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Molto inchiostro è già stato versato sul fenomeno Covid-19. È stato detto
tutto e il contrario di tutto, anche dalle stesse persone e allo stesso
tempo. Per districare la matassa sarà quindi necessario semplificare la
storia. Ovviamente c'è un prezzo da pagare per farlo, e doppio. Da un
lato, infatti, dovremo tralasciare tutto ciò che ci sembra di marginale
importanza; dall’altro, sarà importante collocare questo evento nel suo
contesto storico, svelandone sia le radici (la crisi culturale iniziata nel
1968) che i possibili sviluppi (le conseguenze politiche immediate).
In sostanza, sosterremo qui una tesi - che la crisi del Covid-19 non è
sanitaria ma politica, e che nessuna delle misure liberticide è
scientificamente fondata - supportata da tre argomenti:
“I fatti non penetrano nel mondo in cui vivono le nostre convinzioni, non
le hanno create e non possono distruggerle. Possono infliggere loro
continue smentite senza appannarle, e nemmeno una valanga di
disgrazie o malattie che si susseguano senza interruzione su una
famiglia gli farà dubitare della bontà del suo Dio o del talento del suo
medico.” (Proust, 1913)
2.2. D'altra parte, dobbiamo capire, una volta per tutte, che i funzionari
eletti non rappresentano il popolo, ma gli oligarchi e le loro
multinazionali. Il programma neoliberista è davvero molto semplice:
sciogliere gli stati nazionali per privatizzare del tutto le loro funzioni.
Finché un governo mondiale (privato) non sarà implementabile, si può
semplicemente trasformare gli stati-nazione in gusci vuoti. Questo
programma costituisce una riappropriazione pari pari del fascismo come
lo definì ed attuò Mussolini, dal 1922-1925, sulle basi della dottrina
economica di Vilfredo Pareto: l'impresa privata è, per definizione, molto
più efficiente dello stato. Poi vennero simili politiche naziste nel 1934-
1937, che subirono solo una leggera obsolescenza dal 1944 al 1972 (i
“Trent’anni Gloriosi").
Di fatto, Hayek, il paladino del neoliberismo, stabilì molto chiaramente, e
questo già dal 1944, la strategia da adottare: solo una graduale
infiltrazione delle istituzioni civili e politiche consentirà la distruzione della
minaccia comunista e della sua quinta colonna. Vent'anni dopo, il 30
settembre 1965, raggiunse i suoi fini con il colpo di stato di Suharto, che
costò la vita a oltre un milione di comunisti (alcuni parlano di 3 milioni di
esecuzioni arbitrarie), e permise una prima implementazione del
dispositivo neoliberista. Era in un certo senso la copia del rovesciamento
di Allende da parte di Pinochet, perpetrato l'11 settembre 1973.
3.4. Tra gli strumenti per comprendere le sfide del totalitarismo digitale,
troviamo i concetti di conformismo ed atomismo, che si sono imposti sin
dagli inizi della rivoluzione industriale e della democrazia
rappresentativa, ed erano stati delineati già da Saint-Simon (1803) e
Tocqueville (1835).
4. Conclusione
Nel caso che ci riguarda: poiché questa servitù volontaria offre dei
vantaggi che ci si può ancora permettere e delle speranze che si
vorrebbero mantenere, la maggior parte dei cittadini crede di poter
continuare, dopo la "reclusione forzata", a confondere i sogni con la
realtà. Piuttosto, dovranno scegliere tra sogno e incubo.