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Non si dedicò mai con convinzione alla composizione, e il numero di brani che
portano la firma di Andrés Segovia sono in numero molto esiguo. Fra questi, lo
Estudio sin luz in Si minore è certamente il più famoso, e viene spesso proposto
nel repertorio di grandi esecutori. Maggiore impegno dedicò invece al lavoro di
razionalizzazione della tecnica chitarristica, revisionandone aspetti fondamentali
della didattica (come le scale diatoniche) e curando le diteggiature di moltissimi
studi, escludendo però i compositori italiani dell'800: Mauro Giuliani, che quasi
ignorò, Ferdinando Carulli, Matteo Carcassi, Luigi Legnani e Niccolò Paganini.
Il suo successo di musicista contribuì inoltre allo sviluppo del suo strumento dal
punto di vista dei requisiti tecnici. Fino agli inizi del XX secolo, infatti, le
chitarre erano pensate e realizzate il più delle volte per essere ascoltate in
ambienti relativamente ristretti, anche perché spesso ritenuta, nel campo della
musica classica, come uno strumento troppo "popolare" o di solo accompagnamento.
L'approdo della chitarra, per mano di Andrés Segovia, nelle grandi sale da concerto
di teatri e conservatori, indusse un progresso da parte dell'arte liutaia nella
direzione di conferire agli strumenti una maggiore potenza sonora e brillantezza.
In ciò favorì anche la diffusione delle odierne corde in nylon, in grado di
produrre un suono più forte e costante rispetto a quelle di budello usate fino ad
allora: durante la guerra era diventato molto difficile reperire buone corde in
budello (la maggior parte di questo materiale veniva destinato alla produzione di
filamenti chirurgici per gli ospedali militari), e Segovia appoggiò con decisione
le ricerche del liutaio americano Albert Augustin riguardo a questo nuovo materiale
- il nylon, appunto - inventato dalla DuPont negli anni 30.