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Per imparare a camminare insieme: Incontrare, Ascoltare, Discernere

Nell'omelia per l'apertura del Sinodo, il Santo Padre ha preso spunto dal passo del vangelo
di Marco 10,17, dove un uomo ricco va incontro a Gesù mentre egli andava per strada,
sottolineando che molte volte i vangeli ci presentano Gesù ‘sulla strada’, mentre si
affianca al cammino dell'uomo, ponendosi così all'ascolto delle domande che abitano e
agitano il suo cuore. Questo è il nostro modello di riferimento, un modello dinamico, che
pone tutti sullo stesso piano, nella stessa condizione, egualitario: siamo tutti in compagnia,
uno dell'altro, nessuno è già arrivato; ognuno ha bisogno del sostegno e
dell'accompagnamento degli altri.
INCONTRARE: occorre essere veramente aperti all'incontro, senza giudicare l'altro,
senza pregiudizi, riserve, timori od ostilità. E ancora, non possiamo avere nel cuore quella
compassione che assomiglia più alla commiserazione di chi si sente migliore, più avanti o
già arrivato. Dobbiamo scendere dall'albero, sul quale ci siamo arrampicati, per sentirci
meno insignificanti, meno invisibili agli altri; ma anche, meno invisibili degli altri, agli
occhi di Gesù, che sta passando per la strada.
ASCOLTARE: occorre innanzi tutto valorizzare, non valutare l'altro; non confrontare, per
non comparare e non fare graduatorie; distinguere, non per dividere e contrapporre, ma
per metterci in una relazione proficua e costruttiva con l'altro, evitando giudizi di valore.
Ascolto, rivolto anche e soprattutto alle richieste, alle povertà, alle fragilità che ci
interpellano e pressano dall'esterno la Chiesa. Un ascolto attento e bendisposto, fondato
sulla fedeltà, cioè, su due princìpi irrinunciabili, di obbedire e di osservare, sul modello di
Maria che ha ascoltato, ubbidito e conservato «tutte queste cose nel suo cuore» (cfr Lc 2,52).
DISCERNERE: Molto si potrebbe dire sui criteri di discernimento da utilizzare al
momento di affrontare i diversi spiriti che si agitano nel cuore di ogni persona:
normalmente hanno diverse origini, sia dall’interno, cioè derivanti dalla formazione,
dall'educazione familiare, dal proprio istinto e dalla propria personalità; sia dall'esterno,
costituiti quindi da influenze culturali e ambientali, oppure spirituali, in forma di
ispirazioni o illuminazioni infuse dallo Spirito di Dio. A volte, tali suggestioni, pulsioni e
tentazioni, che di solito tendono a destabilizzare, agitare, deprimere, confondere,
provengono da spiriti maligni o da persone a loro volta influenzate e inclini a operare il
male. In sostanza ci troviamo spesso a dover lottare con tensioni intime opposte, tra le
ragioni della mente, le pulsioni viscerali dell’istinto e la volontà del cuore, che stenta a
fare sintesi in questo burrascoso “combattimento spirituale”.
Tentando di individuare uno strumento che favorisca questa indispensabile opera di
discernimento, si può proporre di verificare di volta in volta, quale risposta ci sentiamo e
ci troviamo a dare, all'eterna domanda che Dio rivolge ad Adamo nel giardino presso
l'Eden: "Dove sei?".
Un altro utile criterio, un altro elemento dirimente, cioè utile a distinguere e fare
chiarezza, consiste nell'adottare come stratagemma quello di usare il tempo a nostro
favore, al fine di smorzare il turbine di tensioni contrastanti. Infatti, ogni vorticoso fremito
che ci sospinge a dare risposte e soluzioni, spesso affrettate o azzardate, con il trascorrere
del tempo, pian piano scema, si dissolve come la nebbia e si deposita come la polvere
alzata da una folata di vento. Questo accade specialmente se a provocarlo è colui che è
foriero di agitazione, confusione, fretta e frenesia; altrimenti, se tali tendenze ed
ispirazioni hanno origine buona e sono destinate al bene, si ripresentano, insieme ad una
pace intima e rassicurante.

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