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Come tutti gli Shadar-Kai, Boleo poteva fondamentalmente scegliere tra due soli modi di vivere: abbracciare

l’apatia di una vita al servizio della Regina Corvo, oppure fuggire dal freddo abbraccio dello Shadowfell per
vivere una vita di eccessi nel piano materiale sperando in questo modo di sottrarsi alla maledizione che lega
gli Shadar-kai al piano delle ombre. Boleo scelse la seconda via, per poi realizzare che anch’essa non faceva
per lui.

Forse è stata l’influenza di Varagorn, uno dei ranger al servizio della Regina Corvo che pattugliano i sentieri
che connettono lo Shadowfell al piano materiale, lui era diverso da ogni altro Shadar Kai che Boleo (che
allora portava il nome di Umbertinor), avesse mai visto: Varagorn sorrideva quando raccontava le storie
delle sue fantastiche avventure nel piano materiale ai giovani Shadar-kai, c’era una sorta di magia nei suoi
occhi quando parlava di draghi, lich e giganti, una scintilla di vita e entusiasmo che Boleo non aveva mai
visto negli occhi di nessun altro Shadar-kai dello Shadowfell. Ci vollero appena qualche decina d’anni di
storie sul piano materiale perché l’interesse del giovane Boleo per le avventure di Varagorn si tramutasse
nella volontà di voler imitare Varagorn e farsi insegnare da lui. Varagorn fu ben lieto di vedere una sorta di
entusiasmo per ciò che riguardava la vita al di fuori dello Shadowfell nel giovane Boleo e così iniziò a fargli
da mentore prendendolo sotto la sua ala, fino a quando, 30 anni dopo, un giorno non tornò più.

Chiedendo in giro girava voce che Varagorn fosse stato ucciso dal malvagio drago Smog, detto l’ingordo,
famoso per viaggiare tra i piani della realtà in cerca di sempre nuove prede da assaporare, durante il
tentativo di difendere un portale per lo Shadowfell dal suddetto drago.

Fu un duro colpo per Boleo perdere così il suo amico e mentore, l’apatia tipica degli Shadar-kai non fu
abbastanza per fargli da scudo contro il turbinio d’emozioni che lo attanagliava in quel momento, e fu
grazie a quelle sensazioni che trovò la sua risolutezza: si sarebbe sottratto alla maledizione che vincola gli
Shadar-Kai alla regina corvo e avrebbe vissuto la sua vita nel piano materiale provando tutte le emozioni
che erano state sottratte al suo mentore dall’ingrata fine al servizio della Regina Corvo.

Fu così che appena compiuti i cento anni (che sanciscono la maggiore età nelle stirpi elfiche) e avere
assunto il suo nome da adulto “Boleo” raccolse tutto ciò che aveva risparmiato durante la sua
eccessivamente lunga adolescenza per pagarsi un passaggio nel piano materiale, convinto di riuscire così a
sottrarsi così alla maledizione dello Shadowfell, imbarcandosi verso una vita fatta di emozioni.

Le cose all’inizio andarono bene, per quanto possano andare bene ad un completo sconosciuto senza un
gold in tasca a 2 piani d’esistenza di distanza da casa: stanziatosi nella città di Maripor, Boleo sfruttò gli
innati talenti della sua gente e le abilità di Ranger apprese da Varagorn per ritagliarsi un posto come
contrabbandiere, dopotutto la città aveva sempre bisogno di qualcuno che facesse entrare piaceri illeciti
oltre le mura e Boleo era ben lieto di mettere a frutto gli insegnamenti del suo mentore nei boschi
brulicanti di vita del piano materiale, così diversi dalla desolazione dello Shadowfell a cui Boleo era
abituato, per scoprire nuovi sentieri lontani dagli occhi delle guardie. Le sue abilità di tracker e
contrabbandiere gli fruttarono presto un posto nelle gerarchie della criminalità di Maripor e dintorni: se
qualcuno voleva spostare qualcosa senza che le autorità lo venissero a sapere, era Boleo l’elfo a cui
rivolgersi.
Trascorsero così 20 anni, o forse 50, difficile mantenere la cognizione del tempo quando si trascorre una
vita di eccessi come quella di Boleo il contrabbandiere, che ben presto si ritrovò più soldi di quanti riuscisse
a spendere e la città di Maripor aveva tanti piaceri da offrire per il giusto prezzo.
Poi un giorno la magia si spezzò: droghe, donne e imprese adrenaliniche smisero di avere lo stesso effetto
esaltante su Boleo, ormai tanto assuefatto ai piaceri che la città aveva da offrire da risultarne indifferente,
riportandolo a quella stessa apatia che aveva caratterizzato la prima parte della sua vita alla quale aveva
cercato di sottrarsi. Arrivò persino a considerare l’idea di mollare tutto e recarsi all’Arena così da
concludere i suoi giorni in un bagno di sangue, adrenalina e gloria gladiatoria, pur di non tornare ad essere
quello di un tempo, apatico e legato al richiamo della Regina Corvo.
Mentre era perso in questi pensieri durante l’ennesimo lavoro nelle foreste attorno a Maribor, la sua
attenzione fu attirata da una enorme sagoma che passò in volo al di sopra delle chiome degli alberi per
sparire oltre i monti: un drago, come quelli che aveva visto nei libri e che aveva sentito nelle storie di
Varadorn, un drago come quello che aveva ucciso il suo mentore. Questi pensieri riaccesero in lui delle
emozioni che non aveva sentito ormai da tempo e si rese conto, che in più di 50 anni che aveva vissuto nel
piano materiale non aveva mai visto un drago fino ad oggi, e non solo: in realtà non si era mai allontanato
da Maripor e dai boschi che la dividevano da Baldur’s Gate, ma il mondo era molto più grande della lingua
di terra tra le 2 città e lui non ne aveva visto che uno spiraglio.
Questi pensieri gli aprirono gli occhi e gli ridettero uno scopo, quella sera la prima cosa che fece tornato a
Maribor fu donare la maggior parte dei suoi averi in beneficienza e si diresse in un nuovo viaggio attraverso
il mondo per riscoprire quella natura e le sue meraviglie che tanto lo avevano affascinato da spingerlo a
lasciare lo Shadowfell tanti anni prima.

Passarono circa 10 anni di pellegrinaggi in giro per il mondo quando alla taverna il Puledro Ingrifato nel
villaggio di Brega udì una conversazione interessante che avrebbe svoltato, di nuovo, la sua vita.
Un insolito gruppo di avventurieri composto da 12 nani, un Halfling e quello che sembrava un anziano mago
stava chiedendo all’oste se questo conoscesse una guida che gli potesse portare al monte Fafnir dove
dimorava il malvagio drago Smog “l’Ingordo”. Nel sentire il nome di quello stesso drago che aveva ucciso il
suo mentore Boleo si fece avanti, offrendosi come guida attraverso i boschi per l’eterogeneo gruppo di
avventurieri.
A quanto pare il potente mago Sedobren e il suo improbabile amico l’halfling Bilboa, si erano offerti di
aiutare il principe nano Nanog di Borabor e quelli che sembravano essere tutti i suoi insolitamente
numerosi parenti: Balog, Belin, Nando, Gigio, Sonnolo, Pisolo, Brontolo, Cucciolo, Mammolo e altri a
recuperare un inestimabile manufatto che il malvagio drago Smog aveva rubato alla sua corte. Nonostante
l’insistenza di Boleo si rifiutarono di rivelare la natura di tale manufatto chiedendo che il Ranger si limitasse
a condurli attraverso la foresta di Smiglufon verso il monte Fafnir. Boleo accettò, spinto dalla speranza di
vedere la creatura che aveva ucciso il suo mentore e forse ottenere vendetta.

Il viaggio prosegui senza intoppi grazie all’abilità di Boleo di scovare improbabili sentieri sicuri tra la
boscaglia e infine giunsero al monte Fafnir, dimora del malvagio drago Smog.

L’improbabile gruppo entrò quindi nelle profondità della montagna, dove infine, giunti nella parte più
interna, si staglio di fronte ai loro occhi quello che sembrava letteralmente un mare di oro e ricchezze e
infondo alla camera a circa 500 metri di distanza su quelle che sembravano le rovine di un antico tempio
c’era lui: il malvagio drago Smog. Il fatto che in quel momento stesse dormendo non servì a placare la paura
che incuteva nello Shadar-Kai: quel drago aveva ucciso il suo mentore, che Boleo pensava essere uno dei
più potenti guerrieri Shadar-kai e adesso vedendolo in tutta la sua terribile stazza si rendeva conto che ne
era perfettamente in grado. Boleo si rese conto di non avere speranze di ottenere la sua vendetta da solo,
ma per fortuna con lui c’era una numerosissima famiglia di nani guerrieri, un bardo halfling e un potente
mago.
L’improbabile gruppo inizio quindi ad avanzare lentamente, cercando di non svegliare il drago, alla ricerca
della reliquia di cui Sedobren affermava sentire il potere provenire proprio dal giaciglio del drago.

Durante la lenta e silenziosa avanzata quando mancavano appena un centinaio di metri al Drago, Boleo
sentì come un sussurro provenire dal mezzo del mare d’oro che si stagliava alla sua sinistra, non riuscì a
comprenderne le parole, ma qualcosa gli diceva che stava chiamando lui. Nessun altro sembrava aver udito
niente, stava quindi per considerare di esserselo immaginato quando sentì un secondo sussurro chiamarlo,
ma nuovamente nessun altro dava segno di aver udito qualcosa.

Concentrando la sua vista verso la direzione da cui gli sembrava udire i sussurri notò una pietra insolita nel
mezzo al mare di oro e gemme a una decina di metri di distanza, pensò fosse strano averla notata, perché
benchè si trattasse di un’insolita pietra ovoidale finemente intarsiata, apparentemente non era troppo
dissimile alla miriade di pietre preziose che la circondava eppure qualcosa la rendeva unica facendola
risaltare agli occhi di Boleo. Facendo attenzione a non farsi notare andò li e la raccolse. Percepì una strana
sensazione al contatto con la pietra, quasi come se quella pietra non fosse affatto una pietra ma fosse in
qualche modo viva e nella sua mente si fece strada la strana consapevolezza che quella pietra fosse in
qualche modo destinata a lui, ma poté esaminarla solo per pochi secondi prima che la pietra ovoidale
svanisse nel nulla nella sua mano. Per un attimo inizio a credere di essersi immaginato tutto, di essere forse
finito sotto una qualche sorta di incantesimo, ma non ebbe neanche tempo di rimuginare perché in quel
momento un tremore scosse l’intera enorme volta della montagna e l’enorme massa rossa del drago si
mosse, mostrando delle pupille verticali intarsiate in dei grandi occhi gialli puntati sull’improbabile gruppo
di avventurieri. Era tempo di lottare per la propria vita.

Boleo aveva appena posato la mano sul suo arco quando improvvisamente si rese conto di non riuscire a
stringere la presa, era come paralizzato, ma non era la paura ad averlo paralizzato, sembrava più una forza
esterna di natura arcana, ma di nuovo il ritmo degli eventi fu più rapido di quello dei suoi pensieri:

“Oh, potente Smog, noi umili avventurieri siamo qui per proporti uno scambio: questo sacrificio e in cambio
del Necronomicon.”

Era Sedobren che stava parlando, indicando uno stupito Boleo che stava maledicendo la sua ingenuità.

“Cosa ti fa pensare di poter proporre uno scambio al potente Smog, stupido umano, Smog non scambia,
Smog prende quello che vuole!” Era il drago a parlare, le sue parole risuonarono come un ruggito, Boleo
rimase stupito di constatare che i draghi parlassero la lingua comune.

Al che Sedobren rispose “Potente Smog, frena la tua brama, ti domandiamo misericordia: il sacrificio che ti
portiamo è insolito la sua carne non è originaria di questo piano d’esistenza e il suo spirito è ancora legato
al regno delle ombre, sono sicuro che tu non abbia mai assaggiato una tale prelibatezza in tutta la tua lunga
vita, eppure in cambio ti chiediamo solo un misero libro finito per sbaglio tra le spoglie della tua vittoria.
Cos’è un misero libro per un potente drago come Smog?”

Peccato solo che Sedobren avesse fatto male i calcoli e Smog avesse già assaggiato carne di Shadar-Kai
come Boleo ben sapeva.

Una risata riecheggiò lungo l’immensa volta rocciosa “Hahaha, ingenuo umano, il potente Smog ha divorato
cose che voi umani non potete neanche immaginare: ho divorato intere navi a largo dei bastioni di Arcadia,
le mie fiamme hanno balenato nel buio vicino alle porte dell’Abisso. E tutte le vite che ho divorato sono
andate perdute nel tempo, come lacrime nella pioggia. È tempo di morire!”

Al che i nani non senza stupore impugnarono le armi e il potente mago Sedobren inizio ad evocare una
barriera protettiva, il loro piano era fallito, avevano sottovalutato la malvagità del drago, qualunque cosa
sperassero di ottenere non l’avrebbero ottenuta se non dopo una dura battaglia, al che Boleo pensò bene
di sfruttare l’opportunità offerta da una grande distrazione come la morte stessa che sta per vomitarti
addosso un oceano di fiamme e sfruttando i poteri derivati dal suo lignaggio legato allo shadowfell si
teletrasportò via svanendo in un’istante per ritrovarsi al riparo dietro ad un edificio in rovina.
Senza aspettare neanche di osservare l’evolversi dell’epica battaglia che si stava tenendo ad appena un
centinaio di metri da lui, decise di non rischiare e di sfruttare l’occasione per fuggire, indeciso se sperare
nella vittoria del drago che aveva ucciso il suo mentore, o nella vittoria del gruppo che aveva tentato di
sacrificarlo a quello stesso drago come merce di scambio.
Sperando che si annientassero a vicenda decise di volersi lasciare questa vicenda alle spalle, per il
momento, dopotutto lui da solo non poteva fare niente, non aveva il potere per ottenere vendetta su
chiunque fosse uscito vittorioso dallo scontro. Quindi rimandò ogni subdolo piano per vendicarsi al giorno
in cui ne avrebbe avuto il potere. Cose una manciata di polvere da terra e la lasciò cadere facendola
trasportare dalla brezza notturna, sarebbe stato il vento a scegliere la sua prossima meta: Nord, a quanto
pare.

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