Adams, pubblichiamo la nuova prefazione al libro scritta da Madeline Miller, l’autrice del bestseller “La canzone di Achille”. In cui ci spiega perché i roditori protagonisti sono i veri eredi dei miti classici
Ho letto per la prima volta La collina dei conigli quando
avevo dodici anni, durante un viaggio di famiglia. Soffrendo terribilmente di mal d’auto, di solito non leggevo in macchina, ma una volta iniziato il libro, mi resi conto di non potermi fermare. Per centinaia di chilometri continuai a leggere, in preda alla nausea, ma restia a voltare le spalle anche solo per un istante a Moscardo, Quintilio, Parruccone e a tutti gli altri. Quando scendemmo dall’auto ed entrammo nella hall dell’albergo ero ancora immersa nella lettura. L’impiegata mi disse: «Sembra un bel libro. Di cosa parla?». La guardai, confusa. «Parla di tutto», avrei voluto
risponderle. Di trauma e di ingiustizia, di speranza e di
coraggio, di amicizia, di leadership, di comunità, di ciò che contribuisce a rendere piacevole la vita. Ma non trovavo le parole per esprimere tutto ciò, per cui risposi: «Parla di conigli». Sbatté le palpebre e disse: «Uhm…».
Da allora sono tornata spesso alla Collina dei conigli. Mi
basta solo aprire il libro in qualsiasi pagina – davvero una qualsiasi – per ripiombare nella stessa profonda gioia di quando avevo dodici anni. Negli ultimi trent’anni, la mia ammirazione per il capolavoro di Adams non ha fatto che aumentare. Ad ogni pagina, Adams riesce in un’impresa pressoché impossibile: creare una storia di grande semplicità e grande profondità, piena di avvincenti colpi di scena, scene d’azione mozzafiato e vere e proprie tragedie tutti in qualche modo incentrati sulle vite dei conigli. Usa l’espediente di non farci dimenticare che sono conigli – che vivono solo pochi anni, che parlano pragmaticamente di accoppiamento, che sanno contare solo fino a quattro – creando al tempo stesso personaggi dotati di una psicologia molto umana. Da zero, immagina un’intera cultura, una lingua e delle leggende creando quello che rimane uno dei mondi fantastici più divertenti e coinvolgenti che io abbia mai incontrato.
Adams è esperto di letteratura epica e classica e La collina
dei conigli trae ispirazione da Omero, Shakespeare, Virgilio, Livio e altri ancora. La trama nasce dalla domanda stuzzicante: «E se la profetessa Cassandra avesse predetto la caduta della sua casa ma, anziché ignorarla, un gruppo di anime coraggiose l’avesse ascoltata e fosse fuggito in tempo?». La storia può essere vista come una sorta di rivisitazione conigliesca dell’Eneide – gli esuli di una città caduta in cerca di una nuova casa – mescolata con alcuni altri famosi episodi mitologici, tra cui il rapimento delle Sabine e la Terra dei Lotofagi.
Ma non è necessario sapere nulla di tutto ciò per godersi il
libro. L’intento di Adams non è quello di millantare conoscenze classiche, ma piuttosto un’innovazione classica. La mitologia è per definizione incredibile, piena di divinità, mostri e magia. Adams mantiene le caratteristiche dei grandi poemi epici: lotta, perdita, morte, i potenti legami di una comunità e il coraggio personale, ma invece di immaginarli su un grandioso palcoscenico, li ambienta, con assoluta serietà, nella campagna inglese tra normali coniglietti.
Potrebbe sembrare assurdo, ma non lo è, perché, come
Adams intuisce, il coraggio risulta ancora più straordinario quando non si è semi-immortali, quando non si ha l’icore nelle vene, quando si è un animale da preda con mille nemici che cercano di mangiarti a ogni ora di ogni giorno. Adams ci dimostra che la vera epopea non è ciò che fanno gli dèi, ma ciò che fanno gli sfavoriti, in un mondo in cui non ci sono dèi che li aiutano. È una sovversione avvincente, e da essa Adams crea uno dei migliori eroi epici di tutti i tempi: il valoroso Parruccone.
Parruccone non ha armi divine, nessuna protezione
soprannaturale nessun retaggio, solo il suo cuore sincero e ostinato. Temerario e testardo, affronta i gatti e vince. Sopravvive a una trappola che avrebbe ucciso chiunque altro. In un mondo diverso, con compagni diversi, avrebbe potuto diventare un prepotente, invece, diventa uno dei personaggi più stimolanti e accattivanti del libro. La scena clou in cui si trova da solo contro il grande tiranno Vulneraria, in cui pur sapendo di essere sopraffatto non arretra di un millimetro, mi fa venire i brividi ogni volta che la leggo. È la risposta conigliesca ad Aiace ed Ercole.
Eppure, Parruccone non rappresenta che l’inizio
dell’innovazione di Adams: l’aspetto più affascinante della Collina dei conigli è che Parruccone, nonostante la sua forza, non è l’eroe del romanzo. Moscardo è tutt’altro che tradizionalmente eroico. Inizia il romanzo da emarginato allampanato con poca forza fisica e lo termina da invalido permanente. Le sue qualità principali sono la mitezza, la tranquilla convinzione di fare la cosa giusta e la disponibilità ad ascoltare cose che altri ignorerebbero, incluso il suo strano e mistico amico Quintilio. Eppure, gli altri si fidano di lui e lo scelgono come guida. Come mai? Non è né il miglior guerriero (Parruccone), né il coniglio più veloce (Dente di Leone), né il miglior cantastorie (sempre Dente di Leone), né il coniglio più intelligente (Mirtillo), né quello più lungimirante (Quintilio) e nemmeno quello più autorevole (Pungitopo), ma ha diverse doti straordinarie: innanzitutto la sua umiltà. Proprio come Socrate, sa di non sapere.
Quando Mirtillo capisce come far galleggiare i conigli lungo
il fiume, Moscardo si rende a malapena conto di quello che sta accadendo, ma ha la capacità di comprendere che invece Mirtillo sa quello che fa e dà l’ordine di proseguire. È emotivamente intelligente ed è in grado di gestire sia il litigioso Parruccone che il confuso Ribes. È onesto: quando
sbaglia, lo ammette. E, se l’emblema della forza di una
civiltà sta nel modo in cui si prende cura dei propri membri più vulnerabili, anche in questo Moscardo è esemplare, poiché incoraggia sempre il pauroso Nicchio. Per una bambina come me, cresciuta con i miti greci, Parruccone era meraviglioso, ma è Moscardo ad aver cambiato la mia idea di come potrebbe essere un eroe. La forza di un eroe sta, ci dice Adams, nel suo amore, nella sua gentilezza e nel suo attento ascolto. Vedere i conigli sconfiggere Vulneraria sotto la guida di Moscardo è uno dei finali più piacevoli e soddisfacenti che io abbia mai letto.
“Piacevole” e “gratificante”: queste due parole riassumono
davvero l’intero libro. Se dovessi elencare i miei momenti preferiti, ci vorrebbero tante pagine quante quelle del libro. Adoro il chiassoso Kehaar e il giocoso Campanùla, che funge da sciocco shakespeariano del gruppo. Amo la redenzione di Ribes e la resilienza di Negrino. Apprezzo particolarmente i personaggi femminili Kaisentlaia e Thethuthinnea. Sebbene originariamente ispirate dalle Sabine, che furono rapite dai romani per essere mogli, non rappresentano un aspetto sessista della trama. Adams le rende responsabili di una ribellione contro Vulneraria, già intente a pianificare la propria fuga ancor prima dell’arrivo dei nostri eroi. Spiccano per il loro operato, l’intelligenza e il coraggio, soprattutto in
un’epoca in cui i personaggi femminili spesso non erano così
tanto riconosciuti dagli scrittori maschi. Nel libro La collina dei ricordi – Nuove storie da La collina dei conigli, seguito del romanzo originale, Kaisentlaia diventa addirittura una co-reggente della conigliera. Decenni dopo, molti Paesi del mondo, incluso il mio, non sono ancora riusciti a raggiungere quell’uguaglianza di base.
Non molti libri per bambini possono iniziare con una
citazione dell’Orestea di Eschilo e riuscire a realizzarla. Per mezzo secolo, La collina dei conigli ha conquistato grandi e piccini. Il messaggio del libro è semplice ma potente: il mondo può essere un luogo pericoloso e non c’è nessuno che venga a salvarci, eppure, nella gentilezza, nel coraggio, nell’onestà e nella comunità troviamo la nostra speranza. La maggior parte di noi difficilmente può essere Parruccone, ma Moscardo, il vero eroe, è alla portata di chiunque sia disposto a provare a prendersi cura di coloro che lo circondano, per rendere il mondo un posto migliore. Sono onorata di celebrare questa bellissima storia senza tempo che compie mezzo secolo e sono certa che continuerà a trovare lettori per molti altri secoli a venire.