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L'Eneide riscritta dagli

animali: torna "La collina


dei conigli"
di Madeline Miller

A 50 anni dall’uscita del capolavoro di Richard


Adams, pubblichiamo la nuova prefazione al
libro scritta da Madeline Miller, l’autrice del
bestseller “La canzone di Achille”. In cui ci spiega
perché i roditori protagonisti sono i veri eredi
dei miti classici

Ho letto per la prima volta La collina dei conigli quando


avevo dodici anni, durante un viaggio di famiglia. Soffrendo
terribilmente di mal d’auto, di solito non leggevo in
macchina, ma una volta iniziato il libro, mi resi conto di non
potermi fermare. Per centinaia di chilometri continuai a
leggere, in preda alla nausea, ma restia a voltare le spalle
anche solo per un istante a Moscardo, Quintilio, Parruccone
e a tutti gli altri. Quando scendemmo dall’auto ed entrammo
nella hall dell’albergo ero ancora immersa nella lettura.
L’impiegata mi disse: «Sembra un bel libro. Di cosa parla?».
La guardai, confusa. «Parla di tutto», avrei voluto

risponderle. Di trauma e di ingiustizia, di speranza e di


coraggio, di amicizia, di leadership, di comunità, di ciò che
contribuisce a rendere piacevole la vita. Ma non trovavo le
parole per esprimere tutto ciò, per cui risposi: «Parla di
conigli». Sbatté le palpebre e disse: «Uhm…».

Da allora sono tornata spesso alla Collina dei conigli. Mi


basta solo aprire il libro in qualsiasi pagina – davvero una
qualsiasi – per ripiombare nella stessa profonda gioia di
quando avevo dodici anni. Negli ultimi trent’anni, la mia
ammirazione per il capolavoro di Adams non ha fatto che
aumentare. Ad ogni pagina, Adams riesce in un’impresa
pressoché impossibile: creare una storia di grande
semplicità e grande profondità, piena di avvincenti colpi di
scena, scene d’azione mozzafiato e vere e proprie tragedie
tutti in qualche modo incentrati sulle vite dei conigli. Usa
l’espediente di non farci dimenticare che sono conigli – che
vivono solo pochi anni, che parlano pragmaticamente di
accoppiamento, che sanno contare solo fino a quattro –
creando al tempo stesso personaggi dotati di una psicologia
molto umana. Da zero, immagina un’intera cultura, una
lingua e delle leggende creando quello che rimane uno dei
mondi fantastici più divertenti e coinvolgenti che io abbia
mai incontrato.

Adams è esperto di letteratura epica e classica e La collina


dei conigli trae ispirazione da Omero, Shakespeare, Virgilio,
Livio e altri ancora. La trama nasce dalla domanda
stuzzicante: «E se la profetessa Cassandra avesse predetto la
caduta della sua casa ma, anziché ignorarla, un gruppo di
anime coraggiose l’avesse ascoltata e fosse fuggito in
tempo?». La storia può essere vista come una sorta di
rivisitazione conigliesca dell’Eneide – gli esuli di una città
caduta in cerca di una nuova casa – mescolata con alcuni
altri famosi episodi mitologici, tra cui il rapimento delle
Sabine e la Terra dei Lotofagi.

Ma non è necessario sapere nulla di tutto ciò per godersi il


libro. L’intento di Adams non è quello di millantare
conoscenze classiche, ma piuttosto un’innovazione classica.
La mitologia è per definizione incredibile, piena di divinità,
mostri e magia. Adams mantiene le caratteristiche dei
grandi poemi epici: lotta, perdita, morte, i potenti legami di
una comunità e il coraggio personale, ma invece di
immaginarli su un grandioso palcoscenico, li ambienta, con
assoluta serietà, nella campagna inglese tra normali
coniglietti.

Potrebbe sembrare assurdo, ma non lo è, perché, come


Adams intuisce, il coraggio risulta ancora più straordinario
quando non si è semi-immortali, quando non si ha l’icore
nelle vene, quando si è un animale da preda con mille
nemici che cercano di mangiarti a ogni ora di ogni giorno.
Adams ci dimostra che la vera epopea non è ciò che fanno gli
dèi, ma ciò che fanno gli sfavoriti, in un mondo in cui non ci
sono dèi che li aiutano. È una sovversione avvincente, e da
essa Adams crea uno dei migliori eroi epici di tutti i tempi: il
valoroso Parruccone.

Parruccone non ha armi divine, nessuna protezione


soprannaturale nessun retaggio, solo il suo cuore sincero e
ostinato. Temerario e testardo, affronta i gatti e vince.
Sopravvive a una trappola che avrebbe ucciso chiunque
altro. In un mondo diverso, con compagni diversi, avrebbe
potuto diventare un prepotente, invece, diventa uno dei
personaggi più stimolanti e accattivanti del libro. La scena
clou in cui si trova da solo contro il grande tiranno
Vulneraria, in cui pur sapendo di essere sopraffatto non
arretra di un millimetro, mi fa venire i brividi ogni volta che
la leggo. È la risposta conigliesca ad Aiace ed Ercole.

Eppure, Parruccone non rappresenta che l’inizio


dell’innovazione di Adams: l’aspetto più affascinante della
Collina dei conigli è che Parruccone, nonostante la sua forza,
non è l’eroe del romanzo. Moscardo è tutt’altro che
tradizionalmente eroico. Inizia il romanzo da emarginato
allampanato con poca forza fisica e lo termina da invalido
permanente. Le sue qualità principali sono la mitezza, la
tranquilla convinzione di fare la cosa giusta e la disponibilità
ad ascoltare cose che altri ignorerebbero, incluso il suo
strano e mistico amico Quintilio. Eppure, gli altri si fidano di
lui e lo scelgono come guida. Come mai? Non è né il miglior
guerriero (Parruccone), né il coniglio più veloce (Dente di
Leone), né il miglior cantastorie (sempre Dente di Leone),
né il coniglio più intelligente (Mirtillo), né quello più
lungimirante (Quintilio) e nemmeno quello più autorevole
(Pungitopo), ma ha diverse doti straordinarie: innanzitutto
la sua umiltà. Proprio come Socrate, sa di non sapere.

Quando Mirtillo capisce come far galleggiare i conigli lungo


il fiume, Moscardo si rende a malapena conto di quello che
sta accadendo, ma ha la capacità di comprendere che invece
Mirtillo sa quello che fa e dà l’ordine di proseguire. È
emotivamente intelligente ed è in grado di gestire sia il
litigioso Parruccone che il confuso Ribes. È onesto: quando

sbaglia, lo ammette. E, se l’emblema della forza di una


civiltà sta nel modo in cui si prende cura dei propri membri
più vulnerabili, anche in questo Moscardo è esemplare,
poiché incoraggia sempre il pauroso Nicchio. Per una
bambina come me, cresciuta con i miti greci, Parruccone era
meraviglioso, ma è Moscardo ad aver cambiato la mia idea
di come potrebbe essere un eroe. La forza di un eroe sta, ci
dice Adams, nel suo amore, nella sua gentilezza e nel suo
attento ascolto. Vedere i conigli sconfiggere Vulneraria sotto
la guida di Moscardo è uno dei finali più piacevoli e
soddisfacenti che io abbia mai letto.

“Piacevole” e “gratificante”: queste due parole riassumono


davvero l’intero libro. Se dovessi elencare i miei momenti
preferiti, ci vorrebbero tante pagine quante quelle del libro.
Adoro il chiassoso Kehaar e il giocoso Campanùla, che funge
da sciocco shakespeariano del gruppo. Amo la redenzione di
Ribes e la resilienza di Negrino. Apprezzo particolarmente i
personaggi femminili Kaisentlaia e Thethuthinnea. Sebbene
originariamente ispirate dalle Sabine, che furono rapite dai
romani per essere mogli, non rappresentano un aspetto
sessista della trama. Adams le rende responsabili di una
ribellione contro Vulneraria, già intente a pianificare la
propria fuga ancor prima dell’arrivo dei nostri eroi. Spiccano
per il loro operato, l’intelligenza e il coraggio, soprattutto in

un’epoca in cui i personaggi femminili spesso non erano così


tanto riconosciuti dagli scrittori maschi. Nel libro La collina
dei ricordi – Nuove storie da La collina dei conigli, seguito
del romanzo originale, Kaisentlaia diventa addirittura una
co-reggente della conigliera. Decenni dopo, molti Paesi del
mondo, incluso il mio, non sono ancora riusciti a
raggiungere quell’uguaglianza di base.

Non molti libri per bambini possono iniziare con una


citazione dell’Orestea di Eschilo e riuscire a realizzarla. Per
mezzo secolo, La collina dei conigli ha conquistato grandi e
piccini. Il messaggio del libro è semplice ma potente: il
mondo può essere un luogo pericoloso e non c’è nessuno che
venga a salvarci, eppure, nella gentilezza, nel coraggio,
nell’onestà e nella comunità troviamo la nostra speranza. La
maggior parte di noi difficilmente può essere Parruccone,
ma Moscardo, il vero eroe, è alla portata di chiunque sia
disposto a provare a prendersi cura di coloro che lo
circondano, per rendere il mondo un posto migliore. Sono
onorata di celebrare questa bellissima storia senza tempo
che compie mezzo secolo e sono certa che continuerà a
trovare lettori per molti altri secoli a venire.

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