COSA È IL MORIRE?
È ciò di quanto più comune esiste tra gli uomini, ma è ciò che li rende
meno "umani", meno "degni".
Oggigiorno non si parla più di morte e del morire..sono parole tabù.
Proibite. Se ne parla solo in casi di cronaca o se ci riguarda da vicino.
Il morire coinvolge diverse dimensioni delll'umano: la dimensione
bio-fisiologica, la dimensione psichica, la dimensione sociale, la dimensione
teologica.
LA DIMENSIONE BIO-FISIOLOGICA
Fino a qualche anno fa il momento della morte era un istante solenne in cui
l'uomo spirava a casa, circondato dagli affetti più cari, dalla liturgia e poi
dal mendico che ne constatava il decesso.
Oggi: la morte non è un momento, ma un processo complesso. Essa è
frazionata in una serie di piccole tappe, in un progressivo morire
dell'organismo.
I parametri con cui si definisce il decesso di una persona sono cambiati:
fino al 1968 si basava sulll'interruzione del tripode vitale (cuore, cervello,
polmoni), successivamente il riferimento è il Sistema Nervoso Centrale
(SNC). Ad esso si rifanno anche la maggior parte delle legislazioni per
definire i criteri legali di accertamento della morte.
LA DIMENSIONE PSICHICA
Studiata dall dott.ssa E. Kübelr-Ross, permette di comprendere la dinamica
psichica che accompagna la coscienza di chi muore (e anche di chi assiste il
morente).
Dopo lo shock iniziale, la consapevolezza di una morte prossima o di una malattia
inguaribile attraversa 5 FASI (non necessariamente in sequenza, spesso hanno un
andamento a spirale o irregolare):
1. IL RIIFIUTO: meccanismo di difesa necessario per continuare a vivere;
2. LA RABBIA: "Perché io?"; il morente è arrabbiato con tutti (familiari, Dio, la società,
i medici, …);
3. IL COMPROMESSO: di solito negoziato con Dio, il morente accetta il destino
ineluttabile, ma vorrebbe qualcosa in cambio ("Così sia, però voglio....");
4. LA DEPRESSIONE: molte volte è ciò che può accellerare il processo di fine vita, ma
è la fase più importante in quanto prepara all'accettazione del proprio morire. La
depressione è data non solo dalla tristezza per ciò che si sta perdendo, ma è la
preparazione intima per le perdite che verranno.
5. L'ACCETTAZIONE: è lo stadio dell'accoglienza del proprio destino; il morente vive
una sorta di abbandono al destino che però genera serenità.
PRINCIPIO DI SPERANZA: sensazione che per quanto si rifiuti il momento, intuisco che
questo momento può avere un senso (che non so dire) e ciò è favorito dalle relazioni
che ho e che permangono oltre me.
LA DIMENSIONE SOCIALE
SECOLARIZZAZIONE DELLA MORTE: sono stati tolti i linguaggi per dire la morte
e quindi tale parola è diventata un tabù di cui non si può, non si deve e
non si sa parlare.
La medicalizzazione (troppa in certi casi) ha influito sulla dinamica culturare
che a sua volta rifluisce sulle strutture e sui legami relazionali e sociali
ridefinendoli.
RISCHIO di questa medicalizzazione è la solitudine dei degenti, l'indifferenza
della comunità di fronte alla scomparsa dei loro membri (i defunti
diventano dei nomi a caso, uno dei tanti, o, peggio, dei numeri), assenza
delle persone care al momento del trapasso.
LA DIMENSIONE TEOLOGICA