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Nell'omelia per l'apertura del Sinodo, il Santo Padre ha preso spunto dal

passo del vangelo di Marco 10,17, dove un uomo ricco va incontro a


Gesù mentre egli andava per strada, sottolineando che molte volte i
vangeli ci presentano Gesù ‘sulla strada’, mentre si affianca al cammino
dell'uomo, ponendosi così all'ascolto delle domande che abitano e
agitano il suo cuore. Questo è il nostro modello di riferimento, un
modello dinamico, che pone tutti sullo stesso piano, nella stessa
condizione, egualitario: siamo tutti in compagnia, ognuno dell'altro,
nessuno è già arrivato; ognuno ha bisogno di sostegno, di
accompagnamento. Possiamo cambiare pertanto l’immagine e la
struttura della Chiesa: da un modello statico, piramidale, verticistico e
gerarchico, com'era prima del Concilio Vaticano II, ad un modello
dinamico, orizzontale e trasversale, cioè processionale, perché tutti in
cammino di sequela a Cristo. Allora dobbiamo assumere lo sguardo di
Cristo per l’altro, guardare con gli occhi di Gesù, con gli occhi del
cuore; ma il cuore non deve essere chiuso nelle sue remore, nei suoi
pregiudizi, nelle sue paure, ma deve diventare un cuore che si dona, che
ama, che cerca il bene dell’altro; un cuore aperto, squarciato, un cuore
lacerato dall’amore per l’altro.
Incontrare, Ascoltare, Discernere
Il Sinodo è un evento, ma è anche un’opportunità per cogliere il senso
profondo della Sinodalità, che è un modo di essere e deve diventare uno
stile di vita.1
INCONTRARE: Sinodo e Sinodalità sono termini usati per la chiesa e i
cristiani da sempre. Il Sinodo si celebra, la Sinodalità si vive; il culmine
della Sinodalità lo si vive nella celebrazione comunitaria dell'Eucaristia.
Sinodo e Chiesa sono sostanzialmente la stessa cosa. Noi o siamo Uniti
o non esistiamo: presbiteri, fedeli, religiosi, sposi, o sono in comunione
oppure non sono (Chiesa). Sant'Ignazio definiva i cristiani "sinodoi"
cioè coloro che camminano insieme. Sinodalità piuttosto che
corresponsabilità, perché la corresponsabilità è segno e conseguenza di
una autorità centrale, che polarizza la gestione e chiama gli operatori a
collaborare laddove manchino le forze. Una Chiesa vissuta non come
società perfetta, ma come Sacramento di Salvezza, una Chiesa

1 Cfr. Commissione Teologica Internazionale “La Sinodalità nella vita e nella missione della
Chiesa”, 02/03/2018
estroflessa, cioè tutta rivolta e impegnata verso l'esterno, alla società
umana. Una Chiesa che rimanda a Dio che l'ha generata, la sostiene, la
purifica, la salva e la glorifica. La Chiesa è dunque una realtà dinamica
perché è relazione: verticale, in ascolto dello Spirito Santo; orizzontale,
in ascolto degli altri, ma anche e soprattutto degli ultimi, dei deboli,
degli abbandonati a se stessi, degli estromessi, dei lontani.
ASCOLTARE: Cercare ciò che lo Spirito ci dice, è diverso dal cercare
ciò che mette insieme la più larga maggioranza. C'è senz'altro il rischio
che si scada nel parlamentarismo, nel potere assembleare: ma vi è la
necessità, più che del diritto di ciascuno di intervenire e di parlare (solo
di quello che penso "io"), del dovere di ciascuno di ascoltare (chiunque
sia suscitato a parlare).
Ascolto rivolto anche e soprattutto alle richieste, alle povertà, alle
situazioni che pressano dall'esterno la Chiesa e necessitano di risposte
universali, espresse con un linguaggio autentico e veritiero, che
permetta un confronto dialogante. Un ascolto attento e coraggioso dei
«gemiti dello Spirito» (cfr Rm 8,26), per giungere in comunione di
intenti ad un autentico discernimento comunitario. “Ascolto di Dio fino
a sentire con Lui il grido del Popolo. Ascolto del Popolo, fino a
respirarvi la Volontà cui Dio ci chiama”. 2
DISCERNERE: Una Chiesa giovane, cioè sempre nuova, consapevole
che ciò che la sospinge e la rinnova, non è la diversità dal passato, ma il
dialogo interno ispirato e suscitato dal continuo confronto con e sulla
Parola di Dio. Non si può rischiare di insistere sull'ostinato e radicale
rispetto di una Tradizione bloccata e sterile, perché fuori contesto,
riferita al passato e non più attuale: quella del "Si è fatto sempre così!".
Allo stesso tempo, tendere all'originale, non significa per forza
perseguire ciò che è diverso dal precedente, rincorrendo le novità del
tempo presente; né riproporre ostinatamente il medesimo modello,
identico a quello iniziale, peraltro evoluto in un contesto ormai passato.
Essere sinodali significa in definitiva vivere la "Tensione Escatologica",
ed è ciò che rende la Chiesa veramente feconda, cioè capace di novità.
Fare discernimento per decidere insieme come agire per vivere al
meglio la missione evangelizzatrice, costitutiva della Chiesa.

2 Commemorazione del 50° Anniversario dell'istituzione del Sinodo dei Vescovi, papa Francesco,
Aula Paolo VI 17/10/2015

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