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cattolica
Nell’enciclica Lumen fidei, la prima enciclica di mentato, ferito e sfigurato… E il prezzo più alto
Papa Francesco, iniziata da papa Benedetto XVI, lo pagano coloro che più facilmente possono di-
ritroviamo un passaggio in cui si legge come una ventare gli altri, gli stranieri, i migranti, gli emar-
caratteristica della fede sia portarci «al di là del ginati, che abitano le periferie esistenziali». Le
nostro ‘io’ isolato verso l’ampiezza della comu- migrazioni per la Chiesa sono una provocazione a
nione» (L.F. 4). Questa caratteristica della fede di non indebolire la cattolicità, per ciascuno di noi
costruire un ‘noi’ Papa Francesco la riprende ad essere ‘cattolici’, cioè aperti, capaci di ricono-
nell’enciclica Fratelli tutti e nel Messaggio per la scere gli altri come fratelli e sorelle, di affermare
Giornata Mondiale del Migrante e del Rifugiato concretamente la dignità di ogni persona e di vi-
2021, dove si afferma non solo che la fede è fon- vere la fraternità come stile. I fedeli cattolici –
data sul ‘noi’, sulla comunione, ma anche che la scrive ancora Papa Francesco – «sono chiamati,
fede è impegno a creare «un noi sempre più ciascuno a partire dalla propria comunità in cui
grande». Pertanto il ‘noi’ è a fondamento non vive, affinché la Chiesa diventi sempre più inclusi-
solo della fede, ma anche della speranza e della va». Un impegno all’inclusione che da ecclesiale
carità: caratterizza l’abito cristiano, la nostra re- deve diventare anche impegno e progetto politi-
sponsabilità e i nostri progetti. E il ‘noi’ ecclesiale co, per una nuova città, per un nuovo mondo.
– ci ricorda ancora Papa Francesco - non è impo- «Oggi, e sempre di più, ci sono persone ferite.
verito, ma arricchito dalla ricchezza della diversi- L’inclusione o l’esclusione di chi soffre lungo la
tà che i mondi migranti ci fanno incontrare, e ri- strada – leggiamo nell’enciclica Fratelli tutti - defi-
ceve una nota nuova, quella della cattolicità, nisce tutti i progetti economici, politici, sociali e
dell’universalità. religiosi. Ogni giorno ci troviamo davanti alla
scelta di essere buoni samaritani oppure viandan-
Il Papa sembra ricordarci che il rifiuto, i muri, l’ab-
ti indifferenti che passano a distanza» (F.T. 69).
bandono, i respingimenti, il disprezzo, le violenze
non solo impoveriscono il ‘noi’ del mondo, ma La Giornata Mondiale del Migrante e del Rifugia-
impoveriscono anche il ‘noi’ della fede, che per to diventi, quest’anno, una tappa per una Chiesa
sua natura è cattolica. La fede è ferita tutte le comunione e una città più inclusiva, una tappa
volte che hanno il sopravvento i nazionalismi – nella costruzione di un mondo fraterno che vede
come ci ha insegnato la storia del Novecento -, la responsabilità di tutti. E preghiamo il Signore,
tutte le volte che ha il sopravvento l’individuali- con le parole di Papa Francesco, perché «la no-
smo o l’autoreferenzialità nella vita ecclesiale e stra terra possa diventare, così come Tu l’hai
sociale. «Il tempo presente – scrive Papa France- creata, la Casa comune di tutti i fratelli e le sorel-
sco nel Messaggio riprendendo la ‘Fratelli tutti’ – le». ■
ci mostra che il ‘noi’ voluto da Dio è rotto e fram- *Presidente Cemi e Fondazione Migrantes
Il messaggio per la 107a Giornata Mondiale del Dio li benedisse e disse loro: “Siate fecondi e
Migrante e del Rifugiato trae ispirazione da una moltiplicatevi”» (Gen 1,27-28). Dio ci ha creati ma-
preoccupazione e da un desiderio che papa Fran- schio e femmina, esseri diversi e complementari
cesco aveva già espresso nella sua enciclica Fra- per formare insieme un noi destinato a diventare
telli tutti. La preoccupazione che, «passata la crisi sempre più grande con il moltiplicarsi delle gene-
sanitaria, (…) di cadere ancora di più in un feb- razioni. Dio ci ha creati a sua immagine, a imma-
brile consumismo e in nuove forme di auto- gine del suo Essere Uno e Trino, comunione nella
protezione egoistica», e il desiderio che alla fine diversità. Ed è ancora verso un noi che è orienta-
non ci siano più “gli altri”, ma solo un “noi”. Egli ta la storia umana, destinato ad includere tutti i
così ci ha voluto «indicare un chiaro orizzonte popoli: «Ecco la tenda di Dio con gli uomini! Egli
per il nostro comune cammino in questo mon- abiterà con loro ed essi saranno suoi popoli ed
do». Dio infatti ha creato l’essere umano come egli sarà il Dio con loro, il loro Dio» (Ap 21,3). Tut-
un noi: «Dio creò l’uomo a sua immagine; a im- tavia «il tempo presente ci mostra che il noi volu-
magine di Dio lo creò: maschio e femmina li creò. to da Dio è rotto e frammentato, ferito e sfigura-
«Verso un ‘noi’ sempre più grande» è il titolo Ogni uomo e donna, dovunque si trovi, è mem-
scelto da Papa Francesco per il suo messaggio bro della società. Questo non sempre è realizza-
per la Giornata mondiale del Migrante e del Rifu- to anche in Italia. Come accogliere nella Chiesa
giato che si celebrerà domenica 26 settembre. Il per non escludere nessuno?
richiamo evidente è all’enciclica “Fratelli tutti”, «Innanzitutto mettendo al centro la persona
perché alla fine non ci siano più ‘gli altri’, ma solo umana, che è creatura fatta a immagine e somi-
un ‘noi’ universale. Il papa invita a «camminare glianza di Dio, a prescindere dalla sua condizione
insieme verso un noi sempre più grande, a ricom- sociale, dalla provenienza e dal colore della pelle.
porre la famiglia umana, per costruire assieme il In secondo luogo, sconfiggendo la paura che pa-
nostro futuro di giustizia e di pace, assicurando ralizza, fa perdere la speranza, porta a stare sulla
che nessuno rimanga escluso». difensiva: avere paura significa chiudersi, alzare
Il messaggio di papa Francesco è un invito rivol- muri, togliere terreno a quel “noi sempre più
to a tutti. Cosa significa per la Chiesa italiana? grande” di cui parla il Papa. Infine, bisogna ricor-
«È un appello a pensarci sempre più come fami- dare che l’inclusione non è solo una questione
sociale, progettuale, educativa ma è un fatto che
glia umana, vedendo in ciascuno – soprattutto
affonda le sue radici nella mistica e nell’umanesi-
negli ultimi e nei bisognosi – un fratello. La pan-
mo cristiano. Nessuno può dirsi cristiano se
demia ci ha ricordato, in modo inequivocabile,
esclude il proprio fratello».
che nessuno si salva da solo e che, come dice il
Papa, siamo tutti sulla stessa barca», dice in que- Che vuol dire una Chiesa che esce all’incontro
sta intervista il card. Gualtiero Bassetti, presiden- senza pregiudizi e paure?
te della Conferenza Episcopale Italiana: «È una Chiesa del Vangelo sine glossa, che è ca-
«dobbiamo fare tesoro di quello che questa terri- pace di uscire da sé stessa, dalle proprie zone di
bile prova che stiamo ancora vivendo ci ha inse- comfort per andare a curare chi è ferito, a cerca-
gnato, impegnandoci a ogni livello per combatte- re chi è smarrito, a sorreggere chi ha bisogno di
re il virus dell’individualismo, che genera processi aiuto. Proprio come il Buon Samaritano che non
di disgregazione e ci rende incapaci di disegnare ha avuto paura di avvicinarsi all’altro, di chinarsi
un futuro degno per tutti». su di lui e di farsi prossimo al giudeo ferito, an-
P. Renato Zilio*
Una regione, al plurale. Risulta l’unico nome al struttura prevalente: un sistema collinare, ben
plurale tra le regioni italiane. La sua vocazione, coltivato al pari di un giardino, che crea lungo i
infatti, è alla pluralità, anche se la varietà cultura- secoli sulle creste una miriade di borghi, contrap-
le e linguistica non deve ingannare. Molti sono gli posti l’uno all’altro, dai panorami sorprendenti,
elementi unificanti: il paesaggio, il carattere degli dove castello e chiesa quasi si contendono la su-
abitanti, la dimensione urbana di ogni pur piccolo premazia. Solo a Loreto, invece, si ha simbiosi di
centro abitato, una storia di autonomie parallele. santuario e fortezza, a causa delle molteplici in-
La stessa Ancona ne è il capoluogo, non perché cursioni dal mare dei saraceni. Lo stato pontifi-
abbia mai coltivato ambizioni di dominio sul terri- cio, poi, assegnava il titolo di «città» quando un
torio regionale, ma in quanto centro maggiore e borgo edificava un teatro, cioè uno spazio collet-
punto di riferimento ideale, anche per i suoi rap- tivo qualificato. Nascono, allora, dei veri gioielli,
porti con l’Oriente. Una popolazione di circa un come a Montefano o altrove. Le terre erano affi-
milione e mezzo di abitanti. date a mezzadria, ma il lavoro agricolo in collina
triplica lo sforzo e il tempo. Occasione questa
Un habitat questo, che la massiccia emigrazione
per forgiare, lentamente, una manualità curata e
marchigiana di ben circa 300.000 unità in Argen-
paziente, sempre attenta a un lavoro di qualità.
tina ritroverà nell’insediarsi in quella terra, sen-
Sorge, così, la «forma mentis» del futuro artigia-
tendolo più congeniale. Ci si stabilisce, così, non
no – sinergia di manualità, funzionalità e senso
in grandi città, ma piuttosto in minuscoli centri
estetico – che saprà diventare, nell’ambito mar-
abitati, come in patria. In fondo, la vocazione
chigiano, un’eccellenza. La carta (Fabriano), la
all’autonomia di ogni città nelle Marche è para-
calzatura (Tod’s), l’elettrodomestico (Merloni),
dossalmente il fattore maggiormente unificante.
la fisarmonica (Soprani)… si trasformano in un
Quasi una dinamica trasversale, che le lega.
export di prim’ordine. Lo stemma della regione
Possiamo leggere questo territorio come un li- delle Marche è un picchio verde con una grande
bro, al pari dell’azione dei monaci benedettini. M in campo bianco. Il picchio è simbolo e totem
Erano ispirati artigiani sia nel seguire i solchi del dei Piceni, della prima civiltà che caratterizzò tut-
campo che quelli della scrittura. Tutti e due – il ta la regione dall’Età del Ferro. Poi, il popolo ro-
campo e il libro – si coltivano, si arano, si solcano: mano lascia le sue tracce per i suoi insediamenti
il calamo è, simbolicamente, il vomere che pa- in ogni dove del territorio. Perfino il vino locale
zientemente percorre i suoi solchi. Allo stesso Falerio diventa il preferito sulla tavola romana.
tempo, coltiva la mente di chi agisce, una perso- Va ancora fiera Urbisaglia per aver dato la nascita
na coltivata. Possiamo, così, soffermarci su que- al generale Lucio Flavio Silva, il celebre conqui-
sto territorio, seguendo i tre elementi di analisi statore di Masada, fortezza inespugnabile dell’ul-
del testo: lo spazio, il tempo, gli attori. Ultima- tima resistenza ebraica. Dal medioevo in poi
mente, riguardo allo spazio, la prestigiosa guida spesse mura cingono i borghi, in una tenaglia
Lonely Planet, preferisce alle altre questa regione protettiva. Oggi ancora, a volte imponenti, più
per la varietà e la prossimità dei suoi aspetti: che difendere sembrano pateticamente proteg-
montagna, mare e collina. Soprattutto per la sua gere antichi ricordi. Ciononostante, questi terri-
Le ore drammatiche che hanno vissuto e vivono ziani, disabili che non possono, come altri, met-
le persone nelle città e nei paesi in Afghanistan tersi in fuga e in cammino, ma hanno bisogno da
sono sotto gli occhi di tutti. E’ un dramma che subito di un ponte aereo e poi di corridoi umani-
dura da anni e che si è aggravato nelle ultime set- tari che possano dare loro accoglienza sicurezza
timane portando molti afghani a fuggire dal pro- in uno dei Paesi dell’Europa e del mondo che fino
prio paese con ogni mezzo e a raggiungere an- ad ora erano stati presenti in Afghanistan solo
che l’Italia – dove la comunità afgana è formata attraverso i militari e gli eserciti. La Chiesa – ha
da 15.000 persone – e l’Europa. Molti Paesi apra- detto il card. Gualtiero Bassetti, presidente della
no le porte a «quanti cercano una nuova vita», Cei parlando al convegno di Pax Christi – «non
offrendo loro «accoglienza e protezione», è stato ha mai smesso, in questi anni, di mostrare la sua
l’appello di Papa Francesco durante l’Angelus del maternità verso i poveri. E anche l’iniziativa sul
5 settembre scorso auspicando che tutti gli af- Mediterraneo promossa dalla Cei va in questa
ghani, «sia in patria, sia in transito, sia nei Paesi di direzione: trasformare il Mare nostrum in una
accoglienza», possano «vivere con dignità, in pa- frontiera di pace». Per il cardinale la pace «si pre-
ce e fraternità coi loro vicini». para con pazienza, premura, amore, fatica, umil-
tà e coraggio Per questo è necessario farsi opera-
Il dramma dell’Afghanistan ripropone un’azione
tori di pace in tutti i momenti della vita».
comune europea nel Mediterraneo che unisca ai
Le Chiese in Italia, come ha detto la Cei in una
controlli, il salvataggio, il riconoscimento e la tu-
nota della Presidenza, continueranno l’ acco-
tela di coloro che hanno diritto a una protezione
glienza degli afgani e di tutti coloro che chiedono
internazionale, nelle diverse forme, e la loro ac-
una protezione internazionale, collaborando con
coglienza in tutti i Paesi europei. Al tempo stes-
so, è necessario favorire e accelerare il ricongiun- le istituzioni, ma anche continuando a sollecitare
una politica migratoria che esca dalle pieghe
gimento familiare per gli afgani in Italia che han-
ideologiche e si apra alla concretezza dell’acco-
no nel loro paese i propri familiari. In Afghani-
glienza, della tutela, della promozione e dell’inte-
stan, oltre a donne e bambini sono presenti an-
grazione di ogni migrante.