«I sentieri
cambiano sempre»
Escursioni, dalla scelta dei percorsi alle attrezzature: cinque consigli per una gita in sicurezza. «I sentieri
cambiano sempre»
di Claudia Guasco
4 Minuti di Lettura
APPROFONDIMENTI
Primo consiglio: «Rispettiamo il silenzio e il dolore. Quando ci troviamo di fronte a sciagure come i morti
sulla Marmolada è buona cosa parlarne quando l’emotività è calata. Ora il coinvolgimento è altissimo,
pensare di affrontare i problemi in questo momento non porta a soluzioni». Passo costante e occhi puntati
alla meta, Erminio Sertorelli ama e rispetta le montagne con cui si misura da 45 anni. Originario di Bormio,
guida alpina del Gruppo Ortler-Cevedale come tutta la sua famiglia, misura le parole con la stessa saggezza
con cui affronta le ascese. «Sappiamo che l’alpinismo presenta pericoli come tutte attività outdoor, il crollo
di seraccate avviene per il caldo e per il freddo, le cause sono molteplici. La storia è piena di valanghe,
eventi al 90% ignorati perché non è successo nulla. Se il distacco sulla Marmolada fosse avvenuto oggi, non
piangeremmo così tanti morti. Non dobbiamo mai dimenticare che il rischio è inscindibile dalla montagna».
La prima indicazione di Sertorelli è quella che lui definisce «una presa d’atto: chi si avvicina all’alpinismo
deve essere conscio di avere un’accettazione del rischio alta, indipendentemente dalla difficoltà della salita.
Il fatto che sia facile o difficile non cambia nulla. Un sasso in testa può colpire l’escursionista della domenica
lungo un sentiero così come un rocciatore su una parete di ottavo grado. Il sasso non fa distinzioni, quindi
non dobbiamo mai confondere la difficoltà tecnica con un pericolo oggettivo. Questo ci rende
maggiormente consapevoli e più attenti a prevenire le insidie».
COME SCEGLIERE I PERCORSI
Mai sopravvalutarsi e non confidare troppo nelle proprie capacità. Capire quando si è stanchi, se le
condizioni meteo possono dare problemi, non impuntarsi nel voler raggiungere la cima a tutti i costi. «Chi
va in montagna deve fare innanzitutto i conti con se stesso e con le responsabilità che ha nei confronti della
propria famiglia - spiega Sertorelli - Chi non conosce questa passione vede gente che cammina in posti
pericolosi e pensa: “Questi sono dei matti”. In realtà chi pratica con costanza alpinismo e trekking conosce
bene i propri limiti. Fondamentale, oltre naturalmente alla scelta del percorso in base alle proprie capacità,
è l’adattamento alle mutate situazioni con cui abbiamo a che fare. Come ci ha insegnato Darwin non è il più
forte o il più intelligente che sopravvive, ma chi si adatta meglio. Soprattutto in montagna e ormai da
quarant’anni è così: gli eventi naturali e i mutamenti climatici hanno come conseguenza vie di salita
modificate, percorsi dai quali non si riesce più a passare o deviazioni su sentieri migliori. I cambi di itinerario
anche su una semplice salita sono continui. Perciò massima elasticità mentale. Quando si parte la mattina,
non bisogna porsi come obiettivo la stessa meta dell’anno precedente con lo stesso tragitto. La montagna
cambia e noi dobbiamo adattarci».
«Marmolada, noi salvi per miracolo perché abbiamo anticipato la salita»: il racconto di una guida alpina
L’IMPORTANZA DELL’ATTREZZATURA
Ad alte quote non c’è spazio per l’improvvisazione. Quindi bisogna avere sempre con sé capi caldi e
impermeabili per le emergenze. Ma attenzione agli eccessi, afferma Sertorelli. «Certo servono degli
scarponcini adeguati, ma settant’anni fa gli alpinisti andavano e tornavano dagli 8.000 con una corda legata
in vita. La sicurezza è dentro di noi, non nello zaino e le dotazioni sempre più sofisticate sono un po’ un
falso mito della nostra società che risolve i problemi spingendo ad acquistare l’ultimo modello di
moschettone o di imbragatura. Questa però non è la risposta giusta in termini di sicurezza, anzi a volte le
dotazioni all’avanguardia alzano il livello di rischio perché ci fanno sentire protetti. Se è una giornata di
nebbia, anziché restare i baita a mangiare la polenta esco lo stesso perché ho il gps. Poi magari si scaricano
le batterie e sono fregato. Nei fuori pista, per esempio l’uso del dispositivo antivalanghe Artva ha elevato
livello di rischio. In sostanza: bisogna sempre avere il dispositivo con sé ma è meglio dimenticarlo, perché
spinge a fare un passo in più che uno in meno».
Sul tema Sertorelli è pratico: «La guida ha capacità sul territorio superiori agli altri. Per affrontare la
montagna bisogna avere passione e competenza, la seconda la posso comprare scegliendo la consulenza di
una guida alpina».
CONSULTARE IL METEO
«Sempre prima di ogni uscita. Adesso qualsiasi sito fornisce previsioni affidabili».
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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