Documenti di Didattica
Documenti di Professioni
Documenti di Cultura
IL SALTO
del GATTO
ESSERE FORTI
9
e foreste; c’era cemento, c’erano macchine parcheggia-
te, c’erano alberi spogli. Lui e loro, nessun’altra anima
viva.
Se Tommaso non avesse dimenticato le chiavi di
casa, forse il destino non gli avrebbe riservato, da quel
giorno, una sorpresa dopo l’altra.
10
Quel pomeriggio di gennaio, la partitella al campet-
to era terminata in anticipo, poco prima del tramonto.
La mamma di Ale gli aveva ricordato dal balcone la ve-
11
Tommaso aveva salutato gli amici, si era sistemato
era saltato in sella alla bici. Era una mountain bike nera
-
nimento sei mesi dopo che la vecchia bici da corsa gli
era stata rubata. Tommaso era talmente disperato che
aveva persino gettato delle accuse contro il fratello di
Kiran, la sua migliore amica e vicina di casa, ma era sta-
to costretto a ricredersi. Quanti capricci per convincere
il padre a comprargliene una nuova, insistendo sui suoi
-
12
giornaliere. E pensare che da ragazzo avrebbe voluto
fare il detective!
Viveva solo, aveva una compagna e Tommaso anda-
13
a terra. Stop. La ruota posteriore aveva disegnato una
sgommata sull’asfalto. Il tempo di abbassare il cappuc-
-
tava. Tommaso stava attraversando la strada, quando
14
il clacson di un’auto lo fece sobbalzare. Aveva il brut-
to vizio di andare in bici come se sulla strada ci fosse
soltanto lui, una delle ragioni che facevano preoccupa-
re la nonna; inoltre, mancava un anno al patentino, e
rischiava di giocarsi lo scooter promesso da zio Sergio.
Nonostante il pericolo appena corso, Tommaso entrò,
sano e salvo, in via dell’Industria, che terminava in un
piazzale trascurato dove aveva visto le sagome allenar-
si tra le ringhiere, le rampe e i muretti, dietro al palazzo
tutto specchi della Società Erogazione Acqua. Si guar-
dò intorno. Nulla. Svoltò a destra e imboccò via degli
Artigiani, una distesa di piccoli fabbricati uno identico
all’altro. Nulla. Giunse a un incrocio e proseguì dritto.
Quella zona non gli era nuova, riconobbe subito il con-
trassegno metallizzato bianco e blu che il padre aveva
apposto durante un controllo di sicurezza sul cancello
d’ingresso della fabbrica di profumi. «I cani pisciano sui
muri per segnare il loro passaggio, mio padre segna il
suo appiccicando adesivi»: così descriveva il lavoro del
padre agli altri.
Come una pedina sulla damiera, Tommaso zigzaga-
va tra una strada e l’altra, cercava e non trovava nulla;
prendeva una via, usciva dal lato opposto e gli sem-
brava di girare in tondo. Le sagome nere non c’erano
più, sparite nel momento in cui avevano oltrepassato
il muro. Eppure era certo di averle viste, quelle ombre
non erano allucinazioni.
15
gelo di quel tardo pomeriggio. Fu costretto a rinuncia-
re. Deluso, si avviò verso il circolo ricreativo distante
poche pedalate; di fronte a sé il viadotto che collegava
la città alla tangenziale esterna. Attraversando lo scu-
ro cunicolo che vi passava sotto, gettò un’occhiata ve-
16
Le due donne si portarono la mano alla bocca dallo
spavento, mentre il ragazzo si strinse nelle spalle mu-
golando per la sofferenza.
“Inseguimento fallito, Buska!”
17
TRICK UNO
21
Quell’accumulo di parole non gli provocava il senso di
vertigine e disgusto che si manifestava davanti a un li-
bro di scuola. Da sempre, leggere pagine e pagine era per
Tommaso una sofferenza, per questo studiava soltanto le
parti sottolineate con l’evidenziatore giallo fosforescen-
te, per velocizzare. Lui, però, amava le storie. Da piccolo
non vedeva l’ora di ascoltare quelle che gli raccontava la
mamma prima di dormire e, diventato più grande, si era
appassionato ai fumetti, dove poteva trovare avventure
esaltanti e poche parole. Eppure, sullo schermo del pc,
quelle migliaia di pagine, sprizzanti di parkour a ogni riga,
non lo annoiavano affatto, anzi ne era sempre più incurio-
sito. Tommaso non smetteva di leggere; si stupiva, sorri-
deva, storceva il naso, bofonchiava parole incomprensibili
e immaginava chissà che cosa. Aveva il brutto difetto di
distrarsi facilmente, ma anche il grande pregio di entusia-
smarsi in quattro e quattr’otto.
Si servivano delle strutture urbane per il loro sviluppo
22
da un predicozzo lungo non meno di un’ora. Questa volta
era toccato al braccio e alla gamba sinistra.
«Tranqui. A diciotto anni coprirò le cicatrici con un ta-
tuaggio» aveva ribattuto, riparandosi la testa dallo scap-
pellotto della nonna.
Dopo il rimprovero e la medicazione, Tommaso si era
accontentato di una googlata veloce al telefono – freme-
va dalla curiosità – giusto per essere certo di poter asso-
ciare le ombre che aveva visto nella zona industriale al
parkour. Soltanto un paio di video, poi la madre gli aveva
giorno dopo.
Chi se lo sarebbe aspettato di trovare un gruppo di tra-
ceur in una piccola e anonima città tutta-calcio? Tommaso,
mai. All’intervallo, aveva accennato qualcosa a Luca del
suo inutile inseguimento, ma l’amico aveva in mente il
derby, Azzurra vs Ausiliatrice, e non ci aveva prestato at-
tenzione.
23
venerdì, dopo la mensa. Si sbizzarriva a sperimentare le
tecniche più svariate, ma purtroppo doveva conservare
le sue creazioni chiuse in una grande cartelletta nera,
con una “B” da lui disegnata; infatti, nella casa in cui vi-
veva con i genitori prima della loro separazione, il padre
non gli aveva concesso di appenderle in camera perché
avrebbero turbato la sicurezza del bianco asettico che
impallidiva le stanze.
Nonna Gianna era di tutt’altra pasta rispetto al padre.
24
giugno di due anni prima, quando trovò un pacco sul tavolo
nel salotto della vecchia casa: il regalo per la promozione.
«Abbiamo pensato che potrebbe esserti utile.»
-
sava il pavimento.
Ma la gratitudine, che Tommaso aveva provato in quel
momento, si infranse, al ritorno dalle vacanze, contro due
valigie, una viola a pois bianchi e una rossa a pois blu, po-
sate nell’appartamento di nonna Gianna, davanti alla por-
ta della sua camera da letto.
«Nonna, ma… Sono della mamma?»
«Sì.»
Gianna aveva sospirato e spostato lo sguardo. Un at-
teggiamento insolito, lei guardava sempre il nipote negli
occhi: «Chi non guarda dritto negli occhi ha qualcosa da
nascondere» diceva.
«Perché viene qui? Papà parte?»
«Diciamo di sì.»
«Non me ne ha parlato.»
«Lo so.»
«Neanche mamma.»
«Lo so.»
«E allora?»
«E allora…»
«Nonna, guardami negli occhi. Cosa c’è?»
«Si… Separano.»
«Perché?»
«Non… Non… Vanno più d’accordo.»
«OK.»
25
Tommaso era corso via, sbattendo la porta; la non-
na aveva strillato dal pianerottolo: «OK cosa? Vieni qui».
Gianna non sopportava le fughe, preferiva lo scontro di-
retto, il litigio, la furia, le lacrime. Era scappato. Lo aveva-
no ritrovato tre ore più tardi seduto su una panchina della
stazione.
“Non li ho mai visti litigare. Su che cosa non vanno
più d’accordo? Stanno troppo poco insieme per colpa
dei turni di papà, di notte e nel weekend? Mamma è
forse stufa di vederlo sul divano, a far nulla, nei giorni
liberi? Perché allora non gliel’ha detto subito? O forse
lei l’ha beccato con un’altra? O forse la colpa è di mam-
ma, che non capisce papà, che passa tutto il tempo al
lavoro e poi è stanco? Non si amano più? Perché me
l’hanno nascosto?”
Pensieri su pensieri, domande su domande che tene-
va soltanto per sé, neppure allo zio Sergio valeva la pena
parlarne. L’adorato zio, fratello della mamma, di dieci anni
più giovane, che aveva colmato il vuoto lasciato dai suoi
genitori, non avrebbe potuto fare nulla; infatti, se ne era
andato per realizzare il suo sogno: aprire un agriturismo
in collina con due soci, lontano 300 chilometri da casa.
Era partito quindici giorni dopo l’arrivo delle valigie a pois
nella casa della nonna, lasciando solo Tommaso con un
abbraccio indimenticabile, una camera tutta sua e la pro-
messa di rivedersi presto.
-
devoli.
26
“Dopo gli esami, andrò ad aiutare zio Sergio e mi com-
prerò un 11 pollici. Sicuro. Questo lo venderò a qualcuno.
27
dell’Industria. Era convinto che se fosse tornato in quel
piazzale li avrebbe ritrovati, voleva accertarsi che quello
passaggio casuale.
Tommaso sapeva bene chi stava suonando al citofo-
no. Premette il pulsante per aprire il cancellino e il por-
tone, poi aspettò sulla soglia. Sentiva il suono inconfon-
dibile dei suoi passi – non prendeva mai l’ascensore –,
attendeva la comparsa dei suoi capelli nerissimi raccolti
in una treccia, gli occhi profondi di cui non scorgeva la
pupilla e la pelle color caffelatte. Ma fremeva, doveva
andare.
«Sat Sri Akal, Tomy» lo salutò, come sua abitudine.
«Sat Sri Akal, Kiran» rispose lui, celando nel frigorifero
della sua timidezza il piacere di vederla e, allo stesso tem-
po, l’imbarazzo di doverla allontanare.
«Hey, what’s up, Tomy? Come stai? Mi fai entrare?»
«È che… Devo andare da Luca. Adesso.»
Parlava senza guardarla, voltandosi in cerca dell’orolo-
gio in cucina.
la farai.»
«Kiran, scusami, non posso. Ci vediamo dopo, alle
17,30, promesso. Ora è tardi.»
«Ok, see you later!»
Kiran fece appena in tempo a salutarlo che Tommaso
non meritava un gesto tanto scortese; per lui non era sol-
tanto una compagna e neppure solo un’amica. Ma, pur-
troppo, era tardi davvero.
28
lo scaldacollo e lo zaino in spalla. Non prese l’ascensore
di proposito, ma scese le scale a intermittenza, appoggia-
to al corrimano, con la gamba che gli faceva ancora male
e pensando che, al suo posto, quelle sagome nere sareb-
bero scivolate sulla ringhiera. Se non si fosse fatto male
alla gamba, forse, ci avrebbe provato, ma forse anche no,
ricordando quando da piccolo aveva voluto imitare Mary
Poppins e si era quasi rotto il naso.
Inforcò la bicicletta; faceva fatica a pedalare, ma la cu-
riosità era più forte del dolore. Percorse il viale dei tigli e
industriale.
Eccoli, i quattro traceur saltavano come scimmie su un
muretto, si spingevano con le mani per raggiungere il se-
condo e poi atterravano in piedi. Perfetti.
«Wow!», Tommaso non seppe dire altro.
Aveva ragione: quello era il luogo dei loro allenamenti.
29
TRICK DUE
30
parete per riuscire ad afferrare la sbarra più in alto; quindi
una camminata in bilico, uno sguardo verso il basso e, in-
31
protagonisti di Uncharted. Si allenavano in un luogo ap-
partato, ma non del tutto estraneo alla vista di possibili
passanti. Come li aveva notati lui, chiunque se ne sarebbe
potuto accorgere. Allora era una divisa? Un travestimento
per fare gruppo? Forse un po’ eccessivo. Non stavano al
gelo dell’Antartico. E perché la zona industriale? Al parco
di San Vincenzo c’erano persino le rampe per lo skatebo-
ard, perfette per fare acrobazie di parkour.
Una foto da quella distanza sarebbe stata perfet-
-
nalmente, gli avrebbe dato retta, smettendola per
un attimo di pensare al calcio. Ma quando puntò lo
smartphone e guardò sullo schermo, si accorse subi-
to che c’era poca luce per ottenere uno scatto chiaro,
nitido. Grazie al cielo non gli saltò in mente di prova-
32
un dito e niente più. Zio Sergio, invece, in modo più one-
sto, lo metteva di fronte al suo metro e sessantotto che
non era mai cambiato dai sedici anni. A Tommaso manca-
vano tre anni e tre centimetri per raggiungerlo; il tempo
c’era, e si augurava di crescere un po’ più di mamma e di
nonna Gianna. Per fortuna, nessuno lo aveva mai preso in
giro, tranne forse qualche battutina, ma essere amico di
Luca&Co dava i suoi vantaggi.
Tommaso non conosceva nessuno delle classi terze
che praticasse parkour, così dedusse che i quattro fosse-
33
strategia per vedere le loro facce. A qualche metro da
-
qua e, protetto dal fogliame, cercò con lo sguardo uno
spazio libero attraverso cui poter osservare i due ragazzi.
La panchina era illuminata da un lampione. Intravedeva
soltanto uno dei due traceur, gli occhi puntati al volto.
Quello alzò una specie di passamontagna scuro appena
sopra la bocca e sorseggiò l’acqua, ma il viso, purtroppo,
rimase nascosto sotto il cappuccio. Niente.
“È un ragazzo, si capisce. Ma a me servono i dettagli.”
Tommaso si mosse per tentare di esaminare anche l’al-
tro. Aveva foglie e rami davanti; per di più si era girato.
Niente. Tommaso si sporse a destra, da lì forse…
Improvvisamente, il basso 808, che componeva la suo-
neria trap del suo telefono, irruppe dal taschino sinistro
del giubbotto, gettandolo nel panico.
«Nooo…» imprecò sottovoce, mentre il telefono con-
tinuava a squillare e la vibrazione sembrava far muovere
-
sone, premendo forte le mani contro il taschino sinistro,
34
quasi a voler disintegrare il telefono. Si era rivelato mol-
to agile come detective, ma la sua solita sbadataggine lo
aveva tradito. Moriva di paura, temeva di essere stato sco-
35
Nonna Gianna continuava a urlare dal telefono.
-
nito il quarto, ma non riusciva a decidere. Si immaginava
la nonna su tutte le furie a casa, e di ricevere rimprove-
ri non ne aveva voglia. Erano le 18.00 e Kiran lo stava
aspettando, glielo aveva promesso. E poi stare con Kiran
gli piaceva.
Decise a malincuore di tornare. Ormai conosceva orari
e luoghi dei traceur, rimandare al giorno dopo non sarebbe
stato un problema.
36
«Hey, how are you? Ancora male il braccio e la gamba?
You are crazy!»
«Un pochino. Passa.»
«Where have you been?»
«Cosa?» domandò. Per Tommaso l’inglese era un incu-
bo, per fortuna aveva l’aiuto di Kiran.
«Dove sei stato?», sorrise.
«Ehm… Con Luca e gli altri» e abbassò lo sguardo.
17.30.»
«Sì, va bene. Scusa.»
«Yes, all right. Sorry. Tomy, in English!»
Lui ripeté con gli occhi al cielo, nascondendo uno sbuffo.
«Kiran, conosci il parkour?» chiese entusiasta.
«What?» rispose allibita.
«Parkour. Ho visto…»
«Yes, cool! – lo interruppe – But… But… You are crazy!»
“Basta con ‘sto crazy!” pensò.
«Ehi Kiran, sai che ho visto quattro…»
Tommaso stava per raccontarle il suo incontro con i
traceur, ma Kiran glielo impedì, si mise a parlare come una
macchinetta in inglese, sfogliò le pagine del diario, rac-
colse i libri e li aprì sulla scrivania, partendo alla carica
con la lettura dei testi.
«Ok, ok, tranqui» borbottò lui, rassegnato.
Kiran non era interessata e lui l’aveva capito, la cono-
sceva.
37
indice
TRICK
TRICK UNO 21
TRICK DUE 30
TRICK TRE 38
TRICK QUATTRO 46
TRICK CINQUE 56
TRICK SEI 65
TRICK SETTE 73
TRICK OTTO 82
TRICK NOVE 91
TRICK DIECI 100
TRICK UNDICI 109
TRICK DODICI 118
TRICK TREDICI 127
TRICK QUATTORDICI 136
TRICK QUINDICI 145
TRICK SEDICI 154
TRICK DICIASSETTE 163
TRICK DICIOTTO 173
TRICK DICIANNOVE 182
TRICK VENTI 191
TRICK VENTUNO 201
TRICK VENTIDUE 213
TRICK VENTITRÉ 225
RINGRAZIAMENTI 249
251