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La Chiesa del ‘noi’,

cattolica

Mons. Gian Carlo Perego*

Nell’enciclica Lumen fidei, la prima enciclica di mentato, ferito e sfigurato… E il prezzo più alto
Papa Francesco, iniziata da papa Benedetto XVI, lo pagano coloro che più facilmente possono di-
ritroviamo un passaggio in cui si legge come una ventare gli altri, gli stranieri, i migranti, gli emar-
caratteristica della fede sia portarci «al di là del ginati, che abitano le periferie esistenziali». Le
nostro ‘io’ isolato verso l’ampiezza della comu- migrazioni per la Chiesa sono una provocazione a
nione» (L.F. 4). Questa caratteristica della fede di non indebolire la cattolicità, per ciascuno di noi
costruire un ‘noi’ Papa Francesco la riprende ad essere ‘cattolici’, cioè aperti, capaci di ricono-
nell’enciclica Fratelli tutti e nel Messaggio per la scere gli altri come fratelli e sorelle, di affermare
Giornata Mondiale del Migrante e del Rifugiato concretamente la dignità di ogni persona e di vi-
2021, dove si afferma non solo che la fede è fon- vere la fraternità come stile. I fedeli cattolici –
data sul ‘noi’, sulla comunione, ma anche che la scrive ancora Papa Francesco – «sono chiamati,
fede è impegno a creare «un noi sempre più ciascuno a partire dalla propria comunità in cui
grande». Pertanto il ‘noi’ è a fondamento non vive, affinché la Chiesa diventi sempre più inclusi-
solo della fede, ma anche della speranza e della va». Un impegno all’inclusione che da ecclesiale
carità: caratterizza l’abito cristiano, la nostra re- deve diventare anche impegno e progetto politi-
sponsabilità e i nostri progetti. E il ‘noi’ ecclesiale co, per una nuova città, per un nuovo mondo.
– ci ricorda ancora Papa Francesco - non è impo- «Oggi, e sempre di più, ci sono persone ferite.
verito, ma arricchito dalla ricchezza della diversi- L’inclusione o l’esclusione di chi soffre lungo la
tà che i mondi migranti ci fanno incontrare, e ri- strada – leggiamo nell’enciclica Fratelli tutti - defi-
ceve una nota nuova, quella della cattolicità, nisce tutti i progetti economici, politici, sociali e
dell’universalità. religiosi. Ogni giorno ci troviamo davanti alla
scelta di essere buoni samaritani oppure viandan-
Il Papa sembra ricordarci che il rifiuto, i muri, l’ab-
ti indifferenti che passano a distanza» (F.T. 69).
bandono, i respingimenti, il disprezzo, le violenze
non solo impoveriscono il ‘noi’ del mondo, ma La Giornata Mondiale del Migrante e del Rifugia-
impoveriscono anche il ‘noi’ della fede, che per to diventi, quest’anno, una tappa per una Chiesa
sua natura è cattolica. La fede è ferita tutte le comunione e una città più inclusiva, una tappa
volte che hanno il sopravvento i nazionalismi – nella costruzione di un mondo fraterno che vede
come ci ha insegnato la storia del Novecento -, la responsabilità di tutti. E preghiamo il Signore,
tutte le volte che ha il sopravvento l’individuali- con le parole di Papa Francesco, perché «la no-
smo o l’autoreferenzialità nella vita ecclesiale e stra terra possa diventare, così come Tu l’hai
sociale. «Il tempo presente – scrive Papa France- creata, la Casa comune di tutti i fratelli e le sorel-
sco nel Messaggio riprendendo la ‘Fratelli tutti’ – le». ■
ci mostra che il ‘noi’ voluto da Dio è rotto e fram- *Presidente Cemi e Fondazione Migrantes

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Un futuro a colori
Questo potrà avvenire solo se saremo capaci
di un sogno per le nostre società

Don Giovanni De Robertis*

Il messaggio per la 107a Giornata Mondiale del Dio li benedisse e disse loro: “Siate fecondi e
Migrante e del Rifugiato trae ispirazione da una moltiplicatevi”» (Gen 1,27-28). Dio ci ha creati ma-
preoccupazione e da un desiderio che papa Fran- schio e femmina, esseri diversi e complementari
cesco aveva già espresso nella sua enciclica Fra- per formare insieme un noi destinato a diventare
telli tutti. La preoccupazione che, «passata la crisi sempre più grande con il moltiplicarsi delle gene-
sanitaria, (…) di cadere ancora di più in un feb- razioni. Dio ci ha creati a sua immagine, a imma-
brile consumismo e in nuove forme di auto- gine del suo Essere Uno e Trino, comunione nella
protezione egoistica», e il desiderio che alla fine diversità. Ed è ancora verso un noi che è orienta-
non ci siano più “gli altri”, ma solo un “noi”. Egli ta la storia umana, destinato ad includere tutti i
così ci ha voluto «indicare un chiaro orizzonte popoli: «Ecco la tenda di Dio con gli uomini! Egli
per il nostro comune cammino in questo mon- abiterà con loro ed essi saranno suoi popoli ed
do». Dio infatti ha creato l’essere umano come egli sarà il Dio con loro, il loro Dio» (Ap 21,3). Tut-
un noi: «Dio creò l’uomo a sua immagine; a im- tavia «il tempo presente ci mostra che il noi volu-
magine di Dio lo creò: maschio e femmina li creò. to da Dio è rotto e frammentato, ferito e sfigura-

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to». L’immagine di Dio, a causa del peccato,
dell’individualismo radicale e di nazionalismi chiu-
si e aggressivi, si è frantumata. Agostino esprime
bene questa nostra condizione, così come pure
l’opera di Dio, con un gioco di parole indimenti-
cabile: «Il nome stesso di Adamo, l’ho detto più
di una volta, significa l’universo secondo la lingua
greca. Comprende infatti quattro lettere: ADAM.
Ora in greco il nome di ognuna delle quattro par-
ti del mondo comincia con una di queste quattro
lettere: l’Oriente si dice Anatolè, l’Occidente Dy-
sis, il Nord Arctos, e il Mezzogiorno Mesembria;
ciò che fa ADAM. Adamo stesso dunque è sparso
ora su tutta la superficie della terra. Concentrato cino a noi da Martin Luther King in quel famoso
una volta in un solo luogo, è caduto e, spezzan- discorso dell’agosto 1963 con cui mi piace con-
dosi, ha riempito tutto l’universo con i suoi fram- cludere queste mie brevi riflessioni: «E perciò,
menti. Ma la misericordia divina ha riunito da amici miei, vi dico che, anche se dovrete affronta-
ogni parte questi frammenti, li ha fusi al fuoco re le asperità di oggi e di domani, io ho sempre
della sua carità, ha ricostituito la loro unità spez- davanti a me un sogno, I have a dream. È un so-
zata. Opera immensa, è vero, ma nessuno ne di- gno profondamente radicato nel sogno america-
speri, è un’opera che Egli sa fare» (In Ioannem, no, che un giorno questa nazione si leverà in pie-
trat.9 n.14). E noi tutti siamo chiamati a collabo- di e vivrà fino in fondo il senso delle sue convin-
rare con Dio in quest’opera, a ricostruire l’unità zioni: noi riteniamo ovvia questa verità, che tutti
spezzata, «a impegnarci perché non ci siano più gli uomini sono creati uguali. I have a dream, ho
muri che ci separano, non ci siano più gli altri, ma davanti a me un sogno, che un giorno sulle rosse
solo un noi, grande come l’intera umanità». A colline della Georgia i figli di coloro che un tempo
questo scopo in occasione della GMMR il Papa furono schiavi e i figli di coloro che un tempo
lancia un duplice appello. Anzitutto ai fedeli cat- possedettero schiavi, sapranno sedere insieme al
tolici. A vivere quello che il loro nome esprime. tavolo della fratellanza. I have a dream, ho davan-
Essere cattolici significa saper riconoscere e ac- ti a me un sogno, che un giorno perfino lo stato
cogliere il bene ovunque esso sia, e rallegrarci di del Mississippi, uno stato colmo dell’arroganza
esso; significa essere docili allo Spirito che «ci dell’ingiustizia, colmo dell’arroganza dell’oppres-
rende capaci di abbracciare tutti per fare comu- sione, si trasformerà in un’oasi di libertà e giusti-
nione nella diversità, armonizzando le differenze zia. I have a dream, ho davanti a me un sogno,
senza mai imporre una uniformità che spersona- che i miei quattro figli piccoli vivranno un giorno
lizza». E proprio nell’incontro con la diversità dei in una nazione nella quale non saranno giudicati
migranti, nel dialogo interculturale e interreligio- per il colore della loro pelle, ma per le qualità del
so ci è data l’opportunità di crescere in questa loro carattere (…). È questa la nostra speranza.
dimensione. Dobbiamo dunque rendere più cat- Questa è la fede con la quale io mi avvio verso il
toliche le nostre parrocchie, le comunità in cui Sud. Con questa fede saremo in grado di strappa-
ognuno di noi vive. Il secondo appello il Papa lo re alla montagna della disperazione una pietra di
rivolge a tutti gli uomini e le donne del mondo speranza. Con questa fede saremo in grado di
perché imparino a vivere insieme in armonia e in trasformare le stridenti discordie della nostra na-
pace, ad abbattere muri e a costruire ponti, per zione in una bellissima sinfonia di fratellanza.
fare delle frontiere luoghi privilegiati di incontro Con questa fede saremo in grado di lavorare in-
e non di separazione. Ma tutto questo potrà av- sieme, di pregare insieme, di lottare insieme, di
venire solo se saremo capaci di sognare un futu- andare insieme in carcere, di difendere insieme la
ro a colori per le nostre società. Ogni cambia- libertà, sapendo che un giorno saremo liberi». ■
mento ha inizio da un sogno, se no resta solo un
sogno individuale, ma fatto insieme. È quel so-
*Direttore generale Fondazione Migrantes
gno di fraternità annunciato dai profeti, e più vi-

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Esserci
per ogni
persona migrante

Intervista con il card. Bassetti

«Verso un ‘noi’ sempre più grande» è il titolo Ogni uomo e donna, dovunque si trovi, è mem-
scelto da Papa Francesco per il suo messaggio bro della società. Questo non sempre è realizza-
per la Giornata mondiale del Migrante e del Rifu- to anche in Italia. Come accogliere nella Chiesa
giato che si celebrerà domenica 26 settembre. Il per non escludere nessuno?
richiamo evidente è all’enciclica “Fratelli tutti”, «Innanzitutto mettendo al centro la persona
perché alla fine non ci siano più ‘gli altri’, ma solo umana, che è creatura fatta a immagine e somi-
un ‘noi’ universale. Il papa invita a «camminare glianza di Dio, a prescindere dalla sua condizione
insieme verso un noi sempre più grande, a ricom- sociale, dalla provenienza e dal colore della pelle.
porre la famiglia umana, per costruire assieme il In secondo luogo, sconfiggendo la paura che pa-
nostro futuro di giustizia e di pace, assicurando ralizza, fa perdere la speranza, porta a stare sulla
che nessuno rimanga escluso». difensiva: avere paura significa chiudersi, alzare
Il messaggio di papa Francesco è un invito rivol- muri, togliere terreno a quel “noi sempre più
to a tutti. Cosa significa per la Chiesa italiana? grande” di cui parla il Papa. Infine, bisogna ricor-
«È un appello a pensarci sempre più come fami- dare che l’inclusione non è solo una questione
sociale, progettuale, educativa ma è un fatto che
glia umana, vedendo in ciascuno – soprattutto
affonda le sue radici nella mistica e nell’umanesi-
negli ultimi e nei bisognosi – un fratello. La pan-
mo cristiano. Nessuno può dirsi cristiano se
demia ci ha ricordato, in modo inequivocabile,
esclude il proprio fratello».
che nessuno si salva da solo e che, come dice il
Papa, siamo tutti sulla stessa barca», dice in que- Che vuol dire una Chiesa che esce all’incontro
sta intervista il card. Gualtiero Bassetti, presiden- senza pregiudizi e paure?
te della Conferenza Episcopale Italiana: «È una Chiesa del Vangelo sine glossa, che è ca-
«dobbiamo fare tesoro di quello che questa terri- pace di uscire da sé stessa, dalle proprie zone di
bile prova che stiamo ancora vivendo ci ha inse- comfort per andare a curare chi è ferito, a cerca-
gnato, impegnandoci a ogni livello per combatte- re chi è smarrito, a sorreggere chi ha bisogno di
re il virus dell’individualismo, che genera processi aiuto. Proprio come il Buon Samaritano che non
di disgregazione e ci rende incapaci di disegnare ha avuto paura di avvicinarsi all’altro, di chinarsi
un futuro degno per tutti». su di lui e di farsi prossimo al giudeo ferito, an-

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dando oltre qualsiasi barriera storica e culturale. di ogni cristiano e, dunque, dei sacerdoti.
Gesù ci invita a fare lo stesso, a superare la diffi- “Sogniamo – dice Papa Francesco nell’Enciclica
denza per farci vicini a chiunque si trovi in diffi- Fratelli tutti – come un’unica umanità̀, come vian-
coltà». danti fatti della stessa carne umana, come figli di
questa stessa terra che ospita tutti noi, ciascuno
Come essere vicini a chi oggi soffre a causa di
con la ricchezza della sua fede o delle sue convin-
guerra e povertà che arrivano sulle nostre co-
zioni, ciascuno con la propria voce, tutti fratelli”.
ste?
Il sacerdote per primo deve esse- re capace di
«Dobbiamo imparare a riconoscere in chi arriva condividere, di stare con gli altri, di mettere sé
sulle nostre coste, a volte dopo essere stato stesso a servizio del prossimo. Non c’è evangeliz-
strappato alla morte in mare, il volto di Cristo. zazione senza fraternità».
Bisogna scrollarsi di dosso il pregiudizio che por-
Lei recentemente ha inviato un messaggio, at-
ta a etichettare il migrante come un problema o,
traverso Rai Italia, ai nostri emigrati italiani: co-
peggio ancora, un nemico che viene a toglierci
me la Chiesa segue questa “porzione di popolo
qualcosa, un usurpatore, un’insidia. Chi scappa
di Dio”?
dalla guerra, dalla fame, dalla violenza è un fra-
tello e sulla nostra capacità di amarlo, accoglier- «Come una mamma che ha cura dei suoi figli, an-
lo, proteggerlo saremo giudicati. Tra le opere di che di quelli che abitano lontano, così la Chiesa è
giustizia infatti vi è anche quella dell’accoglienza vicina ai tanti italiani – circa 5,5 milioni – che vivo-
nei confronti degli stranieri». no all’estero attraverso i missionari, i religiosi e le
religiose, i laici che dedicano il loro tempo e le
La Chiesa italiana è impegnata anche sul fronte
loro energie nelle Missioni Cattoliche di Lingua
dei “corridoi umanitari”…
Italiana coordinati dalla Fondazione Migrantes.
«Tra gli ultimi corridoi umanitari della CEI sono La cura di ogni persona migrante, qualsiasi sia la
giunte in Italia, 43 profughi dal Niger. Qualche direzione del suo andare e il passaporto in suo
mese fa altre famiglie sono giunte dalla Giorda- possesso, è sempre doverosa». ■
nia, in fuga dalla martoriata Siria, dall’Iraq e dal
Intervista a cura di Raffaele Iaria
Pakistan dove hanno subito una feroce persecu-
zione religiosa in quanto cristiani convertiti. Sono
solo le ultime, in ordine di tempo, di una serie di
operazioni umanitarie che la Chiesa che è in Ita-
lia, insieme al Governo e all’Unhcr, ha voluto assi-
curare in questi anni a tante persone e famiglie
che si trovano in condizione di particolare vulne-
rabilità. Attraverso il lavoro della Chiesa Italiana
sul territorio è stato possibile trasferire in sicu-
rezza oltre mille profughi dalla Turchia, Giorda-
nia, Etiopia e Niger. Può sembrare una goccia in
mezzo al mare, di fronte al grande bisogno di si-
curezza che si registra in tutto il mondo, ma si
tratta di uno sforzo capace di cambiare il para-
digma dell’immigra- zione nel nostro Paese e in
Europa».
Come formare i sacerdoti su questi temi?
«Don Primo Mazzolari, grande sacerdote del No-
vecento, in uno dei suoi scritti, ricordava che “si
cerca per la Chiesa un uomo capace di vivere in-
sieme agli altri, di lavorare insieme, di piange- re
insieme, di ridere insieme, di amare insieme, di
sognare insieme”. “Insieme” è la parola chiave,
l’orizzonte che deve guidare il pensiero e l’azione

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Le Marche
e le migrazioni
Si svolgeranno in questa regione le principali iniziative
per la Giornata Mondiale del Migrante e del Rifugiato

P. Renato Zilio*
Una regione, al plurale. Risulta l’unico nome al struttura prevalente: un sistema collinare, ben
plurale tra le regioni italiane. La sua vocazione, coltivato al pari di un giardino, che crea lungo i
infatti, è alla pluralità, anche se la varietà cultura- secoli sulle creste una miriade di borghi, contrap-
le e linguistica non deve ingannare. Molti sono gli posti l’uno all’altro, dai panorami sorprendenti,
elementi unificanti: il paesaggio, il carattere degli dove castello e chiesa quasi si contendono la su-
abitanti, la dimensione urbana di ogni pur piccolo premazia. Solo a Loreto, invece, si ha simbiosi di
centro abitato, una storia di autonomie parallele. santuario e fortezza, a causa delle molteplici in-
La stessa Ancona ne è il capoluogo, non perché cursioni dal mare dei saraceni. Lo stato pontifi-
abbia mai coltivato ambizioni di dominio sul terri- cio, poi, assegnava il titolo di «città» quando un
torio regionale, ma in quanto centro maggiore e borgo edificava un teatro, cioè uno spazio collet-
punto di riferimento ideale, anche per i suoi rap- tivo qualificato. Nascono, allora, dei veri gioielli,
porti con l’Oriente. Una popolazione di circa un come a Montefano o altrove. Le terre erano affi-
milione e mezzo di abitanti. date a mezzadria, ma il lavoro agricolo in collina
triplica lo sforzo e il tempo. Occasione questa
Un habitat questo, che la massiccia emigrazione
per forgiare, lentamente, una manualità curata e
marchigiana di ben circa 300.000 unità in Argen-
paziente, sempre attenta a un lavoro di qualità.
tina ritroverà nell’insediarsi in quella terra, sen-
Sorge, così, la «forma mentis» del futuro artigia-
tendolo più congeniale. Ci si stabilisce, così, non
no – sinergia di manualità, funzionalità e senso
in grandi città, ma piuttosto in minuscoli centri
estetico – che saprà diventare, nell’ambito mar-
abitati, come in patria. In fondo, la vocazione
chigiano, un’eccellenza. La carta (Fabriano), la
all’autonomia di ogni città nelle Marche è para-
calzatura (Tod’s), l’elettrodomestico (Merloni),
dossalmente il fattore maggiormente unificante.
la fisarmonica (Soprani)… si trasformano in un
Quasi una dinamica trasversale, che le lega.
export di prim’ordine. Lo stemma della regione
Possiamo leggere questo territorio come un li- delle Marche è un picchio verde con una grande
bro, al pari dell’azione dei monaci benedettini. M in campo bianco. Il picchio è simbolo e totem
Erano ispirati artigiani sia nel seguire i solchi del dei Piceni, della prima civiltà che caratterizzò tut-
campo che quelli della scrittura. Tutti e due – il ta la regione dall’Età del Ferro. Poi, il popolo ro-
campo e il libro – si coltivano, si arano, si solcano: mano lascia le sue tracce per i suoi insediamenti
il calamo è, simbolicamente, il vomere che pa- in ogni dove del territorio. Perfino il vino locale
zientemente percorre i suoi solchi. Allo stesso Falerio diventa il preferito sulla tavola romana.
tempo, coltiva la mente di chi agisce, una perso- Va ancora fiera Urbisaglia per aver dato la nascita
na coltivata. Possiamo, così, soffermarci su que- al generale Lucio Flavio Silva, il celebre conqui-
sto territorio, seguendo i tre elementi di analisi statore di Masada, fortezza inespugnabile dell’ul-
del testo: lo spazio, il tempo, gli attori. Ultima- tima resistenza ebraica. Dal medioevo in poi
mente, riguardo allo spazio, la prestigiosa guida spesse mura cingono i borghi, in una tenaglia
Lonely Planet, preferisce alle altre questa regione protettiva. Oggi ancora, a volte imponenti, più
per la varietà e la prossimità dei suoi aspetti: che difendere sembrano pateticamente proteg-
montagna, mare e collina. Soprattutto per la sua gere antichi ricordi. Ciononostante, questi terri-

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territori e borghi sparsi, dal loro microcosmo Le celebrazioni
hanno saputo paradossalmente generare uomini
di lunghe vedute, dei grandi spiriti nel campo ar- Le celebrazioni ufficiali della Giornata
tistico, filosofico e spirituale. Quasi come un mondiale del migrante e del rifugiato si
trampolino di lancio per straordinarie avventure svolgeranno quest’anno nelle Marche. L’i-
nel mondo. Così, come Raffaello, Rossini, Leopar- niziativa è della Commissione Cei per le
di, Beniamino Gigli, Montessori, Matteo Ricci, Migrazioni e della Fondazione Migrantes
Pergolesi… e non ultimo Giuseppe Tucci di Mace- che proprio in questa regione ha promos-
rata, considerato a fine Ottocento il più grande so, dal 23 al 27 agosto, a Loreto il Corso
tibetologo del mondo. Una pagina straordinaria- di Alta Formazione sul tema “Costruire e
mente coraggiosa della storia marchigiana è rac- custodire la casa comune” con la parteci-
contata dal Museo dell’emigrazione marchigiana pazione di vescovi, direttori Migrantes,
(MEMA) a Recanati. Documenti, oggetti, lettere, operatori di diverse diocesi italiane. Un
storie di vita raccontate da migranti, presentati santuario, quello di Loreto, che ogni an-
qui come viaggiatori su un treno… oltre a colle- no accoglie il pellegrinaggio regionale dei
gamenti con banca-dati di migliaia di migranti migranti. Per la celebrazione eucaristica
sbarcati nelle Americhe. «Solo il pianto ci poteva nazionale che si svolgerà domenica 26
consolare…» come questo – al momento trau-
settembre, Giornata Mondiale del Migran-
matico del distacco del piroscafo dalla terra, che
te e del Rifugiato, è stata scelta la Basili-
non avrebbero mai più visto – sulle pareti, com-
ca Pontificia di Loreto. La celebrazione,
moventi pezzi di lettere di migranti. Attualmen-
in diretta su Rai Uno, sarà presieduta da
te, le sfide non mancano e sono grandi, nel cam-
Mons. Pietro Coccia, Presidente della
po economico e sociale, dopo le tre recenti feri-
Conferenza Episcopale delle Marche. Ma
te: la crisi finanziaria del 2008, il sisma di cinque
tutta la regione Marche è stata interessa-
anni fa, la pandemia. Ma decisione, concretezza
ta alla preparazione per questo importan-
e spirito di ricerca restano sempre dei preziosi
alleati per il mondo marchigiano. Le Marche, in- te appuntamento. Macerata, Pesaro, Fa-
somma, sono un territorio da scoprire, ma so- no, San Benedetto del Tronto: in queste
prattutto da contemplare, da assaporare lenta- città come in molte parrocchie tante le
mente. «Viaggiare non è scoprire nuove terre, iniziative organizzate a sostegno della
ma avere nuovi occhi» raccomandava Proust. GMMR. A Loreto, sabato 25 settembre,
Qui, dietro un colle o una siepe si può toccare giornata che precede la GMMR, alle ore
l’infinito. Cioè il mistero dell’uomo e della sua av- 17 un incontro con mons. Franco Giulio
ventura nello spazio, nel tempo e nell’incontro Brambilla sul tema “La Santa Casa, la ca-
con altri uomini. Con altri mondi. Per questo, «è il sa del Noi”.
naufragar mì è dolce in questo mare». ■
*Direttore Migrantes Marche

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La situazione
dell’Afganistan
ci interpella

Le ore drammatiche che hanno vissuto e vivono ziani, disabili che non possono, come altri, met-
le persone nelle città e nei paesi in Afghanistan tersi in fuga e in cammino, ma hanno bisogno da
sono sotto gli occhi di tutti. E’ un dramma che subito di un ponte aereo e poi di corridoi umani-
dura da anni e che si è aggravato nelle ultime set- tari che possano dare loro accoglienza sicurezza
timane portando molti afghani a fuggire dal pro- in uno dei Paesi dell’Europa e del mondo che fino
prio paese con ogni mezzo e a raggiungere an- ad ora erano stati presenti in Afghanistan solo
che l’Italia – dove la comunità afgana è formata attraverso i militari e gli eserciti. La Chiesa – ha
da 15.000 persone – e l’Europa. Molti Paesi apra- detto il card. Gualtiero Bassetti, presidente della
no le porte a «quanti cercano una nuova vita», Cei parlando al convegno di Pax Christi – «non
offrendo loro «accoglienza e protezione», è stato ha mai smesso, in questi anni, di mostrare la sua
l’appello di Papa Francesco durante l’Angelus del maternità verso i poveri. E anche l’iniziativa sul
5 settembre scorso auspicando che tutti gli af- Mediterraneo promossa dalla Cei va in questa
ghani, «sia in patria, sia in transito, sia nei Paesi di direzione: trasformare il Mare nostrum in una
accoglienza», possano «vivere con dignità, in pa- frontiera di pace». Per il cardinale la pace «si pre-
ce e fraternità coi loro vicini». para con pazienza, premura, amore, fatica, umil-
tà e coraggio Per questo è necessario farsi opera-
Il dramma dell’Afghanistan ripropone un’azione
tori di pace in tutti i momenti della vita».
comune europea nel Mediterraneo che unisca ai
Le Chiese in Italia, come ha detto la Cei in una
controlli, il salvataggio, il riconoscimento e la tu-
nota della Presidenza, continueranno l’ acco-
tela di coloro che hanno diritto a una protezione
glienza degli afgani e di tutti coloro che chiedono
internazionale, nelle diverse forme, e la loro ac-
una protezione internazionale, collaborando con
coglienza in tutti i Paesi europei. Al tempo stes-
so, è necessario favorire e accelerare il ricongiun- le istituzioni, ma anche continuando a sollecitare
una politica migratoria che esca dalle pieghe
gimento familiare per gli afgani in Italia che han-
ideologiche e si apra alla concretezza dell’acco-
no nel loro paese i propri familiari. In Afghani-
glienza, della tutela, della promozione e dell’inte-
stan, oltre a donne e bambini sono presenti an-
grazione di ogni migrante.

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