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Macchiette, lazzi,
colmi e parodie

A cura di Giovanni Antonucci

TASCABILI ECONOMICI NEWTON


Tascabili Economici Newton
100 pagine 1000 lire
128
In copertina: Caricatura di Pettolini in Gastone in un disegno cli Onorato
Prima edizione: gennaio 1994
Tascabili Economici Newton
Divisione della Newton Compton editori s.r.l.
© 1994 Newton Compton editori s.r.l.
Roma, Casella postale 6214

ISBN 88-7983-362-6

Stampato su cana Tambulky della Cartiera di Anjala


distribuita dalla Fcnnocana s.r.l, Milano
Copertina stampata su cartoncino Fine Art Board dcli, Cartiera cli Aanckoski
Ettore Petrolini

Macchiette, lazzi, colmi


e parodie
A cura di Giovanni Antonucci

Tascabili Economici Newton


Introduzione

Il mito di Ettore Petrolini non era mai tramontato, ma in


questi ultimi venti anni circa è stato rinverdito da una serie di
fatti: il continuo passaggi.o sui teleschermi dei suoi unici film
rimasti, le varie riproposte dei suoi testi di maggi.ore respiro da
parte di un interprete del talento di Mario Scaccia, le imita-
zioni di comici popolari come Nino Manfredi e come, soprat-
tutto, Luigi Proietti che deve moltissimo del suo successo alle
influenze e alle suggestioni petroliniane. Ma questo mito è ri-
masto per lo più legato all'attore Petrolini, un fenomeno come
sarà più tardi Totò, uno di quei comici che segnano un 'intera
epoca. Nessuno può negare l'importanza di questo Petrolini
che ha dominato le scene italiane e mondiali, che ha coinvolto
gli spettatori più diversi, da quelli colti e raffinati a quelli meno
esigenti, che ha rivoluzionato il varietà. Ma è un e"ore tra-
scurare o mettere in secondo piano l'autore Petrolini, l'autore
di quelle macchiette, parodie, barzellette, «colmi», stornelli,
lazzi, ecc. nei quali si è identificato per molti anni il comico
i"esistibile. La verità è che in lui l'autore e l'interprete si fusero
in una sintesi irripetibile e che non ha altri equivalenti nel
teatro italiano di questo secolo se non in Eduardo De Filippo.
Petrolini è un creatore tanto sul te"eno dell'invenzione inter-
pretativa che su quello dell'originalità drammaturgica. In
questo senso non può essere accostato a nessuno dei comici
della sua e delle generazioni successive, neppure al grandis-
simo Totò che fu una maschera ineguagliabile, capace di pas-
sare dalla farsa più sfrenata all'assurdo più stralunato, senza,
peraltro, giungere mai a quella originalità espressiva che è il
segno proprio dell'autore.
Oggi, a quasi sessant'anni dalla sua morte, è finalmente
possibile inserire Petrolini, come chi scrive ha già fatto alcuni
8 GIOVANNI ANTONUCCI

anni. fa 1, fra i rinnovatori della drammaturgia italiana del No-


vecento, accanto ai fu.turisti, ai «grotteschi», a Rosso di San
Secondo, a Bontempelli, ad Achille Campanile, senza, natu-
ralmente, trascurare il più grande di tutti, Luigi. Pirandello, che
tanto apprezzava Petrolini da concedergli di rielaborare e in-
terpretare Lumie di Sicilia. D'altra parte, che Petrolini fosse
una personalità da non confondere minimamente con i comici
della sua generazione, Nicola Maldacea, Primo Cuttica, Lu-
ciano Molinari, se ne accorsero un critico del prestigi.o e del
livello di Pietro Pancrazi e particolannente i fu.turisti, Marinetti
primo fra tutti, che non a caso lo proclamarono «futurista»,
nonostante Petrolini li avesse preceduti in tante illuminanti in-
tuizioni. Lo stesso successo sui palcoscenici di Parigi, di
Londra, di Berlino, di Vienna è una confenna che la persona-
lità di Petrolini aveva un 'origi.nalità tale da essere percepita da
pubblici stranieri che del teatro italiano sapevano poco o
nulla.
La confenna definitiva ce la danno, tuttavia, le macchiette,
le parodie, le barzellette, che abbiamo scelto e raccolto per of-
frire ai lettori che già le conoscono e ai moltissimi che le igno-
rano un 'immagi.ne il più possibile precisa e articolata della co-
micità petroliniana. Una comicità che non ha bisogno di es-
sere sostenuta dall'arte mirabile dell'interprete e che ha una
modernità sorprendente. Si tratta - occorre dire - del reper-
torio del primo Petrolini, anche se non manca qualche testo
successivo come La canzone delle cose morte: un repertorio
che egli stesso volle pubblicare in Ti à piaciato? nel 1915,
l'anno che segnò il suo passaggio dal varietà alla rivista. È,
quindi, una sorta di bilancio e insieme di testimonianza di
un'attività che, nell'arco di una decina d'anni e poco più, l'a-
veva portato dai baracconi ai teatri di varietà più prestigiosi,
italiani e stranieri. L'origi.nalità dei testi raccolti in Ti à pia-
ciato? consisteva in una sintesi di comicità «alta» e di battute
salaci d'avanspettacolo, di parodie finissime, anche se graffian-
ti, di un costume e di un'intera cultura (da ... ma l'amor mio
non muore! a Serenata pedestre, da La Traviata a Cyrano)
1
Cfr. G. Antonucci, Storia del teatro italiano del Novecento, n ed., Roma,
Studium, 1988, pp. 96-103 (Cap. x - Ettore Petrolini drammaturgo). La prima edi-
zione è del 1986.
INTRODUZIONE 9

e di macchiette di folgorante modernità nel loro gusto dell'as-


surdo e del nonsense (I salamin~ Fortunello), di creazione
di un personaggio vero e proprio (Il turco) e di barzellette,
sciarade, indovinelli, stornelli, «colmi», maltusiani e così via,
che erano-questi ultimi- l'armamentario di ogni comico, ma
che Petrolini riuscì a rinnovare profondamente. Questa di Pe-
trolini era una comicità di segno nuovo anche quando batteva
strade vecchie, una comicità in grado di passare dal doppio
senso osceno e dalla battuta tagliente al paradosso e all'as-
surdo più i"esistibile, un assurdo che lo poneva a soli tren-
t'anni, accanto al filone più fecondo della cultura fu.turista e
accanto a poeti della qualità di Co"ado Govoni e di Aldo
Palazzeschi. Il Petrolini più creativo, quello stralunato e
«idiota», secondo la fortunata formula di Pietro Pancrazi, si
allontana da tutto il filone del varietà del tempo. I salamini e
Fortunello, ma anche gran parte delle barzellette, dei «colmi>>,
dei giochi di parole, delle parodie appartengono, in singolare
anticipo sui fu.turisti, dadaisti e su"ealisti, a un'arte d'avan-
guardia che faceva tabula rasa di tutta la cultura precedente.
Petrolini non ha nulla a che fare con i giochi di parole mecca-
nici e con il facile «macchiettismo» dei suoi colleghi del va-
rietà. Il processo della sua invenzione di attore-autore è l'op-
posto di quello di Nicola Maldacea, per qualche tempo rite-
nuto il suo maestro e il suo modello, ma anche di altri comici
come Primo Cuttica, i cui nonsense appartenevano alla tradi-
zione più logora del varietà. Petrolini prende una strada che
non è né quella del comico satirico, con ambizioni sociali, pro-
pria di Maldacea, né quella, ancora più attardata, degli stor-
piamenti e degli scioglilingua, la più deteriore e più infeconda
anche nei comici migliori. La sua strada è quella che, par-
tendo dalla realtà del costume e delle convenzioni sociali, con-
duce alla rarefazione e all'astrazione del comico puro, del co-
mico che tende all'idiozia (I salamini) come immagine di una
realtà «Seria» che, invece, è tutta intrisa di idiozia. Nella stessa
direzione, essa giunge in Fortunello a una sorta di marionet-
tismo meccanico nei gesti e nelle battute che non a caso entu-
siasmò Marinetti. Ma, a dir la verità, gran parte delle mac-
chiette e delle parodie di Petrolini, anche quelle che sembrano
più legate a una realtà ben individuabile, puntano a una comi-
cità sun-eale e assurda. È il caso, ad esempio, di Paggio Fer-
10 GIOVANNI ANTONUCCI

nando, dove lo spunto satirico della Partita a scacchi di Giu-


seppe Giacosa, fortunatissimo dramma storico-sentimentale in
versi, si trasforma in un travolgente crescendo di invenzi,one
linguistica («Poteva anch 'esser peggio I e invece sono un
paggio I che nacqui sotto un poggio I che, stava sotto un
faggio»), che è del tutto autonomo dal testo. E il caso di Am-
leto, con lo scoppiettare del nonsense («Il gallo canta. Il
padre mio ha fatto l 1uovo») e con una filastrocca tutta petroli-
niana: «Giuoco a scopone I il mio compagn.o spariglia i sette. I
Compro le scarpe I mi vanno strette. I Se qualche volta in festa
io ballo I la mia compagna mi pesta un callo. I Monto in vet-
tura I muore il cavallo. I Vado a Messina I viene il te"emoto. I
Se compro un sigaro I ci trovo un pelo. I Ma si può essere più
disgraziati di Amleto?». E che dire, poi, di Maria Stuarda, in
cui il «tragi.cismo morboso» (folgorante definizione dello stesso
Petrolini) di un 'intera cultura viene sottoposto a un co"osivo e
insieme gustosissimo processo di dissacrazione: «Vengo da
l'ombra fu.nesta I di là dove impera la morte; I il Diavolo ha
dato una festa I di ballo per tutta la Corte, I fra il cotillon e la
quadriglia, I son riuscita a fuggire: oh! com 'è dolce venire nella
Fiat di famiglia!... »? Ma Petrolini è ancora più spregi.udicato
nella parodia del famoso film interpretato da Lyda Borelli,
Ma l'amor mio non muore, sulla quale Marinetti e Corra
scrissero 2 con grande acutezza: «Ma l'amor mio non muore!
è un capolavoro: una vera e propria sinfonia caotica e alogi.ca
nella quale entrano come elementi espressivi un ritmo di
marcia funebre, molte pose lydaborelliane, dei disperati scoppi
di pianto realisticamente resi, un paio di scarpe lunghe set-
tanta centimetri munite di ripostiglio in cima con dentro un
fazzoletto e spugn.a grondante di lagrime e un piumino di ci-
pria, il racconto sconclusionato di un amore infranto alternato
con considerazioni filosofiche cretine, pento altri pezzi di realtà
e rumori boccali indefinibilmente». E singolare, a questo ri-
guardo, come la critica più recente abbia trascurato il ruolo
che hanno gli oggetti in Petrolini: un ruolo essenziale, che li fa
vivere in una dimensione inquietante e misteriosa, come av-
verrà nel dadaismo e nel surrealismo. L'oggetto, insomma,
non solo come simbolo del personaggio, ma anche, e soprat-
2
Cfr. L'Italia [ulurista, a. 11, 20, 1- luslio 1917.
INTRODUZIONE 11

tutto, come entità a sé stante, dotata di libertà e di autonomia.


I salamin~ il barattolo capovolto in testa di Fortunello, il
guanto «a penzolone» di Gastone sono immagini di un gusto
figurativo modernissimo e, in più di un caso, anticipatore di
esperienze culturali ed estetiche successive. Né si può ignorare,
infine, la straordinaria Serenata pedestre che certamente ha
ispirato una delle più originali «sintesi» di Marinetti: Le basi.
Qui Petrolini ha dawero dato «Una pedata decisiva a tutte le
mani svenate, svenevoli e cretine di Verlaine, Mallarmé, D'An-
nunzio ecc.» 3 •
In definitiva, le «macchiette» e le parodie di Petrolini ci ri-
flettono l'immagine di un attore-autore con un mondo espres-
sivo per nulla occasionale, come talvolta poteva apparire dai
suoi celebri «slittamenti» che molti confondevano con I'«im-
prowisazione», dove l'estro e l'invenzione si coniugano con un
gusto e perfino con un rigore letterario stupefacente in un
uomo senza studi alle spalle e senza una vera cultura. Petrolini
usò le armi infallibili (nelle sue mani) del ridicolo per man-
dare in frantumi pregiudizi antich~ idee superate, miti fondati
sulla pigrizia mentale, idoli che sembravano incrollabili L'an-
tico romano, Il distratto, Giggi er bullo, I salamini, Paggio
Fernando, Amleto, Maria Stuarda, La Gioconda, Fortu-
nello, Gastone, Ma l'amor mio non muore!, Serenata pede-
stre, La Traviata, Cyrano, La canzone delle cose morte, per
citare i testi più significativi e che si sono scelti per quest'occa-
sione, erano esempi di una satira che nasceva dalla consape-
volezza della follia e dell'idiozia di una società facile preda
delle ideologie più assurde. Dietro la risata di Petrolin~ non
c'era, però, né astio, né sarcasmo crudele e impietoso. Chi l'ha
intuito meglio di tutti è stato, forse non a caso, Ennio Flaiano
quando ha notato 4 che «in fondo a Petrolin~ più che un Pul-
cinella, c'era un Teofrasto o un Thackeray che si sen>iva di
ogni mezzo per illustrare i vizi inutili dei suoi contemporanei
(... ) La satira petroliniana era indulgente e comprensiva, ro-
mana e cattolica, perciò si riscattava». In realtà, dietro certe
3 Ibidem.
4
Cfr. E. Flaiano, «Petrolini e Viviani», Oggi, 31 agosto 1940, ora in Lo spetta-
tore addonnentato, Milano, Rizzoli, 1983, pp. 82-83. Sul giudizio complessivo di
Flaiano su Petrolini, cfr. G. Antonucci, Storia della critica teatrale, Roma,
Studium, 1990, p. 197.
12 GIOVANNI ANTONUCa

battute taglienti, dietro tanti personaggi colti nelle loro miserie,


c'erano un singolare pudore e una sensibilità che giungevano
fino alla pietà per l'uomo e per le sue debolezze.
Il livello e la qualità delle «macchiette» e delle parodie non
devono, peraltro, mettere in secondo piano o addirittura igno-
rare il repertorio più minuto e più occasionale di barzellette,
«colmi», stornelli, maltusiani, «differenze», «cretinerie», «lo sai
o non lo sai?», che era il pane quotidiano di ogni comico di
varietà. Anche in esso, Petrolini conferma le sue doti di osser-
vatore sottile e luci.do delle convenzioni sociali e linguistiche.
Molto prima di Ionesco, ma anche prima di Campanile, Pe-
trolini colse le assurdità di un linguaggio consunto dall'uso e
diventato involontariamente comico anche nelle espressioni
quotidiane. Ecco allora smascheramenti memorabili del lin-
guaggio usato dai giornali come: «-4 Cuneo, un satiro ha vio-
lato una fanciulla, con tale brutalità, che non è stato possibile
ritrovare i miseri avanzi del corpo della disgraziata» oppure
«Domenica scorsa i coniugi Alfani sorbivano tranquillamente
il caffè, sul balcone della loro abitazione, quando, in seguito a
un falso movimento, cadde la conversazione. Alcuni passanti
la raccolsero esanime sul marciapiedi sottostante» o, ancora,
«Un telegramma dell'Agenzia Stefani annunzia che la capitale
dell'Albania è caduta nelle mani del generale rivoluzionario
Kirikikiff. Dato l'enorme peso della città e la violenza della
caduta, le mani del generale sono rimaste mostruosamente
schiacciate». Bastano questi tre esempi (ma saranno i lettori
da soli a scoprire tante memorabili battute) a svelare non solo
la modernità di Petrolini ma anche le fonti e la genesi di tanta
comicità televisiva di oggi che punta sull'assurdo e sulla satira
del linguaggio corrente. Petrolini non solo precede di ottan-
t'anni Alessandro Bergonzoni e Gene Gnocchi, ma è infinita-
mente superiore a loro per originalità d'invenzione e per estro
linguistico 5 •

G1ovANNI ANToNUcCI

5 Rimando il lettore interessato a conoscere tutti gli altri aspetti dell'attività di


Petrolini ai due volumi: E. Petrolini, Teatro, e E. Petrolini, Facezie, autobiografie e
memorie, a cura di G. Antonucci, Roma, Newton Compton, 1993.
Nota biobibliografica

LA VITA

1884. Nasce a Roma il 13 gennaio nella «romanissima» Via Giulia, anzi per la
precisione in un suo vicolo: Vicolo del Grancio o del Granchio. Suo padre
fa il fabbro, mestiere umile ma che gli permette di vivere dignitosamente
insieme alla moglie e ai quattro figli.
1890. Ettore insieme ai famigliari si trasferisce nel Rione Monti, a Via Baccina.
Inizia a frequentare le elementari presso la scuola «Vittorino da Feltre»,
rivelandosi subito un allievo turbolento e poco tagliato per gli studi.
1897. Viene rinchiuso, per aver ferito un compagno di giochi, nel riformatorio di
Bosco Marengo nei pressi di Alessandria. L'esperienza, che prosegue nei
riformatori di Forlì e di Santa Maria Capua Vetere, lo segnerà profonda-
mente, come testimoniano i suoi libri di memorie.
1899. Primi incontri col palcoscenico, in piccolissime parti nella Compagnia di
Gennaro Manzo, specializzata in un repertorio melodrammatico. Poi la-
vora come inserviente e clown nel Circo dei Fratelli Belley.
1901-03. Comincia a costruirsi un piccolo repertorio di «macchiette», deciso
com'è a dedicarsi al varietà. Nascono, fra le altre, Il cervello, Il be/l'Arturo, Il
birichino, Il bello, L'amante dei fiori e soprattutto Giggi er bullo, la più fortu-
nata, che resterà nel suo repertorio.
1903. Debutta al Gambrinus, un baraccone di legno spacciato per tea.tro di va-
rietà che si trova a Piazza dei Cinquecento, con il nome d'arte di Ettore
Loris. Vi incontra Ines Colapietro con la quale forma un duo sulla scena e
nella vita.
1904. Gli nasce il figlio Oreste, mentre continua la sua gavetta sui palcoscenici
minori di tutta Italia e a Roma al Teatro Bellini.
1905. Il salto dai locali d'infimo ordine ai veri e propri teatri di varietà avviene
con successo. D'ora in poi, Petrolini recita al Morisetti di Milano, alle Fo-
lies Bergères di Firenze, all'Eden di Bologna, al Romano di Torino.
1906. Gli nasce il secondo figlio Renato.
1907. Viene scritturato per una lunga tournée in Argentina, Uruguay e Brasile,
dove ottiene un grande successo.
1908. Al Teatro Morisetti di Milano presenta per la prima volta I salamini, de-
stinato a restare uno dei suoi capolavori.
1909. Ritorna nell'America Latina, ma recita anche a Cuba e a Città del Messico.
1910. Mentre si crea un repertorio sempre più folto di titoli e sempre più origi-
nale (fra gli altri, Cyrano, Maria Stuarda, Paggio Fernando), si divide fra i
teatri italiani e l'Etoile di Parigi.
1911. Ha uno scarso successo all'Ippodrome di New York, dove gli viene dato
troppo poco spazio.
1912. È ormai il comico più caro al pubblico romano. Non c'è teatro che non lo
voglia: passa dallo Jovinelli al Salone Margherita e all'Adriano con lo
14 NOTA BIOBIBLIOGRAFICA

stesso, straordinario successo. Come partner ha Maria Campi, l'inventrice


della «mossa». Fra le sue nuove «macchiette», capolavori come Isabella e
Beniamino, Amleto, Stornelli maltusiani, La Gioconda.
1913. Crea un'altra memorabile «macchietta», Ma l'amor mio non muore!, pa-
rodia del famoso film interpretato da Lyda Borelli e debutta, fra una
tournée e l'altra, nel cinema con Petrolini disperato per eccesso di buon cuore:
segno, quest'ultimo, della sua popolarità.
1915. Crea un altro dei suoi capolavori, Fortunello, e forma la sua prima compa-
gnia di rivista che mette in scena al Teatro Cines di Roma Venite a sentire.
Pubblica il volume Ti à piaciato?, che ha un grande successo.
1916. Recita le sintesi futuriste, forse su suggerimento di Luciano Folgone che è
coautore di alcune sue riviste.
1917. Scrive e interpreta Nerone, Amori de notte, Romani de Roma.
1918. Scrive insieme a Francesco Cangiullo Radioscopia. Intanto è stato scoperto
anche dagli intellettuali e dai futuristi. L'articolo di Pietro Pancrazi, «Ab-
baiamenti alla luna», uscito su La Voce due anni prima, ha dato inizio a
una fortuna critica che inorgoglisce Petrolini.
1919. Interpreta il film autobiografico: Mentre il pubblico ride, diretto da Mario
Bonnard.
1921. Lunga tournée in Sudamerica, dove recita, fra l'altro, Grigio, Rosso, Aran-
cione di Corra e Settimelli, a conferma del suo sostegno al futurismo. Rie-
labora una modesta commedia di due autori argentini, Dc Rosa e Di-
scepolo, e ne fa uno dei suoi maggiori successi: Mustafà. Si innamora di
Elma Criner, che poi diventerà sua moglie.
1922. Esce Abbasso Petrolini, in gran parte raccolta delle critiche su di lui, che
suscita una polemica con Silvio D'Amico, autore di un articolo: «Petrolini
esagera».
1923. Il suo distacco definitivo dalla rivista e la sua scelta del teatro di prosa
sono confermati dalla messinscena di Agro di limone, riduzione di Lumie di
Sicilia di Luigi Pirandello, che ha un grande successo al Carcano di Milano
il 20 gennaio.
1924. Scrive e rappresenta con pieno successo le commedie Gastone e Il padi-
glione delle meraviglie.
1925-26. La sua attività nel teatro di prosa è assai intensa: mette in scena decine
di testi di autori minori, ma anche di drammaturghi come Rosso di San
Secondo, Augusto Novelli, Arnaldo Fraccaroli. Scrive e incide La canzone
delle cose morte.
1927. Scrive e rappresenta Benedetto fra le donne.
1928. Rappresenta, fra l'altro, testi di Renato Simoni, Fausto Maria Martini e
Gino Rocca.
1929. In un'attività sempre più frenetica, mette in scena commedie di autori
come Luigi Chiarelli, Salvator Gotta, Alfredo Testoni, Enrico Bassano.
Alla fine dell'anno avverte i primi sintomi della malattia che lo condurrà a
morire immaturamente.
1930. Mentre prosegue trionfalmente la sua carriera teatrale, riesce a trovare il
tempo di interpretare tre film di successo: Nerone, tratto dal suo fortunatis-
simo atto unico, diretto da Alessandro Blasetti; Il medico per forza, dal
testo di Molière, diretto da Carlo Campogalliani; Il cortile, tratto dalla
commedia di Fausto Maria Martini, diretto dallo stesso Campogalliani.
1931. Scrive e interpreta Chicchignola, il suo capolavoro nel teatro «regolare».
Pubblica il volumetto Io e il film sonoro.
1932. Esce Modestia a parte, il suo primo vero libro memorialistico, e Gastone,
nella versione in due atti.
1933. Pubblica Benedello fra le donne. A giugno trionfa a Parigi dove recita fino al
7 luglio in un repertorio che va dalle «macchiette» più significative (Ga-
NOTA BIOBIBLIOGRAFICA 15
stone, Amleto, Fortunello) a testi come Nerone, Amori de notte, Benedetto fra
le donne, Chicchigno/a fino a Il medico per forza di Molière, Mustafà, Agro di
limone da Pirandello, Il coraggio di Augusto Novelli. Il 23 giugno recita Il
medico per forza alla Comédie Française di fronte a tutta la Parigi che
conta, ottenendo la definitiva consacrazione internazionale. Continua con
lo stesso successo la tournée a Londra e successivamente ad Alessandria
d'Egitto e al Cairo.
1934. Esce in volume Chicchigno/a. Nonostante la salute precaria, trionfa sui pal-
coscenici stranieri, da Bengasi a Tripoli e a Tunisi, da Berlino a Nizza.
1935. L'aggravarsi della malattia non gli impedisce di recitare in Svizzera e in
Austria, ma il 3 luglio è costretto a ritirarsi dopo una recita al Quirino di
Roma. Scrive Il metropolitano, commedia in tre atti che non riuscirà a
rappresentare e che ancora oggi è inedita sulle scene.
1936. Esce pochi giorni prima della sua scomparsa Un po' per celia, un po' per non
morir... Il 29 giugno muore nella sua nuova casa romana di Via Maria Ade-
laide.

BIBLIOGRAFIA ESSENZIALE
La bibliografia su Petrolini, contrariamente a ciò che si può credere se si pensa
al suo straordinario successo, è relativamente ridotta e soprattutto, nella maggio-
ranza dei casi, di non eccelsa qualità. È una conferma, questa, della sostanziale
sottovalutazione di Petrolini, considerato più un fenomeno interpretativo che un
originale rinnovatore della scena e della drammaturgia italiane. D'altra parte,
ancora oggi i più significativi contnbuti su di lui restano quelli degli anni Dieci e
Venti, quando egli fu scoperto anche dalla critica. La bibliografia più recente, pur
denotando un nuovo interesse nei suoi confronti, ha continuato a privilegiare
l'interprete a danno del drammaturgo, offrendo ancora oggi un'immagine limita-
tiva della sua attività.
Gli scritti che abbiamo di seguito elencato rappresentano non un arido elenco
di titoli, ma una selezione dei contributi realmente utili a cogliere il fenomeno
Petrolini.
Il più completo contributo sulla scoperta critica di Petrolini è nel suo Abbasso
Petro/ini, Siena, Tip. Coop., 1922, che raccoglie, fra l'altro, gli articoli e i saggi di
Marco Ramperti, Pietro Pancrazi, Massimo Bontempelli, F. T. Marinetti, Bruno
Corra, Luciano Folgore, Emilio Settimelli, Cesare Levi, Mario Dessy, Ugo Ojetti,
Silvio D'Amico, Orio Vergani, Lucio D'Ambra, Arnaldo Frateili.
Per la bibliografia successiva, ecco i titoli che, ad avviso del curatore, meritano
di essere citati:
E. ROMAGNOLI, «Petrolini il grande», in In platea, serie 111, Bologna, Zanichelli,
1924. Si tratta degli articoli usciti per la prima volta su L '.Ambrosiano di Mi-
lano, 27-29 settembre 1924.
E. BERTUETI1, «Petrolini, acteur "novècentist"», in 900, 3cme Cahier de Printemps,
1927.
s. D'AMICO, «Petrolini», in Tramonto del grande attore, Milano, Mondadori, 1929;
seconda ed. Firenze, La Casa Usher, 1985.
A. G. BRAGAGLIA, Il segreto di Tabarrino, Firenze, Vallecchi, 1933.
L. RIDENTI, «Filosofia di Petrolini», in Il Dramma, xn, 239, 1936.
R. SIMONI, Teatro di ieri, Milano, Treves, 1938.
R. DE ANGELIS, Caffè concerto. Memorie di un canzonettista, Milano, S.A.C.S.E.,
1940.
s. D'AMICO, «Maschera di Petrolini», in Rivista Italiana del Teatro, VI, I, 1942.
M. CORSI, Vita di Petrolini, Milano, Mondadori, 1944. Precedentemente era uscita
a puntate su Scenario (1941-1942).
16 NOTA BIOBIBLIOGRAFICA

R. DE ANGEUS, Storia del Café-Chantant, Milano, Il Balcone, 1946.


A. G. BRAGAGLIA, Le maschere romane, Roma, Colombo, 1947.
A. G. BRAGAGLIA, Pulcinella, Roma, Casini, 1953.
v. PANDOLFI, Antologia del grande attore, Bari, Laterza, 1954.
A. G. BRAGAGLIA, Storia del teatro popolare romano, Roma, Colombo, 1958.
A. G. BRAGAGLIA, Petrolini grande attore comico, Roma, Staderini, 1961.
P. BIANCHI, «Il fenomeno Petrolini», in E. PETROUNI, Teatro, Milano, Garzanti,
1961.
M. VERDONE, Spettacolo romano, Roma, Golem, 1970.
M. DELL'ARCO, Café-Chantant di Roma, pref. di R. DA MOSTO, Milano, Martello,
1970.
M. VERDONE, «Petrolini e i futuristi», in La strenna dei Romanisti, Roma, Stade-
rini, 1972.
G. ANTONUCCI, Lo spettacolo futurista in Italia, Roma, Studium, 1974.
G. BERTERO, Petrolini. L'uomo che deride, Milano, Bompiani, 1974 (volume dita-
glio giornalistico e non privo di errori, ma che rivela un giusto entusiasmo per
Petrolini).
G. ANTONUCCI, Cronache del teatro futurista, Roma, Abete, 1975.
G. ANTONUCCI, «L'assassino del chiaro di luna», in Il Dramma, 10, 1975.
F. ANGELINI, Il teatro del Novecento: da Pirandello a Fo, Roma-Bari, Laterza, 1976.
A. CALÒ, «Introduzione» a E. PETROLINI, Teatro-Memorie, a cura di A. CALÒ, 2
voli., Venezia, Edizioni del Ruzante, 1977.
AA.VV., Café-Chantant, a cura di M. T. CONTINI, M. VANNUCCI, P. PAGANINI, Firenze,
Bonechi, 1977.
s. DE MATTEIS, «Ettore Petrolini», in AA.VV., Enciclopedia del Teatro del Novecento,
a cura di A. ATTISANI, Milano, Feltrinelli, 1980.
AA.VV., Follie del Varietà, a cura di s. DE MATTEIS, G. FOFI, M. LOMBARDI, M. SO·
MARÉ, Milano, Feltrinelli, 1980.
G. LISTA, Petrolini e i futuristi, Salerno, Taide, 1981 (volume di nessuna consistenza
critica, ma di qualche interesse sul piano della documentazione).
Catalogo della Mostra Petrolini (Roma-Palazzo Braschi, 12 ottobre-28 novembre
1982), a cura dell'Associazione Culturale Witz, Roma, De Luca, 1982 (utile
soprattutto per la documentazione iconografica).
AA. vv., Petrolini. La maschera e la storia, a cura di F. ANGEUNI, Bari, Laterza, 1984
(raccolta di saggi di livello assai vario, fra i quali meritano una particolare cita-
zione quelli di G. PETROCCHI, «Nerone mancato centurione», e di M. VERDONE,
«Petrolini e il cinema», che condensa e insieme approfondisce alcuni prece-
denti scritti).
G. ANTONUCCI, Storia del teatro italiano del Novecento, Roma, Studium, 1986. La
seconda ed. aggiornata e ampliata è del 1988.
A. CALÒ, Ettore Petrolini, con un intervento di F. ANGELINI, Firenze, La Nuova
Italia, 1989.
G. ANTONUCCI, Storia della critica teatrale, Roma, Studium, 1990 (utile per i giudizi
dei maggiori critici militanti su Petrolini).

G. A.
MACCHIETIE. LAZZI, COLMJ E PARODIE
Prologo

Colmi, lazzi, scherzi, inezie,


stupidaggini, freddure,
cose serie oppur facezie,
cose molli e cose dure;
cose dette o ancor da dire
frasi fatte, frasi sfatte,
desiderio di morire
salamini e caffè e latte.
Parodie, caricature,
canzonette, maltusiani,
prese in gir, corbellature
di cervelli poco sani.
Ed aneddoti e avventure
di teatro e di caffè;
storie chiare e storie scure
(eran due ed or son tre).
Sguardi arditi, appuntamenti
di donnine innamorate:
convulsioni, svenimenti...
(a pagarle risparmiate!)
Baci, smorfie, letterine
quasi sempre profumate:
bianche azzurre verdoline
ma toujours sgrammaticate.
Questo è il libro: bello e brutto,
pazzo, sciocco e intelligente:
non c'è niente e c'è di tutto;
c'è di tutto e non c'è niente ...
20 E1TORE PETROLJNI

Minestrone di schiocchezze:
sale e pepe, pepe e sale,
miele, zucchero, amarezze,
ruzzoloni per le scale...
Fischi, applausi ed altre cose;
terzo premio, grande encomio,
rose e spine, spine e rose,
fa piacere, e manicomio ...
Passatismo, futurismo
d'ogni luogo e d'ogni età;
buonumor, menefreghismo
e parole in libertà...
Chi è l'autore? ... Son trecento
dritti e storti, lunghi e corti,
teste quadre e di talento.
Son trecento e non son morti!...
Questo, quello, tal dei tali,
Tizio, Caio, PETRouNI,
sei poeti dozzinali,
quattro geni e tre cretini. ..
Questo è il libro: così è nato
e così vivrà e morrà ...
Leggi e infin se TI A PIACIATO
puoi anche ridere!...
Macchiette

L'antico romano
Ove sono? Chi è questa plebaglia
che m'osserva? Ma io dove mi trovo?
çie~ che veggio! La vista mi si abbaglia!
E un mondo vecchio oppure è un mondo nuovo?
M'hanno scavato adesso... Ah! per gli Dèi!
Dal Palatino io son resuscitato;
però spiegarmi bene non saprei
se qui ci venni, oppur mi ci han mandato ...
M'hanno tirato su ora con il sarcofago. Ah! se gli avi
miei fossero qui presenti, come rimarrebbero tumefatti!...
Che tempi! Che bell'epoca, quella del grande Ulisse che,
qual guerriero impavido, sempre pugnando visse!... I tempi
che vantarono Omero ed il Nasone ... Più giù cantò Virgilio
e poi cantò Nerone la celebre canzone:
Conoscete la bella Gina?.. .
Dove sono più gli uomini? ... Ov'è più quel Muzio
Scevola che ardito l'Etrusco uccise e il membro suo sì forte
lo mise al fuoco e lo lasciò arrostire, con ghigno duro,
sprezzando la morte? ... Dove sono più i tre Orazi e Curiazi
che si sfidarono a singolar tenzone? ... E Alcibiade, che
segò il ponte Sublicio, meritandosi fama di grande sega-
tore? ... Dove sono più? ... E Menelao! Menelao!... Me-
nelao ... le mani!
E Attilio Regolo ... che per regola tua e mia non l'ab-
biamo mai visto né conosciuto ...
Io mi sono trovato quando Cicerone dettò la famosa epi-
grafe che ancor oggi puoi leggere in tutti i pubblici giardini:
E vietato condurre seco cani sciolti.
22 E'ITORE PETROUNI

Or ditemi, che n'è di quella Troia, quella gran Troia che


ci diede Enea? Oh! davvero fosti bella quanto rea!... Troia!
Troia!. .. Anche oggi ce ne sono tante ... di belle città, ma
nessuna potrebbe rivaleggiare con quelle d'una volta ...
Mi sono recato or ora al Colosseo, all'Anfiteatro Flavio;
ma non vi trovai belva alcuna ... C'era una fiera, sì, ma era
una fiera ... di beneficenza ...
Alle Terme di Pluto m'imbattei in un premier numero di
un basso music-hall che contrattava un bagno al lysoformio,
mentre un ... pagano l'attendeva sotto le navate dello Stabi-
limento, a scopo di rimorchio ...
Io mi sono trovato quando Claudio sposò Lucrezia
Borgia e Galileo Galilei, per vendetta, andò a nozze con
Messalina e Messalina disse: Eppur si muove!. ..
lo vidi lo crudel Nerone incendiare Roma ... E l'incendio
di Roma non ha nulla di comune con certe volgari brucia-
ture dei Patrizi di oggi ...
E mi son trovato quando a Cornelia, la madre dei
Gracchi venne domandato: Dove sono i tuoi gioielli? Quali
sono i tuoi gioielli? ... Ella prese per mano i suoi mocciosi
bimbetti e baciandoli sulle belle testoline, esclamò so-
spirando: I miei gioielli... li ho portati al Monte di Pietà!...

Il distratto
(Bizzarria)

I.

Signori, arrivederci!... Buon giorno... Buona sera!


Domando mille scuse se giungo a tarda sera.
La colpa non è mia: mi accadde un incidente
che non accade mai: che accade assai sovente:
esco di casa verso le quattro... no; le sei...
le sette!... per un fatto... via, per dei fatti miei...
Avevo degli affari! no, un affare solo,
no! due... no! tre... no! quattro... Non lo ricordo a volo
Ma posso assicurarvi in modo incontrastabile
che, essendo affari miei... certo... non vi riguardano!...
Appena sono uscito, voltando a mano destra,
mi sono accorto eh 'ero... seduto alla finestra!...
MACCHIETIE 23

Infatti, in quell'istante, passava un tale che


per troppa somiglianza, l'avea creduto... me!...
Che brutta cosa la distrazione! Ne fa di tutti i colori!
L'altro giorno, per esempio, in via Toledo, mi accorsi di
essere seguito da una gran folla. Oh, esclamai, che vuol dir
ciò! Che m'abbiano fatto, alla mia insaputa, presidente
della repubblica del Portogallo? Mi guardai in una vetrina,
ma non vidi in me nemmeno una lontana allusione né al
porto né al gallo. Senonché mi attendeva la più dolorosa
delle constatazioni! Ero divenuto terribilmente zoppo!
Volli portare uno sguardo di commiserazione alla gamba
infelice, ma quale fu la mia sorpresa? Meravigliatevi... Vi
siete meravigliati? Ebbene, distratto, camminavo da un
pezzo con un piede sul marciapiedi e l'altro sulla via!
Un'altra volta al caffè X, con la complicità di uno spec-
chio, sorpresi mia moglie in compagnia di un uomo! L'in-
fame donna mi tradiva vilmente! - Esitai un istante, ma poi
risoluto pensai: bisogna che il vigliacco seduttore sia provo-
cato! Così feci. Gli tirai uno schiaffo con tanta forza che...
ho tenuto tre giorni il viso gonfio ... Naturalmente, perché,
per la mia solita distrazione, avevo dimenticato che quel-
l'uomo ero io!... Carina questa? Ed è così che la mia
smemoratezza mi fa continuamente cadere in equivoci. Io
sono l'uomo degli equivoci; lo dicono tutti che sono un
uomo ... equivoco. Come dite? Freddina? Fa niente, passi.
Tanto, tutto quaggiù passa. Passa il tempo, passa la vacca ...
passaporto... passarella... passerotto... passepartout... pas-
seggiero ... passementerie ... passa là... Alt! Accidenti alla ·di-
strazione; non l'avrei finita più! Insomma la mia è una ma-
lattia! Immaginate che giovedì, per la rabbia, avrei dato l'a-
nima al diavolo! Mi recavo ad una mattinata per assistere
allo spettacolo degli Ugonotti (cioè: Ugo ... giorni, poiché
era di giorno, non di notte) e correvo all'impazzata. Eb-
bene lo credereste? Mi distrassi a tal punto che in luogo di
muovere prima una gamba poi l'altra, le avanzai tutte e
due insieme e ... mi trovai a terra con gran discapito del mio
se... sedetevi su questa parola. Ritornato a casa dissi: Cer-
chiamo un poco di svago nel fumo. Presa una sigaretta,
accesi il cerino, ma, da quell'imbecille che sono, butto a
24 E'ITORE PETROLINI

terra la sigaretta e metto in bocca il cerino acceso! Riparai


allo sbaglio; ma dopo dieci minuti una nuova sorpresa
m'attendeva. Apro la finestra e, invece di buttar nella via il
mozzicone, lo lascio sulla poltrona e mi butto io giù! Spiri-
toso, eh? Ed a proposito di via e di finestra:

II.

Che splendida veduta c'è alla finestra mia!


un dolce panorama che ispira la poesia.
Peccato che di fronte c'è un muro alto così,
che non lascia veder neppure se è notte o dì!...
Intanto una gran folla, riunitas~ guardava,
col naso in su, nell'aria qualcosa che passava.
Alzando anch'io lo sguardo ho scorto un aereoplano
che, con un voi plané, scendeva piano piano.
La gente aumentava, guardavan tutti su,
ma io l'aereoplano non lo vedevo più.
A un tratto, oh Dio!, mi sento nell'aria trasportato
senza saper che diamine mi fosse capitato.
Guardate che distratto! Passando l'aereoplano,
credendolo un uccello l'avevo preso in mano!...
Fortunatamente mi afferrai ad un parafulmine e così fui
salvo. Ma capirete, mi trovai coperto del più atroce ridi-
colo. Del resto è quanto mi spetta. La mia distrazione mi
espone continuamente a delle orribili figure. Lunedì scorso
fui invitato a pranzo da un ammiraglio amico di mio padre.
Per non lasciare la mia cagnetta sola a casa, pensai di por-
tarla da un amico mio, dal quale sarei andato a riprenderla
al ritorno dall'ammiraglio. Ebbene cosa faccio? Resto io
dall'amico e mando la cagna dall'ammiraglio. Per fortuna
nessuno si accorse dello sbaglio.
Tempo fa, quando ancora si temeva il colera, entro da
uno Charcoutier e gli dico: Ella che ha tutto l'aspetto di un
salame cotto, mi dia un quarto di galantuomo fresco!...
Andato a farmi un ritratto da un celebre pittore, questi
mi domanda: Lo vuole ad olio? Ed io, distratto: Al burro!...
Entrato in un bar, giorni fa, chiesi un bicchier d'acqua e
sciroppo. Il garzone mi domanda: Amarena? - No, risposi,
MACCHIETTE 25

amo Fanny! - Capita la bestialità, mi feci dare l'amarena,


quindi gli restituisco l'acqua ed ... ingoio il bicchiere.
L'ultima m'è capitata stasera. Per giungere presto qui,
chiamo una vettura e, senza badarvi, pongo il cavallo nella
vettura ed io mi metto a tirarla.
Ed a proposito di vettura, ~uesta, poi, mi costò c~ra!
Avevo un appuntamento alle 4 /2 e mancavano 12 minuti.
Mi precipito in una vettura e via a corsa sfrenata. Giunto al
luogo di destinazione, metto fuori l'orologio, guardo il tas-
sametro ed esclamo: «È l'una e venti! Siamo in anticipo»;
indi guardo l'orologio e dò al vetturino L. 4.35!. ..

III.

L'ultima sera in cui v'è stato un temporale,


mi ritirai di fretta, ché mi sentivo male.
Entro nella mia stanza, deposito l'ombrello
nel letto ed io mi pongo, ahimè, nel portaombrello!...
Immaginate un poco come passai la notte: ·
vi giuro che al mattino avevo le ossa rotte!
Intanto, sicurissimo che stessi dentro il letto,
Pensai: «Bisogna alzars~ orma~ perché è tardetto!».
E, visto che l'ombrello non si svegliava ma~
«Eh~ Petrolin~ svegliati», gli diss~ «che cos'hai?... »
Infine mi strappai fin l'ultimo capello
per la disperazi.one, credendomi un ombrello!...
Perciò, come vedete, accade in tal maniera
che... cosa vi dicevo? ah, giusto: Buonasera!

Giggi, er bullo
C'è chi dice ch'io so' un prepotente
perché so' un bullo dar gaiardo e bello
ma nun m'importa, nun me serve gnente,
chi vo' parlà co' me, cacci er cortello.
So' conosciuto a 'gni commissariato,
a Trevi, a Ponte, ar Celio, ar Viminale,
all'Isola ciò fatto er noviziato
e adesso ognuno m'ha da rispettà.
Chi è che nun conosce Giggi er bullo?
26 ETfORE PETROLINI

Eh! N'ha parlato tanto er Messaggero,


dico 'gni sempre er vero, nun dico impunità.
Si nomini Giggetto, pe' l'urione,
la gente ha da tremà.
Ce n'ho mandati tanti all'ospedale,
ma tanti, che nun se sa.
Eppoi nun avete mai letto sur Messaggero, su la Tribuna,
sur Giornale d'Italia e su tutti l'antri giornali de Roma e
dell'altri paesi i ferimenti der solito sconosciuto? Mbè er
solito sconosciuto chi era? Ero io!
So' sempre io er solito ignoto della notte. Io so' ammo-
nito e sorveiato, so' stato dodici o tredici vorte carcerato e
ar manicomio criminale. E mica me vergogno de dillo, pe'
gnente, anzi me n'avanto - è per questo che le regazze me
vonno bbene - perché s'accorgono che ciò un po' de fe-
gato. A me m'hanno da lascià perde, perché io puzzo, e
puzzo forte.
Io divento 'na pecorella solo quanno vedo la mi' regazza,
se chiama Nunziatina la Fardona, e tutte le sere tra er
lusco e brusco, le fronne ar fresco vado sotto le finestre de
casa sua e je canto sta canzona qui che mo ve fo sentì. (Al
maestro di musica:) Attacca Carcido'.
Ciavete li riccetti
fatti a molla
drento c'è er pidocchietto
che ce balla
drento c'è er pidocchietto
che ce balla
la cimice ce faaa
la sentinella.
'Na sera pe' Bettina la Zinnona,
n'affrontai de' rivali, nun se sa quanti.
S'incontrassimo giù pe' Tordinona
io je dissi: aò fateve avanti.
Fateve avanti, che a litigà ce godo,
ve voio fà na panza, uno per uno,
da falla diventà 'no scolabrodo.
Giggetto n'ha paura de nissuno!
MACCHIETI'E 27

Me so' buttato in mezzo, cor cortello,


volevo falli a pezzi tutti quanti
ma quelli lì erano in tanti
a me me toccò abbozzà.
Ciò preso, è vero, quarche cortellata
ma l'ho lassati annà
perché la squadra s'era avvicinata
nun li potetti fà.
'Sti boiaccia, infamoni, carognoni, ammazzarono er
morto! S'approfittarono de me perché ero solo. Erano
in cinquanta, me se buttarono addosso, me ridussero un
San Lazzero che quanno me portarono all'Ospedale, ar
pronto soccorso, ce vollero dieci gnumeretti de fil de ferro
per ricucimme tutto. Ma m'hanno da capità! Er primo che
me vie' davanti je do un carcio in panza da fallo arrivà in
cielo, che si nun passa De Pinedo, co' 'na pagnottella im-
bottita, ha da morì de fame quanto è vero Dio.
Fecero 'no sforzo! E poi in quer momento passava er
delegato, con il quale c'è una specie d'incompatibilità de
carattere perché dice ch'io nun lavoro e frequento cattive
amicizie. Ciò provato a lavorà, m'ero messo in società con
un amico che lavorava. Avevamo aperto una fabbrica di
letti in ferro vuoto. Lui metteva er ferro... io mettevo er
voto... Poi ciavevo un carissimo amico che adesso sta in
galera perché ha ammazzato la moie e poi l'ha fatta a
pezzi. Lei da viva je lo diceva sempre: io te vojo tanto bene,
che per te me farebbe fà a pezzi... Mbè, lui ce l'ha fatta e
l'hanno carcerato. Ma è giustizia questa? 'N'antra vorta
m'hanno carcerato perché, dicono, ho rubbato 'na forma
de formaggio. Davanti ar pizzicarolo c'era un cartello con
sopra scritto: Formaggio da grattare. Io me lo so' grattato ...
L'altro giorno sono andato da Faraglia pe' pijamme una
tazza de caffè, pe' riscallamme la bocca de lo stommaco.
Due lire! Due lire un caffè, detto da un omo come me,
senza aveje fatto niente de male. Gli ho chiesto: come mai
così caro? M'ha risposto: la tassa sul lusso. E stavo vestito
così... Domani ce vojo annà co' 'na foja de fico. Vojo vedé
quanto me fanno pagà. Ma Iddio è giusto. Iddio l'ha ga-
stigati. (Toglie dalla tasca -la tazzina da caffè, il piattino e il
28 EITORE PETROLINI

cucchiaino.) C'era scritto compreso er servizio. (Al maestro


di musica:) Attacca, Giovacchì, che se ne annamo.
Affaccete alla finestra
o grugno sfranto
der bene mio conoschi
er sentimento
der bene mio conoschi
er sentimento
tu pagheme da cena
ch'io t'amo tanto.

I salamini
Del dì nel quale io mi maritai
Con mia moglie non feci questione mai.
Qualche volta la porto anche sul tranvai
Questa mattina i salamini mi comprai.
Ho comprato i salamini e me ne vanto.
~e qualcuno ci patisce che io canto
~ inutile sparlar
E inutile ridir
Sono un bel giovanottin
Sono un augellin ...
Vorrei tornar bimbino
Da tutti carezzato
Di sera e di mattino
Vorrei esser sbuccellato
Allor chi mi vedeva
Di me si innamorava
Al seno mi stringeva
Evviva l'alluminio!
Fiore di virgoletta e di bacillo
Quando ti vedo mi fa male un callo
Ti amo come si ama il coccodrillo.
Fiore di pippa spenta in bocca a un pollo
Sei bella più del grasso nel cappello
Più di una busta senza francobollo.
MACCHIETIE 29
Fiore di viole
Dovevano arrivare trentasei automobili
È arrivato un carrettino a mano
Eh! ti à piaciato? ...
Io sono un poeta estemporaneo improvvisatore
Imbecille io son
Perché?
Perché sì. Insisto sul sì; non faccio del male a nessuno se
dico di sì; quante cose si possono risolvere rispondendo di
sì; e allora, sì.
Ti à piaciato? ...
Mi chiamo Ambrogio
Ho l'orologio
Che segna sempre
Le ventitré
Chi sa perché?
E quando piove
Riparo dove
L'acqua non cade
Sopra di me
Chi sa perché
Forse perché io non sono biondo
Ed ho gli occhioni belli...
E sono tondo tondo
E canto gli stornelli
Ti à piaciato?
Adesso ti dò un problema: ho un'automobile della forza
di centocinquanta cavalli sulla quale possono andare sei
persone e l'automobile può fare quaranta chilometri al-
l'ora. Quanti anni ha l'autista? Lo sai o non lo sai? Ha
trentadue anni. C'è poco da ridere: è un amico mio; me lo
ha detto lui. Ti à piaciato, eh?
Tutto è sbagliato, tutto un mondo da rifare. Ieri un
amico mi ha detto: Andiamo a trovare un tale in casa di
salute. Era morto, era morto di salute. Un altro mi indica
una cancellata; ma come può essere cancellata se c'era. Un
30 ETTORE PETROLINI

tale mi indica per strada un signore e mi dice: lo vedi,


quello è il perito ... Ma come poteva essere perito, se era
vivo. Tutto sbagliato, tutto un mondo da rifare. Un altro mi
dice: ti voglio portare a vedere il cantiere... stavano tutti
zitti ... non cantava nessuno. Ti à piaciato, eh?
Tutto sbagliato, tutto un mondo da rifare ... per esempio,
dicono orologio ... ma orologio quando è d'oro ma quando
è d'argento, argentologio, e quando è di nichel, nichelo-
logio. Tutto sbagliato, tutto un mondo da rifare. Per
esempio, miope, quando sono io miope ma quando è lui,
luipe, e quando sono loro, lorope ... Ti à piaciato, eh? ...
In Italia non c'è patriottismo. Stasera, magari vado in ga-
lera, ma dico tutto; sì, perché tutti i grandi uomini che
hanno speso la metà della vita per l'indipendenza italiana
vengono cacciati via. L'ho visto io, con i miei occhi, scritto:
Via Cavour, Via Garibaldi, Via Mazzini, Via Quintino
Sella, Via Giovanni Lanza. Bisogna scrivere Resta Cavour,
Resta Mazzini, Resta Quintino in Sella. Ti à piaciato, eh?
Più stupidi di così si muore.
Tutto sbagliato, tutto un mondo da rifare. Per esempio
questo cosetta qui che teniamo sulla giacca si chiama bot-
tone, e quello dove ci mettono il vino la chiamano botte.
Questi che abbiamo qui nella pancia li chiamano intestini,
ma intestini quando stanno in testa; quando stanno qui im-
pancini. Tutto sbagliato, tutto un mondo da rifare. Lo sai
che differenza passa tra un soldato e il ferro? Che il sol-
dato monta la guardia e il ferro CHINA e1sLERI. Più stupidi di
così si muore.
Ho comprato i salamini e me ne vanto.
~e qualcuno ci patisce che io canto
~ inutile sparlar
E inutile ridir
Sono un bel giovanottin
Sono un augellin ...

Paggio Fernando
Poteva anch'esser peggio
e invece sono un paggio
che nacqui sotto un poggio
MACCHIETIE 31
che stava sotto un faggio.
Di notte, con un raggio
di sole, era di maggio
da dentro feci il viaggio
di fuori ah! che coraggio!
nel fare il passaggio
mi sporcai tutto il visaggio
e lo dico in linguaggio
di neonato paggio,
saggio è un oltraggio
al messaggio con vantaggio.
Non mi rendete omaggio
del mio modesto saggio?
Ebbene io sono il paggio.
Il paggio Ferdinando, sissignori, il paggio
Ferdinando
della Partita a Scacchi.
Ferdinando, sissignore, perché a quei tempi tutti quelli
che non avevano il o, zacht! glielo tagliavano.
Voi non potete immaginare cosa accadde quel dì. Ma lo
sa il bandito Emani che canta sempre: Sono il bandito Er-
nani, odio me stesso e il dì. Che tipo era Emani! Odiava il
o. Non poteva odiare il PI, il ou, i'ERRE, i'EFFE, il c1 ••• No! Lui
odiava il m.
La prima volta che vidi Jolanda la guardai negli occhi
suoi che sono tanto belli e gli dissi: - Iolanda ci facciamo
una partita a scacchi? - Ma sì, disse lei, facciamoci una
partita a scacchi. Poi sai come è, quando si è lì. Ci siamo
fatti una prima partita, poi ce ne siamo fatti un'altra, poi
ancora. Alla fine io non vedevo che scacchi intorno a me.
O Jolanda, o dolce nome
che significa viola, violetta, violoncello, violino,
antimandola, mandolino, chitarrone.
O Jolanda, o donna amata
o viola violata, o gentil violazione.
Io guardo gli occhi tuoi che sono tanto belli.
Stretta la foglia, larga è la via
dite la vostra, che ho detto la mia.
32 ETIORE PETROLINI

Jolanda, ti ricordi quando ci amavamo di quell'amore


idropolosichinoterapeutico, antigalvanico, fantasmagorico,
corroborante, digestivo, febbrifugo, galvanoplastico.
Era di giugno
e a giugno, tornerò a farti le dolci serenate.
Ah! Quella partita! Era partita e venne subito.
Io fo un passo di cavallo
lei mi mostra la sua torre
io l'alfiere metto in ballo
spingo avanti e soffio il re.
Al mio soffio raffreddato
esce il re con due pedoni.
La regina ha minacciato
di pestar l'alfiere e il re.
Per tirar la torre in ballo
tre pedoni allor le mostro
ma quel ciuco di cavallo
me li schiaccia tutti e tre.
(È il destino del pedone.)

Amleto
Io sono il pallido prence danese,
che parla solo, che veste a nero.
Che si diverte nelle contese,
che per diporto va al cimitero.
Se giuoco a carte fo il solitario
suono ad orecchio tutta la Jone.
Per far qualcosa di ameno e gaio
col babbo morto fo colazione.
Gustavo Modena, Rossi, Salvini
stanchi di amare la bionda Ofelia
forse sul serio o forse per celia
mi han detto vattene, con Petrolini, dei salamini.
Il gallo canta. Il padre mio ha fatto l'uovo. È là, mi si
presenta sotto le spoglie di un fantasma. Ma di ben so fan-
tasma non hai mai preso qualche equivoco in tempo di vita
MACCHIE;TIE 33

tua? Lo so ti fu inoculato il veleno in un orecchio. Ha il


cimiero alzato, grida vendetta, sarai vendicato! sarai vendi-
cato!
Della defunta madre incestuosa,
spesso, fremente, pulso l'avello.
Buongiorno mamma, che fa? Riposa.
Perché la uccisi, prese cappello.
Essere o non essere questo è il problema... e pensare che
metà dell'umanità ha passato la vita a studiare queste pa-
role. Essere o non essere ...
Ed il problema del prima e poi
studiiioooo, silente, con ogni cura.
Dalla natura venimmo noi.
Niente può farsi contro natura.
Si può essere più afflitti, più lagnosi, più melanconici di
Amleto? Poteva essere felice, no! Poteva essere amato, no!
Io non ho mai capito che cosa voleva Amleto. Ma che vo-
leva Amleto?
Giuoco a scopone
il mio compagno spariglia i sette.
Compro le scarpe
mi vanno strette.
Se qualche volta in festa io ballo
la mia compagna mi pesta un callo.
Monto in vettura
muore il cavallo.
Vado a Messina
viene il terremoto.
Se compro un sigaro
ci trovo un pelo.
Ma si può essere più disgraziati di Amleto?
Ofelia è là, gioire, amare, sognare sì sognare perché l'a-
more:
L'amore è facile
34 E1TORE PETROLINI

non è difficile
si ha da succedere
succederà.

Maria Stuarda
Vengo da l'ombra fu.nesta,
di là dove impera la morte;
il Diavolo ha dato una festa
di ballo per tutta la Corte,
fra il cotillon e la quadriglia,
sono riuscita a faggi.re:
oh! com'è dolce venire
nella Fiat di famiglia! ...
Lo Chauffeur era Alessandro Dumas padre e avea con
sé per meccanici i tre moschettieri: che corsa deliziosa,
nella notte! E come conoscono bene la meccanica, anche al
buio, quei ragazzi!. ..
Ah! se ci fosse stata l'automobile, ai tempi miei, la storia
dell'Europa avrebbe una pagina di sangue di meno e la
.,
Scozia non sarebbe oggi celebre soltanto per i vestiti
scozzest. ...
Ma io ero nata sotto una cattiva stella! Me lo dissero
soltanto dopo che ero stata protestata in un café chantant
di quart'ordine ... : quanti, quanti me ne passarono per le
mani, di guai! Poiché ero puritana nell'anima, ma non nel
corpo ... E dagli splendori di una Reggia degli avi miei fui
cacciata in esilio. Chiesi grazia e mi venne accordata: fui
condannata a morte.
Ma lo credereste, da chi? Da una donna che per fatale
combinazione aveva il sangue... come me, viveva sotto il
mio stesso tetto e, come me, digiunava nelle stesse ricor-
renze ... Se ripenso a tutto quello che era passato fra noi
due, nell'età dei sorrisi, degli incanti, quando dormivamo
insieme, come sorelle, nella piccola camera verginale!. ..
All'alba ella mi svegliava con i versi di D'Annunzio,
quelli della Francesca da Rimini:
Svegliati! si è levata la stella Diana
e vannosene via le Gallinelle...
MACCHIETTE 35

Ed io le rispondevo teneramente. E chi se ne... stro-


piccia... chi se ne preoccupa? Lasciami dormir settecen-
t'anni, come Aligi, come il pubblico quando ha sentito la
figlia di Jorio ... Ella acconsentiva ... ; ma non poteva riad-
dormentarsi e, per ammazzare il tempo, s'infilava il ditale e
s'accaniva in un lavoro di ricamo che io le avevo insegnato,
al ritorno dal collegio... Poi ricadeva esausta e all'improv-
viso mi abbracciava, mi baciava e ... mi bagnava di lagrime...
Ci amavamo con tutta la poesia dell'amore sororinale e
il reciproco affetto ci aveva estenuate tanto, che dovemmo
poi fare la cura delle pillole Pink.
Ma un bel giorno ella volle sbarazzarsi di me, rubandomi
la corona, il trono, lo scettro e relativi accessori e, per
giunta, un ufficiale di cavalleria che m'ero fatto per
amante.
Che far doveva la desolata e fiera Maria Stuarda in si-
mile frangente? O mandarla a morire d'accidenti od occu-
parsi come cameriera!... Mi sarei adattata anche a questo;
ma ella non volle e, dopo un'anticamera di cinque o sei
mesi di galera, volle che salissi il patibolo.
Ricordo ancora che in quell'ora fatale non volli vicino a
me nessuno, nessuno ... neppure il carnefice! Ma quegli fu
così gentile che non potei rifiutargli l'estremo favore: m'in-
ginocchiai a lui ed egli, impugnata la scure che aveva fatto
accuratamente disinfettare, mi disse queste parole, che mi
restarono impresse nella mente, anche quando vidi la mia
testa ruzzolare nel paniere... Si avvicinò e...
Lui mi disse: buonasera!
Piano piano s'accostò,
con tal grazia e tal maniera
che il mio corpo sussultò.
La giacchetta, il camicino
poi mi volle ben tagliar.
Ora siete in poter mio;
non potete più scappar.
Maria Stuarda,
giunto è per te il momento!
fa, se non l'hai fatto, testamento,
perché se no non lo fai più...
36 ETTORE PETROUNI

E se tu vuoi
eh 'io ti spedisca in fretta,
tira tira tira la veletta,
tira tira tira ancora un po'...

La Gioconda (Monna Lisa)


Io sono Monna Lisa del Giocondo,
fiore di grazia, fior di leggiadria;
cominciato a viaggiare tutto il mondo
quando non c'era ancor la ferrovia,
adesso viaggio in treno e a quanto pare
m'hanno dato il biglietto circolare.
Ho una storia che ai secoli risale
così come risale il mio sorriso,
che molti chiamar vogliono immortale,
e così si sorride in Paradiso.
Sorrido, sì, ma dopo tanti guai,
ho una natura triste, triste assai!...
Mi chiamano Gioconda in ogni sito
non perch'io pigli, come viene, il mondo,
ma per il nome ch'ebbe mio marito.
(Se invece d'esser moglie del Giocondo
fossi stata la moglie del Correggio,
poteva capitarmi molto peggio!)
Il gran Leonardo, appena m'ebbe vista
mormorò: che bel pezzo di figliuola!
E, detto fatto, da sublime artista,
senza neppure dirmi una parola,
mi mise in posizione e nel più bello
m'offersi tutta quanta al suo pennello.
Pur rimanendo con le mani in mano
un Re mi volle dietro pagamento:
ed io dovetti andare dal sovrano
(per poche lire!) al primo appuntamento.
Però mi consolai: ché belle o brutte,
in fatto di pagar, lo fanno tutte.
Fu lui, Francesco 1, che un bel giorno
MACCHIETI'E 37

perse in battaglia e a Carlo vincitore


disse: «Va bene! Non m'importa un corno
Tutto è perduto, sì, fuor che l'onore!».
Invece a me, per via del necessario,
successe tale e quale ... ma al contrario!...
Né mi dolsi davver soverchiamente
per ciò che riguardava il perso onore.
In ogni etade ed anche in ogni ambiente
è una cosa che accade alle signore,
fanciulle, vedovelle e maritate
che vanno in giro troppo ... pitturate.
Fu così che Peruggia un brutto giorno
mi portò via di Francia e mi nascose:
e per timor che gli mettessi un corno,
mi ripugna ridir dove mi pose!
E un giorno crebbe tanto il suo sospetto
che mi nascose fino sotto il letto!
E bene fu! Ché, fin dal tempo antico,
donzella onesta e femmina da conio,
perché il destino abbian giocondo e amico
e sia fecondo il loro matrimonio,
al letto debbon star, per compir l'opra,
non com'io stetti già, sotto, ma sopra.
E ripresi a girar per l'universo
di qua, di là, per ogni_ lido o sponda;
nessuno disse mai: - E tempo perso
quello che perdo insieme alla Gioconda.
L'ultima volta, e il cuore mi sospira,
in tanti mi pagarono una lira!
Una lira, capisci! Quanto spende
uno che si ritiri in un cantone
... capisci? ... a far ... Eppoi quel che m'offende
è che han dato il mio nome all'invenzione
d'un'acqua purgativa minerale
che scioglie il corpo più sentimentale!
Rotta, ora dunque, a tutte !'avventure
dopo l'affare della lira, a Roma,
38 E'ITORE PETROUNI

per non fare più qui brutte figure,


vi dico addio! Riprendendo la mia soma
e con le bianche man sopra la pancia
ritorno, sempre lagrimando, in Francia!
Per puro caso m'hanno ritrovata;
eppure chi potrebbe far la lista
di tutta quella gente premiata
ch'io non conobbi mai, neppur di vista? ...
Dice bene il Peruggia: «È disonesto
questo modo d'agire, a parer mio:
fanno commendatore quello e questo,
mentre si sa che il ladro sono io!...».

Fortunello
RACCONTO IDIOTA:
Sono un tipo: estetico,
asmatico, sintetico,
linfatico, cosmetico.
Amo la Bibbia, la Libia, la fibia
delle scarpine
delle donnine
carine cretine.
Sono disinvolto.
Raccolto
Assolto «per inesistenza di reato».
Ho una spiccata passione per: il Polo Nord. La cera ver-
gine. Il Nabuccodonosor. Il burro lodigiano. La fanciulla
del West. La carta moschicida. La cavalleria pesante. I
lacci delle scarpe. L'areonatica col culinaria. Il giuoco del
lotto. L'acetilene e l'osso buco.
Sono: Omerico
Isterico
Generico
Chimerico
Clisterico.
Ma tutto quel che sono,
MACCHIETIE 39

non ve lo posso dire,


a dirlo non son buono,
mi proverò a cantar.
Sono un uom grazioso e bello
sono Fortunello.
Sono un uomo ardito e sano
sono un aeroplano.
Sono un uomo assai terribile
sono un dirigibile.
Sono un uomo che vado in culmine
sono un parafulmine.
Sono un uom dal fiero aspetto
sono Maometto.
Sono un uomo senza nei
sono il 606.
Sono un uomo eccezionale
sono un figlio naturale.
Sono un uom della riserva
sono il figlio della serva.
Sono un uomo senza boria
so' il caffè con la cicoria.
Sono un uomo ginegetico
sono un colpo apopletico.
Sono un uomo assai palese
sono un esquimese.
Sono un uomo che poco vale
sono neutrale.
Sono un uomo senza coda
sono una pagoda.
Sono un uom condiscendente
sono un accidente.
Sono un uomo della lega
di chi se ne stropiccia.
Sono un uomo che pesa un gramma
sono un radiotelegramma.
Sono un uomo di Stanbul
sono un parasul.
Sono un uom dei più cretini
sono Petrolini.
Sono un uom che fo' di tutto
40 ETTORE PETROLINJ

sono un farabutto.
Ma tutto quel che sono,
non ve lo posso dire,
a dirlo non son buono,
mi proverò a cantar.
Ma poiché non sono niente
sono un respingente.
Se avessi assai pretese
sarei un inglese.
Se fossi un Ministro
sarei un cattivo acquisto.
Se avessi il naso camuso
sarei come Caruso.
Se vivessi ognor sperando
morirei cantando.
Se fossi una signora
lo vorrei ancora.
Se avessi riga in letto
sarei Rigoletto.
Se avessi i guanti grigi
sarei di Parigi.
Se andassi retrocarico
sarei austroungarico.
Se avessi una palandra
sarei come Salandra.
Se fossi meno buffo
sarei Titta Ruffo.
Se avessi uno stuzzicadenti
mi pulirei i denti.
Se fossi il Padreterno
guadagnerei un terno.
Se in testa avessi un elmo
mi chiamerei Guglielmo.
Se fossi una sciantosa
farei veder la cosa.
Se avessi un po' di pane
mi mangerei il salame.
E se ne avete a basta
io ve lo metto all'asta.
E quando sarà duro
MACCHIETIE 41

sarà come un tamburo.


E quando sarò secco
me ne andrò a Lecco.
E quando sarò prete
avrò entrate segrete.
E come le pacchiane
avrò le sottane.
E come tutte le spose
avrò le mie cose.
Se mio nonno avesse la cosa
sarebbe mia nonna.
Se mia nonna avesse il coso
sarebbe mio nonno.
Ma tutto quel che sono
non ve lo posso dire
a dirlo non son buono
mi proverò a cantar.
Se ogni giorno mi purgo
sono Pietroburgo.
Se mi purgo di rado
sono Pietrogrado.
Se fossi una cocotte
passeggerei la notte.
Per non avere impiccio
gli brucio il pagliericcio.
Non faccio mai una stecca
sono una bistecca.
Io sono molto astuto
sono uno sternuto.
Se prendo tutti in giro
sono un capogiro.
Se mi fa bene il moto
sono il terremoto.
Se vado nella fogna
sono una carogna.
E se non mi capite
sono una polmonite.
Se fossi più simpatico
sarei meno antipatico.
Se fossi più antipatico
42 E'ITORE PETROLINI

sarei meno simpatico.


E se non ve l'ho detto
io sono il sopradetto.
E se non ve l'ho scritto
io sono il sottoscritto.
Ne fo' d'ogni colore
sono un commendatore.
Io sono molto stitico
sono un uomo politico.
Mi piace il socialismo
sono un enteroclisma.
Sono un uomo melanconico
sono un amaro tonico.
Se fossi una ciociara
la venderei più cara.
E gira e fai la rota
di come sono idiota.
Ma tutto quel che sono
non ve lo posso dire
a dirlo non son buono
mi proverò a cantar.

Gastone
Gastone, artista cinematografico, fotogenico al cento per
cento, numero di centro per «varieté» «danseur» «diseur»,
frequentatore dei «Bal-tabarins», conquistatore di donne a
getto continuo, uomo incredibilmente stanco di tutto,
uomo che emana fascino, uomo rovinato dalla guerra.
Gastone, sei del cinema il padrone
Gastone
Gastone.
Gastone, ho le donne a profusione
e ne faccio collezione
Gastone
Gastone.
Sono sempre ricercato
per le filme più bislacche
perché son ben calzato
MACCHIETI'E 43
perché porto bene il tracche
con la riga al pantalone...
Gastone
Gastone.
Tante mi ripetono: sei elegante!
Bello, non ho niente nel cervello!
Raro, io mi faccio pagar caro
specialmente alla pensione
Gastone
Gastone
Questa camminata l'ho inventata io. (Attraversa il pro-
scenio con un passo di danza che accompagna il «refrain»
della canzone. Mostra il gu.anto attaccato all'gltro, che è cal-
zato.) Anche questa è una cosuccia mia. E una cosuccia
senza p~etensioni, ma è mia. Non l'ho fatta neanche regi-
strare. E di pubblico ,dominio. Altri, avrebbe precisato:
«Made in Gastone ... ». E una mia trovata e me la scimmiot-
tano tutti i comiciattoli del varietà. I miei guanti bianco
latte elegantissimi: guardateli! Però il guanto bianco latte è
pericoloso ... Una volta, sorbendo una tazza di latte, distrat-
tamente mi sono bevuto un guanto ... Quante invenzioni ho
fatto io! Discendo da una schiatta di inventori, di creatori,
di deformatori... quanta genialità nella mia famiglia! La
cava del genio. Mio padre, per esempio, ha inventato la
macchina per tagliare il burro. Cosa semplicissima: un pez-
zettino di legno alle cui estremità è attaccato un sottilis-
simo fil di ferro formante un arco. Naturalmente, per
questa invenzione, il mio genitore fu plagiato: soppresso il
pezzo di legno, col solo filo - e nemmeno di ferro - han
costruito lo strumento per tagliare la polenta... Poi è ve-
nuto un certo Marconi che ha abolito pure il filo. Mia
madre? Anche lei una grande inventrice: anzitutto ha in-
ventato me. Poi aveva il senso dell'economia sviluppato
fino alla genialità: figuratevi, io mi chiamo Gastone. Eb-
bene, lei mi chiamava semplicemente Tone ... per rispar-
miare il gas ... Infatti il mio diminutivo è Tone... tutti mi
chiamano Tone ... quante donne si contenterebbero di man-
giare pan ... e tone!... Al cinema tutti dicono mò vie' Tone!
Eh! a me, m'ha rovinato la guerra, se non c'era la guerra a
44 ETIORE PETROLINI

quest'ora stavo a Londra. Dovevo andare a Londra a musi-


care l'orario delle ferrovie.
Perché io sono molto ricercato ... ricercato nel parlare,
ricercato nel vestire, ricercato dalla questura ... A me mi ha
rovinato la guerra, se non c'era la guerra a quest'ora stavo
a Londra. Io sono molto ricercato, anche perché porto
bene il frac. lo sono nato col frac. Gli altri quando portano
il frac sembrano incartati. lo quando sono nato, mia madre
mica mi ha messo le fasce, macché ... mi ha messo un frac-
chettino ... camminavo per casa sembravo una cornacchia.
E adesso vi darò un saggio del mio ingegno: se l'ipotiposi
del sentimento personale, prostergando i prolegomeni
della mia subcoscienza, fosse capace di reintegrare il pro-
prio subiettivismo alla genesi delle concomitanze, allora io
rappresenterei l'autofrasi della sintomatica contemporanea
che non sarebbe altro che la trasmificazione esopoloma-
niaca ... Che ve ne pare? Che bel talento. Ma io non ci
tengo né ci tesi mai.
Gastone
sei davvero un bell'Adone!
Gastone
Gastone ...
Gastone
con un guanto a pendolone
vado sempre a pecorone _
Gastone - Gastone.
Ogni cuore si accende ed arde
perché ci ho gli occhioni belli
le basette a la Bonnard
ed i gesti alla Borelli
misterioso come Ghione
Gastone - Gastone.
Bice
solo lei mi fa felice
Gemma
ama solo la mia flemma
Tina
lei per me la cocaina
se la prende a colazione
MACCHIETIE 45

pensando
a Gastone.

Il turco
(Entra, annunzia: Il turco! Guarda chi c'è, e scappa imme-
diatamente, poi si riaffaccia.)
Se nessuno di voi spara qualche colpo, se mi assicurate
che non avete un cannone in tasca, se non tenete nascosto
un dirigibile con un paio di bombe, se non fate sternuti e
non avete mangiato legumi, io esco ... dalle trincee! In ogni
modo mi raccomando, là, ad Allah, figlio d'Aa-lllah e di
Allallarallallarallà! Ma ometto di raccomandarmi a Mao-
metto, gran profeta, figlio di Feta, autore della profetosità
mussulmana, col muso nelle mani, anzi nelle otto mani per
farci scappare con otto piedi! Il nostro programma è
eroico: coraggio e ... scappiamo! Perché se no succede che
le prendiamo o ce le danno! Appena sentiamo le marce
degli italiani ci mettiamo in marcia anche noi, e che
marcia! Siamo tutti marciti! Ah! se noi avessimo gli aereo-
plani... per scappare più presto! Non abbiamo neanche un
uccello, perché al rumore delle fucilate se ne sono volati
anche loro. Del resto un nostro proverbio dice: sòffiati il
naso con le dita e non ci pensare più! Ovvero: chi va piano
le piglia più presto; tra i due litiganti non mettere il dito;
tra moglie e marito il terzo gode; chi pratica con la donna
impara a zoppicare; la lingua batte ove il terzo gode, ecc.
ecc... Una mattina mi presentai al comando in capo e dissi:
Voglio pascià! Mi risposero: -bey! - Ma che bey! io voglio
pascià! - Nossignore, qui c'è il bey, perché il pascià fa cola-
zione, sta al pesce; dopo il pesce il pascià esce dall'uscio e
se ne va a prendere un restringente, perché ogni volta che
vede passare una mosca, la scambia per un aeroplano ita-
liano e si chiude nel suo gabinetto particolare. - E dove lo
va a prendere: dico io - Nel Gebel e qualche volta nel Ga-
rian! dice lui. - Salam! dico io! - Salem! dice lui. - Salum!
Perché noi turchi invece di darci il buon giorno, ci diamo il
salam; io fo il salamelecco a lui, lui salamelecca a me, e ci
salamelecchiamo come vuole il Corano, che è il libro del
46 ETfORE PETROLINI

core e del... resto tutti lo sanno! A Stambul si va col Co-


rano in mano. Non sapete Stambul?
Stambul è un paesul
fatto di sei tuku~
per trastu/ dei fanciul,
si trovano gli Abdul,
ci si va su d'un mul,
e si entra nel tukul!
Lì va il Valì, se il Valì va là c'è Alì detto Alé; Alì Alé al
Valì che va là dice: Allons, per Allah! e Alì Alé il col Valì
là, volti ad Allah, che v'è lì volò, velì voloò ... l'uccellin volò
volò e sul naso si posò. Conoscete il mantello del Profeta?
No? Possibile? E dove vi pulite ... l'anima? Perché innanzi
al mantello del profeta tutti pregano per pulirsi l'anima, la
quale, poi esce dalla bocca e va in Paradiso, tranne l'anima
degli impiccati: quella esce dal coso ... dalla sublime porta,
nelle vicinanze dei Dardanelli, dove c'è il contatto col gran
Divano, su cui c'è il Sultano mussulmano ottomano col co-
rano stambulano e altre cose in ano, perché noi ne fac-
ciamo un grand'uso, mostrando appunto al nemico la
faccia delle nostre spalle, come ci ordinano Fethy Bey, o
bey Fethi che dir si voglia, Ariza bey e Bai Pascià, detto il
pascià delle balle, perché se a noi turchi ci levate le balle,
che ci restano? Ci restano i fez in testa, giacché per fortuna
la Turchia è piena di fez: turchi, turchini, turchesi, turcotti,
tutta una fezzeria! Ma sapete il guaio grosso qual è?
Vanno terminando le munizioni, proiettili, bombe e palle;
anzi i guardiani dell'harem non ne hanno più da un pezzo!
Il Como d'Oro s'è piantato sul divano, e se ci sediamo, c'è
pericolo che la penetrazione poco pacifica dell'Italia
smorzi l'ultimo Bosforo rimastoci. Le odalische non odali-
scono più, la mezzaluna ha la luna per una mezza testa, i
marinai della nostra squadra non vanno a bordo, ma a...
Bordeaux, a bere il bordeaux. E l'Italia
Bombarda, rimbomba di bombe;
son trombe, son tombe, son [rombe;
strapiomba rombando e bombando,
ripiomba ritomba e rinfromba,
MACCHIETrE 47
col rombo del piombo che piomba
strabomban lombarde bombun!...
Bum! bum!... Corpo d'Allah, il nemico! Alla guerra!
Marcia vittoriosa dei turchi! (Si ode la marcia fu.nebre. Il
turco giunge a un certo punto con andatura marziale, poi d'un
colpo fa dietro front e scappa.)
Parodie

... ma l'amor mio non muore!


Tutto muore quaggiù! Muore l'insetto,
muore il cane, il cavallo ed il cammello;
muore il rospo, la pecora e il capretto,
muore il pesce, il mammifero, e l'uccello.
Muore la pianta, la radice e il fiore ...
... ma l'amor mio, ma l'amor mio non muore!
Era di maggio e c'erano le rose
quando la vidi per la prima volta.
Le dissi: T'amo! e lei non mi rispose.
Allor le sussurrai: Fermati e ascolta.
Sono quasi le sette e il giorno muore ...
... ma l'amor mio, ma l'amor mio non muore!
Sarà lungo il tuo amore, veramente?
- lei mi chiedea, fra un bacio e una carezza -
Ed io le rispondeva dolcemente:
Vedrai tu stessa, cara, che lunghezza!...
Si spegne il sole e il mar cambia colore ...
... ma l'amor mio, ma l'amor mio non muore!
Ma appena la sposai, quell'angiolella
divenne tosto un viscido serpente!
La docile e gentile pecorella
mise le coma, inaspettatamente...
Poi le mise anche a me, senza pudore ...
... ma l'amor mio, ma l'amor mio non muore!
Dicon che ci sia stato qualche cosa
fra lei ed un dei miei migliori amici:
ma la sfacciata giura senza posa
PARODIE 49
che non c'è stata neanche la camicia!
Ah! mi farà morir di crepacuore ...
... ma l'amor mio, ma l'amor mio non muore!
Non mi fa che dispetti e sgarberie,
mi nasconde le scarpe ed i calzoni,
per cui se voglio far le cose mie
le devo fare senza pantaloni!
Mi tratta peggio assai d'un servitore ...
... ma l'amor mio, ma l'amor mio non muore!
Mi bastona, mi fa patir la fame,
non ho neppure il pane a volontà!
Se le chiedo una pera, quell'infame
me l'avvicina e poi non me la dà!
Mi devo accontentare dell'odore ...
... ma l'amor mio, ma l'amor mio non muore!
Un amico m'ha dato un canarino;
ma lei non può soffrir neppure quello!
Per cui sono sicur che un bel mattino
mi sveglierò, purtroppo, senza uccello!
Ne proverò un terribile dolore ...
... ma l'amor mio, ma l'amor mio non muore!

Serenata pedestre
(Poema sentimentale)
I.

Amo il tuo volto simile a una rosa,


le fresche labbra, gli occhi tuoi turchini
le chiome d'or... ma sopra ogni altra cosa
amo i tuoi piedi, i tuoi piedi divini...
Piedi che sembrano finti e sono veri,
piedi che sono bianchi e sembran neri!
Per i tuoi piedi d'amor mi consumo,
per i tuoi piedi mi sento morir;
il loro arcano, sublime profumo
m'inebria l'anima, mi fa svenir!...
50 ETTORE PETROUNI

li.

Mi piaci, quando a spasso te ne vai


mollemente sdraiata in un landeau,
o se montar ti vedo in un tramway,
provo una gioia che ridir non so;
ma maggiormente il core tu mi molci
quando cammini coi tuoi piedi dolci!...
Per i tuoi ecc.

III.

Mentre tutte le piante della terra,


piante da frutti oppur piante da fiori,
piante di bosco, di giardino, di serra
spandono in primavera i loro odori,
quelle dei piedi tuoi son profumate
oltre che in primavera... anche d'estate ...
Per i tuoi ecc...

Violetta, deh! pensateci...


(La Traviata)
Violetta, deh! pensateci, sono l'innamorata
d'Alfredo oppur di Armando! Son detta la Traviata!
Sono - e non sembrerebbe - assai tubercolosa,
dannata a morir tisica, in musica od in prosa.
- Ahimè! la tisi non le accorda che poche ore -
dice quell'imbecille perfetto di dottore,
e il direttor d'orchestra, rapido, dà il segnale
e a suon di comi deggio sentirmi molto male;
e sputar molto sangue e tirar le cuoia,
faccende che col tempo mi son venute a noia!
Gran Dio, morir sì giovane
io che ho peccato tanto;
e di peccare intrepida
ancor mi sento e quanto!
Signori miei, scusatemi
se qui non agonizzo;
PARODIE 51
se la mia vita ha un guizzo ...
(al pubblico con intenzione:)
noi guizzeremo insiem?
Ma non mettiamo il carro, signori, avanti a' buoi,
quello che prima accade preceder deve il poi.
Or io comincerò da' primi giorni grigi
trascorsi sull'infame lastrico di Parigi;
nell'età della bella e soave innocenza,
quando le altre fanciulle hanno l'adolescenza
felice, ebbi una madre ... tutti abbiamo una madre
al mondo, non è vero? ... e tutti abbiamo un padre...
e io di padri, sebbene la cosa non appaia
verosimile, ne ebbi, mi han detto, a centinaia!
Quando le altre fanciulle pregano per la fede,
io battevo soletta e triste il marciapiede:
un bel giorno, anzi un brutto giorno, fui arrestata,
e in questo si vedeva la futura ... Traviata.
Fu così che mia madre - con grande commozione -
a ricercarmi andò persino alla sezione,
e disse al poliziotto «fate quel che volete
ma la mia minorenne ... » (al pubblico:) adesso sentirete.
Pura siccome un angelo
lddio mi diè una figlia,
che manteneva intrepida
tutta la sua famiglia.
Per via degli Incurabili
due guardie travestite
fin qui la trascinarono ...
me la restituite?
Sapete che rispose allora, il delegato?
E"are humanum est... mi son, forse, sbagliato!
Dite alla giovane, sì bella e pura,
che fu un equivoco della questura;
i galantuomini spesso arrestiamo,
e i ladri rapidi fuggono ancor.
Fu così, miei signori, che un bel giorno incontrai
52 ETfORE PETROLINI

Alfredo del mio cuore ... Eravamo in tramwai...


io mi sentii un colpo sul... petto... ci fissammo
le luci nelle luci belle... quindi ci alzammo
come balzati in piedi dal medesimo scatto
di molla, ed a braccetto mi prese con dolce atto ...
- Volete, signorina? - lo finsi la sdegnata...
risposi: ricordate ch'io sono la Traviata ...
- Ecco - interruppe lui -. Ed io: Mi avete presa
voi, per una qualsiasi Mignon? ... Ciò dissi, accesa
e di sdegno e d'amore ... , ed il mio dolce Alfredo
entrò nella mia ... vita! Ah! che ancor lo vedo
penetrar lentamente ... di tutto arcicontento ...
Oh! mio soave amore! di dirmi, ancor, ti sento... :
Un dì felice eterea
ti scorsi sul tramvai;
dissi: e per me tu fai;
facciamo questo affar?
Tu sei elegantissima,
quest' è la mia fortuna,
perch'io non ho nessuna
voglia di lavorare.
Proprio così, signori: la verità non mente;
Alfredo in vita sua, non ha mai fatto niente.
Ma è ombroso, inflessibile in materia d'onore,
e la vita gioconda ama del gran signore.
Così... va ripetendo che egli ha sempre pagata,
pur quando c'è qualcuno che sente, la Traviata;
e in una festa - ancora lo ricordo - di corsa
buttò a' miei piedi (oh! quale strazio!) la borsa!
Credeste tutti, è vero, che ei mi pagasse? Ebbene
non appena il sipario calò sopra le scene,
Alfredo mio raccolse il danaro gettato ...
ed io stessa, signori, glie lo avevo prestato!
Poi venne in ballo il padre, quel vecchio rimbambito,
che mi cantava sempre, e lo so ... a menadito ...
l'aria della Provenza, del mar ... del suol... noiosa
soprattutto per una triste tubercolosa
PARODIE 53

come me! Per levarmelo d'intorno (perdonate


ma non è mia la colpa, lo giuro!) questa estate
volli fargli vedere che il suo Alfredo non era
tanto infelice, quanto diceva. Ed una sera
lo feci penetrare dentro in casa mia
e toccare con mano ... Ah! Vergine Maria,
quello che accadde dopo, a raccontar rinunzio;
la cosa è troppo brutta - ci vorrebbe D'Annunzio!
Basta, so che parecchi giorni dopo, mi giunse
per la posta una lettera - questa che il cor mi punse ...
(Legge la lettera:)
Sta ben, Violetta. Alfredo
è un mentitor codardo,
ed io non più lo credo
mio figlio, ma un bastardo!
Di lui non vi curate,
ma di me, con amore.
Curatevi, mertate
un avvenir migliore.
Mertate! Sì! Ma Alfredo la masticava male,
pure, se in masticare ei non abbia l'uguale!
Eppur vedete, ancora io sono innamorata
di lui: lo vuole Verdi, anche se mi ha ammazzata
Dio sa mai quante volte e non posso scordare
che egli fu nella mia vita il primo ad entrare ...
e che, sia pur facendo una speculazione,
spesse volte mi ha fatta ... un'alta posizione.
Di tutte le Traviate io sono la maggiore
e a chi lo debbo? al mio eterno e grande amore!
(Finge di scorgere Alfredo tra le quinte e canta con sentimento:)
Ah! lo scorgo, lo vedo, non mi dite di no ...
Alfredo è là, fra un attimo breve lo sentirò!
Alfredo, Alfredo - sei ritornato
Ed io dimentico - tutto il passato...
quello che ancora - non hai pagato
Alfredo, Alfredo - ti pagherò.
(Si allontana, co"endo a braccia aperte.)
54 E'ITORE PETROLINI

Cyrano
(Parodia)
( Cyrano entra impugnando la spada nella quale sono infilati
alcuni feltri.)
Caccia grossa stanotte poté fare Cyrano:
la spada mia dal fodero mai non è uscita invano,
domani sentirete che diranno i giornali:
(imitando gli strilloni:)
Le nuove, strabilianti gesta sensazionali
del Sir di Bergerac, lo spadaccino invitto,
che, come dice er bullo «qui drento ci ha del fritto».
Volete che vi narri come andò l'avventura?
promettete di non morire di paura
ed io ve lo racconto ... Stanotte, dopo l'una,
sotto la protezione di un bel chiaro di luna
io montavo di guardia sull'uscio di Rossana
che come ben sapete ora fa la ... gran vita
nel cuore di Parigi ... Andiamo pure avanti.
Mentre per ogni tasca io ricercavo i guanti
poiché la Dea non m'apre se mi presento senza,
e ribellarsi a lei sarebbe un'imprudenza,
sento aprir la finestra che guarda sulla strada,
odo un sibilo lieve ... Impugno la mia spada
e scendo il marciapiede: il volto mi nascondo
e col fischio del merlo al sibilo rispondo ...
La sua voce discende, la riconosco a volo,
(con enfasi:) ha dolcezze ignote di un canto d'usignolo.
M'avvicino tremando ... Ahimè! qual delusione:
un brivido mi corre per tutto il peperone.
Rossana mi tradiva e quel suo dolce accento
mi dava in man la prova certa del tradimento.
Mi son frenato e quanqo la perfida m'ha detto,
sbagliandomi per l'altro: E un'ora che t'aspetto
Cocò, perché non sali? non aver soggezione,
a quest'ora Cyrano è a giuocare a scopone
e di nulla sospetta... ; le ho risposto tra i denti
alterando la voce: non faccio complimenti,
PARODIE 55

verrò tra poco: aspetta ancora due minuti,


(iroso:) devo vedere un tale per fargli dei saluti
da parte di Rostand ...
- E allora - ha aggiunto lei -
io rimango al balcone, tu resta dove sei,
e come nel Cyrano che recitava Maggi
offrimi del tuo amore i più fioriti saggi ...
Dimmi che cosa è il bacio.
- Se tu non vuoi che questo,
Figurati...
- E incomincia ...
- Non aver furia, è presto
Stanotte per variare ti dirò, dolce amica,
la sublime bellezza del bacio nell'antica,
eterna, celestiale poesia dell'amore ...
- Oh Dio! Cocò mi fai coprire di rossore!
- Non può la mia parola metterti in imbarazzo,
io so che tu non hai paura di un ragazzo
timido ed impacciato, poiché son come quello
che per la prima volta s'arrischia ad un duello,
che l'arma ha maneggiato e s'è arrotato l'ugne
contro nemici finti od in ... piccole pugne.
Ma poi che cos'è un bacio? un giuramento fatto
un poco più d'appresso e che mette a contatto
le labbra della donna ai baffi del garzone;
il bacio si può dare in ogni posizione:
è una confessione che sigillar si vuole,
un punto in un discorso fatto senza parole,
è l'incanto di un'ora, l'ebbrezza di un minuto
allor che il bacio ... sdrucciola, e non occorre aiuto.
Mentre stavo per dirle d'altro, con una scusa,
m'interruppe l'arrivo di una vettura chiusa.
Tre cavalieri scesero, della Legion d'onore,
Cocò, il suo segretario ed anche il servitore.
Senza dar loro il tempo di dire una parola,
li fermai su due piedi con la spada alla gola.
E mentre il vetturino per fare anche più presto
partiva a gran carriera senza dar loro il resto,
a furia di nasate li costrinsi a scappare
56 ETIORE PETROLINI

lasciando in terra i feltri che io feci raccattare.

Rossana era svenuta... però il suo svenimento


fu di breve durata e in fondo io fui contento
di perdonarla. E infatti la mia sposa diletta
m'accolse giubilante dentro la sua stanzetta,
benché nel tafferuglio avessi perso i guanti,
lei volle ad ogni costo farsi svelar gli incanti
di quell'altra cosa
foderata in rosa
e guarnita in ner
molto bella in ver...
(Va via comicamente cantando.)

La canzone delle cose morte


Signore e signori, so che molti supercritici dopo essersi
divertiti a sentirmi, vanno dicendo:
«Sì, ma in fondo dice un mondo di stupidaggini».
Ebbene, signori, ora basta. Vi dirò delle cose profonde
filosofiche, scientifiche, dense di pensiero, di dottrina e di
cultura.
Bello è d'intorno il rapido cadere
delle morte energie, che non han fine.
Bello è nel cuore il lento soggiacere
delle passioni, mentre imbianca il crine.
E qualcosa s'en va, senza che mai
faccia ritorno al vivere fatale.
Volgiti indietro, e la miseria udrai,
la miseria che piange, in sulle scale.
Tanto gentile e tant'onesta pare
la donna mia, mentr'ella altrui saluta,
che al vederla così bene vestuta,
quindici lire le si posson dare.
Va per i celi denzi un nembo scuro
ed è l'anima mia che le va dietro.
O dolcezza di un tempo meno duro.
O durezza di più di mezzo metro.
Su per le calli, torturando i calli,
PARODIE 57

le valli, gli avalli e le convalli


rammento te, mazza di S. Giuseppe,
quando Letricia mia, quando vedrai
Pape Satan, Pape Satan Aleppe.
Volgiti indietro, la miseria udrai, ,
la miseria che piange sulle scale. (E commovente
eh?)
\lotto è questo mio cuore.
E rotto e frale,
è rotto, è rotto; è rotto, è rotto, è rotto
ed io me ne strapongo sopra e sotto.
A stracci, a pezzi, a morsi, a cenci, a ciocchi.
A minuzzoli, a pugni, a mani, a sacchi.
A falde, a spoglie, a spolverini, a ciocche,
a spicchi, a foglie, a picchi, a pocchie, a pacchie,
a quadri, a cubi, a tondi, a perle, a fiori.
Le donne, i cavalier, l'armi e gli amori.
Nel mezzo del cammin di nostra vita
arma la poppa e salpa verso il mondo
là dove chiederai: è lei, è lei quel tal signore
che sedeva accanto a me sul tranvai?
E quest'amore, per cui piangete o donne
e lacrimate forte
che il Re di Creta
è condannato a morte.
Presso la culla
in dolce atto d'amore.
A l'ombra dei cipressi
e dentro l'ume.
Se mi scappa, chi mai l'afferrerà?
Amor che null'amato, amar perdona
se tu le mani ormai ti sei lavate
ti consegno il mio cuor dentro una biscia
floscia, s'inguscia, nella grascia, ambascia,
all'uscio dell'angoscia cresce ed esce,
ripasce e poscia pasce e pesce piglia
quella biscia che in cuor freddo bisciò.
Tutto di verde mi voglio vestire.
Tore è partuto e sola ti ha lasciato.
58 ElTORE PETROUNI

Quando Rosina scende giù dal monte.


A marechiaro ci sta una finestra
dove ognuno ci fa una fermatina, e se ne va
e se ne va per la via vagabonda
allegra o moribonda, mesta o cogitabonda
o bionda, o bella bionda
sei come l'onda.
Barzellette, «Colmi», Lazzi, «Differenze»,
Stornelli, ecc.

Barzellette
Un cieco da tutti e due gli occhi e un cieco da un occhio
solo debbono traversare un fiume. Prendono una barca e il
cieco si mette ai remi, mentre il guercio siede dietro per
guidare l'altro.
A un certo momento un remo sfugge di mano al cieco e
panf! va a colpire il compagno nell'unico occhio buono.
«Ah!...», fa quello, «ci siamo!»
L'altro sentendo dire ci siamo fa per scendere, cade in
acqua e affoga.
Due persone giocano agli indovinelli.
«Mi sai dire cos'è quella cosa verde che sta sul piano-
forte e fa cri-cri?»
L'altro pensa e ripensa e finalmente risponde:
«Non lo so, dillo tu».
«È l'aringa.»
«Ma l'aringa non è verde!»
«E tu la tingi.»
«Non sta mica sul pianoforte!»
«E tu ce la metti.»
«E poi l'aringa non fa cri-cri.»
«Bravo! E se non dicevo questo era troppo facile indovi-
nare!»
Un piccolo cantastorie è entrato nel cortile di un casone
popolare della periferia e ha attaccato imperterrito una in-
terminabile «lagna».
Dopo mezz'ora circa, da una finestra del quinto piano
cadono nel cortile due soldi. Il ragazzo smette di cantare
per vedere se gli gettano qualche altra moneta...
60 ETrORE PETROLINI"

Nulla!
Allora il cantastorie si decide a raccogliere il pezzo da
due soldi e se lo mette in tasca, mormorando: «Due soldi!
Tutto qui! Per una casa di cinque piani, due soldi! Vale
proprio la pena di essere orfani!».
In un grande negozio di vasche da bagno a Londra il
proprietario ha avuto l'idea di fare una mostra che richia-
masse l'attenzione dei passanti. In una vetrina piazza una
vasca, la riempie d'acqua, poi scrittura una bellissima si-
gnorina perché resti nel bagno alcune ore al giorno. La
folla infatti si assiepa ad osservare quella bella figliola im-
mersa nell'acqua fino alle spalle. Di fronte alla vetrina si
ferma un anziano e austero signore con barba, osserva la
scena, poi, a un tratto, intona a gran voce l'inno nazionale
«God save the King», tra lo stupore dei presenti.
«Ma perché cantate l'inno inglese?», gli domanda qual-
cuno.
«Oh! bella, perché la ragazza si alza in piedi!»
In un negozio di articoli per regalo, due eleganti signore
osservano parecchi oggetti, incerte sulla scelta del dono
che debbono acquistare per l'onomastico di una loro
amica.
Il negoziante si affanna a mostrare gli oggetti più di-
sparati, e le due signore non riescono a decidersi.
A un tratto una di esse ha un'idea:
«Ma, senti! Perché non le comperiamo un libro? ... ».
Ma l'altra risponde:
«Ci avevo pensato anch'io; ma poi ho riflettuto; ce n'ha
già uno!».
Un signore entra in un ristorante, siede e ordina:
«Una porzione di piselli».
Di lì a poco il cameriere porta i piselli.
«No, scusi, mi sono sbagliato», fa il signore. «Volevo una
porzione di spinaci!»
Il cameriere porta indietro i piselli e ritorna con gli
spinaci. Allora il signore afferra il piatto e se lo rovescia
sulla testa.
BARZELLETfE, cCOLMb, LAZZI, •DIFFERENZE», STORNELLI 61

«Ma signore, che cosa fa? ... Si è buttato gli spinaci sulla
testa!?»
«Uh!... credevo che fossero piselli...»
«E perché, i piselli lei se li mette in testa?»
«lo no: ci ho messo gli spinaci!»
Sulla sponda dell'Aniene;-prima di Ponte Nomentano,
un ometto sta pescando tranquillamente con la lenza.
A un tratto vede un tale che, deliberatamente, si butta
nel fiume.
L'ometto lascia la lenza, si leva la giacca, si getta a nuoto
e salva quello che stava per annegare. Poi si rimette tan-
quillamente a pescare.
Ma quell'altro, dopo un po', ripete l'insano tentativo.
Il pescatore si rituffa e lo salva una seconda volta, rimet-
tendosi poi a pescare come se nulla fosse.
L'altro, sempre più deciso, aspetta qualche momento,
poi giù: un altro tuffo.
Nuovo salvataggio del pescatore.
L'uomo, disgustato, si allontana di qualche metro, tira
fuori una corda dalla tasca, la fissa a un albero, fa un nodo
scorsoio e ci passa dentro la testa, guardando sospettosa-
mente il pescatore.
Questo non si muove.
Allora l'uomo, incuriosito, sfila la testa dal nodo e va
vicino al pescatore.
«Dimmi un po', brutto impiccione! Mi getto tre volte a
fiume e tu rischi tre volte la vita per salvarmi: ora vedi che
mi sto impiccando e mi lasci fare?»
Il pescatore, senza voltarsi, risponde:
«Ah! Ti impiccavi? Io, invece, credevo solamente che tu
ti mettevi ad asciugare. E poi, sai: io faccio soltanto il pe-
scatore».
Due popolane che non si vedono da parecchio tempo si
incontrano a Piazza S. Pietro. L'una domanda all'altra:
«E il pupetto vostro come va?».
«Benone! So' ormai più di tre mesi che cammina.»
«Accidenti! A quest'ora deve essere arrivato già a To-
rino.»
62 E'ITORE PETROUNI

Romoletto è andato a caccia, ma è un tiratore poco abile


e, quindi, un cacciatore sfortunato.
Gli capita di sparare più volte su una bellissima lepre,
ma, al solito, la sbaglia. Un amico gli osserva:
«L'hai mancata, così vicina?».
«Non è colpa mia. Correva a zig-zag ... E ogni volta che
io tiravo nel zig lei era nel zag ... »
Un cacciatore, prima di rientrare a casa col carniere
vuoto, passa dal mercato e compera una lepre magnifica,
ma un po' frollata.
Quando, tutto orgoglioso, la presenta alla moglie, questa
l'annusa un po' e poi dice:
«Hai fatto a tempo ad ammazzarla oggi: se l'ammazzavi
domani non era più buona!».
Romoletto fa il soldato in artiglieria ed è prossimo a
congedarsi. Siccome è fidanzato, parla con la fidanzata e fa
progetti per quando sarà congedato.
«Che hai intenzione di fare?»
«Ma, in commercio non mi ci metto, perché non sono
pratico, e poi si rischia.»
«Impiegato di banca?»
«Non conosco la contabilità.»
«Imparati un mestiere ... »
«Non mi va di faticare.»
«Allora», gli dice la fidanzata in collera, «sai che devi
fare? Tu sei artigliere?»
«Mbé?»
«E allora, comprati un cannone e mettiti per conto tuo!»
Il pollarolo va dall'uccellaro per comperarsi un pappa-
gallo.
«Quanto costa?»
«Novanta lire.»
«Novanta lire! E perché?»
«Il pappagallo è un uccello che parla.»
Dopo qualche giorno l'uccellaro va dal pollarolo per
comperare un tacchino.
«Quanto?»
BARZELLETI'E, «COLMI», LAZZI, «DIFFERENZE», STORNEW 63

«Centoventi lire.»
«Centoventi lire un tacchino! Più di un pappagallo!?»
«Certo! Quello parla, questo invece pensa!»
Un ubriaco ritorna a tarda notte in punta di piedi per
non destare la moglie, altrimenti sono vagonate di contu-
melie.
P~rtroppo la moglie si sveglia e domanda:
«E questa l'ora di presentarsi?».
«Ma certo, cara, sono soltanto le dieci!»
In quel momento l'orologio della piazza batte l'una.
«Hai sentito l'orologio? Proprio le dieci!... Un colpo ·
solo ... »
«E che volevi, che battesse anche lo zero?»
Un vetturino ubriaco dimentica di accendere i fanali
della botticella.
Il metropolitano lo ferma e lo dichiara in contravven-
zione:
«Mi dia il suo nome e cognome».
«Già, e se do il nome e cognome stasera a lei, io, do-
mani, come mi chiamo?»
In un teatro dove si fuma:
«Scusi tanto, signora: le dà fastidio il fumo?».
«Moltissimo.»
«Dio! quanto ... dovrà soffrire!»

Dai gi,omali
ORRIBILE BRUTALITÀ

A Cuneo, un satiro ha violato una fanciulla, con tale bru-


talità, che non è stato possibile ritrovare i miseri avanzi del
corpo della disgraziata. Il medico, che ha eseguito l'au-
topsia della scomparsa, ha dichiarato ch'ella è morta in se-
guito ad indigestione psichica. L'assassino, stretto dalle
abili domande del giudice istruttore, ha finito per confes-
sare di essere un tubercoloso e, in seguito a sua categorica
richiesta, sarà inviato in riviera, in una decorosa pensione
di famiglia.
64 ETIORE PETROUNI

UNA CADUTA MORTALE


Domenica scorsa i coniugi Alfani sorbivano tranquilla-
mente il caffè, sul balcone della loro abitazione, quando, in
seguito ad un falso movimento, cadde la conversazione. Al-
cuni passanti la raccolsero esanime sul marciapiedi sotto-
stante.

PARTO TRIGEMINO
Nei dintorni di Milano, una massaia ha partorito tre bel-
lissimi bambini. Tanto il padre quanto la madre, non
hanno voluto riconoscerli; ma i bambini, interrogati in pro-
posito, hanno risposto in coro: Sì, sono stati proprio loro a
fare il colpo!...
DUELLO ALlA PISTOlA

Questa mattina, in una deliziosa villa sul lago di Como,


si è svolto un accanito duello alla pistola fra il giornalista
AB. e il marchese M.N. Sono state scambiate tre palle,
senza alcun risultato. All'ultima ripresa, una palla è andata
a finire nella pancia del medico assistente. I due avversari,
constatato che la ferita era mortale, hanno giudicato pru-
dente interrompere lo scontro e si sono cavallerescamente
riconciliati sul terreno.
OLTRAGGIO AL PUDORE
Un vecchio banchiere ha denunziato la propria came-
riera, da lui colta in flagrante, mentre tentava di asportare
da un cassetto un orologio con catena d'oro. Ma la carne-
. riera ha sporto, contro il padrone, una querela per ol-
traggio al pudore, poiché - come risulta dalla stessa de-
nunzia - mentre ella stava consumando il furto, il ban-
chiere... l'ha scoperta.

D'ANNUNZIO E IL CINEMATOGRAFO
Gabriele D'Annunzio, anziché riposare sugli allori mie-
tuti con Cabiria, si accinge a ridurre pel cinematografo il
celebre dramma di Paolo Ferrari: Cause ed effetti. II popo-
BARZELLETI'E, «COLMI-, LAZZI, «DIFFERENZE», STORNELLI 65
lare capolavoro acquisterà dunque un nuovo sapore, pret-
tamente dannunziano, come si può già capire dal suo titolo
che il divo Gabriele ha così dannunzianamente modificato:
Cause civili ed effetti cambiarli.

DOWROSE CONSEGUENZE DEL CAMPANILISMO


In uno spaccio di tabacchi si accese ieri, per la solita
questione di campanile, un violento diverbio fra un toscano
e un napoletano. A un certo punto il napoletano vibrò al
toscano una terribile coltellata, tagliandolo nettamente in
due parti.
Allora un altro toscano che si trovava presente, esclamò
indignato: - Ecco come si risolvono le questioni a Napoli!
In Toscana, si usano dei mezzi più civili...
- Vi faccio osservare -, rispose cinicamente il napole-
tano additando i due pezzi di cadavere -, che questi sono
precisamente dei ... mezzi toscani.
UN'AGGRESSIONE
Un vecchio professore, nel rincasare la scorsa notte, fu
aggredito da due brutti ceffi, i quali gli intimarono: O la
borsa o la vita!... Il povero professore si accingeva a calco-
lare mentalmente se valesse di più la sua vita oppure la sua
borsa, quando due guardie di P. S., che passavano per caso,
vinte da una riprovevole curiosità, si avvicinarono, provo-
cando involontariamente la fuga dei malviventi.
Pare che i due malaccorti agenti saranno severamente
puniti, non avendo essi saputo giustificare la loro presenza,
a notte così avanzata, in una strada notoriamente frequen-
tata da ladri e da furfanti della peggiore specie.
I
DAL BRACIERE BALCANICO
Un telegramma dell'Agenzia Stefani annunzia che la ca-
pitale dell'Albania è caduta nelle mani del generale rivolu-
zionario Kirikikiff. Dato l'enorme peso della città e la vio-
lenza della sua caduta, le mani del generale sono rimaste
mostruosamente schiacciate.
66 ETI'ORE PETROLINI

lA LUCE DEL MATRIMONIO


Una curiosa causa di separazione si è discussa ieri da-
vanti al nostro Tribunale Civile. La separazione era stata
chiesta da una moglie, bella, giovane e fresca, la quale ha
dichiarato ai giudici di non poter più convivere col marito,
il quale professa delle teorie troppo stravaganti circa i si-
stemi d'illuminazione della camera da letto. Egli, infatti, da
ben due anni non vuol darle il gaz, durante la notte, e pre-
tenderebbe ch'ella si accontentasse di una semplice can-
dela!...
Il tribunale ha saggiamente accordato la richiesta sepa-
razione, riconoscendo alla bella signora il diritto di avere il
gaz di notte e, se le garba, anche di giorno ...

Colmi
Il colmo dell'amore: Nutrire per la propria amante un'af-
fezione ... cardiaca.
Il colmo della paura: Spaventarsi alla vista di una fiera ...
di beneficenza.
Il colmo della forza, per un freddurista: Sollevare... l'indi-
gnazione di chi lo ascolta.
Il colmo per un delegato: Non riuscire a metterlo dentro ...
(il delinquente).
Il colmo per una guardia daziaria: Rimanere in ... cinta.
Il colmo per un astronomo: Darsi un pugno in un occhio ...
per vedere le stelle.
Il colmo per uno zoppo: Mandar via un importuno ... su
due piedi.
Il colmo di un falegname: Condurre a teatro la moglie,
scollata.
Il colmo di un salumaio: Ingravidare un panino con la
lingua ... (salmistrata).
Il colmo di un ingegnere: Costruire una volta... per
sempre.
BARZELLETTE, «COLMI», LAZZI, «DIFFERENZE», STORNELLI 67

Il colmo di un sarto: Cucire le falde... dell'Appennino


con ... Lago Maggiore.
Il colmo di un cane: Dimenare la coda ... dell'occhio.
Il colmo di un gatto: Guardare ... in cagnesco.
Il colmo di una gallina: Farsi venire la pelle ... d'oca.
Il colmo per una cocotte: Stare cinque giorni a letto con
un ... raffreddore.
Il colmo per una canzonettista: Spogliarsi davanti ad
ogni... responsabilità.
Il colmo per un diplomatico: Non sbottonarsi neppure ...
con la propria moglie.
Il colmo per un sarto: Fare un discorso ... scucito.
Il colmo della curiosità per un religioso: Assicurarsi se la
camicia di S. Giovanni era di ... Battista.
Il colmo della pigrizia per una moglie: Non aver voglia di
fare ... un corno ...
Il colmo della prndenza matrimoniale: Sposare una donna
il trentuno del mese, per essere sicuro di averla per il
primo ... del mese dopo ...
Il colmo del pudore: Arrossire nel guardare il di dietro ...
di un palazzo.
Il colmo della distrazione: Addormentarsi, dimenti-
cando ... di chiudere gli occhi.
Il colmo della castità: Rifiutarsi di entrare in una macel-
leria, per non sentire ... gli stimoli della carne.
Il colmo di un morto: Avere la Cappella ardente.
Il colmo di una canzonettista: Avere una serata... d'o-
nore ...
Il colmo della presunzione per una bottiglia: Essere piena
di se stessa, ed avere l'etichetta.
Il colmo d'una contessa: Uccidere l'attendente con le
palle del marito.
68 ETTORE PETROLINI

Il colmo per un economico: Ordinare in trattoria un osso


buco, mangiarsi il buco e lasciarsi l'osso per il giorno dopo.
Il colmo di uno chauffeur: Fare su e giù... e fermarsi
quando viene la panna.
Il colmo di una guardia di P. S.: Arrestare ... un'emor-
ragia.
Il colmo per un elettore: Votare per l'on. Astengo.
Il colmo di un prete: Bersi un Cappuccino.
Il colmo di un soldato: Restare solo in compagnia.
Il colmo per un imbecille: Essere intelligente.

Colmi musicali
- Il colmo per un maestro di musica: diventar Verdi
dalla rabbia.
- Il colmo per un compositore: fare un'opera ... di bene-
ficenza.
- Il colmo per un maestro di canto: impostare una
voce ... nella buca delle lettere.
- Il colmo per un suonatore di tromba: suonare la
tromba ... di Eustachio.
- Il colmo per un violinista: scordare il violino ... a casa.
- Il colmo per un suonatore di corno: prendere moglie.
- Il colmo per un suonatore di fagotto: fare il mede-
simo.
- Il colmo per un suonatore di piatti: leccare i suddetti.
- Il colmo per un melodista: giuocare a biliardo ... con le
proprie stecche.
- Il colmo per una canzonettista: cantare con la voce ...
del sangue.
- Il colmo per una prima donna: conoscere... il primo
uomo.
- Il colmo per un suonatore religioso: fare una scala...
santa.
BARZELLETIE, «COLMI», LAZZI, «DIFFERENZE., STORNELLI 69

- Il colmo per un suonatore militare: fare delle note ...


caratteristiche.
- Il colmo per un musicomane: farsi seppellire in una
cassa... armonica.
- Il colmo per un soprano: avere gli orecchini di...
Strauss.
- Il colmo per un accordatore: mettere una corda... al
collo della suocera.
- Il colmo per un pianista: accompagnare una can-
tante ... in casa di un amico.
- Il colmo per un organista: suonare l'organo del Vati-
cano (L'Osservatore Romano).
- Il colmo per uno spettatore: invidiare la sala... perché
è sorda.
- Il colmo per una spettatrice: farsi il corredo quando ...
cala la tela.
- Il colmo di un'artista lirica: gorgheggiare un pezzo ...
duro.
- Il colmo per un maestro: suonare un piano... regola-
tore.
- Il colmo per un maestro: suonare il piano da sé... e
farsi suonare l'organo da un altro.

Differenza
Differenza che passa tra il «fatto e il diritto»: Quando è di-
ritto non è fatto; quando è fatto, non è più diritto.
Sai che differenza passa tra un soldato e una guardia? Il
soldato monta la guardia, e la guardia non può montare il
soldato.

Lo sai o non lo sai?


- Perché al cavallo si mette il morso?
- Perché non se lo può mettere da sé ...
70 ETTORE PETROLINI

- Che cosa fa l'asino, quando sta al sole?


- Fa l'ombra.
- Che cosa fanno le galline, quando passano da un mar-
ciapiedi all'altro?
- Traversano la strada.
- Che differenza passa fra una scimmia e uno spazzolino
da denti?
- La scimmia può arrampicarsi sugli alberi, e lo spazzo-
lino da denti ... no ...
- Che differenza passa fra un dente di elefante e un
dente di pettine?
- Con un dente di elefante si possono fare molti pettini,
ma con un dente di pettine non si può fare neppure un
elefante.
Il pesce che ha l'occhio più dolce è ... la triglia.
Il mestiere più pericoloso: è quello del calzolaio, perché
se sbaglia la misura ... ci rimette la pelle.
I pesci che non vanno mai a fondo sono ... i cala... mai.
I pesci più eguali sono ... i... dentici.

Lo sai?
- Lo sai perché D'Annunzio è andato in Francia?
- Per esser più di Dante, che fu poeta divino, mentre lui
sarà poeta... di champagne.
- ~sai com'è un moro quando esce dal bagno?
- E bagnato ...
- Lo sai perché, le donne nel mese di agosto dormono
meno?
- Perché sono ... d'estate ...
- Lo sai perché il mio orologio è molto schiacciato?
- Perché l'ho caricato troppo ...
La città dove ci si va per dispetto: Per... ugia.
La città dove si giuoca più a briscola: Giù ... ncarico.
BARZELLETTE, uCOLMI», LAZZI, «DIFFERENZE», STORNELLI 71

Dialoghetto autentico agli esami di riparazione. Si parla di


Storia.
MAESTRO: Quando morì Garibaldi?
SCOLARO (girando la posizione): A Caprera.
MAESTRO: Ho domandato quando ...
scoLARo (sospirando): Da molto tempo!
MAESTRO: Dunque fu ...
scoLARo (subito): Una gran disgrazia per la sua famiglia!
MAESTRO: Mi spieghi almeno che cosa avvenne dopo la sua
morte!
scoLARo (sicuro del fatto suo): Gli fecero un bellissimo fune-
rale.
Sai qual è la città che ha più ricordi? È Rimini, perché vi
sono le Rimini ... scenze.
Sai qual è la città dove adorano un numero? È Bel-
1...uno.
Sai che i buchi dello Stato si potrebbero turare con l'o-
norevole Stoppato e l'onorevole Turati?
Il colmo d'un acrobata: Saltare il pranzo e arrampicarsi
sui rami di cucina.
Sai perché si dice duello? Perché viene fatto con due
persone. Perché se fosse fatto con tre si direbbe triello; con
quattro quattriello ecc.

La città più...
Il deputato più...
I popoli più...
La città più piena: Sto... colma.
La città più luminosa: Lucerna.
La città più rumorosa: Chiasso.
La città più potente: Potenza.
La città più dolce: Crema.
La città più ghiotta: Lecco.
La città più religiosa: Monaco.
La città più verde: Prato.
72 ETfORE PETROUNI

La città che piace di più ai veneziani: Sulmona.


La città che ha più figli: Madrid.
La città più vicina a Cicago: Camerino.
La città più incerta: Par... ma.
La città più fastidiosa: Mosca.
La città più perforante: Trapani.
La città più veloce: Fiume.
La città più immobile: Fermo.
La città dei banchetti: Brindisi.
La città dei muratori: Piombino.
Il deputato più cattolico: Chiesa.
Il deputato più del mestiere: Ferri.
Il ministro più lungo: Miglio.
Il deputato più tenebroso: Mezzanotte.
Il deputato dei buoi: Campanozzi.
Il senatore della musica: Melodìa.
I popoli più fratelli: I germani.
I popoli più scomparsi: I persi.
I popoli che cantano all'alba: I galli.
I popoli più sinceri: I franchi.
I popoli più cani: I danesi.
I popoli che hanno il più bel carattere: Gli arabi.
I popoli più maneschi: Gli ottomani.

Manuale dello chauffeur


Per guidare un'automobile
non ci vuol studio speciale:
basta leggere il manuale
ch'io ho composto a bella post...
Già! Siccome io amo l'automobile sopra ogni cosa al
mondo, ho voluto compilare il manuale del perfetto chauf-
feur. Leggetelo, e ci troverete tutto quello che vi abbi-
sogna. Il mio volume può servire tanto ai signori quanto
alle signore: ... è così grosso!... Ve ne darò qualche saggio,
perché ho piacere che ognun di voi veda e tocchi con
mano.
BARZELLETIE, uCOLMI», lAZZI, «DIFFERENZE», STORNEW 73

Ciò è molto importante!...


Quando chiedete al fabbricante una 30 cavalli, badate
ch'egli non vi dia uno squadrone di cavalleria. E procurate
che i cavalli non sieno cavalloni né cavalletti. State poi as-
solutamente lontano dai cavallini; costano troppo!... In se-
guito vi consiglio di acquistare un trentunesimo cavallo, di
carne, che servirà a tirare gli altri trenta, quando saranno
stanchi...
Ciò è molto importante!...
Quanto alle ruote, scegliete sempre una marca cono-
sciuta. Io credo che la miglior ruota sia quella del lotto ...
Ciò è molto importante!...
Il pneumatico è composto della camera d'aria e del co-
pertone. Il copertone è inseparabile dalla camera d'aria: se
non avete il copertone, non c'è bisogno della camera; se vi
manca la camera, è inutile il copertone ...
Basta una camera piccola: ce ne sono delle buone, da tre
franchi in su ... È sempre lo chauffeur che paga la camera...
Ciò è molto importante!...
Il copertone spesso è ricoperto di chiodi. Molti si lamen-
tano perché, in pochi chilometri, tutti i chiodi saltano via.
A me accade precisamente il contrario: più adopero l'auto-
mobile, e più crescono i chiodi!...
Ciò è molto importante!...
Fermarsi immediatamente, quando si buca una gomma!
Se viaggiate con una signora, affidatele la mansione di os-
servar sempre le gomme. Appena lei scopre un buco, tap-
patelo senza indugio, magari con un dito ...
Ciò è molto importante!...
Se siete in viaggio di nozze, sopprimete nella vostra mac-
china il generatore, e sostituitelo con un buon rigenera-
tore ...
Ciò è molto importante!...
Il serbatoio si riempie con un bidone. Quando il bidone
è vuoto, ci sono molte probabilità che il serbatoio sia
pieno. Con mia moglie, questo accade spesso!
74 ETfORE PETROUNI

Ciò è molto importante!...


Lubrificazione... C'è chi lubrifica con l'olio; c'è chi lubri-
fica col petrolio... Io mi son trovato sempre bene, lubrifi-
cando con la vasellina...
Ciò è molto importante!...
Scappamento... Lo scappamento potete tenerlo chiuso o
aperto, a vostro piacere ... Con le donne, è forse meglio non
aprirlo, per evitare il rumore ...
Ciò è molto importante!...
Fra le parti principali dell'automobile, ci sono delle cose
di bronzo, chiamate precisamente bronzine. Sono impor-
tantissime e delicatissime. Guai se si fondono! ... Richie-
dete che sieno di bronzo puro e fabbricate con la massima
cura... Io, per maggior sicurezza, le bronzine le faccio
sempre da me ...
Ciò è molto importante!...
La pompa, che serve a gonfiare le gomme, deve essere
robusta e facile a manovrare. Pompare con precauzione,
fermarsi ogni tanto e tastare la gomma, per constatare il
grado di durezza...
Ciò è molto importante!...
Messa in marcia. Partire lentamente, aumentare progres-
sivamente, fino alla quarta velocità ... Non esagerate: po-
treste slittare e uscire di carreggiata. Ciò mi è accaduto e vi
assicuro che è assai seccante riprendere la rotta ... Il faccio
generalmente 65 chilometri all'ora; qualche volta, per ac-
contentare mia moglie, arrivo ai 66, 67 ... ~na volta solo ho
raggiunto i 68; ma non ho fatto mai 69 ... E troppo perico-
loso: si corre il rischio di perdere tutta la benzina...
Ciò è molto importante!...
È consigliabile non provare m~i a far marcia indjetro ...
Ci vuole una grande abitudine. E una specialità di certe
macchine tedesche!...
Ciò è molto importante!...
Per finire, un buon consiglio alle signore: se abbiamo un
BARZELLETI'E, «COLMI», LAZZI, •DIFFERENZE•, STORNELLI 75

guasto all'accensione o una panna al motore: scendete im-


mediatamente e metteteci una mano voi!...
Ciò è molto importante!...

Cretinerie subalterne con la logica in isciopero


I.

Che me n'importa a me che son bizzarro,


io succhio le pastiglie pel catarro!
L'amante oggi m'ha detto: Amore mio
dammene un paio ché le succhio anch'io!
E rigirara e fai la rota,
ma il catarro giacché tu non l'hai,
succhia questa qui,
che non è pastiglia,
ma ti giuro che ci rassomiglia!...

Il.

Adesso ch'ho imparato l'esperanto


ch'è lingua universale, io me ne vanto
E in ogni Stato in cui vado a finire,
con l'esperanto mi farò capire...
E rigirara e fai la rota,
l'esperanto è un fatto che consola
ti presenti qua,
ti presenti là,
puoi far tutto co' una lingua sola!

III.

Da bimbo avevo sempre il bambolino,


e il bambolone poi da ragazzino,
da giovinetto essendo triste e cupo,
lasciai il bambolone e presi il pupo!
E rigirara e fai la rota,
senza gioco rimaner non posso,
ma col pupo no,
perché grande son,
quindi tengo il bau-bau più grosso!...
76 E1TORE PETROLJNI

Pi.eco/i soni
Il tramonto dell'immoralità
(Paesaggi. epidermici)
Salta i sassi, invade i fossi
il ruscello butirroso;
fra baglior vermigli e rossi
cade il sol gelatinoso.
E la sera, lenta lenta,
scende al lume d'un cerino:
la campagna sonnolenta
balza in pie', le ~a un inchino ...
Tutto è immerso ora nel sonno;
regna ovunque un'ampia pace ...
Ma in Germania, come un tonno
vien salato chi è mendace!
Ecco: crollan le miniere ...
Si sprigiona un folle incendio ...
Mio fratello, il ragioniere,
ha riscosso lo stipendio ...

Il divorzio
Ai giudici ella disse: Ma voi non siete nubile,
ed è dovere vostro imprescindibile
far sì che, a scanso d'uno scempio orribile,
rompere io possa il patto indissolubile.
Risposero: Ma voi non siete nubile,
bensì parte integrante dello scibile;
senza la garanzia d'uno solvibile,
la causa resterà dunque insolubile!...
La maliarda allor, fattasi amabile,
sorrise e replicò con voce flebile:
Ma chi vi ha mai parlato dello stabile? ...
Vinti dalla manovra audace ed abile
i giudici esclamarono: È indelebile
la vostra colpa!. .. Siete impareggiabile ...
BARZELLETTE, «COLMI», LAZZI, «DIFFERENZE», STORNELLI 77

La caduta
Poiché fu giunto proprio sul cacume
del monte, ebbe un'idea animalesca:
Se tentassi di fare un po' di pesca? ...
E, sorridendo del suo raro acume,
con gesto disinvolto gittò l'esca,
Ma l'infelice, allor, come un implume
precipitò, scorgendo in un barlume
le tenui fila de l'infame tresca ...
Dove andò mai a finir? Vattelapesca!...
Certo è che il disgraziato accese un lume
ed ingoiò un bicchiere d'acqua fresca
presa alla foce del vicino fiume ...
Ma, quando vide la saracinesca:
- Mondaccio cane! - urlò! - Che sudiciume!...

Elezioni dì borsa
Tripudiava pei sobborghi il maggio
con un languor di tremulo meriggio;
le bionde note d'un lontano arpeggio
l'inverdire narravan d'un ortaggio...
Sorrise il Sire al pallido miraggio
d'un biancicante, immacolato seggio;
e sospirò: Se andassimo a passeggio?
Verremo poscia a prendere il retaggio ...
Ma giunse un tal che disse: Al papa inneggio
e, se fa d'uopo, col mio fido paggio
son sempre pronto a mettermi in viaggio,
vili, furfanti, mascalzoni e peggio!...
... E fu così che si perdette l'aggio
e venne proclamato il ballottaggio! ...

Stornelli petroliniani
Fiore di fieno:
Se non direte niente .a Teresina,
78 En'ORE PETROLINI

a Nina, a Concettina e a Maddalena,


dirò degli stornelli assai cretini.
Fiore di tiglio:
Mi bacia in fronte la mia cara moglie,
quando le dico che ho una grande voglia
di conoscere il padre di mio figlio.
Fior di frumento:
Lisette la francese ogni momento
dice che la mia lingua non val niente;
ma adesso sto studiando l'esperanto ...
Fior di caviale:
Quando venni a sapere che Rachele .
era caduta con un ufficiale,
io domandai se s'era fatta male ...
Fiore di mosto:
Quando Rosa, non so per quale gusto,
mi raccomanda di venire presto,
i.o prendo la carrozza a bella posta...
Fior di ruscello:
Questa che ora vi dico è proprio bella:
Teresa aveva voglia d'un uccello
ed io le regalai un pappagallo ...
Fiore di mora:
Quando studiavo, tutti i professori
dicevan ch'ero duro come un muro;
Maria dice però che non è vero ...
Fior di marito:
Mia moglie un gran pittore ha conosciuto,
il qual proprio con lei s'è rivelato,
facendole tre schizzi in un minuto ...
Fiore di rama:
Nina mi sospirò, spengendo il lume:
Ti voglio dare un bocchin di schiuma...
Io le risposi: Grazie, ma non fumo ...
BARZELLETI'E, «COLMI», LAZZI, «DIFFERENZE», STORNELLI 79

Stornelli alla maniera del Sor Capanna


Il cantante ambulante romano
A casa mia mò cianno la passione
d'indovinà li nummeri der lotto,
puro l'appigionante che sta sotto,
e giorno e notte penza a l'estrazzione.
Mi cognato fa le prove,
s'uscirà er sessantanove ...
ma nun m'incanta,
io punto tutto quanto su l'ottanta.
Tutte l'economie der feroviere
se sò cambiate in bolle de sapone,
voleva fa er Natale cor cappone
pe' premio d'avé fatto er su dovere.
Ma tra tutte 'ste persone
che voleveno er cappone
sai che je resta!
giusto li sordi pe' comprà la cresta.
Chi nun conosce er tango nun conosce
er ballo ch'oggiggiomo fa furore,
te metti bocca a bocca, core a core
e dai 'na strofinata ne le cosce.
C'è un paino, amico mio,
che je piace un buggerio
nun lassa mai
neppuro de fa er Tango sur tramvai.
Siccome me lagnai cor tabaccaro
ch'era cresci!J.tO er sighero toscano,
me disse: - E pe' la guerra, amico caro,
te devi ricordà che sei italiano!
So' cresciuti pe' le spese
ch'ha dovuto fa' er paese;
in concrusione:
er fumo ch'esce è er fumo der cannone.
Mentre er sor Pietro fuma e sta sdraiato,
la moje se lo guarda e poi sospira:
80 ETIORE PETROUNl

- Quer sighero che fumi è rincarato,


ma armeno pare bono, perché tira.
Tu me costi tanti sordi,
del lavoro te ne scordi;
mettete in mente
che tu proprio nun tiri n'accidente!
Un macellaro sona er campanello
e 'na servetta core co' la sporta;
se sente un gran silenzio e sur più bello
si trova la padrona su la porta.
- Senza scene, me permetta -
dice pronta la servetta;
- Perché vuol fame?
Si lui me sona vengo e pio la carne.
Tutte le sere ar povero ronzino
je tocca de portà l'amanti a spasso,
e sente quer che dice er signorino
che la vettura deve annare ar passo.
L'animale s'arisente
de quer fatto un po' indecente.
Pensa alla stalla
Andove a lui l'aspetta la cavalla.
Le Ferrovie appartengheno a lo Stato;
è bello assai er servizio che te fanno!
Si monti drento ar treno, dopp'un anno
si nun mori acciaccato, sei arivato.
Si voi fa quarche viaggetto
e pià te voi er diretto,
poco ce manca,
che arivi vecchio e co' la barba bianca.
Er fidanzato della bella Antonia
cià er vizio de fumà le sigherette,
vedennoie fumà le Macedonia
la fidanzata lo pregò de smette.
Je diceva: Sei un somaro:
mò er fumà va troppo caro
eppoi te strippa;
se voi economizzà fatte 'na pippa.
BARZELLETIE, «COLMI», LAZZI, «DIFFERENZE», STORNELLI 81

M'hanno ordinato tante medicine


per male che ci ho drento ne la panza.
Però fra scatolette e boccettine
c'è più de robba scritta che sostanza.
C'è un opuscolo stampato
che m'ha proprio entusiasmato:
adesso ho fame:
de certo m'ha guarito la réclame.
La moje der sor Toto e' rigattiere
ci ha un male nervestenico ribbelle.
Adesso chiama sempre un infermiere
pe' fasse l'iniezzione sotto pelle:
er marito ebbe occasione
de trovalli in posizzione,
ma quello sverto
disse: Cercavo er punto e mò l'ho scerto.
Mò che so' sottomessi piano piano
l'arabbi nelle terre tripoline,
pe' falli ciancicà bene itajano,
debbono annà le nostre maestrine ...
Co' 'na donna, se capisce,
certe cose vanno lisce ...
e quella gente
la lingua adoprerà più lestamente!
Adesso cor suffragio universale
se fanno l'elezzioni ner paese;
co' questa grande massa elettorale
li deputati temono sorprese!
Perché stanchi delle botte
che se dànno nelle lotte,
senza vantaggio
se pònno indebolì ner ballottaggio! ...

Stornelli omeopatici
I.

Il mio barbiere è affollato


da clienti; in gran maniera
82 E'ITORE PETROLINI

lui taglia barba e capelli


sera e giorno, giorno e sera.
Quando la notte s'addorme
il mio povero barbiere
sogna che pure nel letto
fa il suo solito mestiere!
Però sua moglie lo sveglia:
- Perché hai tutto questo zelo?
- Lasciami far - dice lui:
sto facendo il contropelo!

Il.

Dentro un salotto una sedia


si lagnava con un tondo:
- O che tempacci! - diceva -
che gente c'è a questo mondo!
A giudicarli dal lato
ch'io conosco, o belli o brutti
le donne e gli uomini in fondo
si somigliano un po' tutti!
A me essi paiono sempre
tristi, funebri, piangenti...
quando mi seggono addosso
se sentissi che lamenti!...

lii.

Una pulcetta viaggiando


forse addosso a una signora
càpita in un territorio
che a pensarci trema ancora!
Gira, rigira: la pulce
non poteva veder mai
s'era in America, in Asia,
nel Marocco o al Paraguai!
Finché alla fine vedendo
che veniva alla sua via
uno col fez rosso in testa,
disse: - Ah certo sto in Turchia.
BARZELLETI'E, cCOLMI•, LAZZI, cDlFFERENZ&, STORNELLI 83

IV.

lJn aviatore cascato


dal suo fragile aereoplano
va nientemeno a finire,
in un prato pien di grano,
sopra una donna distesa,
che vedendo quel fardello
cader dal cielo, si mette
a gridare: Oh Dio, che uccello!
Lui resta zitto, ma lei
dopo un po' che ce l'ha addosso,
senza aprir gli occhi, gli dice:
lo credevo un po' più grosso!. ..

V.
Pei futuristi Venezia
è la tana per i sorci,
Roma è un detrito di muffa,
e i romani sono porci!
Napoli è un covo d'insetti,
una guazza che trabocca;
e come insultan Torino
quando ci han Torino in bocca!
Rispettan solo Milano,
Como, Lecco ... è un caso strano!
Onde un bel dì il futurismo
finirà a Lecco Milano!...

VI.

Prima io ci avevo un'amante


che siccome era francese
nell'abbracciarmi intonava
la sua vecchia marsigliese.
Quand'era tenera e dolce,
nel momento passionale
con la sua voce strillante
dava giù Marcia Reale!
Ma le accadeva ogni tanto
84 EITORE PETROLINI

di star male, e ad occhi chini


me l'avvertiva cantando
l'inno dei garibaldini!

VII.

Un forestiero tedesco
nel girare giorno e notte
per la città, andò a finire
sotto braccio a una cocotte!
Mezz'ora dopo quei due
dentro casa, sorridendo,
senza capirsi parlando
si capivano tacendo!
Ma tutt'a un tratto il tedesco
sbalordito s'alza e grida:
- lo qui mi perdo: se aspetti
vado a prendere la guida!

VIII.

Mentre una bella servetta


ordinava le vivande,
fecero lite su lei
la camicia e le mutande.
Queste dicevano a quella:
- La tua vita naturale
è tra bassezze, mentr'io
tengo in alto il mio morale!
- No! la camicia diceva:
Guarda meglio quando passi;
son io che sempre m'elevo,
anzi, io m'alzo e tu t'abbassi!. ..

IX.

Ad una bella cliente


disse un medico famoso:
il vostro male è un'inezia;
T

BARZELLETTE, «COLMI», LAZZI, «DIFFERENZE•, STORNELLI 85

basta un poco di riposo.


Ma lei non troppo appagata
dal responso, a quanto pare,
disse: Dottore, vogliate
la mia lingua esaminare.
L'altro osservando la lingua,
le rispose un po' seccato:
nell'ordinarvi il riposo,
cara mia, non ho sbagliato!...

X.

Mentre la moglie ancor fresca


d'un maggiore pensionato
nel suo salotto una sera
abbracciava un avvocato,
entrò ad un tratto sua figlia
- un amore di bambina -
che disse: Scusami! becco
che significa mammina?
Il vero senso di becco
io non so, - disse la madre; -
ma se ci tieni a impararlo
vallo a chiedere a tuo padre ...

XI.

Chiesi ad una sposa quest'anno:


dove andrete a villeggiare?
ritornerete in campagna,
od andrete in riva al mare?
Il mare, lei mi rispose,
io davver non lo capisco
anzi m'annoia, per cui
la campagna preferisco.
Ah!, disse poi sorridendo,
quando sono un poco stracca
sopra l'erba mi sdraio;
mi par d'essere una vacca.
86 ETTORE PETROUNI

Al varietà
Nella Direzione dell'impresario Rasano a Montecatini:
- Sa, io faccio un poco di tutto, Cuttica, Petrolini, Mal-
dacea, Villani, Molinari, ecc.
- Che cosa vuole che le dica? Ormai il programma è
completo. Bisognava che lei mi avesse chiesto contratto
quest'inverno, a Roma!...
- Ma io quest'inverno non ero a Roma.
- E io ... neppure ...
Un grande interprete della canzone scrive ad un noto impre-
sario:
Bisognerà rimandare il contratto, poiché sono malatis-
simo con la gola; tralascio di scrivere, perché il dottore mi
ha proibito di parlare.
vostro ...
Maldacea nel visitare un manicomio chiese ad un pazzo
tre numeri per il lotto.
Il demente eccezionalmente capì, e scrisse tre numeri in
un pezzetto di carta, poi, fattane una pallottola, la ingoiò.
Voltasi quindi a Don Nicolino, che stupefatto attendeva,
disse:
- Ripassi domani, e i numeri saranno ... sortiti ...
Lisciarelli, uscendo da un ufficio di un noto avvocato, che
consultò per una causa in corso, toglie dal suo portafoglio
dieci lire, e le consegna all'avvocato.
L'avvocato indignato: - Scusi, sono per me, per il por-
tiere o per il mio scritturale?
- Per tutti e tre, Dio por ...
Un amico incontra a Parigi il duettista Mastiacci, sul bou-
levard de l'Opera.
- Come, tu qui?
- Sono in viaggio di nozze - risponde Mastiacci.
- E tua moglie?
- Ella è rimasta a Roma a montare ... dei nuovi duetti.
Un signore segue Clarette Baby (divette!) scambiandola
per un'altra, e con un altro nome la chiama. Accortosi del-
l'errore:
BARZELLETrE, «COLMI•, LAZZI, ··DIFFERENZE», STORNEW 87
- Pardon! esclama. Vedo, signorina, che ho preso una
gaffe!
- Ma gaffe sarà Lei -, risponde la divette indignata!
Al teatro Eden di Viareggio durante le prove.
Il Direttore dello Stabilimento a Titina:
- Dunque, signorina Titina, fate il vostro bagaglio, pren-
dete le vostre musiche e partite per debuttare questa sera a
Montecatini.
Dopo una pausa ... Titina risponde al Direttore:
- Giacché c'è l'orchestra pronta, provo direttamente
qui, così risparmierò tempo a Montecatini...
Titina alle prove fa del chiasso ... , un signore gentilmente
le si accosta e le dice:
- Signorina, se lei sarà buona, le farò un bel cadeau.
Titina al signore:
- Se lo schiaffi al...
Ma Titina ha saputo poi cosa voglia dire cadeau e ora
non fa altro che ripetere a chi l'avvicina:
- Mi regali un cadeau?
Il Cav. Pescetelli, cantante di fama pari alla sua spilor-
ceria, uscendo dal teatro è avvicinato da un povero cieco:
- Un soldo, per carità, ho fame -, esclama il meschino.
- Come, siete ancora voi? Siete sempre dunque nella
miseria? - dice il cavaliere... - Vi ho dato un soldo or sono
appena quindici giorni, e già lo avete consumato?!
Il Marchesino H... noto frequentatore del Salone Mar-
gherita, vedendo la signorina Lola Valy (dances mondaines)
cortesemente le dice:
- Si vede signorina che lei conosce molto bene Tersi-
core!
- No - risponde la signorina - lo ... esco così poco di
casa!...
Quanto te costa quer cappello!
- Nu lo so perché nun c'era nissuno nde la bottega
quanno me lo so comprato.
88 ETIORE PETROLINI

I tesori del varietà


Maria Rubino Mimì Corallo
Gemma Preziosa Les Brilladoro
Nella D'Argent Nini Bijou
Nina Argenti Perla D'Oriente
Stella Esmeralda Lina Zaffir
Mina D'Oro Tina Diamantini
Pina Brillante Gemma D'Ambra
Nina Diamante Regina Perla
Duo Vena d'oro

A guardia di questi tesori si alternano in servizio di vigi-


lanza:
Guerrieri, Corazzieri, Moschettieri e Cavalieri

Perché lddio ce le conservi pregano continuamente:


La Santa Cruz La San Giusto
La San ... pieri La Santini
La Sanfiorenzo La San ... Marco
La Santelmo

Piedifesti celebri (dal vero)


Cesarino Farà e Iole Vento

LUINO
TEATRO CONCERTO AL FRESCO
FARÀ-VENTO
Duettisti
Strepitoso successo

CONCERTO FOLLIA - TORINO


Questa sera
CARROZzA-DEL PAPA
Duetti
BARZELLE1TE, «COLMI», LAZZI, •DIFFERENZE>., STORNEW 89

Un impresario fece richiesta all'agente Battaglia di una


coppia e di un paio di canzonettiste.
L'agente Battaglia così telegrafò a quel proprietario:
«Libera la coppia Galletti parodisti; di canzonettiste c'è pe-
nuria».
L'impresario rispose:
«Sta bene Galletti, contrattate signorina Penuria», e sen-
z'altro fece fare il seguente manifesto:

TEATRO SOCIALE
Questa sera ore 9 • Straordinario debutto dei famosi
GALLETTI
Duettisti-parodisti
e della Sig.na
PENURIA
Stella Italiana

Al Gambrinus di Trieste parecchi anni or sono:

CONCERTO GAMBRINUS-TRIESTE

Questa sera debutto della celebre coppia

VILLANI-TEDESCHI

La polizia di Trieste credendola un'allusione malevola


all'Austria, fece chiamare Peppino Villani ingiungendogli
di cambiare subito la dicitura del manifesto. Don Peppino
forte dell'autenticità dei due nomi, fece la seguente varia-
zione e posposizione:

TRIESTE GAMBRINUS-CONCERTO
Gran successo dei
TEDESCHI-VILLANI
Celebri duettisti

Ed una volta tanto il commissario restò soddisfatto.


90 ETTORE PETROUNI

Maltusiani
Cagnolino è quella cosa
che può avere un gran valore,
specie poi per le signore,
perché è vispo e lecca i piatt.
È la lingu,a quella cosa
che si muove per parlare
ma talor può capitare
che si muova stando mut.
È l'amore quella cosa
che platonico tu chiami
se la femmina che ami
ti vuol dar soltanto il cuor.
Farmacista è quella cosa
se stai bene te ne freghi
viceversa poi lo preghi
se per caso sei malat.
Maria Campi è quella cosa
che innamora il giovinetto;
se ci vai una volta a letto
stai sicur non campi più!. ..
Marinetti è quella cosa
che facendo il futurista
ogni sera fa provvista
di carciofi e di patate.
Primo Cuttica è la cosa
che ti fa sempre il soldato;
ma siccom glie l'han vietato
deve farlo alla frances.
L'ottomana è quella cosa
di cotone oppur di lana
che si chiama l'ottomana
perché ha sempre quattro pied.
La fregata è quella cosa
che nel mar ti fa la guerra,
BARZELLETIE, «COLMI•, LAZZI, «DIFFERENZE», STORNELLI 91

ma puoi farla pure in terra


e ti costa molto men.
La chita"a è quella cosa
con le dita vien suonata,
ma se è rotta o troppo usata
puoi suonarla in mille mod.
Tabaccaia è quella cosa
che ti vende il francobollo,
e per fare la graziosa
te lo lecca per di dietr.
Primo numero è la cosa
che ora canta e ora dice
quando canta è dicitrice
quando dice è gran cantant.
Don Peppino è quella cosa
che si chiama anche Villani,
tu gli batti ognor le mani
perché muover ti sa il ris.
Pasquariello è quella cosa
che ti canta quanto canta,
se non canta non ti canta
non so bene se mi spieg.
Maldacea è quella cosa
che se proprio ci si mette
ti sa far certe macchiette
che nessun può cancellar.
Molinari è quella cosa
dioporchetto + jeune homme
con Riccioli e' est tout comme
ti fa sempre la rivist.
Petrolini è quella cosa
che ti burla in ton garbato,
poi dice: ti à piaciato?
se ti offendi se ne freg.
Il coperchio è quella cosa
92 ETIORE PETROLINI

che ti copre il recipiente,


ma si rompe facilmente
e vien fuori il contenut.
È l'uccello quella cosa
che la gabbia ha sempre odiato,
ma quand'è addomesticato
ci va dentro ch'è un piacer.
È Castagna quella cosa
rotondetta e prelibata
che ti fa l'improvvisata
quando meno te l'aspett.
Bambi Alfredo è quella cosa
che all'umore dà la stura
e che sempre ci procura
una grande ilarità.
La puntura è quella cosa
che fa il comico e il cantante,
noi ne abbiamo fatte tante
né sentiamo più dolor.
È Trilussa quella cosa
che lo vedi ogni momento,
lui ti dà l'appuntamento
a quell'ora che non c'è.
È Fritte/li quella cosa
che dimena il bacchettino,
sia con forza che adagino
se lo mena colle man.
È Viviani quella cosa
che fa il dramma e la scenetta
il racconto e la macchietta
il signore e lo scugnizz.
La cravatta è quella cosa
distintivo delle classi,
tra i tumulti e i fracassi
riconosci il loro partit.
BARZELLETIE, «COLMI», IAZZI, «DIFFERENZE», STORNELLI 93

Galleria è quella cosa


che ti serve a passeggiare,
e, se piove, a riparare
i cantanti senza ombrel.
\
Indice

p. 7 Introduzione di Giovanni Antonucci

13 Nota biobibliografica

MACCHIEITE, LAZZI, COLMI E PARODIE

19 Prologo

Macchiette
21 L'antico romano
22 Il distratto (Bizzarria)
25 Giggi er bullo
28 I salamini
30 Paggio Fernando
32 Amleto
34 Maria Stuarda
36 La Gioconda (Monna Lisa)
38 Fortunello
42 Gastone
45 Il turco

Parodie
48 ... ma l'amor mio non muore!
49 Serenata pedestre (Poema sentimentale)
50 Violetta, deh! pensateci... (La Traviata)
54 Cyrano (Parodia)
56 La canzone delle cose morte
96 INDICE

Barzellette, «colmi», lazzi, «differenze», stornelli,


ecc.
p. 59 Barzellette
63 Dai giornali
66 Colmi
68 Colmi musicali
69 Differenza
69 Lo sai o non lo sai?
70 Lo sai?
71 La città più ... Il deputato più ... I popoli più ...
72 Manuale dello chauffeur
75 Cretinerie subalterne con la logica in isciopero
76 Piccoli soni
77 Stornelli petroliniani
79 Stornelli alla maniera del Sor Capanna
81 Stornelli omeopatici
86 Al varietà
88 I tesori del varietà
88 Piedifesti celebri (dal vero)
90 Maltusiani

Tascabi/i Economici Newton, sezione dei Paperbacks


Pubblicazione settimana/e, 29 gennaio 1994
Direttore responsabile: G.A Cibotto
Registrazione lk/ Tribuna/e di Roma n. 16024 lk/ 27 agosto 1975
FotocompruiVone: Centro Fotocomposizione s.n.c., Città di Castello (PG)
Stampato per conto lk/la Newton Compton editori s.r.l., Roma
pres:so la Roto/ito !.LJmbarda S.pA, Pio/te/lo (Ml)
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TASCABILI ECONOMICI NEWTON
Il fascino di autori senza tempo in cento pogine di gran-
de letteratura : una nuova, straordinaria collana di ta-
scabili che unisce all'eleganza della veste editoriale la
particolare cura del corredo critico e delle traduzioni, per
raggiungere il pubblico più esteso con il prezzo più
economico.

ETIORE PETROLINI
MACCHIETIE, lAZZI, COlMI E PARODIE
Le macchiette, le parcx:lie, i lazzi e i colmi qui raccolti (da I sa-
lamini ad Amleto, da Gastone a La canzone delle cose
~ offrono un'immagine detbgliata e articolata dell'ar1e del
grande comico romano, dimostrandone l'esilaranle originalilà
e la fanlasia pirolecnica. Sono opere irresistibili, in cui il guslo
per l'assurdo si mescola alla parcx:lia del 1ealro serio e aulico,
la battuta salace da avanspettacolo alla satira di costume.
Un'occasione dunque da non perdere per conoscere una fi-
gura unica nel panorama leatrale ilaliano del No....ecenlo, sin-
golarmente anticipatrice di Ionie esperienze successive, anche
di quelle di cornici dei nostri anni come Alessandro Bergon-
zoni e Gene Gnocchi.

Ettore Petrolini nacque a Roma nel 1884. Di famiglia


rncx:lesla, iniziò giovanissimo la soo carriera di comico, pas-
sando - nell'arco di pochi anni - dai locali più infimi ai
grandi leatri di varielà. Nel 1915 si dedicò alla rivista e ne-
gli anni Venti al teatro di prosa. All'inizio degli anni Trenta
trionfò sui polcoscenici di Parigi, Londra, Vienna e Berlino. CO
N
tv\orì a Roma nel 1936.
zL1.J
Giovanni Antonucci, critico e storico del teatro, è autore, 1-
co
fra l'altro, di Lo spettacolo futurista in Italia (1974), Eduar- -.:::)"

do De Filippo (1980], Storia del teatro italiano del '900


( 1986), Storia della critica teatrale 11990). Per la New-
ton Cornpton ha curato: I capolavori di Carlo Goldoni, ..,

Tutto il teatro di lbsen e di Di Giacomo, Il teatro e Foce-


zie, autobiografie e memorie di Petrolini. ~
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Questo collana è stampato su corto contrassegnalo
do •Etichello ecologico nordico>, quale contributo
olla salvaguardia dell'ambiente.
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Distribuzione edicole A. Pieroni ~Milano • ... , . , , ., .... °'
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Il fascino di autori senza tempo in cento pagine di gran-
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scabili che unisce all'eleganza della veste editoriale la
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ETIORE PETROLINI

Macchiette, lazzi,
MACCHIETIE, lAZZI, COlMI E PARODIE
Le macchiette, le parodie, i lazzi e i colmi qui raccolti (da I sa-
lamini ad Amleto, da Gastone a La canzone delle cose
morie) offrono un'immagine dettagliala e articolala dell'ar1e del
grande comico romano, dimostrandone l'esilarante originalilà
e la fanlasia pirotecnica. Sono opere irresistibili, in cui il guslo
per l'assurdo si mescola alla parodia del leatro serio e aulico,
la battuta salace da avanspetlacolo alla satira di costume.
colmi e parodie
Un'occasione dunque da non perdere per conoscere una fi-
gura unica nel panorama teatrale i1aliano del Novecenlo, sin-
golarmente anticipatrice di lante esperienze successive, anche
di quelle di comici dei nostri anni come Alessandro Bergon-
zoni e Gene Gnocchi.

Ettore Petrolini nacque a Roma nel 1884. Di famiglia


modesta, iniziò giovanissimo la sua carriera di comico, pas-
sando - nell'arco di pochi anni - dai locali più infimi ai
grandi teatri di varielà. Nel 1915 si dedicò alla rivisla e ne-
gli anni Venti al teatro di prosa. All' inizio degli anni Trenta
trionfò sui palcoscenici di Parigi, Londra, Vienna e Berlino. 00
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tv\orì a Roma nel 1936.
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Giovanni Antonucci, critico e storico del teatro, è autore, 1-
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fra l'altro, di Lo spettacolo futurista in Italia (1974), Eduar-
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( 1986), Storia della critica teatrale (1990). Per la New-
ton Compton ha curato: I capolavori di Carlo Goldoni, ..,

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zie, autobiografie e memorie di Petrolini.
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