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Dino capisce che il rapporto con Cecilia non lo fa uscire dalla noia e decide di lasciarla ma prima
vuole farle un regalo.
Va dalla Madre( figura borghese dalla quale vuole staccarsi ),compra il regalo ma
all’appuntamento Cecilia non si presenta.
Dopo l’assenza della ragazza all’appuntamento, Dino vive una condizione di vuoto finché un giorno
Cecilia dà appuntamento a Dino e  da qui inizia il tema della Gelosiae dell’attesa 
Pag.123-124
Prima dell’appuntamento Dino inizia a vagare per Roma nei posti in cui sa che potrebbe incontrare
Cecilia.
La incontra e la vede camminare in maniera molto veloce e inizialmente sceglie di seguirla, poi
rallenta e si rende conto che mai prima d’ora l’aveva desiderata così tanto.( più l’oggetto del
desiderio è lontano più si desidera, più è vicino più crea noia)
In Dino sorge quindi gelosia al pensiero che potesse esserci un altro uomo nella vita di Cecilia.
(Abbiamo uno sguardo del desiderio, non oggettivo che deforma la realtà )
Pag 125 Lui vede Cecilia con un altro uomo, torna nello studio e la aspetta.
Al suo arrivo Cecilia si scusa per non essersi presentata all’appuntamento precedente ma gli
comunica che gli appuntamenti si sarebbero dovuti diradare.
Pag 129
(L’aspetto interessante è l’indifferenza di Cecilia insieme ad altre caratteristiche tra cui la
sensualità)
Dino inizia a sospettare delle parole di Cecilia e si arrabbia, lei spaventata dalla rabbia di Dino
decide di continuare a vederlo ogni giorno.
Nel momento in cui Cecilia si dà a Dino di nuovo, sparisce la gelosia e lui riassocia Cecilia alla noia.
Inizio pag 133 :I due continuano ad avere un rapporto d’amore ma il sospetto del tradimento
continua ad essere nella mente di Dino che interroga Cecilia.( dopo il possesso fisico iniziano a
parlare)[ lui gli chiede se avesse tradito Balestrieri, lei gli rispose di sì perché era una persona
noiosa, dunque Dino chiede anche a se stesso se fosse noioso e questo fosse il motivo del
tradimento. ] Possesso carnale e dubbio 
 
Pag 136 :Dino si illude che il rapporto fisico possa garantirgli possesso fisico ma in realtà non sarà
così.
( per Moravia il sesso non può avere valore conoscitivodiversamente da Pasolini 
CAPITOLO 6
Continua la relazione e approfondisce il rapporto con la ragazza, tanto che va a pranzo con la
famiglia, il padre della ragazza  è molto malato ma Cecilia lo tratta in maniera
distaccata,anaffettiva e sembra che la morte vicina del genitore non la tocchi in alcun modo.
Dopo il pranzo Cecilia chiede a Dino di accompagnarla all’appuntamento con un produttore
cinematografico( Luciani )che si rivelerà essere l’amante  di Cecilia.
Alla fine del capitolo Cecilia non nasconde la sua frequentazione con Luciani.
Nel settimo capitolo è maggiormente presente il tema della gelosia.
(Pag 167)
Avere la certezza del tradimento, darebbe a sua volta certezza a Dino di uscire dalla condizione di
noia ed entrare nella realtà.
Adesso Cecilia telefonava a Dino ogni giorno alla stessa ora, questo telefono diventa poi un
oggetto simbolico che usa Dino per controllare Cecilia.
( romanzo di proust dove il protagonista gestisce l’ossessione per la donna attraverso il telefono
che garantisce l’inaccessibilità in quanto è solo una voce e annulla la possibilità di ingresso nella
realtà, mantiene l’oggetto del desiderio a distanza che fomenta la gelosia)
Successivamente Dino cerca un investigatore che la segua per confermare il tradimento di Cecilia,
ma in seguito lui stesso la segue e scopre il tradimento[ la vede uscire di casa con Luciani e inizia
ad interrogarla sul numero dell’appartamento ecc ecc…]( pg.196)
Inizialmente la ragazza prova a dare diverse spiegazioni ma,dopo un lungo dialogo, Cecilia
ammette il tradimento e lui capisce che in realtà non lo amava, inizia ad insultarla ma lei resta in
silenzio, alla fine lei se ne va lasciandolo prima ancora che potesse farlo lui dicendogli che hanno
caratteri diversi. Al rifiuto della donna lui reagisce con violenza e la definisce prostituta.
Dino allora pur di possederla la paga, usando il denaro che per tutto il romanzo era legato alla
figura del madre che era borghese, dunque torna alla condizione di partenza da cui voleva
distanziarsi.
Cecilia accetta di avere un rapporto sessuale quando  vede che Dino è disposto ad avere un
rapporto mercenario con lei ma nel momento in cui la paga, lui pensa di averne il completo
possesso.
Cecilia propone poi a Dino una relazione aperta non più composta solo da due persone ma da lei,
Dino e Luciani [questa dimensione non è però accettabile nell’universo di Dino,tuttavia accetta]
Dopo questa dichiarazione Dino Inizia una relazione con Cecilia che a sua volta ha una relazione
con Luciani , si tratta di un rapporto però basato sul denaro.( che si scoprirà essere stato lo stesso
rapporto avuto  con Balestrieri)
Per permettersi di pagare Cecilia,Dino torna dalla madre per chiedere soldi.
Ultimo capitolo ( 8)
Dino cerca di risolvere la sofferenza generata dalla relazione aperta con una proposta di
matrimonio.
Ricostruisce un quadro tipicamente borghese ( matrimonio,figli,famiglia) 
La decisione di fare la proposta si realizza durante un incontro tra i due(Pag 245),
ma lei non dà risposta e gli chiede del tempo e nel frattempo lui decide di presentarla alla madre
come la sua fidanzata per cercare in qualche modo di intrappolarla nel matrimonio.
La risposta avviene dopo che i due durante il ricevimento nella villa della madre,vanno nella stanza
di quest’ultima e dopo alcuni giri di parole lei rifiuta la proposta( rifiuto condizione borghese )
perché non vuole separarsi da Luciani.
Dino reagisce in modo disperato: va alla cassaforte ed estrae il denaro della madre e ricopre il
corpo di Cecilia di denaro chiedendole però di non partire con Luciani.
Ma lei non rinuncia alla partenza e si concede però a Dino chiedendogli anche il denaro( che
otterrà)
Dino pensa poi di uccidere Cecilia per possederla  anche se poi abbandonerà questo pensiero e il
capitolo si conclude con lui che accompagna Cecilia da Luciano , sale sulla macchina( che la madre
gli aveva regalato) e nel momento in cui guida si rende conto che ha il desiderio di deviare la
macchina e di conseguenza uccidersi senza esserne troppo consapevole in realtà.
 10/11
10/11/22

Nell’ultimo capitolo abbiamo la scena emblematica in cui Dino, dopo aver tentato diversi modi per
ottenere Cecilia, le propone di sposarla ma lei rifiuta.
Il capitolo di conclude con l’immagine simbolica di Dino che riscopre di denaro il corpo di Cecilia
sdraiato sul letto.
Dopo questo ultimo atto di questa ossessione, Dino una volta accompagnato Cecilia a partire con
l’amante per l’isola di Ponza, decide che, visto che non è stato in grado di uccidere Cecilia, l’unico
gesto che può fare è uccidersi e quindi, il capitolo si conclude con Dino che guida l’auto e si scontra
contro un platano.
L’epilogo del romanzo è emblematico perché il suicidio di Dino non è quella morte che riesce a
risolvere la propria condizione esistenziale. 
La noia è stata definita come un tentativo di ingresso nella realtà che è costantemente frustato ma
che non comporta una rinuncia all’ingresso al reale.
Il tentativo di suicidio fallisce e Dino si risveglia in un letto di ospedale. Il risveglio gli farà prendere
coscienza della propria condizione rispetto al proprio desiderio. (pag.278)
Il fallimento del suicidio comporta un passaggio da uno stato di tensione verso la realtà a uno stato
di contemplazione del reale. La vicenda tra Dino e Cecilia si risolve attraverso una scelta di
contemplazione del reale e quindi una rinuncia da parte di Dino al sentimento e al possesso. Una
rinuncia che apre delle prospettive perché tutto quest’ultimo capitolo è un tentativo da parte di
Dino di prendere coscienza e finire la propria condizione esistenziale attraverso un pensiero che
successivamente si imbroglia. (pag.28)
Il romanzo finisce con un dubbio, la coscienza del personaggio vorrebbe istaurare un nuovo
rapporto di contemplazione con l’oggetto d’amore ma è una condizione precaria. 
L’ultimo paragrafo del romanzo ci apre a una possibile risoluzione al conflitto tra l’io e la realtà
attraverso la contemplazione.
Moravia lascia un finale aperto, solo l’esperienza potrà dire se, una volta rimesso da questa
condizione di contemplazione dovuta all’infermità, Dino riesca a istaurare un nuovo rapporto con
il reale.
RIASSUNTO DEL PERSONAGGIO DI DINO 
• Dino, artista. Sovrapposizione tra questione conoscitiva e questione economica
• Borghesia e noia àStrumenti della borghesia (denaro per tentare di entrare dentro la realtà)
• Il fallimento del progetto di possesso di Dino è anche una diagnosi storico-sociale della fine della
fase ascendente della borghesia, in un’Italia prossima a uscire dal boom, per approdare agli anni
del neocapitalismo e del consumismo.
RIASSUNTO SUL PERSONAGGIO DI CECILIA
• Doppiezza à Sensualità/indifferenza; donna/bambina
• Vacuità dei dialoghi
• Tra donna oggetto – inafferrabilità à trascendenza dell’altro e inconoscibilità.
• Gelosia à Proust
• Vs naturalità del sesso à sesso come qualcosa di artificiale che si carica di valori simbolici
La questione esistenziale e la questione sessuale si intersecano e vanno a produrre una poetica,
un’idea di mondo, di un certo tipo cioè quella improntata sull’esistenzialismo e quindi sul concetto
di noia che contamina e definisce i rapporti d’amore.
Sulla scia della noia ci saranno una serie di romanzi che verranno pubblicati in questi anni che
saranno in rapporto molto stretto, sia per trama che per meccanismi narrativi, al romanzo di
Moravia.
Uno dei romanzi che va in questa direzione è: “Un amore” di Dino Buzzati.
Moravia à Autore canonizzato cioè parte di un panorama letterario di cui occupa una posizione
centrale determinante nella seconda metà del ‘900.
 
DINO BUZZATI
Buzzati = Figura marginale e liminare del campo letterario. Autore che per le sue scelte estetiche e
biografiche ha sempre fatto fatica a essere inserito dentro un filone estetico e di poetiche
letterarie tipiche di quegli anni. Non si inserisce né nelle poetiche del neorealismo e né nelle
poetiche del realismo più classico.
Buzzati sceglierà il fantastico e il mistero. 
“Un amore” è una delle pochissime esperienze narrative di Buzzati che non entra dentro questo
filone ma che invece adotta una narrazione di tipo realista.
Buzzati è un coetaneo di Moravia. Nasce nel 1906 a San Pellegrino in provincia di Belluno, in un
ambiente montuoso.
La dimensiona naturale e della montagna sarà fondamentale per lo sviluppo del suo immaginario. 
La sua famiglia è una famiglia borghese, il padre vive a Milano(prof. di diritto internazionale
all’università di Pavia). La figura del padre è una figura assente poiché muore a soli 58 anni quando
lui aveva 14 anni. Questo creerà tra Buzzati e la madre un rapporto molto più intenso tanto che la
figura della madre tornerà spesso nella sua narrativa. Questo rapporto molto stretto sarà una delle
ragioni per cui Buzzati scoprirà l’amore molto tardi.
Buzzati studia a Milano, in un liceo molto conosciuto (Liceo Parini), e sviluppa la passione per la
letteratura anche se deciderà di iscriversi alla facoltà di giurisprudenza.
L’ambiente montuoso avrà un impatto fortissimo in Buzzati.
Il tema della montagna si sovrappone al tema del sogno e del mistero àDue realtà che investono
un nesso molto stretto. Sulla base degli incubi che farà riguardo la montagna, inizierà a scrivere
racconti. Il suo desiderio verso la scrittura nasce dall’unione rea incubo/mistero e montagna.
Dopo aver fatto il servizio militare, Buzzati diventa cronista al “Corriere della Sera” nel 1928 fino
alla sua morte tranne per una breve pausa durante la Seconda guerra mondiale in cui dovrà
andare a combattere.
Durante i primi anni di giornalismo inizierà a scrivere “Bàrnabo delle montagne” à Il suo primo
testo. La prima esperienza di scrittura è un’esperienza di ricerca che non è legata ai fini della
pubblicazione.
Soltanto nel 1933 questo testo verrà pubblicato, dalla casa editrice Treves. Già questo testo,
di ambientazione fantastica appare subito la difficoltà di collocazione di Buzzati nel panorama
letterario italiano di quegli anni e, soprattutto, la sua estraneità a tutte le correnti critiche che si
stavano sviluppando. à Ci troviamo negli anni del fascismo in cui il panorama letterario italiano è
molto stagnante, c’è una censura molto forte e la letteratura italiana è molto improntata da un
classicismo di forma. 
Questa estraneità dal panorama letterario corrente è chiara anche ai critici letterari.
Nella scrittura di Buzzati ritroviamo due dimensioni: la dimensione del mistero e del
fantastico (legata all’ambiente evocato dalla montagna) e la dimensione del giornalismo.
Il fantastico di Buzzati mescola la realtà quotidiana e un immaginario di tipo onirico misterioso.
La dimensione del fantastico avrà una funzione di negativo fotografico del realismo à Sottolinea i
limiti della scrittura realista.
Nel 1935 esce un secondo testo “Il segreto del bosco vecchio” e nel ’40 esce “Il deserto dei
tartari” à Opera che ha reso famoso Buzzati. Consegna questo manoscritto prima di partire per
l’Etiopia.
L’esperienza della guerra avrà una funzione determinante nella vita di Buzzati.
“Il deserto dei tartari” è un testo fondamentale e nasce da una doppia passione di Buzzati: la
passione per la vita militare(passione che ha fin da piccolo) e l’attenzione verso i luoghi (i
personaggi e i luoghi avranno la stessa funzione nella costruzione nella poetica). 
Il protagonista del testo è un militare che viene inviato nella fortezza Bastiani e qui lui aspetta
l’arrivo dei nemici che però non arriveranno mai. à Questione di attesa verso qualcosa che non si
verifica. 
Il fulcro de “Il deserto dei tartari” è legato all’esperienza del giornalismo, un’esperienza che lo
logora e che denuncia una condizione di alienazione e di ripetitività del lavoro che è alla base della
trama.
Il tema del testo è l’attesa à Alienazione e frustrazione che non verranno mai esaudite.
Dopo la pubblicazione de “Il deserto dei tartari” parte per l’Africa e si ammala di tifo e sarà
costretto a tornare in Italia.
“Il deserto dei tartari” racconta la vita di un ufficiale di nome Drogo che aspetta una chiamata per
andare alla fortezza Bastiani, nell’attesa dell’arrivo di un nemico che non arriva. Il romanzo
racconta la vita dell’ufficiale dentro la fortezza fino al momento in cui muore. È una parabola di
attesa umana che si conclude con la morte del protagonista.
La linearità della trama rimanda alla condizione di attesa che definisce uno stato esistenziale
dell’uomo di quel periodo inserito dentro un meccanismo di attesa legata al lavoro.
Il romanzo ha un incipit che mette il lettore difronte a una situazione del protagonista che, fin da
subito, esprime una condizione di scollamento tra le attese della vita. Il protagonista non riesce a
stare dentro il momento presente e si rende conto che tutto quello che di meglio poteva esserci è
passato.
Dopo la guerra diventa redattore capo al “Corriere della Sera” e inizia a pubblicare una serie di
racconti: “I sette messaggeri”, “Il crollo della Baliverna” e “I sessanta racconti”.
Negli anni ’60 (aveva quasi 50 anni) Buzzati scopre l’amore.
La tematica dell’eros, del rapporto con il femminile, entrerà nella sua scrittura. 
“Il grande ritratto” à Primo romanzo riguardo l’amore e in cui c’è un riferimento esplicito verso
una donna.
Nel ’63 esce “Un amore”. à Racconta la vicenda di un architetto e il suo oggetto di desiderio, una
ballerina della Scala di Milano, di nome Laide, che diventerà un’ossessione.
Quando esce “Un amore” la critica stronca questo romanzo poiché si pone fuori dalla produzione
precedente di Buzzati. Questo testo viene considerato come un romanzo facile.
“Un amore” racconta un’educazione sentimentale, cioè una maturazione del personaggio Dorigo e
la presa di conoscenza del sentimento amoroso.
Dopo “Un amore” la centralità del tema amoroso si scontrerà con il tema della morte.
Nel ’69 esce “Poemi fumetti” in cui il tema dell’amore e della morte sono centrali.
Il tema della morte sarà una sorta di spettro ossessivo per Buzzati.
Nel ’71 pubblicherà un’altra racconta intitolata “Le notti difficili”.
Nel ’72 muore di cancro.
 
“UN AMORE” – DINO BUZZATI
Romanzo nuovo per temi e ambientazioni. È uno dei pochi romanzi ad avere un’ambientazione
urbana, infatti, è ambientato a Milano negli anni ’60 e non nel deserto o in montagna, come
spesso Buzzati fa.
Il protagonista di questo romanzo è un architetto di nome “Dorigo”. à Collegamento con il nome
Drogo.
Drogo/Dorigo à Droga
Nome della protagonista Laide, abbreviativo di Adelaide à Fa riferimento al concetto di sporcizia.
Il concetto di sporcizia sarà connotato in funzione del luogo in cui conoscerà questa donna. Il
nome Laide rimanda, anche, alle commedie di Terenzio.
Quando viene pubblicato, la critica si divide. Alcuni critici giudicano negativamente questo
romanzo perché lo considerano un testo facile. Ci saranno anche giudizi positivi come quello
di Montale che definisce questo testo uno dei migliori di Buzzati. 
È un romanzo che entra nel campo letterale e pone dei problemi rispetto alla posizione di Buzzati.
“Un amore” e la tematica erotica coincidono con la conoscenza biografica dell’amore e
dell’ossessione da parte di Buzzati stesso, che in quegli anni scopre per la prima volta l’amore.
Il romanzo nasce da un’esigenza autobiografica e dialoga con un clima letterario che in quegli anni
aveva già proposto queste tematiche. 
La storia d’amore tra Dorigo e Laide e l’esplosione interiore dell’eros sono situate all’interno di una
cornice di un quadro di ordine sociologico à Legge Merlin: legge del 1958 che chiudeva le case di
tolleranza. 
Il romanzo si apre con la presentazione del protagonista che prende un appuntamento presso
la casa della signora Ermelina.
(Pag.9) à Troviamo una consapevolezza del protagonista che è anche una sorta di giustificazione di
una forte distanza tra la sua identità e il sesso femminile. 
Il protagonista si rapporta alla pratica della prostituzione in modo positivo, si pone in linea con
l’opposizione alla chiusura delle case di tolleranza.
(Pag. 11) à La dimensione della prostituzione si collega alla morale cattolica.
Uno dei termini centrali del rapporto con la dimensione sessuale e la società è il lecito cioè, il
concetto di divieto. L’idea che la sessualità rappresenti la sfera che deve essere esterna alla
famiglia e alla vita diurna e sociale. 
Da questo capitolo emerge, anche, l’idea che la presenza delle case di tolleranza garantiva una
separazione tra la dimensione della pratica sessuale e la pratica amorosa.
(Pag.13) à Primo incontro da Dorigo e Laide nel salotto. Qui abbiamo il punto di vista del
protagonista. Laide viene descritta come una ragazza molto giovane che dentro di sé ha elementi
maliziosi (“puro”, “fresco”, “pulito”, “ingenua”) e, anche, attraverso un altro campo semantico,
cioè quello della malizia e della vocazione (“labbra sensuali”, “maliziose”, “furba”, “faccia decisa”,
“provocante”). Abbiamo due campi semantici che si incontrano sul personaggio di Laide che la
rendono fanciulla e una donna provocante. 
Uno dei tratti distintivi è l’iperaggettivazione à accumulazione di aggettivi che stanno a descrivere
nel dettaglio il personaggio. 
(Pag. 15) à Viene definita la separazione mentale tra quello che rappresentava la sessualità legata
al bordello che non presupponeva un impegno emotivo da parte dell’individuo e il fatto che questa
cosa non esista più, comporta un rimescolare i piani e i campi d’azione.
La dimensione del femminile è subordinata al desiderio maschile. 
 
Il personaggio di Cecilia e di Laide si oppongono al possesso e al dominio del desiderio maschile.
Dopo il primo incontro tra Dorigo e Laide, il protagonista inizia a frequentare con
costanza Laide.
Con questo inizio di frequentazione inizia a svilupparsi il tema dell’ossessione.
Pag. 28 à [“Chi era? Dove andava? ...ecco il mio numero se credi, ma una cosa guarda,
la pulizia mi raccomando”] à Nella prima parte del testo troviamo dei monologhi
interiori, è presente la punteggiatura e delle domande che l’io si pone. Nella seconda
parte ci troviamo dentro la mente di Dorigo in cui i pensieri si sovrappongono, lui
riporta quello che vede e quello che sente, la dimensione visuale si sovrappone alla
dimensione olfattiva e uditiva. 
Tutto il capitolo è un lungo flusso di coscienza à Siamo catapultati dentro la mente del
protagonista che rende conto di tutti i pensieri che lo caratterizzano.
È un riutilizzo in chiave realistica del flusso di coscienza modernistica à Il modello è
Joyce che a inizio ‘900 aveva introdotto nel modernismo questo tipo di linguaggio:
l’idea che l’unica realtà possibile è la realtà interna al soggetto che viene riportata senza
delle connessioni logiche.
L’incontro con Laide inizia a creare in Dorigo una serie di pensieri sulla vita di
lei. Il momento in cui il protagonista è l’oggetto del desiderio, determina un flusso di
coscienza sul passato di cui Dorigo conosce soltanto la dimensione fisica. 
Tutto il capitolo quarto è dedicato al flusso di coscienza. 
Capitolo 7 à Una volta che hanno iniziato a frequentarsi, Dorigo decide di andare a
vedere una prova di Laide alla Scala. Dorigo, quando arriva alle prove, tenta di salutare
Laide ma lei non ricambia il saluto.
Pag. 48 à [“Si accorse allora … e poi e poi era sicuro che era veramente lei quella che
aveva visto alla prova?”] àCorrispondenza con la vicenda di Moravia. Come Cecilia,
anche Laide manifesta un’indifferenza assoluta nei confronti dell’amante, da questo
scaturisce una serie di interrogative (pag. 49/50) retoriche che hanno la funzione di, da
un lato, razionalizzare il sentimento di rifiuto e di indifferenza verso laballerina e,
dall’altro, dare forma all’abilità e alla possibilità di entrare in contatto con l’oggetto del
desiderio che è inconoscibile.
Dopo questo episodio Dorigo chiede a Laide spiegazioni e quest’ultima fa la vaga. Laide
inizia ad avere un atteggiamento simile a quello che aveva Cecilia, in qualche modo
opportunistico, inizia a chiedere a Dorigo dei favori.
Pag. 61 à Abbiamo l’esempio di quello che è la resa formale dell’ossessione. [“La Laide
quella creatura … l’ultima volta è stata una ciofeca, non era neanche capace di
baciare”] à Abbiamo una continua enumerazione e un’immagine, che tornerà spesso
nel romanzo, di Dorigo e Laide seduti in macchina in cui lui guarda lei e cerca di
coglierle uno sguardo, ma lei sguarderà sempre dritto.
Quest’immagine renderà in chiave metaforica la non-corrispondenza.
Laide si alterna tra una resa formale come oggetto e l’utilizzo della metafora. In più
occasioni, Laide verrà definita attraverso le metafore à Pag. 76 [“Io sono la nuvola … le
leggende, le miserie, i peccati, le ombre e i segreti di Milano”]
La metafora è l’identificazione di un soggetto con un oggetto senza che il nesso logico
venga esplicitato. 
Altro esempio, Pag. 132 à [“Lei ossessione, incubo, fatalità, mistero, vizio, segretezza,
chic, malavita, amore”] à La resa del personaggio di Laide non è mai reale, inizia con
una descrizione fisica per poi subire una trasfigurazione totale. 
Laide e Dorigo iniziano ad avere una relazione in cui lei lo usa, mentre lui si innamora. 
Uno degli elementi centrali del testo è, come avveniva nella “Noia”, la gelosia. 
Il tema della gelosia si verifica attraverso un terzo elemento che si inserisce nel
rapporto.
*Per capire meglio il concetto di gelosia e di ossessione è utile prendere in
considerazione la riflessione del critico René Girard. Ha scritto un testo, pubblicato nel
1961, incentrato sul desiderio, intitolato “Menzogna romantica e verità romanzesca”.
René Girard propone una riflessione sulla natura triangolare del desiderio: “il desiderio
umano è il motore che muove le azioni delle persone e il desiderio non è mai funzionale
a uno oggetto, ad esempio: io desidero lei non perché è lei ma perché sto imitando un
desiderio altrui. Il desiderio non è binario ma è triangolare. In questo senso si spiega la
gelosia ossia: noi finché abbiamo la certezza che abbiamo il nostro oggetto di desiderio
siamo tranquilli mentre quando c’è un terzo polo che si intromette tra me e il mio
oggetto di desiderio, inizia a nascere la gelosia perché sono più sicura di possedere la
persona che desidero.
Girard afferma che la letteratura ha lo scopo di svelare la natura mimetica del
desiderio. La menzogna romantica di Girard è l’illusione, che si è sviluppata a partire dal
romanticismo, di pensare quel desiderio è un desiderio binario. Quindi, la verità
romanzesca è la capacità della letteratura di mettere in scena queste dinamiche sociali,
personali e umane che regolano i rapporti tra le persone che sono determinate dal
desiderio. *
La gelosia inizia nel momento in cui Laide non è solo desiderata da Dorigo ma anche da
una terza persona, di nome Marcello.
Pag. 120 à [“Marcello chi sarebbe? … non posso mica andar via senza salutarli?”] à La
figura di Marcello determina e fomenta la gelosia.
Pag. 123 à [“Lo guardò con una specie di paura … si corrispondeva
perfettamente”] à Come la descrizione di Laide, la descrizione di Marcello è stata fatta
con un susseguirsi di interrogative e anafore. Le ripetizioni stanno ad indicare la volontà
di Dorigo di tranquillizzarsi. 
In modo simile alla “Noia”, il pensiero di perdere Laide fa riemergere la natura
borghese di Dorigo; pensa di risolvere la gelosia con il denaro. 
Pag. 133 à [“Io ti do cinquanta mila lire alla settimana … il modo di raggiungerla non
aveva più importanza”] à Il denaro ha la funzione di illudere e di possedere una
persona.
Nel caso di Dino il rapporto amoroso e sessuale era una sorta di metafora del rapporto
con il reale, la dimensione del sesso aveva la funzione di ingresso nella realtà; in questo
caso all’erotismo si sovrappone la dimensione emotivo-sentimentale. 
Un ulteriore cosa che accade e che rimanda alla poetica di Buzzati legata alla
dimensione dei luoghi è il processo di trasposizione dell’interiorità nello spazio.
Pag. 109 à Descrizione di un viaggio che fa Dorigo per andare a prendere Laide.
L’interiorità e il sentimento, oltre ad essere al centro della riflessione speculativa di
Dorigo, sprigionano le sue emanazioni anche nella descrizione dello spazio. [“Lui
correva, volava anzi … se consistesse sol odi questo”] à Tutto lo spazio prende un senso
in relazione all’amore, la bellezza che noi vediamo intorno a noi, nell’ottica di Buzzati, è
funzionale al sentimento amoroso.
Assistiamo a questo continuo proiettare nello spazio l’interiorità. Spazio e tempo sono
in relazione alla soggettività del protagonista. Un altro tratto distintivo del romanzo, in
relazione anche a Moravia, è questo continuo dentro e fuori tra realtà oggettiva e realtà
interna.
 
Realtà oggettiva à Il tempo esteriore e lineare del presente vene reso nel testo
attraverso il discorso diretto, i dialoghi sono il momento di una traduzione formale di
un tempo lineare della vita. Ci raccontano il primo incontro con Laide, l’incontro con
Marcello, ecc.
A questo si sovrappone il tempo interiore, il tempo dell’ossessionee il tempo del
desiderio che è un tempo ciclico che si traduce a livello formale attraverso il monologo
interiore, l’indiretto libero e il flusso di coscienza. 
 
 
Sovrapposizione tra linearità della realtà e ciclicità del desiderio che è ricorsivo sia nei
punti testuali sia nella forma.  
Laide definisce Marcello come suo cugino, mentre Dorigo viene definito come suo zio
poiché hanno trenta anni di differenza. 
Quando Dorigo viene a conoscenza che Marcello è un ipotetico cugino, inizia a
sospettare che anche lui fosse un amante. 
Pag. 176 à Una delle scene più emblematiche, in cui è presente anche Marcello, è il
lento processo di umiliazione che il protagonista si autoinfligge per poter continuare a
vedere Laide, ossia quando Dorigo, Laide e Marcello si trovano in una situazione a tre.
[“Quando andò a riprenderla a Fonterana … ho detto che è mio cugino”] 
Pag. 178 à Sono tutti e tre al bar e Laide inizia a stuzzicare il cugino [“Fu Laide ad un
certo punto … quando un film era bello lei era capace anche di vederlo 10/12 volte”].
Sospettando che i due abbiano una relazione più intensa rispetto alla sua, Antonio
decide di farla seguire da un detective privato.
Pag. 220 (capitolo 31) à [“Sentì il bisogno di sapere … ora detective privato”] à Qui
Dorigo chiede al detective di fare delle indagini sulla ragazza, soprattutto sulla zia che
improvvisamente entra nella narrazione ed è una delle scuse che utilizza Laide per
assentarsi agli appuntamenti con lui.
Questa dimensione della zia ritornerà nel capitolo 32 sottoforma di sogno; il capitolo,
infatti, inizia con la realtà 
Pag. 223 à [“Sono le undici e un quarto … scuci lei sa dov’è Via Sormani?”] à Il dialogo
continua fino a quando Antonio si rende conto che l’asilo era una casa di appuntamenti.
[“Cercano la signorina Laide … riempie la stanza e ristagna introno nel mondo”] à È
stato un incubo.
Nel capitolo c’è un totale realismo descrittivo poiché era una scena che poteva
verificarsi ed è una trasposizione onirica di quello che lui sospetta e che in realtà non è
accaduto, o forse si.
Il lettore non è mai sicuro di quello che sta leggendo, c’è un’incertezza di fondo.
La dimensione onirica e la dimensione del mistero, grandi tematiche di Buzzati, viene
trasposta con profondo realismo. Uno degli elementi caratteristici della poetica di
Buzzati è l’idea che nella realtà ci possa essere il mistero. 
Il sogno è una trasposizione della poetica di Buzzati che precedentemente era stato
trasformato nel tema fantastico e dell’attesa nel “deserto dei tartari” ma che in “Un
amore” trova nell’ossessione una forma di espressione.

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