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1) In Tristano l’amore viene rivalutato come VIA per intuire (consapevolezza) la forza vitale a
cui tutti ci ricongiungeremo indistinti dopo la morte. Gli amanti, nel desiderio di sentirsi “una
cosa sola”, intuiscono che la vera felicità è oltre il loro amore, nell’essere una cosa sola con il
flusso vitale, vera realtà eterna, oltre l’inganno della vita
ISOLDE. Oh! spegni, dunque, la luce! Spegni il bagliore che allontana! Fa’ che il mio
adorato entri!
…
TRISTAN/ISOLDE Altissimo celeste rapimento dal mondo! Mio! Tristano! mio! Mio e tuo!
Eternamente, eternamente uno!
….
TRISTAN. Nella chiara luce del giorno, come poteva Isolda essere mia?
….
TRISTAN. Oh eravamo ormai consacrati alla notte! Il fraudolento giorno, pronto all’invidia,
ci poteva separare col suo inganno, ma non più illudere con la sua menzogna!
…
TRISTAN/ISOLDE. Oh scendi quaggiù, notte d’amore; dona l’oblio che io viva; accoglimi
nel tuo seno; scioglimi via dal mondo!
…
TRISTAN/ISOLDE. Così siamo morti: inseparati, eternamente congiunti, senza fine, senza
risveglio, senza sospetto, ineffabilmente presi in amore, a noi soli intenti, vivere d’amore!