero ben esperto di gestione del rischio e di money
management, quindi non ho mai avuto rimpianti.
“Professione Trader” si è aperto con quanto di più distante ci sia stato dal trading: la
bolla speculativa sui tulipani. Eppure l’emotività governa i movimenti e conoscere la
storia aiuta a sviluppare il controllo del rischio. La Compagnia dei Mari del Sud, la
Compagnia del Mississippi, i vari crolli di valore, tutto è stato inserito per darvi il
quadro d’insieme delle “follie speculative”.
Imparare dagli errori degli altri è molto economico ed utile, anche perché non c’è motla
differenza tra quanto accaduto secoli fa e quanto accade oggi. Cambiano gli scenari ma
avidità, bramosia, paura faranno sempre parte dell’uomo fino alla fine dei tempi. I
movimenti dei prezzi sono esponenziali e raggiungono la loro massima pericolosità
quando i partecipanti sono moltissimi, molti di più di quanti potenzialmente potrebbero
essere i nuovi partecipanti all’indiscriminata distribuzione di ricchezza. Le bolle
speculative nascono nel mondo dei sogni degli operatori economici che vedono il
miraggio dell’arricchimento facile e senza fatica.
Non temete che troppe persone possano imparare a muoversi nei mercati finanziari con
prudenza e gestione sistematica del rischio. Gli investitori sprovveduti sono, come
l’araba fenice, capaci di rigenerarsi e rinascere ad ogni nuovo boom di borsa sempre più
numerosi, agguerriti e desiderosi di arricchirsi. A loro deve andare il nostro più sentito
ringraziamento.
Nel secondo capitolo analizzeremo insieme i diversi mercati borsistici e gli strumenti
finanziari che il trader può decidere di utilizzare. Conoscere gli strumenti e le diverse
aspettative dei partecipanti al mercato permette di comprendere che, se da un lato “il
mercato non sbaglia mai”, dall’altro l’errore può essere collettivo. Il trading è al 70%
psicologia e studio delle aspettative dei partecipanti al mercato. E se la speculazione
può fare a meno dei sottili risvolti psicologici che sottendono i movimenti, il trading
professionale no.
Negli anni molte cose sono cambiate, ora i mercati sono telematici e chiunque da un pc può comperare qualsiasi strumento
finanziario quotato. I fissati bollati sono solo un ricordo da “vecchi trader”, come quello che segue, del 1989.
La principale borsa statunitense si trova a New York, negli Stati Uniti, ed è stata fondata
nel 1792. Denominata New York Stock Exchange (Nyse) è più conosciuta con il nome
della strada in cui è ubicata, Wall Street, posta all’estremità meridionale dell’isola di
Manhattan, tra Broadway e l’East River.
Nel corso del 2005 la statua è stata posta in vendita per la non indifferente cifra di 5
milioni di dollari con una clausola: la scultura potrà avere un proprietario ma non dovrà
essere rimossa.
Ma Wall Street è anche cinema: chi ha visto anche una sola volta il film “Wall Street”,
prodotto nel 1987 dalla 20th Century Fox, non può dimenticare il mitico Gordon Gekko al
La borsa valori italiana è stata fondata a Milano il 13 febbraio 1808 e il 4 gennaio 1991,
con l’avvento del mercato borsistico telematico ed in seguito al recepimento dell’Italia
delle direttive Cee che riguardano i servizi d’investimento nel settore dei valori mobiliari,
ha incrementato notevolmente la sua importanza.
In alcune Borse è presente una scultura di toro, come al NYSE o al Bombay Stock
Exchange. In altre, come nella Borsa di Francoforte, sono presenti sia il toro che l'orso.
In prossimità della Borsa Italiana la scultura è inequivocabilmente diversa.
Oggi questa piazza, dove sono scambiate ogni giorno parecchi milioni di azioni, è
diventata un importante punto di riferimento per l’economia nazionale e per molti
operatori stranieri. La sede della borsa italiana è in piazza degli Affari: per questo la
borsa è nota anche col nome di Piazza Affari. I titoli azionari vengono scambiati nel Mta
(Mercato Telematico Azionario) che si divide in:
• Large Cap o Blue Chips , per le 40 società a capitalizzazione maggiore. L’origine
del nome blue chips deriva dal gioco d’azzardo: nel poker, infatti, la blue chip
(gettone blu) è la fiches che possiede il valore più elevato. L’indice di riferimento è
il FTSE MIB.
L.O.V.E. è una statua di marmo alta 11 metri realizzata Maurizio Cattelan che l'ha
espressamente concepita per Piazza Affari. Interamente in marmo, è un gestaccio
in faccia a Palazzo Mezzanotte, sede della Borsa di Milano, un enorme dito medio
rivolto al tempio della finanza: «È un gesto molto forte, che chiede di prendere
posizione».Secondo l'autore proprio la collocazione è la natura dell'opera: «la
scultura ha senso lì, altrove sarebbe fuori posto.» Inaugurata venerdì 24
settembre 2010, con una iniziale collocazione temporanea di 10 giorni, è risultata
gradita alla maggioranza dei cittadini milanesi che sembrano condividere il
messaggio, nemmeno tanto celato, che l'opera vuol dare al mondo della finanza. In
realtà l'interpretazione da dare all'opera sembrerebbe più sottile, Palazzo
Mezzanotte è stato costruito nel 1932, in piena epoca fascita e l'enorme mano non
sarebbe altro che il tipico saluto fascista privato di tutte le falangi tranne il dito
medio, unico superstite dell'antico saluto e ora sbeffeggiante gesto per il
capitalismo e il suo tempio più "sacro".
Cos’è, in ultima analisi, il mercato borsistico se non una gigantesca arena dove si
scontrano, in una infinita e continua battaglia, diverse visioni del futuro? Un luogo in cui
ogni momento l’investitore deve affrontare una realtà sempre diversa, scarsamente
prevedibile e insidiosa.
Certamente, il nome è importante e quindi nel mercato investiamo, comperiamo,
vendiamo, speculiamo e di certo, almeno non intenzionalmente, non giochiamo. Il mercato
borsistico è terra da colonizzare dove il solo scopo da perseguire è la ricerca del profitto,
ma è anche il luogo dove chi opera vuole continuamente misurare la propria abilità e
intelligenza, è una sfida che ha come premio le somme di denaro che si possono prendere
al mercato borsistico usando come esca altro denaro.
Vedi anche:
Borsa valori
I differenti modelli di investitore
Aureo con l’imperatore Tiberio Claudio Nerone e sua madre Livia Drusilla sul retro.
La questione fu risolta introducendo la zigrinatura sul bordo della moneta, una eventuale
“tosata” sarebbe stata immediatamente evidente, tuttavia passarono molti secoli prima che
questo miglioramento venisse adottato.
Il peso della moneta andava stabilito con esattezza ed è qui che entra inaspettatamente in
gioco la carruba e i suoi semi che tendono ad avere un peso costante pari a 1/5 di grammo,
questa proprietà era ben nota agli arabi che chiamavano il seme di carruba “khirat”,
carato.
Ad ogni modo anche se i semi non sono proprio identici di peso, il loro utilizzo per pesare
i preziosi fu un grande aiuto che la natura seppe, ancora una volta, dare all’uomo. Col
passare dei secoli, in epoca straordinariamente recente, fu abbandonato il conio d’oro e
d’argento a favore della banconota che però era pienamente convertibile in oro.
La nascita del FOREX
Dopo la seconda guerra mondiale fu creato un sistema di cambi fissi delle principali
valute contro il dollaro, a sua volta il dollaro era ancorato ad un prezzo fisso per un’oncia
Vedi anche:
La soglia di 1,2 è irrinunciabile
Diciamocelo chiaramente, per molti il mondo del trading e della speculazione assomiglia
molto a quanto appena descritto. Nel comune sentire il “giocare” in borsa è associato a
“dritte” che amici di amici ben informati generosamente forniscono, e il trader è visto,
senza mezze misure, o come un genio o come uno squalo, espressione di una società
malata che permette a gente col pelo nello stomaco di guadagnare sulla pelle di chi lavora.
In verità, non si può dire che la speculazione di borsa porti veri e propri danni: la sua
azione, quando non è fondata su una buona conoscenza del mercato dei beni trattati, si può
tradurre in perdita, ma ciò deriva dal fatto che l’investitore non ha saputo assumere il
rischio connesso alla variabilità dei corsi, prevedibile in ordine di tempo e in base a
previsioni e supposizioni logiche e verosimili, anche se destinate talvolta a risultare
errate.
Anzi si può ricordare che i fattori sopra visti costituiscono gli agenti essenziali della
speculazione borsistica, ed è per questo che la speculazione è uno dei più importanti ed
efficaci stimolatori del mercato finanziario moderno.
A ben poca cosa si ridurrebbe il mercato borsistico se fosse limitato alle sole operazioni
d’impegno e disimpegno dei capitali che fluiscono dai risparmiatori cassettisti.
Le borse hanno favorito e stanno favorendo la rapida mobilizzazione dei capitali e la loro
concentrazione nelle casse delle più importanti imprese nazionali ed internazionali,
sostenendo e garantendo loro un rapido sviluppo. A partire dal XVI secolo fino ai tempi
nostri, le borse hanno contribuito in modo significativo alla crescita del grande
capitalismo commerciale ed industriale con beneficio per tutta l’economia europea e non
si può nemmeno pensare che in futuro lo sviluppo economico occidentale possa procedere
senza la contrattazione di borsa.
Per chiarire e dissipare il luogo comune che vede l’investimento in borsa come un gioco
bisogna rifarsi alla distinzione che c’è tra gioco e lavoro. Il gioco è qualsiasi attività
mirante ad una gratificazione individuale o di gruppo, è una manifestazione svincolata da
fini e da necessità di produzione. Il lavoro, invece, è un’attività umana intenzionalmente
diretta a trasformare qualsiasi risorsa disponibile al fine di soddisfare direttamente o
indirettamente i bisogni individuali presenti o futuri. Il trader che opera in borsa vuole
guadagnare del denaro, in pratica cerca delle risorse che rendano possibile la
Vedi anche:
Indice sequenziale psicologia
Per sviluppare una corretta capacità di analisi operativa è necessario comprendere alcuni
concetti che spesso vengono fraintesi. Innanzitutto l’unica variabile che ci fa perdere o
guadagnare dei soldi è il prezzo e non il valore del nostro strumento finanziario. Non il
volume, non l’indicatore, non la divergenza ma esclusivamente il prezzo che sale o che
scende.
Va quindi da sé il fatto che per qualcuno che compera c’è sempre qualcun altro che vende,
altrimenti non ci sarebbe alcuno scambio.
Quindi un titolo, per l’analisi tecnica, vale sempre e solo quanto quota, e non può esistere
il concetto di sopravvalutazione o di sottovalutazione, perché la nostra unica variabile è
il prezzo e alla quotazione attuale possiamo acquistare e vendere. Tutt’al più il prezzo
può essere carico di aspettative, speranze, ansie, paure che una volta sparite danno luogo
a forti riallineamenti dei valori ma bisogna dare per acquisito che i prezzi scontano tutto.
Il prezzo di un titolo altro non è che la sintesi di tutte le variabili che concorrono a
formarlo. In esso sono incorporate le ansie, le paure o le aspettative di crescita. Tutte le
notizie aziendali devono riflettersi sul prezzo: se la notizia è giudicata positivamente dal
mercato il prezzo salirà, se il giudizio è negativo il prezzo scenderà. Osservando
solamente prezzi e volumi abbiamo la possibilità di renderci conto con largo anticipo se
il titolo sta scontando notizie positive o negative.
Quello che appare evidente è che stabilire un valore è impossibile. Il prezzo invece
è noto. Molte persone sostengono che che non ci sia nessun valore in un'opera
d’arte che anche un bambino potrebbe fare. Ma il prezzo dice il contrario. E in
nessun settore come nell'arte è possibile riscontrare una così grande e duratura
differenza tra prezzo e valore.
Se il mercato può essere visto come una grande arena nella quale si svolge una continua
competizione tra i diversi partecipanti è altresì vero che il confronto non è mai svolto ad
armi pari. Ognuno recita la propria parte, alcuni consapevolmente ma molti
inconsapevolmente ed è per questo che è necessario indagare i diversi attori, i loro ruoli e
gli scopi che sono spesso contrapposti. Sono attori del mercato tutti coloro che acquistano
o vendono strumenti finanziari sul mercato borsistico.
Ogni diversa tipologia di investitore ha una sua peculiarità operativa e contribuisce
diversamente nella variazione dei listini. Gli operatori di borsa che sono stati considerati
sono: gli investitori istituzionali, gli intermediari e gli investitori che tradizionalmente
conosciamo, ossia tutti noi quando compriamo o vediamo titoli o opzioni trattabili in
ambito borsistico.
Investitori istituzionali
Gli investitori istituzionali sono soggetti nazionali o internazionali che, per obbligo
legislativo o per disposizione statutaria, investono professionalmente il denaro raccolto in
valori mobiliari. Sono i veri protagonisti del mercato borsistico, così importanti e potenti
che difficilmente li potremmo conoscere direttamente. Possiamo, invece, conoscere solo
gli effetti che producono con il movimento dei loro investimenti.
Si tratta dei gestori dei fondi comuni d’investimento, delle società d’investimento a
capitale variabile, dei fondi pensione e di previdenza obbligatoria, delle società
assicurative e delle banche centrali e delle più importanti società di intermediazione
bancaria.
Tra gli investitori istituzionali che operano in secondo piano, poiché dotati di minor potere
finanziario, ci sono i grossi gruppi industriali, le società finanziarie e le banche che
gestiscono il risparmio. Gli investitori istituzionali agiscono con modalità imprevedibili e
possono incidere significativamente sull’andamento delle quotazioni.
Intermediari
Intermediari del mercato mobiliare sono le banche, e le Sim (società di intermediazione
mobiliare) o altre istituzioni giuridiche che svolgono l’attività di collocamento e
distribuzione dei valori mobiliari in regime di libera prestazione di servizi.
Si tratta di organismi che hanno un’importante funzione: permettono agli operatori attivi
Investitori
Un Investitore è chiunque investe il proprio denaro. Tutti noi siamo investitori, dallo
studente neo diplomato che va ad investire i soldi ricevuti come premio per il diploma, al
facoltoso imprenditore che di euro ne può investire molti di più. La borsa attira
moltissime persone dei più diversi ceti sociali, migliaia di persone, tra loro molto
eterogenee, che possono essere ricondotte a cinque categorie in base ai modi o alle
tecniche che utilizzano per operare.
Queste categorie di persone, ben rappresentate a Piazza Affari, si distinguono
profondamente l’una dall’altra per molti aspetti che vedremo nei modelli d’investitore. Ci
sono alcuni principi basilari, validi per tutti gli investitori, che qui vogliamo anticipare
poiché costituiscono lo sfondo, a volte critico, sulle scelte dei diversi modelli
d’investitore. Per tutte le categorie di investitore vale il principio sulla correlazione che
intercorre tra capitale investito e performance di borsa.
Primo principio: «In assoluto, le potenziali perdite derivanti da un’operazione
in borsa sono direttamente correlate al capitale investito».
Questo è un principio abbastanza chiaro: più è grande la quantità di denaro che si investe
e più ingente sarà l’eventuale perdita che colpirà il nostro portafoglio. Una perdita del
«Molte volte, nella vita, troviamo una moneta che ci è data dal destino
e pensiamo che questo sia l’unico tesoro della nostra vita.
Finiamo per attribuirgli tanto valore che il destino,
lo stesso che ci ha consegnato la moneta,
si incarica di riprendersela.
Chi ha molta paura di scegliere compie sempre la scelta sbagliata».
(Paolo Coelho)
Vedi anche:
Le perle di mr. obvious
Fenotipi di traders
Il comportamento può essere definito come lo stile manifesto che caratterizza la nostra
personalità verso il mondo esterno. Le modalità di comportamento possono essere distinte
tra due poli estremi e opposti, da un lato ci sono le personalità “stabili”, caratterizzate
dalla concretezza e dall’affidabilità, tipiche dei leader, dall’altro ci sono quelle delle
personalità “instabili”, caratterizzate dalla fantasia, dalla frequente alternanza di umore,
dalla suscettibilità ed ansia, tipiche degli artisti.
Ovviamente tra i due estremi sono compresi tutti gli altri tipi di personalità, connotati da
innumerevoli fattori intermedi.
Qualsiasi tipo di personalità, in presenza di fattori emozionali, può essere interessata da
significative e, a volte, imprevedibili mutazioni del comportamento. Le emozioni sono
esperienze individuali soggettive, derivano da sensazioni primordiali che spingono ad
agire su base istintiva piuttosto che razionale e raggiungono il loro punto culminante nella
manifestazione di sentimenti di gioia, di soddisfazione, di paura o di collera provocando
nella persona, simmetricamente, uno stato di euforia o di depressione.
Le scelte comportamentali indotte dalle emozioni sono spontanee, innate, ed hanno una
scarsa se non inesistente relazione con la conoscenza, mentre quelle razionali sono
pesantemente influenzate dalla cultura, si fondano su un procedimento teorico, basato su un
metodo logico che la ragione ha valutato e che ha giudicato valido per raggiungere un fine
programmato. Le emozioni vanno riconosciute e controllate per poter operare con dei
metodi razionalmente verificabili.
Il comportamento dell’investitore è influenzato dalla conoscenza, modificato
dall’esperienza tramite l’autoconoscenza e, infine, istituzionalizzato per mezzo della
consapevolezza. Personalità e conoscenza sfociano nello stile di trading che ogni
investitore possiede. Ve ne sono molti:
Seguire il trend
Operare contro il trend
Comperare sullo storno
Vendere nei rally
Mantenere a lungo le posizioni
Gestire il trade con un’ottica veloce
Tradare in intraday
Lasciare aperte overnight le operazioni
Tradare su pochi strumenti finanziari
Uno dei comportamenti pericolosi che un trader può avere è quello di sviluppare un’opinone contraria a priori. A volte va
bene, altre volte può esporre al rischio rovina, un singolo trade capace di distruggere mesi o anche anni di profitti.
Vedi anche:
Il principio dell’opinione contraria
I mercati finanziari sono esposti ai venti delle tempeste, gli investitori navigano in
acque che possono nascondere pericolose insidie. La battaglia per conquistare il
Mi considero un Trader.
Un giorno stavo facendo una chiacchierata con un mio amico che si professava investitore.
Al che gli faccio: "sai qual è la differenza fra trader ed investitore?".
E lui: "non lo so, ma fammici pensare per un po'..."
Vedi anche:
Il trader indeciso
«Mai chiudere una posizione in perdita, solo vendendo si rende reale una
minusvalenza…». (Anonimo investitore ingenuo)
L’investitore comune è stato spaventato dai ribassi e ora ha paura anche dei rialzi. Non è
più disposto a muoversi autonomamente e, poiché è consapevole delle sue mancanze
formative, si rivolge al mercato dell’informazione più o meno professionale.
Legge molto e cerca nuovi strumenti che possano togliere i suoi dubbi. Gli investitori
comuni hanno un innato comportamento logico e razionale, che permette di ottenere
discreti risultati utilizzando con coscienza le indicazioni ed i consigli forniti dagli esperti
che seguono, ma purtroppo ciò non è ancora sufficiente e così la maggior parte di loro
continua ad incrementare la serie delle performance negative.
Questa è una categoria di investitori molto generica che non utilizza strumenti
particolarmente raffinati, come l’analisi tecnica o quella fondamentale, per selezionare i
titoli e valutare il timing operativo, ma compra e mantiene i titoli anche per lunghi periodi,
a volte regredendo e assumendo il comportamento del “cassettista”, in particolare per i
titoli in perdita che mantiene convinto che “tanto nel lungo periodo i titoli crescono
sempre”.
Gli investitori comuni sono incapaci di stare fuori dal mercato, ragionano in termini di
occasioni perdute e non di rischio ceduto, incapaci di gestire gli stop loss. In questo caso
non ci sono speranze di evoluzione verso un livello superiore come quello del trader
professionista.
Hanno la capacità di trovare cause e giustificazioni per tutti i movimenti di borsa,
scordando che le giustificazioni servono a coprire le perdite di denaro, per loro gli
investimenti di lungo periodo sono sempre speculazioni a breve termine andate male.
Vedi anche:
L'investitore ingenuo
L'investitore comune
Lo speculatore
L'analista tecnico
L'analista fondamentale
Il Trader intraday
Lo scalper
Il teorico
Oggi lo speculatore, riferito a chi opera in borsa, è chi effettua contrattazioni di titoli o
merci con lo scopo di massimizzare il guadagno, a breve termine, della differenza tra il
prezzo di acquisto e il prezzo di vendita. Se specula al rialzo è detto rialzista; se specula
al ribasso, è detto ribassista. Lo speculatore, per sua natura uomo d’avanscoperta, ancora
oggi, ama il rischio e conta sulle sue intuizioni, esplora continuamente svariati percorsi
per arricchirsi, si può anche definire un investitore “evoluto” quando si basa sul
sentimento personale, sulla lettura dei quotidiani specializzati oppure, su costose
newsletter di consulenza che generalmente sono fornite dai cosiddetti esperti o tecnici
teorici del mercato.
Alcuni degli appartenenti a questo gruppo conoscono per sentito dire l’analisi tecnica, ma,
vuoi per pigrizia vuoi per mancanza di tempo, non la prendono in seria considerazione.
Normalmente lo speculatore dispone di una consistente quantità sia di denaro sia di tempo
libero e così quando perde lascia al mercato cifre nettamente maggiori dell’investitore
comune. Esalta gli eventuali guadagni e non parla mai delle perdite, il suo comportamento
è caratterizzato da spiccate forme di narcisismo.
I suoi segni distintivi, sono un Rolex, la carta American Express serie oro ed una copia
del “Financial Times” sotto braccio, anche se non conosce la lingua inglese: sono tratti
che “fanno immagine”.
Un bel giorno, un uomo incontrò per la sua strada un pastore con un enorme
gregge.
Disse l’uomo al pastore: «Scommette cento dollari contro una delle tue pecore, che
riesco ad indovinare l’esatto numero delle pecore del tuo gregge».
Il pastore ci pensò un po’ su, poi, pensando che il gregge era davvero numeroso,
accettò la scommessa.
«983!», disse l’uomo.
Il pastore trasalì! Il numero era esatto! «Ok, sono un uomo di parola. Prenditi pure
la bestia». L’uomo ne prese una e iniziò ad allontanarsi.
«Un momento! - esclamò il pastore - Dai a me una possibilità.
Scommetto un’altra pecora contro la tua che indovino la tua occupazione».
L’uomo sembrava sicuro di sé. «Tu sei un economista di un istituto di ricerche
pubblico».
«Sconvolgente! - rispose l’uomo - hai indovinato! Ma come hai fatto?».
«Beh - rispose il pastore - metti giù il mio cane e te lo dico...».
Vedi anche:
Speculazione
L’analista tecnico si muove esclusivamente in base alla lettura del grafico di un titolo,
quando vede un segnale d’acquisto si precipita a rendere concreto l’ordine, se vede un
segnale di vendita, vende il titolo senza indugio, questo è tutto ciò che distingue la sua
condotta. Un analista tecnico non dovrebbe farsi influenzare da letture di giornali, dai
discorsi economici, politici e, principalmente, dalle conclusioni degli analisti
fondamentali e tanto meno dagli esperti, ossia dai teorici del mercato.
L’unica cosa degna di interesse per l’analista tecnico dovrebbe essere la dinamica dei
prezzi e dei volumi del titolo oggetto di analisi. L’analista esperto è capace di analizzare
un grafico senza nemmeno conoscere il nome del titolo in questione e se individua un
segnale di acquisto, lo segue a prescindere da ogni altra considerazione.
L’analista tecnico può essere distinto in due categorie ben riconoscibili:
1. l’analista tecnico pratico
2. l’analista tecnico teorico
La maggior parte degli analisti tecnici appartiene alla categoria dei teorici, pochi sono
invece i pratici. Il teorico vede e comprende tutti i movimenti dei prezzi, anche i più
piccoli e non opera mai. Si considera sempre più bravo del pratico, passa le giornate a
studiare nuovi indicatori e sistemi automatici infallibili. Il pratico non ascolta nessuno, fa
la propria analisi e quando ha un segnale d’acquisto, compra il titolo prescelto senza
ripensamenti.
Un moderno sistema di trading con una percentuale di accuratezza dei segnali del 50%
…
Uno degli aspetti fondamentali che accomuna tutti gli analisti tecnici di successo è la
consapevolezza della differenza sostanziale tra operazioni giuste e operazioni sbagliate.
L’investitore non evoluto è convinto che l’operazione giusta sia quella che si conclude con
un guadagno, mentre quella sbagliata è quella che genera una perdita.
Non è così. L’operazione giusta è basata su un metodo, mentre quella sbagliata è frutto del
sentiment e delle impressioni personali. A volte un’operazione giusta porta delle perdite, a
volte un’operazione sbagliata porta dei guadagni ma l’operazione giusta avviene sempre
controllando il rischio.
Vedi anche:
L’analisi tecnica non funziona
VITA DA TRADER – Un’operazione tecnicamente perfetta
In ogni caso, va ricordato che anche il migliore analista al mondo non sarà mai in grado di
analizzare un titolo correttamente se i dati di bilancio sono alterati.
Un bel giorno, un uomo incontrò per la sua strada un pastore con un enorme gregge.
Disse l’uomo al pastore: «Scommette cento dollari contro una delle tue pecore, che
riesco ad indovinare l’esatto numero delle pecore del tuo gregge».
Il pastore ci pensò un po’ su, poi, pensando che il gregge era davvero numeroso, accettò
la scommessa.
«983!», disse l’uomo.
Il pastore trasalì! Il numero era esatto! «Ok, sono un uomo di parola. Prenditi pure la
bestia». L’uomo ne prese una e iniziò ad allontanarsi.
«Un momento! - esclamò il pastore - Dai a me una possibilità.
Scommetto un’altra pecora contro la tua che indovino la tua occupazione».
L’uomo sembrava sicuro di sé. «Tu sei un economista di un istituto di ricerche
pubblico».
«Sconvolgente! - rispose l’uomo - hai indovinato! Ma come hai fatto?».
«Beh - rispose il pastore - metti giù il mio cane e te lo dico...».
Con lo sviluppo delle transazioni telematiche, sempre più veloci ed efficienti, è comparsa
una nuova figura di operatore chiamata scalper. La caratteristica principale dello scalper
è che opera esclusivamente intraday e per mezzo del book, strumento che visualizza le
migliori proposte in vendita e in acquisto.
ENI Valore...: 26,2000 -0,15% 09:45:09-25/05/2007
Controv.: 80.524.789,39 Contratti: 1.513 Q. progr. : 3.081.689
Apertura : 26,0400 Minimo : 26,0000 Massimo: 26,2100
Precedente: 26,24 Denaro...: 26,1900 Lettera...: 26,2000
Quantità: 1.230 Quantità.: 4.226
Acquisto Vendita
Numero Numero
Somma Quantità Prezzo Prezzo Somma Quantità
Proposte Proposte
6 37.334 26,1900 26,2000 30.039 6
8 23.462 26,1800 26,2100 43.465 6
5 31.290 26,1700 26,2200 32.088 9
6 22.198 26,1600 26,2300 20.344 5
12 28.652 26,1500 26,2400 28.776 8
Un esempio di book
L’operatività dello scalper presenta dei punti di contatto con il trader intraday ma si
caratterizza per orizzonti temporali limitati, gestione altamente speculativa dei movimenti
e visione assolutamente neutra dei movimenti. Le differenze sono sostanziali.
Trader intraday
Il terreno operativo del trader intraday è la singola giornata, a chiusura dei mercati le
posizioni sono azzerate e si ricomincia da capo il giorno dopo. Come chiuderà Wall
Street è un problema che non lo riguarda assolutamente.
Pro: tecnicamente preparato e capace di sfruttare i movimenti della giornata.
Contro: non beneficia delle tendenze multiday.
Scalper
La figura di speculatore più estrema, opera solo all’interno della giornata e con
orizzonti temporali limitatissimi, come i rischi che corre nel comprare e vendere azioni.
Entrambi gli operatori lavorano solo a mercati aperti. Anche se può esistere uno scalper
che non è tecnicamente preparato come un trader intraday, è estremamente limitativo, per
un qualsiasi trader intraday, non conoscere le tecniche di scalping per ottimizzare i trade.
Per qualche strano motivo c’è una latente rivalità tra lo scalper puro e l’analista tecnico,
un qualcosa di palpabile ma indefinito fa si che uno scalper solitamente disdegni l’analisi
grafica mentre non accade quasi mai il contrario, ogni buon analista grafico sa anche come
ottimizzare i prezzi di ingresso osservando un book, nell’insieme degli strumenti operativi
risiede sempre la soluzione migliore.
Lo scalper sostiene di poter tradare il mercato solo guardando il book e di avere degli
ingressi e delle uscite a rischio quasi nullo, viceversa l’analista tecnico sostiene che con
lo scalping si prendono solamente le briciole che lasciano gli analisti tecnici.
È una discussione infinita, nella realtà si tratta solamente di diverse predisposizioni
all’operatività, ogni tipologia di operatore ha i suoi pro e i suoi contro. Stili di trading a
parte, quello che è certo è che chiunque desideri comperare o vendere un titolo deve
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passare per il book.
Il termine scalping, traducibile con “scalpare” significa portare via al mercato, con una
scalpata, un piccolo profitto veloce. Lo scalper deve necessariamente possedere
determinate caratteristiche caratteriali per sopravvivere, è indispensabile la capacità di
stare in attesa e l’indifferenza alla perdita che deve essere sempre molto ridotta per
consentire un’operatività profittevole.
Ironicamente l’autore di questo libro lo scalpo lo ha perso un po’ alla volta, quasi senza
accorgersene e ha quindi deciso di fare necessità virtù rasandosi a zero, tuttavia la pratica
dello “scalping” ha origini ben distanti dal mondo del trading.
Robert McGee, “scalpato” dai Sioux nel 1864, quando era teenager.
Abbiate un sano timore reverenziale del mercato nel momento in cui acquistate o vendete,
non dimenticate che siete voi a cercare lo scalpo del mercato ma che, se potrà farlo, il
mercato si porterà via il vostro scalpo.
Non dimenticatelo mai!
Vedi anche:
Il Trader intraday
Scalping
Lo scalper
I dieci comandamenti dello scalper
Chissà quante cose, se potesse parlare, racconterebbe un ticker del 900. Quando il
nastro di carta fuoriusciva non c’era spazio per le incomprensioni, i prezzi
trasformavano l’investimento in una gioia o in un cruccio. Ora è tutto
informatizzato ma un tempo il ticker, con il suo incontestabile fascino, era il solo
strumento per conoscere i prezzi.
La mia carriera ideale sarebbe stata quella politica, e durante gli anni 70 ho seguito
alcune campagne elettorali dal punto di vista manageriale. I miei obiettivi di allora
consistevano nel raggiungere la posizione ideale per una candidatura a livello di stato.
Verso il 1975 realizzai che non disponevo delle necessarie risorse finanziarie per una
campagna elettorale e che quindi era quasi impossibile il conseguimento delle mie
ambizioni politiche.
La mia attenzione cominciò proprio allora a dirigersi verso i mercati finanziari, in
particolare valutari, che parevano essere fortemente influenzati dalle variabili
politiche. Mi specializzai da subito sui futures, attratto dalla possibilità di operare a
margine. Non ero affatto contento dei risultati... infatti ad un certo punto mi ritrovai
con 45.000 dollari, ma uno stupido sbaglio mi costò la metà dei profitti realizzati.
Lo sbaglio fu quello di chiudere una posizione in un momento di panico, ignorando la
logica che mi aveva portato ad aprirla. Perdere la metà del capitale in pochi minuti mi
provocò uno schock emozionale enorme. Credetti per molti giorni di aver sbagliato
mestiere e che come trader ero finito ancor prima di aver iniziato veramente. Non
riuscii nemmeno a mangiare, tale era stato il colpo subito. Da allora, ogni qualvolta
avverto un senso di disagio per ragioni non chiare chiudo immediatamente tutte le
posizioni aperte che potrebbero risentirne. L’ultima volta è stato proprio nell’ottobre
1987: chiusi tutto tra il 19 e il 20, dopo che per giorni avevo avvertito la sensazione
che qualcosa di straordinario e imprevedibile sarebbe accaduto nel mondo. Non avevo
la minima idea di cosa sarebbe stato, ma ne ero profondamente disturbato ed
angosciato.
Dopo questa prima esperienza ebbi l’occasione di lavorare con Michael Marcus, uno
dei più grandi trader di tutti i tempi. Marcus mi insegnò che si possono veramente
guadagnare milioni di dollari in borsa. Mi dimostrò come una costante applicazione
poteva permettere risultati eccezionali e che la disciplina era alla base di tutto.
Per la prima volta scoprii che sbagliare era accettabile: come diceva Marcus, occorre
studiare il mercato, farsi una prima opinione e poi accettare la perdita, ristudiare il
mercato, farsi una seconda opinione e riaccettare una perdita, studiare nuovamente il
mercato, elaborare una terza opinione e finalmente guadagnare. Per me esistono due
«Se per voi le perdite sono un fattore personale, non potete fare trading».
(Bruce Kovner)
Vedi anche:
Indice sequenziale Trader
Wall Street ha creato molte leggende ma pochi trader possono uguagliare la fama di Jesse
Lauriston Livermore. Il trading è comparso presto nella sua vita, a soli quattordici anni
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fece il suo debutto nei bucket shops dove si scommetteva sui rialzi e sui ribassi dei
titoli, e già a sedici anni era già così temuto che pochi erano disposti ad averlo
come cliente. Il suo meritato soprannome era boy plunger per via delle forti puntate nella
speculazione, un termine che era preso in prestito dai giochi d’azzardo.
La sua carriera di trader non fu regolare, a successi strabilianti alternò operazioni che ne
causarono il fallimento più di una volta. Ma grazie a una grande forza interiore e a un
intuito fuori dal comune fu sempre in grado di ricominciare da zero e tornare in vetta.
Crolli di borsa, incluso quello del 1929, erano dai giornali attribuiti anche alla sua
operatività. A parte le inevitabili esagerazioni delle cronache finanziarie pochi trader
hanno eguagliato i suoi record di performance.
Un classico della letteratura di Wall Street, “Reminiscences of a stock operator”,
racconta la vita e le imprese di Livermore, mentre un secondo libro gli fu dedicato da
Paul Sarnoff (“Jesse Livermore: speculator king”). Le regole che guidavano l’operatività
di Livermore non sono molto diverse da quelle di altri trader, ma forse il suo successo,
come quello dei grandi, è racchiuso nella necessaria disciplina nell’applicare un metodo
operativo.
I nemici più temibili dello speculatore sono quelli che trova dentro di sé: la paura
e la speranza. Quando il mercato si muove contro di noi, speriamo sempre che sia
l’ultimo giorno e perdiamo più del necessario; quando si muove a nostro favore
temiamo di perdere i nostri profitti e vendiamo troppo presto. Bisogna invertire
questo modo di comportarsi: quando siamo portati a sperare. In altre parole,
dobbiamo temere che un certo profitto diventi più consistente.
Fintanto che un titolo si comporta come dovrebbe, non abbiate fretta di vendere.
Le somme che si perdono nelle operazioni speculative sono di gran lunga inferiori
alle grosse somme che invece si perdono lasciando correre i propri investimenti.
Quando si sbaglia un’operazione la cosa migliore è non pensarci troppo se per non
trarne un insegnamento per il futuro. Ci saranno altre occasioni per guadagnare
ed è inutile piangere sul latte versato. Le operazioni sbagliate sono il prezzo che si
paga per imparare.
Non acquistate mai un titolo soltanto perché ha perso buona parte del suo valore
Non acquistate mai un titolo che si muove contro la tendenza del suo settore di
appartenenza.
Comprate quando il titolo tocca un nuovo massimo dopo una reazione normale.
Se non riuscite a guadagnare operando sui titoli più importanti e più attivi, non
riuscirete a guadagnare in borsa.
Non siate rialzisti o ribassisti nei riguardi di tutto il mercato soltanto perché un
titolo in un settore ha chiaramente invertito il suo trend.
La gente ama le “dritte”! Non solo ama darle, ma vuole anche riceverle. A volte è
divertente osservare persone intelligenti che le cercano a tutti i costi. In verità,
pochi ne traggono benefici reali. Fate attenzione alle informazioni riservate. Se
fosse così facile fare soldi, nessuno si preoccuperebbe di farli fare a voi.
«Wall Street non cambia mai, cambiano le tasche, cambiano le azioni, ma non Wall
Street.
Perché la natura umana non cambia mai».
(Jesse Livermore)
Vedi anche:
Indice sequenziale Trader
Vedi anche:
Indice sequenziale Trader
La
suddivisione del range minimo-massimo assoluti in ottavi
Alla fine pervenne alla costruzione di livelli di supporto e resistenza, chiamati Gann
lines, basandosi sui diversi rapporti fra unità di prezzo e unità temporali. La più
importante trendline, tracciata a 45 gradi, rappresenta per Gann l’equilibrio fra il prezzo e
il tempo; in altre parole un’unità di prezzo per un’unità di tempo. Gann impiegava anche
Dividete il vostro capitale da impiegare in dieci parti uguali e non rischiate più
di un decimo del capitale per ogni transazione.
L’affidabilità dell’analisi tecnica non è assoluta, una formazione grafica può non
completarsi o generare dei falsi segnali; dividere il capitale tra più titoli non solo riduce i
rischi nell’investimento ma permette anche di muovere il capitale da un titolo all’altro
senza restare “ingessati” in una posizione attendendo la conclusione auspicata di una
formazione.
Usate gli ordini di protezione.
Ce ne sono di due tipi, gli stop loss e i profit taking. Il primo è quello che è dato
all’intermediario per chiudere la posizione quando l’ammontare di una perdita raggiunge
una determinata posizione. Avendo per esempio acquistato un titolo a 100 euro, uno stop
loss del 10% ne imporrà la vendita se il titolo scende a 90. Così facendo si può
predeterminare la perdita massima che s’intende sostenere ed evitare di restare a lungo
con titoli su posizione che possono essere smobilitati a costo di pesanti perdite. Un ordine
profit taking è esattamente l’opposto: la posizione è chiusa nel momento in cui il profitto
ha raggiunto una percentuale definita a priori. Si tratta in entrambi i casi di livelli di
prezzo cui chiudere una posizione che possono essere variati con il tempo, a seconda
dell’andamento del mercato. Se si è impostato un acquisto a lungo, per esempio, si potrà
spostare verso l’alto il livello degli ordini di chiusura man mano che il profitto cresce,
conservando così un maggior potenziale di profitto.
Non permettere che un profitto diventi una perdita.
La gestione degli stop loss deve essere dinamica, appena il titolo rompe una resistenza si
deve riposizionare l’ordine di vendita appena al di sotto del livello rotto. I profitti vanno
monitorati con molta attenzione, il danno psicologico per un profitto che è diventato una
perdita è peggiore della perdita stessa.
Non mettersi contro il trend. Comprate o vendete se siete sicuri del trend
secondo i vostri grafici e le vostre regole.
A seconda dell’orizzonte temporale di riferimento cambia anche il tipo di movimento del
titolo che deve essere seguito. Un rally nel breve periodo dovrà essere sfruttato dallo
speculatore, mentre potrà passare inosservato all’investitore interessato al medio termine.
Le raccomandazioni proposte non hanno un valore assoluto. Preparare la mente allo stress
che deriva dal trading è importante quanto conoscere le regole che governano i mercati.
Gann era solito affermare:
«Una buona salute è essenziale per il successo in qualsiasi professione e per un
trading attivo in azioni e commodities. Tenere la propria salute perfetta è
importante quanto proteggere il proprio capitale».
Gann era un convinto sostenitore della convenienza nella speculazione in commodities, i
principi che seguono illustrano i vantaggi del trading in commodities sul trading nei
mercati azionari.
8
* Le commodities seguono un trend stagionale e sono molto facili da prevedere. Si
muovono per domanda e offerta.
* Richiede meno lavoro fare grafici e calcoli su commodities. Ci sono 1.200 azioni
9
alla borsa di New York e devi considerare solo i grafici di quelle di cui vuoi
prevedere la tendenza.
* Quando hai fatto una previsione per il cotone o il grano, se è esatta, sei sicuro di
guadagnare, perché tutte le opzioni seguono lo stesso trend. Non ci sono “correnti
incrociate” come nelle azioni, con certe azioni che scendono e altre che salgono.
* Nel trattare con i futures non ci sono pesanti interessi come quando speculi per un
lungo periodo con le azioni e dividendi da pagare se tieni le azioni durante lo
stacco della cedola.
* I dividendi possono influenzare i corsi delle azioni, con le commodities questo non
accade mai.
* I pool (sindacati/fondi comuni) non possono manipolare una commodity come fanno
con un’azione.
* Sulle commodities si è sempre a conoscenza di tutto, mentre molte azioni sono
misteriose e altre sono oggetto di false vociferazioni.
* Le commodities sono dei beni che vengono consumati, ma le azioni no. Questo
Vedi anche:
Indice sequenziale Trader
• Shares outstanding
I titoli che possono segnare performance notevoli sono generalmente quelli dove la
percentuale del flottante è contenuta rispetto alle percentuali di shares tenute dalle società
controllanti. Il motivo è da ricercare nella quantità di denaro necessaria per muovere i
titoli destinati alla compravendita di mercato.
• Leading Industry
Sebbene la qualità del prodotto o del servizio offerto da una società non si manifesti
automaticamente nella “qualità” del titolo relativo, è ovvio che la probabilità di crescita
del titolo stesso, anche nel medio termine, è tanto più elevata quanto migliori sono le
capacità e la “leadership settoriale” delle società di riferimento.
• Industrial sponsorship
La massima sorgente di operatività sul mercato (le mani forti) è rappresentata dai fondi
comuni, dai fondi pensionistici e dalle banche. Il titolo non richiede di avere un gran
numero di “sponsor” tra queste istituzioni, ma il loro interesse è indice della bontà di un
titolo stesso. La regola da seguire è quella di verificare quali fondi, tra i più performanti,
si interessano al titolo o ne detengono un gran numero di shares. In ogni caso, troppo
interesse può essere deleterio e generare una ondata di vendite molto forte, con
conseguente crollo del valore del titolo stesso, a fronte di notizie e/o eventi negativi.
L’idea è acquistare il titolo non appena si abbia notizia della nascita di interesse
istituzionale per esso.
• Market direction
Identificare la direzione del mercato è l’ingrediente fondamentale nella formula descritta.
Anche il miglior titolo può infatti perdere terreno a fronte di un generalizzato arretramento
del mercato. Statisticamente, infatti, circa il 75% dei titoli tende a essere trascinato dal
mercato, indipendentemente dalle configurazioni fondamentali e/o tecniche che possono al
massimo frenare o esaltare i movimenti. Questo significa che, determinati i titoli che
soddisfano i criteri esposti, il vincolo è ancora rappresentato da una buona individuazione
della tendenza generale di mercato.
Vedi anche:
Indice sequenziale Trader
Vedi anche:
Indice sequenziale Trader
Vedi anche:
Indice sequenziale Trader
Gli attori esterni al mercato non partecipano direttamente come protagonisti del mercato
ma in qualche modo, a volte decisivo, lo influenzano. Sono i cosiddetti esperti o teorici
del mercato, coloro che hanno una spiegazione e un consiglio per tutti gli investitori.
Un ruolo davvero importante nell’orientamento del mercato borsistico è svolto dai mass
media, perciò vale la pena indagare gli atteggiamenti e gli effetti che le notizie, le
informazioni e i pareri degli analisti producono sui prezzi.
I principali attori esterni sono:
I teorici del mercato
Mass-media
Informazioni e notizie
I pareri degli analisti
I teorici del mercato costituiscono una categoria “trasversale” che comprende gli analisti e
gli osservatori del mercato che in borsa non operano mai o quasi mai. Le fila di questi
teorici sono molto ampie e una considerevole parte di investitori ingenui quando finisce i
soldi entra a far parte della schiera dei teorici. Il teorico non opera ma possiede la
capacità di non sbagliare mai un’operazione, sa esattamente quali saranno i titoli che
saliranno di più e quelli che scenderanno.
I teorici del mercato si riconoscono facilmente, iniziano il loro discorso dicendo: «Certo
che lo sapevo che le Tiscali sarebbero salite, non le ho comprate perché....» e segue una
variegata serie di giustificazioni, dalla mancata liquidità a causa di spese improvvise, al
fatto che è moralmente sbagliato speculare in borsa.
Nella lontana ipotesi che un teorico possedesse dei titoli, salvo che questi non siano frutto
di eredità o di acquisti fatti in un momento di euforia, il tono del discorso resterebbe
pressoché uguale: «certo che lo sapevo che le Tiscali sarebbero scese, non le ho vendute
perché…» e anche qui segue una serie di spiegazioni, dal fatto che tanto si tratta di un
investimento a lungo termine e che dopo tutto «è un’ottima e promettente società».
Normalmente i teorici del mercato non influenzano le nostre decisioni operative. Ne
esistono però alcune sottospecie che sono letali per i nostri investimenti, imparare a
riconoscerli in fretta risulta fondamentale per non incorrere in grosse perdite. I più
pericolosi sono i teorici della televisione o della carta stampata che hanno la capacità di
condizionare pesantemente le masse degli investitori ingenui.
Altrettanto pericolosi, ma molto più credibili, sono i teorici esperti, categoria che
annovera fra le sue schiere alcuni responsabili dei borsini delle banche e delle Sim e gli
analisti tecnici teorici che hanno sviluppato la capacità di trarre profitto, non
dall’operatività in proprio nel mercato, ma dalla vendita, generalmente agli speculatori,
delle loro consulenze. Profitti certi senza rischio alcuno, salvo che per gli investitori che
comperano i titoli segnalati.
Se si chiede ad un teorico del mercato come mai non operi direttamente, con franchezza
quasi convincente, risponderà che operando personalmente potrebbe perdere l’obiettività
professionale con grave danno per i suoi clienti.
Entrano di diritto nella categoria dei teorici, tutti quegli amici degli amici che hanno una
dritta sicura su un titolo che può solo salire dato che hanno saputo, in via riservatissima,
Vedi anche:
I fenomeni del trading
Le mie idee, i miei pensieri, i miei valori… A volte, riflettendo con spirito critico mi
chiedo se quell’aggettivo possessivo, miei, abbia un senso logico. In effetti le idee di ogni
persona sono frutto, in qualche misura, anche dell’ambiente sociale che frequenta, del
periodo storico in cui vive, delle esperienze personali e, perché negarlo, della percezione
che si ha di un problema o di una situazione. Tuttavia la verità è spesso un panorama che
muta in funzione del nostro punto di osservazione.
Anche nel mondo degli investimenti il modo di operare in borsa è frequentemente
influenzato dall’ambiente esterno, in particolare da mass-media come la stampa, la
televisione, la pubblicità o la radio, spesso utilizzati per trasferire al mondo esterno, alle
masse o a specifiche categorie di persone, messaggi, informazioni e notizie che finiscono
inevitabilmente per incidere sul comportamento collettivo.
Le voci e le indiscrezioni che provengono dai mass-media vanno ascoltate e valutate con
prudenza e sempre con spirito critico, così come quelle che giungono da amici “ben
informati”, che passano all’investitore ingenuo le primizie confidenziali. L’invito è, per
chi vuol operare in borsa con professionalità e buon senso, di sottoporre al giudizio
critico della ragione ogni informazione che vuole trasformare Piazza Affari in Piazza dei
Miracoli.
Un tempo il giornalista nel dare le notizie si limitava a informare sui fatti. Oggi, invece
entra nel merito della questione, vuol dare la sua opinione e in buona o mala fede finisce
per influenzare il lettore. Il modo di diffondere informazioni “orientate” ha fatto perdere di
vista quello che per l’investitore era il modo più prezioso per operare e guadagnare in
borsa, ossia quello di seguire semplicemente la tendenza del mercato, senza chiedersi il
motivo di questo o quell’evento.
Cercare le cause per cui il prezzo deve salire o scendere è un comportamento dispersivo,
così facendo si dimentica che nel prezzo di un titolo sono comprese una pluralità di
variabili, molte delle quali imponderabili, quali il valore effettivo del titolo, le
aspettative, le paure, la situazione economica e politica del Paese e, infine, l’effetto
variabile che può produrre la notizia stessa.
L’investitore vuole capire le notizie e le implicazioni che esse hanno, dimenticando che
investe per guadagnare, in buona sostanza, anche se può sembrare un’assurdità, le notizie
spesso servono solamente a far perdere di vista l’obiettivo del trader creando un continuo
e persistente stato di ansia e di insicurezza operativa. Riflettiamo: mai come ora abbiamo
avuto a disposizione un flusso di notizie così grande, e possiamo operare con strumenti
Vedi anche:
Agenzie di stampa
«Notizie informali, formali e dichiarazioni possono modificare il trend dei prezzi anche sensibilmente. Ma essere
certi della nuova direzione non è facile, spesso la nuova direzione e la forza della stessa sono inaspettate».
Le dichiarazioni
A metà strada tra le notizie e le informazioni ci sono le dichiarazioni. Spesso, proprio
perché pronunciate da personaggi autorevoli, hanno la capacità di influenzare gli
operatori, anche se può accadere che lo stesso giorno vengano divulgate affermazioni
estremamente discordanti tra loro, cosicché l’investitore ascolterà solamente la versione
che meglio si adatta alla propria.
«C'è una guerra là fuori, amico mio. Una guerra mondiale. E non ha la minima
importanza chi ha più pallottole, ha importanza chi controlla le informazioni. Ciò
che si vede, si sente, come lavoriamo, cosa pensiamo, si basa tutto
sull'informazione!» (I signori della truffa)
Quando l’investitore non ha tempo per analizzare i titoli o ritiene di non avere le
necessarie conoscenze per farlo, rivolge la propria attenzione al fiorente mercato dei
report. Sia che si tratti di consigli a pagamento o gratuiti, le newsletter operative e i pareri
degli analisti hanno il potere di condizionare l’operatività dell’investitore. L’opinione di
un analista non dovrebbe guidare le scelte operative, dovrebbe far suonare dei campanelli
di allarme o suscitare l’interesse per un nuovo titolo che non si è preso in considerazione.
Tutti i pareri espressi non devono giustificare le aspettative dell’investitore e tanto meno
devono sostituire l’andamento dei prezzi dei titoli, la nostra unica vera guida.
Se i prezzi cominciano a scendere e leggiamo dei report positivi sul mercato o sui titoli
che abbiamo in portafoglio, non dobbiamo far sì che una voce autorevole si sostituisca
all’osservazione diretta di ciò che sta facendo il mercato.
Vediamo di fare chiarezza su questo importante argomento analizzando alcuni pareri
10
espressi dagli analisti .
Il primo parere che analizziamo è di Ralph Acampora di Prudential Securities, che a
dicembre 1999 dichiarava:
Effettivamente la discesa dei corsi era stata rilevante, da quota 15 a poco più di 11 in
circa 6 mesi, con un vero e proprio tracollo a fine luglio. Ma da trader non vedevo alcun
motivo tecnico per procedere ad un acquisto: o Stm strappava al ribasso o perdeva terreno
lentamente, in ogni caso non si vedevano segnali di forza di alcun tipo.
Occorre però ricordare che i principi operativi degli investitori ingenui sono:
Compera quando il titoli sono sui minimi
Se non vendi non perdi
Quando le borse crollano l’importante è non vendere
Irretire un investitore ingenuo è molto facile, l’attrattiva di un titolo sui minimi è senz’altro
elevatissima. Dopotutto è il mercato a sbagliare e prima o poi si accorgerà dell’errore.
Mica può scendere per sempre un titolo!
I principi di base dell’analisi tecnica sono quasi simmetrici:
Compera sulla forza, non metterti contro il trend
Non fare media prezzi
Non permettere che una piccola perdita diventi una grossa perdita
Naturalmente, se non è possibile ridurre a soli tre principi l’analisi tecnica tuttavia questi
sono ampliamente sufficienti per evitare gli errori più grossolani. Com’era il trend di
Stm? Chiaramente ribassista, un acquisto sui minimi è sempre apprezzato ma chi ci dice
Ancora una volta all’investitore sono vendute speranze. Se i titoli scendono si deve invece
aspettare un cambio di volatilità, un chiaro segnale di forza, altrimenti si acquista sui
minimi e si rivende su un minimo inferiore.
Il trader professionista deve avere il terrore delle perdite e dimostrare un grosso coraggio
nel gestire i guadagni; l’investitore ingenuo, al contrario, ha paura dei guadagni e li
monetizza in fretta nel timore di perderli mentre dimostra un grandissimo coraggio nel
mantenere i titoli in perdita anche per anni.
«Il vero segreto del successo nel mondo degli investimenti e delle speculazioni non è
una buona dritta su cosa comprare, ma sapere quali investimenti vanno evitati».
(Morton Shulman)
Le azioni
Per essere soci di una società, e quindi per poter partecipare alle assemblee degli
azionisti, è necessario possedere almeno una azione che è una quota della proprietà di una
società. Vi sono diverse tipologie di azioni il cui valore complessivo è detto
capitalizzazione.
Azioni di risparmio. Sono state istituite con la legge 7 giugno 1974 n. 216:
nessun diritto di voto nelle assemblee ma privilegi nella distribuzione del
dividendo. Possono essere emesse solo dalle società quotate in borsa.
L’azione ordinaria è quella che maggiormente sarà oggetto di speculazione da parte del
trader che vede proprio nella compravendita di strumenti finanziari l’essenza della
propria esistenza professionale.
A partire dai primi anni ’70 si è progressivamente diffusa una forma di collezionismo,
chiamata “scripofilia”, che riguarda i certificati azionari ed obbligazionari. I documenti
finanziari d’epoca sono intrisi di storia della finanza, basti pensare ai bellissimi certificati
delle prime società ferroviarie che sono, dal punto di vista grafico, quasi delle opere
d’arte.
Molti artisti illustri hanno curato la grafica dei certificati azionari di svariate società,
rendendoli oggetti di interesse storico e decorativo. Il mercato dei titoli azionari da
«Gli uomini che preferiscono le obbligazioni non sanno quello che si perdono».
(Peter Lynch)
Senza dubbio la peculiarità più importante dei contratti derivati è il valore nominale, cioè
il controvalore su cui effettivamente si opera e che consente di fare grossi guadagni o
perdite impiegando somme di danaro inferiori a quelle necessarie per acquistare i titoli
che compongono il future.
Per quanto riguarda i contratti “future FtseMib” e mini-future FtseMib, il valore nominale
è ottenuto moltiplicando la quotazione del contratto per 5 (nel caso del future FtseMib) o
per 1 (nel caso del mini-future FtseMib), quindi ad una quotazione del future FtseMib o
del mini-future FtseMib pari a 20.000 punti avremo:
Valore nominale del future FtseMib = 20.000 x 5 = 100.000 €
Valore nominale del mini-future FtseMib = 20.000 x 1 = 20.000 €
Al fine di eliminare il rischio di insolvenze nelle negoziazioni tra acquirente e venditore si
frappone la Cassa di Compensazione e Garanzia (Ccg). Ciò vuol dire che tutte le
operazioni, sia in acquisto che in vendita, hanno come controparte la Ccg che, per
consentire di operare, richiede che siano versati i cosiddetti margini di garanzia. Che
possono essere così suddivisi:
Margine iniziale.
Per poter eseguire operazioni di compravendita in future FtseMib o mini-future FtseMib è
richiesto il versamento di una somma di denaro, detta margine iniziale, in un apposito
conto che la Ccg userà nel caso in cui l’investitore dovesse risultare inadempiente. Il
margine viene calcolato in termini percentuali sul controvalore dell’operazione; tale
percentuale non può essere inferiore al 7,5% che è quanto la Ccg richiede
all’intermediario.
L’intermediario, generalmente la Banca o la Sim, richiederà all’investitore finale una
percentuale superiore a garanzia del rischio di insolvenza da parte della clientela nel caso
di forti oscillazioni. Generalmente, i margini iniziali richiesti alla clientela vanno dal 10%
al 15%.
Margine di variazione.
Nel caso in cui vengano lasciate posizioni aperte overnight (che non vengono chiuse in
giornata ma mantenute aperte per due o più sedute di borsa) sarà necessario adeguare il
margine iniziale già versato al nuovo valore del contratto. Verranno quindi liquidate
giornalmente le perdite o i profitti.
Le scadenze dei contratti future FtseMib e mini-future FtseMib sono marzo, giugno,
Vedi anche:
Strumenti finanziari
Le opzioni, largamente utilizzate a fini speculativi e di copertura, sono dei derivati che
conferiscono il diritto di acquistare (call) o vendere (put) lo strumento sottostante a un
prezzo (strike) e a una data predeterminati. Il sottostante può essere un’azione, una
commodity, un tasso di interesse o altro ancora. Vi sono diversi tipi di opzioni, le
principali sono:
di tipo europeo, esercitabili solo alla scadenza;
di tipo americano, esercitabili in qualsiasi momento;
Bermuda, esercitabili in determinate finestre temporali.
Vi sono poi le opzioni “esotiche”, caratterizzate dal fatto di contenere un elemento
condizionale che ne determina il valore; per esempio le opzioni asiatiche, il cui valore
dipende dall’andamento medio storico del sottostante. Il prezzo di un’opzione dipende da
cinque fattori detti anche “greche”:
1. il prezzo di esercizio dell’opzione (gamma);
2. il prezzo di mercato dell’attività sottostante (delta);
3. il tempo residuo alla scadenza dell’opzione (theta);
4. la volatilità del prezzo dell’attività sottostante (vega);
5. il tasso di rendimento a breve termine privo di rischio (rho).
La convenienza ad esercitare l’opzione o ad abbandonarla è data dalla relazione tra il
prezzo di mercato del sottostante e quello di esercizio dell’opzione che può essere:
in the money, quando l’opzione incorpora un valore permettendo di acquistare
ad un prezzo più basso di quello di mercato o di vendere a un prezzo più alto;
at the money, quando comperare sul mercato o esercitare l’opzione comporta il
medesimo esborso finanziario;
out the money, quando comperare il sottostante nel mercato viene a costare
meno che esercitare l’opzione.
Formalizzando in una tabella le convenienze di esercizio dell’opzione abbiamo:
Le opzioni europee e americane, dette plain vanilla, sono usate meno frequentemente delle
opzioni a struttura complessa, dette appunto esotiche. A differenza delle opzioni plain
vanilla, l’innovazione delle opzioni esotiche è limitata solo dalla fantasia di chi le emette.
Ne nascono spesso di nuove, infatti, anche se le principali categorie di opzioni coprono la
quasi totalità dei casi.
Le principali opzioni sono:
Opzioni Isoalfa
L’Isoalfa è un’opzione su singoli titoli azionari (Iso significa “individual stock option”)
che prevede la consegna dei titoli dopo cinque giorni dalla scadenza. La negoziazione
avviene nel mercato Idem con scadenza mensile o trimestrale come per i futures (marzo,
giugno, settembre e dicembre). Scadono il terzo venerdì del mese.
Opzioni Mibo
L’opzione Mibo non consegna strumenti finanziari alla scadenza ma permette di incassare
la differenza tra il prezzo di esercizio e il prezzo del sottostante. Esistono sia opzioni call
che put. Chiaramente la convenienza ad esercitare questa opzione si avrà solamente in
caso di prezzo del sottostante maggiore del prezzo di sottoscrizione per le call e minore
per le put.
Immaginiamo di seguire un titolo che quota 2 euro e che tecnicamente è impostato al rialzo.
Possiamo acquistare il titolo con un grosso esborso di denaro o acquistare un’opzione
digitale con barriera a 2,10 e scadenza definita. Se il titolo chiuderà entro la scadenza al di
sopra di 2,10 incasseremo 100 euro di premio, se invece la chiusura sarà inferiore
perderemo solamente il controvalore dell’opzione, che sarà tanto inferiore ai 100 euro
quanto più distante sarà la quotazione dal prezzo barriera.
La grande diffusione di queste opzioni sintetiche è data dal basso capitale impiegato,
dall’assenza di commissioni di acquisto e dalla ridotta durata temporale che, in alcuni casi,
è di pochi minuti. Lo spread denaro/lettera rappresenta un costo a carico del trader qualora
si decida di rivendere anticipatamente l’opzione digitale.
Molti trader utilizzano questo strumento come se si trattasse di un gioco d’azzardo, una slot
machine dalla durata di qualche minuto (per le opzioni digitali più veloci), viene
completamente sottovalutata la possibilità (concreta) di perdere tutto il capitale invistito
mentre si sopravvaluta la possibilità di realizzare guadagno a 4 cifre in poche ore.
Vedi anche:
Strumenti finanziari
Gli Etf, acronimo di Exchange Traded Fund (quote di fondi comuni d’investimento o di
Sicav scambiati in borsa), sono strumenti finanziari creati per replicare fedelmente il
sottostante al quale sono collegati. Vengono scambiati in continuo come un qualsiasi titolo
azionario e, rispetto ai normali fondi e Sicav, hanno commissioni di gestione molto basse
e nessuna commissione d’ingresso e di performance.
Le commissioni totali annue variano dallo 0,09% ad un massimo dell’1,5% e vengono
pagate in proporzione al periodo di detenzione dell’Etf. Possono pagare o reinvestire i
dividendi e alcuni intermediari permettono la vendita allo scoperto per poter beneficiare
anche della fase ribassista dello strumento finanziario collegato.
Lo stile di gestione è assolutamente passivo; ciò nonostante gli Etf performano spesso
meglio dei fondi attivi collegati agli stessi mercati.
Ovviamente i bassissimi costi di gestione hanno paradossalmente ritardato la diffusione di
questo strumento tra gli investitori, poiché molte banche sono restie a consigliare fondi
con un profilo commissionale così modesto.
Diviene quindi possibile investire negli indici dei mercati emergenti, molto distanti
geograficamente da noi ma con tassi di crescita enormi, o nelle materie prime
semplicemente comperando un Etf, che replicherà fedelmente, appunto, l’andamento del
sottostante.
Gli Etf quotati sul mercato italiano si negoziano sull’Etfplus, un mercato articolato in tre
diversi segmenti che trattano le diverse tipologie di strumenti:
il segmento A è dedicato alla negoziazione di quote o azioni di Etf;
il segmento B è dedicato alla negoziazione di quote o azioni di Etf strutturati;
il segmento C è dedicato alla negoziazione di Etc (Exchange-traded
Commodities).
Il lotto minimo negoziabile è di una quota.
C’è stata un’epoca in cui i miei amici non mi conoscevano bene, non comprendevano i
miei processi decisionali e io prosperavo felice e vittorioso. Poi cominciarono ad intuire
che se facevo un’offerta o accettavo di vendere qualcosa c’era un motivo celato e tutto
improvvisamente cessò di funzionare. Tempi felici e lontani in cui ancora trovavo
qualcuno disposto a giocare con me a Monopoli o peggio ad accettare una scommessa di
qualsiasi tipo. Vincevo quasi sempre perché conoscevo profondamente le regole e gestivo
il rischio sistematicamente. Comperavo un terreno che non mi serviva solo per bloccare il
mio avversario, proponevo scambi o acquisti solo apparentemente vantaggiosi ma in
realtà ero un burattinaio che tirava e tendeva a proprio piacimento i fili delle marionette
emotive dei miei avversari.
Ovviamente un po’ esagero ma una cosa è certa: non accetterei mai una scommessa senza
avere le probabilità di successo sbilanciate fortemente a mio favore. Conoscere le regole
del gioco è fondamentale, le tecniche operative sono importanti ma decisamente
sopravvalutate rispetto alla selezione dello strumento finanziario sul quale applicarle.
Ecco il perché di questo capitolo che precede l’esposizione delle tecniche di analisi.
Ogni strumento finanziario va conosciuto, vi sono molteplici possibilità operative e
movimentare troppo i propri capitali espone alla “sindrome dello scalper”, tanta fatica e
poco guadagno. John Law, un personaggio che abbiamo conosciuto nel capitolo dedicato
alle bolle speculative, era un giocatore d’azzardo che piegava le regole della statistica al
proprio servizio e per molto tempo questo approccio diede prelibati frutti. Tuttavia
l’errore insidioso che il trader a volte fa è quello di dimenticare che deve continuamente
gestire il rischio dell’imprevisto. I gestori del fondo Ltcm sono stati spazzati via dal
mercato a causa di eventi imprevisti e migliaia di trader vengono spazzati via ogni anno
dal mercato per il medesimo motivo: non si tratta di mancanza di metodo o di conoscenze
incomplete, ma di cattiva gestione del rischio operativo. L’evento imprevisto è sempre in
agguato e ha spesso conseguenze inimmaginabili.
Anni fa rimasi letteralmente a bocca aperta proprio per un evento imprevisto che, anche se
non ebbe assolutamente nessuna conseguenza, fissò bene nella mia mente che gli
imprevisti vanno sempre gestiti. C’era una questione da dirimere, tirai una monetina in
aria aspettando il responso del fato, testa sarei andato al cinema e croce in discoteca come
voleva la mia ragazza. Ebbene, incredibilmente la moneta, lo giuro, ci osservava beffarda
dal pavimento perfettamente in piedi, né testa né croce. Un tiro che riprovai centinaia di
volte senza mai riuscire a ripetere, una probabilità su qualche milione ma che si era
2) Hai investito 50.000 euro in un titolo famoso ed affidabile della old economy,
almeno così ti hanno detto; il tuo investimento tuttavia perde il 10% in poche sedute
apparentemente senza motivo. Come ti comporti?
A) Aspetto e vedo cosa succede, in fondo sono solamente pochi giorni che ho acquistato il
titolo.
B) Vendo senza attendere oltre, non posso subire altre perdite.
C) Ne compero ancora, se erano buone prima a maggior ragione lo saranno ora.
4) L’azienda per la quale lavori è soddisfatta degli ottimi risultati raggiunti e come
premio lascia scegliere ai dirigenti tra:
A) 35.000 euro una tantum di gratifica.
B) Opzioni sui titoli legate ai risultati futuri. Guadagni potenzialmente illimitati se le cose
vanno bene o un pugno di mosche se i risultati non vengono conseguiti.
C) Un aumento di stipendio di 1.200 euro al mese.
5) Ti trovi in un mercato fortemente toro da oltre 6 mesi, sei fortemente in utile nella
maggioranza dei titoli in portafoglio. Come imposti la tua futura strategia?
A) Vendo senza troppe esitazioni i titoli che sono saliti poco e acquisto quelli con un trend
rialzista consolidato.
B) Vendo i titoli saliti molto ed effettuo la rotazione del portafoglio acquistando i titoli che
devono ancora partire.
C) Non vendo titoli in un mercato toro.
D) Vendo tutte le azioni e giro il portafoglio in obbligazioni.
8) Dopo che il mercato toro ti ha fatto guadagnare bene, ora il successivo mercato orso
si sta mangiando i tuoi guadagni. Guardi le quotazioni:
A) Ogni settimana.
B) Ogni giorno, la sera.
C) Più volte al giorno.
1) 1 2 3 0
2) 1 0 2 nd
3) 1 0 2 nd
4) 1 2 0 nd
5) 2 3 1 0
6) 2 0 1 nd
7) 0 1 2 nd
8) 0 1 2 nd
9) 2 1 3 0
10) 0 3 1 2
11) 0 2 1 nd
12) 1 2 0 3
13) 0 2 1 nd
Punteggio totale:
Questo breve test non ha certo le pretese di descrivere e suddividere le diverse tipologie
di investitori con poche domande, tuttavia fornisce una prima e rapida indicazione della
vostra predisposizione al rischio.
La divisione tra i profili è netta e raramente un investitore assume solamente le
caratteristiche di una delle tracce sotto riportate. Proprio per questo motivo i punteggi
intermedi sono tipici di investitori con caratteristiche miste. Nella pagina seguente sono
riportati i tre principali profili di investitori.
Alcune considerazioni
Questo test serve principalmente ad uno scopo, stimolare una riflessione sull’influenza
della propensione al rischio sulla scelta della tecnica di trading. Ogni investitore ha una
diversa storia finanziaria e personale che influenza l’approccio al trading, anche se così
non dovrebbe essere perché il trader professionista dovrebbe conoscere tutte le tecniche
operative e, quando possibile, utilizzarle trasversalmente. Ad esempio uno sviluppatore di
trading system potrà utilizzare delle tecniche di scalping per ottimizzare gli ingressi e le
uscite, ugualmente uno scalper dovrà conoscere l’analisi grafica per poter trasformare
Dopo aver visto come gli investitori perdono il proprio denaro è venuto il turno della
descrizione del luogo dove si svolge la mattanza e dei principali attori del mercato.
Ognuno recita una propria parte, ognuno vede il mercato dal proprio punto di vista ma
il trader, indifferente ai ribassi o ai rialzi del mercato, possiede un cospicuo arsenale di
metodologie e di tecniche per capire da che parte tira il vento e con che intensità.
Molte chiavi di lettura sono prepotenti ed escludono le altre, alcune sono tolleranti e si
prestano ad applicazioni trasversali ma chiamano a gran voce il loro trader. Ogni
tecnica operativa è un tutt’uno con la personalità di chi finisce con l’adottarla, Elliott,
Gann, i cicli, l’analisi tecnica, i trading system, lo scalping…
Nei tempi antichi, quando la scienza doveva ancora affermarsi, ogni esercito, città o corte
reale ricercava presagi nei modi più diversi, esaminando le viscere degli animali
sacrificati, il volo degli uccelli o delle api, o attribuiva un valore a particolari eventi che
venivano ritenuti favorevoli o sfavorevoli.
La pratica di ricavare indicazioni da fonti soprannaturali o dal destino è chiamata
divinazione, una pratica che affonda le proprie radici nella convinzione che tutto sia
interconnesso e si muova contemporaneamente secondo una logica che all’uomo non è
chiara.
«Le manifestazioni nel cielo così come quelle sulla terra ci danno segni
cielo e terra, ambedue mandano segni univoci ognuno per proprio conto,
ma non indipendentemente, perché cielo e terra sono interconnessi
un segno cattivo in cielo è anche cattivo in terra
un segno cattivo in terra è anche cattivo in cielo!».
(Testo inciso in una tavoletta di una scuola teologica babilonese)
Anche ai nostri tempi sopravvivono alcune forme di divinazione. Una tra le più conosciute
è senza dubbio l’astrologia, che ha la pretesa di interpretare l’influenza degli astri sul
destino dell’uomo e che non è assolutamente da confondere con l’astronomia che è una
scienza vera e propria.
Già Cicerone, nella sua opera “De divinatione”, criticava la divinazione definendola
un’arte impossibile e inutile poiché non è possibile prevedere in alcun modo il futuro. E
non risulta molto difficile essere d’accordo col pensiero di Cicerone.
Tuttavia, prima di buttarci a capofitto nelle varie, e profondamente diverse tra loro,
tecniche di analisi dei mercati finanziari, è bene prestare attenzione e riflettere sul labile
confine tra genialità e follia, realtà e sogno, verità e auspicio.
Nel fare un’analisi il trader non deve divinare il futuro ma semplicemente analizzare il
presente, cercare di cogliere i cambiamenti, gli entusiasmi degli investitori, la paura e
ogni altro fattore che inevitabilmente esercita la sua influenza sui prezzi. Quando un
investitore chiede un’opinione a un trader su un titolo azionario si aspetta una previsione
che il trader sa di non poter fare.
Il trader professionista traccia scenari, individua possibili livelli chiave dei prezzi dove
Questa è la forza del trader professionista. Quelle che seguono sono le tecniche operative,
leggetele con attenzione: origine e destinazione sono spesso due punti in un cerchio.
Vedi anche:
I Koan Zen e il trading
Si tratta di un rapporto presente anche in molti fiori. Molti di questi hanno petali in un
numero pari a quelli contemplati dalla serie in questione. Si sa inoltre che i Greci usarono
la golden ratio per costruire il Partenone e che anche Leonardo da Vinci ben conosceva e
applicava nei suoi progetti questa importante relazione.
Diventa necessario, prima di proseguire, riflettere sulle proprietà matematiche della serie
di Fibonacci. Essa si sviluppa secondo la sequenza: 1, 1, 2, 3, 5, 8, 13, 21, 34, 55, 89,
144, 233, 377, 610, 987... si può notare che ogni numero è pari alla somma dei due che lo
precedono. Analizzando la progressione di questi numeri si può constatare una serie
impressionante di proprietà e relazioni:
La somma dei due numeri contigui forma il numero successivo della sequenza: 2+3=5; 13+21=34;
89+111=233; e così via.
Il limite che tende ad infinito del rapporto tra un numero e il suo successivo è uguale a 0,61803.
Il limite che tende ad infinito del rapporto tra un numero e il suo precedente è uguale a 1,618, che è
l’inverso della golden ratio.
Il rapporto di un numero per il secondo che lo precede è tendente a 2,618, che è il quadrato di
1,618.
Se dividiamo qualsiasi numero per il secondo che lo precede nella sequenza, otterremo sempre 2
come risultato, e come resto il numero immediatamente precedente il divisore. Per esempio: con
l’avanzo di 8; con il resto di 34, e così via.
Escludendo 1 e 2, ogni numero della serie, moltiplicato per 4, fornisce un risultato, che aggiunto ad
un numero di una nuova serie, dà un altra serie di Fibonacci. Ovvero:
3x4=12+1=13
5x4=20+1=21
8x4=32+2=34
13x4=52+3=55
21x4=84+5=89
34x4=136+8=144
55x4=220+13=233
e così via...
Nell’esempio si notano tre serie di Fibonacci, ottenute grazie all’impiego del 4 come fattore. Queste
relazioni sono possibili in quanto, il rapporto fra un numero e il terzo precedente, tende al limite a
4,236, dove 0,236 è sia il reciproco sia la differenza rispetto a 4 (4,236-4).
Numeri Naturali
1 2 3 4 5 6 7 8 9 10 11 12 13 14 15 16 17
Numeri di Fibonacci
1 1 2 3 5 8 13 21 34 55 89 144 233 377 610 987 1597
Confronto tra i numeri naturali, i numeri primi e la serie di Fibonacci
La somma di tutti i numeri della serie di Fibonacci fino ad un punto scelto, più 1, è uguale al
numero di Fibonacci situato due posti in avanti.
La somma, partendo da 1, dei quadrati dei numeri della serie, fino ad un punto qualsiasi, è uguale
all’ultimo numero considerato moltiplicato per il suo successivo:
1+(1)2 +(3)2+(5)2+(8)2+(13)2=273=13x21
Il quadrato di un numero di Fibonacci meno il quadrato del secondo numero precedente è sempre
un numero della successione: (21)2-(8)2=441-64=377
Il quadrato di qualsiasi numero della serie è uguale al numero che lo precede, per il numero che lo
segue, più o meno 1. Il più o meno uno si alterna lungo la sequenza:
(5)2=3x8+1=25
(8)2=5x13-1=64
(13)2=8x21+1=169
(21)2=13x34-1=441
Molti analisti hanno messo in relazione la misura e la durata dei movimenti dei prezzi
delle azioni con questi numeri. Il suo inverso, ossia lo 0,618, ottenuto anche dividendo un
numero di Fibonacci per il numero immediatamente precedente, rappresenta ugualmente la
relazione fra questi due rapporti (0,618:1,618=0,382), così come sostenuto dagli studiosi
“fibonacciani”. Si tratta di una comune percentuale di ritracciamento.
Ritracciamenti di Fibonacci
Due delle più comuni applicazioni dei numeri di Fibonacci hanno a che fare con il timing
nei mercati futures e con la stima delle entità nei movimenti dei prezzi. Un modo per
applicarli ai grafici è quello di prendere in considerazione un particolare prezzo, come un
Archi di Fibonacci
Alcuni trader impiegano i numeri di Fibonacci per confermare l’analisi sviluppata per
altre vie.
Ad esempio se state seguendo un uptrend in un mercato futures e osservate il formarsi di
un testa e spalle che potrebbe chiudersi fra una settimana o due, potreste ricorrere
all’analisi di Fibonacci per verificare se questo evento sia verosimile osservando, per
esempio, che in concomitanza della rottura della neckline siano passati 55 giorni dal
massimo della testa.
Numerose verifiche empiriche hanno, da anni, verificato l’affidabilità statistica dei livelli
individuati con la serie di Fibonacci che è alla base della più nota teoria delle onde di
Elliott.
Vedi anche:
Fibonacci nel trading
Quando Fibonacci sbaglia
Wall Street era lontana anni luce dal mondo di Elliott, tutto si sarebbe potuto
pensare tranne che un giorno di Ralph Nelson Elliott sarebbe stato ricordato per i
suoi contributi originali e dirompenti all’analisi tecnica dei mercati finanziari.
La carriera di contabile procedeva a gonfie vele, Elliott trascorse sei anni a New York,
Il 1934 era ormai alla fine e lo stato delle teorie di Elliott era giunto ad un livello talmente
avanzato che decise di renderle parzialmente pubbliche. Elliott era da tempo abbonato ad
una pubblicazione della Investment Counsel, una società fondata e diretta da Charles
Collins, il quale, in data 2 dicembre 1934, si vide recapitare una lettera contrassegnata
dalla dicitura “personale e confidenziale” in cui Elliott spiegava di aver scoperto una
nuova caratteristica del mercato azionario che andava ad integrare la teoria di Dow.
Questa caratteristica, secondo Elliott, si poggiava su tre pilastri:
1. identificazione della struttura delle onde;
2. classificazione del loro grado;
3. previsione temporale.
Le richieste di Elliott erano obiettivamente modeste, tutto quello che chiedeva a Collins
era il finanziamento delle spese per il viaggio fino a Detroit, onde consentirgli di illustrare
dettagliatamente le sue teorie; eventualmente, Collins avrebbe potuto impiegare le sue
previsioni nelle newsletters, senza menzionare il vero autore.
Ma Collins era prudente, e così rispose a Elliott di continuare a inviargli le sue previsioni
per qualche tempo, onde consentirgli di verificare la fondatezza di quanto asserito. Elliott
capiva bene come Collins fosse stressato da decine di lettere che quotidianamente
giungevano sulle sue scrivanie, provenienti da pseudo analisti che affermavano di aver
scoperto finalmente le leggi che regolavano il mercato.
Comprendeva quindi il suo scetticismo, ma le sue condizioni finanziarie non gli
permettevano di attendere il test del tempo, così tornò nuovamente alla carica, spedendo a
Collins un’esposizione sintetica del suo “Principio delle cinque onde”.
La corrispondenza fra i due fu particolarmente intensa fra la fine del ’34 e l’inizio del ’35,
ed è istruttivo osservare come nelle lettere di Elliott ci fosse un fermo convincimento nella
virtù dell’iniziativa individuale, contrapposto ai danni provocati dall’intervento
governativo. In una lettera in particolare, Elliott denunciò fortemente “il connubio
anticostituzionale senza precedenti fra politica ed economia”.
Collins iniziò a rispondere personalmente alle lettere di Elliott solo all’inizio del ‘35, pur
congratulandosi per la precisione delle previsioni, lamentava le incertezze su cui si
poggiava la teoria, incertezze che talvolta spingevano Elliott a cambiare idea e a ricontare
le onde. Con pari cortesia, Elliott rimarcò come nemmeno le tanto affermate newsletters di
Collins, fra le migliori circolanti sul mercato, fossero immuni da difetti e ripensamenti
dell’ultimo momento. Più tardi, Collins gli venne incontro, offrendogli di gestire un
piccolo patrimonio e di iniziare a scrivere alcune newsletters da destinare ad un numero
La differenza sostanziale tra un’onda primaria rialzista ed una ribassista è data dalla
maggiore estensione delle onde d’impulso in un senso o nell’altro.
Elliott individua otto ondate principali di primo grado che compongono l’ordine ciclico
generale che governa il movimento dei prezzi le fluttuazioni hanno diversa complessità ed
ampiezza temporale e ogni ondata principale è composta da otto ondate intermedie di
secondo grado, secondo lo schema che segue.
Ogni ondata intermedia è scomponibile in otto ondate minori di terzo grado, il cui insieme
completa la costruzione di Elliott.
La teoria di Elliott prevede diversi livelli di onde, dal lunghissimo al brevissimo termine;
lo stesso Elliott ammise l’utilità concreta di nove cicli differenti, composti ognuno dalle
consuete onde d’impulso e di correzione, dal Grand super cycle al Subminuette.
La teoria di Elliott può essere inserita tra quelle cicliche, anche se viene posto in secondo
piano il fattore tempo ricercando nell’ampiezza e nella forma delle onde le fasi toro e orso
del mercato.
Di ben altro avviso era William Delbert Gann che proprio sui cicli del tempo ha costruito
delle tecniche di analisi molto conosciute tra i trader.
Vedi anche:
Teoria di Elliott
William Delbert Gann (1878-1955) è nato a Lufkin, nel Texas, il 6 giugno 1878, ed è
considerato uno dei trader di maggior successo nel mercato finanziario statunitense.
Parecchie delle sue teorie vengono riscoperte dai professionisti dei listini che, dopo aver
studiato diversi sistemi di analisi delle quotazioni, forse spinti da quell’alone di fascino e
mistero che avvolge la storia di questo grande trader, o forse mossi da una sorta di
desiderio di ritorno alle origini, cercano tutt’oggi di riconsiderare i loro metodi
riprendendo gli insegnamenti di colui che può essere considerato un maestro esemplare.
La sua famiglia, di origini semplici, viveva in una fattoria a circa dieci chilometri da
Lufkin, nella zona tra Houston e Texarkana, nota come la patria del cotone. Il padre Sam
Houston e la madre Susan erano immigrati in Texas dalle isole britanniche in cerca di
fortuna e William era il primogenito di ben undici fratelli, otto maschi e due femmine. I
genitori gli impartirono una rigorosa educazione religiosa, in particolare la madre lo
avviò allo studio della bibbia che a 21 anni conosceva quasi alla perfezione.
La famiglia apparteneva alla chiesa metodista e il desiderio più grande dei genitori era
quello di avviare il figlio alla carriera ecclesiastica. Il desiderio dei genitori, però, non si
avverrò. La storia ci riporta che William non servì mai le funzioni religiose, ma dallo
studio approfondito della bibbia trasse enorme vantaggio e fu proprio grazie a questo tipo
di formazione giovanile che cominciò a riflettere sui cicli del tempo. Il talento e la
predisposizione alla matematica e alla geometria fecero il resto. Ancora ragazzino
sviluppò il senso degli affari vendendo giornali e sigari nei vagoni ferroviari, su cui
ascoltava attentamente le discussioni d’affari dei suoi primi clienti importanti. La passione
crebbe, gli anni passarono e William decise di approfondire le proprie conoscenze di
economia frequentando dei corsi serali ad una business school.
Nel 1902 fece la sua prima operazione nel mercato borsistico, aveva ventiquattro anni,
operò nel settore che meglio conosceva, ossia quello del cotone. L’entusiasmo per questa
prima operazione determino in maniera irreversibile la sua passione per l’attività di
trading. Nel 1906, proprio per le sue brillanti doti, iniziò a lavorare presso una brokerage
company che lo fece entrare in contatto diretto con i mercati finanziari, cominciò ad
operare direttamente, sia per conto proprio che per i clienti della società. William Gann si
sposò con Rena May Smith e da lei ebbe due figlie, Nora e Macie, ma il loro matrimonio
naufragò presto. Si risposò con la diciannovenne Sarah Annify da cui ebbe due figli, Vema
e John, una femmina e un maschio; quest’ultimo sarebbe diventato suo socio in affari.
Nel dicembre del 1909 la rivista “Ticker magazine”, dopo aver monitorato la sua attività
Attualmente, quasi la totalità delle tecniche utilizzate dai trading system sono basate
sull’azione del prezzo o tutt’al più, sul prezzo combinato con il volume degli scambi.
Il metodo di Gann è invece efficace principalmente quando opera su basi temporali; ciò
rende infatti possibile determinare sia quando il mercato cambierà direzione sia il miglior
livello di prezzo su cui entrare o uscire da un qualsiasi investimento sui titoli.
Gann ha dedicato ben 35 anni della sua esistenza allo studio esclusivo degli indici e
dell’andamento del mercato azionario, investendo oltre al tempo molte risorse
economiche. Spese moltissimi soldi per sviluppare un sistema di previsione delle
quotazioni perché voleva un metodo che fosse pratico e, soprattutto, che funzionasse.
Considerava le sue scoperte sui cicli temporali come le più importanti e innovative al fine
di impadronirsi delle regole che governano i mercati.
Formulò e sperimentò le sue regole e le insegnò solamente nei propri corsi riservati a
pochissimi e selezionati trader. Anche perché i costi di partecipazione erano assai elevati:
5.000 dollari per ogni iscritto, una cifra pari a circa 70.000 euro attuali. Nelle sue lezioni
sosteneva che la maggioranza delle persone che comprano e vendono azioni perdono
normalmente i loro capitali per tre ragioni fondamentali:
Per esporre l’abilità dimostrata da Gann durante l’esperienza di Wall Street, vi sottopongo
la traduzione di un documento che testimonia l’abilità di previsione di quest’indiscusso
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personaggio. Si tratta di un articolo scritto da Richard D. Wichoff, pubblicato nel
“Ticker Magazine” nel mese di dicembre 1909, che riferisce dell’eccezionale abilità di
Gann nel prevedere l’andamento futuro di titoli ed indici. In questo modo, circa un secolo
“Settembre - È accaduto uno dei più netti declini dell’anno. Ci sarà la perdita di
fiducia da parte di investitori e il pubblico cercherà di venirne fuori quando sarà
troppo tardi. La burrasca danneggerà i raccolti e lo sguardo generale negli affari
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diventerà oscuro. Le notizie di guerra rovesceranno il mercato e porteranno
sviluppi sfavorevoli nei paesi stranieri. È stato indicato un “venerdì nero” e un
declino da panico delle azioni con solamente piccoli recuperi. L’investimento allo
scoperto sembra il più vantaggioso, dovete vendere allo scoperto”.
Nel libro “Wall Street stock selector”, che fu pubblicato nel giugno del 1930, c’era un
capitolo intitolato “il panico dell’investitore”, in cui Gann descriveva delle situazioni
che si sarebbero verificate nel 1931, nel 1932 e nel 1933, e così avvenne.
Quello che segue è quanto scritto nello stesso testo alle pagine 203-204:
“Il panico che verrà tra gli investitori sarà il più grande della storia in quanto ci
sono almeno 15 o 25 milioni di investitori negli Stati Uniti che possiedono azioni
nelle principali società e quando si spaventano una volta, la vendita sarà così
terrificante che niente potrà opporsi. Le azioni sono così ben distribuite nelle mani
del pubblico che dal panico del 1929 molte persone credono che il mercato sia
resistente ad ulteriori declini, ma questa sembianza di forza è l’aspetto più debole
del mercato. L’amore per il denaro è stato la causa di tutti i problemi finanziari del
passato, e il panico che verrà sarà il più grande che il mondo abbia mai visto”.
Migliaia di persone hanno comprato questo libro e ne hanno tratto profitto leggendolo
e studiandolo. Il libro è stato commentato favorevolmente da importanti giornali come
“The Financial time” di Londra, “Wall Street journal”, “New York daily investment
news”, “Coast investor” e molti altri in tutto il mondo.
L’articolo che segue apparve nel “New York daily investment news” il 26 maggio 1933:
Wayne, Michigan, 25 maggio. Gann, analista di mercato a Wall Street oggi è partito da
qui per New York con il primo aeroplano modello Stinson del 1933, battezzato “La
stella d’argento”, pilotato da una donna, Eleanor Smith. Gann ha dichiarato che userà
l’aeroplano per un lungo viaggio attraverso il paese durante il quale studierà il cotone,
il frumento e il tabacco. Usando l’aeroplano si aspetta di raccogliere velocemente
informazioni sui raccolti e sulle future condizioni del mercato. L’aeroplano è
equipaggiato con un apparato per il volo cieco, con serbatoi di carburante molto
capienti per affrontare un volo di 750 miglia e con un potente apparato radio.
Ricevendo notizie sul mercato via radio, Gann conta di riuscire a misurare, di volta in
volta, le potenzialità delle sue operazioni nel mercato e di spedire in tempo reale
consigli ai suoi clienti anche se è lontano molte miglia dal suo ufficio a Wall Street.
Gann sarà il primo consulente di Wall Street ad usare un aeroplano come parte del suo
equipaggiamento per lo studio delle condizioni future dei mercati. Condizioni in rapido
cambiamento nei mercati hanno reso necessario il raccogliere ulteriori dati da
analizzare di prima mano. Gann è un membro della Commodity Exchange Inc e della
Cotton Exchange di New Orleans. Durante il suo viaggio visiterà le piantagioni di
cotone nel sud e nel sud-est, i campi di tabacco del sud e i terreni di grano nel Middle
West”.
Anno 1933
Numero totale di operazioni: 479
Operazioni in utile: 422
Operazioni in perdita: 57
Percentuale di accuratezza del numero di operazioni: 88.1%
Percentuale di profitto sui capitali utilizzati: 4.000%
Rapporto profitti capitali impiegati: 40 a 1
Anno 1934
Numero totale di operazioni: 362
Cotone: 147 operazioni, 135 in utile e 12 in perdita
Grano: 170 operazioni, 161 in utile e 9 in perdita
Gomma: 23 operazioni, 21 in utile e 2 in perdita
Argento: 7 operazioni, 7 in utile e 0 in perdita
Seta: 4 operazioni, 3 in utile e 1 in perdita
Azioni: 11 operazioni, 10 in utile e 1 in perdita
Totale: 362 operazioni, 337 in utile e 25 in perdita
Anno 1935
Commodities
Numero totale di operazioni su cotone, grano e gomma: 98 dei quali 83 in profitto e 15
in perdita
Percentuale di accuratezza sul numero totale di operazioni: 85.5%
Percentuale di profitti sulle perdite: 82.0%
Percentuale di profitti sul capitale usato: 336%
Azioni
Numero totale di operazioni: 34 dei quali 29 in profitto e 5 in perdita.
Percentuale di accuratezza sul numero totale delle operazioni: 85.5%
Inutile sottolineare le ragioni per cui Gann è uno dei più grandi trader di tutta la storia di
Wall Street, tanto famoso da essere considerato quasi una leggenda. Dopo quanto esposto
nell’articolo del “Ticker magazine” del dicembre 1909 può risultare superficiale, se non
addirittura riduttivo, aggiungere dell’altro a quanto già all’epoca dimostrato e divulgato
sulle abilità di previsione di Gann. Si può solo aggiungere che le sue capacità ne hanno
fatto uno dei più grandi trader che la storia di Wall Street possa vantare, la sua fama ha
varcato l’ambito della capitale della finanza statunitense e oggi sono rari gli operatori che
non conoscono, almeno di fama, il nome Gann. Si può sostenere che tra i trader, egli sia
diventato una leggenda, un mito, se non una musa ispiratrice a cui ci si rivolge per le
fauste predizioni.
Gran parte delle sue tecniche sono rimaste tutt’ora segrete, forse perché esse facevano
parte integrante della stessa natura di questo emblematico personaggio. Gann pubblicò,
oltre ai libri, anche un bollettino con le sue previsioni sui mercati che risultarono esatte
nell’ottantacinque per cento dei casi.
Nella sua carriera di trader, durata cinquant’anni, accumulò un patrimonio personale di
oltre cinquanta milioni di dollari, una cifra che a quell’epoca era considerata
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un’enormità.
«Anni d’esperienza e ricerche, che mi sono costate una gran quantità di denaro, mi
hanno permesso di sviluppare un metodo che spiega tutti i movimenti del mercato e
dà le regole per determinare il trend da un qualsiasi massimo o minimo…».
(William D. Gann)
Tracciando delle rette dai massimi e dai minimi relativi o assoluti, con coefficienti
angolari definiti, Gann scoprì che spesso le rette coincidono con importanti livelli di
supporto o resistenza e che, controllando la posizione dei prezzi rispetto alle rette
tracciate, è possibile determinare i punti d’inversione del trend, l’accelerazione del
movimento in atto e la sua durata.
Le rette vanno tracciate rispettando determinate proporzioni tra l’unità di prezzo e l’unità
temporale; Gann pone al centro del suo discorso l’angolo di 45° che rappresenta il punto
d’equilibrio ottimo tra prezzo e tempo poiché, ad ogni incremento dell’unità di prezzo, fa
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corrispondere un’unità temporale.
In altre parole, una retta con coefficiente angolare di 45° viene tracciata, al rialzo o al
ribasso, rispetto al punto preso in considerazione, con una “velocità” di un’unità di prezzo
per ogni unità di tempo.
Il punto d’equilibrio tra il prezzo e il tempo è l’angolo di 45° (1x1), che rappresenta
l’equilibrio ottimo tra il prezzo e il tempo, poiché ad un incremento di un’unità di prezzo
corrisponde un incremento di un’unità di tempo e, quindi, divide lo spazio e il tempo in
due parti uguali. Tracciando una retta al rialzo con questo coefficiente, per esempio da un
minimo, fintanto che il prezzo si mantiene al di sopra della retta possiamo considerare che
il rialzo in atto è destinato a durare.
Nel momento in cui il prezzo sfonda con decisione la retta, dobbiamo invece pensare che
il rialzo sia avviato verso l’esaurimento e quindi possiamo ipotizzare un’inversione di
A sinistra della retta posta a 45°, la 1x1, troviamo gli angoli con coefficienti maggiori:
Il ventaglio degli angoli di Gann verso l’alto a sinistra della 1x1 (più veloci)
Minore è il coefficiente angolare che governa il rialzo e minore è la forza del movimento
in atto. Per gli angoli al ribasso vale il principio contrario, le rette sono proiettate verso
l’asse del tempo partendo da un massimo.
La prima retta da tracciare è quindi quella di 45°, che mette in equilibrio il tempo con lo
spazio. Fino a quando il prezzo si mantiene al di sotto di tale retta il movimento ha una
crescita debole; nel momento in cui la retta sfonda al rialzo i prezzi crescono in modo
deciso e veloce. Ovviamente i valori della trasposizione in gradi sono da considerarsi
approssimativi.
Per gli angoli al ribasso vale il discorso contrario: la retta è proiettata al ribasso partendo
da un massimo. La prima retta da tracciare è sempre quella di 45° che mette in equilibrio
il tempo con lo spazio.
Se il prezzo si mantiene al di sotto di tale retta, il movimento è destinato a continuare al
ribasso, nel momento in cui la sfonda al rialzo possiamo ipotizzare un’inversione della
tendenza di medio periodo.
Vedi anche:
Teoria di Gann
Al pari di altre teorie, l’analisi ciclica deriva gran parte della sua filosofia di base dalle
relazioni con il mondo naturale, in questo caso i cicli ricorrenti delle stagioni, dei pianeti,
e da altri eventi ripetitivi quali i movimenti migratori e i cicli economici e sociali. Gann
fu uno dei trader più influenzato dai cicli economici ma, ancora oggi, non c’è grande
accordo fra trader e analisti sull’esistenza di differenti cicli e soprattutto sulla loro utilità
nel compiere analisi previsionali di mercato.
I cicli possono essere di tale ampiezza temporale da risultare poco interessanti da
applicare in una strategia di trading. Alcuni cicli sono peraltro molto noti, sul mercato
americano esistono società specializzate nel diffondere la durata dei cicli correlati ai
cambiamenti stagionali che riguardano alcune commodities. Altri cicli comunemente
impiegati sono quelli che corrispondono alle cifre “simpatiche” (per esempio, 5, 10, 20,
50, ecc.), che vengono poi impiegate per l’ampiezza temporale di talune medie o nei
parametri degli indicatori e oscillatori. Un ciclo molto diffuso è quello popolare che si
sviluppa in 28 giorni, corrispondenti, all’incirca, al ciclo lunare.
Il valore dei cicli, nel momento in cui sono chiaramente definiti, è comprovato dal tempo.
La lunghezza del ciclo, misurato da minimo a minimo, è chiamata periodo. Una volta che il
periodo è stabilito, sia esso 20 giorni o 20 mesi, può essere impiegato per determinare
future configurazioni di prezzo: un principio fondamentale dell’analisi ciclica è che due o
più cicli possono essere sommati tra di loro per formare un unico e più ampio ciclo, noto
come principio della sommatoria.
I massimi e minimi di vari cicli possono coincidere tra loro, dando una spinta
fondamentale al prezzo. In altre circostanze, i cicli possono lavorare uno contro l’altro, (vi
può essere coincidenza fra un ciclo rialzista e uno ribassista), indebolendo così l’azione
sul prezzo sottostante. In sostanza, i mercati sono mossi dall’azione di più cicli di varia
ampiezza, e le configurazioni di prezzo sono il risultato di questa forza, ora convergenti,
ora contrastanti. Il problema è tutto nel definire le componenti cicliche del mercato che si
considera e nel capire da cosa esse siano mosse.
Nikolai Kondratieff
Fin dalla fine del secolo scorso e dai primi anni del ’900 gli economisti che si
affacciavano sui mercati finanziari hanno cercato di scoprire se esistessero armonie e
simmetrie nei cicli dei principali mercati finanziari. Riuscire ad individuare una certa
ripetitività nel presentarsi delle onde dei cicli economici passati può portare ad avere dei
punti di riferimento per operare nel futuro.
Ma nulla si è detto a proposito della durata delle varie fasi dei cicli esaminate. L’analisi
che cerca di rispondere a queste domande, si chiama: analisi strutturale ed è uno dei tanti
approcci possibili all’analisi tecnica. Alla base di tale analisi vi è il concetto di ciclo.
Infatti, nell’osservare l’evoluzione di una qualsiasi serie di prezzi è possibile scorgere
fluttuazioni caratterizzate da ricorrenze cicliche.
Qualcuno afferma che le guerre sono cicliche perché la natura umana non cambia. Gann
Nella prossima figura è visualizzato l’andamento di un tipico trend ascendente. Una volta
che il prezzo è arrivato nel punto E, gli obiettivi rialzisti e ribassisti, in caso di
continuazione del trend, sono dati rispettivamente dalla media delle precedenti fasi
rialziste e dalla media delle precedenti fasi ribassiste.
Obiettivo rialzista: F = E + (AB + CD \ 2)
Obiettivo ribassista: G = F - (BC + DE \ 2)
In caso di movimento discendente gli obiettivi sono:
Obiettivo rialzista: G = F + (BC + DE \ 2)
Obiettivo ribassista : F = E - (AB + CD \ 2)
4. Il quarto principio è quello della somma, che descrive il ciclo come il risultato
dato dalla somma di diversi cicli con periodo differente. La tendenza in una
serie temporale, è formata da quattro influenze: quella secolare, quella ciclica,
quella stagionale e quella casuale. Ogni ciclo può essere contenuto in un ciclo
più grande e allo stesso tempo contiene all’interno del suo periodo cicli più
brevi.
Tra i cicli appena elencati possono esserne menzionati alcuni come per esempio il ciclo
“secolare” individuato da Nicolai Kondratieff, che osservò nel 1926 che gli Stati Uniti
avevano attraversato tre lunghe onde economiche ciascuna della durata di cinquant’anni.
Un ciclo di questo tipo può contenere al suo interno il modello decennale di Edgar
Lawrence Smith, il quale può inglobare cicli di quattro anni chiamati cicli di Kitchin.
L’attenzione che Gann ha riposto nei cicli dei prezzi e nella loro durata non è riscontrabile
in nessuna teoria che riguarda l’analisi del valore dei titoli nei mercati finanziari. A
differenza dell’analisi tecnica tradizionale, che cerca di definire solo obiettivi di prezzo,
l’analisi di Gann cerca di fornire anche obiettivi di tempo, raggiunti i quali un’inversione
di tendenza diventa probabile. Gli studi compiuti da Gann sono stati realizzati sui prezzi di
merci, azioni, titoli a reddito fisso e metalli preziosi, e prendono spunto dall’astrologia,
dagli studi biblici ad essa collegati e dalle molte osservazioni empiriche frutto di decenni
di ricerca. I prezzi delle attività economiche hanno, nel tempo, delle oscillazioni che sono
dovute a motivazioni diverse. Il ciclo economico sottostante è però in grado di influenzare
«Ogni cosa si muove in cicli come risultato della legge naturale di azione e reazione.
Studiando il passato, ho scoperto quali cicli si ripetono nel futuro...
...Il TEMPO è il più importante fattore per determinare i movimenti del mercato e con
lo studio delle documentazioni passate delle medie o delle singole azioni potrai
dimostrare
a te stesso che la storia si ripete e che conoscendo il passato potrai dire il futuro…
...C’è una precisa relazione tra il TEMPO e il PREZZO. Ora, con uno studio dei
PERIODI DI TEMPO e dei CICLI DI TEMPO imparerai perché i massimi e i minimi si
formino in certi periodi e perché i Livelli di Resistenza sono così forti in certi momenti
e i minimi e i massimi si mantengono intorno a loro...».
(William D. Gann)
Nell’esempio proposto e in quelli che seguono, è stato applicato all’indice Comit un ciclo
di 1 anno di calendario, dal minimo assoluto di 54,9 del 22 dicembre 1977 al 1979.
Com’è facile osservare, nella maggioranza dei casi ad inizio ciclo si è avuto un brusco
movimento al rialzo o al ribasso.
Il ciclo di 1 anno di calendario da minimi o dai massimi assoluti mantiene la sua validità
fino al raggiungimento di nuovi massimi o minimi assoluti e può essere tracciato su
qualsiasi titolo. Difficilmente per l’indice Comit si ripresenteranno valori così bassi da
cambiare il minimo assoluto.
Nelle pagine precedenti ho introdotto la definizione di ciclo, inteso come la ripetizione di
un evento ad intervalli di tempo costanti. Di seguito sono riportati in ordine di grandezza
tutti i cicli di tempo che Gann ha individuato e i valori di tempo che si ottengono con la
divisione del range tra il massimo e il minimo assoluti.
Per comodità sono inseriti i valori sia in anni che in mesi.
Il ciclo di 50 anni
Ogni 49-50 anni si esaurisce un ciclo maggiore. Finito un ciclo di 50 anni segue un
Rap. 1/8 1/4 1/3 3/8 1/2 5/8 2/3 3/4 7/8 1
Anni 6,25 12,5 16,6 18,75 25 31,25 33,3 37,5 43,75 50
Mesi 75 150 200 225 300 375 400 450 525 600
Il ciclo di 30 anni
Il ciclo di 30 anni è composto da tre cicli di 10 anni. È causato dal pianeta Saturno che fa
una rivoluzione attorno al Sole ogni 30 anni e influenza i prodotti della terra, causando
prezzi molto alti o molto bassi per le commodities alla fine del ciclo.
Rap. 1/8 1/4 1/3 3/8 1/2 5/8 2/3 3/4 7/8 1
Anni 3,75 7,5 10 11,25 15 18,75 20 22,5 26,25 30
Mesi 45 90 120 135 180 225 240 270 315 360
Il ciclo di 20 anni
Il ciclo di 20 anni o 240 mesi è uno dei più importanti. La maggior parte delle azioni sente
molto l’influsso di questo ciclo.
Rap. 1/8 1/4 1/3 3/8 1/2 5/8 2/3 3/4 7/8 1
Anni 2,5 5 6,6 7,5 10 12,5 13,3 15 17,5 20
Mesi 30 60 80 90 120 150 160 180 210 240
Il ciclo di 15 anni
Quindici anni sono i 3/4 di un ciclo di 20 anni.
Rap. 1/8 1/4 1/3 3/8 1/2 5/8 2/3 3/4 7/8 1
Anni 1,875 3,75 5 5,625 7,5 9,375 10 11,25 13,125 15
Mesi 22,5 45 60 67,5 90 112,5 120 135 157,5 180
Il ciclo di 10 anni
Il successivo importante ciclo maggiore è il ciclo di 10 anni, che è la metà del ciclo di 20
anni e 1/6 del ciclo di 60 anni. Ogni 10 anni avvengono oscillazioni che producono
estremi massimi o minimi anche se non è raro che i minimi o i massimi risultino da 101/2 a
11 anni.
I periodi di tempo mensili del ciclo di 10 anni, sono importanti per osservare cambiamenti
del trend e per dare delle indicazioni di massima su come si muoverà il mercato nell’anno
di riferimento. Nel fare tale previsione, si dovrebbero controllare gli ultimi 5, 10, 20, 30
anni e vedere quale è stata la tendenza del mercato in quell’anno.
Gann realizzò un lungo tabulato di decadi che utilizzò per prevedere e basare i suoi
Trading Plans. Dopo anni di studi egli affermò che:
«Il primo anno di una decade, l’anno uno, è l’anno dove possiamo ravvisare la fine
di un ciclo ribassista e l’inizio di uno rialzista. Il secondo anno, anno due, è un
anno di mercato al rialzo di tipo minore, dove possiamo assistere anche a delle
brevi correzioni ribassiste. L’anno tre, è l’inizio di un bear year, ma nonostante
questo il rialzo del secondo anno potrebbe continuare fino al marzo del terzo anno.
L’anno quarto è anch’esso un bear year, ma verso la fine di questo periodo sono
gettate le basi per un nuovo bull market. L’anno cinque è un mercato al rialzo.
L’anno sei è sempre al rialzo ma in questo periodo finisce il bull market iniziato
alla fine dell’anno quarto. L’anno sette è un anno di ribasso. L’anno otto è al
rialzo e l’anno nove della decade, è il più forte anno di rialzo. Nello stesso anno,
verso settembre o novembre inizia il declino che è la premessa di un anno al
ribasso (anno dieci).”
Il ciclo di 7 anni
Il numero 7 è la base del tempo e ogni sette anni si ripropongono il panico e la
depressione nel mercato azionario. Questo ciclo è composto da 84 mesi. Dovrebbero
Nella tabella sopra, l’ultima riga mette in evidenza la vicinanza tra i valori che si ottengono dividendo il ciclo in settimane
ed i valori “fondamentali”.
Il ciclo di 5 anni
Questo ciclo è molto importante ed è il più piccolo ciclo completo in cui il mercato possa
svilupparsi.
Rap. 1/8 1/4 1/3 3/8 1/2 5/8 2/3 3/4 7/8 1
Anni 0,625 1,25 1,6 1,875 2,5 3,125 3,3 3,75 4,375 5
Mesi 7,5 15 20 22,5 30 37,5 40 45 52,5 60
Cicli minori
I cicli minori sono tre anni e due anni. Il più piccolo ciclo è di un anno, e spesso mostra un cambiamento del trend nel
decimo o undicesimo mese.
Ciclo di 3 anni
Rap. 1/8 1/4 1/3 3/8 1/2 5/8 2/3 3/4 7/8 1
Mesi 4,5 9 12 13,5 18 22,5 24 27 31,5 36
Settimane 19,5 39 52 58,5 78 97,5 104 117 136,5 156
Ciclo di 2 anni
Rap. 1/8 1/4 1/3 3/8 1/2 5/8 2/3 3/4 7/8 1
Mesi 3 6 8 9 12 15 16 18 21 24
Settimane 13 26 34,6 39 52 65 69,3 78 91 104
Ciclo di 1 anno
R. 1/8 1/4 1/3 3/8 1/2 5/8 2/3 3/4 7/8 1
M 1,5 3 4 4,5 6 7,5 8 9 10,5 12
S 6,5 13 17,3 19,5 26 32,5 34,6 39 45,5 52
G 45,625 91,25 121,6 136,875 182,5 228,125 243,3 273,75 319,375 365
45 90 120 135 180 225 240 270 315 360
si ottengono:
dalla divisione mensile del ciclo di 30 anni;
dalla divisione settimanale del ciclo di 7 anni;
dalla divisione giornaliera del ciclo di 1 anno.
«Ogni movimento nel mercato è il risultato di una legge naturale e di una causa che
esiste molto tempo prima che l’effetto accada, e può essere determinata con anni
d’anticipo...».
(William D. Gann)
Utilizzare i cicli per prevedere dei livelli di prezzo non è cosa facile. Volutamente ho
inserito i tabulati con tutti i cicli individuati da Gann, con il previsto effetto di rendere la
trattazione un elenco di valori che creano disorientamento. Ovviamente la precisione
ottenibile dall’impiego di così tanti cicli non è delle migliori, ma rappresentano senza
dubbio un importante strumento a nostra disposizione per capire dove siamo e dove ci
porterà il mercato, seppure con una certa approssimazione. In generale bisogna osservare
queste regole:
un mercato con forti connotati rialzisti solitamente dura 5 anni, 2 in rialzo
forte, 1 di correzione e di nuovo 2 anni di rialzo ma meno forte. Il ciclo di 5
anni è composto da 60 mesi; non ci si deve attendere la fine del ciclo proprio
nel 60° mese, occorre prestare particolare attenzione anche al 59° mese;
un mercato ribassista si comporta come un mercato rialzista: due anni al
ribasso, poi un anno di correzione rialzista e nuovamente due anni di ribasso.
Solitamente il mercato orso è molto più esasperato e veloce del mercato toro;
Se da un massimo importante si aggiungono 10 anni, s’individuerà un punto che
ha molte probabilità di essere un altro massimo; lo stesso sistema può essere
Ovviamente questi giorni sono riferiti al mercato americano. L’idea di base è che l’uomo è
influenzato da varie situazioni, interne ed esterne alla sua persona, che lo spingono a
determinati comportamenti anche nella speculazione nei mercati finanziari.
Le osservazioni empiriche di Gann sono da valutare attentamente, in particolare modo
quella che vede il periodo di fine anno “polarizzato” al rialzo. Nella pagina che segue
presentiamo proprio la disamina statistica di questa affermazione.
Se osserviamo i grafici delle azioni risalendo indietro per molti anni, scopriamo che i
cambiamenti del trend accadono spesso subito prima o subito dopo le vacanze e in
particolare modo nel periodo che va dal 15 dicembre al 15 gennaio di ogni anno.
Il famoso rally di fine anno sembra abbia una certa consistenza statistica che andremo ad
esaminare. Vediamo quanto è vera questa osservazione “empirica” utilizzando per il
nostro test l’indice Comit dal 1973 al 2001.
Dei 28 anni di borsa esaminata, solamente in 6 casi abbiamo avuto una variazione
negativa nel periodo tra il 15 dicembre e il 15 gennaio.
La percentuale di periodi al rialzo, rispetto a periodi al ribasso è del 78,6%, quindi non si
può negare una certa ricorrenza statistica nel fenomeno osservato. La performance totale
che si sarebbe ottenuta applicando questa strategia è del 168% in 28 anni ovvero un
guadagno medio di circa 6 punti percentuali.
C’è da sottolineare però che il nostro capitale sarebbe stato impiegato in investimenti
alternativi per 11 mesi, generando un reddito addizionale nell’ipotesi di investimenti
obbligazionari: tutto sommato un buon affare! La peggiore performance del periodo 17
dicembre 1990-15 gennaio 1991 è coincisa con la guerra del Golfo e la crisi
internazionale delle borse. In fin dei conti anche Dow soleva ripetere che le catastrofi e
gli atti di Dio sono imprevedibili! Per rendere più chiara la ricerca ordino i risultati non
Appare comunque chiaro che i movimenti al rialzo sono più estesi di quelli al ribasso e
che, estendendo il periodo al 15 febbraio, otteniamo alcuni picchi delle performance
positive a danno del loro numero complessivo.
I principi dell’analisi tecnica finanziaria, la cui origine si deve a Charles Dow, sono tre:
1. I prezzi scontano tutto.
2. A stimoli identici corrispondono reazioni analoghe.
3. Il prezzo si muove secondo una tendenza.
Si tratta di dogmi che ogni analista tecnico deve comprendere profondamente prima di
iniziare ad operare. Tutto si riconduce a questi tre principi, vediamoli nel dettaglio.
Massa di investitori si accalcano davanti alla borsa di Wall Street nel 1929
Il diritto a non essere informato deve essere parte del nostro metodo di trading. Indagando
gli effetti la causa non è mai necessaria, anzi spesso distoglie dall’essenziale. Nel corso
del 2001 i corsi di Enron, la settima compagnia statunitense per dimensioni, iniziarono a
scendere violentemente da 90 dollari a pochi centesimi prima di fallire.
La società era apparentemente sana ma in realtà, grazie a contabilità alterate, si erano
Ovviamente possiamo avere vari tipi di tendenze, tendenze al rialzo, tendenze al ribasso,
tendenze laterali o comunque nervose che pongono poi l’analisi del mercato difficile. In
Non senza una punta di sarcasmo, alcuni trader definiscono la teoria di Dow come un
sistema infallibile per privare l’investitore del primo e dell’ultimo terzo dell’intero
movimento di mercato. Tuttavia i contributi conferiti all’analisi tecnica da Charles Dow
sono apprezzati al punto di essere paragonati a quelli che Freud ha dato alla psicanalisi.
Vedi anche:
Analista tecnico
Test: conosci l’Analisi Tecnica?
Gli indicatori e gli oscillatori servono all’analista tecnico per ottenere una immagine più
nitida dell’azione del mercato. In sostanza propongono una rilettura dei valori di prezzo
e/o di volume che evidenzia elementi della crescita o del calo di un trend di borsa non
visibili immediatamente. Sono abbastanza facili da interpretare e da costruire, anche se le
varianti dei classici oscillatori sono moltissime.
Gli oscillatori possono essere classificati a bassa e ad alta volatilità, di timing, di
warning, di convergenza o di sentiment.
A BASSA VOLATILITÀ
Gli oscillatori a bassa volatilità sono indicati per l’impostazione dei segnali operativi di
acquisto/vendita e si dividono in due sottoclassi.
Oscillatori di timing
Ad esempio il Roc (Rate of Change) o il Price Oscillator. Data la regolarità della loro
evoluzione sono particolarmente adatti per la costruzione di sistemi automatici di
compravendita;
Oscillatori di warning
Ad esempio l’Rsi (Relative Strenght Index), che risulta particolarmente indicato per
indagare le possibili fasi di inversione dei prezzi valutando la forza o la debolezza di un
movimento in atto. Sono anche usati per filtrare le indicazioni degli oscillatori di
timing.
AD ALTA VOLATILITÀ
Gli oscillatori ad alta volatilità sono invece indicati per un approccio al mercato che
richieda l’intervento dell’analista e per tanto non sono utilizzabili per la costruzione di un
sistema automatico di trading. Anche in questo caso sono presenti due sottoclassi.
Oscillatori di convergenza
Questo tipo di oscillatore fornisce delle indicazioni utili in caso di
convergenza/divergenza con i prezzi. Ne è un esempio tipico il “William’s %R”.
Oscillatori di sentiment
Gli oscillatori di sentiment sono i più volatili e quindi i meno adatti alla costruzione di
un sistema di trading automatico (Dpo, Detrended Price Oscillator).
3. Il terzo gruppo, quello di ampiezza, propone una terza variabile per l’analisi
oltre ai prezzi e ai volumi. L’ampiezza del mercato esprime il grado e la qualità
della partecipazione delle azioni ai movimenti del mercato. Sono compresi in
questo gruppo l’Advance Decline Line, l’Absolute Breadth Index e
l’Advance/Decline Ratio.
4. Il quarto e ultimo gruppo, quello degli ibridi, contiene tutti gli indicatori che
non è possibile classificare diversamente, ad esempio le Bande di Bollinger,
Fourier, il Sar, la volatilità.
Questi principi generali suggeriscono molteplici vie per ottenere segnali operativi
dall’analisi dell’andamento degli oscillatori.
Alcuni esempi potrebbero essere l’apertura di posizioni long nelle fasi di ipervenduto e la
corrispondente apertura di posizioni short nelle fasi di ipercomprato. Oppure acquistare al
superamento della linea di equilibrio in un trend al rialzo e vendere alla perforazione
della stessa in una tendenza ribassista.
Ed ancora, combinare l’operatività delle fasi estreme della banda di oscillazione con la
teoria delle divergenze: in un mercato al rialzo, con l’indicatore in zona di ipercomprato e
al raggiungimento dei prezzi di un nuovo massimo a cui non segue un parallelo
comportamento sul grafico dell’oscillatore, si ha il completamento di una divergenza
ribassista che consiglia la chiusura almeno parziale delle posizioni long in essere.
Generalmente gli oscillatori sono costruiti con il disegno di due linee, come ad esempio
+1 e –1, e il loro movimento varia tra il punto più basso ed il più alto delle linee citate.
Da questo movimento, appunto, deriva il loro nome: oscillatori.
La linea mediana è uguale a 0 per gli oscillatori che hanno un range da negativo a positivo
(+1/-1). Per gli oscillatori che hanno invece un range tra 0 e 100, la linea di mezzo
corrisponde a 50.
Nella costruzione di trading system alcuni sviluppatori utilizzano la linea mediana come
un filtro: il sistema cerca la convalida dell’indicatore prima di dare il segnale. Se si trova
nella parte superiore il long è validato, se si trova nella parte inferiore è invece lo short
ad essere validato.
Ulteriori sistemi valutano anche la pendenza dell’indicatore. Ad esempio un segnale long
sarà validato solo se l’indicatore è nella parte alta e inclinato positivamente, per gli short
vale il contrario.
Fiat e Stocastico
Uno degli errori più ricorrenti che commette chi approccia all’analisi algoritmica, è di
dare troppa importanza all’ipercomprato o all’ipervenduto, dimenticando che ci si mette
contro il mercato vendendo in ipercomprato e comperando in ipervenduto.
Anche chi sviluppa trading system senza la necessaria preparazione spesso commette
l’errore di filtrare i segnali richiedendo l’ipervenduto per i long e l’ipercomprato per gli
short.
Analizzando un grafico con un indicatore che si presta all’analisi dell’ipercomprato o
dell’ipervenduto troveremo decine di segnali validi e altrettanti non validi, con l’ovvia
conseguenza di ignorare tutti i movimenti anomali che sono poi i più profittevoli.
Si compera quando i prezzi salgono e si vende quando scendono; come variante, si
compera quando i prezzi smettono di scendere e si vende quando i prezzi smettono di
salire.
Vedi anche:
Principali indicatori e oscillatori
Trading system. Inutile negarlo, già il nome è evocativo, bello, intrigante e carico di
significati. Ma, in ultima analisi cos’è un trading system? La traduzione del nome significa
“sistema di negoziazione” o “sistema automatico” ed in effetti di questo si tratta: di un
insieme di regole operative che un software elabora, su una serie storica e anche in tempo
reale, dando autonomamente le indicazioni di acquisto o di vendita.
Al trader non resta altro che seguire i segnali con disciplina. I vantaggi dell’utilizzo di un
sistema automatico sono molteplici:
Il processo decisionale è autonomo, si elimina ogni componente interpretativa;
Un trading system permette di testare velocemente idee di trading e modelli
operativi;
Si limita il rischio che viene sempre controllato sistematicamente;
Nulla è lasciato alla discrezionalità, si devono seguire le indicazioni fornite
dal sistema.
Inoltre il trader può decidere se realizzare un trading system come supporto decisionale,
agendo in un certo senso come filtro di fondo, o come sistema per l’immediata operatività
su ogni segnale generato. Nel primo caso i sistemi di supporto decisionale filtrano i
segnali impedendo, ad esempio, l’assunzione di posizioni short ma lasciando libera
l’assunzione di posizioni long o viceversa. Nel secondo caso il sistema, anche in tempo
reale, ordina acquisti e vendite che il trader deve seguire senza filtrarli.
Ogni strategia può essere dettagliata per mezzo di un report che ne scompone i principali
risultati, dal profitto complessivo alla perdita massima, media o continuativa. Ogni cosa
viene riportata per permettere la valutazione del sistema e il suo confronto con altre
strategie operative. L’apparente paradosso è che questo sistema guadagna il 48,20% delle
volte, meno di una volta su due!
Ovviamente un buon sistema deve avere una curva di distribuzione dei guadagni
progressiva e senza troppi sbalzi che, oltre a mettere a dura prova i nervi del trader,
intacca pericolosamente i margini in caso di speculazione sui futures.
Se è vero che esistono due modi diversi di utilizzo dei sistemi, come supporto o come
gestore dei segnali, è altrettanto vero che esistono diverse filosofie costruttive nello
sviluppo di una strategia automatica, in altre parole ad ogni trader il suo sistema.
In effetti, se ci soffermiamo a riflettere, le preferenze nello stile di trading sono tra le più
disparate, solo a titolo di esempio ne cito qualcuna:
Seguire il trend.
Operare contro il trend.
Mantenere a lungo le posizioni.
Gestire il trade con un’ottica veloce.
Tradare in intraday.
Lasciare aperte overnight le operazioni.
Tradare su pochi strumenti finanziari.
Differenziare il portafoglio.
Vedi anche:
Diverse categorie di Trading System
Trading, trader, trading online sono termini fortemente evocativi per la maggior parte delle
persone. Si sente parlare del trading e ci si ferma subito ad ascoltare se ci sono “dritte”
sfruttabili, di un trader e si visualizza immediatamente il tipo di lavoro che svolge, lo
stress e i guadagni che spesso, al pari delle montagne russe, salgono e scendono lasciando
senza fiato. Tuttavia quando si parla di scalping e di scalper la visualizzazione non è
immediata… anzi! Nella realtà fare trading significa semplicemente comperare e vendere
dei titoli, trader è colui che compie questa operazione, trading online è la procedura con la
quale si opera tramite connessione telematica e scalper è chi opera in modo frenetico a
livello intraday, figura di speculatore a volte confusa con il trader intraday.
Lo scalping, nuova frontiera del trading estremo, è una metodologia, piuttosto semplice di
speculazione veloce sui mercati finanziari. Il nome è tutto un programma: di tratta di
“scalpare” il mercato, ovvero mettere in atto operazioni velocissime, con un grado di
rischio controllato e solitamente molto basso. La particolarità dello scalping è che si tratta
di una tecnica “trasversale” alle varie metodologie di analisi. Non serve quindi conoscere
nulla dell’analisi tecnica tradizionale, non si fanno previsioni operative ne tantomeno si
tengono aperte le posizioni in overnight.
Allo scalper, colui che pratica questa disciplina, non interessa il trend di fondo del titolo e
nemmeno se sta salendo o scendendo ma, al pari di una pantera, si mette in agguato pronto
a balzare sulla sua preda per poi sparire velocemente. Siano poche briciole o bocconi
molto grossi, lo scalper agisce come un mago, velocemente e senza lasciare traccia! Per
qualche strano motivo c’è una latente rivalità tra lo scalper puro e l’analista tecnico.
Qualcosa di impalpabile e indefinito fa sì che uno scalper solitamente disdegni l’analisi
grafica mentre non accade quasi mai il contrario. Ogni buon analista grafico sa infatti
anche come ottimizzare i prezzi di ingresso osservando un book. È proprio nella
conoscenza di tutti gli strumenti operativi che risiede sempre la soluzione migliore.
Lo scalper sostiene di poter tradare il mercato solo guardando il book e di avere degli
ingressi e delle uscite a rischio quasi nullo, viceversa l’analista tecnico sostiene che con
lo scalping si prendono solamente le briciole che lasciano gli analisti tecnici. È una
discussione infinita. Nella realtà si tratta solamente di diverse predisposizioni
all’operatività.
Cominciamo a dotarci delle conoscenze indispensabili introducendo e imparando ad
utilizzare l’unico strumento del quale lo scalper non farà mai a meno: il book operativo.
Acquisto Vendita
Numero Numero
Somma Quantità Prezzo Prezzo Somma Quantità
Proposte Proposte
6 37.334 26,1900 26,2000 30.039 6
8 23.462 26,1800 26,2100 43.465 6
5 31.290 26,1700 26,2200 32.088 9
6 22.198 26,1600 26,2300 20.344 5
12 28.652 26,1500 26,2400 28.776 8
Un esempio di book
Nella parte superiore, oltre ai dati generali degli indici di borsa, vengono riepilogati i
valori del giorno, l’apertura (26,04), la chiusura precedente (26,24), il massimo (26,21),
il minimo (26,00), ovviamente aggiornati in tempo reale, e il valore, ossia l’ultimo prezzo
battuto (26,20) con relativa variazione percentuale (-0,15) rispetto al prezzo di riferimento
del giorno precedente. Infine le quantità totali scambiate nella giornata (3.081.689).
Precedente: 26,24 Denaro: 26,1900 Lettera: 26,2000
Quantità: 1.230 Quantità: 4.226
Sempre nella parte superiore troviamo riportati il primo denaro (26,19 acquisto) e la
Acquisto Vendita
Numero Numero
Somma Quantità Prezzo Prezzo Somma Quantità
Proposte Proposte
6 37.334 26,1900 26,2000 30.039 6
8 23.462 26,1800 26,2100 43.465 6
5 31.290 26,1700 26,2200 32.088 9
6 22.198 26,1600 26,2300 20.344 5
12 28.652 26,1500 26,2400 28.776 8
A destra troviamo l’elenco dei venditori (vendita, lettera o ask). Voci identiche:
Numero Proposte: quante proposte di vendita sono presenti in quel momento.
Somma Quantità: il totale delle azioni che ci sono in vendita a quel prezzo.
Prezzo: il prezzo al quale i venditori sono disposti a vendere.
Nella parte alta del book troviamo dei dati di denaro e lettera che potrebbero, ad una
prima occhiata risultare doppi.
Precedente: 26,24 Denaro: 26,1900 Lettera: 26,2000 Quantità: 1.230 Quantità: 4.226
In realtà non si tratta di un’informazione ripetuta. Il prezzo del primo denaro (26,19 e
1.230 quantità) è riferito alla quantità del primo compratore, mentre la prima lettera
corrisponde alla quantità del primo venditore (26,20 e 4.226 quantità). Nell’esempio la
prima riga del book evidenzia in acquisto, a 26,19, 37.334 azioni ripartite fra 6 proponenti
mentre la prima lettera a 26,20 evidenzia 30.039 azioni ripartite sempre tra 6 compratori.
In altre parole si dettaglia la qualità dell’acquisto e della vendita della prima proposta.
Vi sono diversi modi di rappresentare le proposte di acquisto e vendita, e possono
mancare alcune informazioni ed essercene altre, ma per tutti i book sono sempre presenti
Le proposte sono di 26,19 in acquisto contro 26,20 in lettera. Ciò significa che se acquisto
a 26,19, mettendomi in paziente attesa e sperando che il livello non ceda, posso mettermi
in vendita a 26,20 e, in caso di un incrocio guadagnare 1 tick, ovvero una variazione
minima pari a 0,01 euro. Ipotizzando di aver fatto l’operazione con 5.000 pezzi il
guadagno sarebbe di 5.000x0,01= 50 euro.
A questa cifra vanno tolte le commissioni che, soprattutto per chi fa scalping, devono
essere le più ridotte possibili e quindi: 50-5 (commissione acquisto) -5 (commissione
vendita) =40 euro di profitto netto.
Un guadagno di 40 euro ottenuto con un investimento di 131.000 appare risicato ma
bisogna tener conto di due aspetti:
1. Nello scalping si lavora con grosse cifre (spesso a margine), altrimenti le
commissioni incidono troppo. La stessa operazione fatta con 500 Eni avrebbe
prodotto una perdita di 5 euro (0,01x500- le commissioni di 10 euro).
2. Lavorando solamente in intraday stretto si punta sul numero delle operazioni
piuttosto che sul singolo guadagno.
Tuttavia lo scalper professionista sa bene che il primo trucco operativo non sta nella
tecnica ma nella selezione dei titoli da tradare. Infatti le regole non sono così semplici
come appaiono. Per esempio, la variazione di 1 tick sul titolo Eni è pari allo 0,04%: è
così per tutti i titoli? No.
Questo è il punto più importante da considerare. Bisogna capire come va inserito un
ordine a mercato e conoscere le regole che governano i tick, poiché a seconda del livello
di prezzo del titolo cambia lo scarto minimo di variazione, appunto il tick.
La tabella che segue mostra come vengono calcolate le ampiezze del tick in funzione del
prezzo.
Prezzo di riferimento € Scarto minimo del tick
Inferiore o uguale a 0,25 0,0001
D 0,2501 a 1 0,0005
Da 1,0001 a 2 0,0010
Da 2,0001 a 5 0,0025
Questo significa che se un titolo quota più di 0,25 euro e meno di 1 sarà possibile inserire
delle proposte in acquisto o in vendita con uno scarto di 0,0005, se il titolo quota più di 1,
meno di 2 se lo scarto minimo passa a 0,001 e così via.
Balza subito all’occhio che la variazione di un titolo che quota, ad esempio, 1 euro, sarà
di 0,0005, ovvero dello 0,05% mentre se il titolo quota 1,1 euro la variazione del tick sarà
di 0,0010, pari a circa lo 0,09%, quasi il doppio!
Conoscere le regole, soprattutto in questo caso, permette già di selezionare la fascia di
prezzo, nella quale si trova un titolo, con il parametro della convenienza del tick.
Dovendo scegliere è meglio privilegiare i titoli che hanno appena passato la soglia di
cambio del tick poiché la variazione minima percentuale risulterà maggiore.
Anche per quanto riguarda il book ci sono delle regole di funzionamento da conoscere.
ENI Valore...: 26,3600 +0,46% 17:07:29-25/05/2007
Controv.:438.297.778,98 Contratti: 9.568 Q. progr. : 16.680.240
Apertura : 26,0400 Minimo : 26,0000 Massimo: 26,4600
Precedente: 26,24 Denaro...: 26,3600 Lettera...: 26,3700
Quantita’: 4.213 Quantita’.: 319
Acquisto Vendita
Numero Numero
Somma Quantità Prezzo Prezzo Somma Quantità
Proposte Proposte
2 10.213 26,3600 26,3700 20.319 5
11 22.771 26,3500 26,3800 27.259 7
6 25.839 26,3400 26,3900 54.170 7
11 22.710 26,3300 26,4000 41.936 12
7 65.808 26,3200 26,4100 29.331 8
Acquisto Vendita
Numero Numero
Somma Quantità Prezzo Prezzo Somma Quantità
Proposte Proposte
3 20.213 26,3600 26,3700 27.915 9
10 20.669 26,3500 26,3800 27.209 6
7 26.941 26,3400 26,3900 57.770 8
11 22.710 26,3300 26,4000 41.936 12
7 65.808 26,3200 26,4100 43.331 9
L’ordine a 26,36 non è detto che venga eseguito, anche se Eni batte il prezzo di acquisto,
perché ogni ordine immesso in borsa rispetta una rigorosa cronologia. Semplicemente ci
sia accoda e si aspetta il proprio turno. In questo caso l’esecuzione del mio ordine avverrà
dopo che saranno state eseguite (o revocate) tutte le 10.213 azioni inserite in acquisto
prima del mio ordine.
Ovviamente nell’operatività intraday, anche spinta, se abbiamo un segnale d’acquisto
dobbiamo comprare, se abbiamo un segnale di vendita dobbiamo vendere. E senza
tentennare! Al superamento di un supporto è inutile guardare troppo il book, i portafogli
sono pieni di titoli per i quali l’ordine di vendita era stato immesso e non eseguito per uno
o due centesimi… Ma per lo scalper il discorso è completamente diverso.
Quasi mai compera sulla lettera, si mette in agguato sul denaro e aspetta, si revoca, si
sposta ma non forza quasi mai i prezzi. In questo l’operatività del trader classico è
profondamente diversa da quello dello scalper.
I livelli di denaro e lettera sono visti come dei supporti e delle resistenze da leggere e
interpretare. Se vediamo che il denaro sta per essere spazzato via possiamo anche
comperare sul denaro, confidando che diventi subito lettera e dandoci quindi la possibilità
di chiudere perdendo, eventualmente, solo le commissioni.
Voglio ora porvi una semplice domanda. Immaginate di avere 5.000 azioni e di doverle
vendere sul book che segue, siete fuori casa e chiamate il vostro intermediario dando
disposizione di vendere le azioni “al meglio”, a che prezzo venite eseguiti?
Acquisto Vendita
Sicuramente la maggior parte di voi ha risposto che le 5.000 azioni saranno incrociate a
1,019 euro, prima lettera da colpire. Giusto? Certamente.
E, se i pezzi da vendere fossero stati 10.000? Qualcuno sarà tentato di rispondere:
«Poiché è una vendita al meglio sarò eseguito per 6.200 pezzi a 1,019, per 200 a 1,018,
ancora per 200 a 1,017 e per i restanti 3.400 titoli a 1,016” Giusto? No, sbagliato!
L’ordine al meglio è un ordine che non ha indicazione di prezzo, si acquista al prezzo che
il venditore chiede, si vende al prezzo che il compratore propone. Se è quindi credenza
diffusa che l’ordine al meglio vada a “spazzolare” l’intero book, la realtà è invece
diversa: nel nostro caso saremo eseguiti a 1,019 per 6.200 pezzi e le restanti 3.800 azioni
andranno, nel book, come prima proposta in lettera… assolutamente ineseguiti e in attesa
di un incrocio.
Se, come nell’esempio, lavoriamo solo con 10.000 pezzi la cosa non è un problema, ma se
abbiamo 10.000 Eni da incrociare e ci troviamo in un giorno particolarmente sfortunato
(11 settembre docet) la vendita al meglio non è assolutamente una vendita.
Questa regola del book va ben impressa nella nostra mente, non tutti i book sono “densi”
di titoli in acquisto e vendita, anzi, lo scalper può decidere di tradare “l’inefficienza” del
book ricercando proprio quei titoli che hanno una densità variabile di proposte, tipica dei
titoli sottili, oppure cercare di sviluppare la propria operatività su titoli molto liquidi.
Entrambe le tecniche sono simili ma i rischi e i potenziali guadagni differiscono
considerevolmente.
La densità operativa di un book, su titoli a largo flottante, è elevata e in ogni momento si
può trovare contropartita in acquisto o in vendita. Se invece operiamo su titoli “sottili” o
con scarso flottante, l’incrocio delle proposte potrà risultare più difficoltoso. Ci si trova
spesso di fronte a dei book scarichi dove diventa problematico e costoso costruire delle
posizioni anche di poche decine di migliaia di euro.
Se volessimo acquistare 2.000 azioni, le prime 5 proposte presenti nel book non
sarebbero sufficienti a soddisfare totalmente la richiesta e, a 5,24, il rialzo sarebbe
superiore ai 5 punti percentuali rispetto all’ultimo prezzo fatto segnare: e sono solo
10.000 euro di controvalore!
Proprio su questi book, a volte, è possibile fare da “market maker”, mettendosi al primo
posto in acquisto sul titolo e, una volta eseguiti, come migliore proposta in vendita. La
tecnica funziona solo in particolari fasi dei titoli a bassa capitalizzazione e per importi
modesti ma, se si riesce ad acquistare sul denaro ad un prezzo accettabile, si può
realizzare una piccola performance con un rischio ridotto.
Per la quasi totalità dei covered warrant, solitamente con spread amplissimi, è una tecnica
da utilizzare quasi sempre. Una volta acquistato il titolo alcuni trader “favoriscono” la
crescita inserendo qualche “acquisto fantasma”, caricando cioè il denaro sulle proposte
più basse e facendo credere a chi osserva il titolo che ci sia una domanda in grado di
sostenere il titolo. L’investitore sprovveduto compera sulla lettera proprio il nostro
quantitativo di titoli e al trader non resta che revocare l’acquisto fantasma.
L’ordine fantasma, nella sua variante più evoluta, chiamato “tutto o niente”, permette di
inserire un grosso ordine con lo scopo di “direzionare” il mercato. Così, improvvisamente
ad un determinato livello di prezzo si vedranno apparire sul book 50.000, 500.000,
1.000.000 di azioni in acquisto o in vendita.
Il mercato si muove di conseguenza e se proviamo a comprarne anche solamente una,
come per magia l’ordine sparisce. O si eseguono tutte e contemporaneamente o l’ordine è
revocato.
Immaginiamo un grosso fondo di investimento che decide di vendere 10.000.000 di titoli
Eni. Ebbene può inserire un ordine di vendita “nascosto” che mostra solo, ad esempio,
10.000 pezzi in vendita ma che in realtà è carico per ben 10 milioni di pezzi.
Semplicemente appena eseguiti i 10.000 titoli ne appaiono immediatamente altri 10.000
fino all’esaurimento dei titoli da vendere. Nella sostanza è possibile mascherare gli ordini
in modo da far vedere sul book solo una piccola parte dell’ordine inserito.
Ovviamente il fondo perderà la precedenza ogni volta che reimmette i 10.000 pezzi e
passerà all’ultimo posto fra i proponenti a quel livello di prezzo. Osserviamo il seguente
book cercando di capire come la battaglia tra i venditori e i compratori si sta evolvendo.
Acquisto Vendita
Numero Numero
Somma Quantità Prezzo Prezzo Somma Quantità
Proposte Proposte
191 418.750 6,02 6,03 158.500 13
271 731.250 6,01 6,04 283.250 29
553 756.750 6,00 6,05 289.000 23
73 171.000 5,99 6,06 257.000 17
110 310.000 5,98 6,07 214.000 18
Il confronto è semplice: alle ore 16.50.09 ci sono 191 persone (anche se sarebbe più
corretto chiamarle sempre proposte, visto che una persona può inserire più di un ordine)
che complessivamente vogliono comprare 418.750 azioni e sono disposte a pagarle 6,02
euro, altre 271 disposte a comperare 731.250 azioni al prezzo di 6,01 e via scendendo.
Nella parte della lettera sono invece presenti 13 persone, che vendono complessivamente
158.500 azioni al prezzo di 6,03 e così via. Le quantità di titoli in acquisto sono
nettamente superiori a quelle in vendita e questo dovrebbe fornire una certa tranquillità
sulle possibilità di tenuta del supporto. La qualità degli attori presenti è però diversa.
Molte proposte frazionate in acquisto, poche proposte più concentrate in vendita (nel book
in questione la media è inferiore ai 2.000 pezzi per le proposte in acquisto, superiore ai
12.000 pezzi per quelle in vendita).
16.54.16
Acquisto Vendita
Numero Numero
Somma Quantità Prezzo Prezzo Somma Quantità
Proposte Proposte
82 292.750 5,99 6,00 23.750 3
119 352.750 5,98 6,01 221.000 7
38 87.500 5,97 6,02 314.500 4
68 112.750 5,96 6,03 268.000 12
117 147.250 5,95 6,04 141.000 16
Appare abbastanza chiaro come siano i piccoli risparmiatori che stanno acquistando
mentre mani decisamente più forti vendono i titoli.
In tali casi la valenza del supporto non può certo definirsi assoluta. Infatti, dopo pochi
minuti, tutti i titoli in acquisto fino a quota 6 erano stati “serviti” e le vendite continuavano
ad arrivare.
Vedi anche:
Il dorato mondo della speculazione intraday
Venerdì 12 maggio 2006 feci un intervento all’ITF (Investment & Trading Forum) di
Rimini che riportava questa descrizione:
Le illusioni del trading, la differenza tra la pratica e le numerose teorie in
contrasto tra loro.
Trader, trading, scalping, parole con un forte potere evocativo... Si immagina un
lavoro dove si deve rendere conto solo a sé stessi, incuranti di tutto quello che non
è il mercato. Profitti certi e rischi contenuti semplicemente premendo un tasto. La
patina è dorata ma raschiando a fondo sorgono dei dubbi... Perché Elliott è morto
in miseria? Come funzionano le tecniche di Gann? Fibonacci, così citato, era un
grande trader? Quali sono le illusioni del trading? Lo scalping è realmente una
tecnica a rischio ridotto? Perché la teoria appare così facile mentre la pratica
risulta ostica? In questo intervento prenderemo in esame tutte le tecniche
analizzandone i limiti e gli aspetti che vengono tenuti nascosti, e si troverà
risposta a molte domande scomode che spesso poniamo a noi stessi ma che non
abbiamo il coraggio di esporre ad altri.
Era già qualche edizione che partecipavo come relatore, e l’idea che mi solleticava era
quella di trattare le varie tecniche illustrandone i punti deboli e le aree critiche. Ricordo
con piacere quell’intervento perché non ebbi nessun pelo sulla lingua, nessun freno,
nessuna censura, dissi semplicemente quello che molti si chiedevano ma non avevano il
coraggio di domandare a gran voce. La sala era piena e iniziai in un modo assolutamente
atipico leggendo l’analisi di una famosa analista che utilizza le teorie di Elliott.
Riguardava Parmalat, e mi limitai a leggerla dosando attentamente le pause e
caratterizzando i passaggi “operativi” sostanzialmente inesistenti. Il senso era: «Se
Parmalat supera i 3 euro allora può arrivare a 3,10, se cede i 2 allora il target è a 1,90».
Incredibile! Un’analisi assolutamente inutile che mi aveva però permesso di conquistare la
platea. E quando associai il tasso di riproduzione dei conigli alla teoria di Elliott l’ilarità
scoppiò e le due ore passarono veloci e piacevoli. Diventa ora importante ripercorrere la
stessa strada del mio vecchio intervento cercando di coglierne lo spirito e le indicazioni
“operative”.
Inizio da Fibonacci che, contrariamente a quello che potrebbe lecitamente pensare un
investitore, non è mai stato un trader e non ha mai avuto nulla a che fare con la borsa e con
la speculazione. La sua famosa serie, tanto utilizzata da trader, deriva dal tasso di
riproduzione dei conigli, animali abilissimi a riprodursi velocemente ma assolutamente
La prima cosa di cui preoccuparci per poter tracciare correttamente le rette di Gann con
assoluta certezza, evidentemente, è quindi quella di giungere ad un dimensionamento
corretto del piano di lavoro del grafico.
Come possiamo procedere? Questa è una domanda importantissima che nemmeno nei libri
o nei corsi più costosi trova una soluzione univoca e soprattutto convincente.
Tuttavia ci sono degli aspetti inquietanti degli studi di Gann sui cicli, e in particolare sui
livelli di resistenza naturali, che evidenziano delle coincidenze incredibili tra importanti
livelli di resistenze “naturali” e valori che sono stati minimi e massimi di rilievo.
Come si può rilevare a distanza di anni, la coincidenza tra i valori definiti con la tecnica
Vedi anche:
Immaginare
Raggiunta una sufficiente dimestichezza con i concetti di base sulla speculazione nei
mercati finanziari, ogni aspirante trader vuole immediatamente mettere in pratica quanto ha
appreso. La ricerca di figure grafiche e delle linee di tendenza si rileva subito fruttuosa. È
sufficiente accendere il computer e selezionare un titolo qualsiasi per avere immediato
riscontro di quanto appreso. Ma è tutto semplice come appare? Purtroppo no, ogni attività
o arte umana è generalmente regolata da pochi principi, molte sono, invece, le tecniche
operative che ogni attore o artista è chiamato ad applicare se vuole raggiungere il
successo.
La cosa più difficile da comprendere sui mercati finanziari è che queste tecniche essi sono
di una semplicità estrema e che pochi sono i principi che le governano: se i listini non
salgono, prima o poi scenderanno, dato che il mercato borsistico si fonda proprio sui
movimenti delle quotazioni. Tutto qui. I problemi nascono, invece, dal fatto che cerchiamo
in tutti i modi di trovare delle spiegazioni razionali o delle giustificazioni per spiegare le
operazioni finanziarie, riuscite o fallite, dimenticando che nella maggioranza dei casi non
ci sono spiegazioni per le oscillazioni dei mercati. Semplicemente oscillano.
Normalmente dopo aver comprato qualche titolo azionario che è andato in perdita,
l’investitore inesperto inizia a ragionare sul perché sia sceso, chiamando in campo
qualsiasi giustificazione plausibile: in fondo l’azienda è sana, così pure il suo bilancio, le
prospettive sono promettenti e perciò prima o poi il titolo salirà. Così iniziano a
rincorrere le illusioni e intanto la quotazione del titolo scende e i risparmi sfumano.
In questi casi scattano gli inconsci meccanismi di difesa, si cerca in tutti i modi di non
vedere la perdita eludendo la cruda realtà con giustificazioni del tipo:
«Finché non vendo non perdo, per il momento la perdita non è reale ma solo
potenziale».
Senza dubbio sono ragionamenti che aiutano a non cadere nella disperazione più che a
costruire una strategia di trading, ma la realtà delle cose è che l’investitore sta perdendo
soldi e non vuole ammetterlo.
I mercati finanziari funzionano esattamente come tutte le altre cose di questo mondo, le
Prima di procedere nella lettura prendete un righello e tracciate la vostra analisi grafica
del trend. In fin dei conti si tratta solamente di stabilire se un grafico sta salendo o
scendendo. Trovate i target grafici e la direzione di fondo, individuate i vari trend e poi
proseguite nella lettura confrontando la vostra analisi con quella che ho tracciato io.
Dovreste aver individuato il trend primario ribassista con la linea rossa, il trend rialzista
di breve con la linea verde, il pullback a seguito della rottura della linea rossa e il
possibile livello di resistenza con la linea gialla. L’immagine che segue rende immediata
l’analisi. Quindi, stando all’analisi grafica, i prezzi sembrano proiettati verso la linea
gialla e la tendenza di breve appare senz’altro rialzista. Mantenere le posizioni long.
Sorpresi vero? Si tratta dello stesso grafico ma capovolto, l’analisi grafica che ne risulta
non è la stessa e nemmeno i livelli individuati lo sono, ragionateci un attimo prima di
girare pagina e vedere cosa salta fuori dall’analisi grafica.
Una linea di tendenza verde individua il trend rialzista di fondo, due linee più corte, una
rossa per la resistenza e una verde per il supporto, delimitano una specie di cuneo che va
via via restringendosi e che ha mantenuto i prezzi sulla coincidenza della linea di supporto
con quella di trend primario. La tendenza in atto è sempre rialzista fino a che la linea
primaria verde non viene forata al ribasso. Mantenere le posizioni long.
La maggior parte delle analisi si concentra sul rialzo. In entrambi i casi molti trader
tracciano inconsapevolmente le linee di trend in grado di confermare movimenti rialzisti
che, a rigor di logica, non era possibile ritrovare in entrambe le situazioni.
Il mercato va analizzato con la mente libera da presupposti, occorre sempre ricordare che
per un investitore che compera ne esiste uno che vende, non esiste un’interpretazione
univoca e assoluta, e solo quando mancano i condizionamenti si è in presenza di un’analisi
neutra e quindi affidabile.
Quando Tori e Orsi sono assenti ogni cosa diviene chiara e senza travestimenti.
Operando in borsa, semplicemente opera.
Attendendo le occasioni, semplicemente astieniti.
Soprattutto, non tentennare.
In un trend al rialzo esistono molteplici punti buoni per entrare in posizione ma,
solitamente, c’è un solo punto tecnico di uscita e l’interpretazione degli indicatori in
ipercomprato e ipervenduto non è certo in grado di individuarlo.
I principi generali del trading sono:
1. non combattere il trend;
2. gestire sistematicamente il rischio;
3. non mediare mai una posizione in perdita.
Ne possiamo aggiungere diversi altri ma questi tre principi sono universalmente
riconosciuti come validi o almeno dovrebbero esserlo. In particolare il primo principio,
non combattere il trend, può essere riletto come:
«Compera quando il mercato sale e vendi quando il mercato scende».
Tutto chiaro e condivisibile se non fosse che, in caso di salita o discesa particolarmente
brusca dei corsi, subentra in gioco l’evocativo concetto di ipercomprato per i long e
ipervenduto per gli short.
In altri termini se la crescita è eccessivamente rapida l’indicatore Rsi, ma non è
certamente il solo, va in ipercomprato quando assume valori superiori a 70 segnalando la
chiusura dei long e l’apertura dello short. Se invece va a 30, in ipervenduto, le indicazioni
sono esattamente contrapposte. Quando si legge un libro che tratta degli oscillatori è tutto
chiarissimo e, con dovizia di particolari, viene illustrato alla perfezione il funzionamento
dell’ipercomprato e dell’ipervenduto. Peccato che questo indicatore non riesca a
convincermi nemmeno un po’.
Guardiamo il prossimo grafico, si tratta del future S&P/Mib a 5 minuti, la giornata è
quella del 28/11/2007 con apertura a 37.700 (-1,66%) e chiusura a 38.615 (+0,71%).
La stessa considerazione per l’ipervenduto, certamente ci saranno casi nei quali la quota
di ipervenduto corrisponde ad un minimo dal quale i prezzi si risollevano, ma si tratta di
una tecnica che va contro la logica di seguire il trend senza anticiparne i punti di svolta.
Questo ultimo caso di ipervenduto è emblematico: poco prima delle 10.30 l’Rsi va in
ipervenduto e ci rimane per tutto il giorno. Il future è passato da +0,26% a –1,36% senza
nemmeno interessare quota 50 e segnalando l’eccesso di vendita numerose volte. Se
Per la teoria candlestick classica, l’Hanging Man è un pattern ribassista, per la logica no.
Poiché l’Hanging Man chiude sopra la linea di mezzo minimo/massimo, siamo in presenza
di un segnale di forza con un modesto cedimento in chiusura.
Metodo e disciplina sono universalmente considerati i due fattori primari nel produrre
costantemente performance con il trading e, se per la disciplina si può parlare di auto-
imposizione da parte del trader, ben diverso è il discorso sul metodo, ovvero sull’insieme
di regole alle quali applicare la disciplina. Un buon trading system è, prima di tutto, un
insieme di regole operative, tuttavia anche il miglior sistema è messo a dura prova dalla
mancanza di disciplina del trader che, spesso, finisce col non avere fiducia nel sistema da
lui stesso progettato e ne ignora i segnali.
Report di un trading system che lavora esclusivamente intraday sul future. 12 mesi di
test
Ad essere sincero la colpa non è sempre da ascrivere alla mancanza di disciplina del
trader. Spesso fare i furbi paga, specie quando il sistema smette di performare e crea la
tanto temuta “lateralizzazione dei profitti”. La curva dei profitti che segue è un chiaro
esempio di come un trading system possa far soffrire anche i nervi più saldi.
Se dettagliamo il report all’ultima fase laterale dei profitti, all’incirca 2 mesi, si ottiene
una performance negativa di oltre 2.000 euro, una cifra assolutamente trascurabile sul
trading nel future FtseMib; tuttavia è andando ad analizzare la somma dei profitti e la
somma delle perdite che diviene possibile farsi un quadro preciso del tipo di pressione
che può aver generato un sistema di questo tipo. Profitti per 21.329 euro e perdite per
23.749, cioè praticamente ogni volta che ci passavano sotto il naso dei profitti li si
restituiva con i dovuti interessi.
Report di un trading system che lavora esclusivamente intraday sul future. 2 mesi di test
Quanto durerà ancora questa fase? E il trader che l’ha vissuta riuscirà poi ad essere
disciplinato quando il sistema tornerà a produrre profitti regolari? Perché i sistemi
automatici che hanno funzionato bene per un periodo, improvvisamente cessano di
performare? Queste sono domande importanti che necessitano di una risposta completa ed
esaustiva.
La prima cosa da osservare è che un trading system potrà avere profitti regolari solamente
se verrà applicato ad uno strumento finanziario dall’andamento più o meno regolare. Ma
un tale strumento finanziario esiste?
La domanda e l’offerta mutano nel tempo e nelle quantità, possiamo avere fasi laterali dei
prezzi o fasi di trend pronunciato, movimenti puliti e lineari o movimenti irregolari. Il
grafico è ciò che è stato il mercato ed è un ottimo sistema per visualizzare, misurare e
rapportare nel tempo i diversi movimenti. Come si può muovere uno strumento
finanziario?
Semplificando la cosa, possiamo immaginare il movimento disegnato dal grafico come una
combinazione di volatilità alta o bassa con direzionalità alta o bassa. Le combinazioni
sono quindi quattro:
Propria dei mercati in forte trend rialzista o Si esprime un’indecisione di fondo del mercato.
ribassista. La volatilità alta permette grosse L’alta volatilità esprime battaglia tra i compratori e i
escursioni tra il minimo e il massimo, la venditori, la distanza tra il minimo e il massimo è
direzionalità alta permette la creazione di massimi rilevante ma la direzionalità è bassa e quindi il tutto
ALTA su massimi o minimi su minimi, una situazione si risolve in un nulla di fatto o quasi. Chiusura su
Volatilità propria delle fasi euforiche, di boom o di panico dei chiusura le variazioni sono modeste, l’esercito dei
Questa combinazione si ha quando il grosso del Un mercato ingessato dove non è facile creare
movimento viene fatto tra chiusura e chiusura con profitti. Bassa volatilità e bassa direzionalità
scarso movimento all’interno della sessione. La corrispondono a fasi laterali, di attesa e con poche
BASSA bassa volatilità priva il trader di un po’ di contrattazioni peraltro ben bilanciate. In questa
Volatilità adrenalina ma l’alta direzionalità compensa fase di mercato i trader stanno alla finestra
ampliamente la mancanza di volatilità. Chi aspettando l’occasione propizia, ovvero che si
mantiene per più periodi lo strumento finanziario scateni la volatilità. Temporeggiare è un’arte che
ottiene ingenti guadagni, chi opera intraday ben presto il trader capisce di dover governare.
raccoglie solo briciole.
Schema del rapporto tra volatilità e direzionalità
E quindi, se muta il “carattere di fondo” dello strumento finanziario è ben ovvio che le
regole operative devono mutare o quantomeno permettere di limitare i danni nelle fasi a
bassa volatilità e direzionalità. Immaginiamo uno stop loss intraday dello 0,35%, un
livello elevato per un mercato a bassa volatilità, un livello assolutamente inadeguato in
presenza di alta volatilità. Certamente si può optare per un livello di sintesi, un
compromesso; tuttavia quando mutano i rapporti tra il movimento dei prezzi e il tempo
mutano anche le performance dei trading system che, se ben progettati lateralizzano
attendendo una nuova fase di volatilità e direzionalità favorevoli.
Definito il problema è però possibile indicare diverse soluzioni, principalmente la
progettazione di un trading system si rivolge a una delle tre combinazioni funzionali
mentre si evita assolutamente l’operatività in situazioni di bassa volatilità e bassa
direzionalità.
Diventa quindi possibile progettare diversi sistemi, ognuno creato per massimizzare i
profitti in una diversa fase di mercato e applicarli contemporaneamente, riducendo
drasticamente il rischio di decadenza delle performance. Tuttavia, questa è una strada
poco percorribile dalla maggior parte degli investitori: oltre alle necessarie conoscenze
tecniche per poter creare i sistemi sarebbero richiesti i margini per 3 contratti future e un
controllo dello stress che si acquisisce solo con anni di operatività.
Si potrebbe progettare un sistema che misura la volatilità del mercato degli ultimi 5 giorni
e che quindi modifica le regole per i successivi 5 in base alla fase nella quale si viene a
trovare. Questo è un approccio senz’altro interessante, ma anche qui sono richieste nozioni
di programmazione e di analisi tecnica avanzate.
La soluzione è senz’altro più semplice. Basta applicare un approccio “sistematicamente
Questo approccio ha senso perché quando le curve dei profitti lateralizzano o iniziano a
scendere lo fanno per più settimane e, a volte, in modo violento. Le perdite indicano
meglio di qualsiasi indicatore che il mercato non è funzionale alla strategia che stiamo
seguendo, occorre temporeggiare. Qui entriamo nel campo del money management e della
gestione del rischio operativo.
Tuttavia è un dato di fatto che il mercato non è sempre uguale, a volte le performance sono
facili, a volte sono sudate e a volte non ci sono per nulla. Le strade che è possibile seguire
sono molteplici ma parallele come logica, cioè si deve applicare la strategia solo quando
produce ritorni “efficienti”. Anche una media mobile sulla curva dei profitti ha un senso e
applicando una pista ciclica si misura la differenza tra il profitto e la sua media, un
parametro che ben misura i cambiamenti di incremento dei profitti.
Concludendo, se è indubbio che un trading system decade, prima o poi, nel produrre
performance, è anche vero che indagandone le cause è possibile progettare delle
soluzioni.
Il sistema perfetto non esiste e, se anche esistesse qualcosa che gli si avvicina, sarebbe un
sistema di sintesi che non massimizza i profitti ma minimizza i rischi che derivano dal
cambio di volatilità e direzionalità. Con minore rischio vi è spesso però minore profitto.
Molto meglio creare diversi sistemi con diverse logiche e seguirli con metodo.
Creare trading system è l’arte più raffinata e potente a disposizione del trader
professionista, è una strada lastricata di sangue, sudore e lacrime. Proprio per questo ve la
Vedi anche:
Gli errori di logica nella costruzione concettuale
Quando sentiamo un analista tecnico che spiega un’analisi spesso sentiamo citare livelli di
supporto e di resistenza che non trovano alcun riscontro grafico. Proviamo a ricercare
ipotetiche proiezioni di trendline, cerchiamo supporti e resistenze lontane nel tempo ma i
valori non collimano mai. Da dove vengono questi valori? Perché ci si aspetta un
determinato valore dei prezzi come supporto alle quotazioni in discesa? Uno dei “trucchi”
operativi che i trader utilizzano per individuare i supporti e le resistenze è quello di
calcolare i pivot points.
I pivot points (o “punti di perno”, se vogliamo utilizzare l’equivalente italiano), sono dei
livelli di supporto e resistenza, validi per la seduta successiva, calcolati impiegando delle
formule matematiche. La loro introduzione si deve ad un floor trader di Chicago, Neil
Weintraub e, successivamente a Charles Le Beau e David W. Lucas, che ebbero il merito
di pubblicare la prima formula completa dei pivot nel loro volume “Computer analysis of
the future market”. L’utilizzo dei pivot come punti di svolta attesi o come livelli da
violare, trova la sua collocazione naturale principalmente tra i trader che operano intraday
su strumenti derivati come i futures o i covered warrant. Tuttavia i pivot points, intesi
come supporti e resistenze di un movimento, possono essere utilizzati anche per generare
livelli operativi su grafici anche settimanali o mensili, prezzi che vengono poi monitorati
per consentirne la validazione operativa. I pivot points sono uno strumento utile da
aggiungere all’arsenale di un trader poiché permettono di calcolare velocemente i livelli
sui quali si registrano statisticamente le maggiori reazioni del mercato.
Il loro calcolo è semplice, i dati necessari sono:
Prezzo massimo: (H)
Prezzo minimo: (L)
Prezzo di chiusura: (C)
Il prezzo medio (Average Price = AP) si calcola con questa formula: AP=
(H+L+C)/3
Calcolati i sei livelli il loro impiego risulta semplicissimo. S1, S2, S3 sono i tre supporti
attesi mentre R1, R2, R3, le tre possibili resistenze. Non ci resta che attendere il loro
interessamento. Quando i prezzi raggiungeranno uno dei livelli lo considereremo come un
supporto o resistenza veri e propri, operando di conseguenza ma con l’accortezza di
valicare il segnale con il book o con i candlestick.
Il principio dei pivot points è basato sul contenimento dei prezzi tra i vari supporti e
resistenze. Il maggior movimento di prezzi è atteso proprio in questi livelli. Ad esempio,
al superamento di R1 il prossimo livello obiettivo sarà R2 oppure una posizione short
potrà essere aperta in caso di rottura del supporto S1 con obiettivo S2 e successivamente
S3.
L’utilizzo dei pivot point a fini speculativi, che comunque va congiunto con altre forme di
analisi, si presta a due utilizzi distinti:
1. Il primo modo di utilizzo consiste nella determinazione del trend primario. La
logica è semplice: se il pivot viene violato al rialzo si ritiene il mercato in fase
bullish, se cede la propria quota alle forze dei venditori il mercato è ribassista.
Vanno ricalcolati ogni giorno e quindi le loro indicazioni operative, qualora si
calcolino sui dati daily, valgono per i trend di brevissimo respiro.
2. Il secondo metodo di utilizzo dei pivot prevede di utilizzare i livelli generati dai
pivot per entrare e uscire dal mercato, per posizionare gli stop o ordini
debordant.
Una volta compresa l’importanza dei pivot point è possibile visualizzare sul grafico
intraday i livelli calcolati. Visual Trader permette la visualizzazione semplicemente
premendo il tasto P. La domanda alla quale cercherò di dare una risposta è: funzionano i
pivot points come supporti e resistenze? Posso creare un trading system su questo
concetto?
Per prima cosa definisco i parametri del test: utilizzerò il future sull’indice della Borsa
Italiana indagando il funzionamento dei pivot points in un anno di intraday; il time frame
scelto è il 15 minuti. Voglio poter visualizzare i pivot points con colori e spessori diversi
e quindi creo la prima formula Pivot 1 che semplicemente calcola e visualizza i pivot
points nel metodo classico.
FORMULA “PIVOT 1” Visual Trader
var:chd,maxd,mind,ap,s1,pr1,s2,pr2,s3,pr3; // definisco il nome delle variabili
chd=EOD.C[1]; // riporta la chiusura End Of Day di ieri
Vanno senz’altro fatti numerosi test, su futures, indici e altri strumenti finanziari, lasciano
solo R1 e S1, aggiungendo stop loss o trailing profit.
Insomma, le basi per capire se i pivot funzionano o meno sono state impostate, non resta
che farsi stupire dai risultati.
Quello che ogni trader si chiede prima o poi è se l’analisi tecnica funziona perché la si
usa, un po’ come una profezia che si auto avvera, o perché possiede una propria
dimensione reale. Se per la branca dell’analisi algoritmica il discorso può agevolmente
essere spostato sul piano statistico, ben altre considerazioni riguardano l’analisi tecnica
grafica. Tra le molteplici formazioni grafiche quella nota col nome di testa e spalle è
senz’altro la più nobile nelle forme e la più potente negli effetti. Ma perché si forma un
testa e spalle? E per quale motivo una volta che si è rotta la neckline il mercato si
comporta in un determinato modo? Si forma casualmente e si avvera perché tutti la vedono
e vendono su determinati livelli? Proviamo a ragionarci insieme cercando di capire se c’è
anche una spiegazione logica al suo formarsi.
Prendiamo ad esempio un testa e spalle ribassista. In occasione della prima spalla il
mercato sale con forti volumi, convinto della fase toro. Dopo il normale storno che si deve
realizzare con volumi in diminuzione, riparte l’ondata rialzista che spinge i prezzi verso
livelli più alti ma accompagnata da volumi meno elevati che nella formazione della spalla
questo perché c’è meno convinzione sul mercato. Dopo lo storno successivo, il mercato
riparte di nuovo e la massa che non ha sfruttato i precedenti rally si getta sul mercato ad
acquistare, ma siccome la spinta degli acquisti è a questo punto debole non si riesce a
registrare un nuovo massimo, l’onda rialzista si esaurisce ben presto e comincia lo storno,
quello che precede l’inversione di tendenza.
Una volta che i prezzi sono tornati sui livelli della neckline, se questi non resistono su tali
valori cominciano a scendere sempre più velocemente. Questo perché su questi prezzi
hanno acquistato sia i compratori della prima, seconda e terza onda e coloro che non
hanno ancora monetizzato i guadagni nei rally precedenti, e vedendo scendere i prezzi sui
livelli di acquisto si affrettano a liquidare le posizioni ormai convinti che il mercato non
si risolleverà. Ma come spiegare la rottura della neckline e l’esplosione dei volumi che
genera? Considerando anche un fattore psicologico che crea i movimenti, cosa cambia
nelle varie fasi della figura? Come inizia la formazione che poi vedranno tutti?
Inizia come un normale trend ascendente. Siamo nel momento in cui si forma la prima
spalla e si inizia a formare la testa. A questo punto i prezzi regrediscono, ma il trend, per
rimanere uptrend, dovrebbe fare in modo da avere massimi e minimi crescenti. Primo
segnale di debolezza: i prezzi scendono fino al primo minimo (fino alla linea del collo,
per intenderci) e a questo punto c’è gente che compra (tenete presente che sta comprando
su un doppio minimo, quindi fa una cosa non insensata).
A molti potrebbe sembrare che non vi sia differenza sostanziale tra i due approcci, ma
invece c’è. Poniamo per ipotesi che tutti sappiano cosa fare al formarsi di certe
configurazioni grafiche, secondo voi che cosa succederebbe? Tutto dipenderebbe
esclusivamente dalla prima operazione impostata sul mercato. L’analisi tecnica migliore è
Risulta difficile acquistare un titolo che strappa con un +15-20%, ma spesso un primo
strappo apre la pista ad altre tensioni nei prezzi, proprio come evidenziato
nell’esempio.
A volte, il gap aperto in apertura viene chiuso durante la prima parte della
contrattazione per poi riprendere quota sui massimi di giornata.
Vedi anche:
Gap dei prezzi
Formazione ad isola
Area gap
Gap di continuazione
Gap di esaurimento
Gap di inversione
Gap di rottura
Aree congestionate dei prezzi
Continuazione del trend
Formazioni di inversione
Inversione di breve
Sono molte le persone che cercano nei fatti concreti l’origine di ogni forma di conoscenza,
trascurando il contributo che giunge dalla teoria. Spesso si sente obiettare che un conto è
la teoria e un altro è la pratica, ma le cose non sono mai così distinte, perché la teoria non
si oppone alla pratica. Si tratta invece di modalità complementari che viaggiano insieme e
che unite costituiscono il patrimonio che caratterizza ogni persona. Molti empiristi
sostengono che gli artisti, con le loro opere, rappresentano la prova evidente che la teoria
può e deve essere sostituita dall’esperienza.
Ma ciò non è vero completamente, poiché anche l’artista, prima di esprimere qualsiasi
cosa, deve prima pensarla e immaginarla. L’immaginazione è infatti il primo passo verso
lo sviluppo di una teoria. Non ci si allontana dalla realtà se si sostiene che tutte le persone
di buon senso, dopo un evento accidentale, imprevedibile o imprevisto, cercano di dare
una spiegazione logica dell’accaduto, ossia cercano una teoria che possa spiegare loro
l’evento, allo scopo di dedurre dai fatti qualche regola o insegnamento per il futuro.
Osservate con attenzione l’immagine che segue, cosa ci vedete? Cosa rappresenta la
montagna? Cosa ci vedete?
Scommetto che alcuni di voi hanno visto la cima della montagna come una bellissima
«Prima di conoscere l’analisi tecnica, vedevo prezzi che salivano e prezzi che
scendevano. Imparata l’analisi tecnica il prezzo non era più importante, vedevo
formazioni grafiche, trendline, ipercomprato e ipervenduto. Compresa l’analisi
tecnica, sono in pace, perché vedo prezzi che salgono e prezzi che scendono».
Diviene necessario che ogni trader professionista trovi la sua strada. Ci sono decine di
tecniche e teorie diverse, spesso in contrapposizione tra loro, e se conoscerle tutte è
importantissimo, sceglierne una è vitale. La ripetitività dei comportamenti umani gioca a
favore del trader attento ai minimi cambiamenti, le insidie sono molte come pure sono
evidenti le discrepanze logiche di molti concetti comunemente accettati tra i trader, basti
tra tutti il concetto di ipercomprato e ipervenduto.
I migliori affari si fanno quando i titoli strappano e, se è vero che in un trend ci sono
centinaia di ottimi punti di ingresso, è anche vero che i punti di uscita sono pochissimi e
segnalati solo agli occhi di chi sa vedere. Il trader professionista gestisce le uscite con la
stessa accuratezza con cui pianifica gli ingressi. La via del prezzo è un misto di
psicologia, logica e lettura delle dinamiche: al prossimo capitolo il compito di illuminare
la strada per giungere alla comprensione.
Nessuno sarà mai in grado di dirvi cosa quoterà uno strumento finanziario tra 2 giorni,
quello che possiamo fare è ricercare la qualità del suo movimento, classificarla, e
«Sbagliate! - disse l’architetto - Prima di allora Dio creò la Terra e i corpi celesti.
Prima della nascita della Terra, regnava solo la confusione e il caos». E il trader:
«Beh, certo, da dove credi che il caos e la confusione provenissero?».
In questo ultimo capitolo cercherò di illustrarvi la via del prezzo, ovvero la lettura
consapevole dei movimenti che solo il grafico candlestick è in grado di evidenziare.
Oltre alla lettura tecnica della candela vedremo il relativo codice di programmazione in
Visual Trader e una serie di trucchi di lettura e finezze tecniche che possono fare la
differenza tra un trade in guadagno e uno in perdita. Ricordate infine che il trading è
Prima di iniziare a studiare l’analisi qualitativa dei prezzi è utile fare qualche
precisazione. In analisi tecnica ci sono due tipi di operazioni possibili, quelle giuste e
quelle sbagliate. Può sembrare una banalità, ma la maggior parte degli operatori non ne
comprende completamente la differenza. Se vi si chiede di spiegarla molti risponderanno:
«Ovvio, l’operazione giusta è quella che si conclude con un guadagno, mentre
quella sbagliata mi causa una perdita».
Non è forse vero? È talmente ovvio da essere un concetto completamente frainteso.
Immaginiamo un investitore che ha in portafoglio una certa quantità di un titolo, poniamo
1.000 azioni a 100 euro. Imposta la strategia operativa fissando uno stop loss a 95,
fiducioso che il titolo andrà ad almeno 120-130 in qualche mese. Il giorno successivo
all’acquisto il titolo cede 6 punti percentuali, riconducibili, per i mass media, a
un’ipotetica crisi internazionale, al calo del prezzo del petrolio o a qualsiasi altra notizia.
Il livello raggiunto, 94, fa scattare lo stop loss ma, sia per la velocità del calo, sia perché
l’investitore è convinto che il titolo sia buono e si riprenderà, non chiude l’operazione
ignorando lo stop loss. Dopo qualche giorno di ulteriori cali, che portano il titolo a
quotare 84, inizia veloce la ripresa della quotazione e il titolo, come l’investitore aveva
inizialmente previsto, riprende la sua corsa verso il target di 120-130, recuperando in un
primo momento il valore di 100 e, successivamente, accelerando ulteriormente la sua
corsa. L’investitore chiude la posizione a 125 con un guadagno di ben 25.000 euro in
poche settimane. È un’operazione giusta? La risposta è no! L’operazione è stata chiusa in
utile, ma è sbagliata!
L’operazione non è corretta, anche se si è chiusa in utile, poiché l’investitore non ha
rispettato la strategia che aveva impostato. Ogni volta che non si rispetta la strategia
l’operazione va considerata errata, poiché ci espone a rischi non preventivabili. In questo
caso, la posizione andava chiusa a 95 ed eventualmente riaperta successivamente.
Mantenendo i titoli in portafoglio l’investitore si è esposto agli imprevedibili venti del
caso. Paradossalmente, chiudere a 95€ sarebbe stato giusto anche se avrebbe comportato
una perdita. Nel lungo periodo, la disciplina fa la differenza e non essere in grado di
seguire una strategia operativa in modo rigido è particolarmente pericoloso. Questa è la
prima cosa che ogni investitore, se vuole diventare un trader professionista, deve
imparare. La differenza tra operazione giusta e sbagliata è data dall’aver o meno seguito il
proprio piano operativo. Ma creare un piano operativo non è semplice, molte le teorie,
molte le regole e tanta la nebbiosa confusione alimentata dai venti del dubbio. Cerchiamo
Fino ad ora vi ho presentato quasi tutti gli esempi col grafico candlestick e non è un caso.
Questa particolare forma di rappresentazione grafica dei prezzi è in grado di misurare alla
perfezione la battaglia tra i compratori e i venditori e, ancora più aderente ai nostri scopi,
il cambio della volatilità.
Si tratta di una metodologia di trading assolutamente da conoscere come pure, anche se a
titolo di curiosità o di cultura generale, è da conoscere la storia dei candlestick che ora vi
racconto.
Comunemente si ritiene che le origini del candlestick vadano collocate tra il XVII ed il
XVIII secolo nel Giappone, dove questa tecnica veniva impiegata come strumento
operativo nella speculazione sulle contrattazioni del riso nel mercato dei contratti a
termine. Tutto ha inizio in Giappone dove, circa tre secoli fa, alcuni mercanti
cominciarono ad utilizzare queste particolari tecniche per analizzare l’andamento del
prezzo dei contratti nel mercato del riso, due secoli prima di Dow. Tra i primi personaggi
a studiare i prezzi passati per gestire il prezzo futuro attraverso i candlestick, troviamo il
leggendario Munehisa Homma (1724-1803), che si costruì una fortuna facendo trading sul
mercato del riso.
Ma prima di raccontare di questo singolare personaggio, è preferibile fare una disamina
delle condizioni economiche in cui versava il Giappone in quell’epoca. Il periodo in
questione raccoglie l’arco temporale che va dal 1500 al 1700, durante il quale Paese,
precedentemente diviso in 60 province, si trasformò in uno stato unitario in cui l’attività
fiorente era indubbiamente il commercio. Durante tutto il sedicesimo secolo il Giappone
fu attraversato da disordini e lotte interne a causa delle continue guerre tra le diverse
All’interno di queste quattro categorie possono esserci diversi casi, ad esempio una
candela bianca ma negativa (apertura a -3% chiusura a -1%) o candele con un range
limitato ma con variazioni percentuali di rilievo (minimo a 100, massimo a 101, chiusura
precedente a 92).
La migliore combinazione possibile è una grande candela bianca (White Marubozu Line)
che indica come i prezzi siano costantemente cresciuti. Se dobbiamo aprire una posizione
allo scoperto difficilmente andrà fatto in una sessione con chiusura sui massimi; la forza di
oggi, in presenza di long line, lascia immaginare una continuazione della tendenza
piuttosto che una inversione del trend.
Occorre precisare che è errato associare la candela bianca a una candela positiva. Può
infatti verificarsi il caso di candele bianche ma dagli spiccati significati ribassisti. Ad
esempio una sessione apre a -4% e chiude a -3% diventando bianca ma necessitando di
ulteriori indagini prima di potergli dare una qualsiasi indicazione operativa. Si è chiuso il
gap? Ha forzato i massimi?
La candela nera, invece, indica che all’interno della sessione osservata i venditori hanno
preso il sopravvento suoi compratori, disposti ad acquistare a quotazioni sempre più
basse.
Le candele grandi esprimono una combattuta battaglia tra i venditori e i compratori, più il
range di una sessione è ampio e maggiore sarà il significato operativo da attribuire al
segnale. Candele eccessivamente ampie possono dar luogo a prese di beneficio
momentanee, ma rappresentano senz’altro sessioni interessanti per le opportunità di
trading intraday ed end of day.
Le candele piccole sono il sintomo di un mercato indeciso, senza troppa direzionalità e
convinzione. Quando sono accompagnate da scarsi volumi rappresentano una situazione di
stallo tra i compratori e i venditori. Solitamente prima del test di importanti supporti e
resistenze troviamo piccole candele che lasciano il posto all’esplosione di volatilità
generata dal superamento di importanti livelli.
Appare immediatamente evidente che ogni singola candela, poiché rappresenta
l’evoluzione dei prezzi nell’arco del periodo analizzato, è carica dei risvolti psicologici
dei trader. Ad esempio, una Marubozu White Line, che si caratterizza per apertura sul
minimo e chiusura sul massimo, caricherà di aspettative positive anche la candela
seguente, che possiamo aspettarci rialzista.
Come regola generale, quando la candela apre sui minimi e chiude sui massimi siamo in
presenza di un ottimo segnale rialzista, viceversa un’apertura sui massimi e una chiusura
sui minimi rappresenta un chiaro segnale di debolezza.
Minimi e massimi, apertura e chiusura e infine in range rappresentano gli elementi
indispensabili per valutare “l’umore” degli investitori. Le principali manifestazioni
dell’umore del mercato sono tre, rialzo, ribasso e indecisione, possono esserci diverse
varianti ma sono tutte riconducibili a uno di questi tre casi generali.
Mentre nel grafico a barre l’oscillazione del prezzo nell’unità di tempo definita (ora,
giorno, settimana, mese) è rappresentata da una linea verticale, nel candlestick utilizziamo
una figura chiamata candle line formata da un corpo centrale chiamato real body e da due
appendici collegate chiamate shadows (cioè ombre, rispettivamente upper shadow per
quella superiore e lower shadow per quella inferiore).
Gli estremi della figura sono dati dal prezzo minimo e da quello massimo come nel grafico
a barre, mentre il real body si ottiene dalla differenza tra il prezzo di chiusura e quello di
apertura: se la chiusura risulta essere superiore all’apertura, allora avremo un rettangolo
bianco, mentre viceversa se la chiusura risulta essere inferiore all’apertura, il real body
sarà nero.
Osservare un grafico con i candlestick richiede una particolare attenzione alle singole
candele ed al loro colore; se una candela è nera, il mercato è stato ribassista in quella
sessione e si suppone che indichi una forza ribassista predominante.
Se la candela è bianca, invece, si suppone una forza rialzista, poiché dall’apertura alla
chiusura il prezzo è salito.
Vanno tenuti molto più in considerazione i prezzi di apertura e di chiusura
piuttosto che i prezzi limite, ritenuti fluttuazioni con importanza minore.
Nonostante si possa rappresentare l’apertura anche con il grafico a barre, è indubbia la
minor immediatezza con cui si possono fare certe valutazioni tecniche rispetto al grafico
candlestick.
Quando le forze contrapposte dei compratori e dei venditori sono in equilibrio la battaglia
si riduce a un nulla di fatto, nessuna delle due parti prevale sull’altra e apertura e
chiusura, immaginabili come una linea del fronte, sono sostanzialmente uguali.
Se invece vi è il prevalere di una delle due forze i prezzi forzano i valori di apertura
sviluppando direzionalità e volatilità. La candela chiamata Long Line o “esplosione della
volatilità”, è da immaginare come un campo di battaglia su cui uno dei due eserciti
contrapposti è prevalso sull’altro in modo forte e inusuale.
L’apertura risulta distante dalla chiusura e la strada fatta è costellata dalle perdite
finanziarie della controparte operativa.
Possiamo quindi immaginare la Long Line come un’anomalia nella volatilità, un segnale
che una delle controparti sta prevalendo sull’altra. A cosa può servire individuare su un
grafico una candela anomala?
Semplicemente a capire che le aspettative sullo strumento finanziario oggetto della nostra
analisi stanno mutando rapidamente. Tanto maggiore è stato il periodo precedente a bassa
volatilità e tanto più significativa sarà l’individuazione di una anomalia di volatilità.
Le Long Lines sono segnali utili per individuare le inversioni del trend.
Anomalie di volatilità contrapposte al trend primario sono chiari segnali che
l’aria sta cambiando.
La Long White Line è ricercata in presenza di una fase ribassista per
individuarne la fine o un’area di supporto dove poter posizionare gli stop loss.
La Long Black Line è invece ricercata nei trend rialzisti per individuarne la
fine o comunque un’area di resistenza.
Spesso il cambio della volatilità che genera le Long Line è frutto di notizie o del rilascio
Chiaramente si tratta di una Long Line caratterizzata da una decisa direzionalità e da una
elevatissima volatilità. Ma come individuarla e soprattutto a cosa serve individuarla?
Possiamo utilizzare il linguaggio di programmazione di Visual Trader per discriminare le
I filtri di accelerazione hanno consentito un’uscita dal trade perfetta, purtroppo non si
riuscirà mai a vendere ai massimi, ma il compito di un trader è anche di proteggere i
profitti. Inoltre bisogna tenere bene a mente che in un trend esistono innumerevoli buoni
punti di ingresso ma solitamente si ha a disposizione un solo punto tecnico di uscita.
La semplice individuazione delle candele ad alta volatilità apre la via ad interessanti
tecniche di lettura del mercato. Per esempio, se è vero che la candela lunga qualifica i
movimenti è altrettanto vero che la candela piccola fornisce ulteriori informazioni e,
ovviamente, prepara il terreno alla nascita di una nuova candela ad alta volatilità.
Se il grosso degli eserciti dei compratori e dei venditori è nelle retrovie, al fronte si
scontrano piccoli battaglioni che non contribuiscono a far prevalere un esercito sull’altro.
Si tratta in effetti di scaramucce volte solo a testare la forza dell’avversario ma che
possono produrre un logoramento dei nervi devastante.
La Short Line o candela a bassa volatilità, è una candela con il real body piccolo e con
shadows poco pronunciate. Anche per questa formazione bisogna definire cosa si intende
per “real body piccolo”, esattamente con lo stesso criterio delle Long Line.
Il segnale che accompagna questa formazione è di incertezza, di pausa, di riflessione.
Le Short Line sono da considerarsi espressioni di movimenti congestionati del prezzo,
tuttavia anche queste candele, apparentemente inutili, possono celare preziose indicazioni.
Caliamoci per un momento nel dipinto . Un forte e possente guerriero sta combattendo
contro tre piccoli animali, proprio come se un trend vedesse prima una Long Line (il
guerriero) e poi tre piccole candele nere (gli animali).
L’elemento che identifica la volontà del mercato è la presenza ripetuta di spinning top di
indecisione, che oltretutto sono short candle. Questo è un chiaro elemento di debolezza che
indica la mancanza di forza per superare la resistenza.
Come regola generale, se i prezzi smettono di salire prima o poi scendono e quindi, dopo
Vedi anche:
I pattern candlestick interpretati impropriamente
Nel loro modello teorico ideale queste candele sono quindi sprovviste delle upper e
lower shadows, avendo la chiusura e l’apertura dei prezzi corrispondenti ai valori
estremi. Sono anche chiamate shaven head e shaven bottom.
La Long White Marubozu Line (la candela bianca) è fortemente rialzista (bullish), al
contrario la Long Black Marubozu Line è ribassista (bearish). Ambedue sono ricercate per
confermare i reversal patterns composti da più candele.
Possiamo isolare il caso in cui una Marubozu line abbia una piccola shadow in
corrispondenza del prezzo di apertura: si parla allora di closing Marubozu line; se invece
la shadow si trova in corrispondenza del prezzo di chiusura, si parla di opening
Marubozu line.
Nel caso di white line si ha una lower shadow e nel caso di black candle una upper
shadow. Il significato di queste due candele è lo stesso delle Marubozu senza shadows, ma
Il contesto nel quale si forma la Marubozu è di primaria importanza. Se si trova dopo una
serie di candele a bassa volatilità suscita lo stesso effetto che ottiene la comparsa di un
grosso guerriero nel campo di battaglia, panico e fuga.
Se invece la Marubozu si forma in un trend già consolidato, al pari della Long Line
direzionale, occorre prudenza e un nuovo stop loss più ravvicinato.
La prima Marubozu avviene dopo una serie di candele a bassa volatilità. I volumi sono
letteralmente esplosi e quindi l’apertura della candela è un supporto chiave del
movimento, un livello che va considerato il nuovo stop dell’operazione eventualmente in
essere.
La seconda Marubozu ha una dimensione minore della precedente, volumi nettamente in
calo e, a differenza della prima, è seguita da candele ribassiste di media volatilità. Anche
in questo caso è possibile aggiornare lo stop sul valore di apertura della nuova Marubozu,
un livello superato poche candele dopo.
Solitamente e anche in questo caso, la candela che segue è uno spinning top di dimensioni
minori. Si tratta di un chiaro segnale di indecisione che non cambia il nuovo quadro
tecnico, solo un deciso superamento del massimo della long black line candle genererebbe
un nuovo segnale di acquisto.
Vedi anche:
Blast Off
Quando l’esito della battaglia si fa incerto e le forze schierate sono ingenti si assiste alla
formazione dello spinning top, una candela che evidenzia come il destino sia mutevole. A
turno gli eserciti sembrano sopraffare l’avversario, ma alla fine il prevalere si fa incerto,
le perdite sono ingenti e in un nulla di fatto si preferisce rimandare la battaglia decisiva.
Ma il segnale di debolezza, per l’esercito che fino ad ora aveva condotto la battaglia del
trend, è evidente.
In queste figure caratterizzate da un piccolo real body (spinning top) o addirittura da real
body assente (Doji Line), il colore del corpo è poco significativo, data l’irrilevante
dimensione, ma è significativo il fatto che generalmente si posizioni nella parte centrale
della figura. In questo caso il segnale di indecisione è più forte.
Una forzatura di una resistenza o di un supporto con questa candela è un chiaro segno della
pericolosità del segnale. Come regola generale, quanto più lunghe sono le shadows, tanto
È infatti la prima candela che non chiude sulla parte alta del body o quantomeno sopra la
sua linea di mezzo, inoltre perde i valori dell’apertura generando un colore nero, il primo
dopo ben 13 sessioni consecutive bianche.
Il segnale è sottile ma chiaro, la candela appartiene alla famiglia degli spinning top
marcandone l’indecisione con una chiusura nella parte bassa del body. Indecisione a cosa?
Il codice individua lo spinning top del grafico, la presenza di queste candele dopo trend
ben delineati è spesso un importante punto di svolta.
Osserviamo con attenzione il grafico che segue: rappresenta il titolo Tiscali il primo
agosto 2003 in una situazione tecnica interessante. Dal minimo relativo di 4,35 euro,
toccato nel luglio 2003, si è originato un rialzo che ha portato i prezzi, sei candele dopo, a
4,95.
Questo livello ha generato una resistenza che dopo circa 20 giorni è stata apparentemente
violata il primo agosto dalla candela che ha avuto un’apertura a 4,93, un minimo a 4,90, un
massimo 5,11, una chiusura a 4,97 e ha segnato una variazione percentuale di +0,8%. La
quotazione finale è sopra il livello di resistenza, i volumi sono in forte crescita e non ci
sono gap da chiudere. Apparentemente la resistenza è stata superata e rotta al rialzo,
tuttavia, l’analisi candlestick può esserci di enorme aiuto nel valutare la qualità del
breakout per discriminare i falsi segnali.
La candela che ha generato la rottura è uno spinning top, che troviamo spesso nei
movimenti laterali. Anche in questo caso, ci troviamo di fronte a una forte indecisione del
mercato, accentuata dal fatto che lo spinning top si trova nella parte superiore di un fase
laterale.
Come regola generale, quanto più lunghe sono le shadow, tanto più grande è l’indecisione
del mercato. Se questo tipo di candela si forma in una fase di mercato nella quale prevale
un movimento laterale, la sua valenza viene considerata pressoché nulla, perché segnala
una certa neutralità.
Se invece la tendenza del mercato è ben definita, la comparsa di uno spinning top o di un
Doji, magari incastonati in particolari pattern dei quali sono spesso componenti, segnala
un indebolimento del trend in essere ed è quindi foriera di una possibile inversione della
tendenza in atto.
Un eventuale breakout generato da uno spinning top evidenzia una scarsa convinzione da
parte dei compratori. Osserviamo il grafico precedente alla luce di questa nuova
informazione. La rottura è avvenuta con uno spinning top white che oltretutto ha una upper
shadow molto marcata. Ciò significa che i venditori hanno riguadagnato a fine seduta
molto del terreno ceduto ai compratori durante la giornata.
Il segnale non appare convincente e nel dubbio si deve aspettare una candela di conferma.
Se la sessione successiva chiuderà sui massimi dando un nuovo slancio alla crescita dei
prezzi, si potranno assumere posizioni rialziste, altrimenti sarà meglio attendere.
Osserviamo dal grafico che la candela seguente è nuovamente uno spinning top, diverso
dal precedente per il colore, elemento poco significativo, e soprattutto dal fatto che si
tratta di una short candle.
Uno spinning top come candela di breakout seguita da un’altro spinning top che perde
terreno non deve trarre in inganno l’analista facendo immaginare un pullback. Piuttosto
deve suggerire l’astensione dalla presa di qualsiasi posizione operativa.
Indagare la qualità delle rotture tecniche permette di evitare molti trade in perdita. Non è
importante solamente identificare la rottura, ma anche comprendere come è avvenuta.
Vedi anche:
Aree congestionate dei prezzi
Sydeways trend
La battaglia ha spesso esiti incerti ed altalenanti, a volte la vittoria è frutto del caso, altre
volte si è in presenza di sanguinosi scontri per conquistare poco territorio all’avversario.
La Lower Shadow esprime un tentativo fallito di conquista del territorio ribassista, un
calo delle quotazioni che non è stato confermato alla fine dello scontro tra compratori e
venditori ma che ha molti significati operativi.
Per prima cosa va analizzata la volatilità, che deve necessariamente essere elevata per
fornire indicazioni operative, poi il contesto. Queste candele sono precisi segnali che
giungono dopo trend ben definiti o in uscita da movimenti laterali, mentre in aree
congestionate dei prezzi sono da ignorare.
Infine la posizione della chiusura fornisce indicazioni contrapposte.
Lottomattica
L’utilizzo di questa funzione si rende necessario per dare un certo margine di tolleranza
nella ricerca di questa formazione che, nel caso di candela bianca, potrebbe non chiudere
esattamente al massimo ma essere ugualmente interessante.
Vedi anche:
Long line
Short line
Spinning top
La battaglia ha spesso esiti incerti ed altalenanti, a volte la vittoria è frutto del caso, altre
volte si è in presenza di sanguinosi scontri per conquistare poco territorio all’avversario.
La Upper Shadow esprime un tentativo fallito di conquista del territorio rialzista, una
crescita delle quotazioni che non è stata confermata alla fine dello scontro tra compratori e
venditori ma che ha molti significati operativi contrapposti alle lower shadow.
In questo caso è la candela nera, la Upper Black Shadow, a esprimere forza ribassista
nell’evidenziare il fallito tentativo di forzatura dei massimi e la chiusura sui minimi,
mentre la Upper White Shadow non riesce a chiudere né sui massimi né sui minimi,
facendosi qualificare come una sessione indecisa e da scartare per l’apertura di nuove
posizioni operative. Queste figure diventano molto forti come segnali d’inversione quando
la lunghezza della Upper Shadow è rilevante e se possiedono alta volatilità.
Vedi anche:
Hammer
Hanging man
Doji line
Breakout
Il trader professionista non è chi padroneggia una tecnica operativa, ma chi conosce
profondamente le regole del gioco e i diversi trucchi che il mercato insegna col tempo. La
capacità di adattare le tecniche alla situazione è ciò che maggiormente si impara nel
tempo. Se, come dovrebbe essere chiaro, il mercato è composto da acquisti e da vendite
di investitori, il mercato è in ultima analisi la differenza delle loro diverse aspettative. Per
un investitore che compera c’è un investitore che vende ma quello che muta è il prezzo di
riserva, il prezzo massimo al quale siamo disposti a vendere o comperare.
Investitori ben informati o lungimiranti possono avere dei prezzi di riserva molto diversi
da quelli di acquisto, comperano un’aspettativa di forte crescita nei mesi futuri e quindi
trovano di scarsa importanza comperare a 10 o a 10,5 euro, quando le prospettive sono di
un raddoppio del capitale. Se poi gli investitori che potenzialmente vorrebbero acquistare
sono molti di più dei venditori, ecco che i prezzi strappano velocemente poiché, in ogni
caso, il prezzo di riserva di questi investitori non è stato ancora raggiunto e acquistano al
meglio provocando balzi delle quotazioni e sospensioni per eccesso di rialzo.
Si tratta di un gioco delle parti dove chi vende lo fa perché è soddisfatto del guadagno
veloce e chi compera lo fa perché spera che il rialzo continui velocemente. L’analisi del
prezzo tramite il grafico candlestick è assolutamente indispensabile ad ogni trader
professionista poiché permette una lettura trasversale di ogni segnale tecnico, misura la
tensione emotiva dei prezzi, ovvero degli investitori. Indagare le anomalie, i mutamenti
impercettibili e il significato psicologico delle diverse sessioni operative non fa
solamente parte del gioco, è il gioco stesso!
Quello che mi stupisce sempre quando leggo un libro sui candlestick è di come gli autori
presentino i diversi pattern limitandosi a darne le indicazioni operative e tralasciandone
completamente il significato emotivo e la loro reale portata operativa, che è estremamente
limitata ma terribilmente efficiente. Un minestrone di nomi da imparare a memoria. La
realtà è che i pattern realmente utili sono quelli che vi ho presentato e la loro
combinazione. I mutamenti della volatilità e della direzionalità sono concetti operativi per
palati fini e pazienti ma che danno enormi soddisfazioni.
Proviamo a capire come funziona la ricerca del cambio di volatilità e di direzionalità in
un trend esplosivo. A volte si assiste a qualche improvviso cambio di trend su un titolo
con strappi considerevoli dei prezzi e si corre il rischio di non sapere quando uscire
poiché rialzi del 10% in un giorno fanno venire più di una tentazione di prendere profitto.
Per capire come leggere l’anomalia dettagliamo i valori del trend esplosivo:
10/2/06 chiusura a 0,6545 + 9,45%
13/2/06 chiusura a 0,7277 + 11,18%
14/2/06 chiusura a 0,8014 + 10,13%
15/2/06 chiusura a 0,9107 +13,64
Non notate nulla di strano? Il 24/3 si ha una chiusura a “solo” +2,28%. Osservando la
candela si palesa sia l’anomalia di direzionalità che di chiusura. Quando un titolo cresce
con una media del 10% al giorno, il primo giorno che rallenta innesca le vendite anche se
si ha una variazione positiva.
Inoltre era la prima candela nera della sequenza, la prima giornata nella quale i venditori
hanno vinto la battaglia intraday facendo perdere terreno all’apertura. Da qui inizia il
rintracciamento che porterà i prezzi a cedere in poche sedute oltre il 50% di quanto
guadagnato. Ancora una volta un attenta lettura degli “scricchiolii” del mercato poteva
salvare decine e decine di punti percentuali di gain.
I rapporti tra le aperture e le chiusure e tra i minimi e massimi sono l’espressione delle
tensioni tra i compratori e i venditori, le anomalie indicano un cedimento nella forza.
Abbattiamo il rischio e usciamo immediatamente in presenza di anomalie di questo tipo.
La lettura dei grafici e dei movimenti di borsa è più psicologica di quanto si creda, i
movimenti seguono degli schemi che si ripetono ed è proprio nelle esplosioni di volatilità
che il gioco si fa duro ma profittevole.
Se è vero, come dicono i detrattori dell’analisi tecnica, che il grafico è quello che è stato
il mercato, non quello che sarà, è vero anche che il mercato è il luogo dove la gente non si
scambia i titoli ma le valutazioni che da degli stessi. Un sofismo?
No, un piccolo spunto sul quale riflettere e costruire una strategia profittevole di trading.
Anni fa lessi un libro che illustrava come i piccoli cambiamenti, anche quelli più
insignificanti, a volte sono l’inizio di una sequenza di accadimenti successivi non
preventivati. L’importanza del particolare assume un piano centrale della trattazione e
quello che a noi sembra l’ineluttabile destino è spesso frutto di scelte casuali compiute
magari anni prima. Allo stesso modo, nel trading, sono spesso i piccoli cambiamenti a
innescare i grossi mutamenti nei prezzi. Osservate il grafico che segue, è il cross
euro/dollaro a 5 minuti, vi sembra giusta la mia analisi grafica?
Una trendline rialzista inclinata che tocca una serie di minimi crescenti e una trendline
orizzontale in prossimità del primo massimo relativo, livello che è attualmente sotto test.
Volendo aggiungere qualche altra considerazione potrei dire che la candela che sta
testando il massimo non è riuscita a forzarlo e che quindi ci si potrebbe aspettare un
movimento laterale o un piccolo pullback. Concordate?
Trasformare il trade in un’operazione a rischio zero è una priorità. Ogni volta che si ha
una nuova esplosione della volatilità si deve posizionare lo stop alla base della candela
che l’ha generata. Le anomalie di chiusura e le anomalie di volatilità sono concetti da
padroneggiare alla perfezione, richiedono una grande pazienza ma trasformano
l’operatività rendendola simile a quella dell’allibratore, sempre capace di calcolare il
rischio e di valutarlo.
Il compito del trader professionista è quello di gestire sistematicamente il rischio, non di
fare previsioni. Posizionare gli stop sotto l’ultima esplosione della volatilità significa
privilegiare la gestione della perdita piuttosto che il profitto a target, significa anche aver
capito cosa è veramente importante nel trading: la gestione sistematica del rischio.
Se lanciamo un sasso in uno stagno si genera un’onda, che possiamo immaginare come un
trend. Se lanciamo due sassi dello stagno, uno dietro all’altro, il trend primario sarà
disturbato da quello secondario del secondo sasso, e se lanciamo un macigno invece di un
sasso l’onda sarà improvvisa e violenta come uno tsunami.
I sassi nello stagno non sono il trend ma rappresentano la spinta necessaria a crearlo,
ovvero il volume di contrattazione. I volumi rappresentano l’insieme delle operazioni di
compravendita effettuate su un titolo in una determinata unità di tempo e mostrano
l’interesse che gli investitori ripongono in un titolo o in un mercato. Per identificare la
qualità della tendenza di un mercato i volumi sono un elemento importante che deve essere
sempre considerato, sono secondi solo all’analisi dei prezzi.
Studiare i volumi, infatti, rende intuibile il maggiore o minore dinamismo con cui si
sviluppano gli affari sul mercato, fornisce importanti informazioni sull’interesse di un
determinato movimento da parte degli operatori e sulla correlazione che esiste tra la
domanda e l’offerta. Normalmente il volume delle contrattazioni è raffigurato sul grafico
dei prezzi con un istogramma che si sviluppa lungo l’asse delle ascisse, ossia del tempo;
per ogni periodo di contrattazione, se il grafico è a barre, il volume è rappresentato da una
linea verticale disegnata esattamente al di sotto della barra del prezzo, altrimenti è segnato
al di sotto del livello di chiusura.
Un trend rialzista ha volumi crescenti mano a mano che crescono i prezzi: questo è ovvio
perché più dura un trend e maggiori saranno gli investitori che accorreranno ad investire i
propri denari. Nelle fasi di storno i volumi si contraggono perché gli investitori non
ritengono di dover uscire dall’investimento e quindi i prezzi scendono perché mancano
nuovi compratori in grado di bilanciare i pochi venditori. Finito lo storno i prezzi
riprendono e con essi anche i volumi.
È di primaria importanza analizzare il comportamento del volume in relazione
all’andamento del prezzo ricercandone le anomalie. In una tendenza ribassista è più facile,
invece, osservare volumi mediamente decrescenti, se un trend si sviluppa senza volumi in
In generale è bene ricordare sempre che gli scambi aumentano vicino al massimo e
diminuiscono vicino al minimo. Fino a quando tale concordanza tra volume e prezzo si
mantiene valida, la tendenza in atto è tecnicamente affidabile; se invece la concordanza tra
trend e volumi viene a mancare si creano delle anomalie che vanno indagate e
formalizzate.
Se dopo una violenta correzione si assiste a una ripresa dei prezzi non
accompagnata da una ripresa dei volumi, il rimbalzo è da considerarsi
effimero. In questo caso appena riesplode la volatilità ribassista si potranno
aprire posizioni short.
Se durante una fase ribassista si assiste a una contenuta crescita dei prezzi
accompagnata da volumi in crescita, la fine della fase ribassista è vicina
poiché è probabile che ci si trovi di fronte ad una fase di accumulazione. In
questo caso la forza dei nuovi compratori non viene compensata da nuovi
venditori.
Vedi anche:
Open interest
Ogni singola candela, poiché rappresenta l’evoluzione dei prezzi nell’arco del periodo
analizzato, è carica dei risvolti psicologici dei trader. Ad esempio, una Marubozu White
Candle, che si caratterizza per l’apertura sul minimo e per la chiusura sul massimo, sarà
carica di aspettative positive anche per la candela seguente che possiamo aspettarci
rialzista.
Come regola generale, quando la candela apre sui minimi e chiude sui massimi siamo in
presenza di un ottimo segnale rialzista, viceversa un’apertura sui massimi e una chiusura
sui minimi rappresenta un chiaro segnale di debolezza. Minimi, massimi, apertura,
chiusura e range rappresentano gli elementi indispensabili per valutare l’umore degli
investitori, le cui principali manifestazioni sono tre: rialzo, ribasso e indecisione. Possono
esserci diverse varianti, ma tutte sono riconducibili a questi tre casi generali.
Una delle regole operative universalmente valide, in tutti i mercati e con tutti i time frame,
è di comprare quando i prezzi forzano un massimo storico assoluto. La candela che genera
nuovi massimi assoluti è importante che sia una white candle, possibilmente di ampiezza
maggiore della precedente o, meglio ancora, una Long White Marubozu Candle. Nelle
migliori rotture, il pullback non si presenta mai.
Quando è presente, denota una debole convinzione da parte degli operatori sulla forza del
rialzo e, per questo, è richiesta maggiore prudenza. Osserviamo attentamente il grafico che
segue.
Il titolo Tiscali è stato quotato a ottobre 1999, primo prezzo a sinistra nel grafico circa 7
Un numero è definito perfetto quando è uguale alla somma di tutti i suoi divisori
escludendo sé stesso.
Inizialmente studiati dai pitagorici, i numeri perfetti sono estremamente rari, il primo
numero perfetto è il 6, divisibile per 1,2,3 seguito dal 28, divisibile per 1, 2, 4, 7, 14.
La numerologia affascina sempre e, almeno per i numeri perfetti, possiamo stare tranquilli,
nessuno formalizzerà mai una teoria che li veda coinvolti nella previsione di target, livelli
tecnici o cicli temporali. Almeno me lo auguro!
Allora cos’è il fascino del numero perfetto? Il titolo lo lascerebbe immaginare, ma no, non
mi riferisco nemmeno ad un film di Hollywood, quanto più al sottile e infido fascino che
le cifre hanno nei confronti dell’uomo.
Il loro potere di irretire è enorme, basti pensare alla differenza emotiva tra 0,99 centesimi
e 1 euro, come valori sono praticamente identici ma come impatto emotivo sono distanti
anni luce.
Questo lo sanno bene gli esperti di marketing che, nel fissare un prezzo, stanno bene attenti
a farlo ricadere nell’ordine di grandezza immediatamente precedente, fosse anche per un
centesimo: 999,99 euro sembra pesare molto meno di 1.000 e anche se siamo consapevoli
che si tratta della stessa cifra la nostra mente si predispone all’inganno e arrotonda sempre
per difetto.
D’altronde, il motto della Rolls Royce era:
«Il prezzo si dimentica, la qualità rimane».
E che dire del petrolio? Dopo il massimo di luglio 2006 i corsi sono precipitati da quasi
80 dollari al barile a 50. Da questo livello i prezzi hanno iniziato un nuovo trend rialzista
che si è concluso a 100 dollari, la cosa curiosa è che la prima volta che quota 100 è stata
toccata ha visto un solo contratto scambiato: un trader ha fatto battere il prezzo rivendendo
subito dopo, in perdita, il contratto.
Quando è stato intervistato, questo trader ha dichiarato che l’acquisto è stata una
irresistibile tentazione, un acquisto fatto solamente per poter vantare di essere stato il
primo a far toccare quota 100 dollari al petrolio.
La resistenza di quota 100 ha portato il petrolio a stornare per qualche settimana, poi i
corsi hanno nuovamente testato il livello facendo esplodere la volatilità e portando i corsi
a nuovi massimi. Ora 100 è un valido supporto.
I numeri rotondi sono livelli da monitorare con attenzione, specialmente se la provenienza
dei prezzi è ricca di volatilità e direzionalità. I trend sostenuti e veloci sono sensibili alle
cifre rotonde che devono essere sempre osservate con l’analisi candlestick.
Un loro test va sempre valutato con attenzione. Spinning top, lower shadow per i supporti
e upper shadow per le resistenze sono segnali di indecisione che permettono di
individuare il cambio di umore nel titolo o nell’indice.
Vedi anche:
Un matematico, un ragioniere e un esperto di borsa
Nel trading professionale è fondamentale avere una visione neutra dei movimenti. La
paura e le nostre aspettative sono nemici insidiosi e potenti, capaci di irretire e offuscare
la capacità di analisi dei movimenti.
Ricercare le anomalie di prezzo, di volatilità o di volume richiede pazienza, costanza e
indifferenza sia alla perdita che al guadagno. Il contesto nel quale si forma un’anomalia
va investigato con attenzione per poter pianificare dei trade a rischio controllato e le
migliori occasioni risiedono dove le emozioni vengono distribuite con generosità dal
mercato. Osservate il prossimo grafico.
Si tratta della rappresentazione grafica di una sola giornata di Tiscali, l’11 gennaio 2008
quando il titolo fece una triplice anomalia, di prezzo, di volatilità e di volume. L’apertura
Da questi livelli i corsi si sono ripresi lentamente, con candele più piccole di quelle della
discesa nella prima parte del rialzo, con candele esplosive nella seconda parte. Il rialzo
si è arrestato alle 11.55, a 1,609, con una variazione percentuale di +0,12%. Da questo
livello si è creata una lateralizzazione con volumi in forte decrescita, un chiaro indizio
che il titolo stava riaccumulando perché non arrivavano venditori.
Da notare che 1,60 è il livello massimo dall’apertura e che la candela che l’ha recuperato
ha avuto uno spike di volume. 1,60 si qualifica come supporto chiave. Da questo livello i
corsi sono arrivati alle 17.20 a 1,7680, segnando un +10,02% con volumi in forte crescita
e quindi con un rialzo qualitativamente sano.
Osserviamo il movimento da un altro punto di vista, il grafico giornaliero. L’ultima
candela rappresenta il movimento dell’intera giornata con i relativi volumi in forma di
istogramma.
Le anomalie sono evidentissime: l’abbandono di quota 2 ha scatenato l’esercito dei
ribassisti, che hanno trovato facile battaglia fino a quota 1,5, raggiunta in appena 6 giorni
di scontro. Da questa quota i compratori hanno schierato nuove e fresche truppe ed è
iniziato il contrattacco, inatteso, forte, inesorabile. Le sorti del titolo si sono rovesciate e
da una forte perdita si è passati a un forte guadagno.
Ragionate sempre senza considerare i prezzi e provate a impostare una strategia con una
visione neutra.
Operare in borsa non è affatto un gioco. Si tratta di un lavoro che deve essere sorretto da
una volontà incrollabile in cui servono tempo, denaro e una buona preparazione teorica,
accompagnata da una corroborata esperienza personale.
L’esperienza permette l’aggiornamento delle teorie che, una volta adeguate, forniscono
nuovi spunti per altre esperienze, avviando un sistema di reciproco perfezionamento che
procede in crescendo verso l’ottimizzazione sia delle teorie stesse sia dei risultati.
Imparare dai fatti è una necessità.
Quando siamo convinti di essere diventati dei bravi trader non dobbiamo dimenticarci che
il rischio è sempre in agguato e che, anzi, rappresenta una costante che accompagna e
caratterizza il nostro lavoro come la polvere da sparo nelle mani di chi confeziona fuochi
d’artificio: per maneggiarla senza il rischio che esploda serve una grande professionalità
e molta prudenza, ricordando che non c’è nulla che si possa imparare una volta per tutte.
La vita è tutta un fluire di novità che continuamente tende a modificare le nostre
cognizioni, dobbiamo disporci ad accettare il nuovo, consapevoli che variare le nostre
convinzioni è un’opera ardua, poiché ci sembra di smentire noi stessi, ipotesi che senza il
ragionamento diventa inaccettabile.
Spesso preferiamo giocarci le cose più care, denaro compreso, piuttosto che ammettere di
avere sbagliato e mettere in discussione le nostre certezze che rappresentano le
convinzioni istituzionalizzate e diventano il nostro modo di vivere. Per operare
proficuamente in borsa serve equilibrio ed elasticità mentale.
Con il proposito di mettere in rilievo proprio questo comportamento, che spesso si rivela
catastrofico, sono stati presentati alcuni casi emblematici di bolle speculative e andamenti
anomali, casi non rari, che servono a farci riflettere e a rendere le nostre certezze meno
assolute. Certamente, la loro conoscenza non risolve il problema, ma può aiutarci a
La storia, anche quando affonda le proprie radici nel mito e nella leggenda, è maestra di
vita e fonte inesauribile di insegnamenti e di errori commessi nei secoli. Da sempre
l’uomo ha cercato di divinare il futuro e le Sibille, giovani vergini che svolgevano attività
mantica in uno stato di trance, indicavano il futuro a chi le interrogava.
Spesso il responso non era chiaro e si prestava a una duplice interpretazione: da questo
deriva l’uso di definire “sibillina” una previsione poco chiara. Tra le Sibille, la più
famosa è la Sibilla Cumana, somma sacerdotessa dell’ oracolo di Apollo e di Ecate,
oracolo situato nella città di Cuma.
L’astuzia nel rilasciare gli oracoli non è però stata sufficiente proprio alla Sibilla Cumana
che, come riporta Ovidio nel libro XIV delle Metamorfosi, ottenne dal Dio Apollo tanti
anni di vita quanti i granelli di sabbia che aveva stretto nella propria mano. Ben 1.000
anni di vita che divennero però una maledizione poiché la Sibilla si era dimenticata di
chiedere ad Apollo l’eterna giovinezza, e quello che sembrava un gran dono si rivelò una
fonte di sofferenza poiché la Sibilla divenne sempre più debole e avvizzita col passare del
tempo.
Occorre astuzia e, in particolare, bisogna aver ben chiaro quello che si chiede ad un Dio,
perché si corre il rischio di essere assecondati alla lettera. Allo stesso modo occorre
soffermarsi a riflettere su cosa è possibile chiedere all’analisi tecnica e al trading in
generale. L’analisi tecnica è una disciplina vastissima che può trarre in errore e ingannare
l’investitore poco attento, non è in grado di prevedere l’andamento di un titolo ma di
tracciare scenari, possibilità, gradi di rischio.
L’imperatore Helu chiese al generale Sun Tzu una dimostrazione delle sue capacità nel
condurre le truppe. La dimostrazione doveva essere effettuata non con dei soldati ma con
le donne dell’harem dell’imperatore. Sun Tzu suddivise le donne in due gruppi, ognuno
gestito da una delle due favorite dell’imperatore. Poi illustrò le regole che dovevano
seguire, guardare verso il cuore quando Sun Tzu diceva la parola avanti, guardare la
mano sinistra, quando diceva a sinistra, guardare la mano destra quando diceva a destra e
guardare alle spalle quando diceva indietro. Gli ordini furono dati tre volte e spiegati
cinque volte, poi iniziò la dimostrazione. I tamburi iniziarono a rullare e quando Sun Tzu
impartì i suoi comandi le donne scoppiarono a ridere.
Il generale Sun Tzu disse:
«Se le regole non sono chiare e le spiegazioni sono prive di infervoramento, la
LA FILOSOFIA DI FOX
Sorridi... così nessuno si accorge di quanto hai perso.
COSTANTE DI FOX
Perdi il denaro che investi.
POSTULATO DI FOX
Se stai guadagnando, non ti esaltare. Il toro si azzopperà.
NORME DI DISEGNO
Prima tracciate le figure grafiche, poi trovate i punti che vi corrispondono.
Ogni figura deve essere rintracciabile, e fallire sempre nello stesso modo.
Non credete alle figure grafiche: contateci ciecamente.
LEGGE DI DOW
La probabilità che il mercato salga è inversamente proporzionale alla sua desiderabilità.
TEOREMA DESOLANTE
Non puoi guadagnare.
Non puoi pareggiare.
Non puoi uscire vivo dal mercato.
LEGGE DI SLOPOWE
Ognuno di noi ha un’opinione sui mercati che non si avvera.
TEOREMA DI STOCKSELL
Se sembra facile analizzare un grafico, è difficile.
LEGGE DI STURGEON
I momenti inutilizzabili di un movimento costituiscono il 90% del movimento.
LEGGE DELL’INEFFABILE
Non appena si prevede qualcosa:
se è buono, non si avvera.
Se è cattivo si avvera oltre le previsioni.
LEGGE DI LETTER
L’utilità prevista di una qualsiasi newsletter è inversamente proporzionale alla sua reale
utilità una volta comprata.
LEGGE DI MANERO
Il mercato crolla di venerdì sera.
LEGGE DI FANTON
Chi sa operare, opera.
Chi non sa operare, insegna.
Chi non sa insegnare, fa consulenza.
Corollario
Chi non sa fare consulenze, gestisce patrimoni.
OSSERVAZIONE DI FANTON
Gli esperti di borsa non guadagneranno mai operando.
Corollario
Se lo facessero, non farebbero più gli esperti di borsa.
"la storia,
pur con qualche variante,
si ripete.
Sempre! "
Per un trader la conoscenza delle tecniche, dei mercati, delle insidie, della storia e di tutto
quello che gravita intorno a un prezzo è indispensabile anche se spesso, a causa di una
insana fretta, il trader dimentica che può pagare col tempo quello che altrimenti dovrebbe
pagare col denaro.
www.traderpedia.it
www.traderencyclopedia.com (edizione inglese)
Black box. Scatola nera; nei trading system è un sistema chiuso che genera segnali ma che
non permette di modificare e vedere i parametri che costituiscono il motore operativo
della strategia.
Bull. Toro; nel mondo del trading rappresenta le fasi rialziste del mercato. Questa
associazione nasce dal fatto che il toro carica le proprie prede con le corna dal basso
verso l’alto.
Denaro o bid. Nel book è la proposta di acquisto; generalmente si dice che un titolo è in
Direzionalità. L’andamento del mercato può essere più o meno direzionale a seconda
della sua qualità e della decisione dei movimenti. Un mercato si dice direzionale quando
cresce o cala con poche indecisioni. Si combina con la volatilità.
Elliott. Ralph Nelson Elliott, teorizzatore della teoria delle onde omonime che, nelle
intenzioni dell’ideatore, è in grado di individuare le fasi attuali del mercato ipotizzando
quelle future. Questa particolare tecnica trova scarsa diffusione tra i trader che ne
criticano principalmente l’enorme numero di interpretazioni possibili.
Etf. Fondi che replicano fedelmente il sottostante. Sono strumenti finanziari utili per
investimenti su indici esteri, materie prime e, in generale, per una differenziazione del
portafoglio di medio lungo periodo.
Equity Line. Nei trading system è la curva dei profitti, la rappresentazione grafica degli
incrementi e dei decrementi della performance di una strategia.
Future. Un future è un paniere di titoli, il future S&P/Mib contiene tutti i titoli dell’indice
S&P/Mib in diverse percentuali a seconda della capitalizzazione del titolo.
Gain. Guadagno.
Gann. William Delbert Gann, famosissimo trader che fece una fortuna nei mercati
finanziari grazie a tecniche da lui stesso teorizzate. I suoi contributi più noti all’analisi
tecnica sono gli angoli di Gann e la formalizzazione di alcune figure dei prezzi. A
Lettera o ask. Nel book rappresenta le proposte in vendita. Generalmente si dice che un
titolo è in lettera quando viene venduto senza attendere nel denaro l’incrocio delle
proposte.
Long. Operazione al rialzo, più lo strumento finanziario sale di prezzo e più si guadagna.
Loss. Perdita.
Macd. Famosissimo indicatore che basa la propria costruzione su tre medie mobili.
Multiday. Su più giorni; un’operazione o una strategia si dicono multiday quando non
prevedono la chiusura tassativa all’interno della giornata ma prevedono il mantenimento
delle operazioni per più giornate.
P/E. Price earning; in analisi fondamentale è il rapporto tra il prezzo di un titolo azionario
e l’utile per azione.
Payoff ratio. Rapporto fra l’operazione media vincente e l’operazione media perdente.
Pista ciclica. Indicatore che consiste nella misurazione della differenza del prezzo dalla
sua media mobile.
Resistenza. Zona dei prezzi che causa un arresto alla crescita dei corsi.
Rsi. Famoso indicatore in grado di misurare la pressione dei prezzi sul tempo.
Sar. Acronimo di “stop and reverse”; quasi un sistema automatico. È un indicatore che
ingabbia il trend presentandosi sopra ai prezzi nelle fasi ribassiste e sotto ai prezzi nelle
fasi rialziste.
Scalper. Trader che utilizza esclusivamente lo scalping per ricavare segnali operativi
intraday.
Slippage. Differenza di rendimento tra ciò che realmente fa un trader e ciò che fa la
strategia automatica.
Supporto. Zona dei prezzi che causa un arresto al calo dei corsi.
Stop loss. Ammontare della perdita massima che si è disposti a sopportare. Quando scatta
lo stop loss la posizione viene chiusa.
Trailing profit o trailing stop. Particolare stop di protezione dei guadagni, si aggiorna a
ogni nuovo massimo dello strumenti finanziario al quale è applicato.
Trend. Direzione dello strumento finanziario, varia in funzione del time frame di
osservazione e si distingue in rialzista, ribassista o laterale.
Barry Rudd, Stock Patterns for Day Trading, Trader Press, Greenville, South Carolina,
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David & Tom Gardner, The Motley Fool Investment Guide, Simon & Schuster, New York,
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David & Tom Gardner, The Motley Fool You Have More Than You Think, Simon &
Schuster, New York, U.S., 1998.
Edward Allen Toppel, Lo Zen in Borsa, Sperling & Kupfer Editori, Grafica 90, Pioltello,
Milano, 1994.
Gianni Lo Martire, La Borsa Valori, Cisca, Villanova del Ghebo, Rovigo, 1998.
Jon J. Murphy, Analisi tecnica dei mercati finanziari, Ulrico Hoepli, Milano, 1997.
Mauro Pratelli ed Edoardo Varini, Visual Trader II, Trading Library, Milano, 2006.
Martin J. Pring, Analisi tecnica dei mercati finanziari, McGraw-Hill, Libri Italia, Milano,
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Perry Kaufman, Smarter Trading, McGraw-Hill, Greenville, South Carolina, U.S., 1995.
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Extraordinary Passions It Aroused, Paperback, 1999.
Nanni Negro, titolo originale Primitive, Arcaic and Modern Economies, Einaudi, Torino,
1980.
Per molti trader lo stress e l’ansia sono componenti inscindibili dalla propria attività,
anzi, sono talmente fusi nella loro personalità che una loro mancanza snaturerebbe il
carattere di molte persone. Fortunatamente per me non è così e, anzi, posso permettermi di
considerare lo stress un vizio da non assecondare. Niente unghie mangiucchiate davanti al
monitor, niente imprecazioni che se venissero udite dal Padre Eterno scatenerebbero
iraconde rappresaglie e, infine, niente mucchietti di puzzolenti sigarette fumate
nervosamente una dietro l’altra. Personalmente sono più per i vizi scenici e, da buon
vizioso, alle sigarette preferisco i sigari, ovviamente cubani, che consumo in quello che
per me è piacere solitario. Li ho fumati quasi tutti e in molteplici formati ma il mio
preferito è il taglio robusto, da intenditori, importante e considerato il monarca assoluto
dei sigari, in particolare il Cohiba che trovo superlativo. Questo libro ne è impregnato,
molte pagine sono state scritte con un sigaro in bocca e un buon brandy che ne mitigava la
ruvidità sul finire della fumata.
Che volete farci, so benissimo che fumare fa male alla salute, ma anche perdere soldi in
borsa crea danni al fegato per non parlare di tutto quello che mangiamo o respiriamo.
Passateci sopra, la passione che traspare da queste pagine è anche il frutto del clima di
piacere e di relax con il quale ho scritto questo libro. Per il mio trading personale mi
affido a robusti trading system che ho creato per la speculazione sui futures, ho quindi
molto tempo libero a mercati aperti ma, paradossalmente, queste pagine hanno visto la
luce dalle profonde tenebre della notte o al caldo crepuscolo. Non sono state poche le
serate dedicate alla scrittura, anche la mattina presto, prima di cominciare a seguire i
sistemi, ho sempre avuto tempo per qualche pagina di correzioni o integrazioni in un
continuo lavoro di miglioramento.
La musica ha accompagnato per un buon 50% la stesura di questo libro regalandomi
momenti in cui le pagine fluivano veloci e senza intoppi, dal jazz all’heavy metal di
Metallica, Guns&Roses, Blaze e dei miei prediletti Iron Maiden, che ascolto, senza
stufarmi mai, da oltre 25 anni. Chissà cosa penserebbe uno psichiatra di un amante del jazz
e dell’heavy metal, dei borghesi sigari e delle ribelli custom dell’Harley Davidson. Tutto
sommato preferisco tenermi la curiosità.
Grazie quindi a voi che avete letto questo libro. Non mi resta altro che augurarvi un buon
trading, ricordandovi che è sempre meglio pentirsi di aver fatto una scelta che rimpiangere
di non averci provato. Ora, col vostro permesso, credo di essermi meritato un buon sigaro
Stefano Fanton
stefano.fanton@traderpedia.it
http://www.traderpedia.it/