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Anticamente si rendeva degno di grandissimo biasimo chi non era versato nella
musica. Temistocle, perché rifiutò in certa ricreazione la lira, fu stimato
ignorante. Se nei secoli andati questa scienza era in tanta stima, che se ne deve
giudicare oggi? Poiché l’arte, fabbricando sopra gli insegnamenti della natura, ha
ridotto la musica a una perfezione che non vi è potere che non soggiochi né
impossibilità che non superi.
Non si può circoscrivere quel valore dove quasi a gara la Natura e l’Arte hanno
impiegato ogni sforzo. Finalmente chi vorrà contendere i pregi alla Musica, che è
scienza e compagna della Filosofia? «Musica est scientia, et socia Pholosophiae»:
Platone e Aristotele sono di parere che l’uomo civile, cioè politico, in conto alcuno
non deve essere senza musica. Anzi Platone esorta doversi imparare la musica
nell’età più tenera:
Prisci musica instrumenta in manus deorum imaginibus posuerunt, non sane quod
eos lyra, aut cithara ludere putarent; sed quod nullum deo opus convenientius
esse indicaverat, quam consonantiam, et harmoniam.
Non per altro si dipingono gli angeli con cetere e violini in atto di formare musici
concerti, se non per sollevare gli animi dei cristiani alla contemplazione di quella
musica celeste che godono le anime beate in paradiso; e perciò i demoni
aborriscono l’armonia e il concento, mentre, ostinati nel male, odiano la concordia
e la melodia. Queste tigri infernali non tralasciano stratagemmi per renderci in
tutto dissonanti: ci pongono intorno alle orecchie i rumori del mondo, gli
allettamenti dei sensuali piaceri in guisa tale che le minacce tonanti della divina
giustizia e i latrati della propria coscienza appena ci possono muovere. Non di
meno il demonio, che si burla di tutte le armi del mondo, viene fugato e superato
dall’armonia bellissima; sentenza di S. Tommaso di Villanuova, arcivescovo di
Valenza, rapportata nel trattato de Can. Ecc. dalla penna eruditissima
dell’eminentissimo Bona:
Musica fugatur Diabolus, et qui iuxta sententiam Iob sagittas reputat quali
paleas et lapides fundae velut stipulas spernit, devidet etiam vibrantem hastam,
et durissimos malleos pro nihilo pendit, ad cithara sonitum treme factas recedit,
et quem nulla vis superat, superat harmonia.
Se tanta forza e virtù si trova nella musica, ciascuno che professa questa bella
scienza primieramente deve procurare di rendere una buona armonia,
mantenendo unite e armoniche le corde, proprie passioni, con ricordarsi che
Diogene si rideva e scherniva quei musici che avevano le cetre ben accordate, ma
altrettanto discordi e dissonanti erano i loro costumi. Secondariamente, deve
porre ogni suo studio di tessere in modo i suoi componimenti che da questi ne
risulti una vaga e dolce armonia, la quale, benché riceva l’essere dalle note
armonicamente poste tra di loro, e dai transiti da un intervallo all’altro ben
considerato dal detto compositore di musica, non di meno, se questa non viene
aiutata e animata dalle legature, certo è che a poco a poco le mancherà lo spirito
e languente si morirà. Adunque, per dar vivacità e brio a questa nobilissima
donzella della musica, ognuno deve procurare l’intelligenza tanto necessaria delle
legature quali oggi sono usate dai moderni, diversamente da quello che già furono
considerate dagli antichi. Le dissonanze sono per loro natura aspre e dure, le
quali poi poste con i debiti modi, fanno un ottimo effetto nelle cantilene. Onde
dico assolutamente che se i pratici armonici non avessero inventato il modo di
adoperare le dissonanze, sarebbe la scienza della musica insensibile, per non dire
infelice, poiché per le cadenze sono mirabili, e per esprimere le orazioni meste e
dogliose sono ottime. Le legature sono il condimento e l’anima delle composizioni
armoniche: con queste abbiamo le cadenze, quali sono di grandissimo gusto al
senso, essendo il periodo dell’orazione. Il nome di legatura, a mio giudizio, altro
non significa che vincolo che lega di maniera tale il senso dell’udito che non gli
resta più che desiderare. La mia penna, che rade il suolo, non so se potrà
sollevarsi tanto che basti per abbozzare in qualche parte una materia così
difficile. Sia come si voglia, con la scorta di eccellentissimi autori, e fra gli altri
del mio sempre sospirato Sacchi, mi accingo a quest’impresa principiando dalle
regole generali e più comuni.
[Documento II]
Legature per la parte di sopra
Dimostrazioni ed esempi delle regole date di sopra. Si deve però avvertire che
non si possono usare tutte le legature nelle cantilene a due voci, ma bensì in
quelle a 3, 4 e più voci.
Alcuni moderni hanno legato la seconda con la quinta falsa: questo modo di legare,
per essere duro e aspro, si concede solamente nelle cantilene volgari per
esprimere qualche parola. Si deve perciò usare con prudenza.
[Documento III]
Legature semplici.
Note mutate.
Altre legature.
Per moto contrario e per contrappunto doppio.
Motivo di cadenza.
Variazioni dei Bassi senza muovere i Soprani.
[Documento VII]
Cadenza
Cantilena che cammina di quando in quando per cromatico diatonico, cioè per tono
maggiore e minore.
[Documento VIII]
Legature diverse a quattro voci
[Documento IX]
Legature diverse a cinque voci
[Documento X]
Dichiarazione di alcuni termini musicali
Unisono.
Semitono.
Questa è terza maggiore, si dimanda ditono per essere composta di due toni.
Questa si dimanda quarta falsa, ovvero tritono, ed è incantabile per non avere
relazione armonica. Si chiama di più quarta superflua di un semitono.
Questa è settima minore per essere composta di quattro toni e due semitoni.
Concluderò questo libro con una tavola che dimostra il modo di intendere il valore
di ciascheduna figura sotto qualsiasi segno.
TAVOLA