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PAOLA ZAMBELLI, Astrologi consiglieri del principe a Wittenberg, in «Annali

dell'Istituto storico italo-germanico in Trento» (ISSN: 0392-0011),


18 (1992), pp. 497-543.

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Astrologi consiglieri del principe
a Wittenberg

di Paola Zambelli

1. L'ultima Tule dell'astrologia: ante/atti all'Università di Wittenberg

Come diceva Lutero chiacchierando a tavola e riecheggiando una battuta del


primo rettore Martin Polich von Mellertstadt, Wittenberg rientrava a mala pena
«in termino civilitatis», anzi se fosse stata un po' più a est si sarebbe trovata «in
mediam barbariem» 1• Non si potrebbe certamente dire che fra tutte le discipline
universitarie quella di cui più si preoccupava Lutero fosse l'astrologia, ma per
questa la sua Università era l'ultima Tule.
'
In questo campo ancor più che con il resto dei docenti Georg Spalatin svolgeva
un ruolo di coordinamento, anzi una mediazione rispetto all'Elettore Federico;
infatti è lui a trasmettere - con risultati alquanto confusi - i dati della genitura
del principe a due astrologi, che inoltrano a lui le risposte. Anche per la storia
dell'insegnamento e della pratica dell'astrologia a Wittenberg - una storia che
riveste considerevole interesse, se si pensi alla condanna della divinazione arti-
ficiale come credenza e come disciplina che fa Lutero - gli anni in cui è Georg
Spalatin ad affiancare Federico il Saggio, come suo principale consigliere, segna-
no un periodo riconoscibile ed interessante.
Agli occhi di uno specialista, del professore locale Johannes Volmar - e presto
anche a quelli del suo corrispondente Spalatin, da lui persuaso - lo stato delle
discipline astronomiche, astrologiche e matematiche a Wittenberg appariva molto
lontano dai modelli migliori. Qualche decennio era trascorso dagli studi di
Regiomontano2 in Italia, e non erano ancora i tempi del cosiddetto circolo di
Melantone, quando due allievi di Volmar appunto, Georgius Joachimus Rheticus
e Erasmus Rheinhold, precocemente analizzeranno a Wittenberg le ipotesi

M. LunmR, Werke. Kritische Gesamtausgabe. Tischreden, Il, Weimar 1913, p. 667,


Nr. 2800b; cfr. III, Nr. 3433, cit. da M. GROSSMANN, Humanismus in Wittenberg 1485-
1517, Nieuwkoop 1975, p. 36. Non seguo la congettura degli editori delle Tischreden
che possa trattarsi del figlio di Mellerstadt, perché la battuta conviene meglio al padre
ammiratore dell'umanesimo italiano e conosciuto dal giovane Lutero.
2
Persino negli scritti di Polich von Mellerstadt contro l'astrologia Regiomontano è
citato con rispetto come un'autorità per le sue Tabulae: cfr. C.H, Fums (ed), Die à'ltesten
Schri/tsteller uber die Lustseuche in Deutschland von 1495 bis 1510, Gi:ittingen 1843, p.
204.
497
copernicane3 • Il rinnovamento apportato dal Regiomontano operava solo in pochi
centri culturali tedeschi: una scuola di recente istituzione come Wittenberg4 non
era ancora al livello che J acob Stoffler aveva stabilito a Tiibingen: qui, seguendo
i corsi di questo serio scienziato nell'alma mater assunta a modello per Wittenberg,
Melantone doveva aver maturato le sue nozioni ed i suoi persistenti interessi
astrologici, ma all'inizio del suo insegnamento a Wittenberg in questi anni egli
non faceva il filosofo naturale e l'astrologo, bensì il grecista.
Ma a Wittenberg non c'erano solo le difficoltà di un'Università recentissima,
c'era stato un rilevante antefatto nelle polemiche antiastrologiche del suo primo
rettore, Martin Polich von Mellerstadt. Fino alla sua morte nel 1513 egli era stato
medico e amico fidatissimo di Federico il Saggio, ed aveva contribuito accanto
aJohannes von Staupitz alla fondazione dell'Università di Wittenberg attirando-
vi un umanista famoso come Hermann van den Busche per insegnare retorica
nel primo anno accademico 1502-1503 5•
Sembrerà paradossale, ma a Wittenberg nei primi dodici anni durante il rettorato
di Mellerstadt, non era stato organizzato l'insegnamento né dell'astronomia, né
dell'astrologia, e neppure della matematica nel senso attuale, ristretto del termi-
ne: se uno studente avesse voluto cercare qualche rudimento di queste discipline
avrebbe potuto trovarlo nella Summa in totam physicen del maestro di logica di
Lutero a Erfurt, Jodocus Trutvetter Eisenacensis, che - nonostante la breve
durata (1507-1510) del suo insegnamento a Wittenberg - viene ricordato per
aver introdotto la via modernorum, in particolare quella di Gregorio da Rimini.
Chiamato a Wittenberg come inseg11ante di teologia e come arcidiacono presso
l'Allheiligenstift6, Trutvetter in questa vera e propria enciclopedia spaziava dai
3
R.S. WESTMAN, The Melanchthan Circle, Rheticus and the Wittenberg Interpretatian
a/ the Capernican Theary, in «Isis», LXVI, 1975, pp. 165-193, in particolare pp. 169-
171.
4
Fra gli studi recenti sugli inizi dell'Università cfr. 450 Jahre Martin-Luther-Universitats
Halle-Wittenberg, I: Wittenberg 1501-1817, Halle 1952; M. GROSSMANN, Humanismus,
cit., pp. 36 ss.; I. LUDOLPHY, Friedrich der Weise, Kur/iirst van Sachsen 1463-1525,
Gi:ittingen 1984, pp. 315-336; B. STEPHAN, Beitrage zu einer Biagraphie Kur/iirst Friedrich
III. van Sachsen, Diss., Leipzig 1979, pp. 375-379 e nn., 560 n.
G. BAUCH, Wittenberg und die Schalastik, in «Neues Archiv fiir Siichsische Geschichte
und Altertumskunde», XVIII, 1897, p. 299. Cfr. I. LUDOLPHY, Friedrich der Wetse, cit.,
p. 324; M. GROSSMANN, Humanismus, cit., pp. 42-44 e anche pp. 38, 41.
6
W. FmEDENSBURG, Geschichte der Universitiit Wittenberg, Halle 1917, pp. 50-53; si
veda anche G. PLITT, Jadacus Trutfetter van Eisenach, der Lehrer Luthers, Erlangen 1876,
che si sofferma su altri aspetti della tarda Summa in tatam physicen alle pp. 44-49 e che
sottolinea, come farà Oberman, la posizione 'moderna' introdotta da lui a Wittenberg
nel suo breve insegnamento; I. LUDOLPHY, Friedrich der Weise, cit., p. 325; sulla filosofia
di Trutvetter e sul rapporto di Lutero con lui, fondamentale H.A. 0BERMAN, Werden und
Wertung der Refarmatian. Van Wegestreit zum Glaubenskampf, Tiibingen 1979, pp. 178-
179, 188, 194-195, 317,368; dello stesso autore, The Dawn a/ the Re/armatian, Edinburgh
1986, pp. 54-55, 61 (e cfr. 42), 75, 94.
498
mostri e dalle proprietà occulte7 fino al sabba delle streghe8 , ma soprattutto
dedicava molto spazio e molte illustrazioni all'astronomia descrittiva pur fondan-
dosi quasi esclusivamente su teologi medievali: ma questi avevano trattato tanto
ampiamente di astrologia che bastavano e avanzavano per fornirgli il materiale.
Si potrebbe vedere in Trutvetter oltre al primo filosofo nominalista anche il
primo professore di Wittenberg, che avesse scritto sulle discipline occulte.
Egli spiegava il sistema degli epicicli e dei deferenti9 precisando che si trattava
di orbite e non di sfere solide, elencava dieci orbi celesti e ne contava i movi-
menti, che erano tre per il Sole 10, mentre gli altri pianeti ne avevano uno in più
e la Luna addirittura cinque 11 • Questo tardoscolastico molto interessato però
all'attualità culturale più varia, come risulta dall'epistolario dell'umanista
Christoph Scheurl 12 , dava addirittura una tabella con i simboli dei pianeti e dei
segni zodiacali (ed eccezionalmente nel ricondurre ad essi la terminologia dei
giorni della settimana si richiamava ad umanisti come Poliziano e Giambattista
Egnazio) 13 • Ma anche quando accennava, per negarlo, al tema platonico dell'ar-
monia dei cieli («an ex motu orbium celestium causetur sonus»), cioè a un tema
tipico del platonismo ficiniano, non si richiamava affatto a questo pensatore
molto noto anche in Germania, bensì dichiarava Platone in errore semplicemen-

7
Summa in totam physicen, Erfurt 1514, f. e3v sui mostri, e f. e 5r-v sulle virtù occulte
e la magia naturale secondo Gerson e i due Pico.
8
Ibidem, ff. NN4v ss.: «De nocturnis dominabus», nonché su demoni incubi e succubi,
sui «cambiones» (cioè sugli infanti scambiati in culla con figli di demoni e streghe),
rinvia al Malleus malejicarum e al Formicarius del Nider, f. Qii', ma sembra ancor
convinto, secondo il Canon episcopi, del carattere psicopatologico e non reale dell'os-
sessione diabolica: oltre a un esempio storico tratto da Germano di Auxerre, egli adduce
il caso contemporaneo di una vecchia convinta di essere andata al sabba («cum Diana
dea vel Herodiade aut cum immane mulierum multitudine equitare super quosdam
bestias et multa terrarum spatia noctis silentio pertransire»). Quando però la vecchietta
aveva ammesso un sacerdote ed altri testimoni attendibili ad osservarla mentre si cospar-
geva d'unguento per recarsi al sabba, il prete aveva potuto vedere che ella non era mai
uscita dal giaciglio sopra il quale aveva cominciato a ungersi e dove aveva avuto un sonno
agitato, che poi l'aveva fatta cadere a terra ferendosi al capo.
9
Ibidem, f. kii".
10
Ibidem, ff. kiW-k4'.
11
Ibidem, ff. k4v-k5'.
12
CH. ScHEURL, Brie/buch, hrsg. von F. VON SoDEN - I.R.F. KNAAKE, Potsdam 1867-
1872; G. BAUCH, Zu Christoph Scheurls Briefbuch, in «Neue Mittheilungen aus dem
Gebiet historisch-antiquarischcr Forschungen», XIX, 1898 pp. 400-456 (ove si veda un
esempio a pp. 440-441, che tra l'altro dimostra, contrariamente ad alcuni giudizi
storiografici, che il parere dell'Università di Erfurt sul caso Reuchlin, nel quale Trutvetter
aveva avuto un grande ruolo, era lodato dagli umanisti come «modestissimum»).
13
Summa in totam physicen, cit., f. 11 '.

499
te perché così hanno scritto Aristotele, Ambrogio e Guglielmo d'Auvergne 14 •
Trutvetter discuteva i fondamenti dell'astrologia affrontando i problemi dell'ani-
mazione dei cieli15 e soprattutto dell'influenza celeste, la fondamentale questione
che lo interessa ed impegna. Egli non sembra escluderla del tutto «posthabitis
autem superstitionibus variis astrologicis», le quali sono state condannate dai
papi e dai sacri canoni e criticate da Agostino in molte opere, da Ambrogio, da
Guglielmo d' Auvergne, da Bonaventura da Bagnoregio, da Duns Scoto, dal suo
maestro Gabriel Biel e infine da Giovanni Pico «in singulari libro contra has
edito»: occorre ammettere «coelum per stellas habere multiplicem actionem in
hec inferiora, tam in elementa quam in mixta, et hec tam imperfecta quam
perfecta, tum inanimata tum animata irrationalia» 16 . Il primo caso è chiaro, dato
che già le variazioni termiche causate dall'accesso e recesso del sole portano
mutamento, generazione e corruzione nel mondo elementare. Fra questi muta-
menti vanno comprese le comete (sulle quali Trutvetter insiste altrove) 17 e le
maree connesse alle fasi lunari. Ma egli si impegna più radicalmente ad ammet-
tere l'influsso universale degli astri, estendendolo agli enti animati, a quelli sen-
sibili (specialmente nelfa psicopatologia dei frenetici e dei lunatici), infine agli
enti dotati di intelletto e volontà, cioè agli uomini:
«astra possunt alterare appetitum sensitivum, ut magis inclinetur ad unum quam alterum,
et sic movere passiones ire, gaudii, tristitie, etc. iis que ex qualitatibus alterativis oriuntur.
Et quia ut in plurimum voluntas et appetitus rationalis inclinatur in nobis ad id ad quod
inclinatur appetitus sensitivus, iccirco hoc modo inclinant corp9ra celestia voluntatem
dispositive quidem et mediate, non autem effective in ipsa actum volendi efficiendo, nec
quovis modo necessitatem imponendo, quin semper per liberum arbitrium possit contraire.
Et quia talem pronitatem ad sequendum appetitum sensitivum contingit cognoscere ex
astris, accidit aliquando astrologos vere pronosticare de moribus hominum, ~uod certi
erunt luxuriosi, timidi, invidi vel huiusmodi per constellationes nativitatum» 8•
Trutvetter non contento di aver ammesso un punto molto contestato nella dottrina
degli astrologi (ossia che l'influenza celeste eserciti un'azione «dispositiva» anche
sugli individui razionali e dotati di libero arbitrio), identifica la previsione del-
1'astrologo con quella del demone:

14
Ibidem, ff. k5'-v.
15
Ibidem, f. i6': «Quod itaque coelum a quibusdam animatum vocatur non est
accipiendum per informationem sive formaliter, sed per assistentiam sive quoad
conditionem, quare intelligentia coniuncta vel appropriata orbi ipsum movet
quemadmodum anima corpus quod informat».
16
Ibidem, f. li".
17
Ibidem, ff. siii'-t4v; cfr. anche Totius philosophiae naturalis summam ... contractam,
Erfurt 1517, f. Liii'-L5v, su le varie forme con cui si presentano le comete.
18
Ibidem, ff. liv-lii'.

500
«Et hac siquidem legem etiam demones de aliquibus futuris contingentibus probabiliter
coniecturant etiam ~uandoque ipsa probabiliter precognoscunt per similia que frequenter
viderunt accidere» 1 .
Dunque si deve ammettere con Agostino, Bonaventura e Tommaso
«coelum agere in hec inferiora triplici instrumento: motu sicilicet, lumine et influentia
(id est quadam occulta virtute eis in dita) . . . Per influentiam autem efficiunt aliquas
virtutes in terra quo lumen non potest pertingere, et alique frigefaciunt aliasque habent
operationes. Et hoc (ut Bonaventura ait ... ) convenit ordini universi»20 .
Critica rispettosamente il «cristianissimo dottore Gerson» per la sua tesi di
abolire i giudizi astrologici dannosi alla salute dell'anima:
«Non est igitur inficiendum ex figura coeli, eclipsibus, aliisque luminarium revolutionibus
aeris qualitates, mortalium affectiones et talia pleraque eventa passe predivinare. Nec
tamen eo obstante salubrius, tutius, deo acceptius esset publica humanorum actuum
iuditia contemnere, non requirere, imo prorsus exterminare ... lta quoque negandum
non est astra habere actionem dispositivam in intendendo vel remittendo noxios humores
in corpore humano et proinde opportunum fore medicum habere scientiam astronomie,
quum eadem medicina uno tempore porrecta prosit que alio obesset»21 .
Un avversario della medicina astrologica come Mellerstadt avrebbe avuto ragio-
ne di impensierirsi, se avesse notato che l'illustre cattedratico chiamato con
grandi onori e vantaggi da Erfurt si appellava stavolta a Pietro d'Abano e traeva
questa conseguenza dalla fondamentale definizione del!' astrologia come discipli-
na del probabile: questa disciplina probabile, secondo Truivetter, Albumasar,
Pietro d'Abano e molti altri, era tale da prevedere solo delle disposizioni, utile
però soprattutto nel campo della medicina.
Non era un caso infatti se a Wittenberg non c'erano cattedre di astronomia e
astrologia, come risulta anche dall'elegante Rotulus diffuso nel 1507 da Schem:122
e se solo dopo la scomparsa del dottor Mellertsadt verrà considerata e attuata
una revisione del curriculum23 • C'era in realtà un antefatto. Pochissimi anni

19
Ibidem, f. lii': «Quod quidam mentiuntur ex vi positionis syderum necessario causari
in hominibus diversitatem morum, ita quod talis sit quisque in moribus qualis eum facit
esse dispositio syderum, in qua est conceptus vel natus, dicentes illam vim fatum, velut
impium, hereticum et falsum aspernendum est. Nec fatum hoc modo aliquid est ...
Verum si quis fatum dixerit dispositionem sive ordinationem causarum secundarum ad
effectus producendos divinitus, sic fatum aliquid est, nec negandum».
20
Ibidem, f. lii'.
21
Ibidem.
22
Cfr. nota 12.
23
W. FRIEDENSBURG, Urkundenbuch der Universitiit Wittenberg, I: (1502-1611), Magde-
burg 1926, p. 61 n. 30; p. 73 n. 54 («fiir die Promovenden obligatorischen Vorlesungen
iiber Mathematik»); cfr. Th. Mun-mR (ed), Die Wittenberger Universitiits- und Facultiits-
statuten vom Jahre MDVIII, Halle 1867; I. LUDOLPHY, Friedrich der Wetse, cit., p. 323.
501
avanti Polich von Mellerstadt era stato protagonista della prima disputa sui
princìpi dell'astrologia e sulle sue applicazioni terapeutiche, che sia avvenuta in
territorio tedesco, precisamente fra lui e un altro professore dell'illustre Univer-
sità di Lipsia. Lo stesso Polich nascondeva un passato di astrologo avendo dal
1482 pubblicato una decina di pronostici annuali24 ed avendo calcolato un oro-
scopo per la fondazione stessa dell'Università di Wittenberg nel 1502 25 . Accu-
sato di ciò nel corso della polemica egli dovrà scagionarsi:
« ... me ut trasfugam, ve! suo verbo apostatam, astrologiae dogmata aspernari: sed quid
hoc contra Leonicenùm, si ego, ve! ut ignarus, ve! ut contemptor, praeceptis astrologiae
non audio? ... Agnosco culpam et si fas est propriam fatuitatem detegere, fateor me
aliquandiu nimis in astrologia versatum et non pauca ex ea perpessum incommoda
floridioris meae aetatis indolem in ipsa iactando. Verumenimvero aspirante deo ... ad
veritatem rediens, quicquid hauseram inde [i.e. ex astrologia] evomui, adiutus plurimum
divino opere illustris domini Johannis Pici Mirandulae et Concordiae comitis, hominis
quidem in omni re litteraria consummatissimi, cuius prematuram mortem lugeat omnis
studiosa iuventus. Nec tamen illum in praesentia ut medicum, sed astrologum citavi»26 •
Convertitosi dunque in occasione del dibattito sulla sifilide, che stava al centro
dell'interesse generale, dopo aver letto27 le critiche antiastrologiche di Giovanni

Per alcuni casi Mellerstadt aveva già accennato a riforme in un documento del luglio
1512.
24
Ne citerò solo uno conservato a Wolfenbiittel, che Martin Polich ha calcolato a
richiesta di Federico («ut tamen tueHlustrissime gracie morem gererem»). È intitolato
infatti Ad ill.mum principem Fridericum Ducem Saxoniae ... oratio. Prognosticationes, s.l.
a.tip. [1485] ed oltre a un tradizionale pronostico per il 1486 contiene i suoi Carmina
de fato. Polich aveva accompagnato in viaggio Federico e conversando amichevolmente
i due si erano imbarcati a discutere del fato («si omnia fatum necessitaret, cum tam
fortiter tamque evidenter in hec inferiora ageret»). Polich inizialmente sarebbe stato
contrario alla necessitazione astrologica: «divum Augustinum atque romanum Boecium
religionem nostram profitentes pro destructione adduxi. Tu vero poetam Juvenalem pro
assertione disputative allegasti». Il cortigiano Polich afferma di non aver saputo replicare
alle tesi di Federico favorevole alla fatalità astrologica («tacitus admirabar»). Rientrato
infine a Lipsia era corso in biblioteca e là aveva trovato di che convertirsi, almeno per
alcuni casi, in un fatalista: «legi Thomam Aquinatem ex intentione Augustini de
dispositione fati multa disputantem. Et ad presens resolutam eius sententiam breviter in
carmina ex[c]ipiens tibi nunc principi ill.mo aeneis notis pressam misi». Polich conclu-
de: «Astra necessitant naturalia, patet autoritate et ratione, et 1. in generatione metallorum,
2. in generatione terrenascencium, 3. in generacione animalium. Conclusio 2: Homo est
liberi arbitrii: probatur ex cultu divino».
25
L. THORNDIKE, History of Magie and Experimental Science, New York 1941, IV, pp.
455,457, 543.
26
Declaratio defensiva cuiusdam positionis de malo franco, in Ch. Furns (ed), Die iiltesten
Schrt/tsteller, cit., p. 195.
27
Si veda una bibliografia dei suoi scritti in F. BoERNER, De vita et meritis Martini
Pollichii commentatio, Wolfenbiittel 1751, pp. XX ss.; cfr. G. BAUC!I, Wittenberg und
502
Pico, di Niccolò Leoniceno e di lì a poco quelle di Giovanni Mainardi28, il dottor
Mellerstadt le aveva difese contro l'astrologo e medico Simon Pistoris. Questi
aveva sostenuto a stampa:
«Licet astrologia pars medicinae non dicatur, multum tamen medico utilis, immo neces-
saria, ut Conciliator refert, comprobatur. Medici possunt ex egritudinibus ventura
prognosticare; similiter astrologus ex astris futura praedicare»29 •
La polemica fra i due che allora insegnavano entrambi a Lipsia era stata lunga:
Simon Pistoris aveva proseguito rimproverando tra l'altro Mellerstadt di non
usare Avicenna, massima autorità in medicina, e di rifarsi invece a Pico, che non
era competente a trattare dall'interno la medicina:
«Picum affers, qui medicinam neque didicit, neque quantum satis est novit. Avicennam
et principem nostrum audi ... »30 .
Il dottor Mellerstadt ammetteva che Pico era diventato il suo autore, proprio
perché nella sua ultima opera aveva come suo obiettivo la critica dell'astrologia:

die Scholastik, cit., pp. 285-339, specialmente p. 292, che sottolinea nell'attività di teo-
logo svolta da Polich a Wittenberg un orientamento tomista; dello stesso autore, Geschichte
des Leipziger Fruhhumanismus, in «Beiheft fi.ir Bibliothekswesen», XXII, 1899, pp. 96-
100; I. LuDOLPHY, Friedrich der \Veise, cit., p. 316 e passim. Polich sintetizza le sue
critiche al collega che difendeva l'astrologia nelle Castigationes in alabandicas declarationes
Simonis Pistoris, in C.H. FucHs (ed), Die altesten Schri/steller, cit., pp. 177-179 (dove
enuncia 14 più 13 tesi a proposito dell'astrologia), pp. 209-213.
28
Mainardi, il quale assunto da Gianfrancesco Pico era stato più di lui l'effettivo
editore delle postume Disputationes adversus astrologiam, dedicherà a Polich von
Mellerstadt, che gliela farà pubblicare in Germania, un'importante epistola su astrologia
e medicina, della quale ho dato un'edizione critica nel mio Giovanni Mainardi e la
polemica sull'astrologia, in Atti del Convegno internazionale sull'opera e il pensiero di
Giovanni Pico della Mirandola, Firenze 1965, pp. 205-279; cfr. ora il mio L'ambigua
natura della magia, Milano 1991, pp. 76-118.
29
Positio de malo franco per Dr. Symonem Pistoris in almo Gymnasio Lypcensi disputanda,
Leipzig 1498, in C.H. FucHS (ed), Die à'ltesten Schri/tsteller, cit., p. 130.
30
Ibidem, p. 163: «Per haec enim Avicenna nusquam negat pestem ex formis coeli
passe prodire: claret liquido prima quarti de peste pestilentiali. Mutatio denique aeris
non naturalis, non tamen extra naturam, pariter causa habet coelestem et terrestrem, uti
ibidem patuit: agens namque universalem coelum seu coeli est inflentia, mediantibus
terreis vaporibus et aqueis mixtis, tanquam agente particulari ... Avicenna namque eum
considerantibus apertissime dixit: causa est ex formis coeli, necessario faciens illud». A
questa e simili accuse (p. 165: «Picum tuum super omnes fers homines, quia aliorum
dqctrinam tanto studio non audisti») rispondeva Polich nella battuta riportata sopra e
altrove (v. Castigationes in alabandicas declarationes Simonis Pistoris, cit., p. 171: ove
dichiara insopportabile che «illustrem Johannem Picum de Mirandula, Concordiae
comitem, bonarum artium sospitatorem, lumen unicum, praesidium firmum, fulcimentum
semper incocussum, aut Nicolaum Leonicenum, insignem utriusque linguae interpretem,
physicum praeterea apprime doctum, ab homine minus erudito parumque docto
criminari»).
503
«Volentis sane undique praestigia astrologica propulsare, non videtur ne plus armarum
adversus ea parare nobis possimus, quam ex admirando et vario opere illustris Ioannis
Pici, quod adversus astrologos scripsit, ad quod optimo iure confugimus; nec profecto
aliis armis ad ea oppugnanda opus habemus» 31 •
Ancor più minutamente si era pronunciato Mellerstadt contro Simon Pistoris e
l'astrologia nella propria De/ensio leoniceniana, dove citava Galeno,
«ostendens praecipue inter initia Artis parvae, medicinam esse veram scientiam et non
circulatricem et vanam, prout sunt necromantia, geomantia et ceterae, harumque omnium
primaria divinatrix astrologia»32 •
Il dottor Mellerstad riconosceva l'origine pichiana della polemica dei medici
ferraresi contro la medicina astrologica:
«in hoc nullius sententiam exquirimus praeter Ioannis Pici Mirandulae, qui ante
quadriennium superis concedens reliquit posteris nobis inaestimabilem ecclesiae
thesaurum et veram alimoniam spiritualem in admirando illo opere, quod adversus
mathematicos conscripsit, tollens de medio divinatricem astrologiam semper a doctis et
bonis impetitam, nunquam profligatam, donec ingenii illius super humanas vires omnesque
nervos in eam disperdendam Picus intendit, et quod cognitu delectabile, inimicis armis,
quasi Herculem lernaeam hydram aut David Goliam, saevissimum illud monstrum,
detruncavit, ostendens ipsam de numero circulatricum esse, nullique humano usui esse
necessariam, neque saluti corporis conferentem»33 •
Neppure Ippocrate aveva mai dichiarato «oportere medicos astrorum
confìgÙrationes precalluisse»34 • Secondo Polich von Mellerstadt il Pistoris, che
egli non nomina, ma cita sempre come il «zophista» per antonomasia, aveva
sostenuto che
«astrologus potest idem, scilicet ex causa universali, aequivoca, indeterminata et quae
per se particularia non intendit, futuros contingentes et particulares eventus et qui
prorsus causam in caelum nullam habent prognosticare».
Per Mellerstadt invece
«astrologi, nisi fiant theologi, nunquam possunt bene praedicare . . . Iohannes Picus
Mirandula in admirando opere suo nunquam pro eius dignitate satis laudato, quod
adversus astrologos conscripsit, . . . quot verba monstravit ea ~uae sola sufficiunt ad
confutandum explodendamque astrologicam pseudographiam» 3 •

31
Castigationes, ibidem, p. 202.
32
Defensio leoniceniana nuper edita in felici Studio lipczensi; ibidem, p. 138.
33
Ibidem, p. 143.
34
Ibidem.
35
Ibidem, p. 150. A questa battuta di Polich sulla pretesa degli astrologi di far previ-
sioni, che potrebbero semmai riuscire a teologi (anzi a profeti), Simon Pistoris replica
a lungo nella conclusione della Declaratio defensiva cuiusdam positionis de malo franco
(ibidem, p. 168): «Latissime per theologos hic commentaris. Revera ea in re, ubi persua-

504
Il dottor Mellerstadt concludeva con ferocia goliardica che «l'astrologia è utile
per i cessi dei dottori e che i pronostici pubblicati ogni anno dagli astrologi
servono di più alle latrine che alle scuole dei medici»36 •

2. Georg Spalatin e il suo primo astrologo Heinrich Lauter/elsch

Non meraviglia dunque che finché il dottor Mellerstadt dominò la scena del-
l'Università che aveva contribuito a fondare, l'astrologia non vi trovasse spazio
e che solo nel 1514, dopo la sua morte, sia stato assunto Bonifacius Erasmi (de
Rode), che come il suo successore Volmar aveva studiato a Cracovia. La sua fu
una condotta poco fortunata, ma almeno segnò l'ingresso della matematica,
dell'astronomia e dell'astrologia negli statuti universitari di Wittenberg.
Durante il dibattito sulla grande congiunzione del 1524 ed al momento della
seconda riorganizzazione dell'Università nel 1521 due astrologi a Wittenberg
tenevano corrispondenza con il canonico Georg Spalatin, che stava preparando
la riforma di un'istituzione così recente. Lettere e trattatelli manoscritti di Heinrich
Lauterfelsch von Saalfeld e del meglio noto Johannes Volmar von Villingen sono
ancora conservati fra le carte di Spalatin37 . Queste comprendono molti altri
documenti che riguardano la divinazione naturale38 o artificiale, e anche documenti
profetico-apocalittici: ad esempio in un manoscritto umanistico c'è una versione
latina (che non mi pare nota) di una delle apologie di Gianfrancesco Pico per
Savonarola39 , il che corrisponde al già constatato interesse che c'era a Wittenberg

sionibus et autoribus disceptatur, admodum semper valuisti. Nostris in scholis parum


haec sunt: nam longe plus norunt astronomi de coelo quam tu de deo monstras. Nam
norunt stellas primae et secundae magnitudinis, zodiaci signa, septem planetas suis in
sphaeris et circulis eccentricis et epicyclis, theologisantes autem non quantum sinapis
granum monstrare possunt. Guido autem Bonatus suo in opuscolo dicebat: Nec tamen,
ut asseris, astronomia theologiae adversa est ... Nec inepte ob id astronomiam naturalem
theologiam quis dixerit: quod namque lumine fìdei credentibus praestat, recte sapientibus
per effectus et motus astronomia monstrabit, quapropter zelo et fìdei et scientiae eam
detestari tantum non possum».
36
Ibidem, p. 149: «astrologia utilis est (cum gratia dixerim) ad necessaria medicorum;
practicae enim, quas de anno in annum faciunt, plus valent ad latrinas quam [ad]
medicorum scholas».
37
Pubblico qui in appendice le lettere di Johann Volmar a Georg Spalatin, 15 giugno
1519 - 23 settembre 1521, conservate a Weimar presso il Thiiringer Hauptstaatsarchiv
(che d'ora in poi indicherò con la sigla HA), Reg. O 144, ff. 2'-24", e nei presenti due
paragrafi presenterò vari estratti da altri documenti suoi e di Lauterfelsch ritrovati negli
stessi fondi di Weimar.
38
Di questi darà notizia un mio altro lavoro imminente.
39
Weimar HA, Reg. O 153, f. 1'-24v. Questa versione latina della prima difesa pichiana
(1498) non è registrata né per quel che concerne questo ms, né per tale versione latina

505
non solo per la violenta polemica antipapale, ma anche per l'apocalittica del
Savonarola e per la difesa fattane dal secondo Pico, del quale nel 1521 verrà
ristampato a Wittenberg da Melchior Lotter l'Opusculum de sententia
excomunicationis iniusta, pro Hieronymi viri prophetae innocentia. È presente
inoltre una profezia, che Staupitz avrebbe raccolto da un francescano, secondo
il quale in Italia sotto Leone X sarebbe comparso un eremita che avrebbe
attaccato il papa 40 • In una sua lettera del 1526 Spalatin conferma il suo interesse
per l'apocalittica italiana e l'intenzione di servirsene ai fini della propaganda
luterana, quando dal poeta umanista Battista Spagnoli, ristampato anche da
Stockel a Wittenberg, cita il
«vaticinium Baptistae Mantuani de novo propheta et leges et mores mutaturo: ... hoc
magis convenire Luthero nostro. Non desunt etiam nostris temporibus, qui dicant
appropinquare tempus Antichristi, quendam quoque prophetam brevi nasciturum, qui
magnam morum et legum varietatem inducat»41 .

nell'accurata appendice (bibliografia ed elenco dei mss.) in Ch.B. SCHMITT, Gianfrancesco


Pico della Mirandola (1469-1533) and his Critique o/ Aristotle, The Hague 1967, pp. 194
n. 17, 195 n. 23,206 n. 32.
40
Weimar HA, Reg. O 146, ff. 1'-2v: «unter Leonem dem zehenden / wird ein Heremita
auffstehen: / disz gesicht hat ein [bruder] / von barfiisser ordens in ltalien gehabt, I wie
mir Doctor Staupitz gesagt I das er es gehort zu Rom. Jedermann davon sagen Anno
1511 oder 1510, unnd das der selbige heremita wurde das Babstum angreiffen». Il
profeta soggiunge: «nach offenbarnus des widerchrist wurde lewte sein, welche leben
wurde one Gott ein iglicher nach seinen lusten und betéirung des satans, denn der Bapst
ist zwar Gott uber ... gewesen»; egli sostiene che così faranno specialmente i papisti
(«am aller meisten aber die papisten, denn die selbigen wollen gahr keine gesetze mehr
haben»). Si può quindi datare la profezia già ad epoca evangelica per questa ed altre
espressioni («So trotzig sind sie unterm lutherischen namen und hendl worden, fulen
wol das der bapst Irer hulff nottdurfftig ist»). La profezia ammette che vi sono divisioni
ed errori frà gli evangelici, ma la sua conclusione è antipapale:« ... von gantzen Bapstum
welche hinfurt nichts wider uns vermugen wird. So gehe gewisz und wahr ist es. Ein
Reich soll es zerstéirt werden, so muss eS' nicht durch fremde, sundern durch sein eigene
macht zerstéirt werden, wie mann siht das Romisch reich wie wol es grosz und mechtig
und doch fìel dahin, und ward geschlagen durch sein aign schwerd, nicht durch fremde».
Conosco Ein Practica oder Weyssagung ains bruder Bar/usser ordens, mit namen Dietrich,
beschehen zu Zenng in Granaten, nach dem Geburt Christi im 1410 far a stampa, ma
s.n.t., conservata nella Herzog August Bibliothek di Wolfenbiittel e contenente in realtà
un'altra profezia antiromana dei primi anni del XVI secolo, diversa però da questa
manoscritta a Weimar.
41
Questa lettera a Veit Warbeck è pubblica,ta in appendice a Ch. ScHLEGEL, Historia
vitae Georgii Spalatini, lenae 1693, p. 232. E superfluo richiamare quanta importanza
è stata attribuita all'elemento apocalittico non solo nella propaganda, ma nella mentalità
e nella dottrina dello stesso Lutero da H.A. OBERMANN, Martin Luther. Vorlà'u/er der
Re/ormation, in E.J0NGEL - J. WALLMANN - W. WmmECK (edd), Veri/ikationen. Festschrzft
/ur Gerhard Ebeling, Tiibingen 1982, pp. 91-119; H.A. OBERMANN, Luther. Mensch
zwischen Gott und Teufel, Berlin 1983 2 ; dello stesso autore, Die Wirkung der Reformation.

506
L'interesse dell'Elettore per questo tipo di documenti è provato dagli invii re-
golari che gli fa il suo rappresentante presso il Reichsregiment a Niirnberg, Hans
von der Planitz: nel dicembre 1521 questi gli manda la Practica regolarmente
pubblicata da «Meister Y ohan Hasfurtt, des pfalzgraven astronomus» 42 ; un anno
dopo gliene manda una, di cui non sa l'autore, ma che deve riguardare già il
diluvio del 1524, perché Planitz sente il bisogno di raccomandarsi alla grazia di
Dio 43; nell'ottobre 1523 gli riferisce minutamente di tempeste ed apparizioni
prodigiose nel cielo sopra la Svevia44; nel novembre invia una Practica sul tema
ormai popolare delle congiunzioni che debbono verificarsi nel febbraio dell'anno
dopo, senza nominarne l'autore, cioè Leonhard Reynmann, che l'aveva dedicata
in generale al Reichsregiment45 • Uno dei più importanti autori tedeschi sulla
congiunzione del 1524 Johann Copp, attivo a Erfurt, aveva dedicato a Johann
Friedrich, nipote e erede dell'Elettore la sua Practica 46 •
Fra le molte carte lasciate da Spalatin vi sono poi documenti risalenti ad alcuni
astrologi già noti per aver partecipato e (in modo decisivo) al dibattito sul diluvio
del 1524. Spalatin ha preparato per l'Elettore estratti in tedesco da uno dei più
famosi fra questi pronostici, quello del grande cattedratico di Heidelberg, J ohann
Virdung von Hassfurt 47 , nonché da un più oscuro pronostico consolatorio italia-

Probleme und Perspektiven, Stuttgart 1987, ove ho letto con molto piacere le osserva-
zioni a pp. 49-50 sul mio Fine del mondo o inizio della propaganda? Astrologia, filosofia
della storia e propaganda politico-religiosa nel dibattito sulla congiunzione del 1524, in
Scienze, credenze occulte, livelli di cultura, Firenze 1982, pp. 291-368, e sulla tipologia
da distinguersi nel dibattito sulla congiunzione del 1524.
42
H. VON DER PLANITZ, Berichte aus dem Reichsregiment in Niirnberg 1521-1523, hrsg.
von E. W0LCKER - H. VmcK, Leipzig 1899, pp. 56-67.
43
Ibidem, p. 286, dispaccio del 26 dicembre 1522: «Desgleichen ubersende E.C.G. ich
auch einen drugk auf das 24. jar gemacht, gott schick es noch seinen gnaden».
44
Ibidem, p. 554, il 10 ottobre 1523 riferisce di fenomeni osservati molto tempo prima:
«Doctor Mathias von Ylo, der von des cardinals wegen von Mencz am camergericht
siczt, hatt brief entphangen von einem doctor aus dem lant zu Schwaben; der schreibt
im, wie das am abent Yacobi ein wetter gewest sei von dem closter Herberten bis gegen
Gengen. Do hatt es gehagelt wie die hunereier gross, und sollen zwen man in den
gewulken gesehen werden sein, die hetten die bende mit feuer aufgehoben und geschrien:
've adjuva, adjuva'. Was es bedeutt, stett bei gott».
45
Ibidem, p. 584, del 13 novembre 1523: «E.C.G. uberschigk ich auch hiemit ein neue
practica uber die conjunctiones, so des 24. jars im februarii werden sollen gemacht, die
der astronomus dem regement zugeschrieben».
46
J. COPP, Practica teutsch was die Constellationes des XXIIII Jars bedeutten und erklà'rung
der Propheceyen, Zwickau s.a., f. Aii'.
47
Weimar HA, Reg. O 147, ff. 37'-40': «Ein kurzer Auszug aus des Hassfurdts Practica
aufs Jar 1524». Autografo di Spalatin.

507
no, quello di Giosuè da Fermo 48• Questa era la prassi seguita sempre da Spalatin,
come risulta da un suo biglietto da Worms con il quale presenta all'Elettore la
traduzione fatta per lui di una profezia latina, che egli definisce singolare, ma
che per noi rimane non identificata49 .
Se Volmar era pieno di iniziative proiettate sull'attualità, al di là quindi dei suoi
obblighi di insegnamento sulla cattedra di Wittenberg (dalla quale d'altronde lo
vedremo fare una buona scuola, se comprendeva Rheticus e Reinhold), l'altro
astrologo, Heinrich Lauterfelsch ha invece lasciato solo alcuni pronostici mano-
scritti, anzi finora assolutamente dimenticati, ed è altrimenti noto per un'unica
condotta di 25 Gulden prima dell'ottobre 1521 50 • Eppure da queste carte d'ar-
chivio risulta che Spalatin lo chiama magister 1 e che egli ebbe rapporti durevoli
ed intensi con lui e suo tramite con l'elettore Federico il Saggio, fornendo loro
consigli astrologici dal 1518 al gennaio 1523, data alla quale cessa ogni documen-
tazione che io conosca sul suo conto. Quest'astrologo dimenticato ha lasciato
manoscritta un'imponente e continua serie di oroscopi annuali calcolati per
Federico a partire dal 1518: la sua prima «rivoluzione annuale» comincia con
una discussione teorica sulle cause celesti e sui loro influssi recepiti nel mondo
inferiore grazie a una mediazione, che Lauterfelsch paragona a quella di uno
specchio52 • Ma più di quest'immagine, che nella trattatistica astrologica è un
topos, va notata la sezione finale, Applicationes anni, con la quale egli sembra
voler calcolare quel tipo speciale di giudizi astrologici che sono detti electionès 53 ,
e che, come vedremo, rivestono molto interesse per i suoi committenti. Infatti
Lauterfelsch non scrive solo sei oroscopi annuali e una nativitas, ma mostra
interesse seppure in modo molto sommario per electiones e interrogationes, tec-
niche divinatorie alle quali consiglia di ricorrere per certe domande che non

48
Weimar HA, Reg. O 147, ff. 130'-136': «Ein kurzer Auszug aus Doktor Josue Practica
dass dis Jar nach Christi geburt 1524 keyn sindflut werden soli. 1524». Autografo di
Spalatin.
49
G. BERBIG, Spalatiniana IV, in «Theologische Studien und Kritiken», 81, 1908, p. 40-
41: «E.C.G. schick ich auch eyn seltsame prophetzey durch mich verteutsch aus der
alden lateynischen schrifft hieneben F.G. zughesendet».
50
W. FRIEDENSBURG, Urkundenbuch der Università'! Wittenberg, cit., p. 99.
51
Weimar HA, Reg. O 147, f. 114'.
52
Weimar HA, Reg. O 147, ff. 1'-9v: dopo l'invocazione «Durchleuchstigste
hochgeborener Churfurst» (che fornisce l'incipit qui e in tutti i suoi pronostici seguenti)
in questa «Revolution disz gegenwertigen iars in deutschen sprache» (cfr. f. 3v per la data
1518), la trattazione teorica è al f. 2"-v.
53
Weimar HA, Reg. O 147, f. 9'-v: per pochi giorni speciali dà sporadiche previsioni
sullo stato corporale o spirituale dell'elettore; considera poi un'altra data che «bedeutet
grosse nutz und ere, dignitaten, wirtschaft und freude von weibern und kinder».

508
convengono ad una nativitas54 : allega agli oroscopi annuali per il 1521 e per il
1522 due tabelline che pretenderebbero di definire il carattere buono, buonis-
simo, cattivo o mediocre che ogni giorno della settimana dovrebbe mantenere
per tutto l'anno 55 • Qui Lauterfelsch sembra avvicinarsi a quel tipo di curiosità
per la quale Spalatin e l'Elettore tengono specialmente a consultare astrologi e
che invece non aveva trovato spazio nei suoi primi oroscopi: questi infatti cal-
colano le «rivoluzioni dell'anno» dal 1518 e dal 151956 , al 152057 , 1521 58 , 152259
giù giù fino al 1523 60 •
Nella rivoluzione dell'anno 1521 c'è già un cenno all'importanza del segno dei
Pesci nel già famoso 1524, ma non viene annunciato, né smentito alcun diluvio
o altra catastrofe: ciò fa pensare che Lauterfelsch non avesse ancora notizia dei
pronostici che a questa data erano già stati dedicati alla congiunzione imminen-
te61.

54
Weimar HA, Reg. O 147, f. 31': «Sequitur pars captivorum et victorum. Et hec
potius in questionibus quam in nativitatibus est inquirenda».
55
Weimar HA, Reg. D 285, f. l': «donnerstag und fritag: ser gut; montag: gut; dinstag
und mitwoch: bose; sonabent und sontag: mittel». Cfr. anche Reg. O 147, f. 78v. I giorni
della settimana sono caratterizzati da quattro gradi di fortuna che corrispondono esat-
tamente a quelli attribuiti agli «aspequs» dei pianeti nel ventitreesimo aforisma
pseudotolemaico secondo la traduzione di Giorgio Trapezunzio: Quadripartiti Ptolomaei.
Centiloquium eiusdem etc., Venetiis, O. Scotus, 1519, f. 19': «trigonus [est aspectus]
optimus, sextilis bonus, oppositio non bonus, quadratus pessimus».
56
Weimar HA, Reg. O 147, ff. 122r-129'. Questo pronostico perfettamente coerente
con gli altri per il contenuto, lo stile e l'ordinamento del testo è l'unico in cui la scrittura
presenta un ductus lievemente diverso (cfr. in particolare le lettere c, d, h, s): ma pro-
pendo a considerarlo sempre di Lauterfelsch, anche perché contiene un rinvio interno
al proprio «pronosticon der Revolution E.C.G. natitivitet des neste vorschynen iars».
57
Weimar HA, Reg. O 147, ff. 61'-70r.
58
Weimar HA, Reg. O 147, ff. 71'-78v.
59
Weimar HA, Reg. D 285, ff. f-7': in questa rivoluzione della natività per l'anno 1522
ammette che la sua pratica precedente non ha trovato conferma nei fatti. «Und das sich
E.C.G. zcur zeit dar ynne belustige und moge erkennen von welchen sternen und ynen
allen unterworfenen dingen es sey gleich mensch thyer oder wie sie gennant seyn E.C.G.
mer guten m;id gluchs warten, und von welchen sich E.C.G. hutten und ungluchs drawen
besorgen mag. Aber derhalben nich czu ruckgeschlagen die vormanung wie man die
practicen lesen und vornehemen sol. Als ich E.C.G, in der Vorrede des nagsten
vorschienen Jars hab gemelt».
60
Weimar HA, Reg. O 147, ff. 115r-121'.
61 Weimar HA, Reg. O 147, f. 73v: «Wen her an der Stadt Radicis befunden wird und
auch im XXIIII Jar wen her das andere seyner Heuser, die Fische, besytzen wird. In
dysen benumpt jaren und zceiten wirt sich die NaturJovis in E.C.G. Complexion wesen
und handeln sunderlich und groslich ertzeigen». Federico otterrà anzi buona fama e

509
Lauterfelsch dà ripetutamente consigli matrimoniali: essi sono presenti in molti
passi, ma sono interessanti soprattutto in un suo scritto non datato. Si tratta di
una Nativitas latina, ossia dell'oroscopo generale calcolato per tutta la vita di un
principe nato il 17 gennaio 1473. Che la presentazione sia così anonima non
meraviglia, perché questa forma era usata di frequente per mantenere un
prudenziale segreto, giacché si temeva di fornire a un nemico del 'soggetto'
studiato, che ne leggesse eventualmente l'oroscopo, i dati necessari per poterne
abusàre ricorrendo ad altri calcoli astrologici o a cerimonie di magia nera. Era
un uso comune e avremo occasione di vedere la lentezza e difficoltà, con cui
persone bene introdotte come Spalatine Volmar accerteranno la data di nascita,
cioè la «radice» dell'oroscopo di Carlo V. Nel caso però della Nativitas - redatta
da Lauterfelsch sicuramente in questi stessi anni - tale riservatezza potrebbe
creare problemi agli studiosi. Tutto fa pensare infatti che 'soggetto' dell'orosco-
po natalizio sia Federico il Saggio. Visto però che l'Elettore era nato esattamente
dieci anni prima (17 gennaio 1463 ), per accettare tale identificazione bisogna
pensare a un lapsus calami oppure supporre che Lauterfelsch abbia frainteso o
deliberatamente falsificato la data fornitagli da Spalatin come base o radice dei
suoi calcoli.
Che il 'soggetto' (citato nell'oroscopo come il «natus» o «N» 62 , il che è usuale)
sia davvero Federico il Saggio, è un'ipotesi confortata non solo dal fatto che il
principe vi viene chiamato Federico, ma anche dalle lodi per il primato che gli
viene riconosciuto dagli altri principi tedeschi ed anche dai forestieri 63 •
Lauterfelsch corregge poi tacitamente questo dato cronico64 , quando per esem-

fortuna presso molti popoli, «sunderlich von den die dem Schutzen, als do sint Hyspani,
den Fischen, als do sind Angli, dem Widder, als do ist unser deutze Nation, unterworffen
sint von welchen E.C.G. sunderlich berumpt ist» (f. 75v).
62
Cfr. sotto nel testo cit. sotto a p. 515: «principis N».
63
Weimar HA, Reg. O 147, f. 12' (cfr. Reg. D 285): «maximis et clarissimis stellis fixis
ita splendesceris et decorareris, ut regnum et ducatum non solo humano iure, sed divino
et celesti dono consecutus, tanta gubernares prudentia, fortitudine, pace (unde eciam
nomen Fridericus habere videris), clementia, iustitia, liberalitate ceterisque virtutibus
omnibus ornatus, ut non solum inter germanos principes primatum summumque honorem
et laudem venerabile nomen tue gratie obtinuit, verum etiam apud exteras nationes
extremosque mundi terminos, ultra quod dici credive possit, et honoraretur et
veneraretur».
64
Weimar HA, Reg. O 147, f. 60' ss.: «Practica auf gnedisten Herrn Hertzogen Fridrich
zu Sachsen Churfurst ... Nativitet des Jahrs 1520», f. 61 '. ·Giove regnerà come
«Cronica tor» (sic per «Cronocrator»), nello stesso modo brillante che nel 1519, e sarà
benevolo per 12 anni. Inoltre, f. 63", il dominio di Giove come «Divisor», secondo Hali,
durerà dal cinquad~esimo anno di età dell'elettore, quando era cominciato, fino al
sessantesimo anno. E Giove appunto che nel semestre precedente ha attenuato le sue
grosse difficoltà mondane (f. 61 v: «weltliche Sorge, Arbeit, Traurigkeit, Angst und
Verlikeit»; «grosse weltliche Sorge»). Federico sarà celebrato fra i re («erlediget werden

510
pio nell'oroscopo del 1520 dice che quello è il cinquantottesimo anno dell'Elet-
tore e nel 1522 che egli va per i 61 anni65 •
Nella Nativitas Lauterfelsch più volte accenna alla personalità, agli interessi
culturali e agli atteggiamenti cauti e diplomatici dell'Elettore:
«natus retinebit memoria hystorias antiquas et rumores et est inventar fabularum et
pulcrarum narrationum, quibus delectantur auditores et rident gaudentes»66 ; «natus erit
sapiens secreta et obscura rerum cognoscere, rethoricus, augur et somniorum expositor.
Et quia erit blesus aut tardi motus aut conclusionis coopertus, qui nulli dicet quod in
voluntate tenebit, multum cogitans, absconsor rerum, suspiciosus et forte intelliget secreta
librorum legum, et forte erit sapiens in astrologia ve! augur et sapientibus et religiosibus
facile coniungitur» 67 .
Questo spiega perché subito sopra l'astrologo s'era permesso un'audace defini-
zione: «natum fare heremitam famosum» 68 .

in gute und habe freude und gliick aufsteygen under den konigen beniimpt werden, und
eyne grosse und erliche dignitet erlangen», f. 62v). Anche Venere, l'altra Fortuna, co-
opera incontrandosi con Giove: «Bedeut auch Macht in Landen und Stetten ein grosz
Hofgesinde gabe und Geschencke von Hern und Konigen und das E.C.G. wirt vii guten
thun und grosz Almuszen geben». Purtroppo, f. 63v, Saturno sta nella decima casa reale,
e quindi è «Dominus Anni», indicando come nell'anno precedente «traurikeit, forcht
der f<e>inde, gefengnis, kran<k>heit»; anzi disgraziatamente si trovano «Saturnus in
domo sua und Mars in sua exaltatione». Ciononostante scrivendo «De domino anni et
profectione annua» Lauterfelsch annuncia un'eredità imprevista: «Freude, mut, und
kiinheit in allen wercken und geforcht werden, stercke des geistes, eynen guten vorstandt
und gedechtnys, und alle werg und ding gen E.C.G. leichlich zcu und geschehen balde,
do mit E.C.G. von konigen, herren und kriegsleuten nutz erlangen und des auch eynen
guten Willen und darumb das der genannte Mars im Steinbock seynen Reich befunden
bedeut Syg von E.C.G. fìnden und in macht und kiinheit zcu nehmen und beywesen
grosser und mechtiger hern» (f. 64'-v). «Aber das Saturnus bey ym ist in Coniunctione
befunden mag sich E.C.G. vorsehen vor den Leuten seyner Natur und Ampt als von den
alden und dergleichen vor kranheit der melancholia und sunderlich eyner kran<k>heit
der augen obtalmia gennant». Raccomanda infine: «Nicht baden noch barbieren oder
das heiibt zchwahen und dergleichen»(f. 64v).
65
Weimar HA, Reg. D 285, f. 3'.
66
Weimar HA, Reg. O 147, f. 30v,
67
Weimar HA, Reg. O 147, f. 15v. Cfr. f. 26v: «quicumque eum [Mercurium] sic
habuerint, erunt homines astronomi, augures, sortilegi, magici, supputatores, sompniorum
interpretes, et qui divino quodam furore perciti gentibus futura predicent, unde sibi
nomen in populo et multa etiam vite subsidia consequentur. Erunt quoque tales qui
semper rerum occultarum, thesaurorum, metallorum et ceterorum abditorum
investigatione laborent». Forse la affermazione - strana nel caso di un principe - circa
la sua disposizione a scoprire tesori, ha a che fare con le iniziative di Federico per
sfruttare miniere d'argento.
68
Weimar HA, Reg. O 147, f. 15'.

511
La particolare solennità di questo oroscopo risulta anche dal fatto che v1 e
premessa un'introduzione teorica a difesa dell'astrologia, che anche Lauterfelsch
- come quasi sempre i suoi colleghi - considera ingiustamente attaccata:
«Hanc attem divinam, illustrissime princeps, argumentis astruere demonstrativi,s ac
rationibus approbare dialecticis, vel eam ab labefactantium et negantium iniuria eximere
et purgare, et fìdem ei et credulitatem propagare, esset altioris et maioris negotii quam
inpresentiarum assumpsimus. Tantum enim invaluit eorum opinio et secta, eoque
conventum est quo plerique se eo doctiores reputari credant, quo ipsam argutioribus et
validioribus oppugnent argumentis et prolixiores in eius infamiam edant codices. Eo
revera ego eam potius sta<bi>liorem, veriorem et probatiorem existimari puto debere,
quo a doctioribus seculi totius tantu conatu et nisu oppugnata eorum retia et pericula
illesa evaserit»69 •
Lauterfelsch si preoccupava di difendere l'astrologia dalle critiche di Giovanni
Pico nei suoi «prolixiores codices»: doveva conoscere i suoi seguaci italiani
Leoniceno, Mainardi e Gianfrancesco Pico, e la ripresa che dei loro argomenti
aveva fatto in Sassonia di recente Martin Polich von Mellerstadt. Quando discute
dell'influsso astrale Lauterfelsch fa un rinvio alle sottili (ma topiche) distinzioni
fra fato e fortuna, fra necessità e probabilità, fra determinazione e inclinazione,
un rinvio obbligato, ma non nuovo:
«Neque preterea Tuam Illustrissimam Gratiam in eius necessitatis credulitatem inducere
aut instigare proposui. Diverse enim sunt tam philosophorum quam theologorum de ea
re sententie et opiniones, quas S. Augustinus quinto de Civitate Dei ad longum disputat
agens de fato. Inter ceteras autem Anei Senece autoritatem citat inter alia hoc apotelesmate
'fata volentem ducunt, nolentem vero trahunt'. Sed quomodo han e et alias philosophorum
de hac re sententias intelligerimus, hic beatus Augustinus, sanctus Thomas, Doctor
Subtilis et ceteri theologi diffusius in suis scriptis tradiderunt. Opinio aut sententia
Ptolomei Alexandrini in hac arte peritissimi dicentem 'Astra non necessitare, sed incli-
nare', a catholica fide et religione non fore alienam; nec hec Arestotelis sententia videtur
a veritate recedere: 'Necesse est bune mundum inferiorem lationibus superioribus esse
contiguum, ut tota virtus eius inde gubernetur'. Sed quicquid bine inde dicatur, opiniones
sunt, et cuilibet licet tenere et dicere quid voluerit et defendere possit: propterea ego
ancipiti et medio ingredi calle conabor, cum nullius iuravi in verba magistri etc, Neque
omnimodam necessitatem reputo in astrorum influxum tenendam, ne libertas arbitrii et
meritum ab homine sequestretur»70 .
Siamo nella città di Lutero e al momento della sua disputa sul servo arbitrio,
eppure Lauterfelsch apparirebbe semmai dalla parte (erasmiana) della libertà
dell'arbitrio e dei meriti conquistati per mezzo delle opere; egli soprattutto dà
l'impressione di non approfondire affatto il problema e restare alle distinzioni
che erano tradizionali in molti trattati di astrologia.
«Sed eorum <astrorum> malum influxum precibus, orationibus etc. aliove Dei cultu
posse averti totaliter aut saltem mitigari, secundum quod dicitur in Psalmo 'Per diem

69
Weimar HA, Reg. O 147, f. 11'.
70
Weimar HA, Reg. O 147, f. 11'.

512
Sol non uret te, neque Lunam per noctem etc.'. Qui Psalmus eciam quotidie ad hoc
propositum ve! saltem quando res postularet dici deberet. Et contrario sensu bonum
influxum mala inficit vita. Neque etiam totum firmamentum quod longe maior, potior,
speciosior, formosior, formalior, actualior pars mundi creati, ymo quodammodo ipsa
forma cui proprie convenit agere, sine virtute, actione, informatione, influxu, inefficax
et frustra, solummodo ad mundi decorem a summo rerum dispositore et ordinatore
fuisse creatum, dicere dementiam puto, et eo ipso non reverentiam, ut ipsi volunt, sed
iniuriam gloriosi deo impingere, qui omnia ab eterno ita ordinavit, ut quemadmodum
omnia ab ipso, sic inferiora a superioribus recte gubernarentur» 71 .
A queste considerazioni generali, che tentano una moderata apologia della sua
disciplina e che di frequente ricorrono, come egli fa anche altrove, a passi dei
Salmi o altre citazioni, che pretenderebbero dare un'intonazione quasi profetica72 ,
Heinrich Lauterfelsch fa seguire cenni ermetici, che però introducono i criteri
propri per calcolare gli oroscopi dei sovrani o delle altre categorie sociali73 . Egli
discute una questione che gli astrologi, da Firmico Materno fino a tutto il Ri-
nascimento, hanno spesso considerata, la legittimità cioè di calcolare e pubbli-
care oroscopi di sovrani, visto che secondo Firmico i sovrani non sarebbero
influenzati semplicemente dai pianeti superiori, ma addirittura da Dio; a
Lauterfelsch si deve in questo caso uno spunto originale e sorprendente, che
potrebbe forse essergli stato ispirato dall' angelogia magico-cerimoniale di T ritemio:
egli suppone infatti che il destino dei sovrani sia guidato e salvaguardato da
qualunque cattivo influsso celeste grazie ai loro speciali potentissimi angeli custodi.
«Dicit Iulius Maternus, inter genesiasticos astrologos non minimus, imperatorum
nativitates non passe aut debere investigari propterea quod eius maiestas astrorum iuri

71
Weimar HA, Reg. O 147, f. llv.
72
Weimar HA, Reg. D 285, f. 3': «So mus mans doch auch darvor halten, das des
hymmels naturlich chrafft und wirkung in dyse underste ding nicht gantz unnutz, eytel
und untuchtig sey. Wan der Almechtig und gutig Gott hat alle creaturen, wie gering sye
auch seyn, durch seyn allmechtig- und gutigkeit mit unzcellich vi! tugenden und Crafften
begnad, derhalben wirdt seyn gnade des grossen hymels auch nicht vorgessen und
untugenhafft gemacht haben. Darynne her auch vi! seyner glorien naturlich erkentys
gesetz, als der propheta spricht in XVIII. Psalm: 'Dy hymel sagen auss die glorien
gottes'. Wan gleich als seyn gottlich werck in allen creaturen erschynt und doch unglich
sollen wir yn auch in allen und durch alle Creaturen ere, lob und dang sagen und von
seynen lob, eren und danksagung nicht aufhoren widder mit munde hertzen od[er] noch
gesteltnys. Als etzlich ytzundt durch vorgifften mundt durffen angeben und leren dye
do dy gantz welt wollen umbkeren». Cfr. anche f. 3v: « ... so mag us Ione des propheten
Ader der stern auch keyn ander pronostication ader drawen nicht geschaden dan wer
sich in warheit zcu ym kert der wirt selig am leib und an seelen, hie czeitlich und dort
ebiglich. Amen».
73
Weimar HA, Reg. O 147, ff. llv-12': «Et quos ad superiores mundi status sua eterna
providentia elegerat a superioribus addidit astris regi, ut dicit Hermes Trismegistus,
principum et regum significatores esse superiores planetas, scribarum vero et rusticorum
inferiores».

513
non subiiciatur. Idem etiam de regum et principum nativitatibus concludi potest iuxta
illud: 'cor regis in manu Dei est', et etiam ratione consorcii singularis et nove potestatis
angelice. Nam cuilibet principi datur secunda intelligentia ve! secundus angelus ad
custodiam, ratione communitatis quam gubernat, de aliquo altiorum ordine angelorum,
ut de dominationibus, potestatibus etc., qui Tue Gratie ad evitandum omnem malevolarum
stellarum influxum singulariter condunt» 74 •
Questo oroscopo natalizio è l'unico redatto in latino, una scelta forse gradita
all'umanista Spalatin (che aveva il compito di tradurre da questa lingua per
l'Elettore), ma sicuramente meno indicata per quest'ultimo. Federico non era
totalmente digiuno di latino, ma ne aveva scarsa padronanza o poca simpatia,
che si può misurare in un caso privilegiato da ogni punto di vista stilistico,
culturale e politico-religioso: sappiamo infatti che usava Spalatin come tradut-
tore persino per le lettere chiare ed eleganti di Erasmo e 11el famoso colloquio
con lui a Koln 75 • È naturale quindi supporre che l'astrologo Lauterfelsch sce-
gliendo proprio la lingua più solenne non mirasse solo a fare sfoggio di cultura
umanistica o di deganza: una spiegazione potrebbe essere forse che in questo
caso speciale il testo risultante da tale scelta permettesse a Spalatin di tradurre
le parole dell'astrologo adattandole al momento e ai propri fini.
Nel seguito Lauterfelsch dà un sommario di questo oroscopo che, se completato,
avrebbe dovuto essere molto lungo: «Tripartitum est hoc opus secundum quod
habetur Proverbiorum 22 capite: Ecce descripsi eam tibi tripliciter et in
cogitationibus et sententia etc.»; in una tabella propone uno schema riassuntivo
anche delle due sezioni mancanti7 6 :

74
Weimar HA, Reg. O 147, f. 12". Lauterfelsch prosegue qui presentando il suo scritto
e il suo metodo che pretende nuovo: «Quare astrologorum iudicia nonnunquam instantiam
pati necesse est in huiusmodi principum pronostico geneseo ... composui recenter tria
tanquam nativitatum instrumenta astronomica prius incognita, nec usquam visa, quibus
quod alias longo labore et difficili abaci numeratione indagatur, id ipsis instrumentis
preceleri volutatione oculorum obtutu se offert sua spante». L'espressione «volutatio»
fa pensare forse a un sistema del tipo delle ruote lulliane, ma disgraziatamente l'autore
rimanda la spiegazione di quest'accorgimento, perché dichiara di averlo già chiarito
direttamente al principe.
75
Cfr. G. BERBIG, Spa!atiniana, cit., p. 245 ss.: «Erasmus an Spalatin, 12. Marz 1529,
Deutsch, von Spalatin iibersetzt fi.ir den Kurfiirsten». È noto che lo stesso accadde
nell'incontro di Ki:iln, dove Erasmo volle continuare a parlar latino (non olandese, come
proponeva Federico) e fu Spalatin a dover rispondere in latino. Cfr. I. Boss, Georg
Spa!atin, 1484-1545. Ein Leben in der Zeit des Humanismus und der Reformation, Weimar
1989, p. 182. V. anche P. KALKOFF, Erasmus, Luther und Friedrich der Weise, Leipzig
1919, p. 99; P. KmN, Friedrich der Weise und die Kirche, Leipzig 1926, p. 24.
76
Weimar HA, Reg. O 147, f. 13'. Cfr. ibidem, f. 13r•v: «De huius operis partitione ...
descriptum est enim numero, oratione et figura». ·

514
motuum planetarum
«Numero dico triplici { c~spidu~ domorum
situs partlum

longitudo } signis ergo et [gradibus] <ms: minutiis>


Motus planetarum latitudo id est qui duntaxat et minutiis perficitur
{ {
profunditas ex centris et argumentis vis cognoscitur

centrorum verorum } signis } ..


Insuper numerationum etiam gradibus constai ~dmxms
{
arg~mentorum {mediorum { . .. necessano
augmm mmutns

declinationem
Addeque ascensionem rectam , proprio planetarm
{
ascensionem obliquam in caelo { sig~ifi~atoris } c_uspidu?1 domo'.·um
reg1onts smgularmm partmm

Quodlibet ad suos numeros redegimus quantum ad praxim istius operis conducere visum est.

Numeravimus etiam motus { presens Nativitatis


necessarios ad 3 tempora preteritum ut ad instans Conceptionis
} {
futurum Revolutionis
annuas
necnon profectiones mensurnas
{
diurnas

suis numeris figuris reddidimus.


planetarum }
Athazir quoque et predictorum cusp_idum_ do_11;1on11~ ad aliquot numeravimus annos
significatorum ut {
partlum s1g111f1cantmm

Radicis declara[l]tivo
Oratione similiter triplici presens natalicium distinximus Instrumentorum demonstrativo
{
Revolutionum expositivo

Communium autorum sententia enarratione


Radicis declaratio constat in tribus Singularum partium recitatione
{
Apotelesmatum Iulii Firmici enodatione

Instrumentorum demonstratio est in tribus secundum quod tria singularia instrumenta ad presens
institutum, scilicet ad natalitia illustrissimi Principis N, destinavimus.

!
circulare omnium perfcctionum
I t quadrangulare ad illud intentum, scilicet sicut alia figura, ita eciam alia ratione ut sui
nS t rumen um canones indicabunt
orbiculare omnibus { directionibus { annuis }
revolutionibus ~ens~rnis Athazir inserviens
d1urn1s

annorum { figura
Revolutionum expositio completur in singulorum D?ensium discursu
{
c.hcrum oratione».
515
Come mai Lauterfelsch ha lasciato incompleto l'oroscopo rispetto alle ultime
sezioni progettate? Che cos'era sopravvenuto77 ? Facciamo alcune ipotesi: che la
data sia un voluto errore per salvare la faccia all'astrologo, nel caso di una
verifica: per verificare i suoi dati non occorreva l'astrolabio, ma soltanto il ca-
lendario o la pura e semplice memoria. La penna di Lauterfelsch, o di qualcuno
che si serviva del suo copista (ma una supposizione così complessa non mi pare
necessaria) osava infatti redigere consigli molto delicati. Si trattava di un punto
scottante e non solo per la vanità e le aspettative di un uomo maturo. Suppongo
infatti che questa Nativitas debba esser stata compilata quando erano in corso
trattative nuziali con la casa d' Austria78 ed anche con i Valois alla vigilia dell' ele-
zione imperiale. Si sa che per la conclusione dell'assemblea degli Elettori fu
appunto decisiva la rinuncia di Federico alla propria candidatura al titolo im-
periale (era una candidatura molto forte, assai più di quella di Francesco I re
di Francia, anzi era l'unica che avrebbe potuto competere con quella dell'Asburgo:
e l'astrologo sembra voler lusingare le ambizioni dell'Elettore nei molti passi in
cui gli promette una più alta sovranità) 79 •
Si sa anche che fra le offerte fatte da Carlo al vecchio Elettore di Sassonia c'era
la mano della sorella Caterina, accettata dalla casa di Sassonia per il principe
Johann Friedrich. Sono evidenti il prestigio e le conseguenze politiche di una tale
alliance. Personalmente a Federico era stata offerta una moglie da Francesco I
ed egli, che pure aveva una concubina e almeno due bastardi, avrebbe potuto
esser attratto anche dall'idea di iniziare una nuova vita piena di gioie a letto e
intorno al focolare: in questo caso avrebbe inoltre assicurato una successione
diretta nei suoi territori elettorali, invece di lasciar eredi il fratello J ohann e i suoi

77
Weimar, HA, Reg. O 147, f. 14': «Anno a verbo incarnato 1473 currente, 17 die
ianuarii, que fuit dies Lune, hora a meridie O, minutis 16, secundis 36, que fuit hora
Mercurii, natus est illustrissime princeps, quando fuit hec Armonia celestium», che viene
raffigurata in un diagramma quadrato che segue nello stesso foglio, ed analizzata nei fogli
seguenti, fino al f. 36v. Qui l'explicit: «Tantum de tercia parte oracionis, scilicet radicis
declarativa. Sequitur secunda pars orationis, que est instrumentorum demonstrativa. Et
demum ultima pars orationis, que est revolutionum expositiva».
78
I. LuDOLPHY, Friedrich der Weise, cit., p. 214. Catharina, sorella di Carlo V, sarà poi
effettivamente per alcuni anni promessa sposa di Johann Friedrich. Cfr. J. VON ARNOLDI,
Catharina Infantin van Spanien und Jahann Friedrich Herzog zu Sachsen 1519, in Histarische
Denkwiirdigkeiten, gesaml):lelt und hrsg. von J. VON ARNOLDI, Leipzig - Altenburg 1817,
pp. 1-28; ].G. DROYSEN, Uber das Verlabnis der In/antin Katharina mit Herzog Jahann
Friedrich van Sachsen 1519, in «Berichte iiber die Verhandlungen der sachsischen
Gesellschaft der Wissenschaften zu Leipzig», Phil.-Histor. Klasse, 5, 1853,'pp. 151-181.
79
Weimar HA, Reg. O 147, f. 18v: «natus perveniet ad regnum»; f. 33": «significat
natum ducem et regem et eius verba recipiuntur a magnatis et divitibus et libenter
audientur»; f. 34': « significat quod natus sublimabitur et acquiret regnum et honorem
... ali quando insegui regiam majestatem».

516
discendenti. È possibile quindi che egli riflettesse «de coniugio et prole»: ma
come avrà reagito leggendo «quia Luna vetus in quarta occidentali insinuat quod
non uxorabitur in iuventute et Luna in domo Saturni signifìcat quod nunquam
copulabitur (hec Hali in commento IV Quadripartiti)» 80 ?
A leggere le deduzioni di questa Nativitas si direbbe proprio che l'astrologo fosse
ispirato o assoldato da chi non era favorevole alle nozze, cioè ad un awicina-
mento a una delle due dinastie. La Luna (che naturalmente significa la princi-
pessa offerta in moglie) sta in una brutta configurazione, anzi non riesce a
trovare a lei favorevoli neppure i due pianeti fortunati per eccellenza. Federico
viene dipinto di forte temperamento sensuale, ma minacciato da awersità e forse
da lutti e vedovanze: infatti il suo oroscopo
«habet significare voluptatis desiderium in rebus venereis et earum cultum tam licitum
quam illicitum. Et universas res que spectant ad coitus voluptatem et leticiam, alacritatem,
delectaciones ex ludis ... illud cum adversitate completur quadam et detrimento» 81 .
D'altronde poco più avanti l'astrologo insinua che la sposa invece che una
giovane principessa, potrebbe essere una vedova degenerata, sterile e gravemen-
te deforme 82 • Ma anche se la principessa sarà «conveniente e amabile» e lì per
lì recherà felicità 83 e prospettive di successione, queste ultime non hanno un'ade-
guata garanzia di legittimità:
«sed ob Lune presentiam forte in eisdem significatis incostantiam et alienos amores [ms:
amaros] in utroque coniuge, Sol et Saturnus locum decimum quem Ptolomeus filiis
attribuir inficiunt: propterea pauci aut infortunati ei nascentur filii» 84 •

80
Weimar HA, Reg. O 147, f. 17". Cfr. anche ff. 22v-23'": «quibusquam a feminis ve!
uxoribus magna felicitatis insignia conferantur»; f. 29v: «coniugio et voluptati frequenter
indulgeret ... coniugium eius utilitatem et omne speratum prosecuturum significat».
81
Weimar HA, Reg. O 147, f. 32v.
82
Weimar HA, Reg. O 147, f. 21v: «Venus in octava tarde dat uxorem et cum dederit
viduam degenerem, sterilem aut gravi feditate deformem». I. LuooLPIIY, Friedrich der
Weise, cit., p. 214: a Friedrich era stata offerta in moglie Anna d'Alençon, vedova del
marchese di Monferrato, da parte dell'altro candidato all'impero, Francesco I.
83
Weimar HA, Reg. O 147, f. 1T: «Si autem nuberet, Luna, que est naturalis significatrix
uxoris, reperitur in corporali coniunctioneVeneris et Iovis: significaret, quod esset duas
accepturus, que ex Veneris et Iovis significatione essent lete, iocose, venuste et
convenientes. Iterum ambarum fortunarum coitus denotar mulierem viro convenientem
et amabilem et ex ea prolem significar, enim predicta coniunctio felicitatem immensam
in omnibus rebus et presertim in coniugio et prole». Sul carattere tutt'altro che univoco
della Nativitas, cfr. f. 18': «Natus in itinere capietur et carcerem ingredietur».
84
Weimar HA, Reg. O 147, f. lT; cfr. ibidem, f. 15': «Et erit homo pulchre faciei,
hylaris aspectus, bene fortunatus. Tamen in coniugio non erit constans, diliget mulieres
alienas et sua forte similiter faciet».

517
Ammettere tali amori extraconiugali della sposa sarebbe stato certo poco lusin-
ghiero per Federico, al quale in un altro passo è prospettata la sorte del becco
deriso («coloro che corteggiano con sommo affetto e diletto donne stolte e
sfacciate, acquistano presso il popolo fama di indecenza e infamia») 85 • Ma un tal
matrimonio soprattutto avrebbe escluso la garanzia di una valida successione:
peggio che mai i figli, soprattutto i primi fra i pochi previsti, avrebbero avuto
l'handicap di qualche «infelicità e menda»:
«Et hoc maxime quia Saturnus sub radiis in propria domo infortunat natos, saltem
maiores natu, ali qua infelici tate et menda» 86.
Non meraviglia che poi il povero Lauterfelsch sia ridotto ad offrire all'Elettore
i suoi servizi solo per curargli un infortunio a una gamba e debba lamentarsi dei
pochi riguardi che hanno per lui il Consiglio e l'esattore delle imposte di
Wittenberg, che nel giro di un giorno reclamano da lui una grossa somma87 • Che
anziché ammetterlo nella propria «familia»88 Federico avesse tolto ogni favore
al suo primo astrologo?

3. Il piano di studi, gli strumenti e i pronostici di Johannes Volmar

L'altro astrologo,Johannes Volmar, che si inserì con un successo maggiore e più


duraturo nella vita universitaria e politica di Wittenberg, ha lasciato due serie
di documenti d'archivio: pronostici manoscritti meno numerosi, ma che si
sovrappongono in parte a quelli di Lauterfelsch, e alcune interessanti lettere, qui
pubblicate in appendice89 . L'interlocutore di Volmar è sempre Spalatin, ma c'è

85
Weimar HA, Reg. O 147, f. 27": «Venus in propriis finibus, quia fuerit inventus,
prestat gaudii multitudinem, felicitatis augmentum, et bone fortune premia decernit;
homines tamen faciet, qui stultas mulieres et temererias summo dilectionis persequantur
affectu, unde sibi apud populum dedecus et infamiam acquirant».
86
Weimar HA, Reg. O 147, f. 17v. Cfr. f. 22v: «ab uxore et a filiorum erunt affectu
separati».
87
Weimar HA, Reg. D 285, f. 8': Lauterfelsch rivolge una supplica all'Elettore per le
difficoltà che sta avendo con il Consiglio e con lo 'Schosser' di Wittenberg, che recla-
mano da lui una grossa somma. La supplica deve risalire all'incirca alla fine del 1521,
perché segue alla «Revolutio» allora calcolata per l'anno seguente.
88
Weimar HA, Reg. O 147, f. 12': «ut in tam celebrati principis familia possem numerari
semper optavi».
89
W. FmEDENSBURG, Geschichte der Università'! Wittenberg, cit., pp. 134-135. lvi e in
W. FRIEDENSBURG, Urkundenbuch, cit., pp. 110, 113-115, 117, 118, 127, 163 altri dati
della carriera di Volmar immatricolato (1514) come baccelliere, e poi magister a Wittenberg
(1515), infine dopo un breve passaggio a Lipsia, docente di matematica dal 1518 o più
probabilmente 1519 a Wittenberg, dove sarà confermato nella riforma del 1521, e manterrà
uno o entrambi gli insegnamenti di matematica inferiore e superiore fino alla morte nel
1536.
518
un'unica volta in cui l'astrologo si rivolge direttamente all'Elettore ed accompa-
gna la «Revolutio anni 1520» calcolata per lui con una perorazione per il rilancio
e la riforma degli studi pubblici di astrologia, che gli risultavano deplorevolmen-
te decaduti. Ripete spesso l'augurio
«ut aliquando te auctore mathematica disciplina, citra controversiam omnium nobilis-
sima, in tanto omnium aliorum studiorum fervore ex tenebris, in quibus nimis diu
delituit, saltem reperc queat. Adeo enim nostro tempere extincta in mentibus hominum
mathematica est, ut nemo sciat quid sit mathematica aut quid sibi velit tam nobilissima
disciplina» 90 .
Questi studi dovrebbero venir rifondati su Tolomeo e Hali Abenragel, suo fon-
damentale commentatore. «L'astrologia trascurata per vari secoli a seguito della
persecuzione di certuni, ai quali sono sospette le arti che essi non comprendono,
è caduta talmente in disgrazia che ormai nessuno ritiene di dedicarsi alla mate-
matica astrologica, né la crede degna di un cristiano; anzi ciascuno giudica che
sia da confutarsi e da evitare». Rivolgendosi a Federico, del quale abbiamo visto
che già fin da giovine chiedeva oroscopi al dottor Mellerstadt, anzi difendeva la
nozione di influsso astrologico dalle sue obiezioni, Volmar sottolineava la deca-
denza della disciplina cara all'Elettore, l'unica a non godere della «fecondità di
studi del nostro secolo». La «divina mathesis», e fra tutte le discipline matema-
tiche «l'astrologia, che è parte non disprezzabile della filosofia naturale», è quasi
estinta e oscurata, tanto che se ne trovano pochissimi esperti. Tracciata una
panoramica culturale così disastrosa Volmar ha buon gioco nel valorizzare le sue
competenze, la sua indifferenza alle critiche e la sua dedizione ai classici del-
1' astrologia 91 •
Volmar intendeva qui proporre un ruolo più impegnativo per l'astrologo ufficia-
le di Wittenberg (il ruolo che egli stava appunto ottenendo): come i professori
di astrologia della molto più antica Università di Bologna, egli avrebbe dovuto
venir pagato non solo per far previsioni su malattie e viaggi del sovrano, bensì
per redigere il «taccuino» metereologico e previsioni relative agli «accidenti
particolari». Egli avrebbe anzi ambito all'incarico di studiare anno per anno
l'awenire non solo dei re e dei principi, ma dei sudditi eminenti, dei vari gruppi
sociali e di tutta la comunità («ut ita accidentia particularia ex celo timenda
sperandaque aliquantula saltem ex parte per astrologie precepta prescire
possent») 92 • Così awiene nei suoi pronostici generali a stampa, che egli desidera
far sponsorizzare dall'Elettore e che costituiscono una serie probabilmente
continua, ma molto rara e non molto interessante dal 1519 fino al 1525 e oltre.

9
° Cfr. Appendice, 3, Weimar HA, Reg. O 144, f. 6v (datato: 14 settembre 1519).
91
Cfr. Appendice, 3, Weimar HA, Reg. O 144, f. 6r.
92
Cfr. Appendice, 8, Weimar HA, Reg. O 144, f. 14r.

519
Questa lettera del 14 settembre 1519 è coerente con le tesi pubblicate a stampa
da Volmar nella sua Practica Upsensis per il 151993 , e in quelle Wittenbergenses 94 ,
fra le quali quella per l'anno fatale 1524 è l'unica ad esser stata menzionata in
qualche studio. Prima di questo pronostico connesso con la polemica sul diluvio
previsto per quell'anno, merita però analizzare tale lettera ufficiale e solenne
all'Elettore di Sassonia, e sottolineare che essa aveva una premessa specifica in
una lettera più lunga e più tecnica, nella quale Volmar aveva appena esposto a
Spalatin un piano di studio e una bibliografia dei classici dell'astrologia e delle
scienze matematiche. Questa bibliografia era molto più ricca e articolata di
quella prevista all'inizio dell'insegnamento della matematica e astronomia affida-
to nel 1514 a Bonifacius Erasmi (o de Rode), che mantenne tale incarico solo
fino al 1518 o 151995 e che accanto al computo e alla musica aveva il compito
di spiegare solo la sfera del Sacrobosco e Euclide, che era però autorizzato a

93
Practica Lipsensis deutsch magistrif. Volmar mathematici nach dem Geburt Christi auf
das 1519.far., s. l. a. (v. sotto, n. 94), f. lv, insiste sulla dimostrazione dell'influsso celeste
data dal Trismegisto, da Mosé nel Genesi, da Aristotele nei Meteorologica, da Plinio, ma
soprattutto da «Ptolomeus der geacht Meister der Astronomey» (del quale cita anche
la Cosmographia) e «neulich [sic!] der gross Astronomus Albumazar», che egli considera
recente e quindi meno autorevole a paragone di Tolomeo: tutti questi astrologi sosten-
gono «che il cielo è un libro aperto scritto dalla mano di Dio onnipotente, il quale
usando le stelle come lettere ha scritto tutto ciò che di bene o di male sarà futuro in
questo mondo». Dopo questa Practica, che E. ZINNER, Geschichte und Bibliographie der
astronomischen Literatur in Deutschland zur Zeit der Renaissance, Stuttgart 1964, Il, p.
154, n. 1123, registra come la prima, non risulterebbero pronostici per il 1520 e 1521,
ma solo uno latino per il 1522 (ibidem, p. 158, n. 1192, cfr. sotto, n. 94), la Practica
Wittenbergensis deutsch 1523, Wittenberg [1522], p. 160, n. 1128, e quella omonima per
il 1524, p. 163, n. 1279. M. MARKOWSKI, Astronomica et astrologica cracoviensia ante
annum 1550, Firenze 1990, pp. 105-106, non aggiunge nulla a Zinner. Grazie all'estrema
cortesia della Dr. lrmgard Bezzel che dirige il VD16 Verzeichnis der im deutschen
Sprachberreich erschienenen Drucke des 16. fahrhunderts, Stuttgart 1983 ss. ho potuto
consultare le loro schede ancora inedite e localizzare altri pronostici.
94
Un suo Almanach [Erfurt, Joannes Knapp, 1518] è conservato nella Herzog August
Bibliothek di Wolfenbiittel. Un frammento (solo il frontespizio e parte della prefazione
che inizia senza una dedica) della Practica Lipsensis deutsch ... auf das 1519. far, [Leipzig,
Martin Landsberg, 1518], è conservato nella Ratschuhlbibliothek di Zwickau. La Practica
Wittenbergensis teutsch . . . auf 1520. far, è conservata a Coburg. Una Pronosticatio
Wittenbergensis per il 1522 [Koln, Heinrich von Neuss, 1521], cit. da N. M0LLER, Die
Wittenberger Bewegung in 1522 und 1523. Die Vorgà'nge in und um Wittenberg wiihrend
Luthers Wartburgau/enthalt, Leipzig 1911, p. 350, era conservata alla Staatsbibliothek di
Berlino, ma risulta perdutà dopo la Seconda guerra mondiale; ho infine potuto consul-
tare a Leipzig, Universitiitsbibliothek quello per il 1523 cit. nella n. 93.
95
Cfr. W. FRIEDENSllURG, Geschichte der Università'! Wittenberg, cit., pp. 107, 134; M.
GROSSMANN, Humanismus, cit., p. 74.

520
sostituire con la matematica comune chissà perché del congiunzionista Jean de
Mures 96 • In realtà Johannes Volmar nel suo effettivo insegnamento comincerà
dalla cosmografia di Dionigi Alessandrino (adottando probabilmente la recente
edizione aldina) e dal trattato di Stoffler sull'astrolabio.
Volmar aveva preso occasione da una consultazione sugli sviluppi di una malat-
tia dell'Elettore e sui giorni per lui più favorevoli a viaggiare e ad altre «muta-
zioni di stato» ed insisteva che più che della configurazione degli astri nel 1520
bisognava tener conto degli effetti durevoli dell'eclissi dell'anno precedente97 • In
questo Volmar che citava il Quadripartitum nella traduzione medievale di Pla-
tone da Tivoli con il commento di Hali, per il Centiloquium usava però la
traduzione umanistica di Giorgio Trapezunzio, cara agli umanisti della seconda
scuola napoletana di Gioviano Pontano, e sembrava allinearsi alla loro impor-
tante tesi: che per Tolomeo le eclissi di Sole e di Luna erano le uniche congiun-
zioni di cui tenere· conto, escludendo quelle degli altri pianeti valorizzate da
Massalah e Albumasar98 • Greci e latini sono gli autori su cui più insiste Volmar
nel suo piano di studi, dal quale naturalmente non può escludere del tutto gli
arabi: i primi servono a dar un'impressione classicheggiante. Pur essendo in
realtà un latinista molto modesto, che ostenta però sporadicamente qualche
grecismo, nell'occasione solenne di questa lettera che presenta all'Elettore un
piano di studi - un documento che va sottolineato e che segna a Wittenberg uno
stadio intermedio, ma ben individuabile, fra la cultura del dottor Mellerstadt e
quella di Rheticus e Reinhold 99 - Volmar si sforza di curare lo stile quanto più
può. Se il primo rettore non aveva favorito e promosso nella nuova Università
l'insegnamento dell'astrologia, delle sue pratiche e dei suoi strumenti scientifici,

96
Cfr. W. FRIEDENSBURG, Geschichte der Universitiit Wittenberg, cit., pp. 106-107; per
l'elenco degli autori da leggere cfr. W. FRIEDENSBURG, Urkundenbuch, cit.
97
Appendice, 2, Weimar HA, Reg. O 144, f. 5'.
98
Mi permetto di rinviare a quanto ho più ampiamente scritto in Fine del mondo o
inizio della propaganda?, cit. e in Da Giulio II a Paolo III. Come l'astrologo provocatore
Luca Gaurico divenne vescovo, in F. TRONCARELLI (ed), La città dei segreti, Milano 1985,
pp. 299-323; trad. inglese in P. ZAMBELLI (ed), 'Astrologi hallucinati'. Stars and the End
o/ the World at Luther's time, Berliri 1986, pp. 239-263.
99
Sugli studi dei due futuri copernicani presso Volmar, cfr. W. FRIEDENSBURG, Geschichte
der Universitiit Wittenberg, cit., pp. 228-230, 233 (Rhaeticus) e 232-233, 236 (Reinhold).
K.H. BuRMEISTER, Georg Joachim Rhetikus, I, Wiesbaden 1967, pp. 6, 26, 28, è l'unico
che ricolleghi questo astronomo al suo maestro Volmar, ma solo per le comuni origini
nel Vorarlberg. Anche l'eccellente studio di E. ROSEN in H. HuGONNARD-Roc1rn et al.,
Introduction à !'astronomie de Copernic, Paris 1975, pp. 38-39, e quello recentissimo di
J.A. HENDERSON, On the distances betzoeen Sun, Moon and Earth according to Ptolemy,
Copernicus and Reinhold (Studia copernicana, Brill's Series, I), Leiden 1991, p. XVn,
non possono in mancanza di notizie sull'insegnamento di Volmar neppure sospettare
quanta importanza egli probabilmente ebbe per formare una scuola di astronomia a
Wittenberg e due allievi poi copernicani.

521
ora se ne potevano misurare le conseguenze. Il fatto era - secondo Volmar - che
bastava che si presentasse a Wittenberg qualche ciarlatano a costruire una sfera,
un mappamondo cartaceo o una meridiana, perché venisse preso per un grande
matematico 10°.
Evidentemente il piano di studi proposto da Johannes Volmar il 14 settembre
1519 ha incontrato il gradimento di Spalatin. Questi si tiene informato dell'in-
segnamento di Volmar, il quale - nel postscriptum alla lettera del 31 ottobre
1519 101 - gli riferisce che nei giorni festivi insegna in volgare i numeri e le
frazioni, ma che sta anche leggendo quotidianamente «bonas litteras» (cioè il già
citato De situ orbis di Dionigi Alessandrino) e spiegando la costruzione e le
applicazioni dell'astrolabio in base a Stoffler: è questo che gli fornisce la traccia
per le lettere, in cui dà il meglio di sé come fabbricatore di strumenti, anche se
il carattere elementare e approssimativo della sua terminologia (non osa parlare
di «armilla», senza aggiungervi o sostituirvi il termine generico «manubrio»;
semplifica con qualche ingenuità la descrizione data da Stoffler su come usare
parti dell'astrolabio per riconoscere la direzione e quindi le caratteristiche dei
venti 102 ) autorizzano a pensare in primo luogo che il destinatario Spalatin fino
a quel momento non avesse mai usato un astrolabio e non praticasse dunque
l'astrologia, ma al massimo potesse venirne definito un consumatore dilettante 103 ;
queste trivializzazioni fanno altresì sospettare che la strumentistica fosse una
disciplina piuttosto nuova anche per Volmar 104 .
Spalatin dovette restar soddisfatto dei molteplici aspetti dell'attività di Volmar
e lo dimostrò occupandosi anche della sua carriera ecclesiastica: grazie a lui

10
° Cfr. Appendice, 3, Weimar HA, Reg. O 144, f. 6v (entro il fascicolo datato: 14
settembre 1519). Le pretese del 'grecista' Volmar hanno qui una delle loro rare e
brevissime espressioni con la sigla finale: «µaeriµémrn/xcp1T». Deve trattarsi di una
data: 1519, che Volmar avrebbe voluto scrivere in caratteri greci come la parola
«mathematica» (corretta su «matematica»), ma occorre emendare per congettura: «xcp 1T»
è un banale refuso invece di «a cp I T» oppure viene confuso il sistema acrofonico della
numerazione greca con il meglio noto sistema letterale.
101
Cfr. Appendice, 6, Weimar HA, Reg. O 144, f. llv.
102
Cfr. J. STOPLERINUS, Elucidatio fabricae ususque astrolabii, Oppenheim 1524, secunda
ed, recognita (che al f. a2r pubblica un epigramma di Melantone in onore di Stoffler suo
maestro di astrologia), indica ai ff. 53v_54' come usare l'astrolabio in luoghi aperti per
riconoscere i venti; per i nomi dei venti cfr. ai ff. llr-12'.
103
Va notato che anche Lauterfelsch non doveva esser sicuro che i suoi lettori sarebbero
stati capaci di intendere i simboli dei segni zodiacali, dei pianeti e degli aspectus, se si
era premurato di allegare alla propria Nativitas (Weimar HA, Reg. O 147, f. 10v) un
foglietto che ne dava la decifrazione,
104
Cfr. Appendice, nota introduttiva; Weimar HA, Reg. O 144, f. 22v.

522
Volmar risulta ancora favorito da una prebenda 105 , che viene a arrotondare il suo
salario universitario, mentre nel caso di altri docenti l'amministrazione dell'Elet-
tore non riesce più a valersi di quest'accorgimento 106 . Infatti in una delle rare
postille aggiunte sotto l'indirizzo di Spalatin è registrata una prebenda, mentre
l'astrologo si raccomanda ripetutamente per venir dispensato dalla presenza
nella propria parrocchia e per liberarsi da vari debiti, ma soprattutto per venir
nominato ad una delle chiese di patronato imperiale, che era privilegio assegnare
al momento della nomina di un sovrano («primae preces imperiales») e per
ottenere così i mezzi per finire la propria vita a Wittenberg in una «condizione
onesta» 107 • Doveva trovarsi bene e dalle sue lettere si ha una panoramica della
vita intellettuale a Wittenberg: le visite al libraio 108 nell'ansiosa attesa di veder
i propri pronostici stampati a Lipsia, le lotte per le prebende e la concorrenza
per le «preces primariae» 109 , fenomeni che erano ancora di attualità a Wittenberg,
tant'è vero che lo stesso Spalatin includeva anche il proprio nome (con quello
di Volmar) nella lista dei ventiquattro ecclesiastici proposti dopo l'incoronazione
di Carlo V per lo speciale beneficio di tali chiese di patronato imperiale. Al
momento in cui scriveva queste lettere e ancora alla fine del 1524 Volrriar non
si professava evangelico 110 , ma poi dovette diventarlo dato che restò sulla sua

105
Ibidem, f. 15r•v: il 18 marzo 1520, Volmar si reca a Merseburg per prendere l'ordine
del diaconato in attesa di passare subito dopo allo stato sacerdotale.
106
W. FmEDENSBURG, Geschichte der Universitiit Wittenberg, cit., pp. 134-135.
107
Appendice, nota introduttiva; Weimar HA, Reg O 147, f. 22v. Cfr. F. KROPATSCHECK,
Johannes Dolsch aus Feltkirch Professor in Wittenberg, Greifswald 1898, specialmente
pp. 29 ss. In una lettera del 21 aprile 1519 Volmar dopo aver ringraziato calorosamente
Spalatin per avergli ottenuta una dispensa dalla sua parrocchia, dalla quale era stato per
troppo tempo assente tra le proteste dei fedeli, che non gradivano il suo sostituto, parla
di una grossa somma della quale era debitore al dott. Schindenberg e ai suoi segretari.
Lettere successive trattano di problemi e richieste analoghe, insistendo specialmente per
una delle «primariae preces imperiales». Cfr. I. I-Ioss, Georg Spalatin, cit., pp. 151-152.
108
Questo «Mathias bibliopola» non sembra essere lo stampatore di cui Volmar pro-
getta di servirsi in futuro, evitando l'inconveniente di stampare a Lipsia senza poter
controllare le bozze: infatti nessun Mathias risulta registrato per Wittenberg dal BENZING,
Die Buchdrucker des 16. u. 17. Jahrhunderts im deutschen Sprachgebiet, Wiesbaden 19822 ,
pp. 464-476. Anche Spalatin fa presente nel 1519 all'Elettore l'esigenza di istituire «eyn
stadiche Druckerey grechisch, lateynisch, judisch und teutsch». Cfr. C. BERBIG,
Spalatiniana, cit., II, p. 584; v. anche III, p. 45 ss., sulle spese per la carta da fornire allo
stampatore Melchior Lotther, per la biblioteca di Wittenberg, e per l'interessante pro-
getto di acquistare grazie alla mediazione di Scheurl quella lasciata dal Regiomontano.
Cfr. M. GROSSMANN, Humanismus, cit., pp. 105, 108; G. BAUCH, Zu Christoph Scheurls
Briefbuch, in «Neue Mitteilungen aus dem Gebiet historisch-antiquarischer Forschungen»,
XIX, 1898, pp. 440 ss., in particolare pp. 433-343, 436.
109
I. I-IOss, Georg Spalatin, cit., pp. 151-154.
110
Questo osserv; anche W. FRIEDENSBURG, Geschichte der Universitiit Wittenberg, cit.,
p. 107.
523
cattedra a Wittenberg: anzi dal suo testamento risultano lasciti a vari personaggi
della Riforma, e tra l'altro il suo calice è destinato a Filippo Melantone 111 .
A differenza di quelli a stampa i pronostici manoscritti di Volmar sono redatti
di norma in tedesco, salvo l'ultimo e più impegnativo, quello del 1522, che è
scritto in latino e forse perciò riporta più estesamente le auctoritates astrologiche,
sommariamente citate negli altri 112 • Volmar calcola le «rivoluzioni annuali» con-
temporaneamente a Lauterfelsch, ma adotta un ordinamento diverso. Lauterfelsch
manteneva le partizioni tradizionali («Dominus anni, fridaria, aspectus», stagio-
ni, raccolti, malattie, vicende dello stato e degli stati esteri, del sovrano e delle
varie categorie di sudditi, etc.), cioè seguiva i temi topici che sono anche elencati
in un appunto di mano ignota che nel fondo archivistico di Spalatin segue un
pronostico di Lauterfelsch 113 e che naturalmente anche Volmar segue nelle sue
Practicae a stampa. Nei pronostici manoscritti privati egli invece si limita a
elencare i tredici mesi lunari, mettendo in speciale evidenza alcune giornate più
o meno favorevoli per l'Elettore: così tutti i suoi pronostici sono detti «menses
profectionales», una specie di agenda basata sulla electio dei giorni più o meno
favorevoli 114 •

111
N. MOLLER, Die Wittenberger Bewegung, cit., pp. 349-350 n, che dà alle pp. 343-350
il contributo a tutt'oggi più utile per la biografia di Volmar, sebbene non giunga a
precisare la data della sua nascita a Villingen nel Baden, ma solo quella della sua
immatricolazione a Cracovia nel semestre invernale 1498-1499, il suo baccalaureato alla
pentecoste del 1501 e la sua registrazione nel 1514 come cittadino di Wittenberg, dove
alla fine nel 1519 succederà a Bonifacius Erasmi (de Rode), che aveva tenuto una breve
lettura di matematica e astronomia. A Wittenberg Volmar aveva infatti preso nel gennaio
1515 il titolo di magister artium, ma si era reiscritto a Lipsia nel semestre estivo del 1516.
Qui, pp. 106-107, e in molti altri studi (da Ch. ScHLEGEL, Historia, cit., p. 225, a P. KmN,
Friedrich, cit., pp. 172 ss.) si dà un'importanza a mio avviso un po' eccessiva alla difesa
dei propri privilegi che Volmar fa insieme ad altri canonici alla fine del 1524.
112
Wein:iar HA, Reg. O 147, ff. 99'-113': «In Principis Nativitate super annum currentem
1522 a magistro Joanne Volmaro. 1522», corredato da due diagrammi: «cum figura
revolutionis geniture ad initium anni etatis 60 erecta quod erit annò d.ni currente 1522
Januari die 16, hora 8, minuto 18, secundis 44 post meridiem diebus equatis» (f. 100');
«cum figura profectionis ad initium anni etatis 60» (f. 100v). Gli astri promettono
all'Ellettore «futuram sanitatem» (f. 101v); inoltre in quell'anno «ut èx verbis Hali libro
quo supra colligere licet sunt itinera benigna, et quod sollicitabat causas et contractus
ratione belli, substantie ac patrimoniorum, vel quid similis: hec sunt generalia, que
breviter ex revolutione huius anni ex sententia sepe dictorum auctorum colligi possunt»
(f. 104v-105').
113
Weimar HA, Reg. D 285, f. l'.
114
Cfr. Appendice, 9 f. 14': «13 ut vocant menses profectionales cum certis quibusdam
earundem diebus secundum Ptolemei et Hali Abenragel traditiones perstrinxi». Cfr. la
Revolutio anni 1520, Reg. O 147, f. 41'.

524
In questa sede egli non si pronuncia sugli eventi della Sassonia e di altri stati,
della città di Wittenberg o delle categorie dei suoi abitanti, come invece fa nelle
Practicae generali 115 • In realtà questa limitazione gli pesa (o almeno egli tiene a
sottolineare le sue molto più varie e approfondite competenze): ma anche nelle
electiones, che costituiscono la sostanza dei suoi contributi di astrologo di corte,
egli si mostra estremamente disponibile e tempestivo, fino al punto da redigere
un pronostico «de fama, operibus, peregrinationibus principis nostri» limitato
ai mesi residui dopo il giugno 1519, motivandolo con il desiderio di non voler
profetizzare «post eventum»: ·basterà
«si tibi in hiis qui adhuc restant mensibus, secundum Ptolomei quam circa finem quarti
libri Quadripartiti ponit traditioneìn, certos assignavero dies et tempora, quibus propter
significatorum huius genesis (ut vocant) profectiones ad corpora aut radios fortunantium
aut infelicium stellarum quid aut sperandum aut timendum erit» 116 •
Quest'atteggiamento dev'esser stato all'origine della sua fortuna tanto maggiore
di quella di Lauterfelsch, che pure aveva accettato anche lui di trarre electiones,
ma aveva meno approfondito il genere e forse non rispettato i tempi voluti dai
suoi committenti.
Il pronostico volgare di Volmar per il 1520117 e quello per il 1521 sono organiz-
zati in modo del tutto omologo, ed è possibile ricavarne una vera e propria

115
J. VOLMAR, Practica Wittenbergensis deutsch Magistri Joannis Volmar nach der geburt
Christi au// 1525 jar, Nickel Schmidt, Leipzig 1525. (c. u.: Wolfenbiittel), nel cap. 16
considera varie città: Leipzig, Magdeburg, Niirnberg, Prag, Krakow, Wroslaw e infine
Wittenberg, che nella quaresima avrà «ein bequems und gnugsam gluck», ma in autunno
malattie e altre avversità, mentre andrà meglio in inverno. Le Practicae stampate da
Volmar seguono molto sistematicamente le partizioni ed i temi tradizionali, differenzian-
dosi in ciò dai pronostici manoscritti.
116
Appendice, 2, Weimar HA, Reg. O 147, f. 5r.
117
Weimar HA, Reg. O 147, ff. 41'- 59v: «Ein practic_a fur mein Gnedigsten Hern den
Churfursten zu Sachssen etc. gemacht auf das jar XVcXX» con due diagrammi in nero
e rosso: «figura revolutionis ad initium anni nativitatis 58, quod fuit anno Christi currente
1520 Januarii die 17, hora 8, minutis 33, secundis 38 mane ante meridiem, diebus
equatis» (f. 42r) e «figura profectionis ad idem tempus» (f. 42v). Al f. 43' osserva che
la configurazione celeste dell'anno e la Luna in Sagittario «bedueten offt zukunfftige
unnd nuczliche zuneigungk zuwandern in diesem zukunnfftigen Iar in geschefften etlicher
contract oder andere sachen». Al f. 54v scrive che, salvo alcune eccezioni, che egli indica,
la Luna d'agosto «nicht unbequem zeit zu aller hattirungk», e che la «Herbstmond»,
ossia la decima Luna di settembre «wirt nicht seyn ungluchselig», ma che «umb den 15
tagk dysz monds welches ist der nest tagk nach Dionisj bischoff ist nicht bequem», per
l'aspetto di Saturno. Alla fine considera la eclissi di Sole del 1518 e quella di Luna del
1519: l'eclissi solare, i cui effetti Tolomeo nel QuadrtJJartitum fa durare almeno due anni,
«ist nicht gewest eyn clene ursach der crancheit» dell'Elettore, la cui salute è qui oggetto
<l'attenzione da parte di Volmar.

525
agenda 11 8• Lo stesso accade per la «rivoluzione» latina del 1522, dove nel primo
mese lunare, che in corrispondenza con il compleanno dell'Elettore «incipit 16
die J anuari, bora 8, minutis 15» ed in cui «principaliter Dominus est Mercurius»,
la giornata del 3 febbraio «non undequaque fortunata existit propter profectionem
regie domus ad locum Saturni»; quelle del 16 e 22 gennaio «sunt rebus agendis
inepte et inutiles propter profectionem gradus fortune ad oppositum et quartum
radios Saturni et Martis» 119 • Anche il terzo e il settimo giorno del secondo mese,
che comincia il 13 febbraio, «sunt in omnibus declinandi propter profectionem
regie domus et Solis ad locum ipsius Saturni» 120 , mentre nel terzo mese «iam ante
Palmarum [dominicam] mature res omnes tractande sint» e «dominica
Misericordiae domini et dies divi Joannis ante portam omnibus modis et cum
negocio fugendi sint propter profectionem regie domus et partis fortune ad
infelices Martis et Saturni radios» 121 • Nel quinto mese la festa dell'Ascensione ed
altri due giorni sono «inepti ad omne negocium propter profectionem regie
domus et ipsius Solis ad infelicem Saturni radium», invece «sexta et duodecima
dies eius, que sunt dies Mercurii post dominicam Iubilate et dies Martis post
dominicam Cantate, satis prospere felicesque sunt ad omne negocium propter
profectionem medii celi ad felices Jovis et Veneris radios»122 •

118
Weimar HA, Reg. O 147, ff. 82'-98", dove Volmar come negli altri mss. segue le 13
lune («menses profectionales»), inizia con due diagrammi in nero e rosso, e si mostra
nuovamente preoccupato per la salute dell'Elettore: f. 84' «Auch widerstandt und
bekummerung so durch chranheit des leibs geursachen» malgrado che l'anno presenti
(f. 82') «eyn gemeinen gluckseligen stand und influsz». L'agenda dei giorni che sono o
non sono favorevoli non procede sistematicamente, ma dà solo le indicazioni principali:
p. es. a f. 86'-87' il 16 gennaio (primo giorno della prima luna considerata, in quanto
coincidente con l'anniversario del soggetto) è favorevole, ma non lo è il quinto giorno,
20 gennaio, né il ventiquattresimo, 9 febbraio, mentre lo è il diciannovesimo, 4 febbraio;
per la seconda luna, ff. 87'-88', sono buoni il 13 e 24 febbraio e il 4 marzo, sfavorevole
il 1 marzo; nella terza luna, ff. 88v -89', favorevoli il 13 e 29 marzo ed il 5 aprile,
sfavorevoli il 20 e 25 marzo; nella quarta luna, buoni 22 e 24 aprile e il 1 maggio, cattivi
10, 14 e 20 aprile; nella quinta, ff. 90'-91', favorevoli 25 e 31, ma non 1'8, 17 e 18 maggio;
per la sesta, ff. 91 v-92', buoni il 6 giugno e il 1 luglio, cattivi 16 e 23 giugno; per la
settima, ff. 92v-93', buoni il 4 e 19, ma non il 7, 8 e 24 luglio; per la ottava, ff. 93v_94',
vanno bene il 14, 16, 24, ma non il 1 agosto; per la nona, ff. 94'-94", diffidare del 29
agosto, ma non del 3, 11, 13 e 22 settembre; per la decima, ff. 95'-95v, favorevole solo
il 26 settembre, non il 1, 6, 12, 19 ottobre; nella undicesima, buoni il 30 ottobre e il 19
novembre, non il 24 ottobre e il 16 novembre; nella dodicesima, ff. 96v-97", buoni il 25
e 26 novembre, ma non il 21 novembre e il 10 e il 12 dicembre; infine per l'ultima e
tredicesima luna, ff. 97"-99', fidarsi del 23 e 24, ma diffidare del 19 e 28 dicembre e del
4, 7 e 11 gennaio.
119
Weimar HA, Reg. O 147, f. 105'.
120
Ibidem, f. 106'.
121
Ibidem, f. 107'.
122
Ibidem, f. 108'.
526
Come si vede la electio riguarda sempre i giorni «ad omnia negocia tractanda
apti» 123 e quelli controindicati a questi stessi fini 124 : la scelta non considera mai
altri casi (solo eccezionalmente tratta 125 della salute e dei dolori articolari dell'an-
ziano principe): è dunque ragionevole pensare che la consultazione dell'astrolo-
go fosse stata impostata così da parte di Spalatin e del suo signore. Si tratta di
un periodo cruciale non solo per la vita pubblica di Federico di Sassonia: visto
il ruolo essenziale e l'enorme importanza che ha avuto la sua partecipazione
all'elezione di Carlo V e alla dieta di Worms, la scelta del momento più adatto
per incontri e trattative con gli altri principi e soprattutto con l'imperatore ha
rilievo per la storia universale.
«Quod vero de revolutione geniture serenissimi principis et Caroli imperatoris genesi
scribis, dabo operam, si deus omnipotens vitam concesserit, ut priusquam serenissimi
principis nostri currens annus finiatur, id quod in novum sive futurum annum conditum
est habeas» 126 . ·

Come tanti loro contemporanei anche Spalatine Federico dovevano essere convinti
che fosse opportuno tener conto dell'influenza degli astri per queste scelte e per
fissare un calendario diplomatico. Lo conferma il fatto che con tanta insistenza
Volmar nell'epistolario ricerchi, verifichi e studi i dati dell'oroscopo di Carlo V
«enixe precor, ut, cum ad coronationem Karoli Imperatoris electi veneris, operam dare
velis, ut locum et tempus geniture eius scias, id enim non solum ad publica, sed eciam
privata nostri principis iudicia utilissimum erit: si enim duorum hominum genituras
simul contuleris adamussim, quid ex eorum conversacione sperandum, quidve timendum
sit, naturalem preterea eorum concordantiam aut discordantiam et alia id genus plurima
non tam scitu utilia quam miranda invenies» 127 .
In realtà l'astrologo sta facendo un appello interessato alla prudente e ripetuta
verifica di quel genetliaco - che avrebbe dovuto esser il più pubblico, solenne
e famoso in tutto l'impero - appunto perché egli preferisce non dover pronun-
ciarsi in modo univoco e compromettente.
Nella serie dei suoi pronostici a stampa Volmar è obbligato ad affrontare un
problema, che alla vigilia del febbraio 1524 è al' centro dei dibattiti, cioè il

123
Ibidem, ff. 110', 111 r-v («non erit incoveniens ad omnia negocia tractanda»), 112v,
etc.
124
Ibidem, f. 109r («dies S. Johannis Baptistae vitanda»), f. 109r (la vigilia di S. Maddalena
«infaustum»), ff. 109v-110' alcuni giorni d'agosto «sunt inepti ad tractanda negocia
propter regie domus et Solis profectionem ad infaustos Saturni radios» o addirittura.
«sunt' infausti propter profectionem partis fortune ad infelices radios Saturni et Martis»;
f. 111' «in omnibus negligenda»; f. 112"v «festum Clementis, non est idonea ad negocia
tractanda» e la vigilia di S. Andrea «importuna sit ad res agendas», etc.
125
Cfr. Appendice, 2, f. 5'.
126
Appendice, 14, f. 19'.
127
Appendice, 11, f. 16r.
527
problema del significato e delle conseguenze della grande congiunzione nei Pesci:
lo considera nell'introduzione stessa del pronostico per quell'anno: «Inoltre la
profezione della grande congiunzione di Saturno e di Giove, a causa della quale
è significato il diluvio, avviene quest'anno dal luogo della congiunzione nel 14 °
grado dei Pesci ... e si muove fino al 3° grado del Cancro» 128 •
Volmar prevede «nel mondo grandi e diversi cambiamenti, come dicono i saggi
di questo mondo» 129 . Vi saranno anche altre congiunzioni, ma nessuna eclissi,
mentre queste sarebbero le uniche ad avere rilevanti e durevoli conseguenze
secondo la teoria tolemaico-pontaniana, che come s'è visto egli segue: ma «gli
effetti dell'eclissi lunare del 26 agosto 1523 si manifesteranno quest'anno secon-
do l'opinione di Tolomeo nel Quadripartitum, di Hali e di altri maestri esperti
in quest'arte». Per quattro mesi e mezzo a partire dall'aprile 1524 si vedranno
«discordia e rivolta, guerra e pestilenza nel popolo, molte e diverse malattie, danni e
pericoli per i preti secolari, per gli spirituali e per gli edifici ecclesiastici. Ci saranno pure
danni per i pesci ed altri animali acquatici, nonché per gli animali selvatici e domestici,
per i pennuti da cortile, come l'oca, i polli, le anatre etc. Inoltre vi sarà grande umidità
sovrabbondante e nociva. Poiché quest'effetto danneggia più regni, città e regioni in
Europa farà maggiore danno nei regni, città e regioni soggetti ai Pesci, Vergine, Sagit-
tario e Gemelli, cioè in quelle regioni che si trovano verso Nord come Danimarca,
Svezia, Germania, che si trovano sull'Oceano o sul mare, come Portogallo, Ungheria e
Slavonia [sic/], Francia, Spagna, Inghilterra, Boemia e altri paesi o regioni intorno.
Quest'effetto farà danno anche ai singoli uomini nati sotto i segni dei Pesci e della
Vergine» 130 .
Inoltre
«secondo i maestri dell'arte dell'astrologia, Marte, che [indica ... ] rivolta e guerra,
occupa spesso fra le figure celesti di quest'anno un posto forte e nobile, e significa· rivolta
e discordia nel futuro fra gli uomini in questo anno. Anche il quarto aspetto di Marte
e di Saturno, che succede spesso in quest'anno, significa spargimento di sangue e guerra,
secondo l'insegnamento di Albumasar nel Liber Florum. Inoltre la congiunzione di molti
pianeti e in primo luogo Saturno all'inizio dell'anno indica anche discordia e guerra,
secondo Hali Abenragel nel cap. 3 del suo libro 8. Anche l'effetto della suddetta eclisse
di Luna il 26 di agosto, nella quale Marte aveva non poca forza e potenza, è segno di
guerra e di spargimento di sangue, in quest'anno, come apprendiamo dal secondo libro
di Tolomeo chiamato Quadripartitum, al capitolo 8. Queste e altre significazioni, che per
farla breve taciamo, muoveranno senza dubbio molta discordia e guerra nelle regioni e
città a Nord e a Ovest, sebbene anche quelle ad Oriente non ne saranno libere. Perciò
chiediamo a Dio onnipotente che voglia allontanare da noi questo e altri mali» 131 .

128
Practica Wittenbergensis teutsch Magistri ]ohannis Volmar nach geburt Christi au/f
Tausent/iin//hundert und vier und zwanzig far. s.n.t ., (c.u. Dresden), f. ar.
129
Ibidem, f. aii".
130
Ibidem, f. aii" (cap. I).
131
Ibidem, f. a4r (cap. 3 su discordie e guerre).

528
Volmar infine avanza le previsioni particolari più inquietanti per le sopra elen-
cate regioni non ancora conquistate alla fede evangelica, ma soprattutto per i
principali avversari di questa.
«Il papa e altri prelati della nostra santa cristianità saranno circondati da malattie
nel loro corpo (cioè piedi e testa), e anche depressi, il che si verificherà loro per
il danno che avranno dai loro nemici» 132 • Minacce incombono su «monaci, suore,
eremiti, calzolai, conciatori, chirurghi, muratori e altri che sono soggetti a Saturno:
la primavera per questi uomini sarà con malattia del loro corpo, con tristezza,
con discordia, con la perdita dei loro beni e molte cose simili» 133 .
Questo dunque era tutt'altro che un pronostico consolatorio, ma tendeva a
diffondere grave allarme, risultando tanto più insidioso in quanto non presentato
entro una esplicita professione di fede luterana. Volmar è molto lontano dallo
stile e dagli intendimenti delle Antipracticae evangeliche: mentre i lettori di
queste erano nella situazione di chi ascolta un predicatore dichiaratamente
luterano, quelli ai quali Volmar subdolamente suggeriva queste inquietanti ma
inesplicite e abilmente camuffate previsioni di tipo apocalittico, venivano in-
fluenzati così in un modo meno immediato e quindi forse più suggestivo.
Una adesione militante di Volmar alla Riforma in questi anni non può neppure
considerarsi dimostrata, visto che nulla risulta in tal senso dall'epistolario e dagli
altri documenti d'archivio, nei quali anzi il suo atteggiamento verso il patrimonio
della Chiesa resta del tutto tradizionale 134 (ma si è visto che rispetto ai privilegi
ecclesiastici anche Spalatin fa come lui i suoi propri interessi). Volmar svolge
un ruolo propagandistico, che perpetua gli usi professionali opportunistici della
tradizione astrologica: e questo era importante sia per l'opinione pubblica, sia
per l'Elettore che da sempre era devoto all'astrologia. Ciò potrebbe corrispon-
dere o non corrispondere a un'adesione alla nuova confessione, ma sicuramente
non lascia percepire - com'è stato affermato senza alcun fondamento documen-
tario135 -l'autentico trasporto di una nuova fede. Malgrado i documenti epistolari

132
Ibidem, f. A5' (cap. 7 su uomini particolari).
133
Ibidem, ff. A5v-A6' (cap. 13 sugli spirituali e altre persone).
134
Cfr. sopra nota 111.
135
H.
TALKENBERGER, Sint/lut. Prophetie und Zeitgeschehen in Texten und Holzschnitten
astrologischer Flugschrz/ten, 1488-1528 (Studien und Texte zur Sozialgeschichte der
Literatur, Bd. 26), Tiibingen 1990, è superficiale e incauta, come spesso le accade (cfr.
in questi Annali, pp. 419-435), quando, senza neppure studiare i documenti manoscritti
e analizzare questa Practica per il 1524 e menzionando esclusivamente la xilografia del
frontespizio di quella per il 1525 (cfr. p. 351 n. e pp. 346 ss.: § 5.2: «Die Astrologischen
Jahresvorhersagen in denJahren 1524 bis 1528»), scrive a p. 284: «Spalatins astrologischer
Ratgeber Volmar beschrankt sich zwar auf Vorhersagungen allgemeinster Art, doch
bleibt er als Mathematiker - trotz Reformatorischer Gesinnung - bei der Anfertigung
von Praktiken, was sich aus seiner Verpflichtigung als Universitatsprofessor ergab>>.

529
finora ritrovati non ci conducano fino al 1523-24, è difficile non pensare che
anche allora Volmar scrivesse dopo aver sottoposto a Spalatin le proprie tesi, se
con tanta premura aveva inviato e illustrato a lui e all'Elettore le Practicae stam-
pate, quando non si trattava ancora di inserirsi in una polemica di tanto rilievo
politico-religioso 13 6.
Non diversamente da altri astrologiJohannes Volmar però nel pronostico stam-
pato dopo il mancato diluvio parlerà, come se nulla fosse stato, della grande
congiunzione «che significa in futuro il diluvio di Noè» 137 !

136
Ancora nel 1535 il rettore dell'Università di Wittenberg nel 1527 rivolge una con-
sultazione a Volmar, come esperto per esaminare certe «machinas circulorum caelestium»,
che gli erano state presentate da Sigsmundus Mascus Sprotaniensis, pastore a Teten nella
Misnia (Weimar, Archiv der deutschen Klassiken, Spalatin NachlaB, Q 17, int. 191, f.
1088). Sarebbe superfluo insistere sulla persistente importanza che mantiene Spalatin in
questo campo: anche dopo essersi ritirato dalla corte dopo la morte di Federico il
Saggio, egli resterà per suo nipote l'Elettore Johann Friederich, il consulente astrologico
di fiducia, al quale chiedere nel 1535 la traduzione di pronostici latini allegati a una
lettera del Duca Wilhelm di Sassonia (Weimar HA, Reg. O 47); ancora il 27 giugno 1540
Spalatin gli invierà quella di un capitolo sugli eventi di guerra dalla Magistri B. Methodii
Practica (Weimar HA, Reg. O 63, f. 2r•v).
137
J. VoLMAR, Practica ... 1525, cit., f. aii': «Auch die profection der grossen coniunction
Saturni und lovis, welche was bedeuten tzukunfttig den sintfluss Noe, ist reichen in
disem von dem ascendent in den ersten grad der Steinbocks, sondern von den stel der
coniunction kompt sie auff den viertzehenden grad des Widers, weitter dy profection
der aller groessten coniunction Saturni und lovis streckt sich von den stel der coniunction
bis auff den dritten grad des Lowen, sondern von dem ascendent auff den 23. grad der
Visch. Mehr die profection der coniunction Saturni und lovis der veranderung der
triplicitet kompt von der stel der coniunction in den ersten grad der Fisch, sondern von
der ascendent auff den iii. grad des Ochse etc.».

530
Appendice
Lettere di Johannes Volmar a Georg Spalatin e a Federico di Sassonia, 1519-
1521''

Weimar, HA, Reg. O 144, f. 2'-24v (dove le lettere si trovano già in ordine cronologico,
salvo l'eccezione del documento n. 7, 30 novembre 1519, per il quale l'archivista pro-
poneva una data differente. Inoltre il doc. 4 allegato al doc. 3 del 14 settembre 1519 nella
rilegatura è intercalato prima della fine della lettera principale).
Nella trascrizione si tralasciano le frequenti cancellature (contenenti solo sinonimi o
pentimenti stilistici), che testimoniano solo il carattere spontaneo e urgente di queste
lettere, che Volmar non ebbe il tempo o la cura di mettere in bella copia. Non segnalo,
né correggo se non le principali scorrettezze o inconsistenze ortografiche (per esempio
il nome dell'imperatore viene scritto al f. 16' con la K e al f. 17' con la C, oppure la grafia
stessa di Wittenberg). Racchiudo fra parentesi graffe < > parole o lettere che per l'in-
telligibilità del testo è necessario emendare o aggiungere; fra parentesi quadre [ ] parole
o lettere da espungere perché ripetute o simili). Non vengono qui riportati gli indirizzi,
che normalmente riguardano tutti Spalatin, salvo l'eccezione del doc. 9, f. 14'-v, indiriz-
zato all'Elettore. Di mano di Volmar al f. 9v: «Iudicium mp1 T~o yEvrnEwo ili.mi
principis nostri K<up1o>u ())018op1Kou 'Y' fof,ov1aa OTpaTr)YOU in anno Domini MDXIX»
e d'altra mano «Genesis principalis / MDXIX». Segnalo poche altre note di mano coeva:
f. Y: sotto l'indirizzo scritto da Volmar «Venerabili viro domino magistro Georgio
Spalatino canonico Aldenburgensi, patrono suo reverenter colendo», d'altra mano cin-
quecentesca: «De astrolabii ratione / MDXIX»; f. 22v: «Magister Johannes Volmarus
nominatus est ad prebendam licentiati J ohannis Dolschii Feltkirchii Die SS. Petri et
Pauli Apostolorum MDXXI».

1.

15 giugno 1519
f. 2' S. P. Mi charissime Spalatine, mitto tibi id quod a me petivisti super genesi serenissimi
principis nostri. Ceterum quoniam istic quid velim videbis, quare hic plura narrare
supersedeo. Vale. Datum Wittenberge ipso die Sancte Crucis anno domini 1519.
Johannes Volmar

~·(

Per lo studio dei documenti che risalgono a Georg Spalatin ricordo con gratitudine l'aiuto
prestatomi dall'archivista Ernst Miiller, che durante la mia prima visita all'archivio di Weimar nel
1982 cortesemente volle dettarmi appunti dal Reg. O 46, f. 2'. Complessivamente per la trascri-
zione di questi documenti come degli altri sopracitati di J. Volmar von Dillingen e di H. Lauterfelsch
von Saalfeld sono molto grata a Heiko Metz, senza il cui competente aiuto non avrei potuto
decifrare le difficili grafie tedesche di questi personaggi. Per passi particolarmente complessi nei
documenti latini mi è stata molto utile la consultazione, di studiosi esperti come gli amici Filippo
Di Benedetto, Everardus Overgaauw e Stefano Caroti. A tutti esprimo qui una grandissima e

531
2.
14 settembre 1519
4r_5v, 8" Due diagrammi astrologici: Figura revolutionis ad initium anni etatis nati 57 quod fuit
anno a natali domini 1519 currente, die 11, bora 3, minuto 1, secundo 44 ante meridiem
Tempere equato.
Figura genesis.
S.P. Mitto tibi hic duas figuras celestes super radice genesis serenissimi principis nostri
erectas, mi charissime Spalatine, quarum altera revolutoria figura nuncupatur, quod ad
initium anni etatis 57 currentis sit erecta, quod initium fuit anno a natali Domini 1519
currente, 11 die Januarii, bora 3, minuto 1, secundo vero 44 mane ante meridiem, quo
tempore Sol ad idem punctum zodiaci, in quo tempore geniture erat, rediit. Altera item
profectionis figura, quod iter significatorum per zodiacum contineat, appellatur. Eas
autem propterea tibi misi, ut ex eis, si libeat, per te aut alium dicendorum rationes venari
queas. Ceterum quod ad valitudinem corporis serenissimi principis nostri attinet, etsi in
revolutoria figura, quam hic calculatam vides, signum horoscopi radicis translatum sit
in domum octavam huius // revolutorie figure, itemque signum domus egritudinis illius
in horoscopum huius, quod quamvis nonnihil super adversa valetudine huius anni
significet, cum tamen horoscopus radicis trigono Jovis item signum egritudinis radicis
exagono Veneris irradientur, potuit prefata significatio parum efficere. Quare scias hanc
egritudinem nullam prorsus particularem ex celo habere causam, sed totam ideo ex
eclipsi solari superioris anni dependere, quod ita manifeste ex radice huius geniture et
verbis Ptolomei apparet, ut nemo, qui hanc genituram inspicit, non videat, nisi qui
prorsus in astrologicis nihil intelligit. Quam ut tu quoque intelligas, quamvis et alios
astrologos adducere possem, tamen, ne tuas aures multitudine verborum obtundere
oporteat, duas dumtaxat sentencias Ptolomei, viri citra controversiam in astrologia
doctissimi, citare placuit. Quarum prima habetur secundo Quadriparti<fi> libro, capitulo
8, ubi obiter docet qui homines eclipsium luminarium effectum detrimentumque eva-
dere nequeant. Sunt autem hec verba eius: 'Et contingunt accidentia generaliter habentibus
loca necessaria, et hoc est, ut sunt luminaria et loca angulorum in suis nativitatibus,
ipsamet loca eclipsium ve! oppositorum suorum'. Hec Ptolomeus ibidem. Alteram
sententiam de hac re loquens ponit in Libro centum verborum, amphorismo 24, quem
librum graeci Fructum astrologie propter certitudinem sententiarum eius appellitare solent.
Sunt autem hec verba Ptolomei ex translatione Trapezuntii sumpta: 'Eclipsis luminarium
in angulis ve! nativitatis ve! annuarum revolutionum, nociva est secundum naturam
anguli et signi, accipiunt autem tempus ex distantia, que est inter gradum ascendentis
et locum eclipsis, et sicut ex horis eclipsis solaris annos accipis, sic ex horis eclipsis
lunaris menses accipias'. Hactenus Ptolomeus. Videamus igitur nunc, que sit horum
verborum Ptolomaei sententia, et postea queremus causam egritudinis in radice geniture,
que multo fortior est, quam si in revolutoria figura accidisset. Dicit Ptolomeus hominem,
qui signum illud zodiaci, in quo luminarium eclipsis contingit, in aliquo angulorum sue
geniture aut revolutionum annuarum habuerit, detrimentum eclipsis evadere non posse.

sincera gratitudine, per la generosa collaborazione e per l'amicizia dimostratami mettendo a mia
disposizione le loro straordinarie competenze. Venir corretta da loro e specialmente dal professor
Di Benedetto è stato non solo un grande vantaggio per il mio lavoro, ma un piacere assai istruttivo.
Il collega e amico Lallo Perini ha avuto la pazienza di leggere le bozze del mio saggio. A tutti loro
va la mia gratitudine, anche se naturalmente la responsabilità degli eventuali errori resta tutta mia.

532
Incommodum autem illud, ait, erit secundum naturam anguli et signi celestis, hoc est
si angulus ille respicit vitam, erit effectus in corpore, et maxime in ea corporis parte, que
regitur // ab ipso signo anguli et eclipsis si vero finibus in patria etc. Effectum preterea
eclipsis: in eclipsiquidem solari post tot annos quot hore inequales (de hiis enim loquor)
inter locum eclipsis et ascendentis eiusdem intercipiuntur; in eclipsi autem lunari post
tot menses futurum esse ait. Cum igitur in genitura serenissimi nostri principis signum
Geminorum 18° gradu et 40° minuto in angulo orientis ascèndat, et Sol preterito anno,
scilicet in diebus !unii super 24 ° gradu eiusdem signi eclipsis 11 fere punctorum passus
sit, non potuit effectum, ut ex iam dictis verbis Ptolomei claruit, effugere, preterea cum
dictus angulus horoscopus et dominus vite, ex quo tota dispositio vite colligitur,
signifìcabat hoc effectum in corpore futurum. Et quia illa eclipsis Solis fuit, et inter
ipsum et ascendens eius mediavit una hora inequalis cum paucis minutis, quod signifìcabat
post annum a prefata eclipsi effectum futurum esse, preterea cum Geminorum signum,
quod tempore geniture in angulo Orientis ascendebat, locumque eclipsi prebuit, brachia
et manus humani corporis tueatur, signifìcat, quod effectus ille in brachia quoque et
manus nonnihil seviturus sit. Mars quoque, qui per totum Iulium et magnam Augusti
pattern prefatum Geminorum signum tetragono dextro informavit, super calida egritudine
signifìcatum habuit. Vides igitur nunc, mi charissime Spalatine, quantum ad celestia
attinet huius egritudinis causam adeo fortem, ita me deus bene amet, ut credam nisi deo
optimo et maximo iam alias ita ordinante felix ille trigonus Jovis radius per totum hunc
annum ex Libra Geminorum signum irradiasset, quod admodum diffìcilis cura fuisset.
Ceterum, mi charissime Spalatine, quia fere ad fìnem huius anni venimus, supervacaneum
duxi, multum narrando de fama, operibus, peregrinationibus principis nostri et aliis id
genus rebus, que circa revolutiones annorum nati dici solent, presertim cum plerumque
acta ag<e>rem, tempus conterere. Sed satis oportune me facturum existimavi, si tibi in
hiis qui adhuc restant mensibus, secundum Ptolomei quam circa fìnem quarti libri
Quadripartiti ponit traditionem, certos assignavero dies et tempora, quibus propter
signifìcatorum huius genesis (ut vocant) profectiones ad corpora aut radios fortunantium
aut infelicium styllarum quid aut sperandum aut timendum erit.
// Circiter 30 Septembris habenda erit ratio ne Mars, qui signifìcatorum quosdam corpore
nonnullos vero radiis inimicis affligit, aliquid incommodi impedimentique tum rebus
gerendis tum etiam sanitati corporis inferat.
20 preterea Octobris dies et 25 eiusdem et circiter, dies propter Saturnum et Martem
non undequaque gerendis rebus apti, quapropter eisdem diebus habenda erit ratio, ne
magnis ac profundis cogitationibus anxiisque negociis sese immisceat, ne corpus inde
aliquid incommodi adire contingat, sed potius eisdem diebus excitare exhilarareque
animum omnibus modis non inutile erit.
Quinta Novembris dies aliquanto quam superiores incipiendis tractandisque rebus
fortunatior erit.
Circiter 19 quoque Novembris diem Saturnus frigiditate sua in temperamentum minatur,
quapropter tunc quoque ne nocere possit rationem habere oportebit; eodem tempore,
ne in suis contractibus versutia hominum decipiatur, danda erit sedula opera.
Circiter 8, preterea 9 et 10 Januarii dies pro gerendis rebus felices fortunatique satis
erunt, licet tunc quoque circa valitudinem corporis diligentem esse oporteat, propter
profectionem ascendentis ad inimicos utri<Us>que infortune radios.

533
Hec sunt, charissime Spalatine, que in presentia tibi scribenda putavi, que quidem ea
que in radice geniture portenduntur sive bona sive mala sint, aut augere aliquantulum
aut attenuare possunt, pervertere vero nequaquam.
Ceterum si post hoc quid tale a me cupis, rogo ut citius me eius rei admoneas, quo omnia
melius examinare atque perpendere queam. Multum enim hec res calculationis requirit,
presertim si integra revolutio facienda sit.
I I Vellem enim hec vero astronomico calculo absolvere, nec uti cartaceis quibusdam
instrumentis, quibus nonnulli oblecta<nt>ur, qui tametsi non nisi umbram quandam
harum rerum pre se ferant, eam tamen quantulacunque sit, nunquam tamen rite absolvere
possent, tum propter sui parvitatem, tum eciam propter rugas plicasque quas plerumque
in materia molli contrahunt.
Datum Witembergae 1519, ipso die exaltationis sancte crucis.

3.
s. d. [ma allegata al doc. 2 del 14 settembre 1519]
f. 7r Mi charissime Spalatine, cum contemplando radicem geniture serenissimi principis nostri
invepi aliam et indebitam causam mutationis status eius quoniam cuspis regie domus per
directionem venit circiter <decima> Iunii ad hexagonum Iovis radium, hoc quoque ne
te lateret nunciare tibi volui.

4.
s. d. [ma allegato al doc. 2 del 14 settembre 1519]
f. 6r·v Ceterum quantum ad peregrinationes et mutacionem status serenissimi principis nostri
attinet, vides in revolutione presenti huius anni regiam domum radicis in tertiam que
itinerum est huius translatam esse, quam Iupiter receptus a Saturno domino rege domus
radicis ex undecima fortune domo et gaudio suo benigno trigono irradiat aspectu, quod
ut ex dictis Hali Abenragel parte sexta sui libri completi colligitur super itinera huius
anni significationem habuit ex quibus honoris et dignitatis non parum consequeretur.
Ceterum quia illa receptio, qua Jovem a Saturno recipi vides, non ex trino aut hexagono,
sed quadrata radiacione perficitur, preterea cum in huius anni revolutione non solum
regia domus quadrato Martis debilitetur, sed etiam pars fortune corpore eius opprimatur,
signifìcabat ex ea re non perinde magnam patrimonii amplitudinem sperandam esse: hec
habui ergo, charissime Spalatine, que tibi ad interrogata hesterne dici responderem.
Quod vero cupis ut tibi ordinem legendarum mathematicarum lectionum perscribam,
scito in primis quidem speram materialem legendam esse, lectionem profecto non
contemnendam quippe que incipientibus egregium praebet aditum, tamen non
usquequaque adeo diffìcilem, ut non interim eciam a discipulo paulo argutiori legi
possit.
Deinde libri Euclidis ad minus 6 legendi sunt, quarum scientia adeo ad omnem vere
mathematice discipline scientiam necessaria est, ut si quis eam ignoraverit, in omni
mathematica hallucinetur necesse sit.

534
Deinde 10 libri arithmetice Jordani demonstrandi sunt cum praxi numerorum.
Postea theorice planetarum aggrediende essent, quas calculus tabularum Alfonsi regis
aut eis similium non immerito sequetur ex quibus omnium orbium celestium motus,
eclipses quoque luminarium rite absolvuntur.
Postmodum perspectivas Euclidis, quibus auditis iam paratus esset aditus ad illud divinum
Ptolomei opus, quod Almagestum appellant et Cosmographiam eiusdem et ad universos
huius discipline libros, qui ex iam dictis tamquam ex rivulis quibusdam, scaturiunt.
Il Quod si in astrologia quoque aliquid habere cupitis, scientia iam prorsus deplorata,
que insectatione quorundam (etsi inmerito) eo miseriarum devenit, ut iam eam omnes
mortales tanquam christiano viro indignam abominentur atque execrentur, cum in omni
arte principia premittere oporteat, aderit Introductorium Alkabitii, viri in astrologia
doctissimi, deinde Introductorium Albumasaris, quibus prelectis iam aggrederemur 4
libros QuadrtJJartiti Ptolomei et Centiloquium eiusdem, Hali Abenragel et alios huius
artis non penitendos autores.
Nunc te oro vehementer, mi humanissime Spalatine, ut hec mea verba mente volvere
velis, simulque dare operam ut aliquando te auctore mathematica disciplina, citra
controversiam omnium nobilissima in tanto omnium aliorum studiorum fervore ex
tenebris, in quibus nimis diu delituit, saltem repere queat. Adeo enim nostro tempore
extincta in mentibus hominum mathematica est, ut nemo sciat quid sit mathematica aut
quid sibi velit tam nobilissima disciplina. Eo fit, ut iam circumforanei quidam postquam
corpus spericum aut, si mavis, papiraceum celum sese componete aut horologium in
pariete effingere posse arbitrantur se non solum mathematicos appellitare non erubescunt,
sed etiam ab aliis et quidem doctissimis alioquin (quod tamen pudendum est) et
nominantur et creduntur.
µa8rwcmKa
a <p I T <= 1519>

5.
21 settembre 1519
f. 10' <S.> P. Accepi litteras tuas in vigilia divi Mathei apostoli cum dispensatione mea, mi
humanissime Spalatine, quare tibi cum hiis meis litteris 60 nivenses, ut vocant, ergo
doctori Schindenbergio eiusque scribis mittendos mitto, simul ingentes tibi agens gratias
pro tua in adipiscenda dispensatione <liligentia. Dabo insuper pro virili operam, si vivam
et si unquam usus erit, ne te locate mihi in hac re opere aliquando peniteat. Quo<l vero
ad avariciam et hominum formulas attinet nihil prorsus me movet. Novi enim iam
pridem hominum insaciabilem avariciam et circa formulas suas nimis anxiam, ne dicam
stultam, observationem, sed temerariam illam eorum impudentiam, qua ita aperte nec
deum nec homines verentes bonos viros circumvenire non erubescunt vehementer miror:
si enim ego eis dignus visus fui cui illuderent, at saltem te vererentur viri pessimi. Ecce
asscribunt datum, ut appellant, litterarum dispensationis tertio Kalendas Octobris anni
1518, qui dies divi Michaelis est anni superioris, ante integrum annum dispensationis
biennium incipientis, cum tamen tandem indie divi Steffani currentis anni 1519 parochia
a meo domino gratioso donatus sim. Sed valeant illi, uti digni sunt, cum sua dispensatione.
Dabo enim operam ut quamprimum pestilentia, que nunc Mersenburgensem tractum

535
infestat, sevire desierit: id quod hactenus parturio aliquando pariam ne posthac opus sit
aut dispensationem, ,aut quid simile a tam <in>fantibus impudentibusque hominibus
petere, Tu vero interea optime vale.
Datum Witenberge in die divi Mathei appostali anno domini 1519
Johannes Volmar

6.
31 ottobre 1519
f. llr S.P. Quod tibi, mi charissime Spalatine, instrumentum quod nuper in aree Witenbergensi
a me petebas, ex quo videlicet ventorum ratio tibi constaret, hactenus non misi, non mea
profecto negligentia, sed materie potius inopia evenit. Asseres enim fraxineos, quorum
materia duntaxat ad huiusmodi instrumenta utilis est, hactenus apud nullum
witenbergensem scriniatorem invenire potui. Mirum enim quam sint negligentes circa
rem suam domesticam nonnulli witenbergensium opifìces. Quapropter te vehementer
oro ne mihi huiusmodi mittendi tarditatem ascr<i>bas. Dabo enim pro virili operam ut
tibi brevi (etiam si materia ex Lipsica urbe accersenda sit) astrolabium parvum, et quod
facile tecum ferre queas, mittam. Ex quo non solum ventorum rationes adamussim
ubicumque forte locorum fueris dieta citius elicies, sed pleraque alia scitu non iniucunda
scies, que te omnia ve! absente litteris docere possum. Vale. Datum Wittenberge, ultima
Octobris die anno domini 1519
J ohannes Volmar

f. 11 v <Postscriptum> Scito preterea me binas quotidie lectiones legere: publice quidem


astrolabium ipsius Stoffleris, privatim vero Dionisium Alexandrinum de situ orbis; initiabo
preterea die crastino pro festis diebus artem numerandi in integris et fractionibus tam
phisicis quam vulgaribus cum calculo eclipsium Solis et Lune, ad quam simne auditores
(ms: audituros) habiturus necne deus novit: exemplaria enim sunt cara et ars non perinde
facilis. lterum vale.

7.
30 novembre 1519
f. y·-v S.P. Humanissime Spalatine Ecce mitto tibi astrolabium quod profecto citius mittere
nequivi, cum propter plurimos labores, quibus mirum in modum quotidie distrahor, tum
maxime propter brevitatem diei: huiusmodi enim instrumenta ad candelam fabricari
nullo pacto possunt. Pro tua igitur humanitate hoc tumultuario astrolabio tantisper
contentus eris, donec futura estate, cum, deo ita volente, armillas Ptolomei, torquetum
et alia id genus observatoria instrumenta faciam, tibi non modo aliud astrolabium et
maius, si ita tibi placebit, sed. alia quoque instrumenta non minus et usu et utilitate
fecunda concinnare valeam. Ceterum mea iudicia diaria [?], quia adhuc sub prelo sunt,
non mitto; que tamen intra septimam me tibi mittenda habiturum spero. Nunc igitùr
restat ut ex 18 huius incliti instrumenti utilitatibus duas saltem et eas facillimas tibi
ostendam. Audio enim te brevi ad nos venturum, ubi coram parvo tempore plurima tibi
ostendere possum, Mirum enim est quantum in mathematicis disciplinis ocularis valeat

536
demonstratio. Scito igitur in primis ex duabus astrolabii faciebus alteram quidem, que
volubilem rotulam (quam araneam sive rethe vocamus) in se continet, matrem astrolabii
appellati, oppositam vero eius partem, in qua vides circulum menses et dies anni
continentem, dorsum astrolabii nuncupamus.
Nunc igitur si quolibet die verum locum Solis scire desideras, tunc quere in dorso
astrolabii mensem et diem, quo hoc scire cupis, quo invento move regulam volubilem
eiusdem dorsi cum linea fiducie (eam autem eius partem lineam fiducie appello, que
puncta sive gradus quosdam rubros in se continet) super inventum diem; quo facto
eadem linea fiducie ipsius regule <lieto citius in extremo circulo et signum et gradum veri
motus I I sive loci Solis tibi ostendet.
Preterea si qualibet hora altitudinem Solis, hoc est distantiam eius ab horizonte, scire
velis, tunc suspende astrolabium per armillam sive manubrium suum in pollice dextre
aut sinistre manus, ut pendeat libere et verte latus eius versus Solem, regulam dorsi
tantisper elevando sive deprimendo, donec radius Solis per foramen alterius pinnule
ipsius regule intrans directe in foramen opposite pinnule cadat, quo viso numera gradus
extremi circuii, qui intercipiuntur inter lineam transversalem astrolabii (eam videlicet
que super lineam ab armilla sive manubrio descendentem ad rectos cadit angulos) et
lineam fiducie ipsius regule, qui veram tibi altitudinem Solis ostendent.
Et ita optime vale. Datum raptim ex Wittenberga, ipso die divi Andree anno domini
1519
Johannes Volmar

8.
11 dicembre 1519
ff. 12'-13' S.P. Mi humanissime Spalatine, ecce mitto tibi iudicia mea cum diariis seremss1mo
principi nostro afferenda, quae vix tandem die Veneris proxime preterita ex urbe Lipsica
allata mihi fuere: in quibus tametsi nonnulla dure, negligenter et perverse impressa sint,
id tamen equiori fero animo quod in contextu numerorum nihil aut admodum parum
erratum animadvertam; tuum igitur erit pro facilitate tui animi ea verbis ornare; dabo
enim operam ut posthac, cum apud nos ut spero imprimentur et plures huius artis libros
habuero, rem magis adamussim absolvam.
0

Ceterum ut tui astrolabii ne obliviscamur, de ratione ventorum pauca accipe: huius rei
indagande, etsi plures vie sint, tamen in presentia opere pretium duxi unam tibi et eam
facillimam, et qua die ac nocte et sive ruri sive domi fueris uti queas, manifestare; flante
igitur vento si scire cupis quis ventorum spiret et a qua mundi parte veniat, habeas
compassum quadratum quod pone super rem planam, ut mensam aut aliquid simile in
loco tamen aperto et sub vento exposito, ipsum tantisper more solito movendo donec
videris furculam eius mobilem furculam inferiorem integere, deinde move eam astrolabii
partem, que Subsolanum adscriptum habet, ad latus compassi, ita ut dorsum astrolabii
infra movetur vero sive concavitas supra et manubrium ad meridionalem mundi pattern
vertantur. Quo facto duo diametri per concavitatem astrolabii transeuntes I I et sese in
centro eiusdem ad angulos rectos intersecantes quatuor tibi mundi cardines dicto citius
ostendent, illa enim diameter, que a manubrio descendit, altera sua extremitate meridiem,
unde Auster spirat, altera vero septemtrionalem angulum, qui septemtrion<abem ventum

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ad nos adam[m]ussim ostendet, reliqua recta linea super iam dictam lineam ad angulos
rectos cadens sinistra quidem parte sua qua ad compassum vergit, verum tibi hoc est
equinoctialem Solis ortum, unde Subsolanus spirat, apposita vero parte equinoctialem
occasum manifestabit, cui Favonius adnotatur. Lunola vero parva a rubeo quodam
puncto per eam astrolabii aciem extensa, que Vulturnum adscriptum habet, eam tibi
mundi partem ostendet, qua Sol oritur, ubi primum Cancri gradum adierit, lunola vero
ei direct[e] o_pposita brumalem occasum, unde Africus flat, pandet. Non aliter de ortu
brumali, unde Eurus flat, et estivo occasu unde Chorus venit, ac aliis ventorum partibus
per sua puncta rubea et lineas parvas rem intelligas. Nunc igitur tecum habeas stilum
parvum ligneum aut alterius materiae, habentem longitudinem unius palmi aut paulo
longiorem, habentem preterea in superiore parte adligatum fìlum, panniculum aut aliquid
simile, quod vento agitari queat, quem in centrum astrolabii (deposita aranea et regula
dorsi) perpendiculariter fìge, fìnaliter diligenter animadverte in quam partem adligata
materia vento agitetur, quoniam si eam in partem Favonii dirigi videbis Subsolanum
spirare haud dubites, si vero in Affricum vergit recte scias a Vulturno agitari, non aliter
de aliis quoque ventis speculaberis. // Cum preterea proxime ad nos veneris adduc
tecum astrolabium, quoniam ego tibi nonnullorum circulorum rationes ac nomina dicam,
quibus cognitis tibi ve! absenti plurimas huius instrumenti utilitates litteris aperire valeo.
Scis preterea, mi charissime Spalatine, biennii quo meam parochiam alteri commendavi
iam alterum annum fere abiisse, quare post modicum tempus parochia aut adeunda aut
resignanda erit, ita enim parochianis meis abdicationem meam et subdititium plebanum
egerrime ferentibus promisi: quare te vehementer oro, ut si forte altare aliquod vacaverit
mei meminisse velis, quod si facies, ut certe non dubito, non solum tu sed etiam nostra
universitas perpetuam meam gratitudinem cognoscetis. Vale. Datum Witenberge, 11 die
decembris Anno Domini 1519.
Johannes Volmar

9.
15 gennaio 1520, a Friedrich Kurfi.irst von Sachsen
ff. 14r-14v Apud maiores qui omnes bonas artes mirum quanto coluer<unt> studio, consuetudo fuit,
princeps illustrissime, singulis annis non principum ac regum solum, sed etiam mortalium
privatorum genituras revolvere, ut ita accidentia particularia ex celo timenda sperandaque
aliquantula saltem ex parte per astrologie precepta prescire possent. Que, etsi iam non
paucis seèulis neglecta insectatione quorundam, quibus artes non intellecte sunt suspecte,
eo calamitatis devenit, ut nemo iam astrologie mathemata amplexanda aut viro christiano
digna putet, sed explodenda potius fugiendaque quilibet exstimet; eo evenit, princeps
indite, ut in tanta omnium nostri seculi studiorum fecunditate sola divina mathesis et
presertim astrologia, philosophie naturalis non contemnenda pars, in tenebris prorsus
abdita et pene extincta permaneat, adeo ut iam paucissimos, qui ve! parum quid in
nobilissimis mathematice disciplinis calleant, reperias. Ego vero illorum insectatione
nihil prorsus motus, sed veterum potius vestigiis et presertim Ptolomei viri in omni
disciplinarum genere acerrimi et Hali Abenragel astrologi peritissimi innixus, cum nuper
T[ue] I[llustrissime] S[erenitati] genesim oblatam accepissem, eam ad initium futuri
anni revolvi, in eam quoque particulare iuditium quanta potui brevitate absolvi, in quo
generalia quedam et 13 ut vocant menses profcctionales cum certis quibusdam eorundem
diebus secundum Ptolomei et Hali Abenragel traditiones perstrinxi, quod T <Ue> I.di.me>
S[erenitati] nunc offero eidem vehementer supplicans, ut id ea // benivolentia et cum
538
facilitate, qua cetera solet, ab cxiii suo famulo acccptare vclit digneturque. Valcat T <Ua>
I.di.ma> S<ercnitas>. fcliciterquc vivat.
Datum Wittcnbcrgc a natali domini 1520 Idi bus J anuarii
Magistcr Johanries Volmar
Illustrissimo principi et domino, domino Friderico Saxonum duci Electori Sacri Romani
lmperii etc., principi ac domino suo clementissimo.

10.
18 marzo 1520
f. 15r S.P. Ecce remitto tibi schematismos tuos, mi humanissime Spalatine, cum calculo
eorumdem secundum ordinem tuorum schematismorum exacte numeratum et ni fallor
undequaque sibi constantem, quem credo, quantum ex tuo directorio mihi misso accipere
potui, ex animi tui sententia calculatum. Ceterum si huic calculationi adhuc aliquid deest
aut si interea tempus, ut sepe fit, melior calculandi modus in mentem ven<er>it, non est
ut parcas labori meo; nihil est enim omnium, quod me maiori afficiat voluptate quam
si aliquando oblata fuerit oportunitas aliquid tuo nomine faciendi, quare tantum remitte
et scribe quo pacto rem absolvi velis, et hac seguenti septimana, quia futura hac ebdomada
me non offendes domi: ibo enim ad Merseburgum diaconum accepturus, ut si deo
summo ita visum fuerit in vigilia Pasce ordinem presbiterii accipere queam. Et ita optime
vale.
Datum Wittenberge dominica Letare anno Domini 1520.
J ohannes Volma1:

11.
23 agosto 1520
f. 16r S.P. Mitto tibi, Spalatine humanissime, electionem pro itinere incipiendo serenissimo
simulque liberalissimo principi nostro afferendam, simulque enixe precor, ut, cum ad
coronationem Karoli lmperatoris electi veneris, operam dare velis, ut locum et tempus
geniture eius scias, id enim non solum ad publica, sed eciam privata nostri principis
iudicia utilissimum erit: si enim duorum hominum genituras simul contuleris adamussim,
quid ex eorum conversacione sperandum, quidve timendum sit, naturalem preterea
eorum concordantiam aut discordantiam et alia id genus plurima non tam scitu utilia
quam miranda invenies. Vale. Datum Wittenberge in vigilia divi Bartholomei anno
Domini 1520
Johannes Volmar

12.
30 novembre 1520
f. 17r S. P. Accepi litteras tuas in vigilia divi Andree, mi charissime Spalatine, et tempus
coronationis Caroli imperatoris. Ceterum tempus et locum geniture eius, quod inprimis
scire cupiebam et quod scire maxime opere pretium erat, non mittebas, cum enim

539
duorum hominum naturalem aut am1c1tram aut discordiam perfecte scire desideras,
figuras ad tempus geniturarum eorumdem et stellas in eis tam fixas quam erraticas
conferas contemplerisque oportet. Ex hac enim figura, quam iam ad tempus coronationis
Caroli Imperatoris per te mihi missum erexi, etsi alia hac tamen quod tu cupis vaticinari
nequit. Quare si vis ut super hac re serenissimo principi nostro quid condatur, dabis pro
virili operam, ut et tempus et locum geniture Caroli Imperatoris quamprimum sciam.
Quod vero ad almanach futuri anni serenissimo principi nostro mittendas attinet, scias
mihi a meo calcographo preter duo diaria, que iam tibi mitto, nihil prorsus (quamvis
litteris sepe petiverim) missum esse: diaria enim, que hic Wittenberge, ut scit, nemo
imprimere novit, facile mihi mittit, reliqua autem, ut est homo mire suspicionis, ne hic
denuo impressoribus nostris vendere queam adhuc domi servat; quamprimum igitur
litteris extorquebo, faciam ut ea serenissimo principi nostro afferenda iubeas. Vale et
mihi de tempore geniture Imperatoris quanto possis citius rescribito. Datum Wittenberge
in die Divi Andree apostoli anno Domini 1520
Johannes Volmar

13.
8 dicembre 1520
f. 18' S.P. Ecce heri veniens ad tabernam librariam Mathie bibliopole Wittenbergensis, mi
humanissime Spalatine, practicas, ut vocant, meas venales offendi, tametsi bonus vir
herbipolensis hactenus, quamvis [se] litteris rogatus, corrigendas non miserit; quo fit ut
sepius secus ac ego scripsi impressum inveniatur. Ipse enim fere semper, ut cetera
taceam, ubi ego «quam» scripsi ipse «quasi» impressit. Ceterum eas tibi nunc
qualescumque sint serenissimo principi nostro afferendas mitto.
Cum domino Nicolao de permutatione parochie locutus sum, qui mihi (nisi me fallat
opinio) homo videtur inconstans variique capitis, nec satis ut regat parochiam idoneus,
quare plura cum eo agere supersedi. De qua re, deo volente, plura scribam cum id quod
in genesim Imperatoris Caroli facturus sum, tibi mitto. Restat igitur, mi humanissime
Spalatine, ut tibi vehementer supplicem quo te nunc verum amicum ostendere velis et
mihi unam ex graciis (quarum nuper in habitacione mea mencionem fecisti) a principe
nostro serenissimo impetrare velis, ego enim quod in eam rem impendere oportet,
libenter exponam. In quem preterea locum ipsa potissimum sit ponenda tuo arbitratui
relinquo. Vale. Datum Wittenberge ipso die Conceptionis Dive Virginis Marie anno
domini 1520.
Johannes Volmar

14.
10 dicembre 1520
f. 19r S.P. Cum sepe alias, mi amicissime Spalatine, tum vero maxime proximis tuis litteris,
quas in die Conceptionis dive Virginis Made bora quasi tertia post meridiem accepi, te
piane amicum cognovi; ita egregie duas supplicationum formulas mihi misisti, ut sive pro
ulteriori a parochia absentia sive pro permutacione impetranda supplicandum sit
argumentum egregium habeam; ago igitur tibi, mi charissime Spalatine, gratias immortales,
pro tam diligenti mihi navata opera.

540
Quod vero de revolutione geniture serenissimi principis et Caroli imperatoris genesi
scribis dabo operam, si deus omnipotens vitam concesserit, ut priusquam serenissimi
principis nostri currens annus finiatur, id quod in novum sive futurum annum conditum
est habeas: nunc igitur te oro per amicitiam nostram, mi humanissime Spalatine, ut si
e re mea futurum putes, mihi unam primarum precum imperialium a serenisimo principe
nostro impetrare velis; quod si facis, ut profecto non dubito cum tibi factu facillimum
sit, nempe qui ultro mihi condicionem accipiendarum nuper obtuleris, dabo operam pro
virili, si deus voluerit, ut non modo serenissimus noster princeps, sed tu quoque et
nostra universitas me virum esse gratissimum intelligatis: si enim intellexero me posse
in nostra universitate omnium famatissima vitam honesta condicione finire, dabo operam
ut mathematice semdn>aria nostro seculo rarissima et ignavia hominum iam iam interitura
et non longe post in Germanie gymnasiis desideranda, etiam post me suadens[?] non
desint, ita quicquid ve! geo[me]trie vel astronomie tum speculative vel practice et astro-
logie novero omnibus nostre universitatis alumnis ydoneis vel gratis et privatim libere
exponam. Vale. Datum Wittenberge 10 die Decembris anno domini 1520.
J ohannes Volmar

15.
20 gennaio 1520
f. 20r S.P. Ego accepi litteras tuas, humanissime Spalatine, die Jovis vesperi, quas tamen in die
divi Anthonii ad me dedisti, quare noll'est ut mireris, si revolutio in genesim S<erenissimb
nostri principis composita tardius quam sperabas ad te veniet. Quod si ego scivissem vos
tam diu in Zerbst moraturos, iampridem tibi eam misissem, tuos quoque sexternios
nuper ad me accepissem, poteram enim per hos dies eum calculum absolvere. Quare
tuum erit, charissime Spalatine, hanc revolutionem serenissimo principi nostro afferre
et cum ad nos veneris operam dare, ut tuos habeam sexternios, quoniam non solum in
hac re, sed etiam in quavis alia libentissime, ut deo, morem (ms: moram) tibi geram.
Vale. Datum in die divi Sebastiani et Fabiani Wittenberge anno a natali domini 1520.
magister Johannes Volmar

16.
8 gennaio 1520
f. 21 r S.P. Ecce mitto tibi, mi humanissime Spalatine, revolutionem genesis serenissimi principis
nostri eidem offerendam. Caroli Imperatoris genesim non mitto, tum quod nihil prorsus
in ea invenio (etiam si quodvis tempus geniture per te mihi dictum, ad utrumque enim
figuras erexi, verum fuerit) quod vel tantillum, si Ptolomeo et ceteris credimus, naturalis
inclinationis aut concordie inter ipsum Carolum ac serenissimum principem nostrum pre
se ferat, tum quod vehementer in eo geniture tempore per te mihi <lieto dubito et spero
me non post multum tempus per quendam hominem sacerdotem, qui se dicit aliquando
in cancellaria ut vocant divi Maximiliani fuisse, in veriorem prefati geniture temporis
cognitionem venturum.
Scripsissem serenissimo principi nostro litteras, accepta ex litteris supplicationum per te
nuper mihi missis formula, quibus hanc obtulissem revolucionem, sed cum sint plerique

541
qui has astrologicas pronosticationes omni christiano homini (licet immerito) nedum
sacerdoti indignas existiment, timui sacerdotis nomen in hac re odiosum fore, et scribere
supersedi. Quare te vehementer oro ne graveris mihi scribere quid ne posthac in hoc vel
aliis negociis, que e re tua vel mea futura putas, facere velis: nihil enim est omnium quod
magis quam tibi in omnibus obtemperare moremque gerere cupiam. Vale. Datum
Wittenberge 8 Januarii anno domini 1521.
Johannes Volmar
Imperialium precum ne obliviscaris oro.

17.
1 luglio 1521
f. 22r S.P. Litteras tuas, mi humanissime Spalatine, quas mihi nudiustertius misisti, sane intellexi;
ago igitur tibi ingentes gratias pro tua tam diligenti opera in re mea, curabo preterea ut
officia ecclesie, quantum fragilitas mei corporis patitur, recte expediam; pecunia quoque
cancellarie ducali solvenda iam pddem adest, nunc igitur te oro, charissime Spalatine,
ne graveris has litteras serenissimo principi nostro afferre, que quia tandem heri vesperi
mihi reddite sunt, cur tuis litteris hactenus nihil responderem effecerunt. Vale ex novo
collegio Wittenbergensi in vigilia Visitationis dive Virginis Marie anno 1521.
Johannes Volmar

18.
18 settembre 1521
f. 23r S.P. Mi humanissime Spalatine, scis fortassis quod 20 aurei corporis mee prebende
hactenus antecessoribus meis ex Principis Camera sunt dati; parochia enim ipsi incor-
porata, cum adhuc eum habeat pastorem, quem ante initium nostre universitatis fuit
nacta, nihil solvit. Nunc autem mihi in aree Wittenbergensi non nisi duos et dimidiatum
aureos pro medietate angarie (ita a vobis litteris missis iussi) solvere volunt, post hac ut
reor nihil datmi Quod si ita eveniet, mea condicio posthac profecto multo quam adhuc
deterior futura est. Rogo igitur te, mi charissime Spalatine, experiri velis quid cause sit,
cur fortassis error est admissus et illi duo et dimidiatus aurei, qui doctori Feltkirch (qui
prefuit per medietatem angarie ipsi prebende) debentur, mihi sunt adscripti; quod adeo
verum esse apparet, quod ipsi iam 5 dati sint aurei. Et ita optime vale et mihi quamprimum
re<spon>deas quid facere debeam. Datum Wittenberge 18 die Septembris anno domini
1521.
Johannes Volmar

19.
23 settembre 1521
f. 24r S.P. Litteras tuas, mi humanissime Spalatine, hodie mane accepi ferentes secum duos et
dimidium aureos residuum salarii mei, quare tibi ingentes ago gratias ob tam maturam

542
in re mea diligentiam, daboque operam deo volente, ut mutuo labore ac benivolentia,
si unquam usus fuerit, tibi respondeam et ita optime vale. Datum Wittemberge die 23
Septembris anno Domini 1521.
Johannes Volmar

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