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Come avviene la digestione e l’assorbimento delle proteine? Le proteine sono delle grandi molecole
caratterizzate dal legame peptidico e dai 70 ai 100 g derivano dalla dieta, mentre noi abbiamo un pull di
enzimi che consentono la produzione endogena (sintesi proteica). Le proteine (differentemente dai
carboidrati) non hanno una digestione preintestinale (cioè nel cavo orale i polimeri dei carboidrati
cominciano ad essere frammentati), quindi esistono degli enzimi che degraderanno questi enzimi,
consideriamo che il legame peptidico è molto forte e planare e viene distrutto solo se le proteine vengono
messe a bollire oppure vengono messi in condizioni di pH estremo. Ma quando noi introduciamo le
proteine con la dieta l’unica possibilità per degradarle è la presenza di enzimi che riconoscono il legame
peptidico e che li tagliano andando proprio a riconoscere gli amminoacidi che vi partecipano, questi enzimi
si chiamano Peptidasi (che sono proprio gli enzimi all’interno del lume intestinale che degradano le
proteine).
Quindi le proteine, una volta che sono soggette all’attività catalitica degli enzimi proteolitici, vengono
frammentati in singoli amminoacidi (al massimo oligopeptidi). Gli amminoacidi poi troveranno dei
trasportatori specifici nelle cellule intestinali che consentiranno il trasporto all’interno, ci saranno poi altri
trasportatori che garantiranno il passaggio di questi amminoacidi nella porzione abluminale (quella volta
verso il sangue). Di proteasi, o peptidasi, ce ne sono di vario tipo:
-Proteasi gastriche;
-Proteasi pancreatiche;
-Proteasi intestinali;
Certamente la parte più cospicua è quella secreta dal pancreas, l’unica proteasi gastrica è la pepsina che è
una endopeptidasi (una di quelle proteasi che vanno a tagliare le proteine al centro, non nella parte
amminoterminale o carbossiterminale). Le proteasi pancreatiche più importanti sono invece la tripsina,
chimotripsina, elastasi e la carbossipeptidasi (che sono delle endopeptidasi) di tipo A e B (che è l’unica
esopeptidasi che idrolizza i legami peptidici in posizione carbossiterminale delle proteine).
Pepsina Proteasi secreta dalle cellule dello stomaco sotto forma di zimogeno (proteina inattiva), quindi
le cellule principali dello stomaco producono pepsinogeno che viene riversato nel lume gastrico dove trova
un ambiente acido (a causa dell’alta concentrazione di idrogenioni che vengono prodotte dalle cellule
parietali) e la pepsina si attiva.
Le stesse cellule dello stomaco producono muco che protegge la parete gastrica dall’autodigestione.
Esistono diversi tipi di cellule presenti nello stomaco che svolgono differenti funzioni digestive:
1) Le Cellule principali secernono pepsinogeno che è attivato a pepsina nell’ambiente acido del lume dello
stomaco;
2) Le Cellule parietali producono nello stomaco ioni idrogeno, che sono secreti da una pompa ATP
dipendente localizzata nella membrana luminale di queste cellule;
4) Le Cellule G secernono l’ormone gastrina la cui secrezione è stimolata dall’arrivo del cibo nello stomaco.
Le cellule dello stomaco inoltre secernono anche il fattore intrinseco (IF) che facilita l’assorbimento della
vitamina B12, e secernono il muco che è alcalino e protegge la parete dello stomaco dall’effetto dell’acido.
Da cosa è garantita questa concentrazione di idrogenioni intragastrica? Da una serie di pompe che vanno in
superficie delle cellule gastriche e producono ioni idrogeno. Tutti gli enzimi della digestione (tripsina,
chimotripsina, elastasi e carbossipeptidasi), così come i fattori della coagulazione, vengono prodotti dalle
cellule dell’intestino sotto forma di zimogeni.
Come entrano gli enzimi all’interno della cellula intestinale? Vi ricordate come entrava il glucosio? Il
glucosio, così come il galattosio entrava attraverso meccanismo sodio-mediati, cioè entrava in cotrasporto
con il sodio, questo perché in tutte le cellule del nostro corpo (anche le cellule intestinali) la concentrazione
di sodio è mantenuta molto bassa dalle pompe, quindi anche per quanto riguarda l’ingresso degli
amminoacidi dentro la cellula intestinale, questo ingresso è garantito dal gradiente di sodio, cioè
l’amminoacido che si trova nel lume intestinale viene fatto entrare all’interno dell’enterocita attraverso un
meccanismo secondo gradiente di concentrazione sodio-mediatico. E allora sembra che gli amminoacidi
vengano assimilati senza bisogno di energia, ma questa energia viene spesa lo stesso nella porzione
abluminale della cellula intestinale quando poi le concentrazioni di sodio vengono ristabilite e ripristinate
basse.
Intolleranza al glutine Dovuta al fatto appunto che questa proteina del grano non viene riconosciuta e
non viene idrolizzata, addirittura si accumula nelle cellule dell’epitelio intestinale danneggiandolo perché è
molto antigenico, cioè crea nell’organismo intollerante una reazione anticorpale molto forte che va a quasi
a distruggere le cellule intestinali che hanno legato il glutine che non viene idrolizzata e non viene garantito
l’ingresso.
Andiamo a vedere come la cellula può controllare il contenuto di alcune proteine. Non tutte le proteine
all’interno della cellula sono sempre utilizzate, quindi la cellula va a degradarle ed esistono vari siti di
degradazione, molto controllati, delle proteine. Sicuramente tra i vari siti di degradazione delle proteine,
quello meno controllato è quello lisosomiale cioè i lisosomi sono quei vacuoli citoplasmatici che
contengono un pull di enzimi degradativi che attraverso meccanismi di fagocitosi racchiudono tutto quello
che deve essere degradato e lo vanno a distruggere. Quindi la degradazione lisosomiale è un momento
importante attraverso cui la cellula controlla il proprio contenuto proteico intracellulare.
Sicuramente gli amminoacidi servono a formare le proteine nella sintesi proteica, ma ci sono dei momenti
in cui gli amminoacidi in eccesso vengono impiegati e catabolizzati per ottenere energia. Per quanto
riguarda il destino catabolico degli amminoacidi noi dobbiamo considerare che fine fanno gli atomi di
carbonio e che fine fa il gruppo amminico (perché il gruppo amminico che è presente in tutti gli
amminoacidi deve avere un destino particolare)?
Non è semplice staccare un gruppo amminico da un amminoacido, però nel catabolismo degli amminoacidi
questo avviene. Il gruppo amminico è ammoniaca fondamentalmente e questa libera nel sangue non ci può
stare perché può causare dei danni (reversibili se presente in piccole concentrazioni e per pochissimo
tempo) perché attacca principalmente il SNC. Quindi il nostro organismo ha strutturato un pull di sistemi
enzimatici che hanno il compito di non far circolare libera l’ammoniaca nel nostro circolo ematico, ma
sempre legati ad una molecola al fine di non avere variazioni di pH.
Glucogenici Più ampia, sono quelli che possono essere impiegati nel fegato nei momenti di digiuno (o di
patologia) per implementare la sintesi di glucosio, e quindi sono amminoacidi che in qualche modo
entrano, trasformandosi in intermedi, nel ciclo di Krebs;
Chetogenici Meno ampia, creano AcetilCoA e acetoacetato, sono detti così perché proprio nella loro
degradazione vengono ad essere trasformati in acetoacetato o in AcetilCoA che formano poi alla fine i corpi
chetonici.
Quindi gli amminoacidi nella loro degradazione vengono utilizzati o nel fegato in senso gluconeogenetico o
in senso chetogenetico.
-Transaminazione;
-Decarbossilazione.
Transaminazione
Già il prefisso trans ci fa capire che qualcosa passa da una
molecola all’altra. Tutti gli amminoacidi (tranne 3) vanno
incontro alla rimozione del gruppo amminico che non è
definitiva, perché questo gruppo amminico viene tolto da un
amminoacido e attaccato su un’altra molecola, quindi non viene
buttato con le urine (questo processo si chiama
transaminazione). Prendiamo un amminoacido qualunque, in
seguito a questo processo di transaminazione che viene
catalizzato da enzimi detti Transaminasi (oppure
amminotranferasi), perde il gruppo amminico. E una volta che
perde il gruppo amminico si trasforma nel corrispondente α-
chetoacido.
Ma dove va a finire questo gruppo amminico? Esiste una molecola che è accettore universale di tutti i
gruppi amminici che è anch’esso un chetoacido che si chiama α-chetoglutarato (che è un intermedio del
Krebs) e si trasforma in glutammato, un normale amminoacido. Allora cosa succede? Che nel momento in
cui gli amminoacidi stanno per essere degradati ed intraprendono la via della perdita del gruppo amminico,
la prima reazione a cui vanno incontro è una reazione di transaminazione.
Quindi cosa accade nel flusso generale del nostro organismo? Gli
amminoacidi perdono il gruppo amminico, lo danno all’α-
chetoglutarato che ricevendolo diventa glutammato e solo dopo,
in un secondo momento lo perderà definitivamente (e questo
sarà il gruppo amminico che andrà a costruire la nostra urea). La
reazione del glutammato che perde il gruppo amminico avviene
prevalentemente a livello epatico. Quindi ogni amminoacido una
volta che perde il gruppo amminico si trasforma in un α-
chetoacido.
Quindi il glutammato, nel fegato, grazie all’azione del glutammato deidrogenasi (attraverso una reazione di
deaminazione ossidativa) si trasformerà nuovamente in α-chetoglutarato e definitamente il gruppo
amminico sarà rilasciato dalla molecola.
Quali sono i 3 amminoacidi che non transaminano? La Prolina, Lisina e Treonina. Questi 3 amminoacidi non
hanno meccanismi di transaminazione perché ovviamente ogni amminoacido avrà una sua transaminasi.
Tra queste però ce ne sono 3 particolarmente importanti. Quindi abbiamo visto che esiste la coppia
amminoacido α-chetoacido corrispondente, perché quando l’amminoacido transamina si trasforma nel
suo α-chetoacido corrispondente.
Allora le transaminasi sono importanti anche da un punto di vista diagnostico, sono fondamentali quando ci
andiamo a fare le analisi di routine e il dottore pensa che possiamo avere un appesantimento epatico,
durante le analisi di laboratorio a digiuno prelevano il sangue, isolano il siero e su di esso vanno a vedere
quante transaminasi ci sono, quelle utili alla diagnostica sono l’AST (o GOT) e l’ALT (o GPT). AST sta per
aspartato transaminasi, GOT per glutammato ossalacetato transaminasi, ALT per alanina transaminasi e
GPT per glutammato piruvato
transaminasi. È vero che le
transaminasi sono da correlate alla
funzionalità epatica, perché il fegato
è l’organo principe del metabolismo
glucidico, lipidico e proteico. Ma una
di queste non è una transaminasi
epatica ma da miocardio.
La piridossina (quindi questo importantissimo coenzima delle transaminasi) è un derivato della vitamina B6
(quindi quando per astemia ci consigliano tutta una serie di vitamine, considerate che la vitamina B6 è
importante perché è il precursore poi del piridossalfosfato). Il glicogeno fosforilasi ha un coenzima come il
piridossalfosfato. (da sapere bene queste reazioni di transaminazione).
Le transaminasi nella quotidianità vengono dosate per affezioni epatiche, la AST è una transaminasi
tipicamente del miocardio ed è uno di citolisi, significa che sono enzimi che tipicamente stanno nel
citoplasma della cellula e quando essa riceve un danno allora la cellula si rompe e fa uscire gli enzimi che la
caratterizza, infatti nel siero in seguito ad infarto del miocardio si eleva dopo 8-12h (raggiungendo il picco a
23-48h e normalizzandosi dopo 4-7 giorni). E quindi non serve solo a capire se l’individuo che arriva al
pronto soccorso ha un episodio di infarto, ma quando gli aumenti di AST superano di 100 volte rispetto ai
normali, allora in questo caso è una discriminante la concentrazione di AST nel siero, vuol dire che non è
infarto del miocardio ma affezione epatica. ALT, tipica del fegato, poiché ha a che fare col piruvato, in effetti
nell’epatite virale ha sovrapponimenti molto importanti sull’AST.
Deaminazione ossidativa
In questo caso il gruppo amminico non viene preso per essere spostato ad un’altra molecola, ma viene
completamente tolto. Tra questi enzimi studiamo la Glutammato deidrogenasi che opera il distacco
definitivo del gruppo amminico dal glutammato (dopo che l’aveva ricevuto per transaminazione) e lo dirige
verso la sintesi dell’urea. L’enzima che opera questa reazione di deaminazione ossidativa è chiamato
glutammato deidrogenasi, e nell’ambito di questa reazione rientra anche una molecola di NAD che viene
ridotta (per questo motivo viene detta deaminazione ossidativa).
l’incorporazione dell’ammoniaca mediante questa reazione dell’α-chetoglutarato è una reazione che non
può superare certi limiti senza alcun pregiudizio energetico da parte della cellula. se la cellula vede
rallentato il Krebs perché massive quantità di α-chetoglutarato vengono prese per l’incorporazione con
l’azoto, vuol dire che la cellula o è in buono stato energetico o ha bisogno di questa reazione per togliere
azoto dai cheni per incorporare ammoniaca in qualche modo.
È una reazione molto controllata (quella al contrario) perché è una reazione che avviene generalmente
molto spesso in determinate patologie a livello cerebrale. Il cervello vive l’ammoniaca malissimo perché
intasa la neurotrasmissione, quindi c’è obbligo da parte della cellula neuronale di togliere i gruppi amminici
quanto più possibile, e un modo rapido per toglierli è proprio l’incorporazione di questi gruppi amminici
sull’α-chetoglutarato. Infatti l’intossicazione da ammoniaca porta a letargia, convulsioni, sonno, è proprio
perché viene intaccato il sistema nervoso (perché i neuroni vedono rallentati fortemente i loro cicli di
Krebs) e quindi non ha più energia. Quindi questa è una reazione basilare del nostro organismo che
normalmente avviene verso la formazione di glutammato, ma quando avviene in particolari condizioni è
particolarmente regolata.
Andando a riprendere tutto abbiamo che tutti gli amminoacidi (tranne 3) vanno incontro a
transaminazione, poi il glutammato prende il gruppo amminico che andrà a formare l’urea. Tutto questo
enorme processo viene detto Transaminazione.
Decarbossilazione
Quindi abbiamo visto che l’amminoacido va incontro o alla rimozione del gruppo azotato oppure va in
contro ad una reazione di decarbossilazione (quindi l’amminoacidi perde il carbossile). Decarbossilazione
vuol dire andare a togliere il carbossile, quindi esistono tutta una serie di decarbossilasi che sono
piridossalfosfato dipendenti (lo stesso coenzima che faceva parte della molecola enzimatica delle
transaminasi, fa parte anche degli enzimi decarbossilasi, quindi è importantissima la vitamina B6).
Oppure il GABA (che deriva dalla decarbossilazione del glutammato se esso non perde il gruppo amminico)
che è un neurotrasmettitore
importantissimo perché se
non ci fosse saremmo tutti
soggetti a crisi epilettiche
perché è una sorta di freno a
mano della neurotrasmissione. Esistono tutta una serie di molecole che si formano all’interno delle nostre
cellule che permettono la trascrizione di alcuni geni (es. spermina importantissima per la formazione di
spermatozoi).
-Sintesi dell’alanina.
Quindi la glutammina sintetasi andrà a creare glutammina a partire dal glutammato (reazione ATP
dipendente) e a questo ci agganciamo per parlare dell’effetto di un’importante attività enzimatica:
glutamminasi che degrada la glutammina ripristinando glutammato e ammoniaca ed è un’attività
importantissima nel rene perché grazie a questa si ha il controllo del pH.
Ciclo dell’urea
Ma adesso andiamo a vedere come si forma l’urea. Quindi abbiamo visto che tutti gli amminoacidi (tranne
3) transaminano nell’accettore universale α-chetoglutarato che si traduce in glutammato e poi l’attività
enzimatica del glutammato deidrogenasi distaccherà definitivamente il gruppo amminico che servirà per la
sintesi del carbamilfosfato. Quando si parla di sintesi del Carbamilfosfato si sta facendo riferimento alla
prima reazione del ciclo dell’urea.
Cosa vuol dire carbamilfosfato? Questa
importante molecola che si forma all’interno dei
mitocondri epatici (perché il ciclo dell’urea è
principalmente epatico) vede la condensazione
di uno ione bicarbonato che reagisce con una
molecola di ATP (viene attivata dal residuo
fosfato terminale) si formerà per tanto
carbonilfosfato e solo in questo momento verrà
incorporata ammoniaca (che deriva dalla
reazione del glutammato deidrogenasi) si
formerà carbammato e grazie ad una molecola di
ATP si formerà carbamilfosfato.
Quindi la sintesi del carbamilfosfato avviene nella matrice mitocondriale dopodiché reagisce con una
molecola termina del ciclo (Ornitina), condenserà con essa e formerà Citrullina. Un trasportatore della
membrana mitocondriale interna farà uscire la citrullina e ad essa verrà condensato un amminoacido:
L’aspartato, che porterà il secondo gruppo amminico (che ritroveremo poi in seguito nella molecola
dell’urea). L’aspartato per tanto entra nel ciclo dell’urea, condensa con la citrullina e si avrà la formazione
di una grandissima molecola che si chiama Argininsuccinato, il quale verrà scisso in 2 e da una parte si
formerà Fumarato e dall’altra Arginina. Adesso un importantissimo enzima chiamato Arginasi tramite
l’impiego di una molecola di acqua scinderà dall’arginina l’urea per ripristinare ornitina pronta per essere
nuovamente condensata con il carbamilfosfato all’interno del mitocondrio.
Così abbiamo ottenuto la molecola dell’urea che ha 2 gruppi amminici: uno di derivazione del glutammato e
uno che deriva dall’amminoacido aspartato. È una molecola che noi abbiamo di default nel circolo ematico
ma che grazie al circolo ematico senza variare il pH del nostro sangue arriva a livello renale dove sarà
escreta attraverso la filtrazione che verrà poi mandata in vescica con formazione poi di urina. Una molecola
importante che si forma nel ciclo dell’urea è il Fumarato (che abbiamo incontrato nel ciclo di Krebs).
Perché i livelli elevati ematici di ione ammonio sono tossici? Alcuni sintomi sono: letargia, sonno, vomito,
coma e danni cerebrali irreversibili. Un cervello che pesca in un liquido interstiziale, dove è alta la
concentrazione di ione ammonio, è un cervello che inizia a soffrire poiché si alcalinizza tutto, quindi è un
danno irreversibile per il neurone che cerca di rimuovere questi gruppi amminici introducendo il gruppo
amminico sull’α-chetoglutarato (è l’attività opposta del glutammato deidrogenasi che vede appunto
l’incorporazione di questo gruppo amminico sull’intermedio del Krebs) ecco perché in queste condizioni il
cervello è affaticato tanto è vero che si arriva al coma e danni cerebrali irreversibili fino a quando poi i
sistemi tampone del nostro organismo iniziano ad essere attivati (questa brutta patologia si chiama
Encefalopatia da ammoniaca).
Importantissimo sapere che dall’arginina (quindi dal ciclo dell’urea) si forma anche, attraverso un enzima
che si chiama NOS (ossido nitrico sintasi), un importante gas. L’arginina forma direttamente citrullina
grazie alla NOS quindi è un enzima fondamentale che in seguito a questa reazione si formerà ossido nitrico
che è considerato un secondo messaggero. Abbiamo già parlato di amminoacidi chetogenici e glucogenici,
le transaminasi e tutto questo metabolismo del gruppo azotato sostiene sia il processo chetogenico (perché
dagli amminoacidi si formano anche ossalacetato, aspartato ecc..) che glucogenico (poiché sostengono
anche il ciclo di Krebs nella formazione del glucosio).
RIASSUMENDO TUTTO: gli amminoacidi entrano nel nostro organismo attraverso la dieta o la sintesi
endogena di proteine. Nel loro metabolismo gli amminoacidi transaminano, cedono il gruppo amminico
all’α-chetoglutarato che si trasformeranno nei corrispettivi chetoacidi (tranne quei 3) mentre l’α-
chetoglutarato si trasformerà in glutammato. Grazie all’attività enzimatica del glutammato deidrogenasi si
avrà il distacco definitivo del gruppo amminico che andrà a supportare il ciclo dell’urea. Il gruppo amminico
verrà utilizzato anche per attaccarlo al glutammato nella formazione di glutammina (che è un altro
importante veicolo di gruppi amminici nel nostro organismo).
Amminoacidi a catena ramificata
Gli amminoacidi ramificati (BCAA Branched-chain aminotransferase) spesso vengono
usati come integratori. Quali sono gli amminoacidi a catena ramificata? Sono la Valina,
l’Isoleucina e la Leucina. Perché vengono detti a catena ramificata? Come vedete hanno in
comune un atomo di carbonio al quale sono legati 2 gruppi metilici o altro.
Sapete che il tessuto muscolare scheletrico contiene più del 40% delle proteine totali di tutto
il corpo e nel muscolo scheletrico gli amminoacidi più importanti da un punto di vista
funzionale sono proprio questi 3 amminoacidi a catena ramificata, ma perché? Innanzitutto
perché vengono utilizzati per produrre energia e poi perché sono i principali donatori di
gruppi amminici. Il fegato stranamente non possiede le transaminasi per questi
amminoacidi, però li possiede il muscolo, significa che il muscolo “intende fare tutto da sé”,
transaminare e gestire il gruppo amminico che deriva proprio dai BCAA. Infatti le
transaminasi specifiche di questi amminoacidi sono presenti nel mitocondrio del muscolo
(soprattutto quello scheletrico).
Mentre esiste nel nostro organismo una serie di transaminasi epatiche e miocardiche (GOT),
solo nel muscolo ci saranno le transaminasi per questi 3 amminoacidi, che ovviamente
andranno in contro a reazioni di transaminazione analoga a quella che abbiamo visto,
tramite l’accettore universale α-chetoglutarato che diventa glutammato e questi 3 amminoacidi si
trasformeranno nei rispettivi α-chetoacidi. L’isoleucina sarà tradotta in 2-cheto-metilvalerato, la leucina in
2-cheto-isocaproato e la valina in 2-cheto-isovalerato.
Quindi vanno a transaminare con l’α-chetoglutarato nel muscolo, si formano questi 3 α-chetoacidi che
attraverso il circolo sistemico arrivano al fegato dove subiranno la decarbossilazione ossidativa con l’α-
chetodeidrogenasi e si formeranno questi prodotti: AcetilCoA (che si utilizza nel Krebs), acetoacetato (uno
dei 3 corpi chetonici che viene utilizzato nei tessuti extraepatici al fine anch’esso di ottenere energia) e
Propionil-CoA (che è una molecola a 3 atomi di carbonio che abbiamo visto nella β-ossidazione degli acidi
grassi a catena dispari).
Ma perché accade questo? Cioè si ha la
transaminasi a livello muscolare perché in
questo modo il muscolo non perde di vista dei
gruppi amminici, un azoto preziosissimo che
serve a tanti scopi. Quindi il ciclo generale è tra
questo muscolo e fegato la dieta ci da questi
BCAA che noi non riusciamo a sintetizzare,
entrano nel muscolo (perché il target principale
è il tessuto muscolare scheletrico), vengono
transaminati, si formeranno i chetoacidi
corrispondenti che saranno utilizzati nel fegato,
mentre il glutammato (che deriva dalla reazione di transaminazione) ovviamente consentirà la formazione
di glutammina che sarà esportata dal muscolo.
È stato dimostrato che l’utilizzo di questi amminoacidi durante l’attività fisica aumenta e attraverso un
meccanismo molto complesso (che tocca anche il metabolismo del triptofano), è stato dimostrato che
l’assunzione di questi amminoacidi prima dell’attività fisica diminuisce il senso di fatica e anche il dolore
muscolare.
Quindi i cicli della glutammina e dell’alanina sono molto importanti e sono sostenuti dall’attività muscolare:
alanina captata dal fegato per la gluconeogenesi e la glutammina che viene prodotta dal muscolo e che va
in tutti i tessuti come fonte di azoto, il muscolo quindi contribuisce molto nella creazione del materiale
genetico perché le basi azotate hanno appunto l’azoto. Diciamo che l’utilizzo di questi amminoacidi dal
muscolo comincia ad avvenire quando abbiamo raggiunto la soglia della glicogenolisi al di sotto del 35%-
50%, significa che il glicogeno si è frammentato quasi completamente ed il muscolo comincia ad attivare il
metabolismo degli amminoacidi a catena ramificata per sostenersi in termini di energia.
Non dimentichiamo che ovviamente una dieta che si basa sui carboidrati prima dello sforzo, riduce il rischio
di degradazione delle proteine muscolari (questo appunto deve essere evitato quando introduciamo prima
dell’attività fisica carboidrati).