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la Repubblica

LUNED 20 DICEMBRE 2010

IL CASO R2CULTURA

PER SAPERNE DI PI www.kalashapeople.org www.wildfrontiers.co.uk/wildfrontiers/kalash.jsf

I 37

La festa del solstizio dinverno della trib dei Kalasha ha molte somiglianze con quella della nativit di Cristo Lantropologo Augusto Cacopardo ha studiato il significato dellantico rituale, che dura dodici giorni

Natale nel Kashmir ecco le origini pagane di Ges Bambino


MARINO NIOLA
er ritrovare lorigine del Natale bisogna andare sugli altipiani dellHindu Kush, tra Afghanistan e Kashmir. Dove vivono gli ultimi pagani. Sono i fieri Kalasha, gelosi custodi delle loro remotissime tradizioni indoeuropee. Questi uomini che sapevano dantico gi nel 330 avanti Cristo, quando Alessandro Magno li incontr durante la sua marcia verso Jelalabad, ci rivelano le radici della nostra storia e della nostra religione. Il loro grandioso rito solstiziale dinverno, dodici giorni che iniziano con la discesa del dio tra gli uomini e si concludono con linizio del nuovo anno, infatti larcheologia vivente della nativit. A dirlo lantropologo Augusto Cacopardo in un libro appena uscito per leditore Sellerio. Il titolo, pi che eloquente, Natale pagano (Sel-

TRADIZIONI ARCAICHE
Colori sgargianti e consuetudini antiche tra i fieri Kalasha che abitano sulle alture di Birir, a duemila metri di altitudine

Gli altri esempi


HORUS
I mosaici e gli affreschi raffiguranti il dio egizio Horus in braccio a Iside ricordano liconografia cristiana della Madonna to come un bambino risplendente di luce. La sua nascita coincideva con il solstizio dinverno, quando le giornate cominciano ad allungarsi e il sole ha il sopravvento sulle tenebre. Stessa cosa facevano i Celti dellEuropa del Nord che nello stesso periodo offrivano alle divinit della luce composizioni di vischio e rami di abete. Il libro di Cacopardo aggiunge

MITRA
Anche Mitra, dio indo-persiano, era stato partorito da una vergine, aveva dodici discepoli e veniva soprannominato il Salvatore

DIONISO
Nel solstizio dinverno si celebrava la Lenaea, la festa delle donne selvagge per il dio che, fatto a pezzi, rinasceva

a queste ipotesi storiche una prova vivente. I Kalasha, che hanno resistito a ogni tentativo di cristianizzazione e di islamizzazione, continuano infatti a professare una religione sorprendentemente simile a quella dellantichit. Questi montanari variopinti che Fosco Maraini trovava pi antichi che esotici, appaiono come leco presente di un tempo lontanissimo, il riverbero di un

passato remoto miracolosamente conservato in una bolla della storia. Sospesa a duemila metri sulle alture rarefatte di Birir, a due passi dai teatri di guerra dellAfghanistan. Questi portatori sani di unorigine altrove scomparsa ci fanno toccare con mano lo spirito della religione prima dellarrivo dei monoteismi. E soprattutto ritrovare il politeismo degli antichi popoli in-

doeuropei, spesso ancora presente sotto traccia nel nostro folklore. E perfino nelle nostre grandi solennit religiose. La grandiosa festa del solstizio dinverno, che i Kalasha chiamano Chaumos, a tutti gli effetti un natale prima del Natale. la matrice ideale della nostra notte incantata. Con il dio luminoso Indr parente stretto di Indro, nome locale dellarcobaleno, nonch di Indra, signore della folgore nel pantheon induista che discende a visitare gli uomini nel periodo pi buio dellanno e dispensa loro la sua energia come un dono benefico. Se si aggiungono i rami di vischio, le abbuffate rituali di lenticchie di montagna, la notte di vigilia in attesa dellavvento del dio, i doni ai bambini e i fuochi che rischiarano la notte innevata, gli ingredienti del nostro Natale ci sono tutti. A parte Jingle Bells. Ma

La popolazione, che vive tra Pakistan e Afghanistan, custodisce le sue radici indoeuropee
lerio, pp. 476, euro 20). Argomento la millenaria gestazione di una festa che non sarebbe stata inventata dal cristianesimo ma comincia molto prima. In realt sono stati in molti a sostenere che la madre di tutte le festivit dellOccidente nasce da antichi riti agrari e astronomici precristiani. Come quelli dellAtene di Pericle, culla della democrazia occidentale, dove nellultima decade di dicembre si addobbava un albero sempreverde con coppe e otri in onore di Dioniso, il dio del vino che offre in pasto il suo corpo e il suo sangue. Mentre a Roma, sempre in dicembre, durante i Saturnali si ornavano le case con abeti e altri alberi perenni, simboli della vita che continua. Il tutto culminava nella festa di Mitra, il dio solare nato in una grotta e rappresenta-

Lintervista

Vincenzo Paglia, presidente della Federazione Biblica Mondiale

Non importa se riti e date sono simili per noi cristiani conta il messaggio
ORAZIO LA ROCCA

Lattesa del dio Indr associata ad abbuffate di lenticchie e doni per i pi piccoli
non poi cos grave. Non sarebbe Ges bambino a fare il Natale, dunque, ma il natale a fare Ges bambino. Sembra questo il messaggio degli ultimi pagani. Che pare fatto apposta per dar ragione a SantAgostino il quale diffidava i cristiani dal celebrare il sole a dicembre perch era roba da idolatri. O a quei sacerdoti francesi che, alla fine degli anni Cinquanta, bruciarono il fantoccio di Babbo Natale sul sagrato della cattedrale di Digione considerandolo un simbolo perverso di paganesimo e al tempo stesso di consumismo. Che sono, a pensarci bene, il prima e il dopo della modernit. Due estremi della storia mescolati insieme. A conclusione di un cammino millenario di cui gli ultimi pagani continuanoancoraoggiacelebrarelinizio.
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a festa del Natale si incarnata nelle tradizioni e nelle culture degli uomini e nella varie epoche storiche. La stessa data, il 25 dicembre, da sempre legata alle feste pagane romane del Sol Invictus. Ma per capire il significare autentico del Natale non ci si deve fermare alle date o alle apparenze. Vincenzo Paglia, vescovo di Terni, fondatore della Comunit di S. Egidio, nonch presidente della Federazione Biblica Mondiale, non si scompone davanti alla suggestiva tesi dellantropologo Cacopardo che collega il Natale cristiano ai riti pagani dei Kalasha. uno studio come tanti che, per, non tocca la vera essenza della festa cristiana per eccellenza, non riducibile ad una disputa storica su date o ricorrenze. Il Natale ben altro. E qual , allora, il vero significato del Na-

tale cristiano? la novit che, prima della nascita di Ges, non era stata mai contemplata in nessunaltra religione e in nessun altra epoca storica. Vale a dire, lincarnazione di Dio in un bambino, povero e indifeso, in una delle periferie pi remote dellimpero romano, la Palestina, non in un palazzo imperiale, ma in una grotta. Un Dio che si fa uomo nella forma pi povera ed indifesa. E perch il Dio dei cristiani si manifestato nella povert? Un Dio che nasce bambino, povero in mezzo ai poveri, una chiara scelta di vicinanza ai pi deboli, senza tuttavia negare lincontro anche con il resto della societ, come dimostra lepisodio dei re Magi. questo il vero significato del Natale, specialmente oggi dove tutto ridotto a mercato. Il Natale non si compra, si cerca, si accetta nel suo messaggio di amore e di vicinanza ai poveri. Peccato dimenticarlo.
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