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RIVISTA DI DIRITTO PROCESSUALE FONDATORI G. CHIOVENDA F. CARNELUTTI DIRETTORI F. CARNELUTTI —P. CALAMANDREL PROFESSORE ORDINARIO PROFESSORE ORDINARIO NEL’ UNIVERSITA DI ROMA NELU' UNIVERSITA DI FIRENZE > CONDIRETTORI Vv. ANDRIOLI E. T. LIEBMAN PROFESSORE ORDINARIO PROFESSORE ORD'NARIO NELL! UNIVERSITA DI PISA NELL? UNIVERSITA DI PAVIA Votume IX - Parte | Anno 1954 a PADOVA CEDAM - CASA EDITRICE DOTT. ANTONIO MILANI 1954 STRUTTURA DELLA QUERELA Una notevole incertezza, per non dire fiacchezza, della prassi, rispecchiata da pit di qualche responso della Corte Suprema, mi induce a chiarire le idee (le mie prima delle altrui) sul Jato strutturale della querela, il quale, se le mie notizie non sono deficienti, ¢ stato jasciato finora in ombra dalla scienza nascente del processo penale. 1, — Sebbene questo breve studio si limiti alla struttura della querela, non pud non muovere da qualche elementare rilievo intorno alla sua funzione. Dire, come é ormai consueto, che la querela @ una condizione di punibilita o di procedibilita (che, per me, @ la stessa cosa) non basta. Bisogna riflettere intorno alla portata di questa definizione. Si vuol significare cosi che dalla querela dipende che un provesso penale possa essere iniziato. Non posso non richiamare, a questo punto, il principio, secondo me fondamentale, della identita tra pena e processo: non soltanto Ia pena si risolve nel processo ma il processo si risolve nella pena (cfr. da ultimo in questa Rivista, 1953, I, 91). Gravissime conse- guenze discendono dalla querela poiché ne deriva che una persona sia sottoposta al processo penale. Ritenuta, dopo cid, la differenza tra processo penale e processo civile, si deve riconoscere alla querela una funzione pit importante che quella della domanda giudiziale civile e percid della costituzione di parte civile. Ritroveremo questa osservazione pit tardi. Adagio quindi con la rilassatezza che, in linea di requisiti formali della querela, inspira quasi sempre la giurisprudenza della Corte Suprema ! Se vi & un atto, la cui funzione meriti di essere chiamata solenne, nel processo penale, questo @ la querela. Non regge il confronto, sotto questo profilo, tra Ja querela e Ja denuncia; la denuncia é una a del reato; percid non & affatto necessaria all’ ini- semplice notizi j la querela & un permesso di procedere (cfr. zio del processo penale (*) Questo studio & dedicato a Pietro De Francisci e sark pubblicato nella rac- ‘colta, che si sta complendo in suo onore. 1954. — Rtv. di dir, proc, - Num. 1- P. L 2 RIVISTA DI DIRITTO PROCESSUALE le mie Lezioni sul proc. pen., I, p. 27), senza il quale, quando con- cerne certi reati, un processc penale non si pud aprire. Se, pertanto, la struttura di un atto dipende dalla sua funzione, il problema della struttura della querela dev'essere esaminato con molta attenzione. 2, — Senza dubbio la querela appartiene alla categoria delle @ichiarazioni di volonta; ormai, estesa anche al processo, civile penale, la figura del negozio giuridico, in essa si suol ravvisare un negozio giuridico. Ora, tra le molte distinzioni, con le quali si mettono in ordine le dichiarazioni di volonta o i negozi giuridici, c’& quella, ben nota, delle dichiarazioni recetlizie o non recettizie. Senza dubbio la querela, come la domanda giudiviale, appartiene al primo di questi gruppi. ‘La struttura della dichiarazione recettizia si risolve in cid che il fatto giuridico implica, oltre Vattivita diretta a dichiarare, anche quella necessaria per far giungere la dichiarazione al destinatario. Se si tratta di dichiarazione orale, questa dev’ essere fatta in pre- senza del destinatario; bisogna ‘percid che il dichiarante non solo parli ma si muova per quel tanto che occorre al fine di essere udito @ veduto dal destinatario. Quando la dichiarazione @ scritta bisogna, che, dopo aver scritto, il dichiarante faccia pervenire lo scritto a colui, al quale serive. Il primo risultato dell’ indagine @ che dal lato strutturale la que- rela 2 un fatto, il quale non consiste solamente nel parlare o seri- vere ma nel fare che le parole, orali o scritte, siano apprese dal destinatario. 3, — Per le dichiarazioni recettizie il problema della legitfima- zione si pone in doppio senso : legittimazione dell’ auiore ¢ legittima~ zione del destinatario della dichiarazione. La legittimazione del dichiarante non @ regolata soltanto dal~ Yart. 120 cod. pen. Secondo questa norma il diritto di querela spetta alla persona offesa. Ma V'art. 9 cod. proc. pen. statuisce che tale diritto si esercita mediante «dichiarazione fatta personalmente o per mezzo di procuratore speciale» (scil. della persona offesa). A diffe~ renza dalla domanda giudiziale civile e, pertanto, dalla costituzione di parte civile, non & legittimato alla querela il procuratore generale della persona offesa, neppure se il potere di querelare gli sia confe- rito espressamente nei modi previsti dall'art. 77 cod. proc. eiv. STRUTTURA DELLA QUERELA 3 . La legittimazione del destinatario & regolata dal citato art. 9 in relazione all’art. 7 cod. Proc. pen.: la dichiarazione dev’essere fatta al procuratore della Repubblica, al pretore o a un ufficiale di polizia giudiziaria, 4. — La struttura della dichiarazione recettizia pone il problema dell’incontro non tanto tra dichiarante e destinatario quanto tra chi a legittimato a emettere e chi & legittimato a ricevere la dichiara- zione ; problema delicato, che la legge risolve all’art. 10 cod. proc. pen., distinguendo i due casi della querela orale e della querela scritta. E' chiaro che, nel primo di tali casi, | incontro suppone la _pre- senza dei due soggetti, cio& che ciascuno di essi agisca (parli o ascolti) in presenza dell’altro. Peraltro anche il concetto di presenza & equi- voco per la possibilita di riferirlo soltanto all’ udito o altresi alla vista: in un certo senso anche Ja conversazione telefonica & inter praesentes. Certamente perd I’ incontro implica la possibilita per gli interlocutori di riconoscersi a vicenda, al qual fine occorre una pre- senza completa: I’ufficiale ricevente, come si vedra tra poco, deve poter accertare 1’ identita dell’autore della dichiarazione, il che per telefono, almeno nella fase attuale dell’esperienza, non potrebbe fare. Occorre dunque che V’offeso 0 il suo procuratore speciale, se vuol proporre oralmente la querela, si rechi alla sede dell’ ufficio giudi- ziario o dell’ufficio di polizia; ma, quando vi sia giunto, potra fare Ja dichiarazione, anziché a un ufficiale investito delle funzioni indi- cate nell’art. 7, a un segretario del procuratore della Repubblica, a un cancelliere del pretore o a un agente di polizia? La Corte Suprema, per il caso di dichiarazione orale al cancel- liere, ha risposto di no (13 novembre 1951 ric. Angelini, Riv. per., 1951, IJ, 351); ma il problema merita di essere approfondito. Nel sistema processuale vigente il cancelliere del giudice come il segre- tario del magistrate hanno non solo una funzione di documenta- zione ma, altresi, di comunicazione: per esempio, T impugnazione & una dichiarazione recettizia, come Ja querela, ¢ anch’essa si rivo'ge al giudice, ma, per espressa disposizione, si ticeve dal can- celliere (art. 198), il quale, naturalmente, la comunica al giudice ; altrettanto si dica per la costituzione di parte civile (art. 94), per la presentazione delle liste testimoniali (art, 415) via dicendo. Certo la legge sarebbe stata pit precisa se, anche negli at 7e9 cod. proc. pen., l'avesse detto ; ma si pud escludere che all art. 7, parlando di procuratore della Repubblica, di pretore o di ufficiale di polizia 4 RIVISTA DI DIRITTO PROCESSUALE giudiziaria abbia inteso riferirsi piuttosto all’ ufficio che alla persona dell’ ufficiale, nel quale ufficio il cancelliere e il segretario sono com- presi? Sono pertanto disposto a ritenere che se I’ incontro dell’ offeso © del suo procuratore speciale, nel caso della querelao rale ; non pud essere mediato dall’ intervento di un nuncius dalla parte del dichia- rante, non sia invece esclusa ia nuncialio dalla parte del ricevente, purché si tratti di quel nuncius ufficiale che @ il cancelliere 0 il segretario. Meno sicura, anzi azzardata mi parrebbe tale soluzione qualora la dichiarazione orale fosse fata a un agente di polizia, al quale I’ incarico della nunciatio non é affidato espressamente dalla legge. 5. — Per la querela scritta I’ incontro non serve a far ascoltare dal destinatario la voce del dichiarante ma a fargli avere lo scritto, nel quale la dichiarazione @ rappresentata. In genere quando la dichia~ razione recettizia & scritta vi sempre un diaframma, che é lo scritto medesimo, tra i due soggetti; anche se la consegna dello scritto sia fatta dal dichiarante all’ ufficio, una minor dose di immediatezza nel dialogo non si pud negare. Certo lo scritto pud far conoscere Ja dichiarazione al destinatario anche senza che il querelante si rechi all’ ufficio: Jo scritto pud esservi recato da un terzo; normalmente dal portalettere. Non biso- gna perd dimenticare che I’ incontro deve rendere possibile il rico- noscimento reciproco dei due interlocutori. Questa esigenza ha un valore particolare quanto al riconoscimento del dichiarante. Se la procura della Repubblica riceve per posta o per mezzo di un fattorino qualunque wna querela scritta, come ne pud essere dimostrata la provenienza? D’altra parte, posta la funzione della querela, alla quale s’& accennato in principio, potrebbe il procura~ tore della Repubblica dar corso al processo senza averla accertata ? E se la firma fosse apocrifa? Non @ escluso che la querela, inviata cosi, porti una firma certifi- cata dal notaro. In questo caso I’ incontro fisico tra il querelante e Vufficiale pud non sembrare necessario. Ma fuori da questo caso, a necesita dell’ incontro @ manifesta. Proprio in ordine a questi rilievi & stato disposto, nel capoverso dell’ art. 10, che I’ufficio pro- cede, quando occorre, alla identificazione del querelante. E’ dub- bio, come vedremo, se possa non occorrere, qualora il documento rechi la prova della sua autenticitt; ma in ogni altro caso dub- bio non ci pud essere. STRUTTURA DELLA QUERELA 5 E cid che bisogna capire & che la identificazione non pud non risolversi, anche nel caso della querela scritta, in un incontro fisico tra il querelante ¢ I’ ufficio. Invero, i] querelante non pud essere identificato senza che si presenti all’ ufficio medesimo. Percid, salvo forse il caso della scrittura autenticata, la querela scritta, come atto giuridico, non si esaurisce nella scriltura e nel- V’invio dello scrittu, ma implica una presa di contatto tra Ia parte querelante e l’ufiicio. 6. — L’ incontro, di cui finora si é parlato, é un atto transeunte, del quale il giudice, al fine di poter decidere intorno al reato, deve essere certo. In linea di precisione, deve essere certo che V'incontro sia avve- nuto prima che si inizi il processo penale e in ogni caso entro il ter- mine previsto dall’art. 124 cod. per. In particolare la certezza deve riferirsi non tanto alla legittimazione di chi ha presentato la querela e percid alla sua identita, quanto alla sua identifieazione avvenuta prima di tale momento. La identificazione, invero, fa parte dell’atto- querela, rientra nell’ifer di questo; il processo penale non si pud aprire se non in quanto sia certo che la querela @ proposta da chi & legittimato a proporla ; percid il giudice chiamato a decidere sulla esistenza giuridica della querela non tanto deve accertare che il que- relante @ legittimato quanto che la sua legittimazione é stata ricono- sciuta quando 1’ha proposta. Appunto per fornire al giudice tale certezza il primo comma del- Yart, 10 statuisce che la querela non produce effeiti se della dichia- razione orale del querelante non si fa processo verbale. Il processo verbale, invero, non fa fede soltanto del contenuto della dichiarazione ma altresi dell’ identita del dichiarante. L’art. 10 prescrive anche un requisito speciale del processo verbale, oltre quelli generali previ- sti dall’art. 157: la sottoscrizione del querelante. Qui si inserisce nel discorso un dubbio, a cui da causa la locuzione non del tutto felice del primo comma. A prima vista si direbbe che Ja sottoscrizione del verbale da parte del querelante sia statuita a pena di nullita. Ma basta riflettere al caso del querelante analfabeta per respingere tale interpretazione. Cid che costituisce requisito essen- ziale per la efficacia della querela é che la dichiarazione sia docu- mentata mediante il processo verbale. Quanto alla sottoscrizione del querelante, ch’ é un requisito aggiunto a quelli statuiti dall’art. 157, non credo che il suo difetto impedisca gli effetti della querela. La ® e Cs aw w e w is + w os wr is \ + 6 RIVISTA DI DIRITTO PROCESSUALE formula risponderebbe meglio alla intenzioue del condifor legis ove dicesse: ala dichiarazione orale non produce effetti se non é ricevuta con processo verbale; il processo verbale deve essere sottoscritto dal dichiarante ». Questo opinioue & condivisa da Giulio Battaglini, Zl diritfo di querela, Bologna, Zanichelli 1939, p. 118. Altro sarebbe il caso, ricordato dal Battaglini, in cui il querelante rifiuta di sotto- scrivere, del che dovrebbe far menzione il processo verbale: qui la inesistenza della querela dipenderebbe non tanto dal difetto formale quanto dalla incertezza intorno alla volonta di querelare. Comunque, cid che importa notare & che anche se la sottoscrizione si ritenga a pena di inefficacia, a maggior ragione 2 inefficace la querela orale non documentata con il processo verbale. 7. — A prima vista, anche prescindendo dalla formula dell’art. 10, secondo comma, pud sembrare che del processo verbale, invece, non vi sia bisogno per la querela scritta : non occorre documentare una dichiarazione gia documentata. Gia; ma cosa @ documentato? La dichiarazione, certo; ma la sua emissione? Qui, a voler essere precisi, ci si pud anzi ci si deve servire di quella analisj strutturale della dichiarazione, che porta a distinguere tra creazione e emissione : altrove ho spiegato (Teoria generale del diritto, 38 ediz., p. 305) come per le dichiarazioni recet- tizie la emissione consista propriamente nella notificazione, atti- vita diretta a portare la dichiarazione a cognizione del destinata~ rio: la dichiarazione recettizia non esiste senza di questa perché la dichiarazione in genere non esiste senza essere emessa; ma quando la querela arriva per posta all’ ufficio giudiziario, dov’é la prova che @ stata emessa dal querelante? Questi potrebbe, ad esempio, averla firmata ma non essersi deciso a spedirla; ¢ se un altro, a sua insaputa, l’avesse spedita? A rigore il problema @ anche pit vasto di quello che concerne |’ identita e percid la Icgittimazione del dichiarante in quanto si estende alla volonta non solo di formare ma anche di emettere la dichiarazione: se pure il querelante avesse fatto certificare da un notaro la sua sottoscrizione, resterebbe sempre incerto se sia stato proprio lui a spedire o a far spedire, in seguito, all’ ufficio giudiziario la scrittura. E chiaro, dunque, che la scrittura della querela da parte del querelante o per conto di lui non esaurisce quelle esigenze di docu- mentazione, alle quali provvede il processo verbale nel caso di que- tela orale ; in tal caso & documentata intieramente la dichiarazione, STRUTTURA DELLA QUERELA 7 nella duplice fase della creazione e della emissione mentre la scrif- tura della querela la documenta a meta, ne documenta cioé la crea- zione ma non Ja emissione. Ora poiché non si pud ammettere che il bisogno di certezza intorno all’esistenza della querela neli’atto in cui siinizia il processo penale sia soddisfatto per Ja querela scritta in minor misura che per la querela orale, si deve concludere che anche ta querela scritta dev'essere ricevuta, come dice il prima comma, con un processo verbale. Questa soluzione non contrasta affatto con le formule dell’art. 10, le quali sono dettate non tanto per prescrivere la formazione del processo verbale quanto per aggiungere qualche cosa ai requisiti gia prescritti dall’art. 157: la sottoscrizione del querelante nel caso della querela orale; la sua identificazione, quando occorra, nel caso della querela scritta. L’ una e ’altra prescrizione suppongono il pro- cesso verbale, senza il quale non vi sarebbe certezza dell’esistenza di quel consenso della persona offesa che & necessario all’ inizio del pro- cesso penale. Un argomento sistematico per la soluzione qui proposta si pud desumere dell’ art. 94 cod. cod. proc. pen., che prescrive il pro- cesso verbale per la costituzione di parte civile, giungendo al punto da esigere un documento separato dal processo verbale di udienza se Ia costituzione si fa al dibattimento; ove si rifletta alla maggiore importanza della querela in confronto con la costituzione della parte civile, quale fu accennata in principio di questa nota, non rimarra dubbio sulla conclusione che anche per la querela scritta, com’é scritta la dichiarazione di chi vuol costituirsi parte civile, la emis- sione debba constare di un processo verbale. Che al processo verbale, per quanto riguarda i requisiti prescritti dall’art. 157 cod. proc. pen., debba applicarsi il principio generale statuito dall’art. 187 dello stesso codice ¢ percid possano essere suf- ficienti anche poche parole scritte in margine o in calce della que- rela dall’ ufficiale ricevente @ un conto; che si possa ritenere irrile- vante il mezzo, con il quale la querela viene presentata all’autorita competente, nel senso che sia presentata personalmente o mediante un incaricato o mediante la posta, come ha ritenuto la Corte di cassa zione (11 aprile 1951, ric. Paoloni, Arch. pen., 1951, 11, 508), si pud anche ammettere; ma se cid volesse dire che la sua presentazione, in cui consiste, come vedemmo, la emissione della dichiarazione, non dev'essere documentata, sarebbe un errore. 8 RIVISTA DI DIRITTO PROCESSUALE 8, — Mette appena conto di aggiungere che la questione delle efficacia della querela & distinta da quella della sua tempestivita: Ja seconda di tali questioni 2 subordinata alln prima. Se la querela & stata efficacemente presentata pud sorgere il pro- blema della osservanza del termine previsto dall’art. 124 cod. pen. ;solvere sul terreno della prova non su Ma questo @ un problema da ris erela quello della forma, Vogtio dire che Ia presentazione della qu entro il termine non & un requisito costifutivo della sua efficacia ; piuttosto la presentazione oltre il termine ne bun requisito impeditivo : mi pare che cid risulti testualmente dalla formula del primo comma dell'art. 124 cod. pen. In questo senso non mi sembra che abbia errato la Corte Suprema (6 febbraio 1947, ric. Abate, Riv, pen., 1946, 792) quando ha rite- nuto che ai fini della prova della data posso tenersi conto del bollo dell’ ufficio apposto sulla scrittura della querela, sebbene I come @ riportata nella rivista, non sia chiara nel distinguere tra la necesita del processo verbale, come requisito di forma per la pre- sentazione della querela, ¢ la sua utilita, come mezzo di prova della data. 9. — Pud essere utile far seguire qualche rilievo in ordine a quella che si chiama conferma della querela. Tutti sanno che su questo tema il processo penale vigente & regolato in modo diverso da com’era prima. La conferma suppone esistenza giuridica della querela, Una volta, per quanto fosse stata efficacemente proposta, la querela doveva veramente essere confer- mata, Occorreva una duplice manifestazione di volonta: una specie Gi doppia lettura, se & permesso trasferire una nota formula dal piano costituzionale al piano processuale. Senza dubbio questo istituto non vige pid. Le ragioni, pro e contro, sono troppo note perché valga Ja pena di ripeterle. Se qui si trattasse di criticare 1a legge, avrei forse qualcosa da dire; ma il breve studio, che sto compiendo, ha ja massima, un intento puramente interpretativo. Manzini parla di una conferma, tuttora conservata, a scopo di identificazione del querelante (Trattalo di dir. proc. pen., IV, p. 68). Non mi pare che lespressione sia esatta. La conferma, ripeto, @ una dichiarazione riprodulliva; comunque @ una dichiarazione del quere- lante. Nel caso previsto dal secondo comma dell'art. 10 il querelante non @ punto chiamato a ripetere Ja sua dichiarazione : ove pure sia chiamato, dovra esibire la prova della sua identita. Bene in questo STRUTTURA DELLA QUERELA 9 senso Candian Alberto, La querela, Milano, Giuffré, 1951, p. 189, se pure con qualche inesattezza a proposito del concetto di conferma, che non suppone necessariamente un ato viziato. Tanto se la quercla sia orale quanto se venga scritta la dichia- razione del querelante & una sola. Altro @ che la dichiarazione sia Tipetuta, altro che sia documentata. L’art. 10, in ambo i casi, pre- scrive questo, non quello. Comunque la documentazione come la identificazione sono un atto dell’ ufficio, non della parte offesa. FRANCESCO CARNELUTTI SES SS SSSSSHASSSSESSESESESSSSRARRRARAST

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