Premessa
Nel 1926 Svevo scrisse a Montale: “è vero che laCoscienza è tutt’altra cosa dai
romanzi precedenti” (Svevo-Montale 1976, 6). Infatti il terzo romanzo, pubblicato dopo
p i ù d i v e n t ’ a n n i d i s i l e n z i o , a p p a r e m o l t o d i s t a n t e d
peculiare, de La coscienza?
Giorgio Luti (1990, 161-3) ipotizza che grazie alla psicoanalisi Svevo sia riuscito
5 5 - 6 ; 1 9 9 4 b , 4 2 5 - 6 ) a s s e r i s c e c h e e s i s t e s s e d a p p r
a u t o b i o g r a f i c o e c h e l ’ e l e m e n t o “ p s i ac osat na ataolgi gt ii cu on ”t o s u c c e s s i v a m e n t e
c o m e c 2o. r Qn ui ci ne d i d a p p r i m a s a r e b b e s t a t o s c r i t t o
a u t o b i o g r a f i c i , m e n t r e l ’
romanzo venisse concepito fin dalla prima stesura come un insieme di capitoli a tema. A
ulteriormente argomentata.
1
Dello stesso parere Elisabetta Bacchereti (1995, 116) che tuttavia sottolinea l’impossibilità di
documentare l’ipotesi.
2
Per l’ispirazione della struttura a cornice “terapeutica”, Palmieri attribuisce grande importanza alla
lettura del trattato Suggestion et autosuggestion di Charles Baudouin (Neuchatel-Paris, Delachaux et
Niestlé, 1921) che si trova tra i libri dello scrittore. Cfr. Palmieri 1994, 39.
1
Per capire come Svevo sia arrivato a La coscienza bisogna a mio avviso indagare
m e g l i o l ’ a t t i v i t à d e l t r i e
Svevo verso la letteratura in questo periodo4, si sofferma sulla questione della nascita de
t r a s f e r i m e n t o a v v Li aa t ic ovsecr iseon z a d, i s oZ ne on oa v v o l t i i n u n a
penombra [...]. Con loro resta in penombra anche la storia o il magma della
Era infatti molto difficile se non impossibile seguire le tracce letterarie di Svevo durante
Lavagetto, le datazioni di quasi tutti gli scritti sveviani sono state identificate, anche se
scrivere nel periodo del silenzio e delle tecniche narrative da lui sperimentate.
3
Nel Profilo autobiografico (Milano, Morreale, 1929, cfr. RS, 799-813) Svevo descrive questo periodo
come quello di rinuncia alla letteratura: “Derivava la necessità della rinuncia. Il silenzio che aveva accolto
l’opera sua [la Senilità] era troppo eloquente. La serietà della vita incombeva su lui. Fu un proposito
ferreo”(RS, 807). Ma Enrico Ghidetti colloca in questo periodo il raggiungimento della “piena maturità
dell’uomo e dello scrittore” (1992, 211).
4
Mazzacurati indagando questo periodo di silenzio riconosce in Svevo la tendenza alla trasformazione
della “letteratura” in “ostacolo, rinvio, strategia di fuga dall’immagine ultima [...] della verità su di sé”
(1998, 240) e suggerisce, oltre alla psicoanalisi, Tristram Shandy di Sterne come uno dei “commutatori
teorici”.
5
È noto che le lettere scritte tra 1917 e 1922 non sono pubblicate in Epistolario (1966) e molti racconti
sono raccolti senza datazione in Racconti, Saggi, Pagine sparse (1968).
2
L’intento di questa ricerca è mettere in evidenza i materiali letterari pr
La coscienza di Zeno che già possiamo individuare nei racconti del periodo del silenzio,
dimostrando così come La coscienza sia una forma evoluta di tali racconti; e in secondo
I r a c c o n t i s v e v i a n i d e l
caratteristiche
6
: 1) Svevo tenta di descrivere varie tipologie di personaggi socialmente
d i s t a n t i d a l l ’ a u t
l’operaio7. Ma questi racconti sono rimasti quasi tutti incompiuti. Al contrario i racconti
t e r m i n a8 t hi a n n o c o m e p r o t a g o n i s t i p e r s o n a g g i d i s a d a t t i , i n c a p a c i d i u n a v i t a p r a t i c
cioè degli “inetti”. Forse in seguito a questi esperimenti Svevo comprese che il suo forte
era descrivere personaggi a lui simili, usando se stesso come materia prima; 2) alcuni
p e r i o d o s o n o r i m a s t i s o l o t
(L o s p e c i f i c o d e l D oe t Vt oi nr o Mge enn)gehhr i oa ns on o a p p u n t o q u e s t e d u
Le pri me due carat teri st iche s em brano abbas ta nza pal es i, me ntre la terz a deve
essere ben argomentata. Prendiamo quindi in esame cinque racconti scritti nel periodo
6
I racconti sono spesso lasciati senza titoli. Cito questi racconti utilizzando i titoli adottati
successivamente dalla critica.
7
Ad esempio in racconti come Cimutti, Marianno e Giacomo.
8
Secondo le datazioni proposte da Clotilde Beltoni (2004), i racconti compiuti di questo periodo sono: Lo
specifico del Dottor Menghi, La madre e Ombre notturne.
3
ingenuo, Ombre notturne. Questi racconti presentano al loro interno alcuni fenomeni di
m o d a a l l ’ e p o c a ( p e r e s . l a c u r a d e l s i e r o , l o s p i r i
s o g n i9). Sv e v o u t i l i z z a q u e s t i f e n o m e n i c o m e u n d i s p o s i t i v o n a r r a t i v o , a f f i d a n d o l o r o
1. Il malocchio
L’esempio più netto e forse più divertente dell’uso di questo dispositivo narrativo
una persona buona e crede di essere tale, ma un giorno i suoi occhi acquistano lo strano
potere di produrre un effetto mortale sulle persone guardate. Questo malocchio non è
controllabile:
certo che la dirigeva il suo animo intimo un suo “io” che a lui pareva distante
da sé. Perciò nelle notti insonni cui talvolta era condannato egli si diceva: –
emergono improvvisamente sentimenti intimi che lui stesso non riesce a riconoscere. E
i n f a t t i i n t o r n o a V i n c e n z o l e p e r s o n e m u o i o n o u n a d o
dall’oculista per farsi curare l’occhio “malato” ma l’oculista ribatte che questo non
9
Svevo prende spesso in esame fenomeni e ambientazioni alla moda per la sua produzione letteraria.
Basta pensare a commedie come Le teorie del conte Alberto, Degenerazione, o La rigenerazione .
10
Il racconto è privo di titolo. Io utilizzo il titolo adottato dalla critica. Cfr. RS, 1084.
4
possibile, visto che il malocchio non è una malattia. Vincenzo insiste quindi per ricevere
la cura sostenendo di essere “un uomo buono” (RS, 392), e di non volere perciò fare del
male agli altri. L’oculista prende un oggetto per proteggersi dal malocchio e dice:
Voi non potete essere buono dal momento che avete sotto le ciglia questi
due ordigni! Voi siete un piccolo invidioso e vi fabbricaste l’arme che faceva
Vincenzo guarda con ira svelando l’invidia e il rancore da lui covati e mai veramente
confessati neanche a se stesso. In questo senso il malocchio funziona come una bomba,
u n d i s p o s i t i v o - r i v e l a t o r e d e l l a r e a l t à i n t e r i o r e . P o s
dispositivo narrativo anche in altri racconti del periodo del silenzio. Questi dispositivi-
bombe e spl oderanno me tte ndo a nudo il lato os curo de lla psi che dei protagoni st i. H o
definito questi dispositivi “ordigni” usando proprio il termine che Svevo mette in bocca
all’oculista.
I n r e a l t à i l t e r m i n e “ o r d i gscn eo ”n ea lc qv uo icsai b o l a r i o s v e v i a n o u n l a r g o
c a m p o s e m a n t i c o c h e v a
concettuali
11
. Ma l’uso del termine “ordigno” che io propongo in questo studio, quale
psichica, è giustificato anche dal fatto che questa parola assume una funzionalità quasi
quale Svevo parlando dei “mescolatori” e di altri “ordigni” asserisce che questi “tirano
11
A questo proposito si veda l’interessante dizionario sveviano di Alberto Cavaglion (2000, 124-7).
5
s u d a l f o n d o d e l l ’ a n i m a r o b a t r
(EP, 487)12.
Analizziamo dunque altri racconti nei quali Svevo inventa e sperimenta i suoi
“ o r d i g n i ” . I l m a l o c c h i o s i p r e s u p p o n e
R S, 1 0 8 4 - 6 ) , q u i n d i s o t t o l ’ i n f l u e n z a d e l l e t e o r i e f r e u d i a n e c
1 9 0 81 3. D i c o n s e g u e n z a p o t r e b b e e s s e r e i p o t i z z a t o c h e p r o p r i o d a q u e s t e t e o r i e n a s c a
l’interesse nei confronti di uno strumento narrativo in grado di “portare a galla dall’imo
d e l p r o p r i o e s s e r e [ . . . ] q
(RS, 733). Tuttavia, come dimostra questa stessa citazione, in realtà tolta dal frammento
scoperta di Freud, e infatti l’invenzione del primo ordigno narrativo risale agli albori del
L o s p e c i f i c o d e l D, opt rt eo sr u M
m ei bn ig l hmi e n t e s c r i t t o n e l 1
RS, 842-3) ha sia una struttura a cornice che un narratore inattendibile e quindi ha già
12
Cito qui una parte della lettera: “Le nuove e le vecchie macchine... Dio mio! Chi mi libererà di tante e
poi tante macchine? [...] I ventilatori soffiano sul poco fuoco che m’è rimasto, i mescolatori tirano su dal
fondo dell’anima roba triste che dimentico tanto volentieri e i condensatori rendono liquidi tutti i gas che
ho avuto sempre in testa. [...] sono sicuro che i miei ordigni non mi vorranno lasciare” (EP, 487). Per
questo brano John Gatt-Rutter (1988, 239) commenta giustamente: “It is hard to tell whether Ettore’s
problem was more an industrial or a literary one”.
13
Cfr. Gatt-Rutter (1988, 246-9), Ghidetti (1992, 233-46).
14
Su questo aspetto si veda l’introduzione di Mario Lavagetto al RS (2004, XX-XXVI) e un recente
studio di Riccardo Cepach (2008b, 171-6). Per quanto riguarda l’espediente del manoscritto si veda la
nota di Clotilde Bertoni in RS (2004, 859-60).
6
Menghi” che avrebbe dovuto essere “un siero atto a ridare istantanea
o r g a n i s m o v i z z o l a p r i s c a RgS,i o6v2e)n, t eù ”c h( e e r a s t a t o a c c u s a t o d a l d o t t o
d o v r e b b e a l l u n g a r e l a v i t a r a l l e n t1a5. n M
d oa ln’ eolr gr a nc ci som
n too l a s u a v e r a
funzionalità è molto ambigua e risulta difficile al lettore capire se l’Annina abbia o meno
un qualche effetto16. Tuttavia quello che qui interessa non è tanto l’efficacia reale dello
s p e c i f i c o , q u a n t o i l c o m p o r t a m e n t o d e l d o t tcorre M
d edein ge sh si e, rceh es o t t o l a
s e n t i m e n t i c h e n o r m a l m e n t e c i s i a s p e t t e r e b b e r o d a i
“ A
L n’ n oi sn ca u r a v a n e l m i o o r g a n i s m o
(RS, 83):
pieno di dolore e di speranza a porre il mio orecchio medico reso più acuto
f o s s e r e a l m e n t e a v v e n u tM
a . i aN om!a d r e e i l s u o e i l m i o a f f e t t o e r a n o
15
Per le informazioni sulle sieroterapie e sulle teorie della longevità dell’inizio ’900 si veda Annie
Lalanne-Olive (1993, 143-4) e ancora Riccardo Cepach (2008b, 157-70).
16
Il dottor Menghi, che scrive il memoriale, insiste sull’efficacia verificabile del farmaco, anche se poi ne
ammette effetti indesiderati che causerebbero conseguenze impreviste. Ma i dottori che leggono il
memoriale lo deridono, tanto che alla fine del racconto il dottor Clementi si pone il problema di come sia
morto il cane cui era stata iniettata l’Annina, concludendo: “Si può fare un’ipotesi. Forse il dottor Menghi
ha impiegato per la confezione del suo siero l’albumina di qualche animale dal sangue freddo;
quest’albumina ha un immediato effetto letale se iniettata nel sangue di un mammifero. Se poi non fosse
così, bisognerebbe pensare che nella sua nervosità, per tener fermo il cane, il dottor Menghi
senza’accorgersene l’abbia strangolato” (RS, 92).
7
dimenticati del tutto ed io non ricordavo altro che quel cuore
Quindi l’agonia della madre non è vissuta dal dottor Menghi alla stregua di una notizia
doloros a, quant o piutt ost o come un c as o cli nico ada tto pe r speri ment are i l s uo nuovo
siero:
o r a m a i p e r m e . E p e n s a v o : “ P e c c a t o c h e Ah no npi nr eapsroe cl ’i s a m e n t e
poche ore prima che mia madre ammalasse!” (RS, 84; dell’autore i corsivi).
E ancora, mentre sua madre sta soffrendo, il dottor Menghi si preoccupa non di
Se questa c[ rise crisi di mia madre] avesse assunte delle forme violente,
e s s a a vr e bb e p r e c e du t o di p oc o l a m o r t e e l a m i a e s p e r i e nz a s a r e b be s t a t a
f i n i t a . M i b a t t e v a i l c u o r e ! M a n o n a
(RS: 85)
d i s s i m i l e d a q u e l l o c h e d e v e a v e r e c h i s ’ a b b r u t
(R S, 8 3 ) è u n e f f e t t o d e l l o s p e c i f i c o , c h e d i m i n u e n d o l ’ a t t i v i t à d e l l ’ o r g a n i s m o
inerte anche il sentimento. Perciò per il dottor Menghi l’Annina è diventato non solo un
per bene in un egoista senza sentimento, un “delinquente” che dia priorità alla sua nuova
8
invenzione piuttosto che alla vita della madre.
Non è solo per il giuramento fatto a mia madre ch’io lascio seppellire con
sia nel fisico che nei comportamenti sociali e morali, quale effetto verificabile avrebbe
avuto l’Annina del dottor Menghi? Sul piano fisico nessuno, su quello morale opinabile,
dal momento che agli occhi del lettore lo specifico appare piuttosto come una scusa per
d e l l ’ A n n i n a n e l r a c c o n t o è p r o p r i o q u e s t a : d i p o r t
3. Diario di bordo
D i a r i o d i b o r1d7 oè u n f r a m m e n t o i n f o r m a d i g i o r n a l e d i b o r d o c h e S v e v o s i
p r e s u m e a b b i a s c r i t t o t r a i l 1 9 0 0 e dR iS,l 11390049- 5( c) f er . c h e p a r e a v r e b b e
i n t i t o l a t o “ l a c r i s i r i v e l a t r i c e ” , t i t o l
R S, 1 3 0 4 ) . I l p r o t a g o n i s t a - n a r r a t o r e è u n g i o v a n e i m b a r c a t o s i p e r u n ’ e s p l o r a z
17
Per questo racconto il titolo originale è cassato, quindi utilizzo il titolo addottato dalla critica. Cfr. RS,
1304.
9
Polo Nord in qualità di secondo medico, che non si interessa tanto di desc
Forse a lui [il primo medico Persich] potrei far capire come il polo
m ’ i n t e r e s s i m e d i o c r e m e n t e , l e o s s e r v a z i o n i s c
(RS, 631).
di agire preferisce star fermo e scrutare con sguardo ironico e malizioso gli altri membri
dell’equipaggio della nave, più attivi ed energici, che a suo dire sarebbero soltanto dei
“ragazzoni che credono d’essere dei grandi uomini, perché arrischiano la vita ad uno
scopo ideale” (RS, 631). Infatti spiega così perché voglia accomunare il suo destino con
quello del comandante: “Come e perché due nature tanto dissimili come la mia e la sua
si trovino unite è facile dire: Io mi legai a luiper vedere se vivere una vita com’è la sua
sia più divertente che vegetare la mia” (RS, 630: mia la sottolineatura).
una spedizione per una meta mai raggiunta prima, quanto piuttosto un resoconto
“ g r a n d i u o m i n i ” d i b o r d o v i s t i
narratore
18
. Purtroppo il frammento è troncato dopo la descrizione della personalità di
Tuttavia queste descrizioni, il punto di vista corrosivo del narratore e il titolo smentito
“ l a c r i s i r i v e l a t r i c e ” c i i n d u c o n o a i p o t i z z a r e c h
l’esplorazione del Polo Nord possa fungere da “specifico Menghi”: un ordigno rivelatore
18
Nel racconto il protagonista-narratore dice che nessuno era mai arrivato prima al Polo Nord: “Riottison
probabilmente non giungerà al polo. Molti altri che avevano altrettanto duro metallo nella fisionomia,
tentarono e non arrivarono al polo” (RS, 630).
10
della realtà che, sotto lo sguardo del narratore, avrebbe portato a galla la vera natur
4. Un medio ingenuo
imbroglioni.
fatto che più o meno tutti i medii erano stati scoperti inclini ai trucc
(RS, 632).
E dunque:
per purezza della teoria temevo che qualche trucco pur avrebbe potuto
chiedendo che gli fossero inviati alcuni membri per il suo esperimento. Pe
possiamo sapere come sarebbe finita la storia, ma possiamo notare che qui lo spiritismo
è c o n s i d e r a t o c o m e u n o s t r u m e n t o c h e p e r m e t t e r e b b e
19
Come in altri casi, questo racconto non ha un titolo originale, quindi utilizzo il titolo vulgato. Cfr. RS,
1307.
11
dimensione della realtà. Ma nello stesso tempo lo spiritismo non è del tutto affidabile,
anzi viene messo in dubbio. Questo utilizzo dello spiritismo nel racconto ricorda quello
possibile strumento per intravedere una nuova dimensione della realtà, ma nello stesso
tempo ne viene criticata la funzione terapeutica. “Medio ingenuo” sarebbe stato scritto
i nt or no a l 19 10 ( cf
R r.
S, 13 07 -8 ): a qu a nt o pa r e, q ui n di , a q ue s t a a l t e zz a c r on ol og i ca
Svevo aveva già in mano i materiali utili per la stesura de La coscienza di Zeno.
5. Ombre notturne
L ’ u l t i m o e s e m p i o d i o r d i g n o - r i v e l a t o r e
Ombre notturne, il futuro Vino generoso. Di questo racconto rimangono tre stesure oltre
O m b r e n o t t u ren ue n a h a i l t i t Vo il no o g e n e r .o sLoa d a t a z i o n e d e l r a c c o n t o è s t a t a
oggetto di discussione
20
, ma Clotilde Beltoni offre le prove abbastanza convincenti per
sostenere l’ipotesi che almeno la prima stesura possa essere collocata all’intern
s t e s u r a Odmi b r e n o t ,t uc rh ne e S v e v o d i c h i a r a d i a v e r f a t t o l e g g e r e a J o y
191421. E notiamo subito che fin dalla prima stesura questo racconto aveva una struttura
a cornice, dentro la quale si trova la descrizione del sogno come racconto nel racconto.
20
Si veda ad esempio Massimiliano Tortora (2003, 64-68) che seguendo l’ipotesi di Gabriella Contini
(1980), colloca il racconto nel periodo posteriore a La coscienza di Zeno.
21
In una lettera a Benjamin Crémieux del 15 marzo 1927 Svevo scrive: “Invece Vino generoso è una roba
molto vecchia. Io credo persino che Joyce l’abbia letta nel 1914” (CJ, 85).
12
cassaforte, propone lo scambio con sua figlia, che offre al proprio posto:
E allora io urlai ancora: – Prendete mia figlia! Dorme qui accanto! Sarà
sogno:
Io che ancora non m’ero liberato da quell’altra vita, la vita del sogno, la
vera vita esclamai: – Ma essa [mia figlia] non sa... – . M’arrestai. Rinvenuto
interamente intesi che la vera vita bisogna tenerla segreta. Non parlarne, non
menzionarla, dimenticarla. Perciò io mai più presi del vino. E così ritornai
alle cure e alla dieta del Dottor Paoli. Odio oramai il vino. Agli altri adorna o
(RS, 161) .
sogno smaschera, sopratutto a lui stesso, il vero “io” che si nasconde dietro l’apparenza
Conclusione
sogno: con questi cinque “ordigni” narrativi, spesso fenomeni alla moda, l’apparenza si
13
crepa, ed emerge, in personaggi insospettabili, tutto ciò che normalm
n a s c o s t o s o t t o l ’ a p p a r e n
i r a2 2. M a a p p r o f o n d e n d o l ’ a n a l i s i d e g l i “ o r d i g n i ” , c i a c c o r g i a m o c h e , m e n
funzionano benissimo per svelare aspetti celati della realtà, conservano essi stessi
quel momento mai compiuta, lo spiritismo dubbioso e il sogno irreale. Dobbiamo così
racconti fenomeni e comportamenti di moda all’epoca in cui furono scritti i testi perdono
Nelle epistole scambiate con Valerio Jahier tra il 1927 e il 1928 Svevo ripete
c o m e l a p s i c o a n a l i s i s i a i m p o r t a n t e p i ù c o m e s t r
terapia23, vale a dire: “Grande uomo quel nostro Freud ma più per i romanzieri che per
22
Durante questo periodo Svevo elabora una formula del racconto in cui una realtà mai prevista o
aspettata deflagra all’improvviso grazie agli ordigni narrativi. Mi pare che questa formula sia molto vicina
al sistema epistemologico proposto da Massimiliano Tortora (2003) per i racconti successivi a La
coscienza. Ma a differenza di Tortora, propenderei per l’ipotesi che questa cognizione della realtà esista
già nei primissimi scritti giornalistici. Ho già trattato questo problema nella mia tesi di dottorato
(Yamasaki, 2009).
23
A un certo punto Jahier riconosce la differenza tra il suo atteggiamento verso la psicoanalisi e quello
dello scrittore triestino e la riassume così: “In fondo le nostre posizioni sono abbastanza caratteristiche:
Lei crede ad un valore letterario della psicanalisi e poco in quello terapeutico. Io credo piuttosto in quello
terapeutico ed affatto in quello letterario” (CJ, 246).
24
Il 27 dicembre 1927 Svevo scrive a Jahier: “Letterariamente Freud è certo più interessante” (CJ, 243;
dell’autore i corsivi).
14
s e c r e d o c h e F r e u d s i a u n g r a n d e m a e s t r
buon umore la mia avventura di quello scambio di funerale. Si fece molto più
s e r i a n e l r o m a n z o e A d a p o t è i n t e n d e
lapsus, che Zeno trascrive nel suo memoriale, diventano “un repertorio di segn
L a p s i c o a n a l iLs ai nc eo s c i e an pz ap a r e d u n q u e c o m e u n a l t r o p o t e n t e
dispositivo-ordigno che detona rivelando la realtà sommersa. Allora si può capire perché
l ’ i n f l u s s o d e l l a p s i c o a n a l i s i s
La coscienza, cioè “Prefazione”, “Preambolo” e “Il fumo”: per Svevo era necessario che
i lettori fossero ben coscienti della presenza di questa bomba, per poi esser indotti alla
O v v i a m e n t e d o b b i a m o a g g i u n g e r e c h e l a f u n z i o n
L a c o s c i ennoz na è c o s ì s e m p l i c e c o m e q u e l l a d e g l i o r d i g n i e s a m i n a
25
Per quanto riguarda la presenza della psicoanalisi freudiana e di altre cure psicologiche nel testo si veda
lo studio di Giovanni Palmieri (1994a).
15
contributo26. Ma ciò non toglie il fatto che la psicoanalisi come espediente narrativo altro
psicoanalitico, già collaudati in testi precedenti, erano strumenti ben formati nella mente
Bibliografia
ABBREVIAZIONI
CJ I. Svevo, Carteggio con James Joyce, Eugenio Montale, Valery Larbaud,
Dall’Oglio, 1966.
TESTI
Svevo I.
1 9 6 6 - O
6 9p e r a ,o ma n ci ua r a d i B . M a i e r , M i l a n o , D a l l
26
Qui mi limito a menzionare due indizi; innanzitutto la psicoanalisi stessa è un generatore di significati
più sistematico e strutturato di qualsiasi altro ordigno narrativo; in secondo luogo, il narratore Zeno
conosce la psicoanalisi nonché le sue possibili conseguenze.
16
Epistolario,
1966; vol. II: Romanzi, 1969; vol. III: Racconti, Saggi, Pagine sparse,
Svevo I. e Montale E.
1976 Carteggio. Con gli scritti di Montale su Svevo, a cura di G. Zampa, Milano,
Mondadori.
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17
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