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PROSA SONETTO
Amore pronuncia poche parole intellegibili; Non se ne parla minimamente nella poesia
Dante percepisce solo “Ego Dominus Tuus”
Beatrice appare nuda e dormiente fra le Nel sonetto la nudità è omessa
braccia di Amore
Beatrice è avvolta in un drappo sanguigno Non c’è traccia del drappo sanguigno
Amore tiene in mano una “cosa” ardente che Fin dall’esordio Dante dice “meo core in mano
dà in pasto a Beatrice che la mangia tenea”
dubitosamente. Solo alla fine si rivela essere il
cuore di Dante.
Amore ascende al cielo. Amore semplicemente se ne va.
Molto probabilmente Dante adatta l’evento al sonetto; oppure ha voluto inserire forzatamente la
poesia nell’opera, dovendosi poi soffermare ad adattare la prosa al sonetto già scritto in un
periodo precedente. Nasce così l’ipotesi (assai probabile) che la Vita Nova sia il frutto di un
assemblaggio di testi già composti.
De Robertis si è accorto che alcuni testi inseriti nella Vita Nova compaiono con minime variazioni
fra le Rime (composizioni dantesche non inserite in alcun corpus).
Non esistono dati concreti descritti: non si accenna al nome del protagonista, le date non sono
espresse con precisione, i luoghi sono generici ed appena accennati→ solo gli abiti di Beatrice
acquistano “colore”, anche se con un marcato valore simbolico.
Nel secondo incontro con Beatrice gli unici luoghi appena delineati sono la via cittadina in cui
Dante scorge l’amata e il “solingo luogo di una mia camera” → rappresenta il luogo prediletto di
meditazione, forse ripreso dalla tradizione della prosa introspettiva mutuata da Ezechiele ed
Agostino d’Ippona.
“A ciascun’alma presa e gentil core “ è indirizzata ai trovatori di quel tempo (chiamati Fedeli
d’Amore); costituisce l’inizio di un gioco letterario molto diffuso fra i letterati del Trecento :
prevedeva l’invio di sonetti ad altri letterati, i quali erano tenuti a partecipare al dibattito
rispondendo con una composizione lirica legata tematicamente e stilisticamente al componimento
originale. Da qui l’italiano comune: rispondere per le rime.
Dante fornisce testimonianza di tutto ciò alla fine del primo paragrafo ed all’inizio del secondo.
Stando alla testimonianza di Dante molti gli rispondono senza però riuscire a chiarire la sua
visione; fra costoro vi è Guido Cavalcanti, il migliore fra gli amici dell’Alighieri.
Storicamente sappiamo che risposero a Dante 3 letterati del tempo:
a) Cino da Pistoia
b) Guido Cavalcanti
c) Dante da Maiano
Mentre i primi due insistono sulla visione tradizionale cortese-stilnovistica dell’Amore e del
rapporto fra gli innamorati, Dante da Maiano interviene con un testo giocoso e burlesco,
incentrato sul tema del rovesciamento dei valori, caro ai trobadori.
Di ciò che stato sei dimandatore. - Sonetto di risposta per le rime (abba, abba; cdc, cdc) di Dante da
Maiano al primo della Vita Nuova. Al Maianese il sogno di D. appare una sorta di delirio, causato dalla
passione d'amore morbosa, con motivato sospetto di ‛ farnetico '; donde l'esortazione ad abbondanti
lavaggi dei genitali, per estinguerne i cattivi ‛ vapori ', e l'intenzione di mostrare a un medico l'urina di D.
per la diagnosi. Già il Carducci vide nel sonetto il virulento attacco della vecchia scuola poetica contro il
giovane rivale e vincitore; come poi, in sostanza, il Santangelo. Per il Barbi, invece, il suo tono
volgarmente canzonatorio rientra nell'uso delle tenzoni. Il Nardi non vi ritrova nulla di sgarbato o di
volgare; il Maianese risponde come avrebbe risposto un medico del Duecento, dato che lo strano sogno
può derivare da una grave infermità ‛ melancolica ', secondo la medicina del tempo. Ma il carattere
burlesco del sonetto è proprio in questa diagnosi seriosa, compiuta nel pieno rispetto dal formulario
medico
LETTERTURA ITALIANA – 07/10/15
I Fedeli d’Amore
Nel primo paragrafo della Vita Nova, Dante conclude l’esposizione col sonetto “A ciascun’alma
presa e gentil core” indirizzandolo a coloro che definisce Fedeli d’Amore. Erroneamente
considerati una setta di natura esoterica, in realtà essi costituivano un gruppo di letterati e
rimatori volgari attenti alle tematiche amorose e dotati di “gentil core”, ovvero di animo puro ed
intelletto superiore. Ecco così contestualizzata l’apertura di saluto dantesca nel paragrafo I.
L’Esoterismo in Dante
Nella seconda metà dell’800 molti studiosi si concentrarono sulla ricerca di un messaggio esoterico
celato negli scritti danteschi. (“Oh voi ch’avete l’intellecti sani, mirate la dottrina che s’asconde
sotto il velame de li versi strani”). Fra i contributi più significativi ricordiamo il francese R. Guenon e
l’italiano Valli, secondo il quale esiste un segreto racchiuso nelle opere Dante.
Il secondo paragrafo della Vita Nova si apre con la testimonianza dello scambio lirico con gli altri
rimatori del tempo; Dante ci dice che nessuno ha realmente compreso il significato funesto della
visione descritta nel primo paragrafo (la scomparsa di Beatrice →NON la morte, poiché ella è un
miracolo sacrale, “uno nove”, ma una vera ascensione al cielo → ne consegue un incremento della
spiritualità dantesca nel contatto con un evento di tale portata.
Il Rapporto con Guido Cavalcanti compagno di vita poetica di Dante, con il quale l’Alighieri ebbe
diversi punti d’intesa nei primi anni di produzione artistica; Nonostante sia stato fondamentale
nella vita di Dante, Cavalcanti non viene mai nominato direttamente. Alcuni sostengono persino
che la Vita Nova sia dedicata all’amico Guido (a confermare l’ipotesi è la totale mancanza di
componimenti in latino all’interno dell’opera dopo l’esortazione di Cavalcanti affinché Dante li
ometta dalla stesura definitiva). Tuttavia si manifesta un’incrinatura dei rapporti fra i due (prima
professionale poi personale). La causa principale è l’abisso che separa le loro diverse concezioni
dell’Amore.
Il sonetto “O voi che per la via d’Amor passate” è un planh, poesia del compianto; Dante
sembrerebbe addolorato per la perdita di una donna amata (la “Bella Difesa”), e con rimpianto
pensa ai momenti di felicità. In realtà, con sottile ironia, Dante ci comunica ben altro: la felicità è
tutta rivolta all’amore per Beatrice, mentre il rimpianto è dovuto alla perdita della donna schermo,
la quale proteggeva la ben più preziosa identità dell’amata.
Come modelli del sonetto Dante non riscopre solo le tradizioni provenzali ma si serve anche delle
Lamentationes di Geremia.