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Giacomo Leopardi

Giacomo Leopardi nasce a Recanati nel 1798, da famiglia nobile ma povera. Il padre, cattolico e
conservatore, aveva messo insieme una vasta biblioteca, ricca perlopiù di opere ecclesiastiche e
scientifiche. Leopardi si forma sotto la guida di precettori privati e come autodidatta nella biblioteca
paterna. Si mette in luce con alcuni studi filologici attorno al 1815; l'anno successivo è colpito da
una grave malattia, che indebolisce per sempre il suo fisico: compone la lirica "L'appressamento
della morte". Si allontana sempre più dalla religione, e la sua predilezione per l'età classica lo isola
dagli ambienti letterari del tempo, romantici e medievalisti. Tenta quindi di mettersi in contatto con
i pochi classicisti scrivendo una lettera alla loro rivista di riferimento, la "Biblioteca italiana", in cui
esprime il suo antiromanticismo in risposta a Madame De Stael; la lettera viene però ignorata.Del
1817 sono i primi appunti dello "Zibaldone", collage di riflessioni che verrà terminato solo nel
1832. Nel 1817 Leopardi si innamora segretamente della cugina, ospite passeggera della sua casa;
nel 1818 conferma il suo antiromanticismo nel "Discorso di un italiano attorno alla poesia
romantica", e scrive due canzoni patriottiche. Nel 1819, dopo una grave malattia agli occhi e non
sopportando più la squallida vita di Recanati, tenta di procurarsi un passaporto e fuggire a Milano,
ma viene scoperto dal padre; subito dopo scrive gli idilli "L'infinito" e "La sera del dì di festa".
Convintosi ormai che la vita umana sia permeata di infelicità, nel 1822 scrive le canzoni "Bruto
minore" e "Ultimo canto di Saffo". In quell'anno il padre gli permette di andare a Roma a cercare un
impiego; ma in quella città l'unica erudizione ricercata era di tipo antiquario, e Leopardi rimane
isolato; gli viene offerto di entrare nell'amministrazione pontificia, divenendo prelato ma non prete;
ma egli rifiuta. Tornato a Recanati, il completamento della sua visione del mondo è riflesso negli
ultimi appunti dello Zibaldone e nelle "Operette morali" scritte per la maggior parte in questo
periodo. Nel 1825 l'editore Stella lo invita a Milano, commissionandogli l'edizione completa delle
opere di Cicerone; annoiato dall'ambiente culturale milanese, preferisce lavorare a Bologna,
compilando per Stella due antologie, una di prosa, l'altra di poesia, di autori italiani: le
"Crestomazie". Nel 1827 soggiorna per breve tempo a Firenze, dove fa amicizia con il Colletta, il
Capponi e Niccolò Tommaseo; è poi a Pisa, dove compone le canzoni "Il risorgimento" e "A
Silvia", e di nuovo a Recanati.Qui, tra 1828 e 1830, compone altre pietre miliari della sua opera
poetica: "Il sabato del villaggio", "La quiete dopo la tempesta", "Le ricordanze", "Il canto notturno
di un pastore errante dell' Asia". Intanto le sue condizioni fisiche si sono aggravate, ed accetta
l'invito dei suoi amici fiorentini a trasferirsi colà, dove percepirebbe un assegno mensile.
Nonostante i buoni rapporti, la sua opera è da essi criticata, in quanto priva di accenti religiosi e di
fiducia nel progresso; da Milano il Giordani, pur apprezzando il pessimismo leopardiano, vorrebbe
da lui una poesia più attenta a temi politici e sociali.L'infelice amore per Fanny Targioni Tozzetti
ispira al poeta altre cinque poesie, tra cui "A se stesso", "Aspasia", "Amore e morte". Leopardi si
lega poi all'esule napoletano Antonio Ranieri, seguendolo a Roma e a Napoli. Le polemiche attorno
alla sua opera provocano in lui una forte reazione contro il liberalismo cattolico dei circoli fiorentini
e lo spiritualismo imperante; scrive così opere intrise di sferzante polemica: "Il dialogo di Tristano e
di un amico" (1832), i "Paralipomeni della Batracomiomachia" (1833), la "Palinodia al marchese
Gino Capponi" (1835), "I nuovi credenti" (1835-36). La sua produzione poetica si conclude invece
con i canti "Il tramonto della luna" e "La ginestra". Muore a Napoli nel 1837.
L'infinito

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