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Dopo le dimissioni dell'ex presidente Giuseppe Farina e la presidenza durata appena 51 giorni da parte di Rosario Lo

Verde, Silvio Berlusconi, proprietario dell'azienda Fininvest, diventa socio di maggioranza del Milan. La firma ufficiosa
arriva il 10 febbraio di 35 anni fa, diventa ufficialmente presidente del club il 24 marzo 1986. Berlusconi nomina Adriano
Galliani amministratore delegato e Ariedo Braida direttore generale. Il compito della nuova società è quello di risanare i
debiti, ringiovanire la rosa e rilanciare il Milan nel panorama italiano ed europeo. 1

Gli ottantacinque anni di Silvio Berlusconi possono essere raccontati anche in chiave calcistica, visti i 31 trascorsi alla
presidenza del Milan con cinque Champions League vinte e tanto altro, fra campioni assoluti portati in Italia e un cambio
di mentalità imposto anche alla concorrenza. Per questo, al di là dell’attualità del Monza, è interessante ricordare come
tutto iniziò e con quanto scetticismo fu accolto l’arrivo nel calcio di quello che nel 1986 era già da tanti anni un
imprenditore di successo nell’edilizia e nella televisione. Imbarazzante il confronto con l’entusiasmo che oggi circonda lo
sbarco di illustri sconosciuti, che nemmeno fingono di essere tifosi della squadra che comprano…
Berlusconi inizia ad interessarsi al Milan dall’estate 1985, ma è da anni che vuole entrare nel calcio e i tentativi, peraltro
timidi, fatti con l’Inter di Fraizzoli lo testimoniano: la leggenda, davvero metropolitana, del Berlusconi interista nasce qui,
ma lui viene da una famiglia milanista ed in ogni caso Fraizzoli nel 1984 ha venduto l’Inter ad Ernesto Pellegrini, che fra
l'altro con Berlusconi avrà sempre un eccellente rapporto personale. Il Milan è all’epoca di proprietà di Giussy Farina, il
creatore ma anche il distruttore del leggendario Vicenza di Paolo Rossi, e si trova nel mirino del Palazzo, con indagini ed
avvertimenti per questioni di bilancio. Berlusconi e tanti altri provano ad infilarsi in questa situazione ma Farina risponde
a tutti che cerca soltanto un socio di minoranza. Non è vero, perché è già entrato nell'ordine di idee di vendere prima che
la situazione precipiti o che qualcuno dei tanti finanziatori voglia rientrare del prestito.
Bisogna ricordare che vicepresidente del club è Gianni Rivera, scettico sui programmi di Farina e conoscente di
Berlusconi, anche se certo non suo amico (e la storia lo dimostrerà). In questa fase delle trattative il giocatore più forte
nella storia del Milan non è contrario all’arrivo del padrone della Fininvest, anzi lo vede come l'unica possibilità realistica
di dare stabilità al Milan. Si va avanti per qualche settimana con indiscrezioni giornalistiche pilotate, fino al colpo di
scena di metà dicembre 1985, quando Farina annuncia le sue dimissioni ma non il nome del futuro proprietario del Milan.
Anche perché al momento l’unica certezza è l’esposizione bancaria, 10 miliardi di lire, tanti ma niente di drammatico
(come ricorderà Farina, basterebbe vendere un paio di giocatori), ed il fatto che tanti finanziatori, su tutti Gianni Nardi,
non hanno più fiducia in Farina.
Non ci vuole un indovino per prevedere, già in questa fase, che il Milan finirà a Berlusconi. Il punto è che Farina,
contestato dai tifosi e da Rivera, è sì intenzionato ad andarsene, ma vuole che questo accada alle sue condizioni: 25
miliardi di lire trattabili, per chiudere a 20. Palesi le volontà di vendere e comprare, a questo punto inizia la vera partita,
quella finanziaria. Poco prima di Natale esce allo scoperto Berlusconi, che dice di sognare un Milan al livello della
Juventus. Cosa che fa storcere il naso a qualche tifoso, ma che comunque indica la volontà di spendere soldi subito, senza
vivacchiare come è stato per il Milan di Farina. Prima di Capodanno altro colpo di scena: Nardi, creditore nei confronti di
Farina per 8 miliardi di lire, ottiene dal tribunale di Milano il sequestro delle azioni del presidente. L’arbitro della partita
diventa quindi questo industriale, tifosissimo del Milan, che per qualche giorno davvero accarezza l’idea di mettersi
contro media e maggioranza dei tifosi, che spingono per Berlusconi. Il quale pensa, a ragione, di poter convincere Farina
con una quindicina di miliardi, ma adesso deve gestire la grana Nardi.
L’assemblea degli azionisti, l’8 gennaio, partorisce una soluzione provvisoria: Farina non può vendere azioni sequestrate,
Berlusconi non può comprarle, così presidente diventa il consigliere Rosario Lo Verde, entrato in società ai tempi di
Colombo. Intanto fa notizia che a metà gennaio non siano stati ancora pagati gli stipendi di dicembre, e che ci siano
ancora versamenti IRPEF da effettuare. Davvero altri tempi… Comunque, pressato da ogni parte, Farina rinuncia alla sua
richiesta iniziale di 25 miliardi e la sera del 18 gennaio dice sì all’offerta della Fininvest firmando una lettera di intenti
che dà il via ad una operazione complicata (in pratica le azioni dovrebbero passare ai consiglieri, che poi in un secondo
momento le gireranno a Berlusconi) ma che avrebbe come risultato il Milan nelle mani di Berlusconi.
Tutto a posto? No, perché da qui alla formalizzazione del passaggio delle azioni Farina proverà a vendere il Milan ad una
società monegasca controllata da Calisto Tanzi, al petroliere Dino Armani, al tandem Nardi-Rivera, ad altre cordate
durate poche ore. E si andrebbe avanti così all’infinito se nella vicenda non intervenissero pesantemente il presidente
federale Sordillo, fra l’altro ex presidente del Milan, ed il Tribunale di Milano. Il risultato è, dopo la rinuncia di Nardi a
gran parte dei suoi crediti, che il 10 febbraio Silvio Berlusconi diventa proprietario del Milan pagando per la maggioranza
azionaria circa 6 miliardi di lire.2

COME PAPPARSI IL MILAN A PREZZO DI SALDO

1
E. Ianuario, 10 febbraio 1986: Silvio Berlusconi acquista l’AC Milan, https://www.pianetamilan.it/la-storia/amarcord/10-febbraio-
1986-silvio-berlusconi-acquista-lac-milan-news/
2
Il Milan di Berlusconi, https://www.guerinsportivo.it/news/calcio/2021/09/29-4755774/il_milan_di_berlusconi
Il 30 ottobre del 1985 il "Corriere dello Sport-Stadio" scrive che la Fininvest di Silvio Berlusconi ha comprato il Milan
calcio, e precisa anche il prezzo: 24 miliardi di lire, pagamento in quattro rate. Lo stesso giorno, con un comunicato
ufficiale, la Fininvest dice che non è vero e afferma la propria “totale estraneità alle trattative per l'acquisto della squadra
milanese”.
Naturalmente la smentita è una balla. Berlusconi sta effettivamente tentando di mettere le mani sul Milan calcio, ma nello
stile del personaggio fresco di P2, l'operazione deve restare segreta, dato l'obiettivo è di prendere la società rossonera
pagandola a prezzo di saldo. Bisogna prima di tutto togliere di mezzo il presidente milanista Giuseppe Farina detto
Giussy, e poi mettere fuori gioco tutti i possibili concorrenti interessati a comprare la società. Perché la Fininvest non ha
nessuna intenzione di partecipare a un'asta, vuole prendersi il Milan per due lire punto e basta.
Il presidente Farina non è uno stinco di santo, anzi è un gran filibustiere, ma in confronto a Berlusconi è un dilettante.
Infatti il capo della Fininvest maneggia da anni miliardi su miliardi che non si sa dove arrivano: una parte sono capitali
anonimi parcheggiati in Svizzera, un'altra parte di miliardi gli piove dal cielo in contanti. E poi è un tipo molto
chiacchierato, al punto che il 30 maggio 1983 la Guardia di finanza ha mandato alla Procura di Milano un appunto con
scritto: “E' stato segnalato che il noto Berlusconi Silvio, interessato all'emittente televisiva privata "Canale 5",
finanzierebbe un intenso traffico di sostanze stupefacenti dalla Sicilia con diramazioni sia in Francia che nelle altre
regioni italiane (in particolare Lombardia e Lazio)”.
Anche se non c'è più la ragnatela della P2, nella operazione-Milan il signor Berlusconi può contare su degli appoggi
politici pesantissimi: il presidente del Consiglio in carica Bettino Craxi, mezza Democrazia cristiana, il craxiano Carlo
Tagnoli sindaco di Milano, il presidente del Coni Franco Carraro, e il presidente della Federcalcio Sordillo.
Più tv e giornali della Fininvest, più la tifoseria milanista. Il povero Farina, invece, anche se ha qualche miliardo è uno
sfigato qualsiasi senza nessun santo in paradiso, così il suo piccolo impero-con la gemma del Milan, ha le settimane
contate.
LO SCIPPO DELLO SQUALO
Per una simpatica coincidenza, la Federcalcio alla fine di ottobre 1985 manda gli ispettori a controllare la contabilità del
Milan calcio. Allora Farina si agita, ma il presidente federale Sordillo cerca di tenerlo tranquillo: “Nella contabilità del
Milan non sono state riscontrate irregolarità sostanziali, ma solo formali”.
La società rossonera non se la passa molto bene: le casse sono vuote, e i debiti con le banche arrivano a una decina di
miliardi. Però il valore complessivo dei giocatori milanisti è quattro volte tanto: in squadra ci sono giovani campioni
come Baresi, Costacurta, Maldini, Evani, Tassotti, Stroppa, Hateley; e campioni stagionati come Di Bartolomei, Paolo
Rossi e Virdis. Poi ci sono gli immobili del centro sportivo di Milanello, più il patrimonio personale di Farina, che è
consistente.
Quindici giorni dopo, cioè a metà dicembre, ecco il colpo di scena: con una decisione che i giornali definiscono “strana,
improvvisa, inattesa”, Farina si dimette da presidente, lascia il Milan. E dichiara ai giornali: “Ho preso questa decisione
perché è successo un fatto grave che non posso raccontare. Me ne vado per il bene del Milan... Non chiedetemi di essere
più chiaro: non posso”. Il potere gli ha ordinato di togliersi di mezzo, e lui è costretto a ubbidire.
L'agenzia Ansa, il 17 dicembre, riporta “una voce secondo la quale il pacchetto azionario della società Milan sarebbe già
stato ceduto a un gruppo del quale farebbe parte l'imprenditore milanese Silvio Berlusconi”. L'agenzia riporta la smentita
della Fininvest, che nega tutto, perfino l'interesse.
L'indomani, il 18 dicembre, l'Ansa riporta il seguente comunicato: “Il gruppo Fininvest, di cui è presidente Silvio
Berlusconi, dichiara la sua disponibilità a esaminare la possibilità di un intervento a livello di capitale nella società Milan.
Questa possibilità si manifesta oggi, a seguito delle intenzioni di disimpegno pubblicamente manifestate dall'attuale
presidente, Giuseppe Farina”.
A questo punto comincia una commedia che va avanti per settimane. Il petroliere Dino Armani, da tempo interessato a
comprare la società rossonera, sembra rassegnato a farsi da parte: “Ho chiesto più volte a Farina di dirmi quanto voleva,
ma una vera trattativa non c'è mai stata, lui è sempre stato vago...”.
Comincia a essere chiaro che la società Milan calcio è destinata alla Fininvest.
Allo stadio di San Siro già si vedono tifosi rossoneri con striscioni e cartelli (non si sa quanto spontanei) che inneggiano a
Berlusconi. Intanto il padrone di Canale 5 mette le mani avanti: “Sono pronto a comprare il Milan, ma sulla base del
valore effettivo che accerteranno i miei esperti. L'accordo potrà essere raggiunto solo se le richieste di Farina non saranno
esagerate”.
Le tre televisioni e i giornali della Fininvest accompagnano l'assedio berlusconiano al Milan come strumenti di pressione:
arrivano a tirare in ballo il tifo rossonero di papà Berlusconi, di Silvio bambino, del fratello Paolo, della nonna e della zia,
dell'amico Fedele Canfolaneri, del caro socio Adriano Galliani... È tutta una ridicola sceneggiata sentimentale, una
telenovela brianzola per far passare la cosiddetta "trattativa" con Farina come “un atto d'amore” verso il Milan. In realtà è
un business politico e anche televisivo:
“Da molto tempo Canale 5 si interessa al calcio. Sono state proprio le sue offerte a far decuplicare in pochi anni il prezzo
che la Rai paga per l'esclusiva sul campionato. L'impossibilità delle dirette e la voglia della Lega di favorire comunque
l'ente pubblico hanno fino ad oggi sempre interrotto bruscamente il discorso. Il contratto attuale che lega il calcio alla Rai
scade però alla fine del prossimo campionato. Per quella data quasi certamente l'interconnessione sarà cosa fatta. Non
solo, ma anche Canale 5 avrà imparato a gestire un impegno tecnico grandissimo come la ripresa in contemporanea di
tutto il campionato. L'accordo Rai-Lega per essere siglato ha per regolamento bisogno del placet di tutte le società. Deve
cioè esserci unanimità, il "no" anche di una sola società terrebbe in sospeso la trattativa complicandola moltissimo. E
Berlusconi a quel punto potrebbe essere il presidente del Milan. Non solo, potrebbe cioè rilanciare senza più il problema
della diretta la sua proposta d'esclusiva, ma potrebbe addirittura bloccare materialmente l'accordo della Rai.
C'è poi da ricordare ancora una cosa. Le partite di Coppa europea sono fuori dal contratto tra la tv di Stato e il calcio. Per
quelle il mercato è praticamente libero già adesso. Forte della diretta e del suo rapporto preferenziale, la Rai è riuscita fino
adesso a mantenere anche quel tipo di monopolio. Ma se Berlusconi diventasse padrone del Milan potrebbe concedere
alle sue reti le partite di Coppa fin dalla prossima stagione. Stando così le cose, le preoccupazioni Rai diventano
chiarissime. Nelle mani di Berlusconi il Milan si trasformerebbe automaticamente in un'incredibile testa di ponte tra
l'emittenza privata e il calcio”. (Mario Sconcerti, "la Repubblica", 20 dicembre 1985). 3

La Fininvest offre la miseria di 15 miliardi per un Milan addirittura ripulito dai debiti, ma Farina vuole almeno il doppio
con i debiti a carico di chi compra. Si fa viva una finanziaria di Montecarlo, la Wac, che offre 25 miliardi e si
accollerebbe le passività; altre cordate sembrano interessate all'affare. Farina è messo con le spalle al muro: è sottoposto a
pressioni di vario genere comprese le minacce di fallimento e di guai giudiziari. Intanto la società rossonera viene messa
in mora dalla Federcalcio per le irregolarità contabili.
Domenica 19 gennaio 1986 si gioca a San Siro la gara di campionato Milan-Fiorentina. La tifoseria rossonera scandisce il
nome di Berlusconi, e le televisioni indugiano su due grandi striscioni che sembrano fatti apposta per la propaganda
berlusconiana: “Farina infame. Pagherai caro, pagherai tutto”, e “Silvio, facci sognare... Fai tornare grande il Milan”.
Pochi minuti prima del fischio d'inizio della partita, un gruppo di giovani entra sul terreno di gioco e srotola uno
striscione con scritto: “Berlusconi o morte”. (Cfr.agenzia Ansa,19 gennaio 1986).
È COME VEDERE UNA MESSINSCENA
Il 22 gennaio il vicepresidente del Milan, Gianni Rivera, fa un clamoroso annuncio: la società rossonera ha chiesto al
ministero del Tesoro l'autorizzazione per un aumento di capitale da 10 a 20 miliardi, che verrebbe sottoscritto dagli attuali
soci. E' un disperato tentativo di Farina di ribellarsi alla svendita del Milan e all'ordine di passarlo alla Fininvest, come
spiega Rivera: “Berlusconi pretendeva che i consiglieri si accollassero tutte le passività, e non dava il giusto valore alla
parte attiva. I giocatori della squadra e gli impianti di Milanello devono pur essere considerati dei valori in attivo! Io fino
a oggi sono stato zitto, ma adesso ho capito che non c'è la possibilità di trattare alle condizioni poste da Berlusconi”. La
replica del padrone di Canale 5 è un capolavoro di ipocrisia:
“Le accuse indirizzate da qualcuno al gruppo Fininvest di voler "giocare al ribasso" si qualificano da sé e rivelano, se mai
ve ne fosse bisogno, a quali livelli di serietà e responsabilità ancora oggi da taluno si intenda gestire la società e si faccia
opera di sostanziale disinformazione del pubblico e dei tifosi. Gli unici scopi che muovono il gruppo Fininvest
all'acquisto del Milan sono quelli di realizzare finalmente, dopo anni di vana attesa, una società ordinata, organizzata e
vincente, e di recuperare a Milano una squadra in grado di primeggiare nel panorama calcistico nazionale e
internazionale, secondo il rango che il Milan si è guadagnato in tutta la sua storia”.
Il 24 gennaio circola la voce che Farina avrebbe raggiunto un accordo con il petroliere Dino Armani: in cambio della
maggioranza delle azioni della società rossonera, il petroliere avrebbe offerto 25 miliardi più l'impegno a coprire tutti i
debiti della società. Quello stesso 24 gennaio, in serata, il presidente della Federcalcio Sordillo comunica che “la
presidenza della Figc ha ritenuto di investire il tribunale affinché svolga accertamenti preventivi sulla titolarità delle
azioni del Milan calcio”: in pratica, il presidente federale ha presentato due esposti-uno civile e uno penale-contro Farina.
A questo punto si dice interessato a rilevare la società rossonera anche il commercialista milanese Luigi Ceserani, come
rappresentante di “un gruppo che vuole rimanere al momento segreto. Posso anticipare che ne fanno parte industriali
milanesi e società quotate in Borsa. E' un gruppo fortissimo con grandi progetti, che vogliono fai diventare il Milan una
cosa unica in Italia”.
Fra voci, manovre, azioni di disturbo e pressioni, una cosa sola è sempre più chiara: il Milan deve finire alla Fininvest e
alle condizioni stabilite dal signor Berlusconi (cioè per quattro soldi), qualunque altra possibilità viene boicottata. E il
passaggio deve avvenire presto, perché il Milan a questo punto rischia il fallimento.
3
C. Petrini, Le corna del diavolo. Il Milan di Berlusconi, Milan, Kaos, 2006, pp. 35-36.
Il 1° febbraio Rivera annuncia le sue “dimissioni irrevocabili” da vicepresidente della società rossonera e attacca
Berlusconi: “Nella mia posizione di tifoso del Milan mi fa ribollire di rabbia il solo pensiero che qualcuno possa volere il
fallimento della società rossonera. Non possiamo permettere che questa squadra venga distrutta... Purtroppo,
personalmente non possiedo i 5 o 6 miliardi necessari per tacitare tutti i creditori e continuare nell'attuale gestione,
altrimenti l'avrei fatto. Ho partecipato alla trattativa, e sono rimasto sorpreso dall'atteggiamento dei legali di Berlusconi,
che stanno cercando in tutti i modi di far affondare il Milan e poi recuperarlo per poche lire”.
Il 3 febbraio, intervistato da Enzo Biagi, il padrone di Canale 5 fa una delle sue solite sceneggiate televisive, arrivando al
punto di dire che il business Milan è per lui una faccenda sentimentale: “Un affare di cuore da qualche miliardo, è vero,
ma anche le belle donne costano molto... Però il cuore non può spingere nessuno a entrare in una palude, e oggi il Milan è
in una situazione per cui c'è veramente bisogno di fare un po’ di bucato. Stiamo aspettando che qualcun altro faccia
questo bucato, noi non lo possiamo fare, poi speriamo di poter entrare”.
Paolo Berlusconi, fratello di Silvio, conferma che la Fininvest vuole un Milan "pulito", pulito dai debiti e dai pasticci
contabili, perché l'alternativa sarebbe “un nababbo scemo che investa 40 miliardi, ma chi ha 40 miliardi non è proprio
scemo”. Adesso è chiaro, dicono che in molti, che la Fininvest punta al fallimento del Milan di Farina per poi prendersi la
società a prezzo di saldo. Intanto la magistratura, dopo l'esposto della Federcalcio, ha messo lo stesso Farina sotto
inchiesta. I tifosi milanisti sembrano non avere dubbi, a San Siro tutti gli striscioni sono per Berlusconi: “Silvio, salvaci
dalla vergogna”, “Vogliamo Berlusconi”, “Armani boia, Rivera *****”, “Silvio, il nostro scudetto sei tu”. Una
messinscena che sembra fatta apposta.
La situazione è paralizzata, ma è una paralisi - scrive il giornale "la Repubblica" – “che giova a Berlusconi, il quale da
tempo gioca al ribasso. In linea teorica il prezzo del Milan diminuisce di giorno in giorno, visto che le situazioni difficili
per la società crescono con il passare delle ore, e che di possibili acquirenti non ce ne sono”.
Non ce ne sono anche perché il potere politico fa il cane da guardia al bottino: nessuno deve interessarsi dell'acquisto del
Milan, la società rossonera ha già un destino deciso del presidente del Consiglio Craxi.
Intanto il capo della Fininvest ripete: “Sono innamorato del Milan e voglio prenderlo a tutti i costi. Ma devono essere
costi ragionevoli, infatti noi abbiamo fatto un'offerta più che onesta”. Farina se n'è andato in Sudafrica, e c'è chi dice che
non tornerà più in Italia. La società rossonera chiede al tribunale l'amministrazione controllata, anticamera del fallimento.
Un giornale conferma che “Berlusconi potrebbe avere interesse a che il Milan fallisca, perché così sarebbe più facile
acquistarlo e risparmerebbe qualche miliardo”.
L'inchiesta della magistratura sta accertando che Farina pagava parecchi giocatori milanisti "in nero", e ritiene che i
bilanci della società rossonera siano falsi.
Il vicepresidente dimissionario Rivera si sfoga: "La valutazione che Berlusconi da del Milan è assurda: Milanello vale da
solo circa 4 miliardi, poi c'è il patrimonio giocatori.P er tutto questo, Berlusconi offre la somma ridicola di 15 miliardi,
cioè 11 miliardi per il parco-giocatori. Stando ai parametri di mercato, due giocatori milanisti valgono da soli 11 miliardi!
Se Berlusconi vuole comprare il Milan, deve alzare il prezzo, è troppo comodo prendere questa società per due lire! Se ci
fosse un compratore disposto a valutare correttamente il parco-giocatori, mi accollerei personalmente tutte le passività. Il
Milan è stato portato a Berlusconi su un vassoio d'argento, ma lui non può approfittarne. Siamo disposti ad andarcene tutti
al suo arrivo, me compreso, ma non può pensare di comprare il Milan per niente. Oltretutto, l'interessamento di
Berlusconi per il Milan può avere arrecato danni alla società: certi compratori interessati si sono bloccati di fronte al suo
nome, sicuri di non avere speranze di poter competere con lui”.
La tifoseria rossonera - guarda che combinazione! - continua a invocare l'arrivo del padrone di Canale 5: gruppi di ultrà
("Commandos Tigre", "Fossa dei leoni", "Brigate rossonere", ecc.) presidiano la sede milanista di via Turati al grido
“Vogliamo Berlusconi!”. I giornali scrivono che “anche a livello di Federazione gioco calcio si tifa in maniera decisa per
l'avvento del magnate delle tv private”. Paolo Berlusconi fa il poeta-playboy: “Il Milan è tale e quale una donna
meravigliosa e di gran classe, ma con un passato chiacchierato. Ché poi sono le donne più interessanti… e quindi da non
perdere”.
Succede tutto il 20 di febbraio. La procura di Milano emette un ordine di cattura contro Farina, latitante in Sudafrica.
E poche ore prima che il tribunale civile deliberi l'amministrazione controllata, anticamera del fallimento,a rriva la notizia
ufficiale: il Milan calcio è della Fininvest.
“Io sarò il presidente della società”, annunciava Berlusconi, “con mio fratello Paolo e Gianni Nardi vicepresidenti”.
Esulta il capo della Lega calcio Antonio Matarrese: “Silvio Berlusconi sarà un grande presidente che potrà fare molto per
il mondo del calcio”. Alla domanda se abbia preso il Milan per guadagnarci, il neo-padrone rossonero risponde: “E' una
squadra, ma è anche un prodotto da vendere, da offrire sul mercato. Impiegheremo la nostra esperienza con le televisioni
commerciali per migliorare e esaltare l'immagine del Milan”. 4

4
Ivi, pp. 40-45.
Il Milan imputato davanti al Tribunale civile? "No, non c'è più ragione che i magistrati intervengano" assicura l'avvocato
Alberto Ledda. E' lui l'uomo che materialmente ha venduto il Milan a un gruppo di industriali lombardi, ai quali si è
accodato Gianni Nardi (il vicepresidente rossonero, per forza, vanta crediti di 7 miliardi...). Accadde la notte del 22
gennaio scorso, poco dopo le ventitré. Quando già il petroliere Dino Armani credeva di essere diventato il padrone della
gloriosa squadra milanese, esponendosi con una fidejussione di 8 miliardi, quel tanto che bastava per evitare il fallimento.
"Il gesto di Armani incide sul Milan - sottolinea Ledda - ma non sulla titolarità delle azioni". Come dire: si apprezza la
generosità, da vero tifoso. Però i padroni del Milan sono gli azionisti della Ismil (leggi: Farina 30 per cento, Nardi 6 per
cento, Finmilan 51 per cento). Questi ultimi mi hanno incaricato di cedere il pacchetto di maggioranza alle migliori
condizioni. Un gruppo di imprenditori l'ha acquistato sborsando una cifra vicina ai 23 miliardi. Cosa che nessun altro ha
voluto fare. "L' unica difficoltà operativa - aggiunge Ledda, che vuole spazzare il terreno dei dubbi dimostrando la
legittimità della vendita - era la messa in discussione del pacchetto azionario. Qualcuno, cioè, sosteneva che la Ismil in
realtà possedeva soltanto il 41 per cento, non il 51 delle azioni. Per via di quell' operazione effettuata l'anno scorso,
l'operazione Vice-sport". Già, la causa dell'esposto giudiziario sostenuto dalla Federcalcio: un terreno in Veneto non
edificabile intestato alla Vicesport, ceduto al Milan per 2 miliardi utilizzati per la ricapitalizzazione da 5 a 10 miliardi. Un
gioco di scatole cinesi. Ma Ledda è una vecchia volpe della finanza, non a caso nascondendosi sotto lo pseudonimo di
Luca Anstalt, per i tipi della Feltrinelli, aveva pubblicato uno spassoso pamphlet intitolato "Banche ed affari"... e l'accusa
che la Ismil, possedendo un 10 per cento del proprio 51 per cento, potesse non essere più il controllore del Milan non lo
deve aver preoccupato. "Infatti. Questo scoglio non esiste più. Proprio domenica la Ismil ha garantito il gruppo acquirente
di essere comunque in grado di procurare una riserva pari al 20 per cento delle azioni del Milan". Insomma, Giussy Farina
non è solo: con l'ex presidente del Diavolo ci sarebbero altri azionisti ben contenti di disfarsi dei loro portafogli al
vantaggioso prezzo spuntato dall' avvocato mediatore. "Come è avvenuto tutto ciò? Semplice: ieri abbiamo dichiarato che
l'Ismil era disponibile ad annullare le vendite di azioni Vicesport al Milan con retrocessione del Milan all' Ismil delle
stesse azioni Vicesport e della Ismil al Milan del controvalore. In questo modo si è eliminata l'operazione di base dalla
quale la Lega aveva tratto la convinzione che parte delle sottoscrizioni delle azioni milaniste targate Ismil fosse scoperta".
Animo, tifosi milanisti: qui non si parla di azioni pedatorie bensì di ingegneria finanziaria. “È vero: noi abbiamo adottato
il criterio classico dei trasferimenti azionari da un gruppo di controllo all' altro - spiega lo stesso Ledda -. Per vendere il
Milan abbiamo valutato il patrimonio della società, ossia le sue passività e il suo attivo". Conti che, per esempio,
Berlusconi contestava. Sostiene Ledda: il Milan è vero, ha debiti per una quindicina di miliardi. Però ha anche un parco
giocatori, ha Milanello. Facendo le somme, la Ismil ha valutato il patrimonio netto della società rossonera in circa trenta
miliardi di lire. Il 51 per cento del Milan, per noi, vale quindi oltre quindici miliardi. Ma le 510 mila azioni di questa
maggioranza (a prescindere dal caso Vicesport) meritano un "premio". Quei 7-8 miliardi in più scuciti dai misteriosi
compratori. E le eventuali sopravvenienze passive? Quelle che la Fininvest di Berlusconi non si voleva accollare?
"Nessuno ci ha garantito un Milan pulito" ha detto Adriano Galliani, il direttore generale della Finivest, che per conto di
Berlusconi aveva condotto le trattative con Ledda. "Non è così: è classico che le sopravvenienze passive sono a carico del
venditore". E le polemiche sul vero valore delle azioni milaniste. Per la Fininvest bisognava azzerare il valore del parco
giocatori, per esempio. "E perché mai? Allora perché calcolare nei debiti del Milan i 6 miliardi derivati dai ratei passivi
del costo giocatori?". No, signori miei, sembra gridare ai quattro venti Ledda, questa cessione è vincolante. Alleanze
Armani-Berlusconi? Forse per mobilitare l'opinione pubblica... Di vero, in tutto questo pasticcio finanziario che ruota
attorno alle ceneri del Milan A.C. c'è la confusione. Quando Ledda riceve dagli amministratori della Ismil (holding della
società Milan) l'incarico di vendere le azioni di maggioranza rossonere, vengono battute tre piste. La prima è quella di
Berlusconi, perché subito dopo le dimissioni di Farina la Fininvest disse di essere disponibile all' acquisto. La seconda
pista batteva bandiera monegasca: la Wac di Montecarlo, società di intermediazione attorno alla quale si coagulano
interessi di grossi sponsor delle attività sportive, tramite l'avvocato Ardito e la Socredit banque si inserì nella trattativa
dicendosi disposta anche al rialzo. "Nessuna asta era stata indetta - precisa Ledda - erano stati quelli della Wac a
prospettare questa possibilità". Tuttavia il mercato fallisce. Berlusconi vuole spendere solo 15 miliardi per il pacchetto
azionario e non vuole accollarsi i debiti. La Wac sparisce di scena spaventata dal clamore della vicenda e da tutte le
incognite sollevate dalla federazione e dalla stampa stessa. I monegaschi informano Ledda che hanno deciso di
sospendere (e non interrompere) la trattativa per colpa di una notizia: quella che gli amministratori della Ismil si erano
fatti consegnare le azioni del Milan e avevano loro il potere di trattare direttamente. Che cosa era avvenuto? "I consiglieri
del Milan avevano convocato la riunione del consiglio di amministrazione col commercialista Garidei, sindaco della
Ismil, sabato 18 gennaio, presenti i legali della holding. Volevano sapere il prezzo del pacchetto. Saputolo, avevano
raggiunto un'intesa con l' Ismil, subordinata a 48 ore di riflessione. Lunedì 20 chiesero una proroga fino al fatidico
venerdì 23 gennaio, ma già a metà settimana parve chiaro che l'acquisto non sarebbe avvenuto. Nardi, fra gli altri, pareva
incerto. Così si aprì la terza pista, quella della cordata alla quale il Milan, legittimamente, è stato ceduto". Così racconta
Ledda. Che poi dietro la Ismil ci sia la Finmilan, a sua volta posseduta dalla Elafin srl nella misura di 364 mila azioni su
400 mila, bè, questa è un'altra storia. Anche perché nella Finmilan (proprietaria della Ismil) figurano come azionisti
l'attuale presidente ad interim Rosario Lo Verde (ventimila azioni) e due consiglieri, Carlo Bonfanti e Antonio Scalabrin.
Quel Lo Verde che caldeggia l'alleanza Berlusconi-Armani. 5

Salvato il Milan dal fallimento nel 1986, Silvio Berlusconi ne mantiene la proprietà per 31 anni (20 da presidente) e lo
conduce a grandi successi.
"L'Italia all'estero era conosciuta per la pizza, la pasta, per Sofia Loren e il Papa. Ma ad un certo punto, il Milan era il
primo di questa simpatica lista" - Silvio Berlusconi a 'Sportreview'
Come lui nessuno mai. Silvio Berlusconi, dopo averlo salvato dal fallimento, ha portato il Milan a successi così grandi e
numerosi che mai prima di allora il club rossonero aveva conosciuto: saranno 29 in tutto, i trofei principali vinti (di cui 26
nei 20 anni da presidente, 3 negli 11 anni di vicepresidenza vicaria di Adriano Galliani), in 31 anni da proprietario del
club, dal 24 marzo 1986 al 13 aprile 1987.
Numeri sensazionali, che lo rendono il presidente più vincente e il patron più longevo della storia rossonera. Prima della
politica, il calcio, in cui ha investito complessivamente 900 milioni di euro, per una media di 28 a stagione, è stato il
terreno di conquista del Cavaliere. Quelli del suo Milan sono stati anni di grandi allenatori, da Sacchi a Capello, passando
per Zaccheroni, Ancelotti e Allegri, con cui il rapporto non sarà sempre facile, e di grandi campioni.
Il suo ciclo vincente sarà caratterizzato infatti dall'acquisto di fuoriclasse assoluti, fra cui ben 5 calciatori che
conquisteranno il Pallone d'Oro: Gullit, Van Basten (3 volte), Weah, Shevchenko e Kakà.
"Il calciatore più amato? È difficile rispondere, - dirà nel 2020 in un'intervista a 'Il Corriere della Sera' - la storia del mio
Milan è stata di grandi campioni, che hanno fatto sognare ogni tifoso, me per primo. Con i miei 'ragazzi' si è instaurato
sempre un rapporto personale di stima e di affetto. Ma se proprio devo indicarne uno, scelgo Marco Van Basten, simbolo
della bellezza del calcio come lo intendo io. Un protagonista leggendario che lasciò un vuoto incolmabile quando troppo
presto dovette abbandonare i campi di calcio".
Ceduta la società nel 2017 ad una cordata guidata dall'imprenditore cinese Yonghong Li, nel 2018 Berlusconi torna nel
calcio acquistando il Monza, che riporta in Serie B dopo 20 anni di assenza.
L'ACQUISTO DEL MILAN E I PRIMI ANNI DA PRESIDENTE
Nato a Milano il 29 settembre 1936, Silvio Berlusconi, dopo una lunga esperienza nel settore dell'edilizia, era già un
affermato imprenditore televisivo, avendo spezzato il monopolio della Rai con la creazione delle tre reti Mediaset, Italia
1, Canale cinque e Rete quattro, quando verso la fine del 1985 il suo nome inizia a circolare con insistenza negli ambienti
calcistici come potenziale acquirente del Milan.
Il club rossonero, con un passato glorioso, versa in cattive acque, dopo esser stato per due stagioni anche in Serie B: la
FIGC riconosce delle irregolarità finanziarie nella gestione societaria di Giussy Farina e il club rischia di essere messo in
mora. La Guardia di Finanza scopre che la società non ha versato i contributi IRPEF per i giocatori.
A metà dicembre Farina vacilla, fortemente contestato dai tifosi dopo l'eliminazione in Coppa UEFA ad opera dei modesti
belgi del Waregem, e prima di Natale rassegna le proprie dimissioni, ratificate poi all'Assemblea dei soci l'8 gennaio. Si
alternano varie cordate, e alla presidenza del club, in attesa di un acquirente, viene nominato Rosario Lo Verde, che sarà il
numero uno meno duraturo della storia rossonera, con appena 51 giorni di reggenza.
Intanto iniziano gli incontri per la possibile cessione societaria a Berlusconi, che si rivela realmente interessato
all'acquisto. Alle trattative sono presenti, oltre al Cavaliere, il fratello Paolo, Fedele Confalonieri e Adriano Galliani
"Avevamo qualche preoccupazione ma anche grande voglia di fare la cosa. - dirà il futuro a.d. rossonero - Ricordo
benissimo il momento in cui furono rotti gli indugi. Prendemmo l'aereo da St. Moritz a Milano. Quando atterrammo a
Milano il presidente, fino ad allora silenzioso, disse: 'Avanti, comperiamo il Milan' ".
È il 10 febbraio 1986, il giorno della firma. Il 20 Silvio Berlusconi diventa ufficialmente proprietario del Milan. Il 24
marzo, infine, 'Sua emittenza', come spesso era soprannominato in quegli anni, è il 21° presidente della storia rossonera.
Si apre una nuova era.
"La situazione del Milan avrebbe dovuto scoraggiare chiunque. - dichiara al 'Guerin Sportivo' - Ancora adesso i vuoti
contabili non si contano e l'ammontare dei debiti non è totalmente quantificato, ma da come si erano messe le cose era
impossibile comportarsi diversamente. Da una parte c'era il Milan che poteva essere esposto a situazioni drammatiche
(fallimento, liquidazione, tribunali etc.), dall'altra il Berlusconi tifoso che non se la sentiva di assistere ad uno scempio del
genere. A quel punto è intervenuto il cuore e la decisione di comprare il Milan è stata obbligatoria".
Le prime mosse a livello societario sono la nomina di Adriano Galliani come Amministratore delegato e di Ariedo Braida
come Direttore generale. La nuova società punta innanzitutto al risanamento del bilancio, ad un ringiovanimento della
rosa e al rilancio della squadra su palcoscenici che le competono.

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L. Coen, “E così ho venduto il Milan di Farina”, in la Repubblica, 28-1-1986.
"Abbiamo degli obiettivi molto credibili. - dichiara Berlusconi in tv alla 'Rai' - Vorremmo costruire una squadra che duri
nel tempo, soprattutto una squadra che possa ritornare con stile e con classe e con cuore sulle scene nazionali e
internazionali".
Gli ambiziosi obiettivi sono ribaditi ai giocatori quando il Cavaliere fa la sua prima visita in elicottero a Milanello.
"Il Milan - disse - dovrà scendere in campo sempre seguendo una missione: essere padroni del campo e comandare il
giuoco".
La stagione 1985/86 si chiude con un deludente 7° posto, ma in estate inizia la rivoluzione.
Il primo acquisto assoluto della gestione Berlusconi è Roberto Donadoni, l'emergente talento bergamasco strappato alla
concorrenza della Juventus e costato 10 miliardi di Lire. Dalla Fiorentina arriva anche Daniele Massaro. In panchina è
confermato 'Il Barone' Nils Liedholm, cui è affidato il compito di guidare la squadra in un anno di transizione.
Il calo primaverile costa però allo svedese l'esonero, con la squadra affidata al tecnico della Primavera, Fabio Capello.
Con quest'ultimo i rossoneri chiudono quinti e grazie alla vittoria nello spareggio con la Sampdoria (goal di Massaro), si
qualificano per la Coppa UEFA.
SACCHI E GLI OLANDESI: IL MILAN DEGLI 'IMMORTALI'
Il primo colpo internazionale di Berlusconi presidente è Claudio Borghi, talentuoso fantasista argentino affermatosi con
Argentinos Juniors e Argentina. Il Milan lo paga 3 miliardi e mezzo per strapparlo ancora una volta alla Juventus, e
successivamente sborsa 13 miliardi e mezzo, cifra all'epoca da record, per Ruud Gullit dal PSV Eindhoven e un miliardo
e 800 milioni per Marco Van Basten dall'Ajax. Il tutto ancor prima che inizi la stagione 1987/88 che sarà quella della
svolta.
A giugno il club rossonero organizza in casa la 3ª edizione del Mundialito, e, guidato ancora da Capello, la vince grazie
soprattutto alle giocate del nuovo acquisto argentino. Benché non rientri fra i trofei ufficiali, è di fatto il primo titolo
dell'era Berlusconi, che contribuisce ad aumentare la sua stima verso un giocatore che lo entusiasma.
La scommessa si chiama Arrigo Sacchi: è il giovane tecnico del Parma, che aveva battuto due volte il Milan in Coppa
Italia, il prescelto per guidare la rivoluzione rossonera. Berlusconi gli dà piena fiducia, tanto che sarà lui, con due soli
stranieri schierabili, a decidere il dirottamento di Borghi al Como e a chiedere l'acquisto di Carlo Ancelotti e Angelo
Colombo.
La squadra è quella giusta su cui lavorare. La scelta di Sacchi fa discutere tanti, ma dopo le difficoltà iniziali, i rossoneri
iniziano a praticare un calcio bello e propositivo, come chiedeva Berlusconi, e a imporre la loro filosofia in Italia e in
Europa. Al termine di un entusiasmante duello con il Napoli di Maradona, il Diavolo si impone al San Paolo per 3-2 e il
15 maggio 1988 vince il suo 11° Scudetto, il primo titolo importante della gestione Berlusconi.
L'ascesa rossonera prosegue nel 1988/89, primo anno in cui si possono schierare tre stranieri in campo: definitivamente
bocciato Borghi, Sacchi chiede e ottiene l'acquisto di un terzo olandese, Frank Rijkaard. Con il centrocampista il Milan
acquisisce ulteriore solidità ed è pronto a puntare al successo internazionale. Il 24 maggio 1989 la squadra milanese
travolge 4-0 al Camp Nou la Steaua Bucarest e vince la Coppa dei Campioni, la terza della sua storia, quasi 20 anni dopo
l'ultima, con due doppiette di Gullit e Van Basten. A fine anno arriva anche la Supercoppa italiana con un 3-1 in finale
alla Sampdoria.
Il progetto di un Milan bello e vincente del Cavaliere procede a gonfie vele anche nella stagione 1989/90. I rossoneri si
confermano in Coppa dei Campioni con un successo per 1-0 in finale sul Benfica targato Rijkaard, e prima si aggiudicano
la Supercoppa Europea superando il Barcellona e la Coppa Intercontinentale. Ai supplementari, a Tokyo, un goal su
punizione di Alberigo Evani porta i milanesi sul tetto del Mondo.
Nasce il Milan degli Immortali, in grado di bissare i successi nella Supercoppa Europea (contro la Sampdoria) e nella
Coppa Intercontinentale (contro l'Olimpia Asunción) anche nel 1990/91. Ma la squadra è ormai logora dai metodi duri di
Sacchi e l'abbandono del campo a Marsiglia dopo lo spegnimento di alcuni riflettori costa al Diavolo la squalifica per un
anno dalle Coppe. Il Profeta di Fusignano litiga con Van Basten, Berlusconi dà sostegno all'asso olandese e il tecnico
decide di lasciare il Milan per tentare l'avventura da Commissario tecnico della Nazionale azzurra.
Intanto nell'estate 1991 nasce, su spinta del presidente, il Trofeo Luigi Berlusconi, organizzato dal Milan e dedicato alla
memoria di suo padre.
'GLI INVINCIBILI' DI CAPELLO
Con Fabio Capello in panchina, nel 1991/92 inizia un nuovo corso per il Milan. La squadra trova nuove motivazioni e
domina il Campionato di Serie A, che si aggiudica senza alcuna sconfitta e con 74 goal segnati. È 'il Milan degli
Invincibili', che nel 1992/93 vedrà un ulteriore upgrade della qualità della rosa. L'acquisto da copertina è quello di
Gianluigi Lentini dal Torino (22 miliardi di Lire, cifra che fa gridare allo scandalo i moralisti), ma arrivano anche il
Pallone d'Oro Jean-Pierre Papin, il fantasista montenegrino Dejan Savicevic, per il quale il Cavaliere stravede, il croato
Zvonimir Boban e Stefano Eranio.
Conteggiando i tre olandesi, gli stranieri in rosa salgono a sei, dei quali solo tre possono scendere in campo. La squadra è
molto forte e vinta in estate la Supercoppa Italiana si conferma campione d'Italia per il secondo anno di fila (13° titolo). I
problemi fisici di Van Basten, sofferente alla caviglia, e protagonista di una prima parte di stagione monstre, portano ad
una finale amara in Champions League, con il Marsiglia che sconfigge i rossoneri 1-0 con un goal di Boli.
'Gli Invincibili' stabiliscono comunque il record di partite senza sconfitte, ben 58. Nel 1993/94 il Diavolo, come
Berlusconi chiedeva, oltre a vincere il 3° Scudetto di fila (14° titolo) e la Supercoppa italiana, pur privo di Van Basten e
per molti mesi di Lentini, si impone in finale di Champions League (5° trofeo) ad Atene travolgendo 4-0 il Barcellona di
Cruijff, alla vigilia nettamente favorito. Dal mercato arrivano Panucci, Desailly, Raducioiu e Brian Laudrup, mentre
Gullit e Rijkaard salutano. Il Parma regala un dispiacere nella Supercoppa europea.
Il 1994/95 è un anno interlocutorio. La Juventus di Lippi spezza infatti in Italia il predominio rossonero, ma la squadra di
Capello si aggiudica comunque Supercoppa Italiana e Supercoppa europea rispettivamente contro Sampdoria e Arsenal.
Ma un nuovo ciclo sta per concludersi: la brutta sconfitta in Coppa Intercontinentale contro il Velez Sarsfield, e la
successiva in finale di Champions League contro l'Ajax, segnano il declino di una squadra stellare.
L'anno seguente, però, il colpo ad effetto George Weah porta in dote una nuova cavalcata in campionato, con la conquista
del 15° Scudetto.
DAGLI ANNI BUI AL MILAN DI ZACCHERONI
Nonostante i goal del Pallone d'Oro Weah, il biennio 1996-1998, per il Milan e il suo presidente Berlusconi, che nel
frattempo dedica sempre maggior tempo alla politica, si rivela amaro e privo di soddisfazioni. Tabarez prima e i ritorni di
Sacchi e Capello dopo, non riescono a rilanciare il progetto e i tifosi non sono contenti.
A ciò si sono aggiunti anche gli addii al calcio giocato di due bandiere: il capitano Franco Baresi e Mauro Tassotti. La
fascia da capitano passa sul braccio di Paolo Maldini, che diventa icona e leader del nuovo Milan. Gli innesti sul
calciomercato non hanno il successo sperato (su tutti l'acquisto di Patrick Kluivert) e la squadra con un 11° (peggior
piazzamento dell'era Berlusconi) e un 10° posto vive alcune stagioni buie.
In un incontro istituzionale con Papa Giovanni Paolo II, il patron rossonero si concede una battuta a sfondo calcistico.
"Santità, mi lasci dire che lei assomiglia un po’ al mio Milan: tutti e due andiamo spesso in trasferta a portare nel mondo
un’idea vincente. Che è l’idea di Dio", afferma.
Il riscatto avviene nel 1998/99 e parte ancora una volta da un nuovo allenatore: Berlusconi sceglie Alberto Zaccheroni,
reduce da stagioni di alto livello alla guida dell'Udinese. L'allenatore romagnolo, nonostante molte difficoltà, e gli attriti
con il patron sul modulo, con un 3-4-1-2 che prevede l'arretramento di Boban alle spalle di Weah e Bierhoff, riporta il
Tricolore a Milanello, compiendo un'esaltante rimonta sulla Lazio.
L'idillio con l'allenatore romagnolo dura poco: Berlusconi, fedele al suo credo calcistico, vorrebbe imporre la difesa a
quattro e il trequartista, Zaccheroni decide autonomamente e alla fine la sua strada si separa da quella del Milan nel 2001.
Intanto il 1999 è anno di arrivi importanti: sbarcano Andriy Shevchenko (41 miliardi di Lire) e Serginho. Nel 2000 è la
volta di Gennaro Gattuso, nel 2001 di Andrea Pirlo, Manuel Rui Costa e Pippo Inzaghi.
Ancor prima, nel 2000, agli Europei, il Cavaliere entra in tackle sulle scelte in finale del Ct. Dino Zoff.
"'Per amor di patria volevo stare zitto invece devo dire che si poteva e si doveva vincere. Da Zoff sono arrivati invece
delle scelte indegne: Zidane era sempre libero di creare gioco, non si poteva non vederlo. Lo avrebbe visto anche un
dilettante e noi avremmo vinto. D'altra parte, l'intelligenza e l'arguzia o si hanno o non si hanno. Sono veramente
indignato".
"Si doveva mettere uno come Gattuso su Zidane - afferma Berlusconi - Un giocatore di quel tipo, uno che non lo lasciasse
libero di scorrazzare a piacimento per tutta la partita. Sarebbe bastato questo per vincere''.
Le sue parole scateneranno un vero terremoto, causando le dimissioni dell'ex capitano azzurro. Il suo Milan invece naviga
fra alti e bassi, passando nelle mani di Cesare Maldini e Tassotti, poi di Fatih Terim con alterne fortune. Nel maggio 2001
la squadra, con Cesare Maldini in panchina, travolge 6-0 l'Inter nel derby della Madonnina, un risultato destinato
comunque a restare nella storia.
DA SHEVCHENKO A KAKÀ: IL MILAN DI ANCELOTTI
Il colpo Shevchenko, intanto, si rivela azzeccato: l'ucraino segna caterve di goal e si rivela un campione di alto livello. La
nuova svolta per il Milan arriva però nel 2001, quando in panchina approda l'ex centrocampista rossonero Carlo Ancelotti
al posto dell'esonerato Terim.
Il calciomercato porta in dote altri campioni: Alessandro Nesta, Clarence Seedorf e Rivaldo. Al termine della stagione
2002/03 il Milan vince la settima Champions League della sua storia (la 4ª dell'era Berlusconi) battendo ai rigori nella
finale di Old Trafford la Juventus di Lippi. Paolo Maldini solleva da capitano il suo primo titolo internazionale.
A fine stagione c'è anche il successo in Coppa Italia ai danni della Roma, trofeo che mancava nel palmarés durante la
gestione del presidente rossonero. L'anno seguente è caratterizzato dagli arrivi di Cafu e Kakà. La squadra cade nella
Supercoppa italiana contro la Juventus e in Coppa Intercontinentale contro il Boca Juniors, mentre vince la Supercoppa
Europea a spese del Porto.
In Champions League il cammino si arresta ai quarti con una clamorosa sconfitta nel ritorno con il Deportivo La Coruña,
ma i rossoneri di Ancelotti si consolano con la vittoria dello Scudetto (il 17° della loro storia e il 7° per Silvio
Berlusconi). Nel 2004/05, con l'arrivo in attacco di Hernan Crespo, il Diavolo ritrova la finale di Champions League, ma
ad Istanbul soccombe incredibilmente ai rigori dopo una rimonta del Liverpool da 0-3 a 3-3.
Intanto Berlusconi, che per conflitto di interessi deve lasciare la carica da presidente nel biennio 2004-06, non rinuncia a
dire la sua sulla squadra e anche con Ancelotti ha da ridire sul modulo utilizzato.
"Manderò una lettera: da lunedì qualsiasi tecnico del Milan sarà obbligato a giocare con almeno due punte. - dice - Non è
una richiesta, è un obbligo".
"Si parla del Milan di Sacchi, di Zaccheroni e di Ancelotti e non si parla mai del Milan di Berlusconi. - aggiunge - Eppure
sono io che da 18 anni faccio le formazioni, detto le regole e compero i giocatori [...] Sembra che non esista".
Ancelotti formalmente è diplomatico, ma al momento delle scelte decide sempre autonomamente. Nel 2005/06 la squadra
approda in semifinale di Champions League, tuttavia, lo scandalo Calciopoli conduce ad una forte penalizzazione in
classifica (30 punti). Il club resta comunque in Serie A e nel 2006/07 vive il suo ultimo anno di gloria internazionale:
ancora nella fortunata Atene ottiene il riscatto sul Liverpool, e con una vittoria per 2-1 sul Liverpool, conquista la 7ª
Champions League (la 5ª dell'era Berlusconi).
"Ventuno anni fa, - dichiara il numero uno rossonero - quando prendemmo il Milan sull'orlo del fallimento, ci
prefissammo un obiettivo: portare la squadra ai vertici in Italia, in Europa e nel mondo. Ebbene, ci siamo riusciti!".
Il patron, tornato a ricoprire la carica di presidente effettivo dal 2006 al 2008, supera Piero Pirelli come presidente più
longevo della storia del Milan (20 anni contro 19) e dopo aver vinto un'altra Supercoppa Europea (3-1 al Siviglia) e il
Mondiale per club (4-1 al Boca Juniors) dal 2008 lascia nuovamente la carica presidenziale, riportando Galliani a
vicepresidente vicario.
Dopo aver portato in rossonero nel gennaio 2007 Ronaldo 'Il Fenomeno' (7 milioni e mezzo di euro), si concede un ultimo
grande sfizio, annunciato in pompa magna in campagna elettorale:
"Faccio quattro promesse ai tifosi: la prima è Silvio non mollare, la seconda è Silvio manda a casa Prodi, la terza è Silvio
salvaci dai comunisti e la quarta è Silvio compraci Ronaldinho".
Il fuoriclasse brasiliano, ormai nella fase calante della sua carriera, sbarca al Milan per circa 22 milioni di euro.
Ronaldinho delizierà comunque i tifosi con i suoi colpi, pur non essendo più sul piano fisico il trascinatore che tutti
avevano conosciuto con la maglia del Barcellona.
IL MILAN DI ALLEGRI E L'ULTIMO SCUDETTO
Fatta scorpacciata di nuovi successi in Italia e a livello internazionale, il capitano Paolo Maldini si ritira e il Milan è
destinato a conoscere anni difficili. Ancelotti lascia nel 2009 con la squadra in Champions League. Leonardo guida la
squadra al 3° posto nel 2009/10. Nel 2010 l'arrivo in panchina di Massimiliano Allegri coincide con l'ultimo Scudetto di
Berlusconi.
Ambrosini diventa capitano, vengono presi i vari Robinho, Van Bommel, Kevin-Prince Boateng, Cassano e Ibrahimovic,
e l'allenatore livornese conduce la squadra al 18° Scudetto a distanza di 7 anni dall'ultima volta, interrompendo
l'egemonia dell'Inter che durava da quattro stagioni.
Sarà l'8° e ultimo conquistato nell'era Berlusconi. Allegri mantiene i rossoneri in Champions League per altri 2 anni, ma
intanto emergono nuovi attriti con il patron, diventato dal 2012 presidente onorario.
Resta celebre la stilettata lanciata contro il suo allenatore prima del ritorno degli ottavi di finale di Champions League al
Camp Nou contro il Barcellona, mentre è impegnato in campagna elettorale.
"Allegri? No el capisse un casso", dice ai cronisti che lo seguono.
Quella gara termina con un sonoro 4-0 per i blaugrana, che ribaltano il 2-0 rossonero di San Siro e passano il turno. Max
resta alla guida della squadra fino a gennaio 2014, quando gli è fatale la sconfitta in campionato con il Sassuolo.
LA CRISI, L'ULTIMO TITOLO E IL CLOSING
Per il Milan, che con il ritiro di Ambrosini ha Riccardo Montolivo come nuovo capitano, tornano anni bui: spese sempre
più ingenti, bilanci in rosso, giocatori a fine carriera con contratti troppo onerosi, difficoltà a ricostruire un progetto
vincente. Nel 2016 chiude i battenti il Trofeo Berlusconi, un appuntamento che era diventato un classico ma che negli
ultimi anni si era fatto fatica ad organizzare.
In panchina si alternano Tassotti (ad interim per un breve periodo), Seedorf, Filippo Inzaghi, Mihajlovic, Brocchi e
Montella, ma la squadra manca sistematicamente l'obiettivo della Champions League. Fra i calciatori che indossano la
maglia rossonera in questi anni, c'è anche Mario Balotelli, con cui il patron ha un rapporto controverso legato alla
stravaganza dell'attaccante.
"Balotelli? Se metti una mela marcia nello spogliatoio può infettare tutti gli altri. - dichiara prima del suo arrivo - Io ho
avuto modo di dare un giudizio sulla persona Balotelli, non accetterai mai che facesse parte dello spogliatoio del Milan".
Silvio Berlusconi matura col tempo l'intenzione di cedere la società ad un gruppo che possa rilanciarla. Intanto, nel 2016 i
rossoneri, con Montella in panchina, battono 4-3 ai rigori la Juventus di Allegri e tornano a conquistare un trofeo, la
Supercoppa italiana, che sarà l'ultima dell'era del Cavaliere.
Dopo lunghe trattative, non senza preoccupazione da parte dei tifosi e degli addetti ai lavori, nell'aprile 2017 c'è il closing
che segna la fine dell'età d'oro del Milan sotto Silvio Berlusconi e il passaggio ad una cordata cinese guidata da
Yonghong Li.
"Ancora grazie a tutti. - scrive in una commovente lettera di commiato - Lascio oggi, dopo più di 30 anni, la titolarità e la
carica di presidente dell'A.C. Milan. Lo faccio con dolore e commozione, ma con la consapevolezza che il calcio
moderno, per competere ai massimi livelli necessita di investimenti e risorse che una singola famiglia non è più in grado
di sostenere... [...]".
Trent'anni di grandi successi in cui il Milan è stato un esempio e un modello per molti club e che hanno visto vincere
Berlusconi come nessuno è mai riuscito: il suo ricco palmarès da proprietario del Milan vede 8 scudetti, una Coppa Italia,
7 Supercoppe italiane, 5 Champions League, 2 Coppe Intercontinentali, un Mondiale per club FIFA e 5 Supercoppe
Europee.
IL RITORNO NEL CALCIO E IL PROGETTO MONZA
A Berlusconi, però, il calcio è sempre piaciuto e così, con Adriano Galliani, il Cavaliere il 29 settembre 2018 acquista il
Monza.
"Io tutti i lunedì vado a pranzo ad Arcore - racconterà Galliani - e senza farmi sentire dalla famiglia e dai top manager,
dico a Berlusconi che la famiglia Colombo stava vendendo a un gruppo americano. A un certo punto Silvio Berlusconi
dice a tutti: 'Cosa ne direste se prendessimo il Monza?'. E tutti dicono di sì. Allora mi dice: "Adriano vai e fai". Entro sera
avevo già comprato il Monza. Vado ad incontrare Felice Colombo e ci diamo la mano: io e Felice non abbiamo fatto
alcuna due diligence, ci siamo dati la mano, abbiamo detto una cifra e da quel momento tutto è andato in porto".
Con Galliani al timone come amministratore delegato, e Brocchi allenatore, i brianzoli vincono il Girone C della Serie C1
e conquistano subito la promozione in Serie B dopo 20 anni di assenza.
"In 24 mesi la vogliamo portare in Serie A. - annuncia allora Galliani - Ora l'obiettivo diventa difficile, ma il know how
crediamo di averlo. Questo è il trentesimo trofeo vinto dal presidente Berlusconi".
Nel suo primo anno in Serie B, tuttavia, la squadra, pur raggiungendo i playoff, è eliminata in semifinale dal Cittadella. I
brianzoli proveranno a riscattarsi quest'anno, sotto la guida del nuovo tecnico, Giovanni Stroppa, già ex calciatore del
Grande Milan.
Nonostante alcuni problemi di salute, Berlusconi continua a seguire la squadra da vicino, e non sono rare le visite a
Monzello, centro di allenamento che ristruttura e rende più funzionale. In estate è stato rilanciato anche il Trofeo Luigi
Berlusconi, che ha visto il Monza affrontare la Juventus.
Ora il sogno sportivo del Cavaliere, che non ha lesinato anche nella stagione 2021/22 gli investimenti sul calciomercato, è
cogliere con i biancorossi una storica promozione in Serie A. 6

Berlusconi compra il Monza – Trattativa chiusa per il ritorno di Silvio Berlusconi nel mondo del calcio. Con due novità.
Innanzitutto a rilevare il Monza, secondo quanto appreso da Radiocor, sarà direttamente Fininvest, holding della famiglia
del Cavaliere, partecipata da tutti e cinque i suoi figli e controllata da Silvio con il 65%. In secondo luogo, la stessa
Fininvest rileverà il 100% della Società Sportiva Monza 1912 – nelle scorse settimane si era ipotizzato prima il 70% e poi
il 95% – per una valutazione complessiva stimata tra 2,5 e 3 milioni di euro: la definizione precisa della cifra avverrà
nelle prossime ore con l’approvazione del bilancio del Monza calcio 2017-2018 (chiuso al 30 giugno scorso).

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P. Camedda, Silvio Berlusconi, da presidente più vincente e longevo della storia del Milan a patron del Monza,
https://www.goal.com/it/notizie/silvio-berlusconi-da-presidente-piu-vincente-e-longevo-della/1dhq7xbvvl2l012vv25m6oqqpz
BERLUSCONI COMPRA IL MONZA, GALLIANI SARÀ AMMINISTRATORE DELEGATO
In ogni caso, la firma si può dire che la firma sia soltanto questione di giorni e arriverà entro fine mese. Adriano Galliani
sarà amministratore delegato e l’imprenditore Nicola Colombo, che cederà il 100% del Monza, resterà presidente.
«Mantenere questa carica è un onore, a maggior ragione perché uscirò dal capitale della società: è un riconoscimento per
quanto ho fatto in passato e per quanto potrò ancora fare per il club», ha dichiarato a Radiocor Colombo. 7

Silvio Berlusconi ritornerà nel mondo del calcio. Sembra ormai chiuso, infatti, l'acquisto del Monza Calcio da parte
dell'ex presidente del Milan. Secondo fonti vicini alla trattativa, ad acquistare la squadra lombarda, attualmente militante
in serie C, sarà direttamente Fininvest, la holding della famiglia Berlusconi controllata dal Cavaliere con un 65% delle
quote e partecipata da tutti i cinque figli.
TRATTATIVA DA 3 MILIONI DI EURO
L'operazione, arrivata ormai alle fasi finali, si concluderà una novità rilevante: Fininvest rileverà infatti il 100% della
Società Sportiva Monza 1912. L'acquisizione dell'intero pacchetto del club da parte della famiglia Berlusconi sarebbe
stata decisa dopo una riunione di circa 5 ore, tenuta ieri fra gli avvocati delle parti. A vendere c'è la Discanto, holding
della famiglia dell'attuale presidente Nicola Colombo che, solo pochi giorni fa ha rilevato il 5% del club biancorosso da
Roberto Mazzo per 115mila euro con 'effetto immediato'. Un passaggio, quest'ultimo, che ha permesso a Colombo di
ottenere l'intero capitale del Monza e rivenderlo alla Fininvest per una cifra compresa tra i 2,5 e i 3 milioni di euro. La
definizione precisa della cifra avverrà nelle prossime ore con l'approvazione del bilancio del Monza calcio 2017-2018
(chiuso al 30 giugno scorso).
COLOMBO RIMANE PRESIDENTE, GALLIANI NUOVO AD
Sarà la seconda società calcistica per Berlusconi, dunque, che avrebbe deciso di non accontentarsi del 95% del club (come
in precedenza ventilato), ma rilevare l'intero club per averne il controllo totale. Al ritorno di Berlusconi si aggiunge quello
dell'ex storico amministratore delegato del Milan, Adriano Galliani, scelto per lo stesso ruolo anche nel Monza.
Presidente della squadra resterà Nicola Colombo che, a Radiocor, ha dichiarato: "Mantenere questa carica è un onore, a
maggior ragione perché uscirò dal capitale della società: è un riconoscimento per quanto ho fatto in passato e per quanto
potrò ancora fare per il club". Obiettivo finale della scommessa è quella di portare la squadra a una storica promozione in
Serie A nel giro di pochi anni. Un'impresa che pare proprio alla portata dell'ex numero uno rossonero che in 30 anni di
Milan ha portato la squadra dalla serie B alla conquista di 29 trofei - tra cui 5 Champions League – in Italia e all'Estero.
Inoltre i rumors delle ultime ore dicono che la nuova dirigenza stia valutando la possibilità di "arruolare" un top player, ex
campione del Milan degli anni d'oro, per alcune partite. Intanto il prossimo passo è quello delle firme che potrebbero
arrivare giovedì prossimo e portare, già il prossimo venerdì alla presentazione della nuova proprietà alla stampa. 8

Monza, 2 ottobre 2018 - Fininvest ha comprato il Monza per 2,9 milioni di euro. La cifra, che era rimasta riservata anche
dopo l'annuncio ufficiale di venerdì scorso, emerge dai documenti della compravendita, consultati da Radiocor. La
holding della famiglia Berlusconi ha corrisposto alla Discanto srl di Nicola Colombo (rimasto presidente del club
biancorosso) 2,5 milioni circa al momento della firma dei contratti, mentre i restanti 400mila euro saranno pagati entro e
non oltre il 27 marzo 'salvo aggiustamento sulla base di quanto già stabilito' dalle parti o 'eventuali diversi accordi scritti'.
Dai documenti emerge che la cessione del Monza è avvenuta lo scorso 28 settembre, giusto qualche ora prima della
conferenza stampa in cui è stata poi illustrata da Nicola Colombo e dal nuovo ad Adriano Galliani. Quest'ultimo l'ha
definita una scelta 'romantica' e di 'cuore' sia da parte sua sia da parte di Silvio Berlusconi, che così torna al calcio dopo la
lunga, e soprattutto vincente, avventura con il Milan. L'obiettivo del Monza? Il doppio salto con passaggio dalla Lega Pro
alla Serie A, 'per giocare il derby col Milan in due anni', ha annunciato Galliani. 9

Da Montevideo a Roma, tra 'colpi di mano', propaganda politica, affari chiusi con strette di mano e cifre da capogiro,
interrogazioni parlamentari e pure l'ombra della P2. Nel 1980 viene organizzato oltre oceano un torneo calcistico che resta
unico nel suo genere, oggi in gran parte dimenticato. Eppure quell'evento avrebbe segnato uno spartiacque nella storia del
calcio e dell'emittenza televisiva, la Copa de Oro organizzata in Uruguay e riservata alle nazionali campioni del mondo.
Sarebbe stato il primo evento calcistico internazionale a essere trasmesso sull'emittenza privata, la giovane Fininvest di
Silvio Berlusconi.
LA COPPA DEI CAMPIONI DEL MONDO

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Monza-Berlusconi, è fatta: Fininvest rileva il 100% del club per 2-3 milioni, https://www.calcioefinanza.it/2018/09/25/berlusconi-
compra-il-monza-fininvest/
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Berlusconi compra il Monza: Fininvest rileva il 100% del club, https://tg24.sky.it/cronaca/2018/09/25/berlusconi-acquisto-monza-
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Calcio, il Monza è stato acquistato da Berlusconi per 2,9 milioni, https://www.ilgiorno.it/monza-brianza/cronaca/calcio-berlusconi-
acquisto-1.4217714
Battezzata 'Copa de Oro' e più comunemente conosciuta come 'Mundialito', nacque per idea del presidente del Penarol,
Washington Cataldi per celebrare il cinquantenario del primo Mondiale di calcio disputato nel 1930 e vinto dall'Uruguay.
Il numero uno del club aurinegro, però, non è solo un dirigente sportivo, ma anche un politico molto vicino alla junta
militar di Aparicio Méndez: quest'ultimo è il secondo successore del golpista Juan Marìa Bordaberry. Sulla scia di quanto
accaduto in Argentina ai Mondiali del 1978 dove l'organizzazione del torneo e il successo della nazionale di casa erano
stati un enorme spot propagandistico per il regime di Videla, la junta uruguaiana decide di sfruttare la grande forza di un
evento sportivo al quale, tra l'altro, sono invitate tutte le nazionali che dal 1930 al 1978 avevo sollevato la Coppa del
Mondo e, dunque, oltre all'Uruguay padrone di casa ci sono anche Italia, Brasile, Germania Ovest, Inghilterra e
Argentina.
A finanziare il torneo sarà un uomo d'affari d'origine greca, Angelo Vulgaris, proprietario di una multinazionale di carni e
bestiame con sede legale a Panama. Obiettivo dell'imprenditore è quello di rientrare nelle spese e, dunque, di guadagnarci
vendendo all'estero i diritti televisivi del torneo.
LE POLEMICHE 'POLITICHE'
I primi problemi però insorgono quando l'Inghilterra rifiuta di partecipare al torneo, ufficialmente per incompatibilità con
il calendario nazionale.
Le partite si disputeranno tra dicembre 1980 e gennaio 1981 ed è un periodo piuttosto fitto per il calcio inglese, ma quasi
sicuramente le motivazioni della rinuncia sono politiche: Londra non vede di buon occhio il regime di Montevideo. Il
dibattito si scatena anche in Italia e per certi versi ricorda quello per la finale di Coppa Davis in Cile nel 1976, Paese sotto
la feroce dittatura di Pinochet.
Ad ogni modo, come spesso accade nel Bel Paese, le polemiche sollevano un inutile polverone ben diverso dalla realtà
dei fatti. Gli azzurri di Enzo Berzot partiranno per l'Uruguay, mentre al posto dell'Inghilterra sarà invitata l'Olanda,
vicecampione mondiale nel 1974 e 1978.
IL 'COLPACCIO' DI BERLUSCONI
L'ampia premessa per raccontare ciò che accadde in Italia nei mesi successivi e lo scoppio di un 'caso' destinato ad
approdare pure in Parlamento. Silvio Berlusconi all'epoca è il presidente di Fininvest, gruppo televisivo privato nato nel
1976, tre anni dopo verrà registrato a Milano il marchio 'Canale 5' il cui logo apparirà per la prima volta sugli schermi nel
Nord Italia nel settembre del 1980.
Il futuro presidente del Consiglio fiuta l'affare uruguaiano, con un vero 'colpaccio' anticipa la Rai e sigla un accordo di
900 milia dollari con Vulgaris per la trasmissione in esclusiva di tutte le partite del Mundialito. Nulla di illegale se
consideriamo che il principale finanziatore della Copa de Oro aveva avuto il bene placet sia dalla Federcalcio uruguaiana
che dalla FIFA per la vendita di diriti televisivi che gli appartenevano. Esistono comunque due versioni sull'affare
Mundialito e quella offerta dal libro di Mario Guarino, 'Fratello P2 1816: l'epopea piduista di Silvio Berlusconi', espone
chiaramente una presunta regia della P2 sulla trattativa. Questa è ovviamente una tesi, ciò che effettivamente corrisponde
al comprovato sono le trattative che coinvolgono governo, Rai e Fininvest per cucire un accordo.
Tanto Palazzo Chigi che Viale Mazzini hanno infatti compreso che il rampante imprenditore milanese li ha messi tutti in
scacco. Berlusconi a quel punto raggiunge un'intesa con le controparti: la Rai trasmetterà tutte le partite della Nazionale
italiana e la finalissiima, Canale 5 gli altri match in diretta per la Lombardia e in differita nel resto del territorio nazionale
attraverso un network di reti affiliate. Ufficialmente è l'inizio di una nuova era, Silvio Berlusconi ha rotto il monopolio
Rai sul calcio e inaugurato il mercato dei diritti televisivi sportivi.
ITALIA FUORI AL PRIMO TURNO
La formula del torneo prevede due gironi di tre squadre le cui vincenti si affronteranno per la finalissima.
Enzo Berzot porta un'Italia sperimentale rispetto all'ossatura della squadra che si era classificata quarta ai Mondiali in
Argentina: il CT decide di dar fiducia a Bordon, Altobelli, Conti e Pruzzo, lancia Ancelotti, Bagni e Vierchowod, deve
fare a meno di Paolo Rossi squalificato per le note vicende del calcioscommesse e all'ultimo momento dovrà rinunciare
per questioni 'burocratiche' anche a Franco Baresi e Collovati. Gli azzurri sono inseriti nel girone dei padroni di casa
uruguaiani, buona squadra ma tutt'altro che eccelsa e all'Olanda del 'nuovo corso' rispetto alla generazione d'oro che aveva
visto il suo canto del cigno due anni prima in Argentina. L'Uruguay risolve la contesa nelle prime due partite superando
con l'identico punteggio di 2-0 sia l'Olanda che l'Italia: il match contro gli azzurri è una sorta di 'corrida', caratterizzato da
un arbitraggio fin troppo casalingo.
Nell'ultimo match Italia e Olanda si divideranno la posta, 1-1, prima di tornare a casa.
L'URUGUAY BATTE IL BRASILE IN FINALE
L'altro girone comprende il Brasile privo di Zico ma zeppo comunque di fuoriclasse, la Germania Ovest del panzer Karl-
Heinz Rummenigge fresca campione d'Europa e l'Argentina campione mondiale in carica che schiera il nuovo talento del
calcio mondiale, Diego Maradona: saranno i verdeoro a qualificarsi per la finale di Montevideo, grazie soprattutto al
roboante 4-1 inflitto ai tedeschi. In finale però ai brasiliani non riuscirà il piano di guastare la festa uruguaiana, anzi il
risultato sarà una fotocopia di quello del 'Maracanazo' di trent'anni prima, 2-1 per la Celeste che mette le mani sul trofeo.
Il trascinatore e goleador dell'Uruguay sarà Waldemar Victorino: un mese dopo porterà il Nacional di Montevideo a
vincere la Coppa Intercontinentale contro il Nottingham Forest, mentre nel 1982 avrebbe tentato l'avventura italiana a
Cagliari ma con scarsissima fortuna. Il trofeo appena conquistato, però, non porta bene all'Uruguay che non riuscirà a
qualificarsi per i Mondiali di Spagna 1982, eliminato dal Perù.
BERLUSCONI PUÒ SORRIDERE
Tornando a Berlusconi, il vero vincitore in Italia del Mundialito, le gare trasmesse su Canale 5 registreranno ascolti
altissimi con una media di 8 milioni di telespettatori, mentre i ricavi pubblicitari gli frutteranno almeno 1 miliardo di lire
di utili. Ma sarà difficile prevedere a breve un altro torneo del genere, i Mondiali di Spagna non sono lontani e all'epoca il
monopolio Rai era ancora saldissimo.10

INTRODUZIONE
Lo scorso 13 Aprile Fininvest ha ufficializzato l’esecuzione dell’accordo firmato il 5 Agosto 2016, che prevede il
trasferimento della quota di Fininvest nella società AC Milan, pari al 99.93%, a Rossetti Sport Investment Luy Holding,
rappresentata da David Han Li e Yonghong Li. La società di calcio è stata valutata 740 milioni di euro, con una posizione
finanziaria netta di 220 milioni di euro.
L’INDUSTRIA DEL CALCIO
L’industria del calcio è sorprendentemente piccola in termini di capitalizzazione, così tanto che il valore complessivo dei
32 maggiori club europei è più basso della metà del valore di Nike. La ragione si trova negli obiettivi manageriali delle
squadre di calcio, che storicamente sono state più orientate al successo piuttosto che alla crescita e alla solidità
finanziaria. Tuttavia, la globalizzazione e il progresso tecnologico dell’ultimo decennio hanno reso il calcio europeo
accessibile ai tifosi provenienti dalle aree geografiche più remote, come l’Asia e l’America del Sud, trasformando
l’industria in una delle più promettenti e in rapida crescita tra quelle europee. Il fatturato cumulativo dei 20 club più
grandi d’Europa è cresciuto in modo stabile dall’inizio del 2000: Deloitte ha stimato una crescita media del 12% solo
nell’ultimo anno. Il Manchester United è stato probabilmente la squadra che ha risposto meglio a questa tendenza,
attirando molti nuovi tifosi e guadagnandosi il titolo di vincitore nell’era post globalizzazione, rubando il titolo del più
grande club di calcio per ricavi a squadre spagnole e italiane (i ricavi del Manchester United ammontano a 648 milioni di
euro).
I ricavi dei club di calcio possono essere suddivisi in tre categorie fondamentali, Ricavi di Gare, Diritti Radiotelevisivi e
Ricavi Commerciali. A seconda dell’area geografica, della forza del marchio e dello sviluppo commerciale del team,
ognuna di queste categorie può svolgere un ruolo più o meno importante.
Nonostante la straordinaria crescita che l’industria nel suo complesso sta vivendo, i club italiani stanno emergendo come i
perdenti nell’ambiente del calcio mondiale. Stadi obsoleti, sostenitori violenti e una continua mancata gestione hanno
gradualmente diminuito l’interesse per il campionato italiano, la Serie A, con una conseguente diminuzione dei ricavi
delle squadre italiane. Solo la Juventus è costantemente classificata tra i dieci club europei più ricchi, mentre l’Inter e il
Milan stanno sperimentando una costante diminuzione in turnover e non sono ancora riusciti a trovare strategie vincenti
per invertire la tendenza.
COME SI VALUTA UNA SQUADRA DI CALCIO?
Valutare un club di calcio è un compito molto complesso. Come già accennato, il management generalmente sottolinea
l’importanza di risultati finanziari positivi, e pochissimi club europei possono effettivamente affermare di avere margini
positivi, insieme ad una quotazione in una delle principali borse. Per questo motivo, l’identificazione del margine corretto
per una valutazione tramite multipli, come l’EBITDA, può risultare molto difficile, mentre l’EPS perde significato a
causa dei suddetti motivi. Una valutazione tramite DCF, invece, sebbene teoricamente corretta, può risultare complessa
da attuare a causa della grande dipendenza dei flussi di cassa dai risultati sportivi, che nella maggior parte dei casi sono
ovviamente difficili da prevedere, anche per l’analista finanziario più resiliente. I metodi di valutazione più diffusi
sembrano utilizzare multipli come Price/Sales o EV/Sales. Nonostante la difficoltà di delineare correttamente la
redditività di un’azienda, i multipli basati sui ricavi sembrano essere i multipli universalmente più utilizzati e facilmente
tracciabili in questo contesto. L’Inter, uno dei due club di calcio più famosi di Milano, ha riportato in un comunicato
stampa che i multipli Prezzo/Ricavi per acquisizioni passate sono stati utilizzati come punto di riferimento nel valutare il

10
M. Caltagirone, Calcio e diritti tv, 40 anni fa la rivoluzione di Berlusconi con il Mundialito in Uruguay,
https://it.blastingnews.com/calcio/2020/05/calcio-e-diritti-tv-40-anni-fa-la-rivoluzione-di-berlusconi-con-il-mundialito-in-
uruguay-003146219.html
club durante la transazione in cui è stato recentemente coinvolto. Allo stesso modo, KMPG ha pubblicato un documento
in cui supporta la validità del multiplo EV/Ricavi in questo contesto.
L’AC MILAN
Associazione Calcistica Milano è un club di calcio milanese fondato nel 1899. Considerato il secondo club più famoso
della storia del calcio, l’AC Milan è di proprietà e di fatto gestito dall’imprenditore italiano Silvio Berlusconi da oltre 30
anni attraverso la holding Fininvest. Nonostante la storia gloriosa sul campo, l’AC Milan non è mai riuscito a produrre un
euro di utile tranne che per tre anni durante il regno di Berlusconi. Nel 2015, la società ha registrato una perdita di 90
milioni di euro che ci si aspetta venga corrisposta dai risultati annuali del 2016. Deloitte stima che il fatturato del Milan
ammonti a circa 215 milioni di euro (FY2016), un aumento dell’8% su base annuale, dovuto al fatto che la squadra è
riuscita a raggiungere la finale di Coppa Italia. I ricavi attuali della squadra sono tuttavia al di là del picco dei 263 milioni
registrati dal club nel 2013. I ricavi sono divisi tra ricavi di gara, diritti radiotelevisivi e ricavi commerciali che
rappresentano rispettivamente il 12%, 41% e 47% del totale. La vendita del Milan e la pay tv Mediaset (Mediaset
Premium) fanno parte di una più ampia strategia implementata da Fininvest per stimolare i profitti vendendo le imprese
più gravose del conglomerato.
STRUTTURA DEL DEAL
Rossoneri Sport Investment Lux ha acquisito il 99.93% delle azioni di AC Milan tramite Fininvest, stimando il valore
dell’Enterprise Value (EV) a €740m, al netto del debito €220m, ed Equity Value di €520m (ottenuto sottraendo le due
voci precedenti). Il multiplo di acquisizione EV/Sales, basato sui ricavi del 2015, è di 4.1x, mentre il multiplo P/E, basato
sui ricavi del 2015, è di 2.9x. Inoltre, Fininvest ha ricevuto un rimborso di €90m relativo al capitale ricevuto da AC Milan
e contribuito dalla holding company di Silvio Berlusconi dopo il 1 Luglio, 2016.
Il veicolo d’investimento del Sig. Li ha firmato un contratto preliminare con Fininvest nell’Agosto del 2016 pagando
immediatamente €15m dei €100m depositati. I restanti €85m furono pagati a Settembre 2016. A Dicembre 2016,
Fininvest ha ricevuto una seconda tranche di depositi pari a €100m. Calcioefinanza.it ha riportato che Huarong
International Financial Holdings, che risiede ad Hong-Kong, ha anticipato la cifra tramite Willy Shine, una holding
company che risiede nelle British Virgin Islands. Il prestito fu assicurato dal patrimonio cinese del Sig. Li, il quale
consiste in vari investimenti in diversi edifici ed aziende di imballaggio, dal valore di €500m.
Nel Marzo del 2017, Fininvest si aspettò di ricevere un terzo, ed ultimo, deposito di €100m prima della chiusura della
transazione. Sky Sport Italia ha riportato che Rossoneri Sport Investment Lux pagò, alcuni giorni dopo, un totale di €50m,
in due diverse tranche da €20m e €30m. Secondo Calcioefinanza.it, questi soldi provengono probabilmente dai fondi
offshore del Sig. Li acquistati dal veicolo finanziario Rossoneri Advanced Company Limited, che risiede nelle British
Virgin Islands. Il Sig. Li ha trasferito il denaro da Hong-Kong al Lussemburgo prima di pagare Fininvest. L’imprenditore
Cinese ha garantito che avrebbe pagato i restanti €50m direttamente il giorno di chiusura, posticipato al 13 Aprile.
Il 13 Aprile, il veicolo d’investimento del Sig. Li fece il primo pagamento di €370m a Fininvest ed acquisì ufficialmente
AC Milan. L’hedge fund americano Elliott Management, supportato dal fondo private equity inglese Blue Skye, finanziò
€180m di questo pagamento tramite un altro veicolo finanziario ad-hoc, basato in Lussemburgo, dal nome RedBlack Sarl.
Calcioefinanza.it ha riportato che Huarong International Financial Holdings ha finanziato all’incirca €140m dei rimanenti
€190m, in congiunta con i fondi offshore del Sig. Li dal valore di €50m.
Elliott Management occuperà un ruolo molto importante nel futuro di AC Milan. L’hedge fund americano infatti ha
finanziato Rossoneri Sport Investment Lux in due tranche; la prima di €180m, la quale finanziò il pagamento finale fatto a
Fininvest nel giorno di chiusura, la seconda di €123m, emessa direttamente da AC Milan. In particolare, €73m saranno
usati per il pagamento di alcuni prestiti, mentre i restanti €53m verranno utilizzati come capitale al fine di rafforzare il
club. Millannews.it and Gazzetta dello Sport hanno riportato che i tassi di interesse sono rispettivamente 11,5% e 7.7%.
Complessivamente, Elliott Management riceverà approssimativamente: €30,2m di interessi annuali, di cui €20.7m dal
veicolo d’investimento del Sig. Li, ed il restante €9.5m da prestiti emessi da AC Milan. Secondo Goal.com, il Sig. Li sarà
il ricevente di una tassa di organizzazione pari a €15m.
La scadenza dei prestiti non è chiara. L’indiscrezione iniziale riportava una scadenza di 18 mesi. Tuttavia, il giornalista
italiano Pasquale Campopiano ha rivelato che i termini dovrebbero essere 5 anni, almeno per quanto riguarda i €123m
emessi da AC Milan. Ciononostante, la Gazzetta dello Sport ha riportato che in caso di inadempienza sul rimborso di
questi prestiti, Elliott dovrebbe essere in grado di ricevere comunque i soldi forzando Rossoneri Sport Investment Lux a
vendere le proprie azioni in AC Milan. Nel frattempo, Elliott verificherà i conti finanziari di AC Milan ogni due mesi.
Infatti, tramite relazioni e referti manageriali, Elliott sarà in grado di ottenere le informazioni riguardanti le varianze tra i
bilanci preventivi e quelli attuali. Inoltre, l’hedge fund ha creato un comitato specifico al controllo dei risultati finanziari.
Il sig. Salvatore Cerchione farà parte del consiglio di amministrazione di AC Milan come osservatore degli interessi di
Elliott. Il sig. Paolo Scaroni, attuale CEO di ENI e Deputy Chairman a Rothschild, sarà anche lui parte del consiglio di
amministrazione.
Infine, il fair play finanziario della UEFA è motivo di preoccupazione per i ricavi futuri della compagnia. Secondo le loro
stime, il club rossonero non sarà autorizzato a fare parte della Champions League ed Europa League, se dovesse registrare
perdite cumulative maggiori di €30m negli ultimi 3 anni. AC Milan ha già riportato perdite di €180m per la chiusura degli
anni 2014 e 2015. Secondo Goal.com, il club rossonero riporterà probabilmente ulteriori perdite di €70m per l’anno 2016.
Tuttavia, il club ha presentato una richiesta di ammissione alla UEFA per accordo volontario. Tramite questo processo, la
UEFA permette ad un club con una nuova proprietà di derogare dalla politica finanziaria precedente. La condizione
necessaria per la deroga consiste nell’avere un piano aziendale credibile e positivo (ricavi positivi ed abilità nel ridurre le
perdite) per i prossimi 3-5 anni.
RAZIONALE DELL’ACQUISIZIONE
L’accordo è inserito all’interno di un più vasto contesto di fusioni e acquisizioni (M&A) di attività cinesi sul mercato
europeo, atte principalmente, a coprire la necessità di trovare investimenti vantaggiosi al di fuori dei confini domestici.
Inoltre, l’industria calcistica in Cina sta subendo una crescita sostanziale, con numeri crescenti di tifosi ed un incremento
nel valore dei diritti Tv.
Il sig. Li cercherà di maggiorare i suoi ricavi attraverso la vendita di merchandising, e trarrà beneficio dall’esclusiva sui
diritti Tv delle partite dell’AC Milan trasmesse in Cina.
In aggiunta, ci sono grosse possibilità di risollevare le sorti del Milan, che ha visto segnare una perdita netta nelle
operazioni dello scorso anno. Per poter essere in grado di competere con le migliori squadre di calcio in Europa, il Milan
necessita di investimenti sostanziali, in particolare riguardanti l’acquisto di nuovi giocatori. Potrebbe perciò darsi che
l’apporto di capitale annunciato dal sig. Li possa riportare la squadra ai vecchi splendori e al contempo migliorare la
società dal punto di vista prettamente finanziario.
Per quanto riguarda l’ex presidente dell’Ac Milan Silvio Berlusconi, la principale ragione che ha portato alla vendita della
società che lui stesso ha portato alla vittoria di ben 29 trofei sembra essere quella successoria. Infatti, sembra proprio
essere stata Marina Berlusconi, figlia di Silvio Berlusconi a spingere per l’apertura dei contatti con gli investitori cinesi
che successivamente hanno portato alla vendita del club.
Come già accennato nel corso dell’articolo, il Milan ha registrato perdite costanti e scarsi risultati a livello prettamente
sportivo. La società avrà bisogno di un business plan a medio termine ed investimenti considerevoli per sperare di tornare
ai livelli di un tempo. Silvio Berlusconi sta invecchiando e i suoi figli non sembrano essere aperti ad investire ulteriori
capitali a perdere.
CONSULENTI
Fininvest è stato consigliato da Lazard e BNP Paribas, mentre Rossoneri Sport Investment Lux è stato consigliato da
Rothschild.11

In questi 31 anni il Milan ha perso in media 28 milioni di euro a stagione. E Silvio Berlusconi, tramite Fininvest, ha
iniettato capitale per 29 milioni di euro in media all’anno. Sono queste le cifre impressionanti che raccontano la fine di
un’era. Un amore incondizionato per il Diavolo, quello del Cavaliere, che ha sempre tentato di dare nuova linfa e nuove
risorse a un progetto sportivo che si è rivelato vincente, seppur non troppo proficuo. Investimenti iniziati con i 25 miliardi
(12,91 milioni di euro) di aumento di capitale per acquisire il 99,9% del club nel 1986 e che via via sono cresciuti di
importanza, fino a raggiungere i picchi clamorosi degli ultimi anni. In questo trentennio il Milan ha vinto tanto (29 trofei),
ha acquistato e venduto fior fior di campioni e si è fatto conoscere nel mondo. La cessione del club, ormai imminente,
sancirà la fine di un ciclo per sempre stampato nella storia del calcio italiano.
Primo versamento Fininvest febbraio 1986 3,28 milioni di euro (tradotto)
Ultimo versamento 2015 150 milioni di euro
Risultato netto Milan 1986-2016 - 860 milioni di euro
Versamenti Fininvest 1986-2016 905 milioni di euro
Saldo acquisti/cessioni ultime 10 stagioni (calciomercato) - 96 milioni di euro
CLOSING, I NUMERI: FININVEST INCASSERÀ 590 MILIONI DI EURO
Ma andiamo con ordine e ricapitoliamo le cifre del famigerato “closing”. Finora Yonghong Li ha versato nelle casse della
Fininvest circa 250 milioni in tre rate (le famose caparre). Per completare l’operazione l’uomo d’affari cinese e la sua
cordata devono ancora versare altri 270 milioni, in modo da arrivare ai 520 milioni necessari a rilevare il 99,93% del
11
Il calcio Milanese nelle mani dei cinesi: un’analisi dell’acquisizione dell’AC Milan, https://bsic.it/il-calcio-milanese-nella-mani-
dei-cinesi-unanalisi-dellacquisizione-dellac-milan/
Milan. Poi, nell’accordo Li dovrebbe mettere a disposizione del club, tra aumento di capitale da 100 milioni e un prestito
soci da 50, circa 150 milioni, e pagare a Fininvest altri 70 milioni per rimborsare il prestito che la holding dei Berlusconi
ha concesso al club per finanziare l’esercizio corrente. In tutto, riassumendo, Yonghong Li sborserà 720 milioni di euro.
Fininvest incasserà in totale 590 milioni (520 per il 99,93% del Milan e 70 milioni come rimborso del prestito soci). Nel
Milan arriveranno risorse per circa 150 milioni che potrebbero servire a rimborsare il debito in essere con le banche e a
finanziare la campagna acquisti per la stagione 2017/18.
900 MILIONI DI EURO IN 31 ANNI
Cifra altissima, che comunque non basterà a coprire quanto investito da Berlusconi e dalla sua società in questi 31 anni.
Secondo i calcoli di Calcioefinanza.it ad aprile 2016, che ha passato in rassegna tutti i bilanci del Milan dal 1985/86 al
2015, la cifra complessiva che la famiglia Berlusconi (tramite Fininvest) ha investito nella società rossonera ha raggiunto
quota 865 milioni di euro dal 1985/86 al 31 dicembre 2015. Nel corso del 2016, aggiungiamo noi, sono invece stati
versati altri 40 milioni, che peró teoricamente dovrebbero essere rimborsati dalla nuova proprietà. Per adesso, comunque,
siamo sopra i 900 milioni di euro di investimenti in 31 anni. Circa 29 milioni di euro all'anno di media. Anche il risultato
netto complessivo di bilancio è sempre stato negativo: considerando i meno 75 milioni con i quali dovrebbe chiudersi
l'ultimo esercizio (calcolo del quotidiano La Repubblica), tocchiamo quota meno 860 milioni di euro. Il che significa una
perdita media di quasi 28 milioni di euro a stagione. Tanto, forse troppo. Sicuramente i motivi che hanno spinto Silvio e il
suo staff alla cessione sono prettamente economici.
29 TROFEI, TRA CUI 5 CHAMPIONS E 7 PALLONI D'ORO
In questa epoca d’oro rossonera, in decadenza negli ultimi anni, sono arrivati tantissimi titoli. Ben 13 successi
internazionali e 16 nazionali, ultima la Supercoppa italiana vinta a dicembre con la Juventus. Un elenco spaventoso, che
certifica come le spese e le risorse investite da Berlusconi abbiano dato i loro frutti. I sette palloni d’oro transitati in
rossonero, da Gullit a Van Basten, da Weah a Sheva, fino all’ultimo Kakà, rimangono poi un ulteriore motivo di vanto per
la gestione Fininvest.
Questo l'elenco dei trionfi rossoneri dal 1986 ad oggi:
13 TROFEI INTERNAZIONALI: 2 Coppe Intercontinentali (1989 e 1990); 1 Coppa del Mondo Fifa per Club (2007); 5
Coppe dei Campioni/Champions League (1989, 1990, 1994, 2003, 2007); 5 Supercoppe Europee (1989, 1990, 1995,
2003, 2007).
16 TROFEI ITALIANI: 8 Scudetti (1988, 1992, 1993, 1994, 1996, 1999, 2004, 2011); 1 Coppa Italia (2003); 7
Supercoppe di Lega (1989, 1992, 1993, 1994, 2004, 2011, 2016).
7 PALLONI D'ORO: Gullit (1987); Van Basten (1988, 1989, 1992); Weah (1995); Shevchenko (2003); Kakà (2007).
ACQUISTI TOP RUI COSTA E INZAGHI, MA CHE PLUSVALENZE CON KAKÁ E SHEVA
Chi pensa che Berlusconi abbia smesso di investire negli ultimi anni non è a conoscenza del saldo acquisti/cessioni delle
ultime 10 stagioni. Il Milan si avvicina ai 100 milioni di euro (- 96 milioni) di saldo negativo, meno di Juventus, Inter e
Napoli, sugli stessi livelli della Roma. Berlusconi ha portato in questo trentennio a Milano giocatori di livello mondiale. Il
più pagato della sua gestione rimane Manuel Rui Costa, pagato 42 milioni di euro alla Fiorentina nel 2001. Le cessioni
più importante sono state quelli di Kakà, Shevchenko e Thiago Silva, tutte superiori ai 40 milioni di euro. Un ulteriore
motivo d’orgoglio per chi, da Silvio stesso ad Adriano Galliani, ha contribuito a rendere questa società un punto di
riferimento del calcio mondiale.
TOP 5 CESSIONI:
1) Ricardo Kakà, Real Madrid, 65 Milioni
2) Andriy Shevchenko, Chelsea, 43.5 Milioni
3) Thiago Silva, PSG, 42 Milioni
4) Zlatan Ibrahimovic, PSG, 21 Milioni
5) Mario Balotelli, Liverpool, 20 Milioni
TOP 5 ACQUISTI:
1) Manuel Rui Costa, Fiorentina, 42 Milioni
2) Filippo Inzaghi, Juventus, 37 Milioni
3) Alessandro Nesta, Lazio, 30,5 Milioni
4) Carlos Bacca, Siviglia, 30 Milioni
5) Alessio Romagnoli, Roma, 25 Milioni12

Michele Marianelli
598775

12
E, Turcato, Facciamo i conti: Milan, nell'era Berlusconi 900 milioni di euro per 29 trofei,
https://www.eurosport.it/calcio/serie-a/2016-2017/facciamo-i-conti-milan-nell-era-berlusconi-900-milioni-di-euro-per-29-
trofei_sto6128585/story.shtml

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