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Gli Stati Uniti si sentono minacciati dalla Cina molto più che dalla Russia

Questo ci porta all’Ucraina. I sondaggi condotti finora mostrano che la grande maggioranza dell’opinione
pubblica statunitense (più dell’80 per cento) vuole fare il possibile per aiutare il paese ma senza intervenire
direttamente nel conflitto. Un orientamento che in fondo combacia quasi perfettamente con il modo in cui
l’amministrazione Biden ha gestito la crisi finora: dare agli ucraini le armi che servono per respingere la
Russia (armi anticarro e missili antiaerei), ma non quelle che potrebbero mettere l’Ucraina in condizione di
attaccare la Russia (carri armati e aerei militari); approvare sanzioni economiche di vasta portata ma senza
chiedere il blocco totale delle esportazioni di energia della Russia, come invece aveva fatto
l’amministrazione Obama con l’Iran nel 2012.

Anche il discorso di Biden a Varsavia dello scorso 26 marzo, quello che ha fatto indignare gli europei, si
inserisce in questo scenario. Il presidente, rivolgendosi a Putin, ha detto: “Non pensare nemmeno a entrare
anche solo di un centimetro in territorio della Nato”. Secondo l’Economist, “gli ucraini hanno interpretato
quella frase come un via libera ai russi per dare il peggio di sé in Ucraina. Allo stesso modo, dicendo
‘dobbiamo prepararci per una battaglia lunga’, voleva dire che gli Stati Uniti non faranno niente per
fermare presto gli orrori”.

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Questa deliberata ambiguità si spiega naturalmente con il fatto che la Russia è una potenza nucleare, ma
anche con il fatto che l’Ucraina non è al centro degli interessi statunitensi come lo è, per esempio, Taiwan,
e che gli Stati Uniti si sentono minacciati dalla Cina molto più che dalla Russia.

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