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Quella non fu l’unica volta che Verdi sentí parlare di Strauss. Nel 1897,
intervistato da Heinrich Ehrlich,Verdi, contrario già da tempo alla figu-
ra del direttore d’orchestra onnipotente, chiese se il nuovo stile (di in-
terpretazione, probabilmente) dava in Germania risultati degni di atten-
zione. Ehrlich gli risponde che Richard Strauss era «in ogni caso il piú
importante, [...] un uomo di grande ingegno e di robuste capacità» (ma
non è chiaro se egli ora stia parlando della direzione d’orchestra o della
creazione musicale; l’intervista di Ehrlich, uscita col titolo Beim 84jäh-
rigen Verdi nella «Deutsche Revue», XXII/2, 1897, pp. 325-28, è riporta-
ta da Marcello Conati nel suo Verdi. Interviste e incontri, Edt, Torino
2000, pp. 332-37: 335).
Caro amico! Il Suo abbozzo è stato per me una delusione! [...] Non c’è
neppure l’idea di ciò che avevo in mente: una spiritosa parafrasi dram-
matica del tema: Prima le parole dopo la musica (Wagner) o prima la
musica poi le parole (Verdi) o solo le parole, niente musica (Goethe) o
solo la musica, niente parole (Mozart) – per buttar giú cosí qualche for-
mula. In mezzo ci sono naturalmente molte sfumature musicali e tipi
teatrali. [...] Nell’opera italiana la primadonna e il tenore considerano
superflua la parola, purché la melodia vocale sia eseguita bene e i suoni
stessi incantino l’orecchio! Se è vero che l’aria nell’opera è importan-
tissima ed è quasi l’essenziale.