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EDITORIALE…………………………………………...3
Chiarificazione iniziale
nella pratica con i Salmi , Elenandro XI………………...5
Il potere dei nomi nello gnosticismo, Mesiak A:::I:::……10
Mangiando una noce, Efesto I:::I:::………………………12
Il cuore e la mente, Nebula A:::I:::……………………….15
Riflessioni sulla teurgia
Nel Martinismo, Immanuel S:::I:::I:::…………………….17
Corpus Hermeticum, Iris A:::I:::…………………………21
Pistis Sophia Ermes S:::I:::I:::…………………………….w
La camera nuziale celeste, Arpocrate I:::I:::……………...26
I tre cerchi e i tre tempi, Amelia I:::I:::…………………...28
Cohen e Martinisti………………………………………..32
Detti dei padri del deserto dell’Hesychia………………...36
AMMISSIONE AL MARTINISMO……………………..38
EDITORIALE
Di Elenandro XI G.M.
Spesso capita di osservare “iniziati” e sinceri cer- 3. Sono consapevole che il novero strumentale è
catori spirituali percorrere più di un sentiero e ine- solamente l’espressione fattiva ed esteriore di una
vitabilmente frammischiare, dando vita ad un mi- “filosofia”, di un “mito fondativo” e di una trama
scuglio di dubbia utilità, pratiche, precetti e pre- energetica che ne sono l’autentica radice?
scrizioni.
Sarebbero sufficienti, quindi, queste tre semplici
La frammentazione informativa che caratterizza domande, atte a saggiare la modestia e l’ingegno,
l’odierna società, l’apparente facilità di accedere per dare novella e profonda lettura ad accadimenti
tramite il web a concetti e contenuti, la mancata di vita interiore e di vita esteriore. I quali potreb-
selezione delle maestranze, i dubbi personaggi che bero svelare il perché della “mancanza di fermez-
infestano il sottobosco esoterico e iniziatico e il za” o “dell’ingordigia” operativa-rituale che con-
decadimento cognitivo e percettivo dell’uomo duce molti ad essere più prossimi a girovaghi sen-
contemporaneo sono le radici profonde della con- za fissa dimora, che ad iniziati.
fusione rituale ed operativa a cui stiamo assisten-
do. Ovviamente tali accadimenti, sia nella loro Dobbiamo comprendere come non sia proficuo la-
singola individualità e sia nel loro complesso, sciarsi confondere, condizionare e confortare da
hanno un minimo comun denominatore insito – un’analisi superficiale degli strumenti. I quali po-
come accennato – nella debolezza intellettuale- trebbero essere sì simili nella forma, ma essere
psicologica dell’operatore o dell’iniziato: la non dissimili, e quasi sempre lo sono, nelle radici da
comprensione del senso profondo, che è posto ol- cui essi traggono la linfa e nella cagione che ani-
tre le apparenze formali, docetiche e rituali. In so- ma la loro prospettiva.
stanza è esso l’incapacità di comprendere come L’iniziato deve riuscire ad andare oltre il bisogno
ogni percorso reale, non risponde alle esigenze del del proprio dolente ego, le tenebre delle proprie
singolo, non è frutto delle contingenze del tempo sicumere e la suggestione delle proprie fantasie.
e dello spazio, non è succedaneo ad altri viatici, Ecco quindi come lo studio della “meccanica e
ma rappresenta un unico e come tale ha pesi, mi- della filosofia” del rituale sono basamenti assolu-
sure e cadenze proprie. tamente imprescindibili per l’edificazione del
tempio interiore.
Ecco perché sarebbe utile e necessario, onde pro- Uscire da siffatta logica è condannarsi ad una sor-
gredire realmente, porsi costantemente alcune ta di bulimia operativa, con le crisi di alimentazio-
semplici domande. ne dello spirito e della psiche (e immancabilmente
del fisico) che ciò comporta.
1. Sono minimamente avanti nel cammino, che re-
puto principale, per governare, per comprendere e
per discernerne quanto sia utile, buono e necessa-
rio per la mia crescita interiore?
2. Sono compatibili i due percorsi che vorrei af-
fiancare o sovrapporre?
Ogni pratica ha inizio con la purificazione del cor- modo assolutamente incontrovertibile la nostra
po, della mente e dell’anima. È quindi necessario “dinamica istanza psichica/spirituale”: ciò che
avvicinarsi ad essa in uno stato di profondo equili- realmente aneliamo. Ovviamente è necessario che
brio e consapevolezza interiore, onde evitare che ciò sia di utilità al nostro risveglio spirituale, op-
malevoli pensieri, turbamenti eccessivi dell’anima pure per evitare un danno o sollevare dal bisogno
ed inappropriate condizioni fisiche inficino la pra- e dalla sofferenza qualcuno che è inerme e, in de-
tica e sommino disagio a turbamento. Da qui la finitiva, che non rechi danno a nessuno. Quanto
purificazione, che nel suo reale significato si chiediamo non deve essere a discapito, o privazio-
estrinseca nel rimuovere quanto è eccedente, ne o nocimento di altri, ma in ottemperanza della
estraneo e mondo dalla nostra reale natura. Fruga- legge divina ed espressione dell’amorevole fratel-
lità alimentare, morigeratezza nel comportamento lanza che tutti unisce. Inoltre sarebbe proficua re-
e castità nelle ore precedenti saranno l’utile profi- gola che questo nostro desiderare, sanare e riceve-
lassi propedeutica al nostro lavoro con i Salmi: ad re avvenisse non per noi, ma per altri, oppure che
esse necessariamente dovrà seguire l’enfatizzazio- fosse propedeutico al nostro compimento spiritua-
ne del distacco dal quotidiano, attraverso ad esem- le. Infine ricordiamoci che il sommo e reale bene
pio delle abluzioni, il suono di una campanella e è quello che viene compiuto in segreto silenzio.
l’offerta di grani di incenso. In semplici parole è Riporto, prima di calarci nell’esposizione delle
impellente predisporsi al divino, sacralizzando noi pratiche, un'avvertenza generale del lavoro con i
stessi e lo spazio circostante da quanto riteniamo Salmi, la quale ci suggerisce come essi, sia nella
impuro, corrotto e corruttore. Terminata la fase loro forma estesa o di singolo versetto o parola,
preparatoria, in guisa del genio e del temperamen- debbano esprimere armonia e musicalità. Leggia-
to di ognuno di noi1, è fondamentale focalizzare in mo in Principi e Norme della Liturgia delle Ore
(PNLO) quanto segue: “I salmi non sono letture,
1 ISACCO: «Io sono del parere che senza una grande pu- non sono preghiere scritte in prosa, ma poemi di
rezza del cuore e dell'anima e senza l'illuminazione del- lode. In verità, infatti, tutti i salmi hanno un certo
lo Spirito Santo non sia possibile comprendere tutte le carattere musicale, che ne determina la forma di
specie della preghiera. Tali specie sono tante, quante in
esecuzione più consona. Per cui anche se il salmo
un'anima, o meglio, in tutte le anime, possono esservi
prodotti i generi e le forme differenti. Pertanto, sebbene viene recitato senza canto, anzi da uno solo e in
risulti che per l'inettitudine del nostro cuore noi non riu-
sciremo a individuare tutte le specie proprie della pre- allorché è preso di mira dall'assalto delle tentazioni; in
ghiera, tuttavia, per quanto la mediocrità della mia espe- un modo, allorché chiede il perdono per i propri peccati,
rienza lo consentirà, tenteremo in ogni modo di discor- in un altro, quando domanda l'acquisto d'una grazia o
rerne. Infatti, secondo il grado della purezza, alla quale prega per ottenere la sicura estinzione di qualche vizio;
ogni anima tende, e secondo la disposizione effettiva, in in un modo, allorché si sente contrito nella considera-
cui, o per motivi esteriori o per la sua operosità, ogni zione dell'inferno e per il timore del giudizio futuro, in
anima si perfeziona, quelle varie specie di preghiera in un altro, quando s'infiamma per la speranza e il deside-
ogni momento si modificano; ne segue allora con cer- rio dei beni futuri; in un modo, allorché si trova nelle
tezza che da nessuno possono essere pronunciate pre- necessità e nei pericoli, in un altro, quando vive nella si-
ghiere sempre uguali. E in realtà ognuno prega in un curezza e nella tranquillità; in un modo, allorché viene
modo, allorché si sente lieto, e invece prega in altro illuminato dalla rivelazione dei misteri celesti, in un al-
modo, quando si sente oppresso dal peso della tristezza tro, quando si sente represso dalla sterilità in fatto di
o della disperazione; prega in un modo, quando si sente virtù e dall'aridità in fatto di aspirazioni. (Giovanni Cas-
forte per i successi del suo spirito, e in un altro modo, siano “Lezioni Spirituali”)
silenzio, deve sempre conservare il suo carattere l'involucro grossolano del nostro corpo fisico e
musicale: esso offre certo un testo di preghiera della nostra mente. Ecco il perché del silenzio,
alla mente dei fedeli, tuttavia tende maggiormente della ripetizione, dell'appartarsi; momenti e movi-
a muovere il cuore di quanti lo cantano, lo ascol- menti necessari onde isolare mente e corpo da
tano e magari lo eseguono con il salterio e la ce- ogni istanza esteriore e porci in ascolto di una, o
tra (n. 103). più voci, che perennemente sussurrano in noi. È
questo, in definitiva, un viatico teso alla contem-
Inoltre in questa particolare pratica, così come in plazione delle ombre, e di quanto fra esse si muo-
tutte le pratiche, sarebbe bene aver presente quan- ve nelle profondità del nostro animo.
to scritto da S. Agostino: “i pappagalli e le ghian-
daie qualche volta sono addestrati dall’uomo a Vediamo adesso alcune utili tecniche:
emettere delle voci che loro non capiscono. Ma
l’uomo ha il privilegio unico di avere l’intelligen- a) La Preghiera Monologica. Essa trova origine
za. Allora dobbiamo gustarli i salmi che cantia- nell’esicasmo e si connatura per la scelta di una
mo, così il canto diventa preghiera e la nostra singola parola o di un versetto isolato, rappresen-
preghiera può venire esaudita “. tativo ed evocativo di un Salmo. Andremo quindi
ad individuare, all’interno dei capitoli del Salterio,
Comprendere quanto cerchiamo di ottenere; com- quella singola parola o frase la cui forza e bellezza
prendere lo strumento che utilizziamo; compren- saranno in grado di dissetare la nostra arida mente
dere le vere motivazioni della nostra pratica; com- e lenire i turbamenti della nostra anima. La pre-
prendere in definitiva noi stessi. Ecco quanto ci è ghiera monologica può essere semplice o sincro-
richiesto al fine di sgombrare il campo dalle facili nizzata. In entrambi i casi è necessario essersi pre-
suggestioni e dalle temibili illusioni dell’Io. parati come in precedenza indicato: acquietare e
Se dobbiamo avvicinarci ai Salmi, così come ad purificare il corpo, la mente e l’anima.
ogni altro strumento, con lo spirito dell'obbligo,
del dovere, della consuetudine, con pigrizia e con a.1) La Preghiera Monologica Semplice si con-
ignoranza allora è bene desistere. All'animo e alla natura dalla recita, per un numero indefinito di
mente sterili, corrisponde un campo sterile e un volte, della parola o del singolo brano scelto. Que-
ben magro raccolto, in quanto è nel nostro animo sta costante ripetizione può essere vocalizzata op-
e nella nostra mente che si dovranno sviluppare i pure espressa nel silenzio della mente. I principali
frutti della conoscenza e del divino ristoro. effetti che ne derivano sono quelli di acquietare in
Comprendere i capitoli del Salterio ha un ampio modo profondo la nostra psiche, di isolarci dal
significato. Il quale trae movenza dalla loro storia, mondo esteriore e di ricercare, in forza del verset-
si protende nel significato letterale e si conclama to o della parola individuati, quel sottile influsso
nel senso profondo di questi componimenti; sola- ardentemente auspicato e bramato.
mente in presenza di tale trittico conoscitivo, sarà
possibile, dando vita al giusto Salmo o al retto
versetto, solleticare, come un'arpa, le corde del a.2) La Preghiera Monologica Sincronizzata, ri-
nostro essere e del divino. chiede un impegno e una capacità superiore alla
prima. È necessario trovare una posizione comoda
Molte sono le avvertenze, in merito all’opera la- e successivamente porre in essere una respirazione
boriosa con il Salterio, dove è raccomandato di te- regolare e profonda suddivisa in tre tempi (inspi-
nersi in ascolto con il cuore, e questo a suggerire razione, trattenimento ed espirazione). Modula il
come gli effetti della nostra azione, si traducano in tuo respiro sul tuo battito cardiaco, fino a quando
risposte che prendono forma e sostanza di un tipo essi, in quiete, saranno cosa unica. Successiva-
“diverso di pensiero”. Esso non è più quel pensie- mente potrai operare sia attraverso il suono della
ro reattivo frutto del nostro relazionarci nel quoti- tua voce, sia per mezzo del silenzio. Nel primo
diano e non è neppure il pensiero passivo che noi caso ripeti la parola o il brano scelto a seguire di
subiamo a causa dei dinamismi di una mente e di ogni fase (inspira/recita; trattieni/recita; espira/re-
un’anima ineducate. È un pensiero sottile e reale cita), nel secondo poni in essere ad una circolariz-
frutto ristoratore del solleticare, attraverso i Salmi, zazione interna dove la ripetizione è coincidente
quel “mondo secreto e profondo” celato oltre con le fasi della respirazione. È consigliabile an-
2 La denominazione di penitenziale è stato dapprima rife- 3 Nel paragrafo che segue ho predisposto alcuni utili ver-
rito al solo salmo 51 setti.
EQB 8 Marzo 2022
te ripreso da tutto il complesso della Scrittura.
Essa riflette tutti i sentimenti, di cui può essere
capace la natura umana, e si adatta con sufficien-
te proprietà e convenienza ad ogni stato e a tutte
le tentazioni. E in realtà questo versetto contiene
l'invocazione a Dio di fronte a tutte le difficoltà,
contiene l'umiltà d'una pia confessione, contiene
la vigilanza in vista d'ogni sollecitudine e timore,
la fiducia d'essere esauditi, la confidenza d'un
aiuto sempre presente e disponibile. E di fatto, chi
sempre invoca il proprio protettore, è sicuro che
quello è sempre presente. Questo versetto contie-
ne l'ardore dell'amore e della carità, ha la visione
delle insidie e la paura dei nemici, dai quali l'ani-
ma, osservando sé stessa, ammette giorno e notte
di non poter essere liberata senza l'aiuto del pro-
prio protettore. Questo versetto è un muro inespu-
gnabile, una corazza impenetrabile e uno scudo
ben sicuro per tutti coloro che sostengono gli at-
tacchi dei demoni. Esso non ammette che disperi-
no dei rimedi per la loro salvezza coloro che ven-
gono a trovarsi in preda all'accidia, all'ansietà
dell'animo e alla tristezza, o comunque depressi,
poiché dichiara che colui che viene invocato os-
serva costantemente le nostre lotte e non è lonta-
no da chi lo invoca. Questo versetto ci ammonisce
a non doverci insuperbire troppo per i successi
del nostro spirito e per la letizia del nostro cuore,
e a non gonfiarci nei momenti della prosperità, vi-
sto che non è possibile, com'esso attesta, perseve-
rare in quello stato senza la protezione di Dio,
dato che esso non è soltanto un'espressione di
continua preghiera, ma anche una supplica per
essere aiutati al più presto. Questo versetto, ripe-
to, risulta necessario e utile per chiunque di noi
venga a trovarsi in qualsiasi occorrenza5.
L’antica sapienza ha spesso posto l’attenzione sul Un'altra interessante nota che mi ha colpito relati-
del potere dei nomi, della parola, dei suoni e della va alla parola/nome la troviamo nel vangelo di Fi-
vibrazione. lippo al versetto 19:
Un elemento acustico è presente ed interviene nel
momento in cui viene descritta la genesi del mon- “Gesù è un nome segreto, Cristo è un nome mani-
do o dell’uomo, anche sotto la descrizione di sof- festo. Infatti Gesù non esiste in nessuna lingua,
fio, il suono è quindi spesso inteso come creatore tuttavia il suo nome è Gesù, come lo hanno chia-
o sta ad indicare una certa volontà di potere e di mato.
potenza. Quanto a Cristo il suo significato è messia in si-
Questo aspetto lo si trova in tutte le tradizioni e riaco e xxxxxxx in greco.
coinvolge anche l’uomo su questo piano nella sua Ad ogni modo, tutti gli altri lo chiamano secondo
più intima essenza, le parole e i nomi sono suoni, i la lingua di ciascuno di loro.
nostri pensieri sono costituiti da parole e attraver- Nazzareno è l’unica cosa che è stata rivelata di ciò
so quest’ultimi noi interagiamo col il mondo este- che è sconosciuto.
riore ed interiore influenzandolo e modificandolo,
manifestando cosi la nostra volontà. Ed è proprio attraverso il potere dei nomi segreti e
Allo stesso modo nella tradizione gnostica trovia- dei sigilli che l’anima gnostica può risalire i sette
mo una descrizione allegorica di come i nomi ma- cieli/pianeti per riconquistare il suo posto perduto,
nifestino la loro influenza sulla creazione quater- tornare al pleroma il regno attorno al padre, dove
naria assumendo cosi un ruolo molto importante. aveva dimora prima della caduta pneumatica.
Nell’ ipostasi degli arconti il Demiurgo viene no- Ma nel compiere questo viaggio è ostacolata dagli
minato in modo differente in base alla capacità di arconti, ognuno dei quali presiede un cielo il loro
influenzare l’articolata composizione dell’uomo, luogo di dominazione e sono li ad attenderla per
ha tre nomi e ognuno di questi nomi rappresenta ostacolarla, ma dovrà essere in grado di superarli
un potere. per poter andare oltre, e per potervi riuscire dovrà
Lo troveremo dunque nominato come Yaldabaoth portare con sé una parola un suono una conoscen-
che rappresenta il potere della prigionia e della za che potrà infrangere il potere dell’arconte.
creazione, Sakla che rappresenta il potere di ren- Ed è proprio grazie alla gnosi che l’anima riuscirà
dere cieco l’uomo attraverso la fascinazione e la compiere questo arduo viaggio.
distrazione nelle cose di questo mondo, Samael La vita degli adepti che praticavano all’interno
che rappresenta il potere di avvelenare l’uomo per delle antiche scuole gnostiche era fortemente in-
mezzo di una sbagliata alimentazione della co- centrata nella ricerca spirituale e filosofica, nella
scienza. preghiera, nella meditazione e in una condotta di
Utilizzando la capacità di creare dà vita ai sette vita sobria e spesso austera che non permetteva
arconti che a loro volta hanno un’immagine e un all’uomo di perdersi e distrarsi nelle contingenze
nome, attraverso la parola e il suono si crea e si della vita su questa terra ma gli consentiva di ri-
plasma.
manere centrato nella ricerca di un contatto col di- vita introspettivo e dedicato al culto divino, queste
vino. esperienze potrebbero verificarsi.
Nel salmo Naasseno che di seguito riporto in alcu-
ne sue parti, troviamo una meravigliosa rappre-
sentazione di come l’anima gnostica gettata in
questo abisso di sofferenza e smarrimento non rie-
sca a trovare via di uscita perché imprigionata nel-
la materia.
“guarda Padre,
questa, preda dei mali, sulla terra
vaga lontano dal tuo soffio.
Tenta di fuggire all’amaro caos
Ma non sa come passare.
Per lei mandami padre :
con i sigilli scenderò,
attraverserò tutti gli eoni,
svelerò tutti i misteri
e mostrerò le forme degli dei.
I segreti della santa via,
chiamandola gnosi trasmetterò”
Ho inizialmente pensato di prendere spunto da te- struisce ciò che viene dopo, condizione tuttavia
sti di Iniziati che ben prima di me, e sicuramente necessaria ma non sufficiente. L’Iniziato si assu-
con grande saggezza e competenza alle quali io me volontariamente un impegno che passa anche
non posso nemmeno pensare di avvicinarmi, han- dallo studio, ma non solo. Il desiderio di cono-
no affrontato questo argomento. scenza deve essere necessariamente presente, co-
Successivamente ho riflettuto sul fatto che il per- stituito da una “curiositas” che spinge il
corso è personale, e quindi necessita ricercatore grazie ad una sorta di “fame” consape-
di riflessioni personali, per quanto suscettibili di vole.
fallacità. L’approccio del novizio è inizialmente, forse, solo
Ogni percorso iniziatico è rappresentato da un razionale, non comprendendo esattamente l’ambi-
cammino, una via, alla quale afferiscono moltepli- to nel quale si muove il consesso dove è appena
ci sentieri che, tuttavia, non dovrebbero creare entrato. Ritengo, però, che ciò divenga limitante
ostacoli alla realizzazione della formazione per una qualsivoglia evoluzione sul piano spiritua-
dell’Iniziato, ma anzi creare i presupposti di un le.
superamento delle dicotomie, che via via possono A cosa serve “sapere” tanto, se poi non si cono-
presentarsi, o una “rottura” nei riguardi delle stes- sce? Se non si hanno gli strumenti per poter ope-
se. rare un salto di qualità, per così dire, che ci porti a
Nel caso specifico, l’iniziazione martinista si basa conoscere senza l’intervento della razionalità?
su una trasmissione di tipo sacerdotale, dove l’Ini- E’ dunque fondamentale spostarsi su un altro pia-
ziatore possiede il crisma attraverso il quale il po- no, quello cardiaco.
stulante riceve il Sacramento dell’Ordine, per Personalmente ritengo che la via del cuore sia da
mezzo delle energie eggregoriche presenti. L’ini- percorrersi con attenzione e consapevolezza. Con-
ziando otterrà quindi la possibilità di accedere ad fonderla con la mera emotività è un grave errore.
una formazione che terrà conto sia dell’aspetto L’uomo è per sua stessa natura capace di agire sul
formale che sostanziale, grazie alla ritualità, piano razionale/mentale e cardiaco/emotivo, ma la
all’operatività, allo studio e all’indagine interiore, conciliazione ed il superamento sono conseguenza
nel difficile percorso di ricerca della reintegrazio- di un doloroso lavoro di introspezione ed elimina-
ne dell’uomo con l’uomo e dell’uomo con il divi- zione delle scorie che giorno dopo giorno abbia-
no . mo costruito nella vita quotidiana nella convinzio-
Un cammino il cui culmine dovrebbe essere il ne di difenderci dalle difficoltà della vita.
compimento dell’Opera, mutuando la terminolo- Nella mia opinione solo un dialogo costante e sin-
gia alchemica. Il Martinista utilizza tutti gli stru- cero con la propria coscienza ed una ferrea volon-
menti in suo possesso, purificandosi, meditando, tà di distacco dal piano del quaternario potrà por-
pregando, vivendo il proprio sacerdozio e utiliz- tare ad elevarci da una visione prettamente razio-
zando gli strumenti della Teurgia, ma cuore e nale della natura della quale facciamo parte e de-
mente, quanto e come partecipano a tutto ciò? gli eventi ad essa correlati.
Una cosa che ho sempre avuto ben presente è che La mente categorizza, il cuore supera le categorie.
non si può procedere nella via “barando”, o me- La mente, da una prima funzione elevativa, limita
glio millantando conoscenze che non si hanno. La l’afflato all’elevazione. La preghiera, il culto, si
formazione filosofica o, comunque, iniziatica, è poggiano su altri presupposti, sganciati dalla mera
per me un punto oggettivo dal quale non si può razionalità, senza, però, scivolare nella passione.
prescindere. Sono fondamenta sulle quali si co-
La passione, in effetti, non è intercambiabile con
l’emozione, avendo questi termini due significati
profondamente diversi. La passione, per me, è
emozione incontrollata, spesso foriera di atti in-
consulti giustificati dalla totale perdita di dominio
di sé.
L’emozione è un qualcosa che parte dal cuore e
coinvolge anche la mente, in una conciliazione
che sublima e purifica, che permette la circolazio-
ne di energie atte ad elevarci.
Ecco che quindi volontà e umiltà acquisiscono un
significato pregnante, in quanto un proficuo cam-
mino per l’Uomo di desiderio non può prescindere
da una determinazione consapevolmente indiriz-
zata, ma non può esulare dall’umiltà della spolia-
zione. Un Ego ipertroficamente radicato e l’assen-
za di volontà nel togliervi la scorza, nell’azione
per la ricerca ed il recupero del Sé, vera essenza di
ognuno di noi, sono impeditivi del prosieguo del
cammino.
Il Sé è la condizione originaria, il nucleo fondante
dell’essere umano e del suo approccio con il mon-
do interiore ed esteriore. Per approcciarsi a quello
spirituale, però, anche il Sé non può essere lascia-
to allo stato “brado”, per così dire. Percepisco
dunque l’azione del cuore come un lento fluire del
sangue in ogni parte del corpo e dello spirito, fon-
te di nutrizione ad ogni livello, mediatore e conci-
liatore, via di conoscenza.
Concludendo, il Martinista non opera scelte dico-
tomiche, in quanto fonti di impoverimento energe-
tico e spirituale, ma “va oltre”, solo dopo essere
riuscito ad adoperare tutti gli strumenti che gli
vengono offerti, e quindi dopo aver liberato canali
attraverso i quali le energie delle quali è in posses-
so fluiranno liberamente.
Cuore e mente, dunque, un binomio che, nella sa-
cralità di un percorso iniziatico ben fatto, anche se
irto di difficoltà e di necessaria sofferenza (lascia-
re le zavorre è sempre motivo di travaglio), dopo
l’abbandono di qualunque illusione, assurgerà a
Monade, unico mezzo di riconciliazione con il
Creatore.
Appaiono spesso insondabili i motivi per i quali rebbero quanto meno un contesto, il quale d’altra
all’interno di un percorso martinista, considerato parte non può essere fornito, se non in maniera
nella sua purezza come contemplativo, si possa frammentaria, dal corpus martinista post-papusia-
giungere ad esperire una via e pratiche di tipo no. Sappiamo infatti che Papus intese recuperare
teurgico, spesso anzi tali orizzonti appaiono lonta- lo spirito e l’opera contemplativi del Filosofo In-
ni e irraggiungibili: la via teurgica si mostra al ri- cognito più che del mondo Cohen, fu invece Am-
cercatore come un obiettivo fumoso, arcano e so- belain che reintrodusse nell’ormai avviato (e forse
stanzialmente impossibile da calare nella pratica un po’ degenerato) mondo martinista le suggestio-
quotidiana. Tale visione non migliora nemmeno ni teurgiche proprie degli Eletti Cohen, integrando
laddove, sulla scia di alcune moderne scuole di il tutto con ampi riferimenti alla Cabala. A valle di
pensiero, si vorrebbe rinchiudere l’esperienza molti anni passati dalle opere di questi pionieri la
teurgica e magica nei perimetri delle funzioni del- riflessione su come la teurgia si possa innestare
la psiche. In questo confuso incedere l’operatività nel mondo martinista è ancora aperta e il fascino
del Martinismo rimane intrappolata in un sostan- che l’arte teurgica suscita nell’ignaro viandante è
ziale nulla di fatto e viene preclusa qualsiasi espe- sempre alto.
rienza che realmente possa scavare nel profondo.
L’intenzione di queste riflessioni non è quella di
La storia e lo sviluppo del Martinismo moderno stilare delle regole o dei punti fermi, il Martini-
non aiutano a fare luce sulla dicotomia contem- smo è un mondo in perenne movimento dove è
plazione-teurgia, proprio lo sviluppo dell’Ordine giusto che sia il singolo a trovare i propri appigli;
Martinista dopo Papus ha invece generato una tuttavia, riteniamo che si debbano fornire degli
certa visione confusa, figlia dei tempi e degli in- agganci per meglio comprendere a che titolo si
tenti. A titolo di esempio rimandiamo alla lettura parli di teurgia.
dell’opera di Ovidio La Pera sull’operatività mar- Il punto di partenza è il Filosofo Incognito, il qua-
tinista6, dove accanto a pur interessanti riflessioni le iniziò il suo viaggio nello spirito proprio dagli
sulla preghiera vengono proposti unicamente i fa- Eletti Cohen e dalle loro pratiche teurgiche.
mosi esercizi di Steiner7, prodotto di un mondo Louis-Claude De Saint-Martin pur non avendo
chiaramente estraneo all’alveo del Martinismo in mai un rapporto particolarmente intenso con
senso stretto. L’impressione generale è che sia ne- l’aspetto operativo della teurgia Cohen, ne com-
gli Ordini a carattere contemplativo che teurgico prese a fondo il contesto e il senso e li fece propri
manchi uno studio e approfondimento operativo, anche quando prese la via filosofica e contempla-
quanto meno a livello sistematico, lasciando ai tiva per la quale è maggiormente conosciuto. Le
singoli il compito di sviluppare a proprio piaci- stesse pratiche teurgiche Cohen, tuttavia, sarebbe-
mento tecniche e competenze che invece richiede- ro difficilmente comprensibili se non si sviluppas-
se una riflessione a ritroso sulle origini della teur-
6 OVIDIO LA PERA, L’Operatività del Martinista, Reg- gia e sulla visione del cosmo che ne è alla base.
gello, Firenze Libri Srl, 2006
7 Per i quali si rimanda alle opere di RUDOLPH STEINER,
in particolare La scienza occulta nelle sue linee genera-
li.
Per fare ciò dobbiamo tornare indietro nel tempo, corpo e dalla materia, infatti attraverso i riti del
per la precisione nella tarda antichità, nel momen- Culto Divino e attraverso gli stati di estasi è possi-
to in cui la filosofia neoplatonica produce i suoi bile, nel e con il proprio corpo, partecipare alle
ultimi frutti prima di lasciare il passo al Cristiane- Energie dell’Uno. Nella visione in particolare di
simo. In particolare introduciamo la figura di Pro- Proclo l’unità raggiunta di cui parla Plotino non
clo che fornisce una risposta operativa alla visione corrisponde all’Essenza dell’Uno, bensì è una par-
dualistica di Plotino, considerato il fondatore del tecipazione al piano divino coerente all’ontologia
neoplatonismo, il quale nelle Enneadi affronta il in cui l’uomo esiste e che possono raggiungere le
tema dell’unione con l’Uno, origine dell’emana- anime mortali; quindi, non è possibile raggiungere
zione di ogni cosa ed esso stesso non-dualità, rag- la piena unione con l’Uno mentre l’uomo si trova
giungibile tramite un progressivo processo di eli- in questo piano di esistenza. Questa visione appa-
minazione degli elementi di separazione in cui re analoga all’idea delle Energie divine del Padre
l’anima diventa pura forma attraverso il Nous, o cui prende parte la Comunione dei Santi della teo-
mente illuminata, stessa concezione che peraltro si logia Cristiana Ortodossa, in cui si vedono ele-
ritrova nel sistema cabalistico e nella visione ema- menti della visione tardo-neoplatonica di Proclo e
nativa di Martinez De Pasqually. La concezione Giamblico, nei quali simboli e le materie usate nei
dell’unione mistica con l’Uno o Dio si ritrova an- riti teurgici diventavano ricettacoli delle Energie
che in Louis-Claude De Saint-Martin, depurata del piano divino attraverso il cui uso il teurgo può
nell’autore maturo da ogni aspetto teurgico, ma elevare sé stesso fino al punto di prendere egli
non dai concetti di fondo e dal linguaggio per- stesso parte all’emanazione delle Energie divine.
meante che caratterizzavano la cosmologia Cohen.
Il Vangelo di Filippo è il più importante testo gno- conosciuta e conoscibile o addirittura immagina-
stico di matrice valentiniana nonché un’opera dal bile; il divino è quindi di una sostanza totalmente
grande valore filosofico e teologico. Per la com- trascendente che non è riducibile da un nostro
pletezza della dottrina gnostica trattata e per la sua pensiero e inaccessibile alla nostra comprensione.
potenza narrativa, sembra essere un testo iniziati- In questo lavoro ci limiteremo a commentare il lo-
co da svelare esclusivamente ad una ristretta cer- ghion n.67 che è uno dei 5 loghion che nel Vange-
chia di adepti. Una delle più importanti rivelazioni lo di Filippo parlano della Camera Nunziale Cele-
in esso espresse è rappresentata dalla descrizione ste. Gli altri sono il 60-61-66-73.
dei cinque sacramenti gnostici che di seguito an- Personalmente quando leggo questo loghion, mi
dremo brevemente a descrivere. sento guarito, lenito, come fosse un balsamo per
Il primo è il Battesimo che rappresenta il lavaggio l’anima, un balsamo dalla potenza trasmutatoria e
della colpa e in un certo senso simboleggia la pu- rigeneratoria; è forse uno dei passi tra i più belli e
rificazione (battesimo con l’acqua); il secondo è il misteriosi della narrazione gnostica, ecco le sue
Crisma che è l’unzione sacra cioè l’iniziazione parole:
(battesimo con la luce), e cioè la nascita di un per-
corso individuale e l’introduzione in una comunità 67.) La verità non è venuta nel mondo nuda, ma è
spirituale; quindi l’Eucarestia che, secondo il par- venuta in simboli ed immagini. Esso non la rice-
ticolare rituale gnostico, è assunzione di vino e verà in altra maniera. C'è una rigenerazione e
pane e simboleggia l’introduzione nella nostra un'immagine di rigenerazione. Ed è veramente
anima della particola divina, ovvero la prima pre- necessario che si sia rigenerati attraverso
sa di coscienza dell’esistenza di una dimensione l'immagine. Che cos'è la resurrezione? E la im-
eonica personale; segue la Camera Nuziale Cele- magine è necessario che risorga attraverso
ste dove l’adepto scopre la propria natura più pro- l'immagine e la camera nuziale; l'immagine attra-
fonda, e dove l’anima viene purificata da ogni verso l'immagine, è necessario che si entri nella
componente demiurgica; infine la Redenzione che Verità, che è la restaurazione.
è il completamento del processo dinamico di ri- Questo è inevitabile per coloro che non soltanto
scatto dello gnostico nel suo incessante percorso ricevono il nome del Padre e del Figlio e dello
verso il divino, la finale consacrazione. Spirito Santo, ma che li hanno ottenuti proprio
La Camera Nuziale è il più misterioso dei sacra- per sé. Se uno non li ottiene proprio per sé, anche
menti ed in base a quello che si evince dal Vange- il nome gli sarà tolto. Ora questi si ottengono con
lo rappresenta il luogo interiore in cui l’adepto il crisma della pienezza della potenza della Cro-
compie l’ultimo passo e l’ultimo sforzo per avvi- ce, che gli apostoli hanno chiamato la destra e la
cinarsi alla trascendenza di Dio. sinistra. Infatti costui non è più un cristiano, ma
Per gli gnostici e per Valentino la Verità suprema un Cristo.
non è narrabile in base ad una logica dialettica o La Verità è quello che ci manca per conformazio-
psichica, essa è supersustanziale e spirituale ed in ne fisica ed esistenziale, è ciò a cui non abbiamo
quanto tale indescrivibile. Ma che significa super- accesso e la cui privazione ci rende esseri imper-
sustanziale, significa che essa è oltre la sostanza manenti e imperfetti; se avessimo accesso alla Ve-
di questo piano manifestativo e cognitivo, e in rità saremmo parte di essa distaccandoci dagli in-
quanto tale non ha punti di contatto con la realtà ganni della materia. Per gli gnostici, infatti, esiste
una separazione tra il mondo a noi manifesto ed il ma ancora nulla è disvelato, i simboli sono posti
mondo divino, Dio non agisce in questo mondo né sulla soglia del mistero, ci parlano con un linguag-
questo mondo ha gli strumenti immediati di com- gio percepibile alla vista ma anche sconosciuto;
prensione del mondo divino. Pertanto l’uomo agiscono più con vibrazioni nel cuore che con si-
deve intraprendere un difficile percorso di trasfor- gnificati nella mente. Per rendere l’unione con lo
mazione che, per i valentiniani, culmina nella fa- spirito possibile, lo gnostico deve procedere in
coltà di avere un contatto con i mondi sottili in un maniera introiettiva e non proiettiva, bisogna
luogo d’intima solitudine chiamato Camera Nu- quindi, come diceva Bohme, permettere allo Spiri-
ziale Celeste. Questa non è altro che un luogo in- to di entrare in noi e da lì cominciare l’osservazio-
teriore dove l’uomo incontra, attraverso un’ascesi ne del nostro vero Se, tornare alla radice delle no-
mistica o forse meglio attraverso una trasforma- stre immagini.
zione coscienziale, l’immagine della propria di- Il loghion termina con queste parole di difficile in-
mensione spirituale più profonda che gli concede terpretazione Questo è inevitabile per coloro che
di restaurare la sua vera identità. non soltanto ricevono il nome del Padre e del Fi-
glio e dello Spirito Santo, ma che li hanno ottenu-
Lo stesso Bohme, diversi secoli prima della sco- ti proprio per sé. Se uno non li ottiene proprio per
perta del Vangelo di Filippo, in un passo delle sé, anche il nome gli sarà tolto. Ora questi si ot-
Epistole ci fornisce, in maniera incredibile, una tengono con il crisma della pienezza della poten-
sua visione della ricerca spirituale sorprendente- za della Croce, che gli apostoli hanno chiamato
mente simile a quanto espresso nel loghion 67 del la destra e la sinistra. Infatti costui non è più un
Vangelo: cristiano, ma un Cristo.
“Non vi è altro fondamento per la vera e giusta Per ottenere la Verità oltre alla conoscenza dei
conoscenza spirituale che la Sapienza di Dio. nomi e dei simboli che ci vengono dati nella no-
Nessun’altra ricerca, studio o investigazione ser- stra ordinaria esperienza umana, bisogna che que-
virà al suo conseguimento, poiché nessuno spirito sti siano ottenuti e interiorizzati anche nell’intimi-
può penetrare più profondamente che nelle sue tà più profonda ed in maniera personale, come in
stesse profondità, dove è stato acceso, e per quan- una riscoperta di una propria controparte angelica
to possa cercare nelle sue profondità, non vi tro- o se si vuole della sigizia da cui siamo stati distac-
verà altro che l’ombra o il simbolo della cosa, cati; in modo cioè che la possibilità di piena con-
come una larva o un sogno; ma non può osservar- giunzione e liberazione spirituale sia un miracolo
la nella sua essenza: se desidera conoscere ciò, conseguito attraverso la gnosi in maniera indivi-
deve trovarsi esso stesso all’interno del vero es- duale. Questo porterà lo gnostico a diventare un
sere di quella cosa ed essa deve essere in quello Cristo, ovvero a diventare potenza spirituale del
spirito, così che possa venire osservata all’inter- pneuma.
no del suo stesso sé” (Jacob Bohme Epistole, XI,
3)
Per gli gnostici la parte inferiore dell’anima è le-
gata all’acqua ed è pertanto mutevole (anima psi-
chica), l’altra è di natura eonica ed è legata al fuo-
co che ha il potere di trasmutare l’essere materiale
in essere spirituale. Se quindi nella nostra anima
un’immagine della verità diventa un’intima moti-
vazione di unione col divino, comincia nell’adep-
to un processo di purificazione e trasmutazione in-
teriore che lo porta a restaurare la sua condizione
originaria: l'immagine attraverso l'immagine, è
necessario che si entri nella Verità, che è la re-
staurazione.
Durante queste meditazioni verso la radice di tutte
Nel Trattato sulla Reintegrazione degli Esseri, una
le cose, la parte eonica della nostra anima, che
lettura fondamentale per il nostro percorso marti-
conserva la sua essenza primordiale, ci trasporta
nista, quando ci si imbatte nelle sezioni che, a più
in una dimensione onirica d’immagini e simboli;
EQB 27 Marzo 2022
praticate in alternanza vengono qui spiegate dalle
azioni compiute e dai compiti svolti dalle posterità
I TRE CERCHI dei tipi qui presenti e descritti man di mano.
In particolare è la posterità di Noè a descrivere le
E I TRE TEMPI qualità dei tre cerchi (sensibile, visuale e raziona-
le) e la loro dimensione temporale corrispondente
sr. Amelia I:::I::: in un tempo, due tempi e la metà di un tempo.
Ma facciamo un passo “indietro”. Questa conce-
Loggia L.C.D.S.M. zione dei tre tempi compare nell’Antico Testa-
mento, nel libro di Daniele e dell’Apocalisse.
Debbo premettere che controvoglia mi accingo a né lo è, né lo sarà mai. Tuttavia con la sua menta-
scrivere questa replica all’articolo di Aldebaran lità profana, possedendo dei documenti (che poi
S.I.I. pubblicato nel n. 6 di Conoscenza del 1971 sono sparsi nella letteratura iniziatica ed accessi-
per un motivo assai evidente, determinato dalla bile quindi a tutti) ha la pretesa di discutere su un
diffidenza — direi così — di chiarire in un gior- Ordine cui non appartiene, non solo, ma ha la pre-
nale (che per quanto diffuso in cerchi ristretti è tesa di correggere e di insegnare agli altri parten-
pur sempre un giornale «profano») dei fatti estre- do da documenti di cui non conosce né le motiva-
mamente riservati quali quelli iniziatici. zioni che li hanno causati, né gli effetti ch’essi
Tuttavia poiché Aldebaran non è in grado di di- hanno determinato. Potremmo commentare il suo
scernere ciò che è dovuto a Dio e ciò che è dovuto scritto con le sue stesse parole: «Si tratta di sem-
a Cesare, cercherò di dire (... senza dire) le cose plice nozionismo esatto (per la parte che un profa-
che debbono esser dette, ben conscio che non io no al di fuori dell’Ordine può conoscere), ma as-
ho scelto questo piano che una certa riservatezza solutamente bastante per dare un’idea generale».
ed un certo buon gusto avrebbero fatto escludere a E se il possesso di quattro cartoni (che come lui
priori. scrive mi sono stati dati in copia fotostatica) che
Aldebaran parte da un articolo pubblicato da F.B. nulla hanno a che vedere con la ritualità Cohen (e
sulla Rivista Massonica del mese di settembre questo lo posso attestare io e non lui — che non è
1971, e non avendo capito il perché quell’articolo Cohen —) gli danno la possibilità di autoconferir-
fu pubblicato in quella forma (e nessuno del resto si il diritto di giudicare di fatti ed eventi che esula-
lo autorizzava a capire) lo critica facendo una le- no dal suo campo e dal suo mondo, sia ben chiaro
zione su come si deve scrivere la storia. Nessuno che si tratta di un autoconferimento che non do-
ovviamente gli contrasta la «cattedra» di storico vrebbe debordare nel mondo profano a meno che
che si è autoappioppato (ognuno si può ritenere questo debordamento non sia artatamente condot-
ciò che desidera, purché non danneggi la colletti- to per intorbidare delle acque a scopi particolari
vità in cui vive) tuttavia è bene precisare che la su cui non desidero indagare, tanto questi scopi e
storia e la ricerca storica del mondo profano diffe- questi metodi sono lontani dalla prassi iniziatica.
riscono alquanto dalla storia e dalla ricerca del Ci sono tuttavia delle cose da dover puntualizzare
mondo iniziatico. Vorrei aggiungere per gli even- perché altri «storici» non ricadano in errori, rical-
tuali sprovveduti lettori, che esiste qualche diffe- cando gli orrori scritti da Aldebaran nell’articolo
renza sostanziale tra i due mondi per cui se le tec- citato. Ovviamente, e per quanto premesso, e per
niche e la prassi del mondo profano possono esse- non occupare tutto lo spazio della rivista che mi
re adottate ed applicate nel mondo iniziatico esse ospita, debbo limitarmi alle cose fondamentali.
sono valide sino ad un certo punto e cioè sino alle Dall’articolo si trae l’impressione che gli Eletti
frange profane di quell’altro mondo. E se è vero il Cohen in Italia vivessero da lungo tempo coperti
contrario, come Aldebaran sembra credere, allora dal manto della cosiddetta Grande Montagna ve-
i due mondi sono eguali e lui stesso, che non tra- neziana. (Qui uno «storico» direbbe che non è do-
scura di titolarsi da iniziato, in sostanza ne è fuori. cumentata l’esistenza di una montagna nella lagu-
Che sia fuori dalle cose di cui vuol discutere, que- na veneta!).
sto è chiaro, Aldebaran non è mai stato un Cohen,
mo particolare mi aveva animato in quegli anni.
In effetti a Venezia non esisteva niente di Cohen e L’esoterismo in Italia, come ebbe a dirmi il De
quando dico niente intendo proprio ciò che la pa- Conca, nell’immediato dopoguerra e per molti
rola significa. Su cosa si basa Aldebaran per scri- anni ancora, assomigliava ad un carnevale.... Il De
vere (pag. 29) e far capire che Ambelain avrebbe Conca si era tratto in disparte ed in disparte rima-
dovuto andare a cercare lumi a Venezia quando se sino alla sua dipartita nelle Valli Celesti, ma era
scrive «da chi fu concessa l’autorizzazione di sce- allora, più di me, in grado di giudicare.
gliere i Cohen tra i Martinisti?»... «Ma Dopo una serie di approcci, dopo incontri con per-
quest’Ordine (quello Martinista di Venezia) non fu sonalità interessanti più la psicopatologia che la
interpellato anche se aveva dichiarato, sulla base iniziazione, giunsi a riprendere dei contatti con
delle sue sperimentazioni, di avere pretese (nien- Venezia da cui sembrava provenire un’alta spiri-
temeno!) sulla filiazione massonica Cohen». Su tualità. (E lo spirito c’era, ma mi sia concesso di
cosa si basa Aldebaran quando rimprovera ad Am- non dire «quale» spirito).
belain (sempre pag. 29 di Conoscenza) il diritto di Bene dopo lunghe trattative si giunse a stampare
veicolare i Cohen sul Martinismo? un invito per un Convento ove si sarebbero incon-
Semplicemente sul fatto che (anche se carnevale è trati i Martinisti italiani per giungere ad una fusio-
passato, i lettori possono egualmente ridere... o ne. Il testo dell’invito a stampa lo riproduco di se-
piangere se credono) sulla carta intestata guito.
dell’Ordine Martinista (di Venezia) era scritto
«ORDINE MARTINISTA O (che a casa mia si-
gnifica oppure) DEGLI ELETTI COHEN»!
L’enormità della cosa balza anche agli occhi pro-
fani. I predecessori di Aldebaran, in base alla pro-
pria conoscenza (!?!?!) dei fatti iniziatici, avevano
fatto stampare una carta intestata simile, che è sta-
ta utilizzata sino al Convento di Ancona del 1962
ove io stesso imposi la cessazione di un simile
scempio. Per loro il Martinismo e la tradizione
Martinista (fatta rivivere da Papus che è il creatore
del Martinismo contemporaneo) si poteva confon-
dere, oppure era la stessa cosa del Martinezismo
della dottrina cioè e della teurgia di Martinez de
Pasqually, il creatore degli Eletti Cohen!
Ed è bene che altro non precisiamo, perché come
scrive lo stesso Aldebaran, «siamo Martinisti e
come tali legati alla Tolleranza». Ma se altro do-
vremmo precisare è che nella trasmissione inizia-
tica in uso a Venezia NULLA c’è di Martinezi-
smo, anzi esiste la repulsione per il Martinezismo
e la Teurgia. (E ciò è ampiamente documentabile).
E su queste basi: a) quattro cartoni che non si rife-
riscono alla teurgia Cohen, ma ad operazioni di
magia «classica»; b) carta intestata sbagliata; il
nostro Amico, basa le sue pretese e si erige a giu- L’invito si noti bene era fatto a nome dell’Ordine
dice di uno dei miei Maestri, Robert Ambelain! Martinista degli Eletti Cohen.
Che il lettore — anche se profano — giudichi. «In una riunione del Gran Collegio dei Superiori
Incogniti dell’Ordine Martinista degli Eletti Co-
La seconda puntualizzazione concerne il Conven- hen in Italia, avvenuta nel mese di marzo 1962
to di Ancona. allo scopo di esaminare i rapporti intercorrenti tra
Esso era stato preceduto da numerosi tentativi ese- i Martinisti Italiani ed i passi compiuti per addive-
guiti da me per dar forza e vigore al Martinismo in nire ad una unificazione è stato formulato il se-
Italia. Debbo confessare che solo una forza d’ani- guente ordine del giorno: “Il Gran Collegio dei
I sacerdoti della regione visitarono le celle dei "Ce la farò". L'anziano disse: "Se realmente
monaci dei dintorni. Li abitava Pastor. L'abate lo vuoi, va', rinuncia al mondo, poi vieni ad abita-
Anub si presentò e gli disse: « Invitiamo questi re nella tua cella. Egli se ne andò, donò ciò che
sacerdoti ad accettare qui oggi i doni di Dio, pre- possedeva, tenne per sé cento monete e tornò
parando una agape ». Pastor che era ritto in piedi dall'anziano. L'anziano gli disse: « Va' ad abitare
stette lungo tempo così, senza rispondere. L'abate nella tua cella ». Andò ad abitarvi. Mentre era là i
Anub si ritirò contristato. Quelli che erano seduti suoi pensieri gli dissero: « La porta è vecchia e
accanto a lui gli domandarono perché non avesse deve essere sostituita ». Andò dunque a dire
risposto. « Questo non mi riguarda», rispose loro, all'anziano: «I miei pensieri mi dicono: La porta è
« perché sono già morto; un morto tace. Non con- vecchia e deve essere sostituita ». L'anziano gli ri-
sideratemi quindi come fossi tra voi». spose: « Tu non hai ancora rinunciato al mondo;
va', rinuncia al mondo, e poi abita qui». Se ne
Alcuni fratelli andarono a visitare un santo anzia- andò, donò novanta monete, ne tenne dieci e disse
no che abitava in un luogo deserto. Trovarono all'anziano: « Ecco, ho rinunciato al mondo ».
presso la sua cella dei bambini che custodiva- L'anziano gli disse: « Va', abita nella tua cella ».
no le greggi e parlavano tra loro in modo fastidio- Andò ad abitarvi. Mentre era là i suoi pensieri gli
so. I fratelli videro l'anziano, gli palesarono i pro- dissero: «Il tetto è vecchio e deve essere rifatto ».
pri pensieri e trassero beneficio dalle sue risposte. Andò dall'anziano: « I miei pensieri mi dicono: Il
Poi gli dissero: « Padre, perché accetti d'avere in- tetto è vecchio e deve essere rifatto ». L'anziano
torno questi bambini e non gli ordini di cessare gli disse: « Va', rinuncia al mondo ». Il fratello se
tanto baccano? ». L'anziano rispose: « Fratelli, ne andò, donò le dieci monete e tornò dall'anzia-
credetemi, vi sono giorni in cui vorrei dare questo no: « Ecco che ho rinunciato al mondo ». Mentre
ordine, ma mi fermo, dicendo: « Se non sopporto era nella sua cella i suoi pensieri gli disse-
questa bazzecola, come potrei sopportare una più ro: «Ecco, tutto è vecchio, verrà il leone e mi
grande prova, se Dio permette che mi si presenti? mangerà ». Espose i suoi pensieri all'anziano che
». Così non dico niente, per abituarmi a soppor- gli disse: « Vorrei che tutto cadesse su di me e che
tare tutto ciò che accade ». il leone venisse a mangiarmi, per essere liberato
Un fratello interrogò un anziano: « Quale è la cul- dalla vita. Va', dimora nella tua cella e prega Dio
tura dell'anima che porta frutti? ». L'anziano ri- ».
spose: «La cultura dell'anima consiste in questo: l'
hesychia del corpo, molte preghiere corporali, Un anacoreta divenne vescovo. Pio e pacifico,
non fare attenzione alle colpe degli uomini ma so- non correggeva nessuno, sopportando con pazien-
lamente alle proprie. Se l'uomo persevera in tutto za le colpe e i peccati di ciascuno. Ora, il suo eco-
questo, la sua anima non tarderà a produrre frutti nomo non amministrava correttamente gli affari
» della Chiesa e alcuni vennero a dire al vescovo: «
Perché non rimproveri questo economo così negli-
Fu domandato a un anziano: « Come avviene che gente? ». Il vescovo differì il rimprovero. L'indo-
io mi scoraggi senza tregua? ». « Perché non hai mani gli accusatori dell'economo ritornarono dal
ancora visto la meta », rispose. vescovo, irritati contro di lui. Il vescovo, avverti-
Un novizio volle un giorno rinunciare al mondo. to, si nascose in qualche parte e arrivando non lo
Disse all'anziano: "Voglio diventare monaco". trovarono. Lo cercarono a lungo, lo scoprirono al-
L'anziano rispose: " Non ce la farai". L'altro disse: fine e gli dissero: «Perché ti sei nascosto? ». Egli
rispose: « Perché ciò che sono riuscito ad ottenere Disse un anziano: « Lascio cadere il fuso e metto
in sessanta anni, a forza di pregare Dio, voi volete la morte dinanzi ai miei occhi prima di sollevarlo
rubarmelo in due giorni ». di nuovo».
Un anziano diceva: «I santi che possiedono Dio ri-
cevono in retaggio, per la loro impassibilità, sia le Paisio, il fratello dell'abate Pastor, contrasse
cose di quaggiù che quelle future, poiché le une e un'amicizia particolare con un monaco di fuori.
le altre sono di Cristo, e quelli che possiedono il L'abate Pastor non voleva; si levò e corse a dire
Cristo hanno anche i suoi beni. Colui che ha il all'abate Ammona: «Mio fratello Paisio ha un'ami-
mondo, cioè le passioni, anche se ha il mondo non cizia particolare con uno e ciò non mi lascia ripo-
ha niente, se non le passioni che lo dominano ». so». «Abba Pastor, tu vivi ancora! », gli rispose
L'abate Agatone dava sovente questo consiglio al Ammona. « Torna alla tua cella e mettiti bene in
suo discepolo: « Non appropriarti mai di un ogget- cuore che sei già nella tomba da un anno ».
to che non vorresti cedere immediatamente a Fu domandato a un anziano: « Perché ho paura
chiunque. quando cammino nel deserto? ». « Perché vivi an-
Fu domandato a un vegliardo: « Che vuoi dire cora», rispose.
rendere conto di una parola inutile? ». Rispose: « L'abate Macario diceva ancora: «Lotta per tutte le
Ogni parola detta intorno a un oggetto materiale è morti. Per la morte del corpo: vale a dire, se non
pettegolezzo inutile, non vi sono che le parole det- hai la morte dello spirito, lotta per la morte del
te per la salvezza dell'anima che non siano pette- corpo. E allora la morte dello spirito ti sarà data in
golezzo. D'altronde è meglio scegliere il silenzio soprammercato. E quella morte ti farà morire ad
totale, perché, mentre tu dici il bene, viene anche ogni uomo, e in seguito potrai acquistare la capa-
il male ». cità di essere costantemente vivente con Dio nel
silenzio».
Un anziano disse: «Se tu abiti nel deserto come
esicasta, non considerarti come uno che faccia
qualcosa di grande, ma piuttosto reputati come
un cane che sia stato scacciato dalla folla e legato
perché mordeva e assaliva la gente ».
L'abate Antonio predisse all'abate Amun: « Tu fa-
rai molti progressi nel timor di Dio ». Poi lo con-
dusse fuori dalla cella e gli mostrò una pietra: «
Mettiti a ingiuriare questa pietra », gli disse, « e
colpiscila senza smettere ». Quando Amun ebbe
terminato, sant'Antonio domandò se la pietra gli
avesse risposto qualcosa. « No », disse Amun. «
Ebbene! anche tu », aggiunse l'anziano, « devi
raggiungere questa perfezione e pensare che
non ti si fa nessuna offesa ».
L'abate Macario diceva: « Queste tre cose sono
capitali ed è bene presentarsele senza tregua: In
ogni momento ci si deve ricordare della mor-
te, si deve morire ad ogni uomo, e il pensiero
deve essere costantemente unito a Nostro Si-
gnore. Difatti, se non si ha ad ogni momento pre-
sente la propria morte non si sarà capaci di morire
ad ogni uomo; e se non si è capaci di morire ad
ogni uomo non si sarà capaci di essere costante-
mente davanti a Dio ».
Un anziano diceva: «Fuggite l'amore che ispirano
le cose periture perché passa con loro e perisce
con loro ».
http://www.martinismo.net/Modulo%20richiesta
Il Sovrano Ordine Gnostico Martinista non pone, %20di%20associazione.pdf
e non intende porre, nessuna esclusione basata
sul sesso o sulla razza dei desiderosi di porsi su
di un sentiero tradizionale, ma pretende che i suoi
associati siano persone in grado di poter lavorare
individualmente e collettivamente in modo armo-
nico con gli strumenti e l’insegnamento posti a di-
sposizione.