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BIBLIOGRAFIA: dare una definizione in merito è piuttosto difficile, dal momento che il termine gode di una

doppia significazione, teorica e pratica. Da un punto di vista pratico si definisce bibliografia (o meglio
repertorio bibliografico) un elenco di documenti librari, raccolti in modo ordinato indipendentemente dalla
loro effettiva locazione.

Da un punto di vista teorico la bibliografia è la disciplina che ha il compito di ricercare, descrivere,


classificare e catalogare i documenti librari confezionando dei repertori, allo scopo di rendere
maggiormente fruibili le informazioni e più rapida la consultazione.

Il primo ad usare il termine “bibliografia” è stato nel 1633 il francese Gabriel Naudé, seguito poi dal
connazionale Louis Jacob de Saint Charles, autore nel 1646-1654 dei primi esempi di bibliografie nazionali
(Bibliographia Gallica Universalis, Bibliographia Parisina). Già nel 1545 lo svizzero Konrad Gesner si
cimentava nella realizzazione di una bibliografia generale che comprendesse tutti i documenti librari
dall’origine della stampa alla contemporaneità, intitolata Bibliotheca Universalis.

Esistono diverse sottoclassi per quanto riguarda le bibliografie:

1) GENERALE: tengono conto esclusivamente degli aspetti formali dei documenti, fanno riferimento
per così dire ad elementi esterni delle pubblicazioni (anno di pubblicazione, lingua, editore…). Non
dimostrano alcun interesse per il contenuto delle pubblicazioni. L’obiettivo di una bibliografia
generale è la registrazione sistematica della produzione libraria.
2) SPECIALE o disciplinare: registra le pubblicazioni tenendo conto del contenuto, dei vari ambiti
disciplinari. Essa deve NECESSARIAMENTE attuare il principio di selettività e non può prescindere da
elementi di valutazione.
3) AUTONOMA: si tratta di pubblicazioni a sé stanti e indipendenti.
4) INTERNA: si tratta di pubblicazioni subordinate ad altre pubblicazioni. Esse risultano contenute in
opere più vaste.
5) PRIMARIA: effettuata di prima mano, dove le informazioni provengono dalla consultazione diretta
delle pubblicazioni.
6) SECONDARIA: effettuata di seconda mano, dove le informazioni provengono dalla consultazione di
altri repertori.
7) SEGNALETICHE: si limitano ad elencare, in forma sintetica (short title) o analitica, gli elementi
necessari all’identificazione di una pubblicazione.
8) RAGIONATE: recano note descrittive relative al contenuto delle pubblicazioni, con commenti di
valutazione.
9) NAZIONALE: bibliografia che registra tutte le pubblicazioni edite in un paese e/o in una lingua
specifica.
10) COMPLETE e SELETTIVE: le prime riportano tutte le pubblicazioni, senza distinzioni e tendendo
all’esaustività. Le seconde procedono secondo il principio di selettività, restringendo il campo di
azione ad un preciso argomento.
11) RETROSPETTIVE: registrano le pubblicazioni edite in un preciso arco temporale (asse diacronico)
realizzando un sistema chiuso.
12) CORRENTI: registrano le pubblicazioni coeve (asse sincronico), è un sistema aperto, costantemente
aggiornato ad intervalli regolari.

I repertori bibliografici possono essere classificati in relazione al supporto materiale sul quale sono editi:
riscontriamo così l’esistenza di repertori cartacei (volumi, schede, fascicoli…) e repertori digitali (CD, Banche
dati …). Mentre questi ultimi sono facilmente aggiornabili, non si può dire lo stesso per i primi che devono
ricorrere a continui addendum.
ORGANIZZAZIONE INTERNA DELLE BIBLIOGRAFIE

Consiste nell’ottenere schede sintetiche partendo dal vasto insieme dei documenti analizzati, allo scopo di
favorire una consultazione più rapida ed efficace. Possiamo individuare due fasi: la prima attua le procedure
di selezione ed estrazione dei dati significativi per la rappresentazione di un preciso documento; la seconda
fase si occupa delle strutture destinate alla consultazione dei dati.

Affinché il repertorio possa essere facilmente e proficuamente consultato è necessario che i dati vengano
ordinati secondo sistemi chiari ed evidenti. Il redattore deve inoltre fornire ai fruitori più punti di accesso al
repertorio, sia primari che secondari.

Si definisce CHIAVE PRIMARIA di un repertorio il punto di accesso principale alla consultazione; sono detti
INDICI i punti di accesso secondari, vale a dire quelle informazioni che non sono state scelte per realizzare
l’ordinamento interno. La loro presenza è essenziale, perché consente di aumentare il potenziale
informativo del repertorio e migliorarne la fruibilità.

Possiamo rintracciare 3 criteri di ordinamento dei repertori bibliografici:

1) ALFABETICO: rientrano in questo gruppo tutti i repertori che hanno come ordinamento principale
una sequenza alfabetica. Una bibliografia può essere ordinata alfabeticamente per autore,
autore/titolo…
2) CRONOLOGICO: consiste nell’ordinare i documenti secondo un criterio annalistico, per anno di
pubblicazione.
3) CLASSIFICATO: organizza i documenti in sezioni/classi disciplinari (per materia, per genere, per
provenienza geografica…).

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BIBLIOGRAFIE GENERALI INTERNAZIONALI: Il primo a cimentarsi nella realizzazione di tale progetto è lo


svizzero Konrad Gesner, autore nel 1545 della Bibliotheca Universalis  tentativo di registrare l’intera
produzione libraria universale in latino, greco ed ebraico. L’opera si rivela mastodontica e il progetto di
Gesner abortisce. Gesner opta per una bibliografia primaria, anche se in più occasioni si vede costretto a
ricorrere ad altri repertori/cataloghi.

Attualmente le bibliografie generali internazionali sono possibili limitando l’ambito di copertura, scegliendo
cioè particolari tipologie di pubblicazioni o limitando la ricerca ad un preciso arco cronologico.

Tra le principali bibliografie generali internazionali abbiamo:

1) GW: ha l’obiettivo di censire tutti gli incunaboli (1455-1500) conosciuti senza badare al contenuto;
lingua tedesca; in forma cartacea; organizzazione alfabetica per autore e autore/titolo (siamo
arrivati a G-H); schede analitiche, anche trascrizione diplomatica (più note materiali relative
all’oggetto libro, soprattutto per gli esemplari conservati in biblioteche tedesche).
2) ISTC: ha l’obiettivo di censire il maggior numero possibile di incunaboli presenti in tutte le
biblioteche del mondo (è un catalogo, facendo riferimento ad esemplari effettivamente esistenti);
lingua inglese, gestito dalla British Library; forma digitale; organizzazione per banca dati (indici
multipli); schede short title (minima bibliografica).

BIBLIOGRAFIE NAZIONALI: censiscono la produzione editoriale di un singolo paese (tipologia territoriale)


e/o le pubblicazioni edite nella lingua ufficiale di uno stato anche se stampate al di fuori di esso (tipologia
linguistica).

I primi embrioni di bibliografia nazionale risalgono alla Bibliographia Gallica Universalis e Parisina di Louis
Jacob de Saint Charles (1645-1656). Con la stagione del Romanticismo e la nascita di sentimenti
nazionalistici questa pratica subisce un incremento. Le amministrazioni centrali, le istituzioni favoriscono la
stesura di bibliografie nazionali per motivi inerenti le leggi per il deposito obbligatorio degli stampati (un
numero prestabilito di esemplari devono essere depositati per legge in istituzioni preposte).

Le bibliografie nazionali si suddividono in due sottogruppi:

a) Bibliografia nazionale corrente: ha il compito di registrare le pubblicazioni coeve in un determinato


paese; è edita in forma periodica ed esce con cadenza regolare; è collegata alle leggi sul deposito
obbligatorio; tende all’esaustività essendo redatta di prima mano; ha un ordinamento sistematico
per argomenti, con presenza di indici cumulativi.

N.B. il concetto di esaustività è puramente teorico, in quanto le bibliografie non registrano


effettivamente tutto lo stampato ma operano una cernita basata su criteri formali.

b) Bibliografia nazionale retrospettiva: si intende la raccolta delle pubblicazioni edite in un paese e/o
in una lingua specifica al di fuori dei confini nazionali in un preciso arco temporale. È biografia
retrospettiva tutto il repertorio bibliografico precedente alla pubblicazione della bibliografia
corrente. È il frutto di accumuli di repertori e cataloghi.

IL CASO ITALIANO  La prima bibliografia nazionale corrente in Italia risale al 1870 a cura della
Associazione tipografico-libraria di Milano col titolo di Bibliografia italiana. Ufficialmente viene sostituita
nel 1886 dal Bollettino delle pubblicazioni edito dalla Biblioteca Centrale di Firenze. Esso prosegue l’attività
fino al 1957, anno in cui viene inaugurata la Biblioteca Nazionale Italiana (BNI).

BNI (bibliografia corrente): Essa viene pubblicata con cadenza mensile dalla Biblioteca Nazionale di
Firenze (che insieme alla Vittorio Emanuele di Roma detiene il diritto di deposito delle opere stampate
sul suolo italiano). Enumera tutti i documenti a stampa editi in Italia, ad esclusione di alcune tipologie di
materiale accuratamente indicate; è organizzata per materie con indici per autore/titoli e soggetti. Dal
1994, per renderne più facile la consultazione si è adottata la classificazione per tipologia di materiale:
le categorie individuate sono 4  Monografie, Periodici, Tesi di dottorato, Libri per ragazzi.

N.B. sono escluse dal novero delle pubblicazioni ristampe, letteratura “rosa”, pubblicazioni politiche o
sindacali, strenne, cataloghi, cartine …

L’Italia è arrivata tardi rispetto al resto d’Europa nella creazione di repertori bibliografici. Risulta pertanto
estremamente difficile annoverare esempi di bibliografie retrospettive per il nostro paese. Per soddisfare
questa esigenza dobbiamo attingere ai repertori/cataloghi provenienti dalle grandi Biblioteche Europee e
Nordamericane. Esistono tuttavia esempi validi di bibliografie retrospettive per l’Italia:

1) CATALOGO PAGLIAINI (1847-1899): annovera le edizioni ottocentesche stampate in Italia.


2) CLIO o Catalogo dei libri italiani dell’Ottocento: racchiude tutte le edizioni italiane dell’Ottocento;
realizzato in 19 volumi; ordinamento tripartito con disposizione alfabetica per autore, poi declinato
per luogo di stampa ed infine per nome del tipografo; schede short title; repertorio di seconda
mano.
3) IGI o Indice Generale degli Incunaboli delle biblioteche d’Italia: registra tutti gli incunaboli
effettivamente presenti nelle biblioteche italiane (escluse quelle di Città del Vaticano, compaiono
però biblioteche slovene e croate che negli anni Venti erano sotto il controllo italiano), edito in 6
volumi non è prettamente un repertorio quanto un catalogo collettivo nazionale che censisce il
patrimonio incunabolistico della nazione indipendentemente dalla lingua e/o luogo di stampa; è
organizzato alfabeticamente per autore/titolo con numerazione progressiva; schede short title le
quali possono però mostrare informazioni aggiuntive (presenta rimandi ad altri repertori più
completi).
4) EDIT16: realizzato dall’Istituto centrale per il catalogo unico (ICCU) annovera tutte le pubblicazioni
del XVI secolo edite in Italia e/o redatte in italiano fuori dai confini nazionali (sono escluse quindi
opere in latino di autori italiani edite all’estero). Fa affidamento sul posseduto effettivo delle
biblioteche nazionali ed attingendo dai repertori/cataloghi di altre istituzioni estere. Presente sia in
forma cartacea che digitale; l’organizzazione è alfabetica per autore/titolo; schede short title con
numerazione progressiva che si azzera col cambio-lettera.

In definitiva si può concludere che: non v’è alcun esempio esaustivo di bibliografia retrospettiva nazionale
in Italia per i secoli XV e XVI. Anzi manca assolutamente del tutto una bibliografia retrospettiva italiana del
XVII secolo (il 600 non riscontra molta attenzione in Italia, essendo il secolo del Manierismo). I mezzi a
nostra disposizione sono limitati e spesso imprecisi; pertanto per sopperire alle mancanze patrie è
necessario servirsi di repertori più vasti, provenienti da istituzioni straniere. Ecco alcuni esempi concreti:

a) Catalogue of 17th Century italian books in the British Library; (UK)


b) Repertorio dei libri italiani del 17esimo secolo conservati nelle biblioteche francesi; (FR)

oppure si può ricorrere a studi specialistici di copertura municipale.

BIBLIOGRAFIE NAZIONALI NELLE PRINCIPALI AREE LINGUISTICHE

a) Area francese

La bibliografia nazionale corrente in Francia nasce nel 1811, l’esempio più antico di tale genere
bibliografico. Viene redatta dalla Bibliotheque Nationale di Parigi e registra tutti gli stampati editi in Francia
giunti alla biblioteca nazionale secondo le norme vigenti in materia di deposito obbligatorio.

In ambiente belga, il bibliografo Polain redige un catalogo generale delle biblioteche del Belgio, il quale può
essere utilizzato con funzione retrospettiva. Inoltre l’esigua quantità di documenti permette a Polain di
redigere schede bibliografiche estremamente analitiche, prolisse e ricche di informazioni.

b) Area tedesca

La Germania ha una lunga tradizione in termini di bibliografia nazionale corrente, a partire dai primi
cataloghi redatti dalla fiorente manifattura libraria che dal XVI secolo organizza rassegne e fiere tra Lipsia e
Francoforte. Per quanto riguarda la bibliografia retrospettiva si ricorda:

VD16 (il corrispettivo tedesco dell’italiano EDIT16)  esso riporta tutte le pubblicazioni stampate nel XVI
secolo, indipendentemente dalla lingua, in tutti i territori culturalmente affini alla Germania. Schede short
title con localizzazione ridotta ad un solo esemplare di prova (diversamente da quanto accade in repertori
più analitici come GW o ISTC).

c) Area inglese

L’Inghilterra può vantare un’istituzione che per tradizione, prestigio, qualità e quantità del posseduto non
ha rivali nel mondo: la British Library of British Museum. Se la copertura corrente è assicurata dalle leggi sul
deposito obbligatorio, la forma retrospettiva può fare affidamento su uno strumento di prima scelta:

BMC (British museum catalogue)  costituisce l’inventario del posseduto della British Library; censisce un
numero impressionante di pubblicazioni, provenienti da aree linguistiche differenti stampate nel XV secolo.
Per la sua vastità, pur facendo riferimento a documenti fisicamente presenti (è infatti quello che si definisce
un catalogo), ha le potenzialità di una bibliografia generale. L’ordinamento segue una disposizione
geografico-territoriale, declinata poi per sottoclassi (città, tipografo, edizioni in ordine cronologico).
BMC non si limita a fornire le informazioni minime necessarie all’identificazione di una data edizione, ma
essendo un catalogo può permettersi di analizzare nello specifico il singolo esemplare posseduto dalla
British Library (note ex libris, presenza di miniature, condizioni …).
d) Area spagnola

Per quanto riguarda l’area ispanoamericana è importante considerare: Manual del librero hispano-
americano, meglio conosciuto col nome dell’autore Palau-Dulcet  è una bibliografia generale nazionale,
censisce cioè tutto lo stampato edito in Spagna e nelle Americhe, senza restrizioni di contenuto, dalla
nascita della stampa fino al 1900. Schede short title.

La Spagna, per questioni storico letterarie (“siglo de oro”) ha sviluppato una raccolta bibliografica inerente
al XVII secolo.

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BIBLIOGRAFIA E CATALOGO

A) Bibliografia o Repertorio bibliografico: elenco delle edizioni di un dato libro indipendentemente


dalla sua locazione e/ o disponibilità effettiva. Fornisce informazioni generiche, il minimo
indispensabile alla classificazione di un’edizione.
B) Catalogo: inventario dei documenti effettivamente conservati in un preciso luogo/istituzione. Il
catalogo non può esimersi dall’indicare l’indirizzo di locazione, dato che mi permette di individuare
la posizione effettiva di un esemplare. Fornisce informazioni specifiche e dettagliate relative al
singolo esemplare posseduto.

Nonostante le due forme siano differenti, spesso può verificarsi che un catalogo, qualora il suo posseduto
risulti di un certo rilievo, acquisti funzioni pari o simili a quelle di un repertorio bibliografico. Cataloghi di
grandi istituzioni e biblioteche possono sopperire alle mancanze nazionali in termini di bibliografia
retrospettiva (si pensi a BMC o al Catalogo della Bibliotheque Nationale di Parigi).

In molte occasioni si può avere a che fare con CATALOGHI COLLETTIVI, inventari che registrano il posseduto
di più biblioteche, fondendo il tutto in un’unica entità (ES. come IGI o il NUC, catalogo collettivo delle
biblioteche statunitensi e canadesi). Possono avere portata variabile, da locali-regionali a nazionali-
internazionali.

ALTRE STRUMENTI DI INFORMAZIONE BIBLIOGRAFICA  altre forme utili per trarre informazioni
bibliografiche sono:

a) ENCICLOPEDIE: hanno il compito di riorganizzare in modo sistematico l’intero scibile umano con
disposizione alfabetica dei lemmi; alcune di esse possono risultare indispensabili per la ricerca
retrospettiva (possono infatti contenere voci bibliografiche.
b) BIOGRAFIE GENERALI: sono così definiti quei repertori che raccolgono o registrano notizie
biografiche. Spesso per la loro conformazione contengono indicazioni bibliografiche.
c) BIBLIOGRAFIE DI BIBLIOGRAFIE: sono repertori che recensiscono unicamente altre bibliografie.
d) BIBLIOGRAFIE D’AUTORE: bibliografia selettiva che censisce solo le pubblicazioni di uno specifico
autore.

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La TECNICA BIBLIOGRAFICA coincide con l’insieme di procedure volte ad individuare la sequenza di


elementi necessari alla segnalazione di una precisa pubblicazione. È di importanza cruciale che le
informazioni selezionate risultino autentiche, affidabili ed attendibili.

Qualora questa caratteristica venga meno, si incorre in quelli che sono definiti FANTASMI BIBLIOGRAFICI 
si tratta di dati che fanno riferimento ad edizioni/esemplari inesistenti, che circolano di repertorio in
repertorio, secondo la pratica delle bibliografie di seconda mano.
DATO BIBLIOGRAFICO: si intende la sequenza di elementi che identificano in modo univoco un documento.
La tecnica bibliografica deve fare in modo che alla sequenza di elementi selezionati corrisponda in maniera
precisa ed affidabile un documento reale. Se tale corrispondenza si rivela effettiva può dirsi soddisfatto il
QUESITO BIBLIOGRAFICO. Non esiste quesito bibliografico che non sia risolvibile, se presupponiamo la
disponibilità degli strumenti necessari; tuttavia in particolari situazioni, la risposta può richiedere una mole
di lavoro non giustificabile.

Pertanto, prima di cimentarsi in ricerche bibliografiche è buona cosa:

1) Verificare se si hanno a disposizione gli strumenti necessari alla verifica;


2) Stabilire la strategia di lavoro, decidendo quali strumenti siano da usare e in quale ordine.

Qualora dovessimo trascurare questi aspetti non dovremmo meravigliarci se la nostra ricerca non desse i
risultati sperati.

Quando si realizzano delle citazioni bibliografiche esse possono differire tra loro per quantità di elementi
presi in considerazione, sia per l’ordine degli stessi. Ogni scelta dipende essenzialmente dalle esigenze del
singolo redattore e dal contesto in cui si trova ad operare, sempre nel rispetto delle norme bibliografico-
tipografiche. Il tutto deve condurre in definitiva all’identificazione univoca di un’edizione/esemplare.

La sequenza minima di dati bibliografici necessari all’identificazione precisa di un documento è conosciuta


come MINIMA BIBLIOGRAFIA. Si compone dei seguenti elementi e in ordine preciso: AUTORE (solitamente
in forma estesa, evidenziato e marcato tipograficamente), TITOLO (citato per esteso in corsivo), LUOGO di
stampa, CASA EDITRICE, ANNO di stampa. Schede che seguono questa impostazione sono definite short
title.

Ad essi tuttavia possono essere eventualmente aggiunti altri elementi: descrizione fisica dell’oggetto libro,
numero di pagine, presenza di illustrazioni, appartenenza ad una collana. In alcuni casi possono essere
accompagnate da TRASCRIZIONE DIPLOMATICA  si tratta di trascrizioni fedeli all’insegna del rispetto
ortografico e tipografico (vengono riportati eventuali errori e spaziature).

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BIBLIOTECONOMIA: si intende quella branca degli studi librari volta prevalentemente alla gestione dei
documenti e alla loro organizzazione in strutture predisposte.

Oggetto della biblioteconomia è appunto la gestione del libro, preso nella sua duplice natura: da una parte
è un mero oggetto fisico, un supporto concreto inerte, dall’altra è veicolo di un preciso messaggio culturale,
che prende vita a contatto con l’uomo. Pertanto il libro è anche un’estensione artificiale della memoria
umana, essendo capace di comunicare un preciso pensiero a distanza di molti secoli.

La storia del libro è antica quanto la scrittura; da un punto di vista storiografico sono individuate 3 grandi
fasi:

a) Fase del libro manoscritto = si estende fino al 1455, anno in cui J. Gutemberg brevetta la stampa a
caratteri mobili;
b) Fase del libro a stampa antico = comprende la stagione degli incunaboli, così sono definiti i libri
editi nei decenni immediatamente successivi all’invenzione della stampa;
c) Fase del libro moderno = caratterizzato da una produzione di massa, con prodotti sempre più
realizzati in maniera seriale per esigenze di consumo.

In definitiva il libro non va considerato solamente da un punto di vista intellettuale, ma come un oggetto
fisico, le cui caratteristiche possono risultare ugualmente interessanti per la ricerca bibliografica.
Il luogo fisicamente predisposto ad accogliere dei libri è conosciuto, fin dall’antichità, come BIBLIOTECA.
Essa non rappresenta unicamente l’edificio in cui effettivamente la conservazione/fruizione, ma include
l’istituzione e tutti gli organismi ad essa legati.

La biblioteca si prefigge, nella sua dimensione pubblica, lo scopo di rendere universalmente accessibili il
sapere e la conoscenza, favorendo la crescita individuale senza restrizioni per gli utenti.
Tali criteri sono determinati a livello internazionale dall’UNESCO. Sono essenzialmente 3 i parametri
generali che contraddistinguono una biblioteca pubblica:

1) GENERALITA’: la biblioteca è aperta a tutta la comunità, senza alcun tipo di discriminazione;


2) GRATUITA’: la biblioteca, almeno per i suoi servizi principali, deve essere completamente gratuita;
3) CONTEMPORANEITA’: la biblioteca ha il compito di soddisfare le esigenze di lettura attuali della
comunità, la biblioteca deve, cioè, essere aggiornata.

La biblioteca può essere classificata attraverso al suo livello di copertura, vale a dire al grado di
specializzazione raggiunto dai documenti in essa contenuti; si rintracciano tre gradi, o FUNZIONI
BIBLIOTECONOMICHE: lettura, supporto studio, ricerca.

La biblioteca abbiamo detto, deve favorire l’uso del libro all’interno della società; tuttavia il libro non è
soltanto un veicolo intellettuale ma anche un artefatto che tramanda la memoria dell’uomo. Partendo da
questa duplice natura possiamo riscontrare nelle istituzioni bibliotecarie due dimensioni:

a) dimensione ORIZZONTALE  agisce nella dimensione presente e contemporanea. Insiste cioè sullo
sfruttamento immediato/attuale delle risorse librarie.
b) dimensione VERTICALE  agisce a lungo termine, si occupa della conservazione del sapere, per
garantirne l’accesso anche alle generazioni future.

Entrambe le impostazioni danno rispettivamente origine a:

a) BIBLIOTECA DI CONSULTAZIONE: si tratta di istituzioni finalizzate alla consultazione immediata dei


documenti, con facile accessibilità al materiale librario senza alcuna restrizione; favoriscono cioè la
fruizione attuale del sapere, per questo tenderanno ad avere un aspetto molto funzionale con
un’organizzazione a scaffale aperto, al fine di facilitare al masso l’avvicinamento del lettore al
materiale librario;
b) BIBLIOTECA DI CONSERVAZIONE: si tratta di istituzioni volte a preservare il patrimonio librario per
le future generazioni. Hanno spesso un aspetto solenne, con locali controllati predisposti alla
conservazione di esemplari rari ed antichi. L’organizzazione è quella a magazzino; l’accesso ai
singoli documenti è riservato ad una cerchia ristretta di cultori e specialisti.

ORGANIZZAZIONE DELLA BIBLIOTECA

La biblioteca è uno spazio organizzato. Possiamo dire che una biblioteca si divide in due grandi aree, che le
permettono di funzionare e di svolgere da mediatrice tra i libri e i potenziali lettori:

1) SERVIZI INTERNI: si fa riferimento a tutte quelle attività, in genere sconosciute al lettore, che sono il
motore della biblioteca (gestione del magazzino, catalogazione, ufficio acquisti…);
2) SERVIZI ESTERNI: si fa riferimento alle attività più evidenti di una biblioteca, dove essa esprime tutta
la sua potenzialità.

Il primo impatto fra lettore e biblioteca deve essere il più possibile facilitato, per mettere in condizione
l’utente di raggiungere il proprio obbiettivo, fornendo un servizio di accoglienza che fornisca tutte le
informazioni necessarie.
La funzione di mediazione tipica delle biblioteche viene realizzata attraverso la fornitura di servizi e
strumenti agli utenti, tra i quali figurano BIBLIOGRAFIE e CATALOGHI; le prime servono al lettore per
acquisire informazioni generali relativamente a tutto ciò che è stato pubblicato in un dato luogo/periodo, i
secondi invece costituiscono il cuore della biblioteca: da essi dipendono il successo della ricerca e il
recupero dei materiali.

Un CATALOGO, solitamente, si presenta come un insieme di schede cartacee, raccolte ed ordinate secondo
criteri specifici, dove ognuna di esse rappresenta un libro effettivamente posseduto dalla biblioteca e
fornisce le indicazioni necessarie per poterlo recuperare (SEGNATURA DI COLLOCAZIONE).
La catalogazione può seguire un ordine:

a) Alfabetico per autore: ad esso si rivolgeranno solo gli utenti alla ricerca di un documento di cui
conoscono autore e titolo;
b) Alfabetico per soggetti: ad esso si rivolgeranno gli utenti interessati a conoscere tutti i documenti
relativi ad un preciso argomento in possesso della biblioteca;
c) Sistematico per materia: si adotta in questo caso un’espressione alfanumerica, che definisca in
forma univoca ogni esemplare. Appartiene a questa tipologia il metodo di Classificazione Decimale
Dewey (si stabiliscono delle corrispondenze standard fra valore numerico e disciplina; valori
appartenenti allo stesso decimale, fanno riferimento alla stessa area disciplinare).

Attualmente hanno avuto larga diffusione sistemi di catalogazione informatizzati.

I servizi di base a disposizione degli utenti sono essenzialmente due: si tratta della possibilità di consultare il
materiale librario all’interno della biblioteca (facendo richiesta con un modulo specifico o scegliendo
direttamente il libro dallo scaffale) e il prestito esterno. N.B.  Qualora un documento non sia presente
nella biblioteca consultata si può ricorrere al prestito interbibliotecario, oppure si può formulare una
richiesta d’acquisto, utilizzando i moduli dei desiderata (può anche non venire assolta dal settore
responsabile delle acquisizioni).

Altro settore importante è quello del deposito librario: la biblioteca deve saper valorizzare lo spazio a
propria disposizione, cercando di venire incontro alle esigenze di conservazione e/o di consultazione. La
biblioteca può conservare il proprio posseduto in magazzini, dove l’accesso del pubblico è fortemente
limitato, i documenti sono disposti in modo da sfruttare al massimo lo spazio disponibile nonché ben
ordinati per consentire ai bibliotecari di rintracciarli con facilità in qualsiasi momento; oppure possono
disporsi in scaffale aperto: in questo caso l’organizzazione degli spazi deve guidare il lettore lungo il
percorso espositivo per condurlo al documento desiderato (bisogna disporre pertanto gli scaffali in un
modo che risulti facilmente comprensibile agli utenti); è inoltre richiesta una quantità di spazio maggiore
sia per supportare le nuove acquisizioni, sia per l’impossibilità di sfruttare pienamente l’altezza dei locali
(ricordiamo infatti come gli scaffali debbano essere posti ad un’altezza che permetta al lettore di
raggiungere agevolmente i libri). Molte biblioteche possono adottare anche un’organizzazione mista.

N.B. l’ordine è l’unica costante: esso mantenuto ad ogni costo. Qualsiasi infrazione può comportare enormi
difficoltà. Si pensi ad un libro riposto in una posizione non corretta: molto probabilmente quello può
considerarsi un documento perduto.

SELEZIONE E ACQUISTO DEI LIBRI: è il settore che si occupa delle nuove acquisizioni della biblioteca
secondo il profilo che la biblioteca ha scelto per sé stessa. Considera le proposte dei lettori, consulta i
cataloghi editoriali e valuta la compatibilità di eventuali donazioni. Ogni biblioteca deve organizzare con
criterio la propria crescita: bisogna considerare vari fattori, dalla tipologia di pubblico alle specifiche
esigenze culturali. Una biblioteca può accrescere il posseduto attraverso due vie: acquisti e donazioni.
Mentre i primi dipendono dalle esigenze di aggiornamento della biblioteca e dalla disponibilità economica,
le donazioni possono essere declinate, qualora i documenti non rispecchino la mission dell’istituzione
bibliotecaria. Ne consegue che non tutti i doni vengano accolti, per esigenze di spazio, per l’eccessivo
dispendio di risorse e tempo che esige la loro catalogazione…

SETTORE AMMINISTRATIVO: redige l’inventario della biblioteca con valore patrimoniale, contrassegnando
ogni nuovo ingresso con codice e timbro di possesso.

CATALOGAZIONE: è responsabile della catalogazione dei libri e della redazione dei cataloghi. Assegna la
segnatura di collocazione, l’indirizzo che consente di recuperare un libro specifico. Ogni biblioteca, persino
quelle a scaffale aperto (seppure in misura minore) necessitano di cataloghi per valutare le dimensioni
effettive del posseduto e per facilitare il reperimento di un esemplare.

SERVIZIO DI REFERENCE: è l’ufficio di relazione-utenti, serve a facilitare l’incontro tra lettore e libro.
Fornisce attraverso l’utilizzo dei repertori bibliografici uno strumento valido per il recupero delle
informazioni. Funge da mediatore tra la vasta mole di informazioni contenute nella biblioteca e gli utenti
interessati a tali informazioni.

Per concludere è buona cosa accennare ad alcuni tipi di biblioteche non citate precedentemente:

a) Biblioteca civica: in Italia viene spesso confusa con la biblioteca pubblica; si tratta di un’istituzione
bibliotecaria messa a disposizione della comunità da un ente civile del luogo.
b) Biblioteche circolanti: invenzione anglosassone di ispirazione popolare in cui i libri non sono
fisicamente relegati in un’istituzione fisica, ma trasportati da circoli itineranti nelle aree più
periferiche per favorire la diffusione del sapere tra la popolazione.

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LE RISORSE ELETTRONICHE NELLE BIBLIOTECHE  sono pubblicazioni e/o strumenti informatici capaci di
immagazzinare in banche dati una quantità straordinaria di informazioni bibliografiche, facilitando di molto
l’individuazione di un preciso esemplare in un lasso di tempo ridotto.

Si tratta di risorse esclusivamente fruibili su supporti digitali, che permettono una rapidità maggiore nella
consultazione dei materiali. In precedenza abbiamo analizzato cataloghi e repertori informatizzati, divenuti
ormai indispensabili – a fianco dei cartacei – nella ricerca bibliografica. Sotto il punto di vista
biblioteconomico la sfida più ardua è comprendere le modalità corrette d’impiego di tali strumenti,
individuandone le potenzialità, i limiti, i punti di accesso.

La forma più diffusa attualmente è la struttura “a banca dati” o “motore di ricerca”: inserendo le
informazioni in nostro possesso negli spazi preposti, o semplicemente digitando alcune parole chiave si può
raggiungere agevolmente, ed in un lasso di tempo ragionevole, il risultato sperato. Ogni dato pertanto può
essere un valido punto d’accesso: naturalmente più essi saranno specifici, più il risultato sarà scontato.
Compito del ricercatore, come sempre, è quello di valutare l’attendibilità dei dati ottenuti, selezionando
solo quelli necessari: tutto quanto emerga dalla ricerca che non abbia alcuna inerenza con il proprio
oggetto d’indagine è definito RUMORE BIBLIOGRAFICO, qualcosa di superfluo, fuorviante, e come tale va
scartato per ottenere una visione complessivamente più chiara.

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LE LEGGI DELLA BIBLIOTECONOMIA in numero di 5, sono state illustrate dal filosofo-matematico indiano
Ranganathan negli anni 60, diventando ben presto i capisaldi universalmente riconosciuti della disciplina (si
possono riconoscere dei tratti affini allo spiritualismo orientale):

1) I libri sono per l’uso: i libri devono essere utilizzati, affinché possano veicolare il sapere in essi
contenuto; i bibliotecari devono facilitarne in ogni modo la consultazione; la biblioteca ha come
scopo fondante quello di avvicinare la comunità alla conoscenza: si ricordi allora che un libro non
circolante è, in fondo, un bene sprecato.
2) I libri sono per tutti e ad ogni lettore il suo libro: la biblioteca deve mettere il lettore al centro della
propria attività, cercando di soddisfare al meglio le esigenze di ogni singolo utente.
3) A ogni libro il suo lettore: il libro è un oggetto inerte e come tale non può raggiungere
spontaneamente il suo lettore; spetta all’istituzione bibliotecaria ed ai suoi operatori fare in modo
che esso raggiunga i fruitori potenziali. Il bibliotecario deve fare in modo che ogni singolo
documento conservato possa trovare il proprio lettore.
4) Risparmia il tempo del lettore: i tempi della lettura sono spesso di breve durata, la sete di
conoscenza – per sua natura – è portata ad esaurirsi in fretta se le esigenze degli utenti non sono
soddisfatte in un lasso di tempo ragionevole. Compito del bibliotecario capace è quello di garantire
con assoluta rapidità l’assolvimento delle richieste dei lettori se non vuole che l’interesse di questi
ultimi svanisca.
5) La biblioteca è un organismo in crescita: la biblioteca non è un’istituzione immutabile, ma subisce
nel corso del tempo una serie di processi che possono cambiarla radicalmente. Ogni biblioteca deve
fare i conti con questa legge, vigilando sui fenomeni di acquisto e dono librario. Si viene così a
delineare una caratteristica struttura a strati (simile a quella di uno scavo archeologico) che
attraverso un’attenta analisi degli esemplari e degli inventari si può ricostruire l’evoluzione della
biblioteca nel corso del tempo.

CARTA DELLE COLLEZIONI: La Carta delle collezioni è il documento che guida la biblioteca nella gestione e
nello sviluppo delle proprie raccolte di materiali. In particolare, in sintonia con gli scopi e le caratteristiche
di servizio della biblioteca, descrive i criteri con cui sono scelti i libri e gli altri documenti, individua
eventuali lacune da colmare, stabilisce i livelli di copertura delle singole materie. Stabilisce i criteri
fondamentali di contemporaneità, multiculturalità e multimedialità. La Carta delle collezioni non è solo una
guida per il lavoro dei bibliotecari ma diviene uno strumento di democrazia e di trasparenza culturale.

La Carta delle collezioni della Biblioteca è il documento che rende noti al pubblico i principi che guidano la
biblioteca nella costruzione, nella gestione e nello sviluppo delle raccolte. Da una descrizione complessiva
del posseduto della biblioteca e del grado di copertura di cui essa gode (letteratura di consumo, letteratura
straniera, pubblicazioni locali…).

In particolare la Carta delle collezioni, in qualità di contratto fra istituzione bibliotecaria e comunità, si
propone di:

1) rendere trasparenti e motivate le scelte di acquisizione effettuate dalla biblioteca o le eventuali


esclusioni, anche al fine di rendere più stretti e amichevoli i rapporti col pubblico;
2) garantire la continuità delle scelte culturali e bibliografiche della biblioteca;
3) ridurre al minimo l’influenza del gusto e delle preferenze personali dei bibliotecari nella scelta dei
libri e dei documenti destinati ai lettori, orientando gli acquisti a parametri bibliografici omogenei e
scelte culturali per quanto possibile coerenti e fondate sui bisogni espressi dalla comunità.

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