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Antartide

Un eroico
fallimento
Nils Thorsen, Politiken, Danimarca
Foto di Frank Hurley
Doveva attraversare l’Antartide. Invece
la spedizione di Ernest Shackleton a bordo
dell’Endurance è stata uno dei fiaschi
più spettacolari nella storia delle esplorazioni

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L’Endurance incastrata
nel ghiaccio durante
la spedizione guidata
da Ernest Shackleton
tra il 1914 e il 1917

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Antartide
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er nove mesi la nave era ri- zione”, racconta Hanne Strager, biologa e intuire il suo stato d’animo, “non riesco a

P masta immobile nel mare


ghiacciato, ferma nella sua
morsa lontano dall’Antar-
tide, a duemila chilometri
dai primi segni di civiltà e
senza nessun contatto. I ventotto uomini
a bordo dell’Endurance avevano cercato
di contenere la disperazione attraverso
una routine di faccende e piccoli piaceri
scrittrice, ex responsabile della comuni-
cazione al museo danese di storia natura-
le e curatrice, qualche anno fa, di una mo-
stra fotografica sulla spedizione di Ernest
Shackleton. “Dev’essere stato orribile
stare lì ad ascoltare mentre le travi fuma-
vano e l’acqua si faceva strada tra le assi”.
C’erano 25 gradi sottozero il 24 otto-
bre 1915, quando Shackleton diede l’or-
dire altro”. Come capo della spedizione
non si poteva permettere il lusso della di-
sperazione. Perché, avrebbe scritto più
tardi, “è necessario porsi un nuovo obiet-
tivo appena quello vecchio risulta impra-
ticabile”.
In quarant’anni, l’esploratore irlande-
se aveva già avuto diverse occasioni per
fissare nuovi obiettivi. Troppe cose erano
quotidiani. Tutto a giorni e orari fissi: dine di trasferire sul ghiaccio tutte le andate storte. Ma ancor prima che l’En-
scacchi, teatro e lettura ad alta voce, cal- provviste e le attrezzature indispensabi- durance si posasse sul fondo del mare,
cio sul ghiaccio, pulizie, riparazioni e cac- li. Nel giro di due giorni l’equipaggio Shackleton aveva dimostrato di essere un
cia. Ma a un certo punto il ghiaccio co- svuotò l’Endurance e poco meno di un ottimista. “La nave e le provviste sono an-
minciò a comprimere lo scafo facendogli mese dopo, il pomeriggio del 21 novem- date”, aveva detto ai suoi uomini. “Ora
imbarcare acqua, e la pressione fu così bre, vide il ghiaccio mollare la presa, e la torniamo a casa”.
violenta che le tavole del fasciame cedet- nave sparire negli abissi. Più facile a dirsi che a farsi. Nei molti
tero e si piegarono fino a spaccarsi. “La “È affondata alle cinque”, si limitò ad mesi che seguirono, Shackleton provò a
nave scricchiolava e gemeva in continua- annotare Shackleton sul diario, lasciando fare il possibile per mantenere la sua pro-

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messa, scrivendo, senza volerlo, quella alcuni anemoni attaccati allo scafo, il Da sinistra: Ernest Shackleton con il
che oggi è considerata la più grande storia ponte quasi intatto e il nome Endurance fotografo Frank Hurley che scuoia un
dell’epoca delle esplorazioni. “Per fare un scritto con lucide lettere in bronzo dispo- pinguino; l’equipaggio trasporta sul
film ci vuole un eroe che affronti sfide im- ste ad arco sulla poppa. È un monumento ghiaccio la scialuppa James Caird,
mense, e qualcosa deve andare storto”, a un’epoca in cui gli esploratori erano 1914-1917
dice Hanne Strager. eroi, come gli astronauti di oggi. E a volte,
Qui il dramma nasce da prove fisiche come nel caso di Shackleton, si spingeva- era cominciato il suo interesse per avven-
quasi inconcepibili, vento contrario da no un po’ più in là rispetto agli spazi da ri- ture e spedizioni. Fu marinaio nella mari-
ogni direzione. Aggiungete spirito di cor- empire sulla carta geografica. Perché era na mercantile e partecipò a due spedizio-
po, caparbietà e scelte cariche di conse- quello che sapevano fare. ni fallimentari in Antartide. Nella prima
guenze. E in più una dimostrazione di Il fatto che qualcuno si dia tanto da fa- partì con Robert Falcon Scott, anche lui
virtù che di rado emergono nel comfort re per trovare un relitto che difficilmente irlandese, nella corsa per la conquista del
dell’ambiente domestico: tra tutte l’otti- potrà rivelare qualcosa che non sappiamo polo sud, ma si ammalò e fu rispedito a
mismo, la forza di volontà e la pazienza. già esprime, forse meglio di ogni altra co- casa. “Dato che tornò prima degli altri, fu
Nel 2022 un gruppo di archeologi ma- sa, quanto la fama della spedizione impe- lui a raccontare della spedizione e finì per
rini è riuscito a individuare e filmare il re- riale transantartica di Shackleton viva essere accolto come un eroe nazionale”,
litto dell’Endurance con un robot. La na- ancora tra chi ha un debole per le scoper- racconta Strager. E il copione si ripeté. Il
ve giace a tre chilometri di profondità, te, e le avversità straordinarie. Da bambi- carismatico irlandese fallì praticamente
sorprendentemente ben conservata, con no Ernest Shackleton leggeva molto: così in tutto quello in cui si buttò, dagli affari

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alle esplorazioni. Ma ogni volta fu accla-
mato per il suo coraggio, la perseveranza
Neanche sul lavoro le A metà gennaio del 1915 arrivò così vicina
all’Antartide da avvistare un grande
e la rettezza morale. Nella seconda spedi- cose gli andarono ghiacciaio con una baia adatta allo sbar-
zione al polo sud si fermò ad appena 150
chilometri dal traguardo per non rischia-
bene. Provò con il co. Ma Shackleton, in disaccordo col capi-
tano, disse che sbarcare lì avrebbe allun-
re la vita dei suoi uomini. Dopo quel falli- giornalismo e con la gato troppo la traversata via terra. Prose-
mento fu nominato baronetto perché,
spiega Strager, “la scelta di rinunciare fu
politica, e poi vari guirono.
Si sarebbero evitate molte disavven-
considerata un grande sacrificio”. investimenti. Tutto ture se Shackleton avesse ascoltato di più
Neanche sul lavoro le cose gli andaro-
no bene. Provò con il giornalismo e con la
senza successo il capitano neozelandese Frank Worsley,
42 anni, un navigatore eccezionale che
politica, per poi avventurarsi in vari inve- più volte salvò la vita dell’equipaggio. Ma
stimenti, tra cui una miniera d’oro unghe- forse oggi non ci sarebbe nessuna storia
rese. Tutto senza successo. Secondo Stra- da raccontare. “Quando erano vicini alla
ger, se riuscì a racimolare i soldi per un’al- terraferma riuscivano a vedere le monta-
tra spedizione fu grazie alla tragedia di gne all’interno, ed erano a un giorno di
Robert Falcon Scott, che aveva sì raggiun- navigazione dal continente. A un certo
to il polo sud, ma solo per trovare le tracce punto, però, il ghiaccio si chiuse”, rac-
del norvegese Roald Amundsen, che lo conta Strager.
aveva battuto sul traguardo. Per di più ve avrebbe fatto scendere un gruppo di Erano bloccati. Individuarono una
Scott era morto sulla via del ritorno. uomini per allestire depositi per l’ultimo chiazza di mare aperto ad appena quat-
Per il Regno Unito fu un trauma nazio- tratto della spedizione. trocento metri di distanza e si misero al
nale, ma probabilmente per Shackleton I cacciatori di balene della Georgia del lavoro con picconi e seghe per allentare la
una fortuna. “Il suo piano di attraversare Sud consigliarono a Shackleton di riman- morsa del ghiaccio intorno alla nave, che
il continente non era molto sensato”, os- dare la partenza all’anno successivo, per- cercava di farsi strada con i motori al mas-
serva Strager, “c’erano già state due spe- ché non avevano mai visto il ghiaccio simo. Tutto inutile.
dizioni al polo sud. Ma dopo la tragedia di estendersi così a nord nel mare di Wed- “Shackleton sapeva che per mantene-
Scott, una nuova avventura polare fu vista del, che l’Endurance avrebbe dovuto at- re alto il morale era necessario creare una
come un’opportunità per riaffermare la traversare per raggiungere l’Antartide. routine quotidiana”, spiega Strager. A tut-
grandezza del paese. E stavolta doveva Ma l’estate nell’emisfero meridionale ti furono assegnati dei compiti: bisognava
finire bene”. stava per cominciare e Shackleton teme- fare le pulizie, la manutenzione della na-
va che, aspettando, non sarebbe mai riu- ve e qualcuno doveva andare a caccia di
Il telegramma di Churchill scito ad attraversare il continente. foche e pinguini. Ma si giocava anche a
Otto giorni prima della partenza dall’In- L’Endurance salpò il 5 dicembre 1914. calcio sul ghiaccio, si faceva teatro e si or-
ghilterra, nell’agosto 1914, scoppiò la pri- Il ghiaccio nel mare di Weddel c’era tutto ganizzavano corse di cani, letture ad alta
ma guerra mondiale. Shackleton mise l’anno, il problema era la quantità. Dopo voce e, una volta alla settimana, si ascol-
immediatamente la nave e l’equipaggio a solo due giorni di navigazione, 1.500 chi- tava musica dal grammofono. “Di tempo
disposizione della corona britannica, ma lometri più a nord del previsto, l’Endu- ce n’era a volontà, perché in quella stagio-
ricevette un telegramma con una breve rance si scontrò con il pack, lo strato di ne non si vede mai il sole. E non avevano
risposta dall’ammiragliato, da un certo ghiaccio marino prodotto dalla banchisa alcun collegamento radio. Non c’era mol-
Winston Churchill: “Andate avanti”. che si sgretola. to da fare e andavano a letto presto”, ag-
In Argentina la nave fece provviste e Nel primo mese la nave riuscì ogni giunge Strager.
ingaggiò gli ultimi uomini dell’equipag- tanto ad aprirsi dei varchi e a farsi strada. La fama della spedizione è dovuta an-
gio. Un giovane di nome Perce Blackbo- che alle numerose e fantastiche immagini
row che si era proposto ma non era stato scattate dal fotografo ed esploratore
assunto, si nascose in un armadio fino a Frank Hurley che, in brevi frammenti di
dopo la partenza della nave. Quando lo film e centinaia di foto, catturò i momenti
scoprì, Shackleon lo rimproverò e gli dis- di vita quotidiana dell’equipaggio in quel-
se che, se a bordo fossero rimasti a corto la situazione d’emergenza. E le immagini
di provviste, l’avrebbero mangiato. avevano un’enorme importanza perché
La prima tappa fu l’isola della Georgia parte dei finanziamenti della spedizione
del Sud, dove c’era una stazione balenie- provenivano da accordi per successive
ra norvegese. Da lì il piano era di conti- conferenze e diritti d’autore. Ma Hurley
nuare verso sud e stabilire un campo ba- fu fondamentale anche perché inventò
se nella baia di Vahsel, sulla costa una stufa in grado di bruciare il grasso di
dell’Antartide, dove otto ricercatori si foca, uno strumento essenziale per la so-
sarebbero fermati a lavorare mentre sei pravvivenza di tutti dato che non si poteva
uomini con 69 cani e due slitte avrebbero più raggiungere la cucina.
attraversato il continente per 2.900 chi- A poco a poco il pack si strinse tanto
lometri. All’altra estremità del percorso, intorno alla nave da farla inclinare.
sulle coste del mare di Ross, un’altra na- CONTINUA A PAGINA 99 »

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Nell’ottobre 1915 si aprirono delle falle in Tutto ciò che avevano mangiarono gli ultimi. “Per tutta l’estate
molti punti dello scafo e si cominciò a ebbero il sole 24 ore su 24, il che forse ren-
portare a terra attrezzature e rifornimen- erano tre scialuppe di deva la situazione sopportabile, ma a po-
ti. Un paio di giorni dopo toccò all’equi- salvataggio, co a poco si erano spinti più a nord, dove il
paggio. Il carpentiere estrasse i chiodi ghiaccio diventava sempre più fragile”,
dalla nave perché potevano tornare utili, sessantanove cani e racconta Strager.
e furono rimosse le vele per rinforzare le un gatto. E possibilità Ogni giorno andavano alla deriva con
tende. Infine, Shackleton e Hurley mise- il ghiaccio per undici chilometri. “Il
ro in salvo 120 negativi su pesanti lastre di sopravvivenza ghiaccio alla deriva è stato un buon ami-
di vetro e distrussero i quattrocento ri- minime co”, scrisse Shackleton nel suo diario,
manenti per evitare che il fotografo fosse “ma è quasi alla fine del suo viaggio e po-
tentato di tornare a prenderli. Per il resto trebbe rompersi da un momento all’al-
del viaggio avrebbe avuto a disposizione tro”. Mettendo le barche in acqua troppo
una macchina fotografica tascabile e tre presto rischiavano di rimanere intrappo-
rullini. lati tra due lastre. Ma, aspettando troppo,
Tutto ciò che avevano ora erano tre la banchisa poteva diventare così molle
scialuppe di salvataggio, 69 cani e un gat- da non reggerle e le avrebbe fatte cadere
to. E possibilità di sopravvivenza minime. in acqua. E così avvenne una sera. Il
“Avevano una mappa”, racconta Hanne ghiaccio cedette, le barche finirono in ac-
Strager. “Si trovavano nella baia di Vahsel Il 30 ottobre 1915 si misero tutti in qua e gli uomini si misero a remare.
e sapevano che su alcune isole a nord del- marcia con due delle scialuppe cariche di In realtà Shackleton voleva puntare
la penisola antartica passavano a volte le provviste al seguito. Ma la superficie del verso la lontana isola Deception, dove
baleniere, per cui se fossero arrivati lì pri- ghiaccio era “un labirinto di gole e burro- c’era una chiesa di legno per i cacciatori di
ma o poi qualcuno li avrebbe trovati. Tira- ni”, come racconterà il fotografo Hurley, balene: con quel legno si poteva costruire
vano a sorte per i sacchi a pelo e chi perde- e dopo che in tre giorni di estenuante fati- un’imbarcazione in grado di navigare in
va dormiva in sacchi di lana di renna, vi- ca avevano percorso appena tre chilome- mare. Ma la rotta era lunga e difficile. Ave-
scidi e freddi”. tri, nemmeno Shackleton vedeva l’utilità vano poche scorte. La temperatura era
di proseguire. Decisero così di recuperare sottozero e nelle barche entravano spruz-
I piantagrane la terza scialuppa e accamparsi di nuovo. zi di acqua gelida. Così si diressero verso
Nell’equipaggio, naturalmente, c’erano E da lì, il 21 novembre, guardarono l’En- l’isola Elefante, che era più vicina e, di
anche persone difficili. Thomas Orde- durance che affondava. fatto, l’unica scelta possibile.
Lees, militare ed esperto di motori, era un La speranza di Shackleton era di navi- Spesso dovevano sollevare le barche
arrogante e nessuno lo sopportava. E lo gare per l’ultimo tratto verso l’isola Pau- sulla banchisa e aspettare che il ghiaccio
scozzese Harry McNish era un carpentie- let, quattrocento chilometri a nord, appe- si diradasse per evitare di essere schiac-
re navale d’infinito talento ma con un na si fosse aperto un varco nel ghiaccio. ciati tra i blocchi. Trascorsero le prime
brutto carattere: anche se aveva solo qua- Ma ora il ghiaccio li stava spostando verso tre notti sulla banchisa, ma già dalla pri-
rant’anni tutti lo chiamavano “il vecchio”, est e, per evitare che il tratto da navigare ma era chiaro che non erano al sicuro.
e con le sue continue lamentele era una in seguito diventasse troppo lungo, dopo Shackleton non riusciva a dormire. “Una
spina nel fianco per Shackleton. appena un mese si misero di nuovo in sensazione indefinibile di disagio mi ha
Il capo della spedizione aveva un suo marcia. Ormai però il sole era più alto e il spinto a lasciare la tenda verso le 23 e a
sistema per trattare i piantagrane. Li face- ghiaccio era molle e pieno di spaccature. guardarmi intorno”, scrisse in seguito.
va dormire nella sua tenda, dove ascolta- “Fu uno sforzo incredibilmente duro e “Ho cominciato a camminare per avver-
va le loro lamentele senza che pesassero infruttuoso”, racconta Hanne Strager. tire la vedetta di tenere d’occhio le crepe
sugli altri. Era anche bravo a capire quan- “Le scialuppe di salvataggio continuava- nel ghiaccio, e mentre passavo davanti
do qualcuno aveva bisogno di una pausa, no a incastrarsi, gli uomini erano fradici e alla tenda dei marinai la banchisa si è sol-
e allora diceva: “È il momento di una non riuscivano ad avanzare”. Un giorno il levata sulla cresta di un’onda e ha ceduto
cioccolata calda per tutti”. carpentiere McNish si rifiutò di procede- proprio sotto i miei piedi”.
Il ghiaccio girava in senso orario e re. Shackleton temeva un ammutinamen- La spaccatura si era estesa fin sotto la
spostava la nave di undici chilometri al to e dovette usare parole dure per rimet- tenda. Due marinai erano finiti in acqua,
giorno, all’inizio verso ovest e poi verso terlo in riga. Ci vollero sette giorni di mar- uno ancora nel suo sacco a pelo. Il primo
nord. Il capitano Frank Worsley propo- cia, in cui percorsero solo dodici chilome- era riuscito a risalire sulla banchisa.
neva di lasciarsi trasportare a nord, da tri, prima che Shackleton si arrendesse e Shackleton riuscì a tirare su il secondo,
dove in primavera, quando il ghiaccio si stabilisse un nuovo accampamento, che quello nel sacco a pelo, un attimo prima
sarebbe rotto, avrebbero potuto provare chiamò Campo della pazienza. che la spaccatura si richiudesse.
a navigare verso una delle isole. Shackle- Era passato quasi un anno da quando Nelle tre notti successive l’equipaggio
ton sosteneva invece che, per tenere alto l’Endurance era rimasta intrappolata nel rimase nelle barche, e cominciò a perdere
il morale degli uomini, era meglio partire ghiaccio. Le provviste scarseggiavano. colpi, fisicamente e mentalmente. La
subito a piedi (percorrendo centinaia di Con grande dispiacere di molti, la mag- temperatura scese fino a 30 gradi sottoze-
chilometri) verso un’isola chiamata Pau- gior parte dei cani era stata abbattuta per- ro. A causa della partenza precipitosa,
let, dove erano stati predisposti dei rifor- ché gli uomini non ne potevano più di non c’era stato il tempo di portare con sé
nimenti. Si decise così. carne di foca. All’inizio di aprile del 1916 del ghiaccio per l’acqua potabile, così gli

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uomini si dissetavano bevendo sangue di
foca. La razione giornaliera consisteva in
un biscotto succhiato a pranzo e mangia-
to a cena, come avrebbe scritto in seguito
uno di loro.
Molti avevano sulla pelle piaghe dolo-
rose a causa dell’acqua salata che li ba-
gnava incessantemente. Avevano sete e
le labbra gonfie e sanguinanti e, secondo
Frank Wild, comandante in seconda di
Shackleton, “almeno metà dell’equipag-
gio sta perdendo la ragione. Per fortuna
non sono violenti, ma solo indifesi e sen-
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za speranza”.
Quando il capitano Worsley, dopo
quaranta ore consecutive al timone, ebbe
bisogno di dormire, gli uomini dovettero
aiutarlo a sdraiarsi. Shackleton temeva
che non tutti sarebbero riusciti ad arriva-
re vivi al mattino. Ma il 15 aprile 1916 gli
uomini remarono fino alla costa, scesero
barcollando e crollarono a terra. Era la
prima volta in 497 giorni che mettevano i
piedi sulla terraferma. “Uno ebbe un at-
tacco di cuore mentre scendeva, proba-
bilmente a causa dello sforzo eccessivo. E
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soffrivano di fame, sete e congelamento”,


racconta Hanne Strager. “Ancora poche
ore in mare e sarebbero morti”.

Il viaggio più audace


Nei dieci giorni successivi allo sbarco,
mentre riprendevano le forze, si resero
conto di essere a un punto morto. Dall’i-
sola Elefante non passava mai nessuno,
neanche i cacciatori di balene. Bisognava
fare qualcosa. Shackleton chiese aiuto al
carpentiere Harry McNish, per rimuove-
re alcune tavole dalle due scialuppe più
piccole e usarle per costruire un ponte e
issare un albero sulla barca più grande.
L’ultimo tratto del viaggio, forse il più
pericoloso, doveva riportarli al punto di
partenza: la stazione baleniera sull’isola
della Georgia del Sud, da cui erano salpa-
ti quasi diciassette mesi prima. Shackle-
ton e cinque uomini scelti avrebbero pro-
vato a raggiungerla in barca, per poi anda-
re a cercare aiuto per il resto dell’equipag-
gio, che sarebbe rimasto sull’isola Elefan-
te. Avrebbero dovuto navigare per 1.300
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chilometri in uno dei mari più ostili, dove


le tempeste raggiungono una forza colos-
sale. Sopravvivere al viaggio era già di per
sé poco probabile. Sopravvivere ma man-
care anche di poco la Georgia del Sud vo-
leva dire essere comunque spacciati.
Il contributo del capitano Worsley co-
me navigatore era imprescindibile. Lo
stesso valeva per Harry McNish, il car-
pentiere, che Shackleton non voleva la-

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Nella pagina accanto, dall’alto:
la cabina di Ernest Shackleton,
1914; i tentativi di liberare l’En-
durance dai ghiacci; l’equipaggio
in posa sul ghiaccio. In questa pa-
gina, dall’alto: una festa di metà
inverno a bordo dell’Endurance,
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il 22 giugno 1915; la nave, schiac-


ciata dalla pressione del ghiaccio,
s’inabissa.

sciare sull’isola, dove avrebbe potuto cau-


sare problemi. L’irlandese Tom Crean era
il più grosso e il più forte degli uomini,
infine c’erano John Vincent, un tipo risso-
so che Shackleton da tempo teneva d’oc-
chio, e il giovane Timothy McCarthy, for-
se il più ottimista di tutti. In una delle foto
di Frank Hurley del 24 aprile 1916 si vedo-
no ventidue sagome in piedi sugli scogli
che salutano i loro compagni in partenza.
Le due settimane seguenti furono per
questo gruppetto una lotta contro onde
mostruose e vento violento che scarica-
vano acqua salata su una barca dove tutto
era fradicio. Si formò una crosta di ghiac-
cio sulla vela e uno spesso strato sulla bar-
ca. “Il vento urlava letteralmente mentre
strappava via le creste delle onde”, scrive-
rà Shackleton. Gli uomini resistevano so-
lo pochi minuti al lavoro sul ponte prima
di dover scendere al riparo sottocoperta
dove tutto era comunque gelato e bagna-
to. Ma questo era solo un disagio. La vera
sfida era trovare la rotta, compito che toc-
cava al capitano Frank Worsley. “Senza le
sue abilità di navigatore non sarebbero
mai arrivati alla Georgia del Sud”, com-
menta Hanne Strager.
Per stabilire la loro posizione, Worsley
doveva conoscere l’ora e rilevare l’altezza
del sole con il sestante. Ma ci voleva il so-
le, che non si vedeva quasi mai. Anche
vedere l’orizzonte in mezzo alle onde era
un’impresa che il capitano riusciva a com-
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piere solo per pochi attimi, mentre due


uomini lo sorreggevano. Poi, sottocoper-
ta, doveva lavorare sulle carte per capire
dove si trovavano.
Nei primi tre giorni Worsley non riuscì
a rilevare l’altezza del sole; in sedici giorni
di viaggio ce l’avrebbe fatta solo quattro
volte. Tracciò comunque sulla carta una
rotta che alla fine li portò in vista della ter-
raferma. A quel punto convinse gli altri a
non sbarcare subito, anche se non aveva-
no più acqua, ma ad aspettare due giorni
che la tempesta si calmasse, per non ri-
schiare di fracassarsi contro gli scogli.
“Non fu una decisione facile, perché sta-
vano morendo di fame, freddo e sete”,

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Antartide
racconta Strager. E a terra li aspettavano
altri problemi. “Arrivarono sulla costa
Il gruppo doveva Yelco in vista dell’isola Elefante. Erano
passati 128 giorni da quando l’avevano
ovest, ma la stazione baleniera era sulla attraversare una valle lasciata. E venti mesi dall’inizio della spe-
costa est, e la Georgia del Sud è un’isola
lunga e stretta, per cui circumnavigarla
prima che facesse dizione fallita. Guardarono verso terra
con il binocolo. Un filo di fumo si alzava
era fuori questione”. buio, ma la strada era dalla baia. Qualcuno stava preparando il

Fattore terzo uomo


troppo ripida e non pranzo: schiena di foca bollita, scopriran-
no in seguito. All’improvviso gli uomini a
All’arrivo, McNish il carpentiere e Vin- c’era tempo per terra avvistarono la nave: corsero verso la
cent l’attaccabrighe erano al limite delle
forze, e per cinque giorni gli uomini rima-
tornare indietro battigia; gridarono, agitarono le braccia,
saltarono. Mentre la baia lentamente si
sero fermi mangiando albatros e ripren- allargava nei loro binocoli, Worsley e
dendo un po’ le forze. Poi navigarono per Shackleton provavano disperatamente a
un breve tratto fino a un fiordo profondo contare quelle sagome. Erano ventidue.
da dove la traversata dell’isola era più cor- Tutti vivi. Solo quattro non saranno no-
ta, e lì aspettarono altri quattro giorni. Il minati da Shackleton per la cosiddetta
giovane e ottimista Timothy McCarthy medaglia polare. Tra questi il carpentiere
rimase a occuparsi dei due compagni più McNish e John Vincent. Secondo Shac-
in difficoltà, mentre Shackleton, il capita- kleton, non erano stati leali. Ma al ritorno
no Worsley e Tom Crean partirono prima suti un altro giorno lassù”. Dopo aver nel Regno Unito nessuno della spedizio-
dell’alba. L’isola è attraversata da una ca- camminato per tutta la notte, alle sette ne fu accolto come un eroe. Il mondo ave-
tena montuosa che raggiunge i tremila del mattino Shackleton disse che sentiva va altro a cui pensare. La prima guerra
metri, e loro furono i primi a tentare di qualcosa, un fischio come quelli che chia- mondiale infuriava ancora. Diversi
attraversarla. Senza una mappa. mano la gente al lavoro nella stazione membri della spedizione si arruolarono
Più volte si accorsero di aver sbagliato baleniera. Un segnale che la mattina vie- nell’esercito britannico, e tre di loro mo-
e tornarono indietro. Salirono e scesero ne ripetuto ogni quarto d’ora. Lo sentiva- rirono. E quando finalmente arrivò la pa-
tra speroni di roccia. Sotto gli stivali ave- no tutti e tre. “Era il primo suono prodotto ce, e alle latitudini temperate si rimise in
vano viti di ottone tolte dalla nave per riu- da altri uomini che ci arrivava alle orec- moto la ruota della civiltà, fatta di ritmi
scire a camminare su ghiaccio e neve, ma chie da quando avevamo lasciato la baia abituali e problemi risolvibili, nemmeno
la fatica si faceva sentire. Shackleton sa- di Stromness, nel dicembre 1914”, scrive- Ernest Shackleton rimase indifferente.
peva che se si fossero addormentati ri- rà Shackleton. Ancora una volta l’inquietudine lo assalì.
schiavano di non svegliarsi più, e si offrì di Barcollando tra le case di Stromness i
rimanere sveglio mentre gli altri due face- tre barbuti superstiti con la pelle annerita Di nuovo in viaggio
vano un pisolino di mezz’ora. Poi, dopo e i capelli scompigliati spaventarono i Nel settembre 1921, all’età di 47 anni,
cinque minuti, li svegliò dicendo “avete bambini che incontravano, tanto da farli partì per un’altra spedizione. Appena ar-
dormito mezz’ora, ora si riparte”. scappare. Un vecchio pescatore norvege- rivato nella Georgia del Sud, il 4 gennaio
Shackleton scriverà di aver avuto più se ricorderà nelle sue memorie che il re- 1922, ebbe un collasso. Il mattino seguen-
volte la strana sensazione che qualcuno li sponsabile della stazione baleniera chie- te il medico della spedizione, Alexander
stesse seguendo, mentre attraversavano se a Shackleton: “E tu chi diavolo sei?”. Macklin, un veterano dell’Endurance, gli
l’isola. Una presenza protettiva, come un “Non mi riconosci?”, rispose Shackle- diagnosticò un sovraffaticamento.“Mi
angelo custode. Una sensazione che an- ton. chiedi sempre di rinunciare a qualcosa”,
che altri esploratori e alpinisti avrebbero “La tua voce l’ho già sentita”, ribatté il si lamentava Shackleton. “A cosa devo
poi descritto. Gli psicologi lo considerano direttore. rinunciare stavolta?”. La risposta del me-
un fenomeno inconscio che aiuta ad af- “Mi chiamo Shackleton”. dico fu secca: “All’alcol, prima di tutto”.
frontare situazioni critiche. E da quando “A quel punto”, scrive il vecchio pesca- Pochi minuti dopo Shackleton ebbe un
T.S. Eliot, nel poema La terra desolata, si tore, “mi voltai e piansi”. Tutto risolto? In infarto e morì.
chiese “Chi è il terzo che sempre ti cam- realtà, no. Ora bisognava andare a pren- L’esploratore non raggiunse nessuno
mina accanto?”, si parla perfino del “fat- dere gli altri ventidue uomini sull’isola degli obiettivi che si era posto ma, secon-
tore terzo uomo”. Elefante. Ma non era facile, perché poche do Hanne Strager, probabilmente è il mo-
Una sera il gruppo doveva attraversa- persone erano disposte a mettere a dispo- do in cui gestì i suoi fallimenti ad averlo
re una valle prima che facesse buio. La sizione una nave. Le prime tre volte che reso famoso, più di quanto avrebbero fat-
strada era molto ripida ma non c’era Shackleton e Worsley riuscirono a trovar- to le sue spedizioni se fossero state un
tempo per tornare indietro, quindi deci- ne una, furono fermati dalla banchisa e successo. “Quello che gli è davvero riusci-
sero di rischiare. “Scesero di culo”, spie- dovettero rinunciare. to è essere un eroe. Si lasciò trasportare
ga Hanne Strager, “seduti sulla corda Sull’isola Elefante Frank Wild aveva il dallo spirito che si respirava in Inghilterra
arrotolata e tenendosi l’uno all’altro co- comando e aveva l’ordine di tentare di na- all’epoca, per cui se fai le cose nel modo
me su un bob”. Si buttarono giù a tutta vigare verso l’isola Deception se Shackle- giusto hai già vinto, non importa se man-
velocità urlando, e quando finalmente si ton non fosse arrivato per l’inizio della chi la meta. È la sportività britannica, di
fermarono scoppiarono a ridere. “Basta- primavera. Il tempo stava per scadere. cui Shackleton fu un campione assoluto”,
va un burrone e sarebbe stata la fine. Ma Il 30 agosto il capitano Worsley e dice Strager. “In questo”, conclude, “il
sapevano che non sarebbero sopravvis- Shackleton erano a prua della nave cilena suo è stato un vero successo”. u fc, pb

102 Internazionale 1471-1472-1473 | 29 luglio 2022

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